si, itinerari, prospettive di scoperta, chiavi di lettura) costruiti su misura dagli stessi utenti. Così il turista, che si accinge a visitare la Valleriana, può essere messo nelle condizioni di scegliere con- sapevolmente i tempi, i momenti, le tappe e i luoghi di una pro- pria vacanza sulla base delle reali peculiarità del contesto, come presupposti di esperienze individuali e personalizzate (fig. 2). Dalle strutture agli utensili
Gli intenti progettuali sono dunque orientati prevalentemente all’individuazione di un processo, da attuare entro le forme ar- chitettoniche esistenti rivisitate e senza prevedere l’aggiunta di nuovi volumi, almeno in questa fase. Tutte le scale del progetto diventano campo di sperimentazione del processo che qui si vuo- le rappresentare, riguardando tutti gli ambiti di un possibile suo svolgimento. Sono state così individuate le strutture territoriali come unione di sistemi continui (strade, corsi d’acqua, linee di de- marcazione o di unione) e discreti (unità architettoniche puntuali e aggregati come presidii). Le sovrapposizioni tra i sistemi gene- rano episodi alla scala del paesaggio, costituendo le peculiarità necessarie allo svolgimento delle esperienze turistiche.
All’intersezione tra strutture continue è frequente trovare pun- ti di interesse storico insediativo: aggregati di case, unità com- plesse (castelli) o semplici edifici di controllo a ponti e strutture
di collegamento. In questi nodi può concentrarsi una varietà di fenomeni che nel tempo determina una stratigrafia complessa di interventi edilizi, caratteristica vitale degli spazi multifunzionali e suscettibili di adattamento.
Il progetto considera i nodi presenti nel complesso come luoghi di possibile esperienza turistica, senza privilegiarne alcuno in par- ticolare, bensì evidenziando la possibilità aperta a tutti di essere inseriti in itinerari personalizzati, dopo un esame delle loro sin- gole specificità. Sono stati segnati dunque su una mappa i valori e i servizi eventualmente utilizzabili dai visitatori e senz’altro da implementare (aree ristoro, punti informativi, punti panoramici, emergenze architettoniche, spazi museali, campi sportivi, lo- cali di pernottamento, per dirne alcuni) come un piano di gioco sul quale il territorio assume conformazioni differenti a seconda delle gerarchie di volta in volta assegnate con l’uso dei fruitori. La temporaneità delle esperienze si riflette così in sporadiche e particolarissime visioni di paesaggio, come prospettive di viaggio attraverso i luoghi dell’occorrenza. Per le strutture dell’ospitalità, con la capacità di assecondare le diverse forme di visione, può mi- surarsi anche il livello di accoglienza.
Nella struttura microurbana di Pietrabuona, la cartiera Bocci oc- cupa potenzialmente un posto di rilievo tra i pochi edifici sorti nel fondovalle, pur senza emergere come polo urbano, in parte per la giustificata assenza di necessità iniziale a questo scopo, in parte per la casualità con la quale sembra trattato lo spazio pubblico
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Alberto Bortolotti Ripensare i vuoti come nuovi recipienti per il turismo. Il caso della ex cartiera Bocci a Pietrabuona
allo stato attuale. Manca l’unitarietà di un progetto urbano, da contrapporre alla somma di successivi aggiustamenti avvenuti per aree frammentate, poco integrate nell’insieme.
Il presente progetto indica allora la necessità di un ripensamento complessivo del sistema dei percorsi, in particolare pedonali, di collegamento tra il tessuto compatto del centro storico e la pic- cola espansione sorta ai suoi piedi. Contestualmente individua l’opportunità di intervenire sul sistema del verde, recuperando e incentivando la messa a coltura di aree seminaturali (orti e giar- dini) sulle pendici libere del versante, come introduzione al verde semiboschivo e boschivo (fascia perifluviale e alti versanti). Gli oggetti architettonici da rifunzionalizzare e da assegnare agli usi turistici nel sistema delle valli assumono per noi il significa- to di utensili in quanto possono fornire gli strumenti per nuove interpretazioni del territorio, rappresentandone in vario modo
l’identità4. In quanto tali, sono legati agli usi che se ne possono
fare: maggiore è la loro flessibilità, maggiore è la propensione alla concentrazione di eventi e alla densificazione di fenomeni, alla contaminazione di visioni da parte dei fruitori. Bastano piccoli aggiustamenti prospettici per individuare figure del tutto nuove, solo per aver messo in luce gli stessi oggetti secondo differenti angolazioni.
È quanto il progetto si propone di illustrare metaforicamente attraverso la reinterpretazione formale di uno strumento tradi- zionale utilizzato nella zona: il segnalatore di messaggi a rifles-
so solare (piccolo specchio orientabile manualmente grazie a un sistema di snodi e cerniere). Il segnalatore viene estratto e de- contestualizzato dalle cave d’origine, per essere dilatato (con fare marcatamente caricaturale) e proiettato in punti significativi del contesto urbano di Pietrabuona, come una lente di osservazione del paesaggio (fig. 3).
In particolare due segnalatori sono collocati in alto, presso un’a- rea del castello in affaccio sulla cartiera, e in basso, presso la car- tiera dalla parte del punto di salita al castello, su piedistalli in cal- cestruzzo appositamente disegnati. Da entrambe le postazioni i visitatori, se giustamente orientati, sono in grado di inquadrare l’oggetto gemello e di apprezzare correttamente proporzioni, distanze che li separano, entità dei volumi e delle grandezze in gioco nel contrasto di pieni e vuoti da monte a valle, essendo ben note le dimensioni dello strumento di base.
Spazio come configurazione di processi: un labirinto di carta È intento del progetto rilanciare una serie di interventi di recupe- ro dei tracciati esistenti per creare un circuito di percorsi ad anelli attorno al castello di Pietrabuona, comprendendo una gamma di situazioni identificative del paesaggio locale. Tali percorsi hanno come perni la cartiera in basso e il castello in alto, snodandosi tra il lungofiume, i nuovi spazi pubblici, gli orti e i giardini, i punti pa- noramici, gli interni del borgo. L’anello più basso comprende di- rettamente il piano terra della cartiera entro un itinerario di visita
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Fig. 2
Schema del processo di autoapprendimento possibile entro gli spazi riprogettati del piano terra, laboratorio di soluzioni e idee, modulazioni della domanda sull’offerta turistica, fino al conseguimento di un “kit” di fruizione territoriale.