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Vita di fede

Nel documento Don Paolo Albera maestro di vita spirituale (pagine 139-142)

ALLA SPIRITUALITÀ SALESIANA

3. Vita di fede

Premessa indispensabile per ottenere lo spirito di preghiera è la fede.

L’esperienza insegna che, “se in un religioso è viva la fede, quando anche si avesse a deplorare qualche difetto nella sua condotta, egli non tarde-rà ad emendarsene, fatarde-rà passi da gigante nel sentiero della perfezione e diverrà strumento atto a procurare la salvezza di molte anime”. Questo è stato il tema della circolare del 21 novembre 1912, elaborata in forma di istruzione, con una prima parte dottrinale (sulla necessità della vita di fede, i suoi diversi gradi, i suoi frutti, il valore che conferisce alle azioni umane, il suo inscindibile legame con la preghiera e la vocazione) e una sezione pratica, nella quale, dopo aver rievocato la fede ardente di don Bosco, Albera incita i confratelli a “ravvivare” la loro fede per dare fe-condità al loro ministero17.

16 LC 35-39.

17 LC 82-100.

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La fede illumina l’intelligenza e permette agli uomini di “camminare sicuri nonostante le tenebre e i pericoli di questa valle di lacrime”. Essa ci fa capire “il fine per cui Dio ci ha creati e l’opera meravigliosa compiuta da Gesù Cristo”. Ci svela “la bellezza della virtù, la preziosità della grazia di-vina, ispirandoci orrore al peccato, procurandoci coi santi sacramenti tanti mezzi di santificazione”. Ci fa considerare la vocazione religiosa come un dono speciale, un atto di predilezione di Dio nei nostri riguardi. Vive di fede colui che “con risolutezza” crede a tutte le verità rivelate, con gioia

“accoglie la luce della divina rivelazione e aderisce completamente agli insegnamenti di Gesù Cristo, trasmessigli dalla Chiesa, alla quale si affida con la semplicità di un bambino”18.

Il salesiano è uomo di fede quando si mantiene costantemente alla pre-senza di Dio e in tal modo “informa e santifica tutta la sua vita”. La fede illumina la sua mente e il suo cuore, gli attira le benedizioni del Signore, lo aiuta a superare le tentazioni, ad affrontare con forza e costanza le pro-ve della vita e le difficoltà che si incontrano nella missione educativa: “È solamente col lume della fede e con l’intuizione della carità cristiana che noi sotto la meschina figura di giovanetti poveri e abbandonati ravvisiamo la persona stessa di Colui che fu chiamato l’uomo dei dolori… È la parola della fede che ci ripete alle orecchie: Quanto avrete fatto per uno di questi miei piccoli fratelli, l’avrete fatto a me”. Ed è ancora la fede che aiuta a superare la stanchezza, lo scoraggiamento e l’ingratitudine, “ricordandoci che lavoriamo per il Signore”. Essa sola infonde nel nostro cuore “una calma e una pace inalterabile”, ci rende “sempre eguali nel continuo avvi-cendamento di avvenimenti or lieti or tristi”19.

A queste considerazioni don Albera fa seguire alcune indicazioni spi-rituali pratiche: “Chi vive di fede, si compiace di contemplare Gesù di-morante nel proprio cuore, ora glorioso come in cielo, ora nascosto come nella SS. Eucarestia, e in tale contemplazione s’accende in lui il desiderio di rendergli ognor più gradita questa dimora ornandola delle più elette vir-tù. Comincia col vuotare il suo cuore d’ogni sentimento d’amor proprio, di vanagloria e di superbia, perché Gesù solo ne sia l’assoluto padrone. Si considera quale tempio vivo dello Spirito Santo; quindi avrà cura che que-sto tempio non sia profanato dal benché minimo affetto impuro. Si stimerà felice di mancare non solo del superfluo, ma perfino del necessario per non essere indegno discepolo di Colui che volle per sua compagna indivisibile

18 LC 88.

19 LC 88-93.

Il contributo alla spiritualità salesiana 139

la povertà... Soprattutto poi si sforzerà di mantener vivo il fuoco sacro del-la carità, virtù che più ci fa rassomiglianti a Dio stesso”. Lo spirito di fede si alimenta con la preghiera fervorosa e confidente, con la meditazione e la lettura spirituale, con i sacramenti dell’eucaristia e della penitenza, con la visita a Gesù presente nel tabernacolo, con la cura dei minimi particolari quando si celebrano i divini misteri20.

Poi don Albera passa ad illustrare le conseguenze operative della vita di fede: i salesiani animati dalla fede sentiranno crescere nel cuore la ricono-scenza a Dio per essere stati chiamati a far parte della Congregazione; con-sidereranno la casa dove li ha messi l’ubbidienza “come casa di Dio stesso”

e il compito loro affidato “come la porzione della vigna che il padrone ci diede da coltivare”; vedranno nei superiori “i rappresentanti di Dio stesso”;

riconosceranno “le costituzioni, i regolamenti, l’orario come altrettante manifestazioni della volontà di Dio; accoglieranno i giovani come “un sa-cro deposito, di cui il Signore ci chiederà strettissimo conto”; guarderanno ai confratelli come “altrettante immagini viventi di Dio stesso incaricate da lui medesimo ora a edificarci con le loro virtù, ora a farci praticare la ca-rità e la pazienza coi loro difetti”. “Oh! quando verrà quel giorno in cui noi, secondo l’immaginosa espressione di san Francesco di Sales, ci lasceremo portare da nostro Signore come un bambino tra le braccia della mamma?

Quando, carissimi confratelli, ci avvezzeremo a veder Dio in ogni cosa, in ogni avvenimento, che noi considereremo quali specie sacramentali sotto le quali egli si nasconde? Così ci persuaderemo che la fede èun raggio di luce celeste che ci fa veder Dio in tutte le cose e tutte le cose in Dio”21.

La lettera circolare termina, come ogni intervento di don Albera, con il rimando all’esempio di don Bosco. Tutto in lui è stato ispirato e alimentato dalla fede: l’inesauribile dedizione all’educazione cristiana dei giovani, la predicazione concreta e appassionata, “il suo ammirabile sistema preven-tivo”, la presenza continua tra i ragazzi, l’assistenza instancabile. Infine invita i confratelli all’azione apostolica, considerando “lo stato dell’attuale società”, dove anche in coloro che si proclamano cristiani “la fiaccola della fede si è talmente indebolita che minaccia di spegnersi da un momento all’altro”; dove “un numero sterminato di giovani frequenta le così dette scuole laiche in cui spesso è delitto pronunciare il nome di Dio”: forse in avvenire “avremo una generazione interamente priva del soffio vitale della fede”. Questo pensiero deve scuotere i discepoli di don Bosco: “Il Signore

20 LC 93-95.

21 LC 95-96.

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che suole scegliere i mezzi più meschini per compiere le opere più grandi”, ci ha chiamati a cooperare alla restaurazione del suo regno nelle anime e fa assegnamento “sulla nostra volontà e sull’umile nostra cooperazione…

Dunque mettiamoci subito all’opera; fin da oggi la nostra vita sia veramen-te vita di fede”22.

Nel documento Don Paolo Albera maestro di vita spirituale (pagine 139-142)