L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA NELLA PRATICA SCOLASTICA
4. CULTURA SCOLASTICA E PARTECIPAZIONE ALLA VITA DELLA COMUNITÀ
4.1. Vita quotidiana a scuola
La cultura scolastica – conosciuta anche come “ethos” o “atmosfera generale” o “clima” di una scuola – può essere definita come il suo siste-ma di comportamenti, valori, norme, credo, pratiche quotidiane, princi-pi, regole, metodi di insegnamento e misure organizzative. Questa cul-tura condiziona il comportamento dell’intera comunità scolastica, inclu-si gli alunni, gli insegnanti, il personale non-docente e i genitori. Ha anche un peso sui modi in cui le scuole interagiscono con le comunità locali e risolvono i problemi o applicano riforme e innovazioni.
Nella sua pubblicazione Charting our Education Future. White Paper on Education 1995, il Dipartimento dell’educazione e scienza in Irlanda ha stabilito a riguardo quanto segue: È importante mettere in evidenza che l’ethos di una scuola è un elemento organico, che nasce, prima e soprattutto, dalle pratiche reali applicate in quella scuola su base quo -tidiana, settimanale e annuale.
In Inghilterra , uno speciale Gruppo di consulenza ha sottolineato nel suo rapporto del 1998, Education for Citizenship and the Teaching of Democracy in Schools, l’importante contributo che l’ethos della scuola può dare all’educazione alla cittadinanza nel modo seguente: C’è un riconoscimento crescente che l’ethos, l’organizzazione, le strutture e le pratiche quotidiane nelle scuole, incluse le attività prettamente scolasti che e le assemblee abbiano un impatto significativo sull’efficacia del -l’educazione alla cittadinanza. (…) Le scuole devono valutare in quale misura il loro ethos, la loro organizzazione e le loro pratiche quotidia -ne siano conformi agli obiettivi dell’educazio-ne alla cittadinanza e devono sostenere e rafforzare l’evoluzione degli alunni in futuri cittadi -ni attivi.
Nella loro legislazione in ambito educativo o in altri documenti uffi-ciali, la maggior parte dei paesi europei evidenzia l’importanza di pro-muovere un cultura scolastica della partecipazione che incoraggi i gio-vani a divenire cittadini attivi e responsabili. Essenzialmente, l’idea è
che questa cultura debba essere modellata su valori democratici , fra i quali il rispetto per gli altri, la tolleranza, la fiducia reciproca, la soli-darietà e la cooperazione.
In generale, i paesi affermano che misure democratiche dovrebbero sempre essere stabilite e preservate all’interno dell’intero sistema sco-lastico per integrare l’insegnamento della cittadinanza.
Nella Repubblica ceca, per esempio, il principio di trasversalità dell’educazione del cittadino democratico (Vychova demokratického obèa -na) ha lo scopo di permeare tutti gli aspetti della vita scolastica nell’i-struzione primaria e secondaria inferiore e così avere un’influenza posi-tiva sul clima scolastico, sulle pratiche scolastiche, sui metodi di inse-gnamento e sul contenuto della formazione degli insegnanti.
In Germania nell’aprile 2002, la Commissione dei Bund-Länder per la pianificazione educativa e la promozione della ricerca (Bund-Länder-Kommission für Bildungsplanung und Forschungsförderung) ha lanciato un progetto pilota conosciuto come Demokratie lernen und leben (Vivere e apprendere la democrazia), al quale partecipano 13 dei 16 Länder. Il progetto ha due obiettivi principali, vale a dire “imparare la democrazia” attraverso la promozione dell’esperienza democratica e civica, e “vivere la democrazia” sviluppando una cultura democratica a scuola.6
In occasione della riforma del sistema scolastico in Lituania, è stato deciso che l’educazione alla cittadinanza non doveva solamente coin-volgere l’introduzione di materie specifiche nel curriculum, ma anche lo sviluppo democratico della comunità scolastica e il funzionamento dell’auto-regolamentazione delle scuole.
In Islanda, gli alunni sono invitati a cooperare e svolgere un ruolo atti-vo nella vita scolastica esercitando la loro influenza e responsabilità. Tutto ciò ovviamente si riflette nell’organizzazione delle scuole. Reykjavik, la capitale e la municipalità più estesa del paese, ha forma-to un gruppo di lavoro per studiare come incrementare la democrazia nell’organizzazione scolastica. Esistono altri progetti destinati a selezio-nare certe scuole dell’istruzione obbligatoria (chiamate “scuole madri”),
1I risultati di questi 5 anni di progetto pilota, saranno disponibili nell’estate del 2007. Ulteriori informazioni sono disponibili all’indirizzo http://www.blk-demokratie.de .
che poi promuovono metodi di lavoro democratici portando avanti uno lavoro di sviluppo speciale e offrendo una guida in quest’area alle altre scuole.
Tutti i paesi sostengono l’idea di una “scuola democratica” nella quale ogni soggetto è coinvolto nella gestione e nel processo decisionale e dove vigono metodi di insegnamento democratici. La maggior parte dei paesi, concentrano i loro sforzi sui diritti dell’alunno incluso il diritto di esprimere le proprie opinioni liberamente o il diritto più generale ad un ambiente di apprendimento sicuro.
Tuttavia, in alcuni paesi, il concetto di diritti dell’alunno si associa all’introduzione di doveri che, per contro, devono essere rispettati dagli alunni. Per esempio, Germania, Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Polonia, Islanda, Norvegia e Romania mettono in evidenza in maniera esplicita che gli alunni hanno diritti così come doveri. Questi com-prendono l’obbligo di frequentare regolarmente i corsi, studiare assi-duamente, rispettare le regole scolastiche, obbedire alle istruzioni degli insegnanti e avere cura dei materiali della scuola.
Per quanto riguarda la cultura scolastica democratica e di partecipa-zione, i nuovi Stati membri dell’UE nell’Europa cenorientale, si tro-vano in una situazione particolare. Dalla caduta del comunismo, la gestione e l’organizzazione scolastica sono cambiate radicalmente. L’intero sistema educativo ha dovuto essere ristrutturato e gli alunni sono stati integrati in maniera più aperta e democratica nei processi decisionali scolastici. Tuttavia, la sfida più grande è stato l’improvviso obbligo per gli insegnanti di apprendere e insegnare i valori civici e poi metterli in pratica per creare un ambiente educativo democratico. Alcuni dei paesi dell’Europa centro-orientale fanno esplicito riferimen-to a questa sfida.
In Ungheria, per esempio, sembra che nella grande maggioranza degli istituti educativi ancora manchi una reale rapporto di collaborazione insegnante/alunno, data la persistente influenza del sistema scolastico di stampo prussiano. Mentre ci si sforza di coinvolgere gli alunni come partner nella vita scolastica, questo porta principalmente a un approc-cio del laissez-faire, dato che né gli insegnanti né gli studenti rispettano le regole sociali riconosciute reciprocamente e condotte su basi demo-cratiche regolari.