Principium Sicut dicit Philosophus in I phisicorum. Finis super primo libro Sententiarum.
Signatus Littera E
402.
398
Il manoscritto presenta anche glosse marginali di altra mano, ma si tratta di annotazioni tarde (non anteriori alla fine del XV secolo).
399 E. YPMA, Recherches sur la productivité littéraire de Jacques de Viterbe jusqu’à 1300 cit., p. 236. 400
Già Pelster, in una breve annotazione sulla scheda che accompagna i codici della Sezione Manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli, aveva scritto: «È un commento al primo libro delle Sentenze». Cf. infra (Appendice). Inoltre, il manoscritto è stato esposto alla ‘Mostra bibliografica per la storia della Chiesa in Campania e in Calabria’ del 1950 con il titolo di In Primum Sententiarum e attribuito al XIII secolo (cf. G. GUERRIERI, Mostra bibliografica per la storia della Chiesa in Campania e in Calabria [Catalogo a stampa], Giannini & Figli, Napoli 1950, p. 37, n° 56).
401 L’opera è citata, successivamente, nel catalogo redatto dall’agostiniano Maurizio Terzo da Parma († 1594
ca). I titoli riportati da Maurizio Terzo sono stati trascritti da Bartolomeo Chioccarelli: cf. B. CHIOCCARELLI, Antistitum praeclarissimae Neapolitanae Ecclesiae Catalogus, Neapoli 1643, pp. 192-193. Per l’indice delle opere, accompagnato da una breve notizia biografica di Giacomo, cf. A. S. MAZZOCCHI, De sanctorum Neapolitanae Ecclesiae episcoporum cultu cit., pp. 413-418; L. PARASCANDOLO, Memorie storiche, critiche e diplomatiche della Chiesa di Napoli, 4 voll., Dalla Tipografia di P. Tizzano, Napoli 1849, III, pp. 109-110.
402
D. GUTIÉRREZ, La Biblioteca di S. Agostino di Roma nel secolo XV. B. Inventario del 1478, in «Analecta Augustiniana» 28 (1965), p. 79, n° 98.
101
Vi è, quindi, un’esatta corrispondenza tra l’incipit del commento al primo libro delle
Sententiae di cui si parla nel catalogo e l’inizio del manoscritto napoletano. Differenti, però,
risultano gli explicit: ciò potrebbe spiegarsi con l’esistenza presso il convento romano di una copia
(forse una reportatio) della lettura sentenziaria di Giacomo andata poi perduta e recante alla fine il
diverso explicit. Una tale ipotesi sarebbe avvalorata dal fatto che non si è a disposizione di alcun
elemento che consenta di ritenere il manoscritto napoletano, contenente la cosiddetta Abbreviatio, in
custodia presso la biblioteca del convento agostiniano di Roma nel momento in cui veniva redatto
l’inventario del 1478.
Alla luce delle precedenti considerazioni, l’opera di Giacomo può essere collocata nell’anno
accademico 1287-1288, quando, come si diceva, il Viterbese avrebbe letto le Sententiae a Parigi
403:
il principium di questa lettura, quindi, sarebbe stato tenuto, verosimilmente, in uno dei giorni non
festivi compresi tra il 15 settembre e l’8 ottobre del 1287
404. La cosiddetta Abbreviatio di Giacomo
o, più precisamente, come la denomineremo in seguito, la sua Lectura super I Sententiarum viene
ad inserirsi, secondo la periodizzazione dei commenti sentenziari proposta da Russell Friedman,
all’inizio della seconda fase (1285-1300), segnata da un accentuarsi della opposizione tra le due
grandi tradizioni domenicana e francescana
405. Rispetto a questa ‘polarizzazione’ di orientamenti
filosofico-teologici, la Lectura del maestro agostiniano attesta una fase della formazione della
403 Se si ammette che prima del 1288 (forse del 1289) gli studenti dell’Ordine abbiano continuato a studiare
presso altre scuole, in mancanza di una propria sede, l’ampio utilizzo di testi tommasiani potrebbe attestare che Giacomo abbia studiato presso lo studio domenicano: cf. B. HACKETT, The Foundation of the Augustinian studia generalia at Paris, Oxford and Cambridge, in Studio e studia cit., pp. 159-160 («No doubt for the moment that Giles was allowed to incept as master of theology of the University in 1285, he acted as regent master for Augustinian students, but until then and for some time to come, they were obliged to study at external schools before a university studium generale of the order at Paris was estabilished, that is whose organization (teachers and courses) was recognized as competent to award academic degrees in theology, that is of the university itself»). A questo proposito, occorre ricordare che solo nell’agosto del 1287 Giovenale di Narnia, in qualità di vicario generale dell’Ordine eremitano, sarebbe riuscito a portare a termine l’acquisto di alcune proprietà al centro della città di Parigi, i cui lavori di ristrutturazione e di adattamento avrebbero richiesto diversi mesi, tanto da non terminare prima del 1289, quando si ha notizia della realizzazione di un campanile (cf. E. YPMA, La formation des professeurs chez les Ermites de Saint- Augustin cit., pp. 16-22): d’altro canto, lo stesso Ypma afferma che «ce ne fut qu’en 1290, selon toute probabilité, qu’on prit systématiquement en main la préparation des bacheliers et, par là, la formation des nouveaux Maîtres» (ibid., p. 93).
404
Nell’ipotesi che anche il riferimento alla Virgo Maria non sia generico, Giacomo avrebbe tenuto il suo principium nel giorno di una festa liturgica mariana. Ciò orienterebbe verso il 15 settembre 1287, giorno dell’ottava della Natività di Maria Vergine, estesa a tutta la Chiesa nel 1245 da Innocenzo IV nel corso della terza sessione del Concilio di Lione I, ma già ufficializzata dal medesimo pontefice nel 1243.
405
Cf. R. L. FRIEDMAN, The Sentences Commentary, 1250-1320. General Trends, The Impact of Religious Orders, and the Test Case of Predestination, in Mediaeval Commentaries on the Sentences of Peter Lombard. Current Research, I, a c. di G. R. Evans, Brill, Leiden - Boston (MA) - Köln 2002, p. 56: «1285 is by no means a magic date; but in the 1290’s we can see clearly a change of structure of Sentences commentaries and in the pattern of their being read that continues throughout the rest of the period under exemination here (…). Moreover, there are doctrinal developments after 1285 that speak for making a cut off point at 1285. In the aftermath of the condemnations of 1277, which touched on some of Thomas Aquinas’ doctrine, and the writing of the Correctorium fratris Thomae by William de la Mare, there is a general drawing of doctrinal lines starting around 1285» (cf. anche p. 118). A questa fase, Friedman fa risalire proprio la Lectura di Giacomo, benché questa sia identificata ancora con il manoscritto di Siena (ibid., p. 57, nota 36).
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‘scuola’ eremitana, nella quale quest’ultima, oltre che al magistero egidiano, risulta profondamente
legata o, quantomeno, attenta alla tradizione domenicana, come si evince dal trattamento del
materiale tommasiano da parte del Viterbese. A questo proposito, la Lectura costituisce una
singolare testimonianza dell’attività didattica di un baccelliere agostiniano prima della costituzione
dello studium generale ‘autonomo’ dell’Ordine a Parigi alla fine del XIII secolo, in un clima di
generale presa di distanza dalle condanne degli anni ’70 e di affermazione dell’autorità del Romano:
essa, infatti, mostra come, in questa fase, l’esercizio cui era chiamato un giovane baccelliere alle
prese con la lettura delle Sententiae andasse ben oltre il semplice commento del testo ad mentem
Aegidii (pratica che si sarebbe affermata solo in seguito), richiedendo piuttosto un serrato confronto
con linee dottrinali diverse da quelle promosse dall’Ordine, ma non per questo meno sostenibili sul
versante del rigore speculativo e della probabilità logica. Tra queste, in primo luogo (e specie nel
caso in cui Giacomo abbia studiato presso i domenicani
406), non poteva che esservi l’opinio
Thomae, in ragione del prestigio di cui Tommaso godeva nell’ambiente parigino di fine XIII
secolo (grazie alla sottile opera di ‘reintegrazione’
407e di ‘promozione’
408della sua dottrina da
parte dei domenicani), ma anche, e soprattutto, a motivo del debito che la nascente ‘scuola’
eremitana aveva contratto, proprio tramite il suo iniziatore
409, con la tradizione domenicana di
cui, in qualche modo, poteva ritenersi erede
410. Se, poi, si tiene conto del materiale di
406 Su questa questione torneremo più avanti, nel corso delle conclusioni generali.
407 Cf. Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, in Acta Capitulorum Generalium Ordinis
Praedicatorum, ed. B. M. Reichert, 9 voll., Ex typographia polyglotta S. C. de propaganda fide, Romae 1898-1904, I, p. 204, 19-25 [Parisius 1279]: «Item. Cum venerabilis vir memorie recolende fr. Thomas de Aquino, sua conversacione laudabili et scriptis suis multum honoraverit ordinem, nec sit aliquatenus tolerandum, quod de ipso vel scriptis eius aliqui irreverenter et indecenter loquantur, eciam aliter sencientes, iniungimus prioribus provincialibus et conventualibus et eorum vicariis ac visitatoribus universis, quod si quos invenerint excedentes in predictis, punire acriter non postponant».
408 Cf. ibid., p. 235, 1-9 [Parisius 1286]: «Item. Districtius iniungimus et mandamus, ut fratres omnes et
singuli, prout sciunt et possunt, efficacem dent operam ad doctrinam venerabilis magistri fratris Thomae de Aquino recolende memorie promovendam et saltem ut est opinio defendendam, et si qui contrarium facere, attemptaverint assertive, sive sint magistri sive bacallarii, lectores, priores et alii fratres eciam aliter sencientes, ipso facto, ab officiis propriis et graciis ordinis sint suspensi, donec per magistrum ordinis vel generale capitulum sint restituti, et nichilominus per prelatos suos seu visitatores iuxta culparum exigenciam, condignam reportent penam». Jean-Pierre Torrell ritiene plausibile che la decisione degli Agostiniani di assumere Egidio come dottore di riferimento per l’Ordine (1287) sia dipesa «(per emulazione?)» da quanto l’anno precedente era avvenuto nell’Ordine domenicano in rapporto a Tommaso: cf. J.-P. TORRELL, Tommaso d’Aquino, L’uomo e il teologo, Piemme, Casale Monferrato 1994, p. 345, nota 51. Cf. «Item. Volumus et districte iniungimus lectoribus et sublectoribus universis, quod legant et determinent secundum doctrinam et opera venerabilis doctoris fratris Thomae de Aquino, et in eadem scolares suos informent, et studentes in ea cum diligencia studere teneantur. Qui autem contrarium fecisse notabiliter inventi fuerint nec admoniti voluerint revocare, per priores provinciales vel magistrum ordinis sic graviter et celeriter puniantur, quod sint ceteris in exemplum» (Monumenta Ordinis Fratrum Praedicatorum Historica, in Acta Capitulorum Generalium Ordinis Praedicatorum, II, p. 38, 23-29 [Apud Cesaraugustam 1309])
409
Al di là del possibile incontro di Egidio e di Tommaso durante la seconda reggenza parigina di quest’ultimo, le opere del Romano rivelano un pensiero che «si sviluppa in relazione a quello di Tommaso d’Aquino» (F. DEL PUNTA - S. DONATI - C. LUNA, s. v. Egidio Romano cit., p. 326).
410 Come si è detto, la compresenza di Egidio e di Tommaso nelle Conclusiones di Humbert attesta
chiaramente che la prossimità tra la tradizione egidiana e quella tommasiana doveva essere percepita anche al di fuori dell’Ordine eremitano, nell’ambiente accademico parigino di fine XIII secolo.