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Candidato:

Margherita d’Ayala Valva

Relatore:

Carteggi citati nel testo:

Giovanni Boine, Anselmo Bucci, Eugène Carrière, Benedetto Croce, Filippo de Pisis, Vittore Grubicy de Dragon, Mario Novaro, Pietro Pancrazi, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Ardengo Soffici, Enrico Somaré, Mario Tinti, Adolfo

Wildt.

Giovanni Boine

Il breve carteggio risale agli anni 1914-1916. La recensione di Boine, entusiastica, a Uomini e altri animali è scritta quando i due ancora non si conoscono. In seguito si incontrano due volte, nel maggio 1915, presentati da Alessandro Casati (si veda il racconto che ne fa UB a Mario Costanzo nel 1953): il carteggio si compone soprattutto di scambi letterarî (letture dei testi appena pubblicati dai comuni amici Carlo Linati e Mario Puccini), fino all’ultima lettera, intensamente introspettiva, di Boine, che nel febbraio 1916 presagisce la morte imminente. La sua recensione nella rubrica Plausi e botte è, insieme a quella di Linati, fra le prime critiche e più acute che attirano l’attenzione sulla prosa bernasconiana, di un «non so che bizzarro realismo», e sulla «sprezzante individualità» dell’autore, padrone della materia senza i «tecnicismi» di cui lo accusa Cecchi (il contenzioso ha un seguito nel carteggio Cecchi-Boine). Tramite Bernasconi Boine entra in contatto con Umberto Notari e intraprende alcuni lavori per la collana «Breviari intellettuali» dell’Istituto Editoriale Italiano; recensisce inoltre, delle stesse edizioni, le traduzioni bernasconiane da Pascal e La Rochefoucauld (collana «Gli Immortali»).

1

Portomaurizio, 19 settembre 1914 Gent. Sig. Bernasconi374,

La ringrazio del suo biglietto. L’assicuro che la sua amicizia mi è cara fra le care. Creda ch’io sono umiliato di non aver saputo, a proposito del suo libro, che divagare come ho divagato. In ogni modo resta chiaro che di lei io sono ammiratissimo e che le voglio bene.

Suo affezionatissimo G. Boine.

Non conosco il suo libro sulla pittura. Lo vedrei volentieri, se ciò non le è di peso. E così le altre sue cose. In caso, indirizzi a Portomaurizio.

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374 AB, 028.003: dattiloscritto da lettera, pubblicata in G. BOINE, Carteggio. IV. Amici della «Voce». Vari.

1904-1917, a cura di M. Marchione, S.E. Scalia, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1979, pp. 379-

2

Milano, 3 gennaio 1915 via S. Martino 9 Caro Boine375,

Non mi rimane più di «Uomini e animali» che una sol copia; ma son lieto di darla a Lei. Gliela spedisco.

Il Linati lo vedrò certamente un di questi giorni, e gli dirò il suo desiderio: non dubito che lo esaudirà con piacere. Riguardo al libro di cui Lei mi parla, io non ho avuto il tempo che di scorrerlo assai rapidamente376: ho avuto l’impressione di cosa un po’ buttata là e diluita; di poca efficacia pertanto. Mi pare che questo sia anche il parere delle pochissime persone letterate ch’io frequento qui. Personalmente, anch’io preferisco l’arte più schietta, anche se in apparenza più umile, della «Viottola».

«Si offenderà l’autore....?» Io lo conosco poco. Se però, come credo, Lei gli è amico, son certo che con l’ingegno suo e la sua ricchezza di cuore, saprà trovare il modo di dire la verità senza offendere l’amicizia: che è segno, mi pare, di una verità più piena. Mi saluti il Novaro, e s’abbia per Lei affettuosi saluti e auguri dal suo

U. Bernasconi.

Io non ho letto il suo «Peccato e altre cose»377 né alcun altro libro suo. Me ne mandi – se non le è di disturbo. Suo

UB.

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3

Milano, 21 gennaio 1915 Caro Boine378,

leggo oggi la sua recensione su Foville. A me il suo giudizio pare equamine e pienamente nel vero. Questa è pure l’impressione d’altrui qui.

Ci tengo a dirle che i suoi Discorsi mi hanno molto interessato379. È un curioso libretto. C’è dentro uno sforzo notevole di ritrovare sotto formule verbali ormai svuotate dall’uso, i concetti primi che le dettarono. E lo sforzo, mi pare, è quasi sempre riuscito. La lettura mi è quindi stata giovevole – e di ciò La ringrazio.

Affettuosamente suo U. Bernasconi. --- 4 Milano, 24 [febbraio 1916] Caro Boine380,

375 AB, 028.006: fotocopia di lettera, pubblicata ivi, p. 414.

376 Il libro Foville (Milano 1914) di Mario Puccini fu recensito dal Boine in «La Riviera ligure», febbraio

1915, ora in G. BOINE, Il peccato. Plausi e botte. Frantumi. Altri scritti, a cura di D. Puccini, Milano, Garzanti, 1983, pp. 156-161. Il libro è presente in AB, Materiale a stampa.

377 G. BOINE, Il peccato ed altre cose, Firenze, «Libreria della Voce», 1914 (cfr. il volume senza dedica,

con annotazioni di UB, in AB, Materiale a stampa).

378 AB, 028.007: fotocopia di lettera, pubblicata in G. BOINE, Carteggio. IV, cit., pp. 416-417.

379 G. BOINE, Discorsi militari, Firenze, «Libreria della Voce», 1915 (cfr. il volume con dedica a UB, in

Non ho fatto in tempo quest’oggi (per piccoli intoppi domestici) a venire a salutarti alla stazione. Me ne dispiace. Avrei voluto dirti ancora con un abbraccio l’affettuosa simpatia che tu m’ispiri, e il desiderio che m’ha lasciato la tua visita di una più intima penetrazione dei nostri animi. Speriamo che l’occasione ci favorirà. – Non dimenticarmi intanto – e perdonami s’io non ho saputo manifestarti meglio questi miei sentimenti durante il tuo breve soggiorno qui. Tuo

U. Bernasconi.

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5

Portomaurizio, 27 febbraio 1916 Caro Bernasconi381,

Grazie della cartolina: stavo anch’io per scriverti. Ma anche a scrivere è tanto difficile, caro Bernasconi: quasi come a parlare, che è la cosa più atrocemente difficile ch’io mi conosca. Che si dica tutto il contrario di quello che si sente, che si facciano degli osceni garbugli di parole, che ci si mascheri per pudore con delle spudoratezze, questa è una cosa che tu non intendi perché sei sano. Non sono mica le visite collegiali che ci dicono se siamo sani o malati, tu ti dai tutto immediatamente, o almeno ciò che dai conversando è un tanto di te. Io mi do per luccichii che mi sfuggono e il resto è loppa grama, è fatica: od anche, secondo i momenti, è una facile parata, un scivolare leggero perché d’un tratto fermarmi e dire: «ecco qui cosa sono: penso questo, non penso mai tutto il tempo che a questo» – è una cosa troppo d’angoscia e non è giusto farla sopportare alla gente. «Le cose fonde non si possono dire; non c’è che dire le inutilità». Guarda; Conclusioni d’ottobre382 esprime senza residui che cos’è il tuo povero Boine. Ma tu m’hai dichiarato di non capire ed io trovo che è giusto: tu diffatti sei un vivo ed io ormai sono un morto. Come vuoi ch’io possa appassionarmi per le cose dei vivi ed alla maniera dei vivi? Con gli uomini che m’hanno inteso come sono e m’accolgono, allora io dico con crudezza la mia tomba; la conosco bene e son deciso. Ma sono ambiguo e indeciso con chi m’obbliga a trascinarmi fuori per il sole.

Però questo abbraccio che m’offri, questo sì mi fa bene. Non c’è che abbracciarci quando si può perché è l’unica cosa che nutra. I consentimenti coscienti ahimé! non son mai che parziali e fuggitivi; ed è giù nell’umile oscurità che ci si può stringere.

Quella gran testa contro la porta della tua stanza in alto mi perseguita fiera e misteriosa. Delle tue pitture è la più vicina alla enigmatica forza che è in «Uomini ed altri animali». Dopo, hai come pianto in una meditazione melanconica e profonda; ma ora il mondo lo guardi come un vecchio rasserenato di tra le lucide lacrime.

380 AB, 028.008: fotocopia di cartolina, pubblicata in G. BOINE, Carteggio. IV, cit., pp. 552-553. Cfr. la

lettera di UB a Mario Costanzo del 13 ottobre 1953 (AB, 049.005), pubblicata in Lettere di Ugo

Bernasconi, a cura di A. Della Torre, A. Longatti, prefazione di E.Travi, Cantù, Biblioteca Comunale Ugo Bernasconi, 1991, p. 32), in cui l’anziano scrittore rievoca per il critico il proprio incontro con Boine.

381 AB, 028.004: dattiloscritto da lettera, pubblicata in M. COSTANZO, Studi critici, Roma, Bardi, 1955,

pp. 132-133 e in G. BOINE, Carteggio. IV, cit., pp. 553-554. Un giorno prima, il 16 febbraio 1916, Boine

scriveva a Mario Novaro: «[…] Con Bernasconi ci si dà ora del tu. Ma pare che stimare non mi stimi più. Io si sa sono un “intellettuale”. Lui viceversa è sottotenente volontario (a sosta) a 150 lire il mese che sono le uniche che abbia guadagnato in vita sua avendone peraltro lui e la sua famiglia un maledetto bisogno […]» (G. BOINE, Lettere a Mario Novaro, a cura di G. Cassinelli, Bologna, M. Boni Editore,

1984, pp. 88-89).

382 G. BOINE, Conclusioni d’ottobre, «La Riviera ligure», XXII, 51, marzo 1916, p. 509, ora in G. BOINE,

Sei un uomo di paziente fede; cresci e ti aumenti con una sicura ricchezza vegetale. La tua stessa esclusività breve è santa. Ti ho capito bene, caro Bernasconi mentre parlavo sbadato: gli uomini io li assorbo non li discorro.

E tu sei dei pochi che amo. Tuo Boine.

Saluta tua moglie e le bimbe.

La signora Casati chiese a me quanto infine deve darti pei due quadri che ha scelti: non sa come fare come sempre, né come chiederti. Abbi la bontà di indicarmi tu che cosa le devo dire, perché io stesso non so. Mi togli da un impaccio se mi dici proprio preciso. Gli usi non li so: so che i quadri mi piacciono.

Non ho più visto Linati: gli ultimi giorni faceva così freddo che uscire dal chiuso mi era una pena. Salutalo e fagli le mie scuse.

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6

Milano, 4 marzo 1916 Caro Boine383,

La tua lettera mi ha lasciato assai perplesso e angosciato. Tuttavia vi avrei risposto subito se non fossero continuati quegli impedimenti domestici che sai già.

V’è troppa disperazione nella tua lettera. Tu ti poni senz’altro come un morto di contro ai vivi, ma tu sei vivo, vivissimo: io lo so da tutta la tua opera scritta: qualunque sia lo stato del tuo corpo, il tuo spirito è vivacissimo – sei nel pieno possesso del tuo ingegno – e puoi compiere stupendamente la tua mansione nel mondo. Purché tu stesso non ti dia vinto prima dell’ora. Ciò che tu temi è ciò che ci minaccia tutti perpetuamente – e la prima battaglia da vincere per ciascuno di noi è di liberarci dal pensiero di questa minaccia. Operare come se dovessimo durare per sempre – posto che non sappiamo se dovremo durare o no. Tu, giovane d’anni, hai già combattuto delle belle e nobilissime battaglie: hai l’ingegno e la preparazione di studii per combatterne di più alte e di più vaste: perché dunque cedere allo scoramento? Chi fosse colpito nel mezzo del suo più intenso fervore, ti parrebbe infelice? A me non pare. Ciò che ci fa malinconici è l’aver ceduto prima dell’ora stabilitaci. Noi non sappiamo nulla di quest’ora, e non dobbiamo nemmeno cercare di saperne. Volerci fermare il pensiero è un andar contro alla nostra destinazione e alla natura stessa del nostro pensiero.

Poiché anche tu consenti al mio abbraccio, io abbracciandoti vorrei dirti questo: Abbi fede nella vita quanto più ti pare che la vita ti sfugga. Nessuno sa cosa c’è dopo. Ma certo conviene a tutti aver operato come se la vita continuasse anche dopo. Non insinuare a te stesso che non c’è nulla di buono, di profondo da dirsi – «che non si posson dire che le inutilità». Tu stesso nel profondo del tuo istinto non ci credi. Sai anzi che solo le cose profonde, il calore intimo dell’essere, è comunicabile. Tutto il fatto dell’arte – poesia o qualunque altra – è basato su ciò. E tu lo sai, che hai avuto ed hai per questo genere di fatti tanto intuito e tanta passione. Solo le cose superficiali non sono comunicabili – perché corrono da bocca a bocca, da corteccia a corteccia, senza avere mai la forza e il calore necessario per penetrare gli spiriti.

Quanto più sei malato, e tanto più devi guardarti dal lasciarti contaminare dallo spirito di negazione, perché tanto più hai bisogno di reagire al male affermandoti.

383 AB, 028.005: fotocopia di lettera, pubblicata in G. BOINE, Carteggio. IV, cit., pp. 557-559 e in Lettere

Io so che le mie sono povere parole per vincerti: e ne fo colpa alla mia tardezza e al mio torpore di mente. Ma so che è possibile sempre alla volontà un certo rivolgimento per cui non solo resiste alla rovina della vita fisica, ma se ne vale per giungere più pienamente alla verità. Ti prego con tutto il mio cuore di non rinunziarvi. Anche tu sei un uomo di fede – ed io lo so da certe tue parole, da quei «luccichii» che tu stesso sai che ti sfuggono sia conversando sia scrivendo. E come, del resto, avresti potuto amarmi, se non ritrovando in me quella fede che hai in te stesso?

Discorrendo oggi col Notari384 delle sue nuove pubblicazioni (Brevari intellettuali) mi

disse che avrebbe desiderato affidarne parecchie anche a te. Io ti prego di accettare, come un atto di volontà, di vita. Accettare senza troppo arzigogolarci su. L’iniziativa in sé è buona – vedi di contribuirvi.

Addio, mio caro Boine. Vogliami bene; e voglia bene, dal profondo, anche a te. Tuo u. bernasconi.

Riguardo alla Signora Casati: Le ho mandato oggi i due quadri (e, mi pare, entrambi assai migliorati da quando li vide qui). Per il prezzo, ti prego, lasciamo fare a Lei. Io non ho punto pretese sapendo che le mie cose valgono poco. Valgono quello che crede di poterne dare chi sinceramente le desidera. Dunque? – Per di più la Signora C. è gentile e piena, mi pare, di buon tatto femminile. Se sbaglierà, sbaglierà certo per eccesso385. Addio di nuovo. Saluti anche da tutti i miei.

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7

Milano, 22 settembre [1916] Caro Boine386,

ho visto con piacere che hai ripreso la tua rubrica nella «Riviera» – e soprattutto che l’hai ripresa con tanta arguta vivacità. Ciò mi fa sperare che anche la tua salute non sia cattiva.

Addio. Tuo u. bernasconi.

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384 Umberto Notari (1878-1950), fonda a Milano vari quotidiani («L’Ambrosiano»), periodici e l’Istituto

Editoriale Italiano per collezioni divulgative di classici, tra cui i «Breviari intellettuali».

385 Cfr., in G. BOINE, Carteggio. III. Amici del «Rinnovamento». 1911-1917, a cura di M. Marchione, S.

E. Scalia, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1977,la letteradi Boine a Leopolda Casati, 17 marzo 1916 (pp. 981-982): «Se il “tatto” non le basta si valga dell’obiettivo giudizio dell’amico [Gustavo] Botta. Lo chiami che sarà onoratissimo d’essere eletto a giudice. E mi par d’aver capito che duecento lire sia il responso. Sebbene a mio vedere siano forse poco». Leopolda Casati risponde il 9 marzo (p. 986): «Come sono graziosi quei quadretti di Bernasconi. Mi piace molto la testina di bambina. Mi aspettavo a vedere il

paesaggio con casetta o quello da lei prescelto, invece è venuto un bellissimo scorcio di piccolo fiume,

dalle sponde velate che lasciano indovinare tanta finezza di paesaggio, d’arbusti di ramoscelli; e un fondo di cielo grigio, trasparente e luminoso. Botta è venuto oggi a pronunciare il suo giudizio, ma ha chiesto ventiquattro ore di meditazione».

Anselmo Bucci

A Parigi entrambi negli stessi primi anni del secolo, i due si conosceranno solo vent’anni più tardi. Importante sodalizio epistolare dal 1929 alla morte di UB, stretto legame di reciproca stima: i due si scambiano soprattutto i propri racconti e scritti d’arte. Espongono insieme nel 1932, alla Galleria Pesaro. Nel ’52 Bucci scrive i ricordi di una sua visita allo studio di UB (poi ripubblicati nel numero della «Fiera letteraria» dedicato agli ottant’anni del vecchio maestro, 1954).

8

Cantù, 19.II°.1929 Bravo Bucci!387 Letto or ora in treno il tuo articolo «Raffaello è ancor vivo». Bene. Mi fa piacere sentir cantare dalla tua voce squillante verità che io rocamente andavo ripetendo 20, 10, 5 anni fa: dalla 1a edizione di Precetti e pensieri ai giovani pittori fino

all’articolo stampato sull’«Esame» per la Mostra del Ritratto Muliebre a Monza388. Bravo! Una buona stretta di mano dall’amico

u. bernasconi.

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9

[1931] Pittori a mosaico, o mosaicisti, o musivi389

- antologisti o a florilegio - compositi

- eclettici - eterogenei - raccozzatori

- eterografi, se vuoi foggiare una parola nuova.

Altro non mi vien in mente. Ma forse qui dentro puoi trovare quel che ti conviene. L’articolo su Renoir non l’ho trovato. Ora, io voglio leggerlo – e così pure quello su Degas390.

Tu devi dunque pensare a mandarmeli – e presto. Attendendo, caro Bucci, ti stringo forte la mano. u.bernasconi

pittore in Cantù (Como) ---

387 AB, 001.032: dattiloscritto da cartolina, parzialmente pubblicata in A. DELLA TORRE, Lettere di Ugo

Bernasconi ad Anselmo Bucci, «I Quaderni della Brianza», XI, 56, gennaio-febbraio 1988, p. 70.

388 UB, Per una mostra di effigie belle, «L’Esame», III, 2, febbraio 1924, pp. 145-147.

389 AB, 001.059: dattiloscritto da frammento di lettera: suggerisce alcuni termini per Il pittore volante. 390 A. BUCCI, Ricordi d’artisti. Degas, «L’Ambrosiano», 2 aprile 1931, p. 3; ID., Ricordi d’artisti. Renoir,

10

38 Via Monte Napoleone 24 aprile 1931 Mio buon Bernasconi391,

eccoti Renoir che ritaglio e ti mando. Degas, non lo trovo più. Ti farò mandare da Benedetti tutti gli altri, non dubitare. Sono troppo ansioso del tuo giudizio.

Grazie, Bernasconi mio, della tua collaborazione dotta e rapida. Tu sei un eccellente camarade.

«Raccozzatori» mi tenta forte.

Scarpa392, partendo dall’idea di museo, proponeva museisti. Che te ne pare?

Tu sei un pittore + un cervello. Credo che siamo tre al mondo*. Verremo, Dudreville ed io, a invecchiare a Cantù.

Ti abbraccio. Tuo Bucci.

* Volevo dire: nel «Bel Paese». ---

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Cantù, 15 giugno [1931] Bravo Bucci!393 Ho letto un tuo scintillantissimo «Utrillo o …»394 (comunicatomi dal mio (anzi, nostro) amico Poeta; l’«Ambrosiano» non me ne ha mai mandato uno). Sei coraggioso, intelligente e mordace. Continua. C’è molte verità urgenti da dire.

Ti stringe forte la mano il tuo u. bernasconi.

Credo che sul «Secolo XX°» ultimo uscito ci sia stampato un mio articoletto395. (A me, al solito, non me lo mandano!)

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Cantù, 9 luglio 1932 Caro Bucci396,

ho fatto oggi un po’ di inventario del mio studio, e ho visto che a metter su una mostra presentabile mi occorrono una sala grande e due minori397. Perciò, sempre nella supposizione che tu ci tenga al salone centrale, io potrei accomodarmi con il salone oblungo (quello che occupavo già l’anno scorso) più la saletta adiacente e la successiva sala quadrata (dove c’erano le nature morte dell’Aloi). Tu avresti a tua disposizione

391 AB, 001.003: lettera.

392 Gino Scarpa, che «traduce in lingua italiana» le pagine de Il pittore volante.

393 AB, 001.033: dattiloscritto da cartolina, parzialmente pubblicata in A. DELLA TORRE, Lettere di Ugo

Bernasconi ad Anselmo Bucci, cit., pp. 70-72.

394 A. BUCCI, Ricordi d’artisti. Utrillo o «I mercanti di gloria», «L’Ambrosiano», 11 giugno 1931, p. 3. 395 UB, Brutto e bello in arte, «Il Secolo XX», 24, 12 giugno 1931.

396 AB, 001.034: dattiloscritto da lettera.

397 Nel novembre 1932 UB espone alla Galleria Pesaro insieme ad Anselmo Bucci, Enrico Mazzolani e

tutto il resto della Galleria, corridoio d’accesso compreso, il quale si presta bene per il bianco e nero.

Io spero che così la cosa ti convenga; e ti prego di sapermelo dire. Nel contempo dimmi se hai chiaramente definite le condizioni con Pesaro: le quali, per conto mio, non possono essere che quelle che abbiamo considerato l’altro giorno insieme. Cioè, l’antica percentuale, e nulla più.

Siccome io non potrò rivenire a Milano che verso la fin del mese, ti pregherei di parlarne anche a nome mio con Pesaro.

Poi scrivemene e vienmi a trovare. Una cordiale stretta di mano dal tuo u. bernasconi.

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Cantù, 17.10.32 Grazie, Bucci, del tuo saluto Pesarese398,

a fine di settimana verrò a cercarti in Monte Napoleone, ché mi pare sarebbe bene ci si vedesse prima della mostra comune.

Se non ti troverò dunque a Milano, vieni tu, come promessa, a trovarmi a Cantù. Intanto ti serro la mano.

u.bernasconi.

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14

Milano, 31 marzo 1941 Mio caro Bernasconi399,

non ti so dire quanto io ti sia riconoscente per la cara visita; e per la buona azione. Ti giuro che non mi accadeva da anni, da decenni, che un collega dicesse una buona parola per me; più e meglio: che conducesse, reggesse un suo cliente a una mia mostra. (Ed io ti confesso che, avendo per lo passato spece centinaia di queste buone parole, ed essendone stato ripagato con ingiurie, non credevo più alla bontà pittorica).

E che cliente! Il celebre professor Cesare Pezzi, che si affaccia nella mia vita giusto quando il cuore comincia a dolermi…

Sei un angelo. Tuo Bucci.

P.S.: Naturalmente la cornice sarà sostituita con una nuova e bella! Rassicura il professore. Ciao. E grazie ancora.

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[Milano, 12.V.41] Molto grato del ricordo tuo,

Bucci400.

398 AB, 001.035: dattiloscritto da cartolina.

399 AB, 001.005: lettera su cartoncino intestato «Corriere della sera».

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