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FAMIGLIE E CONVIVENZE

4.1.1 Welfare state e famiglia

Il comune di Belluno e precisamente il Servizio di Sicurezza Sociale del Settore

servizi alla Persona, ha varato, nel 2000 un progetto dal titolo “Progetto Famiglia”

(Assessorato alle Politiche Sociali, 1998).

E’ un documento in cui il comune di Belluno, con il patrocinio della Provincia e dell’Ulss, si impegna nel tentativo di risolvere i gravi problemi che investono, in questi anni, la famiglia bellunese e non solo.

Nel documento è possibile analizzare quello che accade a Belluno, ma si possono fare anche degli approfondimenti circa la relazione tra famiglia e stato sociale in un ragionamento più generale.

Quello che a noi è più interessato nella lettura del “Progetto Famiglia” è stata l’analisi del welfare state in relazione al benessere delle famiglie; approfondendo questa analisi ci è stato più facile e più linearmente logico introdurre i dati che riguardano l’intera provincia di Belluno.

Per welfare state si intende lo “stato di benessere” ovvero una condizione generale di felicità dovuta allo “stare bene” di tutta la società. Attraverso lo Stato Sociale si

cerca di garantire a ciascuno un minimo di sopravvivenza, in relazione al contributo dato con il proprio lavoro e alla base c’è il diritto sociale del cittadino di avere buone condizioni di vita, con un’assistenza – da parte dello Stato – che copre rischi, spese crescenti e indebitamento pubblico, attraverso i contributi versati dai lavoratori.

Ma cosa c’entra il welfare state con la famiglia?

Secondo i responsabili del “Progetto famiglia”, negli ultimi anni (dagli anni ’60 in poi) si è assistito a numerose trasformazioni che hanno alterato i rapporti di scambio tra la famiglia, il sistema di sicurezza sociale e i flussi dei trasferimenti tra le generazioni ovvero si è manifestata una transizione, che ha portato ad una crisi del modello del welfare state e di conseguenza ad una crisi della famiglia.

La transizione demografica ha portato infatti a una rarefazione degli eventi che si collocano all’inizio e alla fine della vita della popolazione, cioè le nascite e le morti, con un conseguente calo della fecondità e aumento dell’invecchiamento.

Questo problema è destinato a riflettersi sul sistema di regole che salvaguardano gli interessi e i rapporti delle famiglie, con conseguente squilibrio tra il sistema della popolazione e quello della società. Il consistente invecchiamento e il calo della fecondità, nel lungo periodo sono destinati a portare ad una sfasatura dei meccanismi sociali, e ad un welfare state che passa dall’essere caratterizzato da livelli di crescita economica e quindi di benessere per le famiglie, a una condizione di difficoltà economica, di disoccupazione e quindi di malessere per le famiglie.

Questo produce povertà nelle fasce più giovani della popolazione, povertà soprattutto nelle famiglie numerose.

I bisogni sociali dunque si caratterizzano rispetto ai bisogni delle famiglie nei loro problemi di vita quotidiana. E ogni tipo di famiglia ha problematiche diverse.

Oggi esistono diversi tipi di famiglie, molto diverse da quelle di un tempo: più piccole, instabili e molto diversificate tra loro. Sono cambiate a causa dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, attraverso la tendenza a convivere portando ad un differimento del matrimonio, attraverso la diminuzione della

fecondità e l’allungamento della vita media. Ecco che le famiglie non sono scomparse, bensì mutate.

Per poter analizzare la situazione delle famiglie è necessario dunque aver chiaro che cosa si intende per famiglia e nucleo familiare36 e che tipi di famiglie esistono.

La famiglia moderna è oggi rappresentata dalla cosiddetta famiglia nucleare, costituita da madre, padre e figli non sposati, o anche da solo due di questi tre elementi (coppia senza figli o famiglia monogenitore).

Questa categoria presenta le seguenti caratteristiche:

- sono nuclei di piccole dimensioni: il numero medio di componenti nel 1994 era di 2,8, contro i 3,97 del 1951.

- il numero dei figli è fortemente diminuito: si riducono le nascite di ordine superiore al secondo figlio e sempre più coppie scelgono di non avere figli. - le coppie si formano più tardivamente: l’età al matrimonio sale,

probabilmente a causa della maggiore scolarizzazione e alle difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro.

- numerose le famiglie anziane: causa dell’aumento delle prospettive di vita. Un altro tipo di famiglia è costituita dalle cosiddette famiglie di fatto, le famiglie senza matrimonio, che comunque rispetto al resto dell’Europa sono molto meno frequenti in Italia. Sono composte da giovani adulti appena usciti dalle famiglie di origine o comunque non ancora sposati, da persone di quaranta o cinquant’anni separate legalmente o di fatto, o comunque da persone che convivono e che reputano il matrimonio una “seconda scelta”. In questo tipo di famiglia si evidenzia una sorta di convenienza economica e una maggiore facilità e , probabilmente, superficialità nella relazione con il partner.

Ancora esistono le famiglie “lunghe”, cioè quelle famiglie dove i figli tendono a restare con i genitori fin quasi sulla soglia dei trent’anni se non oltre. Basti pensare che quasi la totalità dei figli sotto i 25 anni vive con i genitori e questo accade anche per più del 30% dei giovani tra i 25 e i 34 anni (Istat, 1996).

Questa condizione è più diffusa nei paesi occidentali, e ,in Italia, più al Nord che al Sud. Si possono trovare le cause di una più lunga permanenza nella famiglia di origine nelle nuove tradizioni e nei nuovi costumi, che hanno portato a vedere la famiglia come un luogo dove rifugiarsi, un luogo che protegge. Così la famiglia è cambiata, si è modernizzata e all’interno della famiglia vivono spesso giovani-adulti che si definiscono “emancipati nella famiglia ma non dalla famiglia”.

Le famiglie monogenitoriali rappresentano una categoria che sta aumentando sempre più nel tempo. Sono costituite da giovani donne o uomini, più spesso donne, con piccoli figli a carico, oppure da pensionati conviventi con i figli stipendiati.

Sono quelle famiglie costituite da un unico genitore, che per motivi quali separazioni o vedovanze, rimangono a vivere soli con i propri figli. Evidente è la fragilità di questi nuclei familiari, che si trovano di fronte numerosi problemi quotidianamente.

Ancora, con il numero dei divorzi che è considerevolmente aumentato, sono nate le

famiglie ricostituite, dove almeno uno dei coniugi che le compongono sono al

secondo matrimonio o convivenza. Sono famiglie più complesse di quelle nucleari alle prime nozze, non ancora istituzionalizzate e con una mancanza di modelli e di regole che rende più difficile il compito dei nuovi coniugi.

Col tempo vanno aumentando anche le famiglie unipersonali cioè composte da una sola persona, sia essa anziana, vedova, divorziata, separata o single. Esistono molte differenze tra Nord, dove sono più diffuse, e Sud, e la loro formazione dipende molto dal livello di istruzione, dalla posizione lavorativa e dalla condizione sociale dell’individuo. La propensione a vivere soli cresce all’aumentare dell’età e la più precoce mortalità maschile, porta ad un più elevato numero di donne sole.

Questi sono solo alcuni “tipi” di famiglie che abbiamo voluto descrivere per avere un quadro generale di come si stia evolvendo il concetto di famiglia.

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