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Guarda Sara Mesa, <em>Cicatriz</em>, Barcelona, Anagrama, 2015, 194 pp.

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Cicatriz

Sara Mesa

Barcelona, Anagrama, 2015, 194 pp.

recensione di Luca Cerullo

Tintas. Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 6 (2016), pp. 147-148. issn: 2240-5437. http://riviste.unimi.it/index.php/tintas

Cicatriz è il quarto romanzo di Sara

Mesa, il secondo pubblicato dal gruppo Anagrama. Con questo libro, l’autrice, classe 1976, madrilena di nascita ma resi-dente a Siviglia, ha ottenuto il premio El Ojo Crítico promosso da Radio Nacional Española.

A qualche anno di distanza da Cuatro

por cuatro, opera che l’aveva consegnata

al grande pubblico, raggiungendo un di-screto successo sia in termini di vendite che di accoglienza critica, l’autrice dà vita a un romanzo che, rispetto al precedente, riduce drasticamente lo spazio narrativo, inserendo le vicende dei due protagonisti in un ristretto ambiente domestico, al tem-po stesso rifugio e traptem-pola. Conosciutisi in una chat, Sonia e “Knut Hamsun” svi-luppano un rapporto di reciproca dipen-denza, una relazione che, mantenendosi segreta, non tarda a lasciare evidenti tracce di ambiguità. Inesorabilmente, trascinati dal vortice di messaggi e scambio di infor-mazioni personali (manie, nevrosi, vizi), i due restano vittime dell’interferenza della dimensione virtuale e diverse saranno le ri-percussioni che tale legame avrà sul mondo reale, che appare qui svuotato di significa-to, mero sfondo sterile della vicenda prin-cipale. Il lettore è quindi condotto in una discesa vorticosa, costellata da numerosi punti di non ritorno, snodi decisivi di una narrazione che gioca sull’idea di limite e di frontiera e della sua inevitabile infrazione. Un finale sorprendente, quasi disturbante, rappresenta la degna conclusione di una

trama ordita magistralmente, ricca di salti temporali, colpi di scena e capovolgimenti volti a produrre un effetto straniante.

Non occorre molto tempo per intuire che il romanzo è sviluppato intorno all’i-dea del potere, un rapporto di forza che coinvolge i due personaggi e che li spinge verso azioni inspiegabili, spesso operate dal desiderio di trasgressione di rigidi si-stemi sociali. Foucault ha scritto più volte che ogni manifestazione della società è ali-mentata da rapporti di potere, e che l’idea stessa di potenza può piegarsi a molteplici declinazioni. In questo romanzo, il potere esercitato da Knut Hamsun è abbastanza riconoscibile. Questo personaggio, nasco-sto dietro il nome del controverso autore scandinavo, lancia la propria piccola sfida al sistema mediante il furto sistematico di oggetti di vario tipo in grandi centri com-merciali. Prodotti che puntualmente spe-disce a Sonia, andando a stabilire con la donna un tacito accordo di complicità. È l’idea, cara a Foucault, di una sovversione di prospettiva: il furto propizia una visione del mondo “dal basso”, come se Knut ese-guisse un cambio necessario di prospettiva per poter analizzare il mondo. È spietato il resoconto sulla vita contemporanea di que-sto personaggio ostile al potere sovrano e pertanto deciso a sottrarre a quest’ultimo, in maniera metodica, piccoli beni mirati al consumo delle masse. Tale operazione sa-rebbe priva di senso se non trovasse riscon-tro nell’invio degli stessi oggetti – tanti, troppi, ingombranti – a Sonia, con la quale

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Recensioni

Sara Mesa, Cicatriz [Luca Cerullo] ——— 148 ——— Knut sviluppa ben presto una connessione

incessante, completamente esclusiva e lon-tana da occhi e orecchie indiscrete. Ne vie-ne fuori una storia che si muove sulla livie-nea sottile, a tratti invisibile, dell’ambiguità e del segreto. Non è chiaro, infatti, se la vita reale sia appiattita, e quindi vulnerabile, perché priva di significato o perché inerme di fronte alla potenza, e alla “onnipresen-za”, del mondo virtuale. O ancora, quasi mai si accenna alle volontà di Sonia, che appaiono spesso contraddittorie; da un lato il desiderio di interrompere lo scambio di messaggi, regali e informazioni con Knut e dall’altro l’istinto di soggiacere alle ma-nifestazioni di potere cui lui la sottomette; l’accordo tacito prevede, infatti, che l’invio continuo di regali sia ricambiato con la pie-na libertà di porre domande che soddisfi-no le più rintanate curiosità di Knut, il cui obiettivo, al di là di una possibile attrazione erotica, tra l’altro quasi mai descritta, è la conoscenza profonda e completa dell’altro personaggio. Le riflessioni, dunque, gravi-tano attorno all’idea del potere che può svi-lupparsi tra due individui, con le relative, spesso disastrose, conseguenze dal punto di vista sociale. Diversi aspetti, in questo senso, collegano Cicatriz e la sua protago-nista Sonia a un certo malessere del mondo contemporaneo. Difatti, una possibile con-clusione, magari ancora un po’ superficiale, potrebbe riguardare il ruolo che la ragazza riveste nella società. Assolutamente margi-nale, anonima, l’esistenza di Sonia oscilla tra un lavoro su cui incombe la minaccia del licenziamento, dovuto un po’ al pro-gresso tecnologico, un po’ al clima di crisi economica in cui il romanzo è inserito, e una vita sentimentale che pur con qualche vetta di felicità, si mostra in più occasioni appiattita dalla presenza, invadente ma an-che rassicurante, dello san-chermo. Un disagio sociale che si sviluppa sul grande conflitto reale/virtuale e che alterando il ritmo della vita dei protagonisti, come indica il titolo, li marca in maniera permanente.

Lo stile del libro è asciutto, essenziale, quasi mai ridondante. Sebbene la trama si presti a velleità sensazionalistiche, Sara Mesa elabora una scrittura che invece si

mantiene su efficaci toni di sobrietà, nel pieno controllo di dispositivi stilistici che, di fatto, la annoverano tra i nomi più in-teressanti delle “nuovi voci” della narrativa spagnola.

Un romanzo, dunque, che apre a una riflessione sul mondo in cui viviamo, ma soprattutto sulla relazione che l’individuo ha col mondo circostante e con le persone che vivono in esso, spesso mascherate die-tro lo schermo di un computer, avide di svi-luppare con l’altro rapporti di forza, di di-pendenza, un desiderio di “contrarre” che non può che essere il segnale di una società, quella contemporanea, affetta da un nume-ro crescente di patologie e nevnume-rosi legate ad aspetti che, nella loro totalità, restano an-cora difficili da comprendere.

Tintas. Quaderni di letterature iberiche e iberoamericane, 6 (2016), pp. 147-148. issn: 2240-5437. http://riviste.unimi.it/index.php/tintas

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