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Al servizio del teatro. Edvard Brandes drammaturgo e critico.

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Academic year: 2021

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SOMMARIO

CAP 1

Edvard Brandes (1847-1931) nacque a Copenaghen in una famiglia di commercianti ebrei, fratello minore di quel Georg Brandes che, con le sue conferenze sulle correnti letterarie del XIX sec. e gli scritti successici introdusse in Scandinavia i moderni termini del realismo e del naturalismo. Attorno agli ideali espressi dal fratello Edvard Brandes raccolse un gruppo di intellettuali "Gennembruds mænd" che sostenessero l'apertura della Danimarca alle influenza culturali europee, il superamento del nazionalismo e la libertà di pensiero contro le costrizioni morali e religiose. Edvard Brandes redattore di periodici e fondatore del «Politiken», il quotidiano che si poneva come voce liberale contro la stampa conservatrice che appoggiava la destra di governo. Esponente del radicalismo aristocratico, Edvard Brandes ebbe lunga attività politica; fu parlamentare per la Venstre e poi, quando il partito si spostò su posizioni più conservative, per Det Radikale Venstre e fu ministro delle finanze, tra l'altro negli anni della prima guerra mondiale.

CAP. 2

L'interesse per il teatro fu una costante nella vita di Edvard Brandes che scrisse venti drammi, 13 dei quali vennero messi in scena in Scandinavia per un minimo di 5 a un massimo di 41 repliche (uno dei quali fu rappresentato anche a Parigi e Londra, oltre che tradotto in italiano e russo) e centinaia di articoli teatrali: recensioni a spettacoli messi in scena a Copenaghen e descrizione dell'attività di attori e attrici danesi ed europei. Edvard Brandes aveva uno stile pungente e diretto che non risparmiava critiche a nessuno; fu polemico soprattutto contro la direzione del Teatro Reale, accusata di non rinnovare il repertorio teatrale e non valorizzare il talento degli attori.

cap.3

Sebbene Edvard Brandes non scrisse opere di carattere teorico o programmatico, dai suoi scritti critici si può ricavare un' estetica coerente , perché tutti gli articoli sparsi sono coerenti con i medesimi assunti ideologici. Si possono in particolare estrapolare le tre qualità che Edvard Brandes riteneva necessario un buon dramma possedesse: i personaggi dovevano essere psicologicamente plausibili, l'idea dell'autore doveva essere chiara, e il dramma doveva essere adatto alla messa in scena.

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CAP .4

Edvard Brandes riteneva che il teatro moderno dovesse occuparsi di temi sociali di attualità, esposti in una forma che intrattenesse il pubblico.

CAP. 5

Perché lo spettacolo potesse creare un'illusione di realtà, gli attori avrebbero dovuto abbandonare la recitazione declamata ed introdurre la recitazione parlata. Perché interpretassero correttamente il testo drammaturgico, Edvard Brandes riteneva dovessero possedere una buona formazione culturale e sostenne per questo l'istituzione di una scuola per la formazione degli attori.

CAP. 6

Edvard Brandes, pur sostenendo che lo spettacolo dovesse essere unitario e gli attori dovessero recitare d'assieme, non riteneva che fosse necessaria la figura di un direttore di scena che si occupasse di ogni dettaglio della rappresentazione: per questo motivo criticò le minuziose istruzioni di Bloch che avviava, in Danimarca, una prassi registica. Edvard Brandes aveva ammirato piuttosto i francesi Perrin, che non eccedeva quasi mai in dettagli realistici fini a sé stessi e Montigny, che utilizzava gli oggetti scenici e la direzione degli attori per la creazione un'illusione di realtà.

CAP. 7

Edvard Brandes considerava che gli attori e il critico svolgessero, con mezzi diversi, la stessa funzione di mediazione tra il testo drammaturgico e il pubblico che, come un bambino, doveva essere aiutato a capire; se il pubblico non si dimostrava interessato allo spettacolo in scena la colpa era da attribuire cattiva interpretazione degli attori che non erano capaci di attirare l'attenzione del pubblico e ricreare il sentimento che aveva ispirato l'autore.

PARTE SECONDA CAP. 8

Poiché mancava, in Danimarca, un teatro moderno sul modello di Ibsen e Strindberg, Edvard Brandes, pur non riconoscendosi un grande talento artistico, si

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propose di ispirare i connazionali a fare lo stesso mostrando come fosse possibile rinnovare il repertorio teatrale con l'introduzione di opere di contenuto attuale. CAP. 9

Nei drammi di Edvard Brandes l'attenzione è concentrata attorno a pochi personaggi, dei quali era così possibile un maggiore approfondimento psicologico. Il carattere dei personaggi principali poteva essere mostrata sia dall'esterno, dalle relazioni con gli altri personaggi, sia dall'interno, attraverso lo svelamento di moti dell'animo e pensieri autentici; la giustificazione delle loro azioni era spiegata con caratteristiche psicologiche o delle esperienze vissute.

CAP. 10

Pur sostenendo che l'idea dell'autore dovesse essere immediatamente identificabile, nei propri drammi Edvard Brandes non manifestò esplicitamente le proprie posizioni ideologiche ma lasciò che le idee differenti si confrontassero nei dialoghi dei personaggi così che gli spettatori fossero invitati a prendere una posizione rispetto al conflitto rappresentato argomentando per le ragioni delle proprie opinioni.

CAP. 11

Nonostante Edvard Brandes non ignorasse le esigenze di adattabilità scenica del testo drammaturgico, i suoi drammi non si rivelarono particolarmente adatti alla messa in scena, sia perché in essi spesso prevale il contenuto ideologico sia per la costruzione debole che rendevano i drammi noiosi, come Edvard Brandes stesso riconosceva. La maggior parte dei drammi di Edvard Brandes erano ambientati nel salotto borghese; le indicazioni sceniche sono scarse perché Edvard Brandes riteneva avrebbero reso difficile la lettura dei drammi e non sosteneva fossero indispensabili per la messa in scena.

CAP. 12

Edvard Brandes cercò di scrivere dialoghi che riproducessero reali conversazioni quotidiane per argomenti, lessico e tono. Nei suoi drammi i dialoghi sono costituiti da un rapido scambio di battute brevi, ad eccezione di alcuni passi dove prevalse il contenuto ideologico o l'approfondimento psicologico. La composizione dei drammi di Edvard Brandes, pur guidata da intenzioni di intrattenimento, risultò piuttosto schematica e priva di originalità e tensione. Alcuni drammi si

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distinguono però per una buona organizzazione delle informazioni e degli eventi e riescono a creare una discreta suspance.

CAP. 13

Fra i temi affrontati da Edvard Brandes nei propri drammi, il più ricorrente era l'accusa rivolta alla doppia molare borghese: le vicende dei personaggi descritti mostravano come le stringenti e leggi morali che regolavano la vita di società non avessero alcuna giustificazione logica e rendessero gli uomini infelici. In particolare Edvard Brandes evidenziò le differenze fra la morale sessuale applicata agli uomini e quella utilizzata per giudicare le donne delle quali mostrò la condizione di subordinazione in cui erano costrette per la mancanza di formazione intellettuale e indipendenza economica. Un'altra questione affrontata nei drammi di Edvard Brandes era se fosse possibile migliorare la società per vie politiche o se l'idealismo fosse destinato a soccombere di fronte all'opportunismo e la corruzione degli uomini di potere e se la ricerca dei beni materiali potesse soddisfare l'esistenza degli individui. La critica alla religione si trova nelle osservazioni ironiche rivolte ai personaggi rappresentanti di diversi culti (tanto pastori protestanti quanto il profeta Maometto) e nel fatto che la religione venga mostrata come incompatibile con l'esercizio del libero pensiero.

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