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Recensione a: COSIMO MARCO MAZZONI, Il dono e` il dramma, Milano, Bompiani, 2016,

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00231282 5 00 00 02 31 28 23 COMITATO DI DIREZIONE ISSN 0035-6093

ANNO LXIV- N. 5 PUBBLICAZIONE BIMESTRALE

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COSIMO MARCO MAZZONI, Il dono e` il dramma, Milano, Bompiani, 2016,

p. 292.

Dare e riceve doni fa parte della nostra esperienza quotidiana; allieta, gratifica, promuove relazioni piu` intense, e` manifestazione di generosita` e di solidarieta`. Il dono ha pero` un suo lato oscuro, che spesso rimane in ombra. Il dono puo` far male alla mente, al corpo, al patrimonio, puo` essere distruttivo, puo` sancire diseguaglianze e dispotismi. Il tema affron-tato in questa prospettiva e` meno frequenaffron-tato, per chi voglia riflettere sulla complessa pratica del dono, abbiamo pero` qui un passaggio essenziale. Con questo volume Cosimo M. Mazzoni propone ai lettori un vero e proprio catalogo dei doni malefici: vi sono doni che sono immediatamente dannosi, simboleggiati dalla proverbiale mela avvelenata, ovvero doni inutili, e quello che e` inutile e` sovente dannoso. L’inedita prospettiva coltivata sagacemente dall’Autore non e` pero` unicamente concentrata sul dono come veicolo di maleficio. Mazzoni coglie l’ambiguita` del dono, eventualmente legato ad un conflitto, che si deve in qualche modo risolvere. Ecco il dram-ma a cui allude il titolo dell’opera. E` la tragedia che si scatena per effetto del dono. Non a caso in copertina campeggia il piu` noto dono distruttivo della storia, il cavallo di Troia, illustrato in un celebre dipinto di Giandomenico Tiepolo, ma le altre immagini che impreziosiscono il volume raccontano come gli artisti di ogni epoca siano stati sensibili al tema.

Per il lettore appassionato di antropologia, storia delle idee e delle istituzioni, critica culturale e sociale, letteratura, filosofia, sociologia, questo libro e` una vera miniera di citazioni e di riferimenti. Per trattare il tema, Mazzoni, giurista poliedrico e raffinato, attinge ad un repertorio vastissimo di fonti, da Omero a Starobinski, da Tocqueville a Foucault, a Strathern e a Sennet, con scorribande tra i filosofi antichi, i Padri della Chiesa, e i teorici del creative capitalism. L’erudizione che traspare e` pero` al servizio del letto-re. Il libro rimane vivace, scorrevole, e piacevole alla lettura, lungo tutto l’itinerario intellettuale ben scandito che l’autore percorre.

Nei primi due capitoli, l’opera tratta i temi legati alla gratuita` e allo scambio. Si tratta di due vocaboli che, all’apparenza, segnano poli opposti del discorso. L’autore pero` dissente, sa bene che la gratuita` puo` essere l’involucro dell’atto di scambio, secondo la celeberrima diagnosi di Mauss. Lo scambio di doni, in particolare, lascia intravvedere un calcolo, una

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contabilita`, talvolta solo mentale, che si impone, e che conduce alla reci-procita`. D’altra parte il dono e` frequentemente promotore o complemento dello scambio. Quanti omaggi ai clienti nei negozi! E non e` mai capitato di far un dono al medico, che pure abbiamo pagato profumatamente? E` dunque necessario il dono per estinguere certi debiti.

Esiste in effetti tuttora un’economia non monetaria, retta da regole forse piu` complesse e difficili da afferrare di quelle che governano i mer-cati monetari. Intrigante, a questo proposito, la riflessione dell’autore sul dono di denaro alle persone piu` prossime, ai membri della famiglia o ai parenti stretti, dono che e` invece altrimenti interdetto, essendo ritenuto volgare. Naturalmente, fa storia a se´ quel particolare tipo di dono, che e` l’elemosina e oggi la beneficenza per promuovere la ricerca, le piu` varie cause civili, etc., cui l’autore dedica pagine profonde e illuminanti nel terzo capitolo del volume.

Il linguaggio segnala che ‘gratuito’ assume accezioni ulteriori, rispetto alla semplice assenza di corrispettivo. Si tratta di espressioni meritevoli di attenzione, di indagine critica. Gratuito, vale a dire senza valore: quanto e` gratuito sembra valer nulla. Le tasse universitarie a zero? Al contrario, alziamole, come raccomandano alcuni economisti, cosı` gli studenti e le loro famiglie si renderanno conto del valore della prestazione dell’univer-sita`. Oppure, gratuito e` cio` che ha valore, ma e` fuori mercato. Pensiamo al dono di organi da persona vivente, perche´ invece la donazione di organi post mortem solleva altri problemi, in quanto non gratifica di certo il donante, come ricorda l’Autore nel capitolo quarto, prima di tracciare le proprie conclusioni.

L’equazione atto gratuito = atto privo di utilita` = atto disinteressato = atto al limite della follia, che e` illustrata nel volume, puo` sembrare para-dossale, ma non per questo e` meno vera. Quando diciamo che un certo atto e` gratuito, possiamo intendere la proposizione in due sensi comple-tamente diversi.

E` gratuito quel gesto nobile, disinteressato. La gratuita` che connota il dono assume in questa chiave valore positivo. Ma vi e` il rovescio della medaglia. Si parla di gesto gratuito rispetto al gesto compiuto per puro sprezzo, per pura attrazione verso la cosa in se´. Un insulto gratuito, come sappiamo, ferisce piu` di quello dettato da una motivazione comprensibile e sostanziosa. Un omicidio ‘gratuito’ sara` colpito dall’aggravante dei futili motivi.

Esaminando la genealogia del dono e della gratuita`, si colgono vari fenomeni – tutti sulla traccia di una antropologia negativa.

Ecco il dono dispotico, che non pretende di essere contraccambiato,

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ma che manifesta schiacciante superiorita`. Ecco l’elemosina, che salva l’anima, ma puo` ferire, manifestando pura indifferenza. D’altra parte, l’ambiguita` del dono, in quanto gesto senza contropartita, gratuito, riguar-da non solo il donante, ma anche il donatario, colui che riceve il dono, come Nietzsche aveva gia` compreso (p. 61).

La linea di attacco piu` diretta per smentire l’idea del dono come gesto gratuito (nel primo significato del termine) consiste nel sostenere che il dono e`, in realta`, normalmente, fisiologicamente interessato, ed e` bene che sia cosı`. Dopo tutto, come ricorda Mazzoni, la societa` che vive di commercio e non di doni reciproci, e` una societa` libera, e la liberta` e` data proprio dalle regole del mercato (p. 79). Il dono pone allora problemi da questo punto di vista. Infatti, e` la testimonianza di una societa` diseguale, perche´ il donante e il donatario non sono normalmente su un piede di parita`.

Nell’insistere sulla gratuita`, intesa come assenza di contropartita, il diritto sottoscrive ad un punto di vista ingenuo, che deve quindi moderare, ammettendo che alcune donazioni abbiano carattere remuneratorio. Tut-tavia, il ricambiare non e` restituire, e tra i gesti piu` goffi e inappropriati vi e` il tentativo di ricambiare il dono troppo presto, per non essere in alcun modo in debito. Pensiamo al conoscente che, invitato a cena, si affanna per far subito sapere che ricambiera` ‘al piu` presto’.

Il dono alimenta il legame sociale? Qui il tema e` po’ quello dell’uovo e della gallina. Nel trattare il tema, Mazzoni prende posizione sul movimen-to antiutilitarista, che ha propugnamovimen-to un’economia del dono, e l’ha propo-sta come paradigma opposto e alternativo a quello dello scambio. Per ragioni evidenti, dopo quello che emerge in sede di analisi della nozione di gratuita`, l’autore e` scettico, ha riserve. Dopo tutto, anche il legame sociale si paga, sebbene non in denaro (p. 126). E` quindi dubbia la cre-dibilita` di certe indagini storiche sull’economia del dono, che non reggono alla prova dell’approfondimento, come ha notato a suo tempo il compian-to Paolo Prodi.

Esiste, comunque, nell’ occidente un imponente tradizione rivolta alla beneficenza, che risale alle fonti piu` antiche, e che non fa molto uso del linguaggio corrente, legato alle nozioni di solidarieta`, di liberalita`. Il volu-me presenta subito il paradosso: per quanto il povero sia al centro del pensiero cristiano, in realta` l’esaltazione teologica del povero (p. 148) non ha mai corrisposto all’alleggerimento della posizione degli indigenti. Fare doni, come ricorda Mazzoni sulla scia di McGoey, e` un modo per mante-nere i privilegi: ecco nuovamente il dramma del dono (p. 183). Il tema ci interpella tuttora, non solo in relazione alla poverta` come perdurante problema sociale delle societa` avanzate, ma anche su scala globale, se

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poniamo attenzione agli ‘aiuti internazionali’. La beneficenza, secondo l’autore, e` soprattutto uno stimolo a sentimenti non spontanei, e sembra rispecchiare – in un registro piu` basso – una vera e propria ideologia del dono, che nella versione piu` elevata appare sacralizzata nell’ideale di sa-crificio, e in particolare di sacrificio del figlio di Dio.

Il libro riannoda tanti fili che ci legano al passato. Anche in una societa` come la nostra, in cui il mercato opera a 360 gradi, molti di questi fili tuttora reggono. Il tema del dono ci parla di essi, e parte del lato oscuro del dono e` proprio legato alla disuguaglianza, sovrana nei rapporti legati al dono nel passato. Nell’economia attuale, il contratto di scambio e` pero` a sua volta diventato piuttosto diseguale. Il mercato come spazio di liberta` si e` molto ridotto. L’invenzione del diritto antitrust e l’elaborazione della disciplina a tutela dei consumatori ne sono la piu` chiara testimonianza. Il futuro, nella diagnosi di Mazzoni, lascera` spazio al dono, e all’ombra lunga che lo accompagna. Rimane un ultimo dubbio: tu questo libro me l’hai donato, avevi forse qualche secondo fine? [MICHELEGRAZIADEI]

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