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Academic year: 2021

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Presentazione

È ormai da molto tempo che si svolge il dibattito sulla congruenza del termine Medioevo e sui suoi riferimenti cronologici e spaziali e c’è da attendersi che la discussione si protragga ancora a lungo. Può essere quindi utile richiamare in sintesi i termini di quel dibattito.

Designare un periodo come un’età di mezzo implica chiaramente una valutazione negativa. Chi cominciò a considerare i secoli compresi tra il V e il XV d.C. come un millenario intervallo, come un’epoca di decadenza tra due di prosperità, evidentemente pensava di esserne uscito, come da un lungo tunnel finalmente lasciato alle spalle. A giudicarlo negativo e concluso furono dapprima gli ambienti umanistici che, riscoprendo i valori della cultura ellenistica e romana e i loro modelli estetici e speculativi,

disprezzavano l’epoca in cui si erano abbandonati, ignorati o respinti. Nel XVI secolo furono poi le polemiche, i contrasti e i dibattiti in merito alla Riforma a far percepire in negativo il millennio precedente e a diffondere l’attribuzione a quel periodo di significati di decadenza e di degenerazione. Infine la contemporanea propagazione dell’egemonia europea verso gli altri continenti portò a un’apertura di orizzonti che si contrapponeva nettamente

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_____________________________________________________________________ all’angustia e l’atrofia del millennio precedente, che appariva così ormai definitivamente superato e lontano. Finché nel Seicento si adottò e in seguito si generalizzò l’uso di chiamarlo media aetas, medioevo.

Ma il tempo che intercorre tra l’antichità e l’età moderna fu davvero così nefasto, cosi "buio" per tutti i popoli e ad ogni latitudine da giustificare l’uso generalizzato di una denominazione che ne implica un ripudio? Se per gli umanisti italiani e i riformisti protestanti poteva anche avere un senso dare un nome negativo ad un periodo di effettivo degrado dei loro riferimenti ideali e di innegabile recessione generale nei territori un tempo governati dall’Impero Romano, che significato avrebbe adottare lo stesso giudizio negativo da parte di altri soggetti e di popoli di altre aree? Anche rimanendo in Europa basterebbe spostarsi verso il centro-nord presso i popoli germanici o scandinavi per rendersi conto che per quelle genti e culture il cosiddetto medioevo corrisponde ad un periodo di affermazione e non di decadenza. Se poi si abbandona il nostro continente e ci si inoltra nel mondo islamico o in quello ancora più orientale ogni correlazione tra quel millennio e un’età di mezzo scompare. È davvero fuorviante e irrispettoso ad esempio parlare di “Medioevo nipponico”. Quindi, se il Medioevo dovesse corrispondere davvero al suo significato letterale ed al suo concetto originario di decadenza, varrebbe a comprendere vicende e ambiti molto circoscritti, non solo eurocentrici, ma addirittura quasi soltanto perimediterranei.

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Si deve dunque eliminare il suo nome, per poter avvicinare quelle visioni ampie e globali che la storia delle civiltà esigerebbe? Anche volendolo, al momento sarebbe impossibile, poiché l’uso e l’egemonia culturale europea ne hanno ormai fatto una definizione incancellabile. Occorre tuttavia essere consapevoli dei limiti di questa denominazione e ricordare che di punti di vista ce ne sono molti altri legati ad altri popoli, ad altre culture ed evoluzioni. Così come la definizione di Medioevo, anche la sua suddivisione in sottoperiodi è frutto di una convenzione e c’è da essere certi che prima o poi anch’essi muteranno.

Intanto però è nostro dovere cercare di studiarli negli innumerevoli aspetti che per mille anni caratterizzarono le vicende di tante generazioni.

Rolando Dondarini Presidente del M.Ae.S.

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