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Academic year: 2021

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Editoriale

3 Cross Vol.6 N°3 (2020) - DOI: http://dx.doi.org/10.13130/cross-14726

QUESTO NUMERO

Tempi di ricorrenze. Questo numero della “Rivista” si cimenta con due anniversari di grande valore simbolico per i temi che costituiscono la ragione sociale del nostro impegno accademico e civile. Il primo è il ventennale della Convenzione di Palermo contro il crimine organizzato transnazionale. Sull’importanza di quell’ormai lontano appuntamento delle Nazioni Unite nel 2000 la “Rivista” è intervenuta diffusamente (si vedano i n. 2 e n.4 del 2019). Ma non solo. Lo scorso ottobre Vienna ha ospitato la decima conferenza delle Parti della Convenzione, in cui è stata adottata la cosiddetta “Risoluzione Falcone”. In quell’occasione confronti e dibattiti hanno visto ospiti diversi componenti del comitato di redazione e del comitato editoriale della “Rivista”. Il 23 novembre, infine, l’Università degli Studi di Milano ha ospitato, a coronamento della recente sessione del gruppo “Crime and Social Control” di Leru (la Lega europea delle università di ricerca), una lectio su prospettive e problemi di attuazione della Convenzione tenuta da Antonio Balsamo, consigliere giuridico della ambasciata italiana presso le Nazioni Unite di Vienna. Ed è appunto un saggio di Balsamo, rielaborazione di quella lectio, ad aprire il numero, disegnando i necessari sviluppi della Convenzione, di cui sempre più, come avverte l’autore, si sente la necessità di promuovere anche la seconda gamba, quella educativa e culturale. Il secondo anniversario è il quarantennale del 1980. Annus horribilis, lo si è definito nel tempo. Almeno per la società italiana. Iniziò il 6 gennaio con l’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Sicilia, rivelando il senso di onnipotenza che si andava impadronendo di Cosa Nostra, allora - secondo la Corte di Cassazione - confidente negli stabili aiuti di Giulio Andreotti; passò per l’aereo di Ustica e la strage della stazione di Bologna e l’assassinio del procuratore Gaetano Costa di nuovo a Palermo; e finì con l’assalto della camorra ai lavori di ricostruzione dopo il terremoto irpino del 23 novembre. Mariele Merlati ricompone il senso generale di quell’anno esplorando retrospettivamente i differenti versanti su cui si registrò l’attacco al principio di legalità in un impressionante crogiuolo di convergenze, anche nell’ambito delle singole vicende richiamate.

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Editoriale

4 Cross Vol.6 N°3 (2020) - DOI: http://dx.doi.org/10.13130/cross-14726

La “Rivista” ospita poi i primi risultati di una ricerca di Patrizio Lodetti e Martina Panzarasa sulla presenza della ‘ndrangheta nel cosiddetto “quadrilatero padano”, ossia nelle quattro province - Mantova, Cremona, Piacenza e Reggio Emilia - che dall’Emilia e dalla Lombardia danno sul fiume Po, finendo per costituire un’area particolarmente ospitale per i clan che vengono da Cutro, anche se non solo da Cutro. La ricerca mette in luce le insospettabili contiguità culturali tra segmenti dell’imprenditoria autoctona e l’imprenditoria calabrese, e anche - ricorrendo a una modello di analisi econometrica - l’effetto di sostituzione giocato dall’imprenditoria esterna nei confronti dell’imprenditoria autoctona.

Sempre a proposito di sostituzione il successivo saggio di Ilaria Meli analizza i processi di inserimento di interessi mafiosi e criminali nello sport dilettantistico romano e, parallelamente, nelle attività derivate dal grande sport professionistico, segnatamente in quelle orbitanti intorno alla curva della Lazio. Attraverso uno studio di caso sull’uccisione nell’estate 2019 del capo degli ultrà laziali Fabrizio Piscitelli, soprannominato “Diabolik”, l’autrice risale a un quadro di dinamiche criminali di alto livello che da tempo congiungono tifo, criminalità ed estremismo politico di destra, cacciando dalla curva il tifo organizzato “di una volta”.

Chiude la sezione “Storia e memoria”, curata in questo numero da Federica Cabras. Al centro sta una storia quasi dimenticata dei primissimi anni settanta. Si tratta del cosiddetto caso Rimi, dal nome di Natale Rimi, figlio del grande boss trapanese Vincenzo Rimi, per i cui problemi giudiziari si mossero, come documentato dagli atti della Commissione parlamentare antimafia, ministri e sottosegretari. Natale Rimi fu infatti il grimaldello usato da Cosa Nostra per entrare nelle istituzioni romane dalla porta principale, grazie alla assunzione illegale dello stesso Rimi alla neonata Regione Lazio in una posizione di controllo su tutti gli enti locali della regione. Chi pensa che la mafia non abbia strategie e che ogni suo movimento dipenda da combinazioni di casi o dalla repressione dello Stato potrà ricredersi.

Buona lettura e buon Natale a tutti. Il numero 4 del 2020 uscirà agli inizi del prossimo anno.

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