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Sviluppo e sostenibilità turistica - Gli impatti del turismo sulla comunità locale

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Academic year: 2021

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Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex

D.M. 270/2004)

in Sviluppo Interculturale dei Sistemi Turistici

Tesi di Laurea

Sviluppo e sostenibilità turistica

Gli impatti del turismo sulla comunità locale

Relatore

Ch. Prof. Stefano Campostrini

Laureando

Silvia Vesentini

Matricola 987659

Anno Accademico

2014 / 2015

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Indice Generale

Introduzione - 1 -

Parte I – Ricerca bibliografica: alcuni riferimenti teorici - 5 - 1.1 La definizione di turismo e di sostenibilità turistica - 5 - 1.2 Impatti turistici e gestione ottimale delle risorse - 13 - 1.3 La misurazione degli impatti e gli indicatori turistici - 19 -

1.4 Gli impatti sociali del turismo - 23 -

1.4.1 La Dimensione Estrinseca - 26 -

1.4.2 La Dimensione Intrinseca - 30 -

1.4.3 Sintesi - 31 -

1.5 Gli impatti economici del turismo - 33 -

1.5.1 Le caratteristiche economiche dell’industria turistica - 34 -

1.5.2 I costi economici del turismo - 36 -

1.6 Gli impatti fisici/ambientali del turismo - 39 -

1.6.1 Sintesi - 41 -

Parte II - Case Study - 43 -

2.1 Il turismo in Liguria e nel Golfo del Tigullio - 43 - 2.1.1 I flussi turistici in Liguria e l’andamento negli anni - 44 -

2.1.2 Identikit del turista in Liguria - 48 -

2.1.3 L’impatto economico del turismo in Liguria - 51 - 2.2 La ricerca svolta sul territorio: il Golfo del Tigullio - 53 -

2.2.1Il Golfo del Tigullio - 53 -

2.2.2 Questionnaire Development - 54 -

2.2.3 Campionamento e somministrazione del questionario - 55 -

2.2.4 Principali risultati - 57 -

2.2.4 Ulteriori risultati importanti - 69 -

Parte III - Conclusioni - 75 -

3.1 Riflessioni critiche e implicazioni future - 75 -

Appendice - 85 -

Questionario somministrato alla comunità locale - 85 -

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- 1 -

Introduzione

Negli anni, l’industria turistica ha registrato un costante incremento e una continua diversificazione sino a diventare uno dei settori economici in più rapida crescita del mondo: una chiave per il progresso socio-economico.

Il turismo del XXI secolo è strettamente legato allo sviluppo e comprende un numero crescente di nuove destinazioni.

Al giorno d’oggi, il volume di business del turismo, è uguale e in alcuni casi superiore, a quello dell’esportazione di petrolio, alimenti e automobili. L’industria turistica è una delle più attive nel commercio internazionale e, allo stesso tempo, rappresenta una delle principali risorse di guadagno per molti paesi in via di sviluppo. Questa crescita va di pari passo con una crescente diversificazione e competizione tra le destinazioni stesse.

Il globale espandersi del turismo negli stati industrializzati e sviluppati ha creato benefici economici e occupazionali anche in altri settori correlati, dal settore edile all’agricoltura o, per esempio, al settore delle telecomunicazioni.

Figura 1.1: Why Tourism Matters Fonte: unwto.org

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Purtroppo però, se da una parte sono stati numerosi i benefici riscontrati grazie all’incremento dell’industria turistica, di recente si stanno evidenziando diversi impatti negativi che hanno influito e influiscono direttamente sulla popolazione locale, sull’ambiente fisico/naturale e sull’economia. Nelle discipline che studiano il turismo si fa riferimento a tre principali tipi di impatti: economici, fisici/ambientali e sociali e comprendono tutti gli aspetti, positivi e negativi, che in qualche modo hanno creato e stanno creando problemi e opportunità di grande entità. Si pensi ad esempio a luoghi che in poco tempo hanno visto il proprio movimento turistico raddoppiare o addirittura triplicare senza essere pronti alla ricezione e alla gestione di flussi di grande entità: da una parte l’impatto sulla popolazione locale che vede il proprio territorio ‘invaso’ da persone con culture spesso totalmente opposte o comunque molto differenti, la relazione sociale con i turisti che talvolta non hanno rispetto per i luoghi di vacanza, la nascita e creazione di negozi specializzati per i turisti, le grande catene alberghiere. Si pensi a tutte le località che, soggette alla moda hanno profondamente cambiato la propria morfologia (anche territoriale) per ospitare il turismo e poi, passato il momento sono rimaste fantasmi di posti ‘che un tempo erano famosi’. Si pensi a tutti i luoghi in cui sono stati costruiti alberghi a danno di interi ecosistemi, alle conseguenze che può provocare il passaggio di una nave da crociera troppo vicino alla costa.

Se quindi da una parte i benefici portati dal turismo sono evidenti e sotto agli occhi di tutti, sempre di più ricercatori e studiosi hanno iniziato a interessarsi anche dei problemi che una cattiva gestione turistica può portare e poi lasciare dietro di sé. Si è giunti quindi a dover pensare e declinare approcci legati alla sostenibilità anche all’ ambito turistico: programmazione sostenibile, sviluppo sostenibile, educazione alla sostenibilità…pensare oggi a quello che non vorremmo succedesse

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domani. Sostenibilità quindi economica, ambientale ma anche e soprattutto sociale.

Ed è proprio questo l’oggetto della presente ricerca: misurare l’impatto che il turismo può avere su una comunità locale cercando di studiarne anche gli eventuali riflessi sulla percezione degli impatti economici e ambientali. È infatti importante e fondamentale che l’integrazione del turista con la comunità locale sia spontanea e naturale, e che proprio dai residenti parta la trasmissione per la cura del territorio e il suo mantenimento nel futuro.

Il lavoro si sviluppa su tre parti: la prima è una rassegna bibliografica sulla situazione attuale dello studio degli impatti turistici con approfondimento sugli aspetti della sostenibilità turistica.

La seconda parte è concentrata sull’indagine sul campo con spiegazione dettagliata della metodologia di lavoro e ricerca andando quindi a introdurre la terza ed ultima parte che riporta i principali risultati trovati e alcune riflessioni.

Come ambiti territoriali da sottoporre a indagine sono stati scelti i comuni del Golfo del Tigullio ligure. Il Tigullio ligure è una zona della riviera di levante ligure formata dai comuni di Portofino, Santa Margherita Ligure, Rapallo, Zoagli, Chiavari, Lavagna, Sestri Levante. Tutte queste località sono accomunate da una grande tradizione turistica che risale ai primi anni del ‘900, quando il nome di Portofino ha reso celebre la Liguria in tutto il mondo.

Il turismo della Liguria e quindi del Tigullio è fortemente stagionale e strettamente connesso al fenomeno delle seconde case: a livello storico infatti il primo e principale flusso era dato da chi, residente in città (Milano, Torino) sceglieva di acquistare una casa in Liguria dove passare i week end e la stagione estiva.

Se però Genova può contare su una serie di risorse aggiuntive per la propria economia locale - si pensi ad esempio al porto - i piccoli comuni

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basano invece gran parte della propria economia sul turismo: un turismo che come vedremo è in costante calo e sempre più stagionale basato sul ‘mordi e fuggi’, situazione che sta provocando sofferenza nelle rispettive comunità locali.

Insieme alla possibilità di reperimento dei dati e all’accesso diretto alle fonti, questi sono stati i principali motivi che hanno portato a scegliere la Liguria come campo d’indagine.

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- 5 -

Parte I – Ricerca bibliografica: alcuni riferimenti teorici

1.1 La definizione di turismo e di sostenibilità turistica

Ricercando la definizione della parola turismo su un dizionario della lingua italiana, è possibile trovare la seguente: ‘Turismo è il complesso delle manifestazioni e delle organizzazioni relative a viaggi e soggiorni compiuti a scopo ricreativo o di istruzione’1. Relativamente a questa definizione è data anche quella di turista indicato come ‘Un viaggiatore non mosso da motivi utilitari, bensì da scopi di svago o da interessi d’ordine culturale nei confronti dei luoghi visitati’.

L’apporto del turismo al benessere economico comune ha quindi uno stretto legame con la qualità dell’offerta turistica e la sua progettazione. Per poter pianificare e progettare in ambito turistico è oggi richiesta la necessaria consapevolezza che le risorse disponibili presenti sul territorio debbano essere gestite in modo da mantenerle fruibili anche per le generazioni future.

‘Le dinamiche emergenti dal lato della domanda e dell’organizzazione dell’offerta rafforzano l’idea che la competitività di lungo periodo di una destinazione turistica rispetto ad altre concorrenti sia garantita dal fatto che l’intero sistema venga gestito in una logica di sostenibilità.’2

Ma cosa si intende per sostenibilità e, nello specifico, sostenibilità turistica?

Non è possibile riferirsi alla sostenibilità turistica senza fare prima un breve accenno allo sviluppo sostenibile del territorio e dell’ambiente, tema che negli ultimi decenni è entrato di prepotenza tra le questioni più delicate e prioritarie in tutto ciò che riguarda lo sviluppo e la crescita intesa in senso economico e culturale.

1 G. Devoto, G.C. Oli, Dizionario della lingua italiana, Firenze, Ed. Le Monnier, 1971, p. 2578.

2 P. Costa, La sostenibilità e il turismo, in Politica economica del turismo, a cura di P. Costa, M. Manente, M.G. Furlan, Milano, Touring Club Editore, 2001, p. 121.

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‘Del concetto di sviluppo sostenibile si parla sempre più spesso, sia a livello scientifico che divulgativo, tanto da essere considerato, da taluni, l’ultima moda in fatto di teorie dello sviluppo economico. Anche se non possiede ancora un corpo teorico ben solido, non sono pochi a ritenere che la nozione di sviluppo sostenibile possa costituire una svolta radicale nel modo di concepire la società e il suo sviluppo e un serio tentativo di conciliare due obiettivi storicamente antitetici e apparentemente incompatibili: lo sviluppo economico, da una parte, e la conservazione dell’ambiente dall’altra.’3

La prima e più condivisa definizione di sviluppo sostenibile venne rilasciata dalla WCED (World Commission on Environment and

Development) in occasione della pubblicazione nel 1987 del

documento Our Common Future, conosciuto anche come Rapporto Brundtland: lo sviluppo sostenibile viene indicato come ‘lo sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.’4

Dal rilascio del Rapporto Brundtland, sono state numerose le iniziative intraprese nel tentativo di stabilire i canoni e le regole che promuovessero e seguissero il paradigma di sviluppo sostenibile sino ad arrivare al 1992, anno in cui ottenne la legittimazione ufficiale al Summit

della Terra tenutosi a Rio de Janeiro. In quell’occasione, cui

parteciparono 176 governi e più di ventimila delegati, vennero elaborati documenti di estrema importanza: la Dichiarazione di Rio, sottoscritta da 183 stati e l’Agenda 21, contenente il panorama dei problemi da affrontare e delle azioni da compiere per avviarli a soluzione nel XXI secolo.

3 C. Cencini, Lo sviluppo sostenibile a scala locale: considerazioni teoriche e

metodologiche, in Lo sviluppo sostenibile a scala regionale. Quaderno metodologico,

a cura di B. Menegatti, Bologna, Ed. Patron, 1999, p. 34. 4 WCED, Our Common Future, 1987

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Terza tappa fondamentale nel processo di riconoscimento della necessità di pensare allo sviluppo in accezione sostenibile, fu la III

Conferenza ‘Ambiente e Sviluppo’ tenutasi a Johannesburg nel 2002.

‘Lo sviluppo sostenibile così precisato recupera la dimensione ambientale, solitamente sottaciuta nelle analisi socio-economiche, la affianca alle altre due dimensioni dello sviluppo: quella economica e quella sociale declinandole verso nuovi obiettivi’.5

La sostenibilità economica intesa come la capacità delle imprese di generare prosperità per la società senza danneggiare l’ecosistema e impoverire il patrimonio naturale. Sostenibilità sociale con intento di portare avanti l’equità sociale (tra le generazioni attuali e quelle future) e il rispetto dei diritti umani fondamentali. Sostenibilità ambientale attenta a promuovere una maggior consapevolezza e responsabilità verso il patrimonio naturale nel rispetto della sua integrità.

In un contesto del genere, in cui lo sviluppo entra in sinergia con l’ambiente e il suo mantenimento, ogni settore economico ha cercato di adattare il proprio piano di crescita osservando i principi enunciati fino ad ora.

Considerato il turismo come una delle economie più in crescita e riconoscendone lo stretto legame con l’ambiente in cui opera, si è reso quindi necessario adattare i paradigmi della sostenibilità anche in questo settore.

Il concetto di sostenibilità turistica, venne presentato per la prima volta in occasione della I Conferenza mondiale sul turismo sostenibile tenutasi a Lanzarote nel 1995. Fu in quella circostanza che venne redatta la ‘Carta per il Turismo Sostenibile’ (conosciuta poi anche come Carta di Lanzarote), il primo documento ufficiale creato per stabilire le regole e i principi del turismo sostenibile. Riconoscendo il turismo come

5 P. Romei, Sviluppo Turistico sostenibile: le politiche internazionali ed europee, in Turismo

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fondamentale mezzo di sviluppo per l’economia locale di una destinazione (‘Consapevoli che il turismo è un fenomeno mondiale e un elemento importante per lo sviluppo socio-economico di molti paesi, e che tocca le più alte e profonde aspirazioni della gente’) se ne sottolinea anche il suo essere possibile causa di impatti negativi pericolosi per l’ambiente e il territorio (‘causa del degrado ambientale e della perdita di identità locali, deve essere affrontato con un approccio globale’)6.

Nel 1996 il Word Travel and Tourism Council (WTTC), l’ International Hotel

and Restaurant Association insieme con l’Earth Council, promossero un

piano d’azione chiamato Agenda 21 for the Travel & Tourism Industry:

Towards Environmentally Sustainable Development. Scopo dell’iniziativa

era quello di sviluppare una pianificazione effettiva per massimizzare la qualità ambientale e i benefici economici del settore Travel&Tourism, cercando al contempo di minimizzare gli impatti. Perno di questa riflessione la constatazione che l’industria turistica necessiti di svilupparsi in armonia con il territorio e le risorse ambientali proprio perché su di queste basa la sua stessa esistenza mantenendo un occhio di riguardo al concetto che il turismo possa e debba essere mezzo di promozione e sviluppo delle realtà e delle economie locali in cui opera.

Un altro tassello nella definizione di sostenibilità turistica venne messo nel 1997 in occasione della Conferenza Internazionale di Berlino su

‘Biodiversità e turismo’. Dalla conferenza nacque la Dichiarazione di Berlino, documento in cui si riconosceva come un ambiente sano e un

bel paesaggio possano costituire le basi per uno sviluppo durevole delle attività turistiche. Nella stessa dichiarazione si raccomandava alle realtà operanti nel settore turistico di adottare i criteri di sostenibilità nelle sue accezioni sociale e culturale, ambientale ed economica.

6 Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile, Carta per un turismo sostenibile, Lanzarote, 27-28 aprile 1995.

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Questo iter portò alla formalizzazione di una definizione condivisa di turismo sostenibile:

“Lo sviluppo turistico sostenibile è capace di soddisfare le esigenze dei turisti di oggi e delle regioni ospitanti, prevedendo e accrescendo le opportunità per il futuro. Tutte le risorse dovrebbero essere gestite in modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali, la diversità e i sistemi biologici.”7

Sulla base di quest’ampia definizione sono state individuati almeno tre punti essenziali sui quali impostare le politiche di sviluppo turistico sostenibile:

1. La necessità, fondata sulla lungimiranza, di conservare al meglio le attuali risorse naturali, storiche, culturali, non soltanto per i benefici diretti che portano alle località turistiche ma anche per garantire loro un adeguato sviluppo turistico nel prossimo futuro; 2. La necessità di tutelare e migliorare la qualità ambientale

complessiva delle aree turistiche per mantenere alto il livello di attrattività turistica per le generazioni attuali e per quelle future (tanto per i residenti, quanto per i turisti), nella consapevolezza che turismo e ambiente sono strettamente interdipendenti;

3. La necessità di pianificare e gestire lo sviluppo turistico in maniera tale da non creare diseconomie ambientali e/o socio-culturali nelle aree turistiche, distribuendo i benefici economici derivanti dalle attività turistiche soprattutto in ambito locale (impiego di manodopera locale, sviluppo dell’indotto produttivo legato all’attività turistica).8

7 UNWTO, 1998.

8 P. Romei, Sviluppo Turistico sostenibile: le politiche internazionali ed europee, in Turismo

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Con il passare degli anni è stata posta sempre più attenzione al tema del turismo sostenibile, riconoscendo nell’industria turistica una crescita tale da non poter passare inosservata per un tema tanto sensibile e prioritario.

Recentemente l’UNWTO (World Tourism Organisation) ha divulgato importanti documenti stabilendo le definizioni e le linee-guida fondamentali entro le quali muoversi.

In Making Tourism more Sustainable sono delineate le sinergie tra sostenibilità economica sociale ambientale necessarie per: usare in maniera ottimale le risorse naturali che rappresentano l’elemento chiave dello sviluppo turistico, senza introdurre alterazioni nei processi ecologici essenziali (conservazione delle risorse naturali e biodiversità); rispettare l’autenticità e la diversità socio-culturale delle comunità ospitanti, conservando la loro eredità culturale e il loro patrimonio architettonico, contribuendo alla tolleranza e alla comprensione fra popoli; assicurare la validità delle attività economiche nel lungo periodo, con ricadute dei benefici socio-economici sull’intera comunità.

In 12 Aims for Sustainable Tourism sono concretamente individuati 12 obiettivi da raggiungere per rendere effettivamente operativa la sostenibilità dello sviluppo turistico sul piano economico, sociale e ambientale (Fig. 1.2). Questi sono: Resource Efficiency, Environmental Purity, Economic Viability, Local Prosperity, Employment Quality, Social Equity, Visitor Fullfillment, Local Control, Community Wellbeing, Cultural Richness, Physical Integrity, Biological Diversity.

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Figura 1.2: Gli obiettivi del turismo sostenibile nelle tre dimensioni della sostenibilità. Fonte: UNEP; UNWTO, 2005

Nella persecuzione degli obiettivi, l’intento sarebbe quello di arrivare a una situazione virtuosa in cui il benessere dei cittadini si sviluppi in perfetta armonia con il benessere dei visitatori, il benessere economico e la conservazione dell’ambiente e delle risorse naturali: ‘un turismo che si faccia davvero carico degli impatti presenti e futuri sull’ambiente, sull’economia e sulla società’9.

Per poter raggiungere lo scopo, si pone necessario un forte coordinamento tra gli attori operanti nel settore turistico, nonché di una serie di strumenti. L’ UNWTO li ha delineati e raggruppati in cinque tipologie:

1. Indicatori statistici adeguati per conoscere lo stato dell’ambiente, per misurare e controllare l’andamento degli impatti provocati dalle attività turistiche sul territorio;

2. Strumenti legislativi efficaci, di comando e di controllo; 3. Strumenti economici, in particolare finanziari;

4. Strumenti volontari, come le certificazioni ambientali e di qualità;

9 P. Romei, Sviluppo Turistico sostenibile: le politiche internazionali ed europee, in Turismo

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5. Strumenti di supporto, con i quali le istituzioni governative possano indirizzare e aiutare le imprese turistiche ad un uso più sostenibile del territorio e delle sue risorse.

Sul piano teorico è stata quindi sviluppata un’ampia bibliografia con indicazioni pratiche per riuscire nell’intento di rendere il turismo sinonimo di virtuosismo in materia di sostenibilità in una prospettiva di mantenimento delle risorse per le generazioni future.

Nel contesto turistico di antiche città, lo sviluppo sostenibile, non tiene in considerazione solo gli artefatti creati dall’uomo (man-made capital), ma anche il capitale umano (human capital) come le tradizioni locali, gli usi e i costumi di una società e l’ambiente naturale (natural/environmental capital) come la qualità dell’aria, la purezza dell’acqua e la diversità della flora e della fauna.

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1.2 Impatti turistici e gestione ottimale delle risorse

Come già detto, il turismo porta molti benefici economici a una località, uno fra tutti, posti di lavoro. Per questo motivo le prime analisi sugli impatti turistici si sono sempre focalizzate sullo studio degli aspetti positivi. Col tempo però si è posta sempre più attenzione al fatto che gli stessi benefici potessero facilmente trasformarsi in impatti negativi economici ma anche fisici e ambientali.

Gli impatti del turismo risultano dall’interazione tra i turisti e la località ospitante: entrambi le parti in questa interazione, e transazione, hanno un carattere multidimensionale.

Si pensi alle possibili tipologie di turisti: queste possono variare in molti modi generando impatti differenti. A partire dalla diversa nazionalità di provenienza, all’età, al sesso, alla cultura, all’educazione, alla comprensione e aspettative nei confronti della località visitata. Anche l’organizzazione della vacanza può variare di molto: chi arriva per un solo giorno, chi prenota per più notti, chi opta per un ‘package tour’, chi preferisce organizzare la vacanza in modo autonomo e chi segue il turismo di massa. Cohen (1978), per esempio, individua varie tipologie di turisti in base al tipo di attività svolte e preferite […]. I visitatori inoltre contribuiscono alla nascita di beni e servizi, spesso riconosciuti come componenti fondamentali dell’industria turistica. Questi includono, tra gli altri, tour operator, alberghi, ristoranti, negozi turistici, uffici specializzati in aggiunta alle attrazioni locali già esistenti.

Anche l’ambiente ospitante ha un carattere multidimensionale.

Un primo approccio potrebbe semplicisticamente considerare l’ambiente ospitante come composto dalla parte naturale (biofisica) di un luogo e da quella edificata dall’uomo. Ma sarebbe una definizione troppo superficiale e il turismo è uno dei settori che maggiormente utilizza un approccio olistico allo studio dell’ambiente, includendo le importanti

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dimensioni della vita sociale e della sfera economica. L’interazione sociale tra ‘visitatori’ e ‘comunità ospitante’ è un ingrediente importante nell’esperienza turistica. Le località turistiche possono variare da centri con una singola attrazione (si pensi a Lourdes o a Delphi) a città con ricchi patrimoni storici culturali (per esempio Roma o Parigi). I centri storici variano anche in base al loro livello di sviluppo, incluso lo sviluppo turistico, e al loro sistema di pianificazione e gestione. Così come esistono varie tipologie di turisti, anche la località ospitante in sé è dinamica e in continuo cambiamento, a prescindere dal turismo.

L’approccio tradizionale agli impatti turistici, ben documentato da autori come Mathieson & Wall (1982) e Pearce (1989), studia principalmente gli impatti economici, ambientali e sociali. Se inizialmente l’attenzione in fase di programmazione era concentrata sugli impatti economici in quanto più facili da misurare e tendenzialmente più positivi, di recente si è spostata sugli impatti sociali e ambientali spesso considerati come non misurabili e negativi. Il concetto del ‘sacrificio’ ecologico e sociale a favore del ritorno economico, troppo frequente in fase di progettazione, è stato fortemente messo in dubbio a favore di una visione più ampia. Gestire il turismo in ottica sostenibile implica un compromesso tra questi impatti: passare quindi dal chiedersi quanto si debba sacrificare a livello sociale e ambientale per favorire l’economia, a quanto l’economia possa invece aiutare per favorire l’aspetto economico e sociale.

In Tab. 1 sono riportati gli impatti positivi e negativi che il turismo nel suo insieme produce sulle tre dimensioni della sostenibilità: economica, sociale ed ambientale.

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Aspetto Impatti Positivi Impatti Negativi

Economico

- Aumento dell’occupazione nelle imprese turistiche

- Aumento della domanda di beni e servizi - Aumento dell’indotto (artigianato, edilizia,

agroalimentare) turistico

- Aumento delle entrate nel bilancio

- Mercato del lavoro prevalentemente stagionale

- Manodopera poco qualificata

- Maggiore vulnerabilità e instabilità dei redditi - Sviluppo delle infrastrutture più orientato al

turismo che alla popolazione locale

Sociale

- Scambio e dialogo interculturale

- Aumento della conoscenza fra popoli diversi - Aumento dei legami tra la popolazione del

mondo

- Migliorare la comprensione e il rispetto reciproco tra le popolazioni

- Aumento della tolleranza

- Pressioni sulla cultura e sulle tradizioni delle comunità ospitanti

- Spettacolarizzazione e standardizzazione della storia e delle tradizioni locali

- Aumento dei conflitti sociali

Ambientale

- Può contribuire alla conservazione e alla tutela delle aree protette

- Può contribuire alla valorizzazione delle zone rurali e periferiche

- Può contribuire alla sensibilizzazione ambientale

- Può contribuire a migliorare la conoscenza degli ecosistemi

- Aumento della competizione e dei conflitti per l’uso delle risorse (acqua e suolo)

- Aumento delle aree edificate - Aumento dell’inquinamento (idrico,

atmosferico, acustico, luminoso) a scala locale - Aumento della produzione di rifiuti a scala

locale

- Aumento della deforestazione - Perdita della biodiversità

Tabella. 1.1: Gli impatti del turismo Fonte: P. Romei, 2008

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Ma chi c’è dietro al perseguimento e alla gestione della sostenibilità turistica? Chiunque operi e quindi abbia un interesse economico nel sistema turistico, si trova coinvolto nella creazione di politiche e nel raggiungimento di obiettivi che spesso contrastano con quelli degli altri attori coinvolti. Per questo la gestione turistica è assai complessa e molto delicata: infatti non sempre gli obiettivi dei vari stakeholder coinvolti corrispondono: capita molto più spesso che essi divergano, sia come tipologia, sia come traguardo temporale di raggiungimento.

La bibliografia in materia, riconosce tre principali portatori di interesse economico in materia turistica: gli operatori turistici, la comunità ospitante e il settore pubblico. Analizziamo più da vicino queste tre figure per capire in che modo esse siano coinvolte e quali siano i loro ruoli. Gli operatori turistici, intesi come chi crea e vende servizi e prodotti turistici, hanno un interesse prevalentemente economico teso al beneficio che può essere ricavato dalla propria attività al netto dei costi sostenuti.

La comunità ospitante è maggiormente interessata a conoscere in che modo il turismo possa portare benefici e con quali costi: si parla in questo senso prevalentemente di costi e benefici sociali oltre che economici. Infine il settore pubblico che si trova da un lato e voler perseguire benefici economici, dall’altro a dover tener conto della popolazione e quindi ricercare il consenso sociale delle iniziative legate alla gestione turistica.

Per poter programmare in ambito turistico, è fondamentale conoscere le dimensioni economiche locali del fenomeno turistico (in termini di valore aggiunto, occupazione, entrate valutarie, effetti di diffusione), il contesto entro la quale la destinazione si localizza e le dinamiche di domanda generali e specifiche della località. Inoltre è necessario avere un’approfondita conoscenza del territorio e delle risorse che possono

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costituire un’attrattiva. A questo proposito è bene ricordare come tutti i servizi forniti grazie alle risorse pubbliche presentino alcune caratteristiche che devono essere necessariamente tenute in considerazione nell’elaborazione di politiche:

1. I servizi sono condivisi da diverse tipologie di utilizzatori (residenti, pendolari, visitatori ecc…);

2. I servizi spesso non si collocano sul mercato, o meglio, sono offerti a prezzo zero;

3. I servizi possono essere soggetti a diverse scelte di utilizzazione (parziale, totale, non utilizzazione, utilizzazione per fini diversi); In stretta connessione a queste considerazioni è, come detto, la partecipazione di diversi attori (la comunità ospitante locale, gli operatori turistici, il settore pubblico) mossi da diversi obiettivi e intenti di realizzazione in ambito turistico.

Introduciamo a questo punto il concetto di uso ottimale di una risorsa. Programmare in modo sostenibile significa usare un’ottica intertemporale: le risorse disponibili oggi devono essere fruibili anche domani dalle generazioni future. Ma come si capisce qual è il punto in cui una risorsa perde le sue caratteristiche e quindi la sua fruibilità? La risposta sta nel trovare un equilibrio tra un’attenta conservazione delle risorse e un uso efficiente delle stesse.

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La soluzione è rappresentabile su un piano cartesiano in cui l’asse delle ordinate riporta i benefici marginali e i costi marginali mentre l’asse delle ascisse i diversi livelli d’uso delle risorse.

Grafico 1.1: L’uso ottimale di una risorsa Fonte: P. Costa, 2001

I punti di intersezione tra le curve rappresentano il livello di ottimo oltre il quale il beneficio marginale si annulla e anche solo la presenza di un turista in più potrebbe comportare un impatto negativo per la comunità. Nel punto di ottimo i benefici e i costi si eguagliano e garantiscono il godimento del più elevato livello di benefici raggiungibile.

‘La misurazione della potenzialità economica della destinazione turistica, delle sue risorse e delle sue attività complementari, da un lato, la valutazione degli impatti – ambientale, economico, sociale – dall’altro, rappresenta dunque i punti di riferimento per il perseguimento del principio di sostenibilità, intesa come possibilità che la risorsa venga messa in valore nel migliore dei modi’.10

10 P. Costa, La sostenibilità e il turismo, in Politica economica del turismo, a cura di P. Costa, M. Manente, M.G. Furlan, Milano, Touring Club Editore, 2001, p. 128.

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1.3 La misurazione degli impatti e gli indicatori turistici

Come abbiamo visto, il turismo porta ripercussioni sulla vita sociale, ambientale e economica di un paese che, se non valutate al meglio, possono incidere in modo pesantemente negativo. Per far sì che questo non succeda, è necessario cercare di misurare gli impatti sul territorio in modo da poter definire una strategia basata su dati il più empirici possibile.

Van der Borg & Russo (1997), hanno compiuto uno studio piuttosto dettagliato sulla città di Venezia utilizzando una serie di indicatori utili per la misurazione degli impatti turistici. Vediamo ora un po’ più da vicino il loro lavoro e l’uso degli indicatori.

‘La costruzione di un sistema di indicatori per il turismo sostenibile è diretto a ridurre il rischio che si prendano inavvertitamente decisioni che possano danneggiare l’ambiente culturale e naturale da cui dipendono le sorti dell’industria turistica e dell’economia locale in generale. Essi comportano la valutazione delle interazioni tra turismo e ambiente, e in particolare:

 gli effetti della qualità ambientale sullo sviluppo turistico

 l’impatto dell’industria turistica sull’ambiente.’11

I risultati attesi dall’utilizzazione di tali indicatori consentirebbero dunque di esercitare opere di prevenzione e/o attenuazione degli effetti negativi del turismo su una località prima che sia troppo tardi, identificando i confini di azione e costruendo un processo decisionale basato su dati certi ed affidabili.

Per individuare e selezionare gli indicatori da utilizzare, è necessario in primo luogo definire i limiti territoriali oggetto di studio: si intendono limiti

11 Van der Borg J.E., Russo A.P., Un sistema di indicatori per lo sviluppo sostenibile a

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territoriali sia da un punto di vista geografico che politico, considerando le eventuali economie esterne. In secondo luogo si individueranno ‘le problematiche più critiche che richiedono un monitoraggio sistematico’.12

Nel caso specifico dello studio su Venezia vengono considerati indicatori riferiti a livelli d’uso e trends di mercato in grado di esibire la propensione all’utilizzo dell’area: questi sono indicatori utili per misurare il rischio di degrado di un ambiente soggetto a turismo e turisti.

In generale, per tracciare una linea guida utilizzabile a praticamente qualsiasi destinazione turistica, il UNWTO ha individuato una lista di dieci ‘indicatori semplici’ e tre ‘indici composti’. Questi indici sono accomunati da una relativamente facile rilevazione, semplice significato economico e consentono il confronto tra aree diverse.

Di seguito la tabella con gli indicatori proposti dal UNWTO.

Nella pagina successiva:

Tabella 1.2: Gli indicatori standard per il turismo sostenibile proposti dalla World Tourism Organisation

Fonte: Van der Borg & Russo, 1997 tratto da Consulting and Audit Canada, What Mangers need to know: a practical guide to the development and Use of Indicators of Sustainable Tourism, prepared for the UNWTO, 1995.

12 Van der Borg J.E., Russo A.P., Un sistema di indicatori per lo sviluppo sostenibile a

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INDICATORE MISURA SPECIFICA

Indicatori semplici

1. Protezione del sito Categoria di protezione del sito secondo gli indici IUCN13

2. Stress Numero di visitatori che si recano in un sito (per anno/mese/picco/giornata)

3. Intensità di utilizzo Intensità di utilizzo in anno-mese-giorno (persone per km2)

4. Impatto sociale Quoziente visitatori/residenti locali

5. Controllo allo sviluppo Esistenza o meno di procedure di controllo ambientale o di controlli sistematici sullo sviluppo del sito e sulle densità

6. Trattamento dei rifiuti

Percentuale di raccolta dal sito che riceve un trattamento, oppure limiti strutturali di

capacità delle infrastrutture sul sito (es. fornitura d’acqua)

7. Processo di pianificazione Esistenza o meno di piani regionali (o provinciali) per il management dei flussi nella regione turistica

8. Grado di soddisfazione dei consumatori

Misurato tramite questionario o tramite proxy (es. quota repeat)

9. Grado di soddisfazione dei

residenti locali Misurato tramite questionario o tramite proxy 10. Contributo del turismo

all’economia locale

Proporzione dell’attività economica complessiva generata dal turismo

Indicatori complessi

11. Carrying Capacity Misura di emergenza per i fattori chiave nel determinare la capacità di un sito a sopportare diversi livelli di turismo

12. Pressione del sito

Misura composta dei livelli di impatto su un sito o sui suoi attributi culturali e naturali dovuti al turismo e allo stress accumulato negli altri settori

13. Attrattività Misura qualitativa degli attributi di un sito che lo rendono attrattivo per il turismo e che possono cambiare nel tempo

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- 22 -

L’uso degli indicatori diventa quindi una risorsa indispensabile nel momento in cui si rende necessario uno studio su una data località turisti e il suo rapporto con il fenomeno turistico.

Vediamo ora nel dettaglio i tre tipi di impatti turistici con specificità e caratteristiche di ognuno.

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1.4 Gli impatti sociali del turismo

Come detto, essenzialmente il turismo è un fenomeno sociale basato sulle conseguenze di un movimento di persone e la loro temporanea permanenza in luoghi lontani dalla loro residenza: ‘persone che hanno interazioni con altri luoghi e altre persone, provando esperienze che possono influenzare loro stesse e i loro comportamenti, quelli della comunità ospitante, le aspettative, le opinioni e il loro stile di vita’ (Sharpley, 2014). La ricerca sugli impatti sociali del turismo, ha attraversato una serie di fasi nel suo sviluppo: inizialmente, si è sentita l’esigenza di dare delle definizioni in modo da marcare i confini dell’oggetto di ricerca. In questa prima fase sono state identificate parole chiave di studio come residente, impatti sociali, percezioni,

comportamenti. Nella seconda fase della ricerca sugli impatti sociali del

turismo, sono stati sviluppati i primi modelli che mostrano l’ipotizzata relazione tra le percezioni dei residenti e variabili come il miglioramento delle condizioni di vita, le opportunità di socializzazione, l’aumento del crimine, la congestione e il disordine. Grazie a questi ha avuto inizio un ampio numero di studi nel settore. Nel tempo i modelli costruiti sono stati ampliati fino a diventare le basi per i primi test empirici. L’inizio della somministrazione di questionari coincide con la terza fase che vede il suo focus nella misurazione e trova poi approfondimento nella quarta fase di studio con una nuova generazione di ricercatori. In fig. 1.3 sono

Figura 1.3: Le 4 fasi di studio nell'ambito degli impatti sociali del turismo Fonte: Deery, Jago, Fredline, 2012

Stage 1: Definitions and concept development (Milman&Pizam, 1988; Liu, Sheldon&Var, 1987) Stage 2: Model Development (Doxey, 1975; Butler, 1980; Matheison& Wall, 1982; Perdue, Long&Allen, 1990) Stage 3: Instrument Design and Development (Ap&Crompton, 1993, 1998; Andereck&Vogt , 2000) Stage 4: Instrument Testing and Refinement (Fredline&Faulk ner, 2000; Choi&Sirakaya, 2005)

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schematizzate le 4 fasi con, per ogni step, specificati i ricercatori e l’anno di uscita delle pubblicazioni considerate di fondamentale riferimento. Nella metà degli anni ’80, Liu&Var (1986), riassunsero lo stato della ricerca sugli impatti sociali del turismo riferendosi alla completa mancanza di una teoria generale, di metodologie testate per misurare gli impatti non economici e all’assenza di una base empirica sulla quale creare gli interventi. Nonostante questa critica abbia incontrato in generale un certo favore, vari costrutti teorici sono stati riconosciuti come base per analizzare il problema e, come sostenuto da Ap (1992), esiste un considerevole corpo di materiale empirico utilizzabile.

Il fatto che questo lavoro non abbia mai portato a progressi sostanziali, è forse più che altro significativo di due grandi lacune correlate (Faulkner & Tideswell, 1997). La prima è che le teorie esistenti sono frammentarie e necessitano di essere integrate in un framework più generale che possa guidare la ricerca empirica verso uno sviluppo della conoscenza integrato. La seconda, come notato da Mathieson & Wall (1982), è che la teoria sviluppatasi così in fretta, sia rimasta a poco più che una serie di asserzioni non testate empiricamente in modo sistematico.

Tra i ‘frammenti’ di teoria e modelli concettuali associati allo studio delle reazioni dei residenti al turismo, i contributi sicuramente più significativi sono dati dal ‘Destination Lifecycle Model’ di Butler (1980), dall’ ‘Irridex

Model’ di Doxey (1975) e, più recentemente dalla ‘Social Exchange Theory’ elaborata e descritta da Ap (1990) e altri (Nash, 1989; Perdue et

al., 1990). Nel compiere un tentativo di sintetizzare queste diverse prospettive, sono state identificate due ampie dimensioni dello sviluppo turistico dal punto di vista degli impatti sociali sulla comunità locale (Faulkner & Tideswell, 1997):

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1. La dimensione estrinseca che si riferisce alle caratteristiche della località in riferimento al suo ruolo come destinazione turistica, inclusa la natura e il livello dello sviluppo turistico nell’area e, di riflesso, il livello dell’attività turistica e i tipi di turisti coinvolti;

2. La dimensione intrinseca che si riferisce alle caratteristiche dei membri della popolazione locale che influenzano gli impatti del turismo all’interno della comunità.

In fig. 1.4 sono elencate le variabili associate alle due dimensioni. È importante notare che nella figura sono state inserite solo variabili facilmente accessibili dai ricercatori.

Figura 1.4: Le variabili associate alla dimensione estrinseca e alla dimensione intrinseca Fonte: Faulkner&Tideswell, 1997

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1.4.1 La Dimensione Estrinseca

L’ ‘Irridex Model (Irritation-Index)’ sviluppato da Doxey nel 1975 suggerisce che l’esistenza di reciproci impatti tra i visitatori e i residenti possa essere convertita in una scala di irritations dei residenti.

Grafico 1.2: Irridex Model – Irritation Index Fonte: Doxey, 1975

Le ‘irritazioni’ possono avere origine nel numero di turisti e nelle minacce che questi creano allo stile di vita dei residenti. Doxey sostiene che le risposte dei residenti varino nel tempo in una sequenza prevedibile e in un certo senso comparabile al ciclo descritto da Butler (1980). Gli stati che Doxey rileva sono euforia (euphoria), apatia (apathy), irritazione (irritation), antagonismo (antagonism) per arrivare al livello finale (the

final level) nel quale le persone hanno dimenticato quello che

considerano prezioso e l’ambiente è distrutto. Il livello di irritazione deriva dal contatto tra gli ospiti e i turisti ed è determinato dalla mutuale compatibilità reciproca. Anche quando i gruppi in questione sono simili, un alto numero di turisti può comunque generare tensioni, con la presenza di fattori complicanti quali la differenza di colore, di cultura, dello stato economico, della nazionalità.

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Tabella 1.3: Index of tourist irritation Fonte: Doxey, 1975

C’è una correlazione tra questa progressione nelle reazioni dei residenti, e il ‘Destination Lifcycle Model’ di Butler (1980), il quale identifica una serie di fasi nell’evoluzione di una destinazione turistica (esplorazione, coinvolgimento, sviluppo, consolidamento, stagnazione e declino o rinascita).

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Grafico 1.3 Il ciclo di vita di una destinazione – Destination Lifecycle Model Fonte: Butler, 1980

Queste fasi parallele sono accompagnate da effetti crescenti avversi sulla comunità locale quanto più la natura del turismo in quell’area diventa progressivamente orientata al turismo di massa. È suggerito che la reciproca reazione associata della comunità, influenzi la progressione delle fasi indebolendo l’appeal dell’area nei confronti dei turisti e quindi riducendo le sue possibilità come destinazione turistica. La Tourist Ratio, che si riferisce alla ratio del numero di turisti rispetto a quella del numero di residenti, fornisce un’indicazione dell’intensità del flusso turistico. Sulle basi del modello di Butler, questa ratio dovrebbe crescere col passare della destinazione da una fase all’altra del suo sviluppo e i suoi impatti sulla vita dei residenti dovrebbero crescere in accordo e dipendentemente dalla carrying capacity della destinazione.

Il grado con cui i residenti e i visitatori sono diversi tra di loro, in termini di caratteristiche culturali, razziali e di stato socioeconomico, ha un certo influsso più o meno significante sulla popolazione locale. Inoltre, dove i

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flussi turistici hanno un andamento prettamente stagionale, gli impatti sulla comunità (affollamento, congestione, incremento dei prezzi, ecc….) sono accentuati durante i picchi di stagione e questo diventa impattante per i residenti. Le ricerche hanno rivelato come alcuni residenti abbiano deciso di affrontare questi problemi prenotando, ad esempio, le proprie vacanze durante i picchi turistici così da evitare gli impatti negativi.

Butler (1975) suggerisce inoltre l’applicabilità di un framework sviluppato da Bjorklund & Philbrick (1972) per analizzare il processo che si sviluppa quando due o più gruppi di cultura differente entrano in contatto. Allo stesso modo può essere applicato alle relazioni sociali tra turisti e popolazione locale. Gli atteggiamenti e i comportamenti di gruppi o singole persone nei confronti del turismo, possono essere rispettivamente positivi, negativi, attivi o passivi. La combinazione risultante può prendere una delle quattro forme mostrate nel grafico 1.4.

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Grafico 1.4: Host attitudinal/behavioural reponses to tourist activity Fonte: Bjorklund & Philbrick, 1972

1.4.2 La Dimensione Intrinseca

Sia l’’Irridex Model’ che il ‘Destination Lifecycle Model’ assumono un grado di omogeneità e unidirezionalità nelle reazioni della comunità che sono state messe in discussione. In particolare, l’eterogeneità delle comunità e la conseguente varietà nelle risposte che possono verificarsi, sono state studiate da Ap & Crompton (1993), Brougham & Butler (1981) e Husbands (1989). Probabilmente però, il contributo più importante nello sviluppo di un’analisi teorica delle variazioni nelle risposte al turismo da parte della comunità ospitante, è stata fatta da Ap (1992) nel suo adattamento della ‘Social Exchange Theory’. In sostanza, questo framework analizza la relazione tra ospiti e residenti in termini di uno

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scambio tra costi e benefici da parte di entrambe le parti, il risultato per entrambe le parti dipende dal complessivo bilanciamento appunto tra costi e benefici.

Il grado di coinvolgimento nell’industria turistica degli individui avrà una rilevanza particolare nella risoluzione di questo trade-off nella misura in cui i benefici vengono percepiti tali da compensare i costi

Un certo numero di studi ha osservato la tendenza dei residenti che dipendono dal turismo per il loro sostentamento a esaltare gli impatti positivi o comunque accettare quelli negativi più velocemente.

In generale ci si aspetta che, con il crescere della distanza dall’area di residenza a quella di maggior concentrazione dell’attività turistica, il turismo sia maggiormente accettato.

1.4.3 Sintesi

Le variabili identificate prima, le differenze sulla loro influenza nei comportamenti dei residenti e il grado di sviluppo turistico che può essere esaminato, sottolineano la complessità dello studio degli impatti sociali nel turismo e il bisogno di un framework generale per analizzarli. Sulle basi delle teorie sviluppate in letteratura, Faulkner & Tideswell (1997) hanno identificato le potenziali influenze della dimensione estrinseca ed intrinseca sulle reazioni dei residenti (Fig. 1.5).

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Figura 1.5: I fattori che influiscono sulle reazioni dei residenti di una località. Fonte: Faulkner & Tideswell (1997)

La figura suggerisce come gli impatti negativi del turismo siano percepiti maggiormente nelle destinazioni in una fase più matura dello sviluppo turistico e dove si riscontra una più alta ‘ratio turistica’, un’enfasi sul turismo internazionale e un alto livello di stagionalità. Dall’altra parte, nelle destinazioni in fase iniziale di sviluppo, con una bassa ratio turistica, orientamento al turismo domestico e bassa stagionalità è lecito aspettarsi che ci sia un responso della comunità più positivo.

Comunque, è plausibile aspettarsi nella percezione del turismo delle variazioni in base alla prossimità della zona di residenza all’area turistica, al livello di coinvolgimento nelle attività turistiche e al tempo di residenza nella località. Il modello suggerisce inoltre che le reazioni dei nuovi residenti possano dipendere dalle ragioni che li ha spinti al trasloco e dal coinvolgimento, mentre quelle dei ‘vecchi’ residenti possano dipendere da quanto siano inseriti nella società.

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1.5 Gli impatti economici del turismo

Il turismo produce i suoi effetti maggiori sull’economia di una determinata destinazione, per questo le prime ricerche sugli impatti del turismo si sono maggiormente concentrate su quelli economici: oltre a essere i più visibili, risultavano anche i più facilmente misurabili. Lo sviluppo e la creazione di attrattive e alloggi per i turisti, sono sempre stati visti come la fonte più redditizia per l’economia locale. Solo di recente sono stati analizzati anche i costi del turismo, intesi come i costi per entrare nel mercato turistico così come i costi indiretti per l’area di destinazione. In generale comunque sono sempre stati privilegiati gli studi sugli impatti economici rispetto a quelli sugli impatti fisici e sociali, questo per una serie di fattori:

1. In confronto agli impatti sociali e ambientali, gli impatti economici sono relativamente più facili da misurare. Gli impatti ambientali e soprattutto quelli sociali, sono difficili da sottoporre ad analisi numeriche essendo composti da fattori intangibili e dalla difficile interpretazione oggettiva.

2. Nela storia sono stati collezionati molti dati che rendono i paragoni più facili e danno possibilità di creare serie storiche su cui basare studi e formulare previsioni. I dati richiesti per misurare aspetti come tassi di occupazione, ricavi derivanti dalle tasse, sono più facilmente reperibili che nel caso degli altri impatti.

3. L’enfasi data allo studio dell’economia del turismo, specialmente ai suoi benefici, riflette la credenza diffusa che il turismo stesso possa portare ritorni economici rapidi e considerabili rispetto agli investimenti, e possa apportare una grande forza nel rimediare ai problemi economici di una località. Le amministrazioni, le agenzie turistiche, le organizzazioni finanziarie, i dipartimenti incaricati allo

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sviluppo e i gruppi locali, vedono nel turismo una grande risorsa per far fronte alle difficoltà con le quali quotidianamente si scontrano, per questo spesso finanziano e promuovono un’ampia quantità di ricerche nel settore.

Il risultato di questo forte interesse nei confronti degli impatti economici da parte di istituzioni e università, ha portato la ricerca moderna a svilupparsi principalmente verso:

 La misurazione di impatti economici secondari

 Il miglioramento delle tecniche di raccolta dei dati per le analisi

 La ricerca sui costi economici dati dal turismo.

1.5.1 Le caratteristiche economiche dell’industria turistica

Considerando il turismo come un’industria a sé stante, molte ricerche hanno delineato una serie di particolari che la rendono tuttavia un’economia differente rispetto alle altre.

Innanzitutto il turismo produce beni non tangibili; così come nel caso delle banche e delle assicurazioni, non esiste un prodotto materiale che viene spostato da un luogo a un altro. È una di quelle industrie in cui il consumatore usufruisce dei beni nello stesso luogo in cui essi vengono prodotti.

Secondariamente l’area visitata dai turisti necessita di beni e servizi di supporto come facilitazioni nei trasporti, fornitura d’acqua, sistemi di fognatura e funzioni al dettaglio. Questi devono essere creati, migliorati o importati a seconda delle disponibilità presenti sul territorio e della domanda turistica della destinazione.

In terzo luogo il turismo è un prodotto frammentario, integrato direttamente con altri settori dell’economia. I turisti richiedono e

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consumano un range di prodotti: mentre alcuni sono creati direttamente dall’industria turistica, altri no.

In ultimo luogo, il turismo è altamente instabile. Nel più dei casi è soggetto a una forte stagionalizzazione, alle scelte dei turisti in base a motivazioni e aspettative personali, a agenti esterni che influenzano l’immagine della destinazione.

Complessivamente questi fattori portano un basso livello di customer loyalty nei confronti della scelta della destinazione, del modo di viaggiare, del tipo di alloggio e negli intermediari di viaggio (Schmoll, 1977). Analizziamo ora questi fattori nel dettaglio:

1. L’intangibilità del prodotto turistico, così come la forte stagionalità di certe destinazioni, porta a forti fluttuazioni nell’attività dell’industria. Questo significa che ai picchi corrispondenti all’alta stagione, corrispondono periodi di declino durante il resto dell’anno. La ciclicità della domanda turistica ovviamente crea forti implicazioni per quanto riguarda l’occupazione e la natura degli investimenti.

2. La domanda turistica è soggetta a cambiamenti per imprevedibili influenze esterne. Problemi politici, cambiamenti nel tasso di cambio della moneta, eventi climatici inusuali sono solo alcuni dei motivi che possono spostare l’attenzione dei turisti verso mete diverse con migliori condizioni.

3. I motivi che spingono un turista a scegliere un certo tipo di destinazione, sono molto complessi e variano a seconda del tipo di viaggiatore. Come risultato, raramente viene scelta la stessa destinazione più di una volta. Per questo le località devono valutare su quale segmento di mercato concentrarsi, offrendo il miglior prodotto turistico che possano produrre.

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4. Il prezzo e il profitto nel turismo sono fortemente elastici. Questo significa che anche minimi cambiamenti possono alterare molto la domanda.

Le caratteristiche dell’industria del turismo evidenziate sopra, servono parzialmente per capire la natura degli impatti turistici e in parte spiegano anche le differenze rispetto alle altre forme di svago e passatempo.

1.5.2 I costi economici del turismo

Come accennato, spesso in letteratura ci si è concentrati sullo studio dei benefici tralasciando spesso quelli che sono invece i costi economici del turismo per una località: i costi indiretti, come l’importazione dei beni per i turisti, l’inflazione, la dipendenza economica e il costo-opportunità.

Costo – opportunità:

Una destinazione, prima di decidere di investire nel turismo, dovrebbe sempre pensare a quanto lo stesso investimento potrebbe fruttare se destinato a un altro tipo di industria. Questo tipo di considerazione è comunemente conosciuta come valutazione del costo-opportunità di un investimento. Per poter misurare il costo-opportunità rispetto a un determinato investimento, è necessario descrivere accuratamente e valutare le opportunità che potrebbero essere state ignorate.

Tuttavia, fare questo tipo di ragionamento non è facile, e spesso i costi-opportunità sono del tutti ignorati, così come l’idea che il turismo possa portare con sé forti esternalità negative: questo ha in parte contribuito a creare un’enfasi particolare intorno al turismo, i cui benefici economici più volte sono stati sopravvalutati.

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Eccessiva dipendenza dal turismo:

Alcune località, diventando eccessivamente dipendenti dal turismo, si sono rese estremamente vulnerabili ai cambiamenti della domanda. Nonostante l’industria turistica sia in costante crescita, non è detto che tutte le destinazioni ne saranno sempre coinvolte. Come ribadito più volte, la natura dell’industria turistica la rende estremamente suscettibile ai cambiamenti per i motivi più imprevedibili e particolari. Talvolta anche senza fattori esterni particolari: una destinazione può semplicemente passare di moda.

Ovviamente è necessario un equilibrio: le destinazioni devono assicurare che i benefici per i visitatori siano proporzionati alla crescita e all’andamento del numero dei turisti, ma per fare in modo che non si verifichino sprechi o sopravvalutazioni, si rende necessario un accurato forecasting. Nonostante questo, rimane il concetto che i comuni basati prevalentemente sul turismo, abbiano una base particolarmente instabile.

Inflazione e valori terrieri:

L’inflazione derivante dal turismo può manifestarsi in diversi modi. Da una parte può favorire un aumento sensibile dei prezzi: tipicamente questo spinge i residenti ad andare altrove per gli acquisti giornalieri incentivando così l’apertura di negozi specializzati nel vendere prodotti turistici con la conseguente chiusura delle attività tipiche locali.

L’inflazione può anche essere causa diretta dell’innalzamento nel prezzo delle case e dei terreni. Anche in questo caso i residenti si trovano spesso vittime di forti innalzamenti del prezzo di affitti e tasse.

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Stagionalità:

Come dice la parola stessa, la forte componente stagionale del turismo spesso provoca problemi alle località che vivono di turisti solo per pochi mesi all’anno.

Costi Esterni:

Lo sviluppo turistico impone un numero di altri costi sui residenti di una località, per esempio un aumento delle tasse relative allo smaltimento dei rifiuti, costi aggiunti per il restauro di monumenti o beni che spesso sono sottoposti a gesti di vandalismo o anche solo eccessivo sfruttamento da parte dei turisti.

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1.6 Gli impatti fisici/ambientali del turismo

Generalmente, riferendosi agli impatti fisici ambientali del turismo, ci si focalizza sugli impatti diretti all’ambiente naturale. Ma, soprattutto per le città storiche, anche lo studio degli impatti sugli edifici fisici deve essere egualmente preso in considerazione.

Le dimensioni chiave dell’ambiente naturale comprendono la qualità dell’aria e dell’acqua, la flora e la fauna e il paesaggio; per quanto riguarda l’ambiente edificato, i punti chiave sono le costruzioni singole, i monumenti, e ciò che viene ritenuto di grande importanza nella trasmissione storica culturale di una popolazione.

Un grande numero di visitatori può portare problemi all’ambiente quali: congestione (per i pedoni e per i veicoli), disturbo, inquinamento dell’aria e dell’acqua, poca cura della vegetazione, erosione delle risorse naturali, costruzioni inappropriate e decontestualizzate fino ad arrivare allo stravolgimento della morfologia di intere città. Alcuni studi dell’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) hanno identificato una serie di ‘stressor activities’ e ‘environmental stress’ che si possono verificare. Tra le stressor activities principali sono incluse la produzione di rifiuti, le attività turistiche e i loro effetti sulle dinamiche della popolazione. L’ETB ‘Tourism and the Environment’ Working Group on Heritage Sites (ETB, 1991), ha evidenziato i problemi che derivano dal sovrafollamento, congestioni di traffico, problemi di parcheggio, la creazione di agevolazioni per i visitatori e quindi il cambiamento nella natura della località. Questi problemi possono condurre a una serie di impatti: per esempio un aumento nel rischio di incendio, atti di vandalismo, peggioramento nella qualità dell’aria, danneggiamento di siti architettonici e archeologici.

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Tuttavia si possono riscontrare anche degli effetti positivi. La domanda turistica può, ad esempio, contribuire alla riqualificazione di siti in disuso e portare le risorse per mantenere costruzioni storiche beneficiando sia i turisti che la popolazione locale.

La storia del turismo indica chiaramente che l’ambiente ha contribuito alla nascita e al progresso del turismo. Paesaggi unici, scenari mozzafiato hanno avuto un importante influenza per lo sviluppo di determinate località, regioni, stati. Il paesaggio esercita una forte attrazione per i turisti: offre le qualità che cercano per soddisfare i propri bisogni e le proprie aspettative.

Budowski (1976) suggerisce che possono esistere tre differenti tipi di relazione tra chi promuove il turismo e chi sostiene la conservazione dell’ambiente. Queste relazioni sono importanti, in particolar modo perché il turismo è fortemente dipendente dalla qualità dell’ambiente naturale. Le relazioni identificate da Budowski sono le seguenti:

1. Il turismo e la conservazione dell’ambiente possono esistere in una situazione in cui entrambi promuovono le loro rispettive posizioni, rimanendo per lo più separati tranne qualche sporadico contatto. È difficile che questa situazione possa protrarsi per lungo tempo a causa dei sostanziali cambiamenti nell’ambiente i quali sono spesso dovuti alla crescita del turismo di massa in una località. Questo stage, dunque, è tipicamente seguito da una degli altri due tipi di relazione: di simbiosi o di conflitto.

2. Turismo e conservazione possono avere una relazione di supporto mutuale e simbiotica nel momento in cui sono organizzati in modo tale da poter produrre benefici per entrambe le parti. Dal punto di vista di chi si interessa alla conservazione dell’ambiente, le caratteristiche naturali sono da mantenere il più possibile simili al loro stato originario e questo, allo stesso tempo, produce un

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beneficio sia dal punto di vista turistico che di chi si reca a vedere le risorse.

3. Turismo e conservazione possono entrare in conflitto, in particolare dove il turismo danneggia e impatta sull’ambiente. Questo è ciò che accade nella maggior parte dei casi. In alcuni casi, gli effetti del turismo hanno portato a prendere provvedimenti e misure di tutela del patrimonio ambientale e naturale, soprattutto in presenza di ecosistemi fragili. La maggior parte delle volte però i danni raggiungono misure difficilmente riparabili.

1.6.1 Sintesi

Molta della conoscenza accumulata sugli impatti fisici/ambientali del turismo, è concentrata in specifici aspetti con il risultato che ne è emersa un’immagine non equilibrata. Si conosce molto sulla morfologia della città e sui cambiamenti infrastrutturali dell’ambiente urbano, ma molto meno sugli impatti dell’ambiente naturale. Il turismo mostra due differenti tipi di relazione con l’ambiente: una relazione di simbiosi quando i diversi attori coinvolti si supportano. Si pensi al ruolo del turismo nella creazione di parchi naturali, nella cura e conservazione delle costruzioni storiche. Dall’altra parte esiste anche la relazione conflittuale che si può notare nel diboscamento della vegetazione, nel forte inquinamento delle località marittime, nel comportamento irresponsabile dei turisti che spesso danneggiano gli habitat naturali che trovano dove si recano. Si può quindi parlare di una relazione ambivalente, conseguenza della complessità del fenomeno turistico e delle componenti correlate con l’ambiente coinvolto. Questo framework, oltre ad illustrare la situazione, identifica anche le aree che richiedono una ricerca più approfondita. È

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necessario stabilire i tipi, la magnitudo e la direzione degli impatti identificando le differenti forme di turista e attività turistica.

Anche lo studio degli effetti del turismo sull’ambiente edificato dall’uomo è stato poco approfondito e tenuto in considerazione. I cambi infrastrutturali e lo sviluppo di un certo tipo di località sono i risultati più visibili degli impatti. I principi base del buon design sono stati totalmente ignorati dando luogo a costruzioni decontestualizzate e di forte impatto ambientale. La concentrazione di una vasta serie di facilities per i turisti in determinate località, ha fatto si che concentrasse troppa pressione sull’area, eccessivo uso delle infrastrutture, congestioni e discriminazione dei turisti da parte dei residenti. Troppo spesso il rapporto tra turismo e ambiente è conflittuale, soprattutto nelle zone soggette a una rapida crescita turistica e in quelle caratterizzate da ecosistemi delicati e speciali. Per questo in materia di progettazione turistica, si richiede una particolare attenzione allo studio dell’ambiente, delle sue caratteristiche e delle specificità, in modo da poter programmare e gestire i flussi nel pieno rispetto del tema ‘sostenibilità’.

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Parte II - Case Study

2.1 Il turismo in Liguria e nel Golfo del Tigullio

La particolare conformazione territoriale della Liguria e l’eterogeneità del suo territorio, hanno fatto sì che la regione diventasse una meta turistica di fama nazionale e mondiale, grazie anche alla particolare notorietà di alcuni suoi borghi come le 5 Terre e Portofino.

Nonostante sia una delle più piccole regioni d’Italia (con una superficie di circa 5.500 kmq), la grande varietà di paesaggi e panorami che presenta da anni attira visitatori da tutto il mondo interessati sia al patrimonio naturale ma anche a quello culturale nonchè alla vita più mondana.

Nel territorio ligure sono infatti presenti:

- un parco nazionale (Parco Nazionale delle 5 Terre)

- nove parchi naturali regionali (Parco dell’Antola, Parco delle Alpi Liguri, Parco del Beigua, Parco del Bric di Tana, Parco di Montemarcello-Magra, Parco di Piana Crixia, Parco di Portofino, Parco di Porto Venere)

- tre riserve naturali (Riserva di Bergeggi, Riserva dell’Isola di Gallinara, Riserva di Rio Torsero,)

- una riserva nazionale (Riserva Agoraie di sopra e Moggetto)

- due aree marine protette (Area Marina delle 5 Terre, Area Naturale Marina Protetta e Riserva di Portofino)

- un santuario per i mammiferi marini.

L’Unesco ha inoltre inserito due siti liguri nell’importante e prestigiosa lista dei Patrimoni dell’Umanità: Portovenere e le 5 Terre e Genova, le strade nuove e il sistema dei Palazzi dei Rolli.

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