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3.1 Riflessioni critiche e implicazioni future

Sia l’analisi della teoria che la pratica, sembrano convergere sula rilevanza del tema della sostenibilità per lo sviluppo turistico di un territorio, a partire dalle piccole azioni quotidiane per arrivare all’intera programmazione di una destinazione e di un’idea di governance turistica.

Soffermandosi in particolare su queste due ultime implicazioni, nasce dunque spontaneo chiedersi perché sia così importante che i residenti entrino in contatto con i turisti e soprattutto, in che modo questo possa influire sulla loro percezione degli impatti e del concetto di sostenibilità. ‘Una destinazione turistica, piccola o grande, sia essa un singolo sito, una rete di siti, un’area o un percorso, è in primis un attrattore. Essa possiede dunque delle qualità, non generiche e non banali, che la rendono suscettibile di attrarre flussi costanti o periodici di popolazione, ospitandoli per periodi più o meno lunghi’14. Per cui si parla di attrattività di una destinazione turistica come di una qualità intrinseca, che la località possiede ma che non ha fatto niente per rendere tale (in senso turistico). Il mare, il lago, la montagna, un fiume, una cascata, sono esempi di attrattive naturali, un museo, un monumento, un centro commerciale, sono esempi di attrattività antropiche, costruite dall’uomo. Se quindi l’attrattività funziona come denotazione, su di essa si innestano altri tre codici a livello connotativo: la fruizione, l’esperienza e la filia. ‘La fruizione mette in gioco il loisir come pratica individuale e sociale, il godimento del tempo libero in un sito determinato secondo alcune modalità tipiche. Pensiamo alle attività balneari, agli sport

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invernali, alle frequentazioni museali, ai percorsi del vino o del golf, agli appuntamenti congressuali, ad eventi come concerti, spettacoli o fiere, al trekking, allo shopping, ma anche a faccende come la meditazione o la contemplazione’15. E sul codice connotativo di base, la fruizione, si innesta il secondo codice connotativo della destinazione, l’esperienza. ‘Quest’ultima può essere definita come la partecipazione di una persona a qualcosa di memorabile che entra perciò a far parte del suo patrimonio intangibile, della sua personalità emotiva in quanto matrice di sensazioni coinvolgenti’. Solo dopo aver raggiunto l’esperienza allora si può innescare il terzo codice connotativo e cioè la filia. Citando sempre le parole di Turco, ‘la filia è il sentimento che si sviluppa per un territorio, sia esso luogo, paesaggio, ambiente, in base a pulsioni affettive. La filia è evidentemente il livello più alto che può raggiungere una destinazione turistica. In questa posizione, essa instaura con il turista un rapporto sentimentale non dissimile da quello degli abitanti’. Sviluppatasi la filia, due sono le considerazioni che fa Turco. La prima è

l’istinto per il turista di avere cura del luogo e l’orientamento ad assumere delle responsabilità nei suoi confronti. ‘Il carattere tutelare del luogo,

genera a sua volta un’attitudine tutelare: la collettività insediata e quella che frequenta, diventano comunità nell’abitare. Questa comunità riconosce nella destinazione turistica la condizione della sua esistenza e si incarica di preservare, pertanto, un elemento senza il quale essa non potrebbe più essere ciò che è ovvero perderebbe la sua identità’. Ed è esattamente questo il senso del rapporto tra il turista e il residente, la

possibilità di trasmettere l’amore per il territorio così che diventi un intento comune prendersene cura e mantenerlo, preservarlo e custodirlo per le generazioni future. Veniamo quindi alla seconda considerazione:

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‘l’uomo-abitante, è qualcuno che agisce in un contesto territoriale di cui ha coscienza privilegiata. Ed è questa coscienza che l’impegna ad operare per preservare e trasmettere le stesse condizioni territoriali nelle quali egli ha potuto fabbricare la sua vita, ha potuto essere ciò che è stato, ciò che è ora, ciò che immagina di diventare un futuro’. Per cui il

residente diventa il testimone di un posto, di una storia e di una serie di cautele da adottare. Il rapporto tra residenti e turisti è fondamentale perché ci possa essere questo scambio di vedute.

Turco dunque identifica la popolazione locale come l’elemento centrale nel processo di evoluzione dell’esperienza turistica: dalla mera scelta di una destinazione, al divertimento e tramite l’esperienza l’arrivo all’amore per il territorio. Continua infatti precisando quanto sia essenziale che la comunità ospite mantenga un’apertura verso i nuovi attori territoriali integrando elementi regolativi ma rimanendo sempre interprete privilegiata dell’intelligenza emotiva del territorio. Nel momento in cui si realizza il passaggio da collettività a comunità, il turista non è più un estraneo e diventa lui stesso abitante.

Da un punto di vista di governance turistica diventa quindi primario riuscire a coinvolgere la comunità locale nella gestione del turismo e dei turisti, e a questo proposito l’Unep nel 201116 ha stilato una serie di passi base per incoraggiare la partecipazione della comunità locale:

Comprendere il ruolo della comunità: le comunità dovrebbero

poter controllare la loro crescita e il loro sviluppo. Nel più dei casi necessitano di assistenza tecnica per poter compiere decisioni appropriate e avere la formazione adeguata. Sarebbe quindi bene assegnare fondi, personale con esperienza e tempo per lavorare da subito con le comunità locali. Permettere alle persone

16 Unep, Industry and Environment: Ecotourism and Sustainability. United Nations Environment Programme Division of Technology, Industry and Economics, 2011.

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di capire che hanno il potere di influenzare i modelli di sviluppo turistico.

Rafforzare le comunità: rendere le persone beneficiarie di un

progetto di sviluppo sostenibile non è abbastanza per poter parlare di partecipazione della comunità. I posti di lavoro sono un benefit importante ma non rimpiazzano il senso di responsabilità. Le comunità devono partecipare veramente al processo di decision-making, senza limitarsi alla sola consultazione. Questo processo deve iniziare assicurando le comunità che esse stesse possano gestire intelligentemente la propria crescita e le proprie risorse.

Insistere su un progetto di partecipazione locale: i project

managers devono identificare i leader locali, le organizzazioni, le priorità della comunità e le idee, le aspettative e le preoccupazioni che esistono già. Le opinioni raccolte dovrebbero quindi essere discusse con la comunità alla luce dei piani di sviluppo territoriali/regionali e di alte informazioni rilevanti come statistiche di mercato e strategie di marketing. È in questa fase che dovrebbero essere formulate le possibilità di formazione in modo da aiutare i membri della comunità a pianificare e creare i propri programmi e le conoscenze imprenditoriali per far funzionare piccole aziende.

Creare gli stakeholders: la partecipazione dovrebbe essere

incoraggiata a due livelli – individualmente e per le organizzazioni locali. Gli investimenti nello sviluppo di progetti dovrebbero essere incoraggiati sia investimenti monetari, con il lavoro o con risorse naturali presenti sul luogo. Permettere alle organizzazioni locali di fissare degli standard di servizi è un esempio.

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Collegare i benefici alla tutela e conservazione: il collegamento

tra i benefici e gli obiettivi di tutela, necessita di essere diretto e significante. Il reddito, l’impiego e gli altri benefici, devono promuovere la conservazione del territorio.

Distribuire i benefici: assicurarsi che sia la comunità che i singoli

individui traggano benefici dai progetti.

Identificare i leader della comunità: identificare degli opinion

leader e coinvolgerli nella pianificazione e nell’esecuzione dei progetti. Identificare leader che rappresentino diversi opinioni in modo che una spiccata porzione della comunità sia rappresentata (includendo sia uomini che donne). Essere sicuri che il progetto sia conosciuto bene nella struttura sociale e partire dal presupposto che non tutte le parti sociali parteciperanno o saranno in accordo. Essere strategici e cercare di guadagnarsi da subito degli ‘alleati’.

Portare un cambiamento: usare le organizzazioni locali che già

lavorano nella comunità per migliorare il benessere sociale attraverso lo sviluppo economico. Sviluppare associazioni o cooperative locali sono buone strategie. I gruppi coinvolti nell’ organizzazione di eventi possono essere dei buoni alleati. La partecipazione della comunità attraverso le istituzioni porta più facilmente cambiamenti effettivi e duraturi.

Capire le condizioni specifiche del sito: essere consapevoli che le

strutture sociali cambiano molto da regione a regione. Il consenso non è sempre possibile così come la piena partecipazione di tutti i segmenti della società (ad esempio le donne sono spesso escluse).

Monitorare e valutare i progressi: stabilire da subito degli indicatori

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progetto dovrebbe identificare impatti negativi come rapide ascese dei prezzi, inflazione nei costi delle case e del terreno, antagonismo verso i turisti, cambiamenti nelle attività giovanili, evidenza nella consumazione di droga, stupefacenti o altre attività illecite. Idealmente, più la popolazione è coinvolta nello sviluppo sostenibile del territorio, meno dovrebbero emergere questo tipo di problemi. Un altro importante indicatore della partecipazione locale è l’evidenza di iniziative comunitarie per rispondere alle influenze negative del turismo.

La lista elaborata dall’Unep fornisce una serie di passi base per aumentare e incentivare le consapevolezze della popolazione residente in una località. Chiaramente è una linea guida che deve essere poi adattata alle peculiarità e alle caratteristiche di ogni singola comunità e dei suoi abitanti. Ciò che sicuramente emerge come dato di fatto è la necessità del coinvolgimento della popolazione locale nelle operazioni di pianificazione dello sviluppo turistico.

Entrando nel dettaglio della ricerca, i risultati emersi dallo studio effettuato sui residenti dei comuni del Tigullio hanno sicuramente evidenziato degli aspetti molto importanti: alcuni immaginabili, altri meno.

Da una prima osservazione, si può affermare che la percezione degli impatti è in linea generale buona. Considerando le scale positive, solo pochi item risultano infatti avere punteggio negativo e tra questi emergono riflessioni legate soprattutto alla vivibilità del paese (traffico, aree verdi, servizi pubblici). I punteggi più alti invece sono legati proprio al rapporto con i turisti e alla promozione del proprio territorio, a denotare la voglia o l’orgoglio di poter ospitare un turismo che possa apprezzare quello che il luogo ha da offrire. Questo è sicuramente un aspetto positivo perché mette in chiaro la predisposizione alla condivisione e al

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turismo: sarebbe quindi un’ottima base di partenza per la programmazione di cui sopra, dedicata all’incoraggiamento della partecipazione cittadina all’attività turistica.

Ciò che infatti emerge prepotentemente è proprio la poca interazione tra l’amministrazione pubblica e i cittadini, la comunicazione e la possibilità di partecipare alle decisioni: gli item corrispondenti al rapporto tra amministrazione e comunità sono quelli che in assoluto hanno ottenuto i punteggi inferiori.

La percezione degli impatti economici del turismo, anche in considerazione della grande importanza che questo settore ha sull’economia regionale e territoriale, risulta piuttosto stereotipata. L’idea che il turismo porti beneficio solo a una parte ristretta della popolazione è molto radicata, così come l’aumento del costo della vita e la tendenza a considerare spreco i soldi investiti per la promozione e lo sviluppo del turismo. In questo senso sarebbe molto importante riuscire a trasmettere ai residenti il valore aggiunto del turismo, soprattutto in relazione al fatto che se anche i benefici economici non sono immediatamente espliciti, hanno ricadute su tutta una serie di altre micro economie territoriali. Confrontando poi le opinioni dei turisti (grafici 2.5, 2.6, 2.7) con quelle raccolte sulla popolazione locale (grafico 2.16) si delinea una stretta corrispondenza tra ciò che viene ritenuto importante secondo i residenti e ciò che viene più apprezzato dai turisti in loco, ma non tra quello che invece influenza i turisti nella scelta della destinazione. Questo potrebbe essere argomento di sensibilizzazione e spunto per compiere ulteriori indagini – magari specifiche tra i turisti del Tigullio – e diffonderne poi i risultati in una serie di incontri, tenuti magari da esperti in materia che possano esprimere opinioni e suggerire strategie d’azione.

La percezione dell’immagine del luogo di residenza non risulta molto positiva, 9 item infatti sono sotto la media di cui 6 particolarmente

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negativi. Purtroppo questo è un fattore negativo perché riuscire a trasmettere cura e protezione nei confronti di qualcosa di cui non si ha una buona immagine/percezione non è sicuramente facile. Questo è sicuramente il caso in cui la comunicazione tra le amministrazioni e i cittadini diventi presente e molto forte: non è possibile pensare la sostenibilità nel momento in cui chi abita un luogo non ne è il primo sostenitore.

Molto positiva è invece la predisposizione al turismo (Graf. 2.19): tutti gli item hanno infatti una media buona, anche quelli riferiti a opzioni che generalmente non sono bene accette tra la popolazione residente (si pensi ad esempio a ‘Discoteche/Bar/Taverne’). Ancora una volta questo denota la voglia e la positività nei confronti dello sviluppo turistico. Fattore evidenziato anche dal fatto che la percezione degli impatti positivi/negativi sia differente, ma in modo molto contenuto, sia tra chi risulta particolarmente incline allo sviluppo turistico e chi no, sia tra chi lavora in ambito turistico e chi no.

La situazione che quindi emerge dallo studio è quella di una popolazione che sicuramente denota una vocazione storica al turismo e che, nonostante la recente evoluzione nell’industria turistica, sta cercando di portare avanti il proprio intento nell’offrire un qualcosa di qualità al turista. Dall’altra parte però la popolazione stessa è in uno stato di sofferenza nei confronti della poca comunicazione con le istituzioni espresso attraverso i giudizi diretti e quelli nei confronti dell’immagine del proprio comune di residenza. Ed è questo sicuramente il principale punto da cui partire per cercare di riportare cittadini e amministratori a condurre un discorso comune nei confronti del turismo.

L’educazione al turismo sostenibile non è l’educazione al profitto, ma al capire il proprio territorio e saperlo vivere al meglio così da poterlo presentare al meglio al visitatore. Riscoprire l’agricoltura e i prodotti di

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eccellenza, proporre sempre un pescato fresco e genuino nei ristoranti, godere di una passeggiata immersa nella natura incontaminata godendo di scorci mozzafiato sul mare sono possibilità che il territorio ligure sa di avere e su queste deve puntare per ripartire a guadagnare il turismo di élite, di qualità, che lo ha sempre caratterizzato.

Si entra quindi in un circolo virtuoso per cui la vita di qualità dei residenti porta a un turismo consapevole, in linea con i principi della sostenibilità e della cura del territorio. Più il turismo è di qualità e si discosta dagli esempi di turismo di massa, mordi e fuggi, distruttivo, più la qualità della vita dei residenti migliora sotto ogni aspetto: ambientale, sociale, economico.

La storia turistica della Liguria è molto importante e ha coinvolto molteplici persone e personalità che per un motivo o per l’altro hanno trascorso delle giornate in uno dei comuni liguri. Per questo vorrei chiudere questo lavoro con le parole di un turista ligure d’eccezione, Carlo Petrini, presidente di Slow Food, che ha dedicato queste righe proprio alla Liguria e al suo turismo e che secondo la mia opinione ben sintetizza alcuni dei concetti affrontati nel presente studio:

“Si fa gran parlare di qualità nel turismo, ma il turismo di qualità non è una proposta sulla carta: c’è quando ci sono i turisti di qualità, i quali sono attirati da luoghi in cui la qualità della vita è vera e non soltanto esibita, si percepisce a ogni angolo di strada, di fianco a ogni monumento, e dentro le osterie. Una qualità che è data dalla cultura che si legge nei comportamenti di chi popola quelle zone, territori le cui bontà gastronomiche sono le stesse che ancora si mangiano nelle

Turismo di

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