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Filosofia-Politica_Settimana-8_-Communitarianism-and-Political-Liberalism 

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Academic year: 2021

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(1)

FILOSOFIA POLITICA

(2)

Di che cosa ci occupiamo questa settimana?

La critica comunitarista (communitarian) al

liberalismo

La risposta del liberalismo: il liberalismo

politico

(3)

COMUNITARISMO

(4)

Due idee di Auto-determinazione

(5)

1. Individualismo Liberale e neutralità dello

stato

Due concetti di auto-derminazione:

Autodeterminazione e liberalismo: per il liberalismo l’autoderminazione è

un’idea intuitiva.

“Consentire alle persone l’autodeterminazione è il solo modo per

rispettarle come esseri pienamente Morali”

Il liberalismo insiste su un’idea di autodeterminazione come libertà di

scelta

Mill (p.224): ogni persona che abbia raggiunto la maturità ha il

diritto e la prerogativa di interpretare autonomamente il

significato e il valore delle proprie esperienze

(6)

1. Individualismo Liberale e neutralità dello

stato

Autodeterminazione e comunitarismo: per i comunitaristi, i liberali hanno

un’idea sbagliata dell’autodeterminazione e trascurano l’importanza

delle precondizioni sociali necessarie all’autodeterminazione.

Questa questione può esser riformulata in relazione all’idea di

paternalismo

I marxisti, e altri perfezionisti (comunitaristi), possono accettare il

paternalismo. Essi immaginano lo stato possa incarnare la visione del

bene e imporla sugli individui che, invece, possono commettere errori -

esempio della lotta libera

)

(7)

1. Individualismo Liberale e neutralità dello stato

Paternalismo o scetticismo, esistono alternative?

Secondo i perfezionisti, il liberalismo evita il paternalismo assumendo una

prospettiva scettica, il pluralismo infatti implica una diversità di giudizi

circa “cosa nella vita sia degno di apprezzamento” tutti di egual valore

Ma i liberali non sottoscrivono lo scetticismo. Il loro primo argomento è

che lo scetticismo non giustifica l’autodeterminazione:

una prospettiva scettica non permette ai cittadini di

sollevare obiezioni nei confronti del governo quando esso

impone delle scelte alla comunità –

non distingue il giusto

dalle varie concezioni del bene

(8)

1. Individualismo Liberale e neutralità dello

stato

Il problema del paternalismo per i liberali

Per comprendere il problema dei liberali nei confronti del paternalismo e

cosa significa auto-determinazione, bisogna rifarsi a

2 precondizioni

necessarie

alla soddisfazione del nostro interesse a vivere una vita

buona:

a) Una vita guidata dall’interno (Dworkin 1989 “requisito dell’ interiorizzazione”) b) Libertà di mettere in discussione le credenze acquisite alla luce di ciò che ci

offre la cultura in cui viviamo

Da a) e da b) discende l’importanza che i liberali attribuiscono alle libertà

civili e personali, all’istruzione, alla libertà di espressione, di stampa, ecc.

(9)

1. Individualismo Liberale e neutralità dello

stato

Rawls e idea di neutralità:

Questa concezione del valore di autodeterminazione costituisce il

fondamento del primo principio di Rawls: principio di libertà

Secondo R.: la libertà di scelta è necessaria per scoprire cosa

è apprezzabile nella vita e quali siano i nostri fini. Secondo R.

questa visione dovrebbe indurci a volere uno

Stato Neutrale

Neutralità liberale: lo stato non giustifica le proprie azioni in

base alla superiorità o inferiorità intrinseca di una concezione

del bene. Lo stato non influisce deliberatamente sui giudizi sul

valore delle concezioni del bene seguite dai cittadini

(10)

2. Comunitarismo e bene comune

“2 visioni:

Liberalismo:

politica della neutralità

vs Comunitarismo:

politica del bene

comune

Questa distinzione è fuorviante: «in una società liberale il bene comune

è il risultato di un processo di combinazione delle preferenze, a ognuna

delle quali, se in armonia con i principi di giustizia, viene dato lo stesso

peso» (p. 231)

Il bene comune per i liberali “il bene comune (giusto) è concepito come il

modo di armonizzarsi con il modello delle preferenze e delle concezioni del bene degli individui”

Il bene comune per i comunitaristi: concezione sostantiva della vita buona. Le preferenze individuali vanno valutate in base alla visione del bene comune. Lo stato incoraggia i cittadini ad adottare la concezione della vita buona della comunità. Nello stesso tempo gli stili di vita devianti vengono attivamente scoraggiati.

(11)

Bene comune

Idea di Bene

comune tra

collettivismo e

individualismo

(12)

3. identità personale

 Liberalismo: sostiene una visione Kantiana dell’identità

personale

Rawls

: «l’io viene prima dei fini che persegue»: il soggetto morale

può mettere in discussione i suoi fini, progetti, impegni, ecc

.

Comunitarismo: sostiene che l’io è “situato” in una rete di

pratiche sociale da cui non è possibile prendere le distanze.

MacIntyre:

siamo portatori di una particolare identità sociale.

L’autodeterminazione è quindi fortemente legata ai nostri ruoli

sociali

Sandel

sostiene che non è possibile separare l’io dai suoi fini. L’io

(13)

3. identità personale

3 argomenti del comunitarismo contro la visione liberale dell’io

1) vacuità : (Taylor)- vacuo distinguere le libertà dai fini

2) contrasta con il modo in cui noi ci vediamo: (Sandel) argomento

dell’autopercezione

Idea di autopercezione è fuorviante: in realtà il liberalismo dice che “noi

percepiamo noi stessi come realtà distinte dai nostri fini, nel senso che non c’è fine che non possa esser messo in discussione” (p238)

3) ignora il radicamento degli individui nel contesto sociale in cui vivono:

(Sandel) diversa concezione dell’identità, “l’io è costituito dai suoi fini e

i contorni sono fluidi, mentre per i liberali l’io precede i suoi fini e i suoi

contorni sono fissi”- dunque in realtà divergono sulla questione di dove

tracciare i confini dell’io: ma questo non importa alla filosofia politica

p-.241 differenza tra liberali e Comunitaristi: un inganno?

(14)

4. La tesi sociale

E’ possibile autodeterminarsi al di fuori di una società?

Tesi sociale

(Charles Taylor): la capacità di autodeterminazione può

esercitarsi solo in un determinato ambiente sociale

Atomismo liberale

Vs

Tesi

sociale

In realtà, come Kymlicka riconosce «i liberali, per esempio Rawls e

Dworkin, riconoscono che l’autonomia individuale non può esistere se non

all’interno di un ambiente sociale che proponga alternative significative e

stimoli lo sviluppo delle capacità di scelta tra queste alternative»

(15)

4. La tesi sociale

Ma secondo Taylor: la politica della neutralità non tiene

conto della tesi sociale:

“certi limiti all’autodeterminazione sono necessari per

preservare le condizioni sociali dell’esercizio

dell’autodeterminazione stessa”

(16)

4. La tesi sociale

3 versioni della tesi sociale:

i. Necessità di sostenere una struttura culturale che

offra opzioni significative

ii. necessità di sedi di confronto in cui valutare queste

opzioni (attività collettive/attività pubbliche)

iii. precondizioni della legittimità politica (secondo i

comunitaristi la neutralità è un ideale troppo debole

che mina la legittimità delle istituzioni pubbliche)

(17)

4.1. Struttura culturale

Secondo molti comunitaristi il punto non conlto dai liberali dipende

dal loro interesse verso gli individui piuttosto che le società

Raz J

.

“ quello di promuovere forme di vita accettabili è un

problema sociale non individuale. Gli ideali perfezionistici

richiedono un’azione pubblica che ne tuteli la vitalità.”

In tal senso la neutralità liberale sarebbe controproducente

In realtà, la distinzione è tra due forme di perfezionismo:

Perfezionismo statale (comunitarismo) vs Perfezionismo sociale

(liberalismo)

(18)

4.2. Neutralità e deliberazione collettiva

In realtà, il confronto è qui tra due modelli:

Comunitarismo: monista: deliberazione collettiva

coincide con la deliberazione pubblica

vs

Liberalismo: pluralista: ammette la deliberazione

collettiva ma non è un’attività dello stato: si tratta di

un’attività sociale e non politica (discontinuità)

(19)

Ruolo dello Stato

Il reale disaccordo tra liberali e comunitaristi è

sul ruolo specifico dello stato

Semplificando: «liberali e comunitaristi

divergono non sulla dipendenza dell’individuo

dalla società, ma sulla dipendenza della società

dallo stato» (p. 259)

(20)

La politica del comunitarismo

 Liberalismo: ha riconosciuto la dipendenza della capacità di

scelta dal contesto culturale, ma si è occupato più della

capacità di scelta che del rapporto individuo/cultura

 Il comunitarismo: ha richiamato l’attenzione sulla pratica del

bene comune però, come il liberalismo, ha ignorato «le reali

questioni insite nel progetto di creare le condizioni culturali

dell’autodeterminazione» (p. 259). Esempio del problema del

multilinguismo ignorato sia dai liberali sia dai comunitaristi

(21)

Politica del comunitarismo

(22)
(23)

Politica del comunitarismo

(24)

1.A La risposta liberale al comunitarismo (LP)

 Pur respingendo la pretesa perfezionista dei teorici del comunitarismo, la

teoria liberale ha preso seriamente l’argomento comunitario

 Come dovrebbe trattare lo stato liberale quelle minoranze non liberali che non attribuiscono

lo stesso valore al concetto di autonomia? Dovrebbe imporre loro la visione liberale di autonomia anche qualora tali minoranze fossero numericamente ristrette?

Dopo tutto, la neutralità liberale si basa su due premesse importanti: 1. La promozione del valore della tolleranza

2. La difesa delle minoranze più deboli

Tuttavia, queste due condizioni producono quello che può essere definito il paradosso della

tolleranza liberale: I cittadini liberali non devono «tollerarsi» a vicenda, poiché essi

condividono una comune concezione politica della giustizia. Il problema della tolleranza liberale è dunque legato alla sua estensione ai cittadini appartenenti a gruppi minoritari o religiosi non liberali che possono tuttavia essere definiti come pacifici e «ragionevoli».

(25)

1.A La risposta liberale al comunitarismo (LP)

 Rawls definisce in questi termini il problema centrale di Liberalismo Politico:

 “Come è possibile che sussista una società giusta e stabile di cittadini liberi ed eguali che

rimangono profondamente divisi a proposito delle loro dottrine religiose, filosofiche e morali? Come è possibile che dottrine che si oppongono profondamente l’una all’altra ma che sono ragionevoli possano vivere insieme e affermare tutte quante la concezione politica di regime costituzionale (LP, xviii)

 Tale formulazione si basa su due questioni fondamentali che mostrano la relazione tra

pluralismo e stabilità:

1. Il problema della giustizia politica: «qual è la concezione di giustiza più appropriata che

specifica i termini di cooperazione sociale per i membri di una società democratica?»

2. Il problema della tolleranza: «la cultura politica di una società democratica è sempre

caratterizzata da una profonda diversità di dottine religiose (...) che si oppongono irreconciliabilmente. Alcune di tali dottrine sono perfettamente ragionevoli e il liberalismo politico vede questa diversità di dottrine ragionevoli come il risultato inevitabile di lungo periodo dell’esercizio dei poteri della ragione umana al lavoro sotto libere istituzioni»

(26)

1.A La risposta liberale al comunitarismo (LP)

 Perciò, un punto di partenza cruciale per LP è lo sviluppo della nozione di tolleranza

liberale:

Se il liberalismo può esser visto come estensione del principio di tolleranza religiosa, tale nozione ha però assunto una connotazione specifica all’interno del liberalismo, caratterizzandosi come libertà di coscienza. Essa si configura come diritto individuale di seguire liberamente il proprio culto, di diffondere la propria religione e di cambiarla. La versione liberale dell’idea di tolleranza è diretta a “limitare il potere dei gruppi illiberali di restringere la libertà dei propri membri, così come il potere degli stati illiberali di restringere la libertà di culto” (p. 231).

In tale contesto, una nozione ristretta di “autonomia politica” (in opposizione a una versione “comprensiva” e “settaria” di autonomia) è stata collegata alla nozione di tolleranza liberale.  La distinzione fondamentale di Rawls tra liberalismo comprensivo e l. politico: ci sono

molte dottrine comprensive religiose e secolari ma una sola concezione della giustizia politica.

(27)

2.A Il liberalismo politico diRawls

Punti chiave:

Pluralismo ragionevole: varie dottrine comprensive ragionevoli coesistono all’interno di un regime democratico liberale.

Critica del perfezionismo: un cittadino A che crede nella dottrina ragionevole x non dovrebbe essere obbligato a rinunciare a x per poter accettare uno stato in cui la cultura pubblica è basata sulla dottrina comprensiva y del cittadino B.

Possibilità di un consenso strettamente politico: un accordo legittimo sugli elementi costituzionali essenziali e sulle questioni basilari di giustizia può essere potenzialmente raggiunto da tutti i cittadini ragionevoli. Nessuna dottrina comprensiva ragionevole può svolgere una simile funzione.

Concezione “freestanding” (“auto-portante”) dell’autorità politica: solo una concezione politica può garantire l’accordo tra dottrine comprensive ragionevoli.

Legittimità liberale: la legittimità politica può essere raggiunta solo tramite l’accordo su una concezione politica della giustizia.

(28)

2.A Il liberalismo politico diRawls

Rawls mira a conciliare stabilità e pluralismo, senza sfociare nel perfezionismo:

La sua intuizione è che la nozione di stabilità presenata in TJ non può funzionare in una società pluralista in cui i cittadini hanno dottrine comprensive diverse ma ragionevoli.

La sua soluzione al problema del disaccordo morale all’interno di un regime democratico è l’assunto che vi sia un ‘interesse collettivo nell’accordo in una società democratica” (Maffettone 231).

Per Rawls la cultura pubblica democratico-liberale non è affetta dal disaccordo morale ragionevole che emerge nelle società contemporanee. In una società ben ordinata, i cittadini possono essere in disaccordo sulla giustificazione dei principi alla base dell’egualitarismo liberale e avere interpretazioni divergenti del peso relativo da attribuire ai due principi di libertà ed eguaglianza, ma essi accettano tutti una

concezione generale democratico-liberale di giustizia incarnata nei principi

(29)

2.A Il liberalismo politico diRawls

La politica concezione “free-standing” è circoscritta e presuppone due condizioni:  Deve essere istituzionale (struttura di base)

 E’ una concezione dell’autorità politica (è coercitiva)

Il problema della legittimità liberale: se la struttura di base è caratterizzata dal fatto del pluralismo ragionevole, la legittimità liberale impone che la concezione dell’autorità politica (il fatto della coercizione) non possa essere giustificata sulla base di una singola dottrina comprensiva.

Rawls dice in proposito: “ Il nostro esercizio del potere politico è proprio [legittimo] solo quando esso è esercitato in accordo con una costituzione i cui elementi fondamentali i cittadini possono ragionevolmente accettare in quanto liberi ed eguali alla luce di principi e ideali accettabili da parte della loro comune facoltà umana di ragionamento.”

(30)

2.A Il liberalismo politico diRawls

“Per vedere come una società ben ordinata possa essere unita e stabile,

introduciamo un’altra idea fondamentale del liberalismo politico, ovvero l’idea

di un conseso per intersezione [overlapping consensus] tra le dottrine

comprensive ragionevoli. In un simile consenso, le dottrine ragionevoli

accettano e supportano [endorse] la concezione politica, ognuna dal proprio

punto di vista” (Rawls, 134).

Il consenso per intersezione è una situazione in cui i cittadini che aderiscono a

dottrine comprensive diverse arrivano progressivamente ad accettare ed

affermare la medesima concezione dell’autorità politica “dall’interno delle

proprie visioni comprensive”

(31)

2.A Il liberalismo politico diRawls

 Il consenso per intersezione non è:

Nè un compromesso (come quello emerso dalle guerre di religione) Nè un equilibrio di potere (il modus vivendi di Hobbes)

“Il fatto che il consenso per intersezione sia diverso da un modus vivendi è chiaro… esso e affermato su basi morali, cioè include concezioni della società e dei cittadini come persone, così come principi di giustizia … Un consenso per intersezione non è solo un consenso che riguarda l’accettazione di certe autorità …. Tutti coloro che affermano la concezione politica partono dall’interno delle loro visioni comprensive” (LP 147-148) I cittadini, vivendo sotto istituzioni che sono realmente regolate da una concezione politica che dipende da un consenso per intersezione , sono in grado di acquisire un “senso della giustizia” e una “alleanza

ragionata” verso tali istituzioni sufficiente a renderle stabili .

Il consenso per intersezione è compatibile con tre diverse poszioni dottrinali: 1- Una dottrina religiosa tollerante (“free faith”)

2- Una dottrina liberale comprensiva (come quelle di Kant e Mill) 3- Una visione pluralista.

(32)

3. Pluralismo e consenso

 “Il cuore del liberalismo critico rawlsiano consiste nell’idea di giustificazione” (Maffettone 2015, 27).

 Scanlon (1998, 153): “Un’azione è sbagliata se nelle circostanze della sua

realizzazione non è coerente con ogni insieme di principi per la regolazione generale del comportamento che nessuno potrebbe ragionevolmente rifiutare sulla base di un accordo informato, libero e generale.”

Il moralmente giusto (o sbagliato) dipende dalla nostra capacità di fornire una giustificazione per le nostre pretese reciproche.

La giustificabilità di tali pretese dipende dalla conformità degli argomenti utilizzati

rispetto a un criterio determinato (nel caso di Scanlon, la non ragionevole rifiutabilità). Rawls considera tale problema all’interno del domino del politico. Il problema centrale è, come detto, quello di conciliare consenso giustificativo e pluralismo ragionevole.

(33)

3. Pluralismo e consenso

 La soluzione a questo problema è rappresentata dal consenso per intersezione considerato sopra, che produce un “consenso non superficiale o prudenziale, bensì schiettamente morale”

(Maffettone 2015, 29).

 Rawls quindi scinde idealmente la moralità e l’identità degli individui in due parti:

Da un lato ci sono una moralità e una identità propriamente politiche o istituzionali, che ci considerano e riguardano in quanto cittadini liberi ed eguali che cooperano all’interno del medesimo sistema sociale.

Dall’altro vi sono una moralità e una identità più piene e onnicomprensive, le quali poggiano su profonde basi etiche e/o religiose.

Questo discontinuismo tra etica e politica è però mitigato da una riconciliazione tra le due dimensioni grazie alla nozione di consenso per intersezione: esso è il meccanismo attraverso il quale si passa da una giustificazione politica (o pro tanto) a una giustificazione pubblica. In tal modo, il consenso ideale non sacrifica il pluralismo.

(34)

3. Pluralismo e consenso

Rawls, quindi, “restringe l’insieme dei conflitti trattabili politicamente a un’area specifica, in cui etica e politica convergono, che è poi l’area del pubblico, quale viene definito dalla giustificazione politica” (Maffettone 1996, 88).

Rawls elabora una propria concezione originale del meccanismo o criterio giustificativo operante all’interno di tale “area del pubblico:” l’idea di ragione pubblica.

Quest’ultima ha dunque un ambito preciso e ristretto sia per materia (cosa) che per posizionamento (chi/quando/dove) : la discussione di questioni politiche fondamentali nei “public political forums” da parte di pubblici ufficiali, ma anche idealmente da parte dei cittadini nel momento di votare su tali questioni in sede di referendum o nell’eleggere i propri rappresentanti. Essa dunque non regola la discussione all’interno di fori non pubblici (es., all’interno della propria chiesa di appartenenza). Rawls qualifica come dovere di civiltà il rispetto dei limiti imposti dall’idea di ragione pubblica al modo in cui i cittadini discutono tra loro questioni politiche di capitale importanza. Il dovere di civiltà corrisponde a un obbligo morale incombente sui cittadini in quanto tali di fornirsi vicendevolmente una giustificazione in termini di ragione pubblica per le decisioni politiche essenziali che investono il potere coercitivo delle istituzioni pubbliche. In tal modo, si può giungere a una “riconciliazione tramite ragione pubblica” di consenso e pluralismo.

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