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Guarda Paterson. Quando la felicità è nelle piccole cose

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Academic year: 2021

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Modelli della Mente (ISSNe 2531-4556), 1/2017 89

CINEMA E MENTE

a cura di Pasquale La Selva

Paterson

Quando la felicità è nelle piccole cose

2016

Non è un film dinamico, veloce, intrigante, adrenalinico; non ci sono supereroi, né mostri, né assassini da trovare, né psicopatologie da indagare. Il regista e autore Jim Jarmusch (considerato uno dei più importanti ci-neasti del cinema indipendente americano), presentando il suo film al festi-val di Cannes (2016), lo descrive in questo modo: «Paterson racconta una storia tranquilla, senza conflitti drammatici. La sua struttura è semplice: se-gue sette giorni della vita dei protagonisti. Paterson rende omaggio alla poesia dei dettagli, delle variazioni e dei cambiamenti quotidiani… Il film è un antidoto alla noia e all’oscurità dei film drammatici e del cinema d’azio-ne. È un film che lo spettatore dovrà lasciare fluttuare davanti ai suoi occhi come le immagini che si vedono dal finestrino di un autobus mentre si at-traversano le strade di una piccola città dimenticata».

Il film, dunque, racconta la storia di un giovane autista di autobus, Pa-terson (interpretato da Adam Driver), che conduce una vita ordinaria, fatta di riti quotidiani: l’amore tenero delle sveglie mattutine, le pause dedicate alla poesia, le passeggiate con il cane Marvin, le soste al bar, il ritorno a casa, le affettuose chiacchierate con la moglie Laura (interpretata da Golshifteh Farahani). Apparentemente niente di speciale, nessuna sorpresa particolare, solo un rassicurante movimento circolare quotidiano.

Ogni giorno, durante il solito percorso in autobus per le strade di Pa-terson (nello stato di New Jersey, USA) – il protagonista – ascolta la vita delle persone e osserva le semplici cose che lo ispirano per la sua profonda passione: la poesia. Proprio la capacità di guardare oltre l’apparenza, maga-ri anche apprezzando le piccole cose, permette a Paterson di elevarsi dalla routine di azioni e luoghi sempre uguali e a volte sottilmente angoscianti. Ed è questo il bello del film.

Le incredibili accelerazioni dei nostri tempi, le pressioni ambientali, i bisogni impropri suscitati da modelli mediatici, il consumismo compulsivo,

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90 Modelli della Mente (ISSNe 2531-4556), 1/2017 insomma questa società vorace e impietosa che impone ritmi, competitività e ambizioni, impatta con la parsimonia del protagonista. Paterson è felice di vivere in un modo ordinario, senza eccessi, né tecnologia. Tutto in lui è im-prontato alla più delicata quiete come stile di vita e al suo continuo apprez-zamento esistenziale che riversa nella scrittura; e se sua moglie ogni giorno pensa a una vita diversa attraverso le mille versioni ripetitive delle attività che svolge, rigorosamente in bianco e nero, lui invece annota piccoli pen-sieri su un quaderno da cui non si separa quasi mai.

Paterson possiede qualcosa che lo distingue da molti, ed è la sua capaci-tà di afferrare la natura delle cose, astraendola dai dati sensoriali. È il suo potere di astrazione, attraverso cui conosce gli aspetti profondi della vita come l’amore, la bellezza, la solidarietà. Paterson riflette su se stesso e sul fluire delle sue emozioni, sulle proprie scelte; riesce in questo modo a tra-scendere il “tutto e subito” per affermare e perseguire valori alti, spirituali.

In questa società sembrerebbe che non ci sia spazio per chi apprezza e si accontenta delle piccole cose. Per chi, come Paterson, si ferma e contempla la bellezza naturale cogliendo il piacere dell’esistenza. La nostra cultura ci propone uno stile di vita “tutto e subito”, ad alto impatto sensoriale, in cui serpeggia l’idea che l’esistenza si compie in una ricerca spasmodica di pia-cere, ma nello stesso tempo non ci sentiamo bene, non ci sentiamo gratifi-cati. Più pretendiamo di eliminare la tensione, meno impariamo a tollerare la frustrazione.

Ciò che rende Paterson pienamente umano è anche la sua capacità di entrare e stare in relazione, nel lasciarsi attrarre da ciò che è vero, buono e bello per entrambi, nel trascendere il momento presente, mutevole e pas-seggero, per afferrare il senso della vita fino a scorgere al di là delle cose dei sentimenti, dei desideri, delle passioni, qualcosa di definitivo e stabile che conferisce senso ad ogni incontro.

Paterson è un film efficacemente delicato, sussurrato, riflessivo e lento, proprio come la poesia che vuole rappresentare. Queste qualità richiedono uno spettatore curioso e attento, altrimenti il rischio di una dormita è assicurato.

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