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Anima e vita di Trieste

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Academic year: 2021

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• B1BLI0TECHINA ILLUSTRATA •

• BEMPORAD■

PER LA GIOVENTÙ PER I SOLDATI. PER l i POPOI2

GIULIO ITALICO

ANIMA

E

VITA

T

p j f s

T F

u it r a z io n i

^NZE

A.D & FIGLIO

(2)

GIULIO ITALICO

A

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ita

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T

rieste

(Con 6 illustrazioni)

« C ’ è una parte d’Italia che è di sito Venezia orientale o Giulia, di popolo romana ».

Ca r d u c c i.

R. BEM PO RAD <£ FIGLIO, ED ITO RI

F I R E N Z E ■ M IL A N O - R O M A - P I S A - N A P O L I

BOLOGNA, Nicola Zanichelli - TORINO, S. Lattea &. C. GENOVA, Fratelli Treves - PALERMO, A. Reber

REW-YORK, Società Libraria Italiana BUENOS-AIRES, F.lli Trevo».

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PROPRIETÀ LETTERARIA DEGLI EDITORI R . BeMPORAD & FIGLIO

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A n i m a e V it a di T r i e s t e

T rie ste nel suo q u ad ro n a tu ra le .

Trieste è in Ita lia . C apitale n a tu ra le della pen i­ sola istria n a , T rieste fa p a rte della Venezia, ed in ­ sieme all' Is tria ed al F riu li orientale costituisce la Venezia G iulia. Questo nome di Venezia G iulia è recente, venne dato alle te rre irredente orientali, dal goriziano G raziadio Ascoli, ed è ap pro p riato , perchè sono le A lpi Giulie che cingono questa p ro ­ vincia d ’ Italia.

Le A lpi G iulie sono la catena estrem a della ce r­ chia alp in a che divide l ' I ta lia dai paesi contigui e questa divisione è conferm ata anche dal corso delle acque. D unque, realtà oro-idrografiche afferm ano che Trieste con le a ltre te rre adriatiche irred en te fa p arte della p a tria italian a. In o ltre le A lpi Giulie segnano una divisione storica ed etnico-linguistica, fra l ' Ita lia ed i paesi vicini. Roma stabilisce i con­ fini m ilitari dell’ im pero prop rio ai confini n a tu ra li. Un vallo difensivo viene co stru ito da Roma nel 128

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a. O. a difesa delle invasioni dei popoli barbari, e questo vallo, di cui an co ra oggi si ritro v an o alcune rovine, è in g ran p a rte edificato lungo il ciglio c a r ­ sico che segna il confine d ’ Ita lia . I G iapidi o ltre ­ passano nel 51 a. C. il vallo rom ano, piom bano su T rieste e la dev astan o ; vengono resp in ti però dai R om ani ed alcuni anni dopo vengono soggiogati da G iulio Cesare, in onore del quale le A lpi n ostre si chiam ano A lpi Giulie.

L a storia, di T rieste e dell’ I s tr ia è dunque ro ­ m ana a ll’ epoca dell’ Im p ero ; ma ciò che è più im ­ p o rtan te si è il fa tto che T rieste e 1’ Is tria con Ve­ nezia fanno p arte della « Decima Regione d ’I ta lia » . A quest’ epoca dunque Roma riconosce l ’ unione delle te rre irredente alla Venezia e le fortifica come le più pericolose d ’ Ita lia .

Sulle orme di Roma che crolla, alle invasioni dei b arb ari in g ran p a rte p assati app u n to a ttrav erso alle A lpi Giulie, la repubblica di Venezia cerca di estendere ancora il pro prio confine a quello d ’ I t a ­ lia per ragioni essenziali di difesa m ilitare contro le invasioni turchesche. Napoleone infine riconosce la necessità di possedere le A lpi G iulie per d ifen ­ dere efficacemente 1’ Ita lia dagli eserciti stran ieri.

Questa geografia m ilitare è certo oggi la più p e r­ suasiva. D al p unto di vista m ilitare T rieste e 1’ T- stria sono indispensabili per la difesa d ’ Ita lia . Il confine attu ale , venuto al Regno d ’ Ita lia dopo la

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gu erra del '0(3, è in n a tu rale e m ilitarm ente non difendibile. Solo la catena delle G iulie assieme alle A lpi Ketiehe d aran n o al nostro paese sicurezza en tro i propri confi ni. Uno sguardo alla c a rta geografica della Venezia G iulia ci assicu ra a prim a vista della verità di questo asserto. L a geogra­ fia che «scolpisce le p a trie » sanziona m irab il­ mente la im pellente necessità d ell’Ita lia , di avere le catene estrem e delle Giulie. Q uindi nessun con­ trasto fra geografia ed esigenze m ilita ri; se m ai a n ­ che in questo cam po riconoscim ento che la n o stra p a tria , fra le poche in E uro pa, non ha discordanze assolute fra realtà geografiche e necessità m ilitari. La cerchia delle A lpi in fa tti che chiude V I ta lia in un anello di difesa form idabile, la divide n e tta ­ mente dagli a ltr i sta ti e dalle a ltre regioni.

Q uesta divisione però, oltre ad essere storico-geo­ grafica è, come è stato detto, etnico-linguistica. Al di qua delle A lpi Giulie e di quelle R etiche, il d ia ­ letto veneto è in prevalenza e dim ostra la perfetta fusione delle te rre irredente con la Venezia redenta. Una distinzione etnica esiste anche piuma della ve­ nuta di Roma. A llora T rieste e 1’ I s tria sono a b i­ ta te da varie schiatte, proprio come le a ltre regioni d ’ Ita lia . E questi vari popoli sono u n iti più o meno da affinità, da scopi e da bisogni comuni. La la tin iz ­ zazione della Venezia e quindi anche delle te rre i r ­ redente procede di buon passo e la civiltà di Roma

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è" assim ilata molto celerm ente dalle popolazioni ve­ nete. M aggiore è 1’affinità di un popolo con l ’altro , più rapidam ente avviene la sua assim ilazione ; così T rieste e l ’ I s tr ia vengono in poco tempo colonizzate da Roma. Da allora in quelle terre, come nelle a ltre d ’ Ita lia , è usato negli s ta tu ti, nelle relazioni com ­ m erciali, in tu t ti gli a tti pubblici, il latino. Gli s ta ­ tu ti di T rieste veugono tra d o tti già nel 1100 in lin ­ gua volgare. In quel tempo a Trieste il d ia letto è friulano, e solo più ta rd i Venezia influisce col suo d ialetto nell’ Is tr ia e a T rieste dove nel 1500 com in­ cia a im porsi il veneto che d u ra t u t t ’ora. Ciò che b i­ sogna ricordare però, affinchè non si creda che l ’ i t a ­ lia n ità d ell’ Is tr ia sia dovuta alla colonizzazione da p a rte di Venezia è il fa tto , che Rovigno e D ignano, piccole c ittà istrian e, m antengono ancora ai giorni n o stri il loro dialetto preveneto che è co m pleta- m ente italiano.

I l tedesco è ignoto n ell’ I s tr ia e a T rieste in tu tto il Medio Evo e anche nelle epoche più moderne. Nel 1521 T rieste rivolgendosi a F erdinand o I diceva : (( La lingua m atern a dei T riestin i è ita lia n a , e a T rieste non si trova alcuno che sia originario della c ittà il quale conosca la ling ua tedesca ». Nel 1818 un rap p resen tan te del Comune, nonché storico illu ­ stre, dopo d ’aver proclam ato 1’ ita lia n ità degli uffici, dei Consigli, degli a tti, delle pubblicazioni, affer­ mava in una pubblica assemblea, « L ’ita lia n a è la

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lingua plebea di T rieste ». Nello stesso anno una commissione di d ep u tati dell’ I s tr ia indirizzava alla Confederazione G erm anica, alla quale illegalm ente era s ta ta aggregata questa provincia, u n a protesta nella quale si legge : (( L I s tr ia è essenzialm ente it a ­ lian a per lingua, per costum anze, per memorie, per religione, per sim patie, per m onum enti e per posi­ zione geografica ».

L a civiltà della Venezia G iulia è dunque essen­ zialm ente italian a, e questa te rra lia com unanze di origini, di storiche vicende, di aspirazioni, di co­ muni interessi, di favella, con la Venezia restante. F ra una te rr a già aggregata alla p a tria dal 1866, e l ’a ltra che si redim erà ora, non c’è differenza so stan ­ ziale. P ersino un fenomeno sviluppatosi più fo rte ­ mente nelle te rre irredente, perchè favorito d a ll’A u ­ stria, è comune. Come la Regione G iulia ha nel suo interno g ran d i masse di slavi, così se p u r più lim i­ tatam ente, la Venezia redenta ha in alcune vallate alpine gruppi abbastanza num erosi di slavi, che sono in una p erfetta co n tin u ità con i vicini slavi ancora soggetti a ll’A ustria.

S arà bene ricordare un po’ la sto ria di questi slavi e la loro venuta nella te rra d ’ Ita lia , anche per dim ostrare esaurientem ente che essi sono im m i­ g ra ti posteriorm ente alla conquista di Roma, e che essi non portarono quindi alcun con tribu to di col­ tu ra e di civiltà.

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Le prim e scorrerie slave sono del secolo V II ; di g ran lu n g a più im p o rtan ti però quelle del secolo IX avvenute d u ra n te 1’ im pero C arolingio. C ontro que­ sti slavi pro testaro n o gli is tria n i in un parlam en to generale tenuto si al R isano n ell’anno SOL D alla line del Medio Evo, a l secolo X V III le invasioni slave sono più frequenti, e questo popolo si stabilisce defi­ nitivam ente nelle regioni nostre. G li slavi fu ggiti dinanzi alle invasioni dei tu rch i, e venuti in Is tria come in a ltre te rre d ’ Ita lia dalla penisola B alcanica sono in p a rte o sp itati forzatam ente nelle nostre te rre , in p a rte ospiti per invito di Venezia, che po­ pola 1’ Is tr ia devastata dalla pèste. Q uesti slavi sono i progenitori di quelli che oggi popolano le cam pagne, e sono ra g g ru p p a ti nell’ I s tr ia m ontana e nel te rrito rio di Trieste.

A ttualm ente, m i riferisco ad una s ta tistic a co­ m unale del 1910, T rieste h a 220.000 a b ita n ti di cui 171.000 ita lia n i (compresi 29.000 c itta d in i del R e­ gno), 37.000 sloveni, 9.000 tedeschi, il resto di a ltre razze.

Nel 1868, T rieste aveva 83.000 ita lia n i, 26.000 sloveni, 5.000 tedeschi. Come si vede 1’ aum ento a s ­ soluto e relativo degli ita lia n i è il più f o rte ; e ciò denota che l ’ ita lia n ità di T rieste, anche avversata e co m battuta aspram en te dal Governo austriaco, non decade. Questo non vuol significare che essa, sotto l ’A u stria, non sia stata in pericolo. La forzq

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T r i e s t e V e d u ta g e n e r a le .

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assim ilatrice della civiltà ita lia n a potè molto sulle a r ti del governo austriaco, m a certe volte, e avvenne rip etu tam en te nella Venezia G iulia, la forza b ru tale delle baionette s’ impose a quella del numero. E T rieste e l ’I s tr ia si videro, ap p u n to per volontà a u ­ striaca, e per un piano specifico, avversate e s a c ri­ ficate. I l come si vedrà nel seguito di queste pagine e si vedrà l ’energica opposizione del popolo ir r e ­ dento, anim ato da u n a fede grande ed in estin g u i­ bile, la fede nella redenzione.

P er ora la conclusione di questo capitolo è una sola, L ’ I s tr ia e T rieste, te rre d ’Ita lia , sono ta li a n ­ che storicam ente, etnograficam ente e quindi hanno oggi d iritto di essere riu n ite alla m adre p a tria . L ’ Ita lia , oltre alle necessità m a teriali e strategiche, accam pa in quest’ ora il d iritto del suo popolo che vuole com piuta la storia del R isorgim ento, e che in ­ crollabilm ente domanda la com pleta unificazione della p atria.

Roma e Venezia nella Regione Giulia.

Roma curò le te rre nostre innalzando te a tri, co­ si riiendo strade, rifornendole di acquedotti, a r r ic ­ chendole di sontuosi edifici. Fola ebbe la magnifica aren a che ancora oggi si am m ira, e che è la meglio

conservata di tu tte in Ita lia .

I l sorriso e l ’ incanto delle spiaggie ad riatich e richiam arono nelle ville lungo il m are senatori e

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im-T r ik s t k M ir a m a r .

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p erato ri rom ani. Le traccie (li questo periodo di sto ­ ria si trovano oggi negli scavi ; vengono alla luce e sono raccolti con g ran cu ra pavim enti rom ani in isplendido mosaico, u rn e fu n erarie, lapidi e f ra m ­ m enti m onum entarì, che sono in ogni dove, quasi che Roma, presaga, avesse avuto cu ra d* im prim ere più profondam ente su queste te rre , p er il fu tu ro d ’ I t a ­ lia, la suà indelebile im pronta.

La raccolta am orosa dei ricordi m onum entali del grande passato la tin o è a n im ata dal soffio vivifica­ tore del nostro sentim ento nazionale, che sa tr a r r e dal passato di Rom a V affermazione di un legame sp iritu ale che d u ra a ttrav erso ai secoli.

Ma oltre al ricordo di Rom a, è dolce quello che p a rla agli irred en ti del libero m unicipio a T rieste, e del dominio veneto nell' Is tria . Nel 1300, T rieste lib e ra ta dai domini baronali e vescovili, si foggia, come m olte a ltre città d ’ Ita lia , a libero m u n icip io; innalza stemmi e stendard i, b atte m oneta, si cinge di nuove m ura, che si sovrappongono alle rom ane co stru ite a ll’ epoca augustea. La bianca alab ard a, stemma di S. Sergio soldato legionario di Rom a, indi m a rtire cristiano, guida le tru p p e di T rieste alla v itto ria ; segno di libertà del ’300, essa è ancora oggi simbolo pu ro e incontam inato nelle nostre più aspre battaglie. E ssa rischiara ed anim a il cuore del popolo, come S. G iusto, in cima al colle più in ­ tern o della città , fa dire con orgoglio : « Siamo stati rom ani». E guai al triestin o che volesse tro v are lo

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stemma di T rieste o il suo duomo, eoli le colonne ro­ mane qua e là in c astrate nelle m uraglie, meno belli di un qualche m onum ento sm agliante di colore e di vita, meno belli di qualche chiesa più grande, più m aestosa !

G uai a chi osasse disprezzare il cam panile moz­ zato della sua cuspide da un colpo di fulm ine, quel cam panile che nel ’300 suonò la gloria ed il dolore. L’ attaccam ento ad esso ed ai ricordi del passato è capace talvolta di fa r degenerare il gusto dell’ arte, fi un segno di cam panilism o questo ; ma il cam pani­ lismo costituiva nelle nostre te rre irreden te una delle più grand i forze di resistenza nazionale.

N ella penisola istria n a , invece, il periodo che im ­ plume una pagina bella di storia p a tria , è quello del dominio di Venezia. Venezia rim ane a lungo uel- T Istria e si circonda, nelle sue provincie adriati- ehe orientali, di fedeltà cieca e d ’ inestinguibile amore.

Essa a ttira i popoli di queste te rre con continui benefìci, e m olti istria n i di nobili fam iglie, diven­ tano abili condottieri delle arm ate della repubblica. L’affetto degli istria n i, che d u ran te il dominio ve­ neto poteva sem brare latente, proruppe nel ’97, quando Napoleone, in compenso dei P aesi Bassi, che aveva tolti a ll’A u stria, diede Venezia e V I s tr ia ve­ neta agli im periali. Coni’ è noto, Napoleone aveva fatto g u erra a Venezia, che si era d ic h ia ra ta neu­ trale. La prospettiva del dominio austriaco

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deter-14 —

minò nella penisola is tria n a un frem ito (li riv o lu ­ zione. C apodistria, Isola, Rovigno si sollevarono, ed il popolo discese nelle strad e, nelle piazze, al grido d i: « V iv a S. M arco, viva V enezia». F u ro n o invase le case dei nobili, accusati di aver tra d ita V e­ nezia a ll’A u stria, e furono uccisi anche alcuni p o ­ destà, rite n u ti capi della congiura. Rovigno si co­ stitu ì m unicipio autonom o, e resistette agli A u ­ striaci che venivano ad occupare m ilitarm ente l’ Is tr ia , con forze im ponenti. Anche C apodistria, sino a ll’ ultim o si rifiutò di cedere a ll’A u stria, e alle milizie del generale K lenau il popolo fece d a p ­ p e rtu tto accoglienze ostili.

I prodrom i di quella che doveva diventare la s i­ stem atica opposizione al Governo austriaco furono dunque violenti. L ’ I s tr ia veneta si ad attò soltanto dom ata d alla forza. L ’A u stria fu im p au rita di que­ sto popolo ostile, che aveva nel cuore Venezia ed il suo leone, e che disprezzava ogni cosa che si riferisse agli A sburgo, e per sedare ogni movimento c o n tra ­ rio al suo regim e iniziò la serie di b ru ta li violenze, adoperando in ispecial modo la gendarm eria e i preti, che furono assoldati ed aizzati contro 1’ i t a ­ lian ità della provincia.

Ma troppo profonde im pronte aveva lasciate il leone alato. Sui m u ri dei palazzi e dei m agazzini, sui m unicipi e nei m onum enti esso rim aneva saldo come nei cuori. A C apodistria, a Parenzo, in tu tte

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le c ittad e tte istrian e, vigilava questo segno indele­ bile di Venezia. A P iran o su lla base di u n ’antenna, sulla quale si alzava la bandiera di Venezia, era in ­ ciso il sacro simbolo, e p o rtav a scolpito il m otto :

Aliger ecce leo :

Terra» mare sidera carpo.

C’ è u n a m irabile espressione di forza in queste parole che ricordano lo stre tto legame di questa te rra alla regina dell’A driatico. E sopra tu tto esse hanno somma efficacia sugli anim i degli istria n i che ricordano il passato e ne traggono energia per la lo tta del presente. L a co n tin u ità della p a tria è com­ pletam ente m an ifestata a T rieste e nell’ I s tr ia d alla co n tin u ità del dialetto, che è veneto, d alla co n ti­ n u ità dei costum i e delle foggie di vestire. Nelle viuzze e nelle calli istrian e si vive la v ita popolare di Venezia ; le donne portan o anche qui il c a ra tte ­ ristico scialletto, i m arin ai hanno le espressioni più tipiche dei pescatori chioggiotti.

Frem iti di rivolta e repressioni austriache.

Tale era. 1’ I s tr ia quando passò sotto il dominio dell’A ustria. Il bisogno di coltura e la necessità di vivere una v ita nazionale avvicinavano decisam ente l ’ Is tria a Venezia, e il Governo au striaco in tu ite le sim patie del popolo verso l ’ Ita lia , incominciò un trattam en to brutale, opprim ente. T rieste d apprim a

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1(> —

era sta ta dim enticata e la- lo tta sorda non si era fa tta sentire nella c ittà dedita ai traffici ed ai com ­ m erci ; ma, dopo le prim e afferm azioni italian e del '48, anche T rieste, con tu tta la Venezia G iulia, sentì la sferza a u stria c a e il program m a an tiita lia n o di germ anizzazione si iniziò con una grande speranza di successo.

K ellesperg, l ’illuso governatore au striaco , discese con un piano audace di soffocazione e di tra sfo rm a ­ zione nazionale. Ma questo program m a non ebbe l ’e­ sito voluto, gli I ta lia n i restavano ita lia n i, ed i T e­ deschi continuavano beatam ente ad italianizzarsi. Influivano il cielo, l'a ria , il sole della te rra d' I t a ­ lia ; m a so p ratu tto la dolcezza della n o stra lingua, e la forza m agnetica della nostra civiltà. T rieste e

V Is tria trasfondevano quasi 1’ ita lia n ità nei nuovi

a rriv a ti, il popolo m anteneva la fiamma dei più p u ri ideali e non cedeva alle più o stin ate lusinghe.

I l governo au striaco si trovava di fro nte ad una volontà di gran ito, di fron te a un popolo deciso a non tran sig ere e a m antenere in ta tto il suo c a r a t­ tere. Q uesti ita lia n i in te rra ita lia n a costituivano un gran pericolo per l ’A u stria, e poiché soffocarli non era possibile, e a tra sfo rm a rli in tedeschi non si riusciva, il governo abbracciò un program m a più accanito di lo tta e di favoreggiam ento delle popo­ lazioni slave, nemiche nazionali e sociali degli istrian i. D ata l ’ im possibilità di urr assorbim ento

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Inim a e Vita di Trieste. T r i e s t e M a g a z z in i g e n e r a li .

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dell' elemento autoctono, bisognava soffocarlo con masse enorm i di una razza che si ad attasse a ll’ in ­ vasione violenta e alla lo tta m icidiale contro gli italian i.

I l pretesto c’ e r a ; le popolazioni slave a b ita n ti dei cam pi, disagiate e miserevoli, avrebbero con­ dotto u n a g u erra accanita contro 1’ elemento i t a ­ liano, padrone dei cam pi ed agiato. La lo tta sarebbe s ta ta ancora più violenta, perchè sarebbe sta ta i m ­ b a ttu ta così anche nel campo sociale.

I l governo arch itettò questo, e mise in opera il suo piano. E gli ita lia n i che dapprincipio avevano rifiu tato fieram ente di delegare ogni rap p resen tan za politica e non avevano voluto m andare rap p resen ­ ta n ti alla D ieta di F ran co fo rte che aggregava ille­ gittim am ente T rieste e 1’ Is tr ia alla confederazione germ anica, di fronte al pericolo che i m an d ati delle nostre te rre venissero co nq uistati dagli slavi, f u ­ rono co stretti a nom inare i loro d ep u tati, e si affac­ ciarono alla vita am m inistrativ a, lottando p er la conquista dei Comuni. Uno dei d ep u tati, il ra p p re ­ sentante di T rieste, H agenauer, uno di quegli uo ­ m ini di controllo o di affari, come si denom inavano nella Venezia G iulia, afferm ava con fierezza, alla costituente di V ienna : « Io sono un d eputato del- 1’ estrem o confine m eridionale, un d ep utato d ’ I t a ­ lia ».

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riafferm arsi d' ita lia n ità e di energie nazionali, coo­ peravano indubbiam ente le continue gesta del r i ­ scatto della p a tria , alle quali accorrevano grossi m a­ nipoli di trie stin i e di istrian i. D im ostrazioni g iu ­ bilanti di popolo salutavano F e n tra ta delle tru p p e italiane a Korna ; m anifestazioni di lu tto avvenivano in tu tte le più piccole c ittà istrian e per la m orte di V ittorio Em anuele, di Mazzini, di G aribaldi. Il popolo viveva con fede, e nelle memorie del passato, nelle speranze del fu tu ro , trovava sempre nuove r a ­ gioni di affrontare la lo tta e F avvenire procelloso. La coscienza nazionale imponeva la via della resi­ stenza assoluta a ll’oppressione e a ll’invasione slava.

I giovani rispondevano con fierezza alle persecu­ zioni dell’A u stria, e questa fierezza costava loro le carceri. Come i prigionieri della Lom bardia, essi ve­ nivano in te rn a ti nelle prigioni del nord, dove, dopo inquisitorie certe volte quarantottesche, salivano sul banco degli accusati. Inco lp ati di delitto d ’ alto tradim ento, essi continuavano la lunga te o ria della gioventù d ’Ita lia ram inga nei castelli di M arburgo, Suben, Graz e Cilli. E processi si seguivano a p ro ­ cessi. I p ro cu rato ri di S tato si studiavano di im ­ pressionare sommamente i g iu rati. Ecco ciò che d i­ ceva nel ’90, in un processo di alto trad im ento , te ­ li (ito a V ienna, contro alcuni giovani istria n i, un procuratore austriaco, parland o degli ita lia n i della Venezia G iu lia: ((Gli irred en ti dànno ai loro fi

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alinoli i 110111 i degli eroi italian i, li fanno educare;

soltanto in I ta lia e le ragazze si m a ritan o soltanto con giovani ita lia n i ; hanno ra p p o rti soltanto tra loro, e m ai con im piegati au striaci e con ufficiali, so p ra tu tto ignorano com pletam ente l'A u s tria , e ne p arlan o soltanto quando si t r a t ta del distacco d a l­ l ’A u stria. E ssi cercano eli prom uovere i loro scopi irred e n ti con la diffusione di stam p ati pieni di in ­ vettive contro l ’A u stria ed il suo im peratore. Essi fondano palestre ed associazioni ginnastiche, a p p a ­ rentem ente innocue, che però agitan o violentem ente, m ettono in scena congiure, a tte n ta ti con bombe e commemorano i co ng iurati co n d an n a ti» .

L' A u stria giudicava così gli irred en ti, e contro essi si accaniva per la solita « rag io n e di sta to » . Sia che essi m anifestassero il loro anim o frem ente, sia che essi gioissero per le vitto rie della p a tria , o piangessero sui m orti, 1’ A u stria s’ accaniva con vee­ menza contro questo popolo che aveva la colpa grande ed im perdonabile di essere affezionato alla sua lingua, alla sua storia, alla sua civiltà. Le p o­ polazioni slave invece erano p ro tette, accarezzate, aizzate contro gli indigeni. Ogni giorno episodi m o­ struosi della lo tta nazionale, provocati da cro ati, finivano coll’ approvazione delle a u to rità im periali. In D alm azia non era più lotta di due popoli ; era la b arb ara caccia a ll’ italian o che veniva assa­ lilo nelle strade o m i caffè.

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N ell’ I s tr ia la prepotenza e 1’ albagia dei croati non era inferiore a quella p ra tic a ta in Dalmazia. « G uerra agli ita lia n i » avevano proclam ato i p reti cro ati dai pergam i delle chiese ; (( g u erra » rispon ­ devano le masse accecate d a ll’ira contro i (( signori ». L 'A ustria aizzava i p re ti e si serviva dei suoi agenti di polizia per d istruggere l ’ italian ità . Gli slavi poi non s ’ accontentavano della g^m-'ea-4iperta, della lotta a viso aperto, essi hinciarómt) accuse cóntro gli italian i, li additavano corner frani tori. La lo tta

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gigantiva fra le due razzetei croati pretendevano parificazione di d iritti, e sollevavano domande di concessioni che il governo s’ affrettava a soddisfare. Q uesta g u erra, fra italiani e slavi, culm ina nel 1894 nell’ Is tria . A T rieste già nel ’bl e nel ’70, dopo le dim ostrazioni di giubilo per 1’ en trata delle tru p p e italian e a Roma, s’ erano avuti i prim i tragici in ci­ denti. I battag lio n i te rrito ria li si erano la n ciati con­ tro i cittad ini colpendoli proditoriam ente. Un giovane italiano, P arisi, era stato ucciso, parecchi erano s ta ti feriti.

. TI governo austriaco, soddisfacendo gli illeg it­ timi desideri croati, impone in tu tta 1’ Is tria le tabelle bilingui, cioè, italiane e slave. L ’ Is tria si solleva, e dim ostrazioni minacciose di popolo p e r­ corrono le vie di tu tte le cittad e tte della costa e del- P interno. A C apodistria, Albona, O rsera, Parenzo, Rovigno, V alle, P etrovia, in tu tta l ’Tstria insomma,

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si p ro testa vibratam ente. Ma dove le pro teste assu n ­ sero il c a ra tte re di u n a vera sollevazione, fu a Pi- rano. I l 14 ottobre, nella m a ttin a ta , una grande m assa di popolo si rad un av a dinanzi al palazzo di c ittà , rum oreggiando ed acclam ando al Comune ed ai d ir itti italian i. I l Comune doveva votare u n o r­ dine del giorno contro la nuova lesione dei d iritti italian i, e quando si seppe che esso aveva votato un atto di biasimo al governo au striaco, la folla, in ­ tonati gP inn i p a trio ttic i, percorse le vie della città acclam ata ovunque. (( La gio rn ata di oggi rim arrà memoranda nella cronaca istria n a , e dim ostrerà al- P evidenza come una popolazione per sua n a tu ra delle più pacifiche, possa sentirsi ribollire il sangue e scattare come un sol uomo, se offesa in quanto essa ha di più caro)). Un giornale della Venezia G iulia com mentava così quella m anifestazione.

Ma eravam o appena agli inizi del movimento po­ polare ; una settim ana dopo la prim a dim ostrazione, tu tto Pira-no si radunava sotto P ufficio d is tre t­ tu ale dal quale era stata levata la tab ella italian a e posta quella bilingue : ita lia n a e tedesca. U na fitta sassaiola contro la casa aveva m andati a pezzi tu tti i vetri, e i gendarm i accorsi erano sta ti accolti da a lti im properi. Quando la sbirraglia au striaca m i­ nacciò di fa r fuoco sui cittad in i, si fecero innanzi le donne coi fan ciulli in braccio gridando «m azene p u r, ma sciavi no volemo diventar)). La tru p p a a u ­ striaca fu m andata a reprim ere questa rivolta : i

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T r i e s t e V e d u ta d e l P o r to e L a n te r n a (i n a lt o O p ic in a ).

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soldati furono accolti al molo da grida ostili e il po­ polo non voleva perm ettere lo sbarco d al piroscafo. Xel porto di P iran o com parvero allora due canno­ niere, pronte a sp arare se gli italian i avessero con­ tin u a te le m anifestazioni. La tabella bilingue che i c ittad in i avevano staccata, fu rim essa a posto dai soldati, e a sorvegliarla fu posto giorno e notte, una sentinella.

D u ran te la dim ostrazione s’era p arla to anche di b arricate, nei q u a rtie ri popolari ne erano state in i­ ziate già alcune con mobili e carri. I m acellai si erano rifiu ta ti di provvedere di carn e le tru p p e e nessuno voleva accogliere i soldati nelle case p r i­ vate. Dopo rim essa definitivam ente la tabella, i ne­ gozi si chiusero e alle finestre furono appesi segni di lutto. S oltanto alla fine di novembre i soldati furono r itir a ti e la popolazione si quetò un poco. Alle g io r­ nate di movimento seguiva un plebiscito istrian o generale; tu tti m anifestavano la loro unanim e a p ­ provazione a ll’ eroica P irano. Gli a rre s ta ti furono condotti con forte scorta a T rieste, ed i fe riti, in ista to d ’ arresto , ricorsero agli ospedali istria n i.

L ’ epilogo di questo episodio di lotta fu costi­ tu ito da tu tta u n a serie di processi di alto tr a d i­ m ento e di perturbazione alla quiete pubblica. (Sono sempre sta ti questi i due paragrafi di legge più in voga in A u stria, contro gli italian i).

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ottenuto pienam ente lo scopo. Lanciando una razza brutale, contro un popolo civile, l ’A u stria voleva d i­ struggere P ita lia n ità nelle nostre te rre e creare quei dissensi che le perm isero di regnare con la forza provenuta dalla debolezza dei popoli esau riti dalle lotte.

Lo spirito vivo della lotta nazionale.

R icordati così il passato, le origini della lo tta fra i due popoli nella Venezia G iulia, P inizio del m o­ vim ento governativo contro gli italian i, e osservata la reazione b ru ta le degli ultim i tem pi, diam o u n ’oc­ chiata a quelle che sono state le condizioni delle nostre te rre irreden te, prim a della g u erra attu ale.

Chi non vi è vissuto un poco, non può im m agina­ re che molto approssim ativam ente lo sp irito vivo della resistenza, e certe volte della giovane audacia del nostro popolo; chi non è stato sulle spiaggie orientali dell’am arissimo non può in tu ire il pensiero ossessionante che dominava quella vita, e che si esprim eva in ogni m anifestazione di essa. Giova­ n etti, noi irred en ti, abbiamo avute nelle no stre case le prim e nozioni di questo dovere di tu tta la nostra v ita ; le mamme nostre ebbero c u ra di is tilla rc i cela- tam ente il sentim ento della p a tria e l ’am ore ad essa. In un am biente di ansie e di trepidazione, abbiamo ta n te volte gioito delle gioie dei nostri p ad ri, ab­ biamo sofferto dei loro dolori che erano per un lu tto ,

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o per una nuova m anom issione dei n o stri d ir itti n a ­ zionali. Nel nostro anim o ta n te volte ci siamo do­ m andati se non potevamo anche noi giovare, diven­ ta re m inuscoli soldati di quelle battaglie che face­ vano frem ere gli uom ini m a tu ri. A bbracciam m o così istintivam ente l ’idea che anim ava e anim a i no stri p ad ri, abbiamo g rid ato per le strade, abbiam o inco­ m inciato ad essere fieri della nostra nazionalità, e del nostro attaccam ento ad essa, m entre un barlum e nuovo ci additav a, col crescere degli anni, la n o stra via. La scuola ha com pletata 1’ opera di educazione civile della fam iglia ed i sacrifici di denaro per la « Lega N azionale )) hanno ing ig an tito in noi il grande amore.

Con l ’affetto per 1’ Ita lia , con questo infinito am ore per la te rr a libera è cresciuta 1’ indifferenza, è cresciuto l ’odio per l ’A u stria e per i suoi p rotetti. Odiammo gli A sburgo e gli slavi che erano diventati stru m e n ti perfidi della perfidia au striaca. E vivendo sotto il cielo dolce d ’ Ita lia , sul nostro italico m are abbiamo sentito profondam ente il dolore di questa schiavitù che m aterialm ente e politicam ente ci re n ­ deva estranei al complesso della p a tria relegandoci in te rra n o stra in un esilio penoso. Abbiamo anche sofferto spessissimo sentendo la eco delle feste della p a tria libera, abbiamo provato am arezza e rim ­ p ianto partecipando alle riviste ad U dine dove a c ­ correvam o per vivere u n ’ ora di v ita libera, u n ’ora

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di entusiasm o non represso. Ad Udine si andava in massa a salu tare i soldati del nostro sogno che si applaudivano forte forte, lanciando mille g rid a che volevano strap p are la loro promessa. R icordo che usciti dalle frontiere politiche sorgevano nei vagoni zeppi di irred e n ti bandierine e coccarde tricolori nascoste con cu ra agli occhi della vigile polizia a u ­ striaca. Ricordo i salu ti ai prim i soldati della li­ nea, alle sentinelle, ai doganieri. Nel tren o rom ­ bava form idabile un evviva a ll’ Ita lia , m entre dalle stazioni m olti ci sorridevano non com prendendo; allora noi s e n tia m o un nuovo dolore, m a insieme la fierezza di essere i soli ad am are 1’ Ita lia così, di aver noi soli quel fuoco sacro. E pensavam o riscal­ d ati dal bagno di a ria libera, che m entre gli I t a ­ liani del Regno guardavano con indifferenza quel soldato italiano fermo sul m arciapiedi della stazione di confine, che m entre essi salutavano quasi per ab i­ tudine i bersaglieri sfilanti al passo di corsa, noi sentivam o il desiderio di abbracciarli e baciarli e che questo desiderio, se fossero venuti nelle nostre te rre sarebbe diventato realtà.

Questo sentim ento di p a tria non si calm a, uè si atten u a diventando m aturo. Anche i vecchi piangono per le gioie comuni, e dopo la v itto ria a T rieste nelle elezioni com unali del 1913 si son visti abbracciarsi per le strade, m entre dim ostrazioni frem enti di popolo accorrevano nei diversi rioni della città ad

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annunciare la v itto ria italian a. Q uanto avevano sof­ ferto i vegliardi della nostra te rra n ell’ansia del- T incertezza d ell’ esito elettorale che decideva della nostra esistenza nazionale ! A nch’ essi frem evano a tu tte queste m anifestazioni che significavano il sen ­ tim ento del nostro popolo.

La folla gridava, cantava, applaudiva, e tra la folla le donne protendevano i bam bini, quasi a b a ­ ciare 1’ aria e il sole italiano.

« Je rim o , xemo, e saremo ita lia n i! » gridava il popolo nelle orecchie della sb irrag lia au striaca che im potente a fren are questi sc a tti seguiva la folla d a i lati. Questo m otto m artellava n ell’ anim a popolare e si ripeteva come rito rnello veemente da chi sapeva il passato, il presente e voleva il fu tu ro ita lia n a ­ m ente incontam inato.

La vigile difesa dei Comuni e delle A ssociazioni.

Ma la difesa degli irre d e n ti non era fa tta di en­ tusiasm o soltanto e il traboccare del sentim ento p o ­ polare era una delle form e più maestose, ma non delle più efficaci per la conservazione dell’ ita lia ­ nità. La difesa più u tile e più necessaria è sta ta quella p ratica, che si accentrò nei Comuni, nelle D iete, nelle Associazioni di tu tte le specie.

Il comune italian o è 1’ ente più vigoroso della nostra te rra , e in esso 1’ organizzazione è p erfetta.

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Modello è quello di T rieste, ove si cu ra sommamente un* ottim a difesa scolastica. T rieste spende per le scuole 5 m ilioni a ll’ anno, c ifra enorme, re la tiv a ­ m ente più forte di quella spesa da Milano, e da tu tte le a ltre c ittà d ’ Ita lia . E questo è spiegabile, a T rieste la scuola rim ane an co ra funzione ed u ca­ trice dei piccini, m a assurge in oltre a mezzo di ed u ­ cazione italian a. T u tti e due gli scopi si collegano, perchè non è difficile creare il cittad in o da u na scuola che educa m oralm ente e nazionalm ente.

Ma i Comuni o ltre ad una politica scolastica, c u ­ rano ottim am ente i servizi pubblici, e sorvegliano le costruzioni edilizie con la m ira di m antenere, anche nell’ aspetto esterno, il ca ra tte re nazionale della Venezia G iulia. E ssi studiano la linea degli edifizi, im ponendo ai p ro p rie ta ri, a rc h ite ttu re so­ brie e del Rinascim ento. I l m unicipio di T rieste, chiam ato anche il palazzo modello, è persino esage­ ratam ente rice rcato ; in esso si accoppiano gli o rn a ­ m enti più v ari che gli fanno perdere la sem plicità, ma che danno al palazzo l ’aspetto di u n ’ opera del rinascim ento. I l Comune ha il m erito di aver d ato la linea agli a ltr i palazzi, che in piazza fanno seguito così in g ran p a rte il suo stile.

Il palazzo del Lloyd, e persino quello della L uo­ gotenenza, sono in istile nostro, e sono quasi una sfida agli a b ita n ti stra n ie ri che vivono nelle nostre terre, con la m ira di distruggere la no stra ita lia n ità .

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E poi, tu tti gli editici recenti, da quelli m unicipali ai p riv ati, testificano questa c u ra che ha Trieste di m anifestarsi ita lia n a anche nelle form e innocenti degli stili, ed in genere dell’ arte.

Ma se il comune può svolgere u n ’a ttiv ità quasi com pleta dal lato scolastico e tecnico am m in istra­ tivo, non può altresì occuparsi com pletam ente di quella propaganda più ap erta, che e n tra già nel campo politico. Di questa propoganda si occupano invece in modo efficacissimo le società di co ltura, quelle ginnastiche e alpinistiche, ove con lo sport, si cu ra anche e precipuam ente 1’ anim a dei giovani italiani.

P rim a fra le società scolastiche di difesa e di col tu ra è la « Lega Nazionale » che è il fascio di tu tti gli italian i irredenti. Essa fonda scuole ove i Co­ m uni non possono costruirle, si occupa così di quelle posizioni di confine m inacciate, nelle quali, gruppi di italian i si afferm ano ancora contro p repo nderanti masse di croati. N ell’ interno dell’ Is tria , dove la m area slava ha allagato g ran p a rte della nostra cam pagna, i piccoli isolotti di concentram ento de­ gli italian i, hanno le loro scuole fondate e m an te­ nute dalla «L eg a N azionale». E ssa ha insomm a gli scopi della ((D ante A ligh ieri» , m a è più viva, più florida della (( D ante », ragg ru ppa 50 m ila soci, ed ha u n bilancio che certe volte è il doppio di quello della m assim a società di co ltu ra del Regno. Trieste

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- :>2

sola ha dato nel 1913 alla « Lega N azionale » un q u arto di m ilione di corone.

I den ari si raccolgono nei m odi più sv ariati, con i più s tra n i p retesti ; co n trib u ti per ricordare una gioia od un lu tto , elargizioni per commemorare u n m orto, o per la nascita di un bam bino, denari d i scommesse perdute, e so p ratu tto legati fo rti e p ic ­ coli di borghesi e di popolani che, dopo essere v is ­ su ti nella lo tta, muoiono rivolgendo un pensiero del-

V anim a all' ideale che li ha f a tti com battere e sp e­

rare. Un forte con trib uto è d ato dai giovani s t u ­ denti delle scuole secondarie e dagli u n iv ersitari, che raccolgono nelle scuole stran iere V obolo che sa di p ro testa, e di infinito amore. Noi siamo soci d a quando siamo nati, i n o stri genitori hanno a v u ta cura, di inscriverci nei ruoli civili ed in quelli della «Lega- N azionale». È quasi V iscrizione di un nuovo m ilite nelle file dei difensori della p atria.

T ra le associazioni che coltivano e curano gli sports e gli esercizi, fortificando le.membra e gii sp i riti nei più nobili ideali, vi è la « Società G innastica T riestin a » che è la più forte ed audace associazione sportivo-patrio ttica delle te rre irredente. Essa si rese sospetta alla polizia che la perseguitò in cessan ­ tem ente. F uro n o p erquisiti i suoi locali, im prigionati i suoi capi, e fu sciolta dal 1863, sei volte, p erchè ((varcò i lim iti della sfera s ta tu ta r ia » come d isse la polizia, spiegando poi con a ltre forme a u s tria

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-che, i m otivi più p artico lari. A lla fondazione si ch ia­ mava «S o cietà T riestin a di G innastica)) si noti che oggi si chiam a «S ocietà G innastica T rie stin a » e passò attrav erso m olteplici e sv a ria ti nomi « U nio­ ne » « Associazione » bastando certe volte per sal­ vare l ’A u stria, un m utam ento di parole. Uno dei no­ s tri poeti d ia lettali, F erru ccio Piazza, accennando a questi m utam enti di nomi v oluti dalla polizia esclama, rivolgendosi alla « G in n a s tic a » :

Ciamite Società, oppur Associandoli () con, o senza di, o con o senza uuion, Contenta pur la lege, che xee’ na roba elastica, Per noi cossa ne importa ti resti la « ginnastica ! »

Sembrerebbe a prim a vista ridicolo questo con­ tinuo infierire della polizia, la quale sa poi che la legge non può opporsi alla ricostituzione della So­ cietà. T anto varrebbe non sciogliere dal momento che non si può proibire che i medesimi uom ini con­ tinuino l ’ indirizzo prim itivo nella nuova società, dal momento che i locali ed i soci restano gli stessi, e gli s ta tu ti non vengono m inim am ente modificati. Ma gli scioglim enti costano a n z itu tto parecchie de­ cine di m igliaia di corone a ll’ associazione, e p a ra liz ­ zano per alcuni mesi 1’ a ttiv ità della società. E la polizia a u striaca che non può d istru g g erla, si ac­ contenta di am m onirla patern am ente coll’ invadere i suoi locali, ed im prigionare i suoi uomini.

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Sul tipo di questa associazione, sorsero associa­ zioni ginnastiche in parecchie c ittà istrian e e f r iu ­ lane ; e Gorizia, P ola, P arenzo hanno le loro fiorenti società che si prefiggono, nel cam po dell’ esercizio fisico e nel cam po colturale, i medesimi scopi d i quella di Trieste. Dove non ci sono associazioni ginnastiche suppliscono società che si occupano esclusivam ente di sport n au tici. A proposito di que­ ste voglio ricordare quello che era toccato alla « V ita Nuova » di P irano. E ssa aveva b attezzata u na barca col nome significativo di « Irre d e n ta ». Due ufficiali della m arin a a u striaca, passeggiando un giorno sul molo, videro il nome ed.... in tu iro n o il grave p e ri­ colo che correva l ’A u stria. I l resto si im m agina, la denuncia p resen tata dai bravi ufficiali, (in A ustria ogni buon au striaco è anche un a spia) ebbe il suo corso. I giovani furono a rre s ta ti, la società fu sciolta, furono p o rta ti a processo per alto tr a d i­ m ento tu tti i m em bri del consiglio direttivo, più i giovani che erano s ta ti scoperti quel giorno sulla barca. I prig ionieri di stato si buscarono qualche mese di reclusione, il nome della barca fu raschiato, e risorta la società, usciti i can o ttieri dalle carceri, la barca fu rib attezzata e chiam ata « Come P rim a ».

Non era un gioco, ma era un tran ello , e coloro che vedevano sulla sua p ro ra stam pato a lettere cu b i­ ta li quel (( Come P rim a » dom andavano il perchè, e le spiegazioni avevano un sapore dolce per P

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ita-T r ie s ti ? C an al G ra n d e e C h ie sa d i S . A n to n io .

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liano che sentiva vib rare in sè lo stesso sentim ento che anim ava quei giovani nella lo tta perseverante.

Ma le società che avevano una intensa v ita, e che erano a ll’avang uardia, erano le associazioni giova­ nili di co ltu ra ; ta n to le società di stu d en ti u n iv e r­ sita ri, quanto le associazioni di giovani im piegati, od operai ebbero u n ’ a ttiv ità continua. Si aveva fr e tta di vivere nelle nostre te rre , e questa fre tta voleva dire quasi il desiderio acuto che fosse vicina la definizione del nostro sogno, ed i giovani che m assim am ente speravano erano quelli che m assi­ m am ente si sacrificavano. Nelle università a u s tr ia ­ che affrontavano continue b attag lie contro gli s tu ­ denti m ancipi della politica del Governo, e gli s tu ­ denti irred e n ti affacciavano alle nostre te rre , al Regno, il problem a indefinito dell’ u n iv ersità i t a ­ liana a T rieste ; in c ittà a capo delle dim ostrazioni arrischiavano ferite e carceri. Avevano sem pre nel loro anim o la fede bella, quella fede che ha fa tto 1’ Ita lia e che in loro si rifletteva nella speranza di diventare finalm ente liberi.

Sorte identica a quella della « Società G in n a­ stica » la ebbe « La Giovane Trieste » che sopportò le più aspre reazioni poliziesche. Fascio di giovani a rd iti, essa m antenne quasi im m utato il suo nome che fa rico rd are u n ’ a ltra gioventù, e u n ’ a ltra a s ­ sociazione che iniziò il movimento di riscatto della p a tria . Uno dei suoi scioglim enti è dovuto a una

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g h irlan da con n astro tricolore p o rtato al funerale della m adre di O berdan, avvenuto alcuni anni or sono a Trieste. Sul n astro era ricam ato ((A lla m a­ dre di Guglielmo O berdan, i giovani di T rieste». U n’a ltr a volta quindici giovani furono p o rta ti a G raz per un processo di alto tradim ento. Essi fu ­ rono assolti perchè la polizia non aveva tro v ale le prove ; la fine del processo ebbe tu tte le apparenze di un granchio solenne delle a u to rità austriache di Trieste.

Avveniva spesso qosì nelle te rre irreden te, ove si im prigionava anche per il pensiero. Q uando i gio­ vani, dopo d ’aver sofferto 1’ anno di p ram m atica di carcere preventivo, venivano p o rta ti al processo, tu tto sfum ava in grazie alla loro segretezza e alla loro forza d ’anim o, e i giudici di fro n te alla m an­ canza di prove erano co stretti ad assolvere. T giovani no stri ritornavano sorridenti dalle oscure prigioni, erano accolti alla stazione da u na folla festante, r i ­ prendevano a ll’indom ani li loro posto, pronti a sof­ frire ancora per la p a tria . Il m otto loro era tr a tto da un poem etto di un poeta irred en to , e i versi no­ bili dicevano :

Di fronte a le condanne si centuplicali l’ ire È ventura, è trionfo per la patria morire. Ogni goccia di sangue die da’ martiri gronda Su la terra de’ martiri un martire feconda.

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-P e r la co sciente difesa dei d ir itti d ’ Italia. N ella conclusione di queste pagine, nelle quali si è te n ta to di esprim ere le vibrazioni patriottiche del popolo irred en to, non deve m ancare u n ’afferm a­ zione che risch iari ancora chi fosse ig n aro della ra­ gione più intim a della lo tta di T rieste, e in genere della Venezia G iulia. E ciò so p ra tu tto va fatto , per­ chè non si possa più d ar credito alla voce, troppo diffusa, che la n o stra lo tta abbia avuto so ltanto un movente locale, cioè quello di opporsi per ragioni di conservazione, a ll’irrom pere veem ente della razza slava. No, T rieste ha com battuto per l ’ Ita lia , di cui essa è p arte , e per la quale subì dolori, violenze e repressioni.

A T rieste, a T rento come in tu tte le te rre irre­ dente la valutazione esatta degli interessi d ’ Italia incitò gli irred e n ti alla lo tta, ed essi combatterono perchè questi d ir itti avessero la suffragazione del- r ita lia n ità viva delle loro terre , cioè perchè colla conservazione ita lia n a del T rentin o e della Venezia G iulia nell’ ora della redenzione, fosse giustificata la g u erra, oltre che per le esigenze economico-mili- ta ri, per la ragione ideale di redenzione di una parte di popolo italiano.

Gli irre d e n ti ebbero la coscienza del d iritto d 'I t a ­ lia sulle loro te rre ed ebbero la concezione esatta del

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valore della loro lo tta, che fu lo tta nazionale, p er­ chè impedì la violenta trasform azione etnica delle estrem e te rre d ’ Ita lia ad oriente. U na cosa ancora si deve rilevare ed è che T rieste ebbe la n itid a v i­ sione della sua liberazione. A ttrav erso ai dolori, attrav erso alle battaglie, gli irred e n ti seppero che il giorno auspicato sarebbe venuto. E anche 1’ a p ­ p aren te indifferenza della p a tria libera legata per alleanza al nostro oppressore non im pressionò mai il nostro popolo, che continuò im p erterrito a lo t­ ta re e a credere nell’avvenire. T rieste in tu ì, cono­ scendo intim am ente Mazzini, richiam andosi alla storia d ’ Ita lia , che 1’ unificazione com pleta della p a tria non poteva m ancare. E ssa ebbe salda questa fede che niente e nessuno potè m ai scuotere.

La storia d irà domani, prim a di accennare al- T ultim a tap p a del riscatto p atrio , che la Venezia G iulia, cioè la p a rte orientale della Venezia, com­ battè, contro il Governo austriaco e contro gli slavi per l ’ Ita lia , perchè l ’ Ita lia al momento opportuno la trovasse ancora italian a. D irà che questa lo tta fu acerba, incessante, feroce, e che fu bella perchè an im ata da u n a fede eroica, inestinguibile. Allora le generazioni fu tu re gu arderanno alle te rre finalm ente redente con un palpito di riconoscenza e di a mmi ­ razione.

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BIBLIOTEGHIKA BEPIPORAD ILLUSTRATA

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P E R LA GIOVENTÙ, PER I SOLDATI

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Elenco dei primi v o lu m e tt i pubblicati

■ ■■ : ■ Giugno 1915

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** * - L’ Esercito Nostro. Con 20 illustrazioni. ( V olum e doppio Cent. 40).

MONGIARDINI A. (Dir. della “ Lega Navale ” ) - La Nostra

F lo t ta Militare. Con 15 illustr. ( Volume doppio Cent. 40).

** * - 11Tren tino. Con 6 illustr. e uno schizzo geografico.

CAPRIN G. - I confini orientali e la Venezia Giulia. Con 4 illu­ strazioni e 3 carte geografiche.

TÉRÉSAH - Piccoli Eroi della Grande Guerra. Con quattro illu­

strazioni.

BACCELLI A. (Deput. al Parlamento) - L’ Anima dell’ Italia Nova.

Con 6 illustrazioni.

DONNA PAOLA - La funzione della Donna in t e m p o di guerra.

Con 4 illustrazioni.

LESCA G. — (Prof, al R. Ist. Sup. di Firenze) - Prigionia Au­ striaca e Martiri italiani. Con 2 ili. e uno schizzo storico-geog.

GIANNITRAPANI Prof. L. (Maggiore nel R. Eserc.) - La Guerra

Europea fino all’ in te r v e n t o dell’ Italia. Con 15 illustrazioni e 5 schizzi geografici. ( Volume doppio Cent. 40).

OTTOLENGHI Prof. D. (Della R. Università di Pisa) - L’ ig ie ne del soldato. Con 12 illustr. ( Volume quadruplo Cent. 80).

SLATAPER S. - Le strade d’ invasione dall’ Italia in Austria.

Con 4 illustrazioni e uno schizzo geografico.

GRAY E. M. - Consigli al popolo durante la guerra. Ricc. illustr. ITALICO G. - Anima e v ita di T r ieste. Con illustrazioni. RATTI F. V. - Albania e Albanesi. Con illustrazioni.

L. ISTRATI. - La Rumania, nel passato, nel presente, nell’avvenire. (In corso di stam p a m o lti a ltr i volu m etti). AAAAAAÀAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AA A A AA A A AA A A A AA A A AA A A A AA A A AA A A A A*A AA AAAA AAAA A àAA AAA

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In d irizza re le ordinazioni con Cartolina V aglia, a g li E d ito ri :

R. B EM PO R A D & FIG LIO - V ia d e l P r o c o n s o lo 7 , FIR EN ZE

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