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L’arte di Prisco De Vivo

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Academic year: 2021

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(1)L’ARTE DI PRISCO DE VIVO Annibale Rainone. C’è tutta una tradizione campana di Madonne belle come il sole, sulle porte delle chiese, negli angoli delle strade, tra le luci dei tabernacoli: una bellezza che si offre e che abbraccia, in cui la divinità è tutta, e il segno della perfezione è indiscutibilmente donna. A questa tradizione, da sempre, il popolo campano assegna le migliori sue inflessioni d’animo, quasi che la santità voglia passare attraverso la serena contemplazione di un bel volto muliebre, materno. E se qui, giù in terra, è tutto deforme e anomalo, la celeste distrazione vale ad attrarre le menti ad un più ordinato, composto, pensiero del cosmo, dove la carne è finalmente redenta e la femminilità liberata. Ma c’è anche un altro modo di intendere il sacro oltre la positività, l’evidenza numinosa della sua presenza. Ed è il modo, noto ai mistici di ogni tempo, della cosiddetta “teologia negativa”, per cui (grosso modo) la divinità si presenta e pro-pone sé stessa per via di sottrazione, al negativo ossia, rispetto al reale oggettivo dell’esperienza visibile. San Giovanni della Croce, non a caso, parlava di “notte oscura”, di una dimensione indicibile dell’esperienza divina, opposta a quella diurna, aprica, sede della luce e, per contiguità concettuale, della pienezza della coscienza, se non della fede.Dunque, se il divino è nascosto, compito dell’artista è cercarlo, poeticamente tradurlo, manifestarlo. Prisco De Vivo, la cui apprezzabile e lunga ricerca rivisita il figurativo a partire da un certo modo di intendere il post-espressionismo, vuole vedervi affondo, ché le sue figure rinviano frequentemente ad un clima emotivo illuminato daansie, trepidazione, cruccio, turbamento, tensione, liberando inquietanti interrogativi sulla natura e i tratti di un sodalizio, spesso diversamente complanare, tra il sacro e la femminilità. Si veda, ad esempio, la Santa Agata, adesso in pinacoteca a Catania, e si rifletta sull’impostazione dell’opera assolutamente nuova (la santa cui venne amputato un seno cola colore da una ciotola che ne surroga l’assenza); e lo stesso per la Santa Teresa d’Ávila, presso il Museo ARCA del complesso monumentale di S. Maria La Nova in Napoli, laddove il ritratto della mistica spagnola è scomposto in un retablo di cinque tavole (tante sono le piaghe del suo cuore custodito in una teca ad Alba de Tormes), con accanto i tipici oggetti d’affezione di un’anima innamorata (dell’acqua stinta nel blu in un orciolo di vetro, ed una rosa, ugualmente colorata, boccio di empireo claustrale). Ma è a Quadrelle, all’interno del Parco Regionale del Partenio, nel suggestivo territorio boschivo del torrente Vallelonga, che è possibile visitare gratuitamente tutti i giorni l’art-studio gallery di Prisco De Vivo. L’artista, attivo sin dal principio degli anni Novanta, nel 1998 comincia la sua collaborazione con la Galleria Mimmo Scognamiglio di Napoli, che presenta il suo lavoro, articolato in cicli, presso Arte Fiera di Bologna, Art-Cologne e Art-Brussels; ha quindi esposto in Italia, Germania, Svizzera e New York, in gallerie private e in spazi pubblici. Le sue opere sono in importanti collezioni italiane ed estere e di lui hanno scritto Maurizio Cucchi, Michel Dansel, Gillo Dorfles, Francesco Gallo Mazzeo, Rubina Giorgi, Gustav Krefeld, Wanda Marasco, Plinio Perilli, Enzo Rega, David Ross, Manlio Sgalambro, Maria Zambrano (cfr. http://www.priscodevivo.it/). Il nuovo spazio espositivo, laboratorio e atelier è titolato, significativamente Lucis: a dire di uno spazio operativo che diviene luogo di contagio, che germina visioni di una realtà trascendente, deposito di sogni, fucina del silenzio del corpo, risultando, così, un vero e proprio laboratorio dell’evanescenza. Così De Vivo: «Quando la conoscenza, la scienza e l’arte si sposano con l’amore di Dio, il cuore vibra come corda di violino. Ed è lì, allora, che subentrano i più grandi miracoli per l’uomo e la sua creatività. Il segreto sta nello spogliarsi di tante cose inutili che si possiedono, lasciando disperdere il proprio io come polvere. È così che nel silenzio lavora l’intuito. E, senza saperlo, ti avvicina alla luce». 1.

(2) Nello studio Lucis,vi sono custodite, per la prima volta, tutte le opere del ventennale percorso artistico e quelle inedite, in rassegna, realizzate appositamente per l’evento, dalle Metamorfosi di Dafne, ai ritratti per Silvia Plath e Kafka, sino alle intense trasfigurazioni delle Mistiche. Nell’ampio atelier, dove sono allo studio tele ed un cospicuo gruppo di sculture e ceramiche, c’è posto per tutto: dalla biblioteca di varia (principalmente monografie d’arte e volumi di testi spirituali), a cimeli e reperti, ad installazioni a led blu, pannelli e bozzetti, cere e, non ultimo, la possibilità di trascorrere un sereno, arricchente pomeriggio in compagnia dell’artista al lavoro. Provare per credere. Per le foto delle opere illustrate: Sant'Agata, Santa Teresa, Silvia Plath, Metamorfosi di Dafne, Kafka, cfr. http://www.priscodevivo.it. 2.

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