• Non ci sono risultati.

Il ruolo dell'Università e delle istituzioni culturali nell'area fiorentina

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Il ruolo dell'Università e delle istituzioni culturali nell'area fiorentina"

Copied!
10
0
0

Testo completo

(1)

Il ruolo dell’Università e delle Istituzioni culturali nell’area fiorentina a cura di Carlo Carbone

premessa

Parlare di un piano e in particolare di un Piano Strutturale, costituisce una fatica di non facile sforzo per le possibili interpretazioni rispetto alle categorie ed ai principi stabiliti dalla L.R. n. 1/2005. Legge di Governo del territorio che enuncia un quadro di indirizzi e principi ma non passa a delineare gli specifici contenuti che devono avere gli elaborati, questi risultano il prodotto di una metodologia che la legge articola punto per punto, lasciando però un percorso aperto nel quale la continua ricerca possa apportare nuovi contributi. Il PS diventa così un passaggio complesso ed articolato frutto di molteplici contributi ed interpretazioni che integrano la dimensione strutturale con quella strategica. Lo strumento di pianificazione diventa così oggetto di sperimentazioni ed interpretazioni che lo diversifica continuamente, non esiste modello precostituito. Questo implica un dover decifrare le intenzioni e le definizioni.

Analizzare un piano strutturale significa allora desumere dai contenuti illustrati dal quadro conoscitivo quali siano le tendenze in atto e quelle possibili captate dal piano stesso e poste come riferimento per lo sviluppo futuro. Compito della strumentazione di pianificazione , quale rappresenta un PS, è quello di delineare gli scenari della città nei prossimi decenni, l’arco temporale di riferimento è consistente almeno 15-20 anni per la completa realizzazione. Un processo complesso perché solo con il prossimo Regolamento Urbanistico, il primo di quelli che attueranno le strategie del PS, le scelte troveranno una precisa localizzazione e specificazione formale andando a definire il volto della Firenze del futuro e portando a conclusione il lungo processo di governo del territorio intrapreso in questi anni (lungo anche perché il PS di Firenze parte con una legge che poi si modifica imponendo nuovi procedimenti).

Decifrare, allora, il volto della Firenze futura è uno sforzo ancora maggiore perché occorre leggere gli scenari di cambiamento previsti per il prossimo avvenire, in sovrapposizione con una struttura urbana che sta prepotentemente cambiando a seguito di significative trasformazioni in atto con processi di riqualificazione urbana ed edilizia di aree strategiche per l’assetto urbano e di un adeguamento delle opere infrastrutturali come quelle legate alla mobilità. Il PS si impone su una Firenze ”doppia” quella dettata dall’assetto della tradizione ancorata al centro storico con il restante tessuto considerato come aggiunzione edilizia ed ambito periferico e quella di una struttura che cambia a seguito di un decentramento già attivato con una zonizzazione urbana impostata sulle funzioni che supera la visione tradizionale, la stessa tramvia (la cui previsione è già stata recepita dal mercato immobiliare) suddivide la città in parti completamente diverse, facili da leggere come impalcato ma più complesse nel decifrare le ricadute, le integrazioni e le sinergie che opereranno sul tessuto urbano del futuro.

Nuove polarità, Novoli, un centro urbano allungato, lineare (centro storico, Belfiore, Novoli) determina nuove funzioni che trovano localizzazioni diverse alterando e innovando i quartieri periferici del centro storico; su questa duplice visione il PS, proposto, si muove in maniera doppia ed alterna, traspare la innovazione, permane la visione a macchie della lettura tradizionale. I quartieri sono richiamati rispetto ai caratteri storici, alle tipologie edilizie proprie, agli aspetti ambientali, le stesse Utoe, che da una parte costituiscono la parte più nuova ed elaborata del piano, anche se le delimitazione destano alcune perplessità, non aiutano, come invece dovrebbero, a delineare la struttura organica della Firenze futura. Ci aspettiamo dalla lettura del PS di comprendere i cambiamenti per i prossimi decenni in grado di innescare nuove occasioni di

(2)

L’idea di città scaturisce da principi ordinatori impostati su obbiettivi condivisi da tutti ed espressione della domanda che emerge dalla città stessa, che organizza e dispone le funzioni sul territorio definendo quantità di previsione insediativa.

All’interno di questo quadro parlare di Università e di istituzioni culturali per una città come Firenze significa indagare sulle funzioni urbane fondamentali capaci a determinare i futuri assetti della città stessa.

Firenze come centro della cultura mondiale è categoria condivisa da tutti, anche se è stata promotrice di cultura solo in un ristretto periodo storico con alcune innovazioni successive.

Questa visione statica che è ideologica di centro di cultura è presente nel PS, in maniera ridondante nel porre la città a scala planetaria, un nome, Firenze come quello più conosciuto a livello internazionale; è sicuramente la realtà ma è un atteggiamento che si muove fra passato e presente riuscendo a delineare un futuro molto nebuloso rispetto al “nuovo” che deve essere. Oggi Firenze è diventata sempre più un centro di consumo più che un centro produttore di cultura, questo il Piano strutturale lo ha presente ma non lo dispiega compiutamente dovrebbe essere lo strumento di pianificazione che dice cosa fare per cambiare ma in parte si limita ad affermare indirizzi, intenzioni e confermare potenziali progetti di cambiamento.

Uno dei difetti propri delle vicende della città è l’atteggiamento di buone intenzioni che ha finito poi per lasciare tutto come prima senza andare ad investire in operazioni concrete, di scarsa convenienza, e quindi poco appetibili oggi, ma di grande ricaduta per il futuro. Occorre sapere investire le risorse come hanno fatto gli antichi nel costruire chiese, palazzi, strutture con ingenti costi in quel momento ma che oggi costituiscono un capitale di grande ricaduta economica, il settore dei beni artistici e monumentali è il vero motore della città. la città d’arte di forte richiamo turistico che fa sì che oggi viviamo prevalentemente del passato e sul passato.

L’istituzione Università

Fra le molteplici funzioni artistiche e culturali presenti nel tessuto urbano, quella dell’Università è oggi una immagine di grande valenza che si associa alla cultura e si pone come fonte di produzione culturale con in particolare alcuni settori di eccellenza a livello internazionale.

La visione di Firenze come città universitaria è recente, un’istituzione del XX secolo che in pochi anni ha saputo porsi come riferimento nazionale, sicuramente avendo come traino la Firenze città d’arte, ma che ha saputo imporsi per l’elevato livello di ricerca. Oggi sulla struttura gravita una popolazione di 60.000 iscritti che rappresentano una città vera e propria, una città importante perché si sovrappone ad una domanda che è di una popolazione giovane e questo ha grande risalto e ricaduta in una città che ha visto un progressivo invecchiamento dei residenti e l’uscita della popolazione giovanile, riferita ai nuclei familiari di nuova formazione, che si disloca in un ambito sovracomunale. Il decentramento, auspicato dalla pianificazione già alcuni decenni fa, ha funzionato solo per il comparto della residenza, che il mercato immobiliare contraddistinto da alti prezzi ha sospinto all’esterno, addirittura ad una scala metropolitana ed extrametropolitana.

L’attrattiva università, viceversa, costituisce un forte attrattore rispetto ai giovani che oggi rappresentano una delle voci dei flussi immigratori accompagnati dalla componente straniera ed extracomunitaria che in parte colma i vuoti lasciati dai residenti.

L’offerta accademica così si pone come un forte richiamo per l’esterno tanto che è possibile stimare che oltre la metà degli iscritti sia di provenienza al di fuori della provincia fiorentina.

In questi ultimi anni si impone una riflessione sul minore afflusso relativo agli studenti provenienti da regioni esterne alla Toscana che delinea un indebolimento dell’attrazione esercitata dall’ateneo fiorentino nei confronto degli studenti di regioni più lontane. Una causa, ce ne sono molteplici come quella che ultimamente sono prescelti atenei di dimensioni più ridotte ritenuti più vivibili, però non può essere determinante la vivibilità urbana oggi caratterizzata da alti prezzi e condizioni sempre più disagevoli che scoraggiano la permanenza in città.

(3)

Gli studenti universitari con queste caratteristiche vengono a rappresentare una delle popolazioni mobili che distinguono la popolazione gravitante sulla città, in qualche modo assimilabile alla componente turistica che di fatto con la sua massiccia presenza impone usi, costumi e prezzi sul territorio. I due flussi appaiono però molto distinti, il turismo sia d’arte che commerciale o di affari è escursionistico, diversa la presenza degli studenti a Firenze, in parte stanziale, in parte escursionistica giornaliera, ma costante e continua che in parte è assimilabile come consumi alla popolazione residente. La presenza degli studenti è anche una riprova del grado di attrattività operato dalla città in relazione ad un contesto culturale ritenuto dinamico, tanto più il richiamo è forte e significativo tanto più la città si impone all’esterno per la produzione di modelli culturali. La presenza universitaria in termini di formazione specialistica è una grande risorsa e una opportunità, forse l’unica in grado di produrre cultura e innovazione in una città dove l’arte prodotto di un’epoca in cui Firenze era una potenza economica e simbolo dell’opulenza è viceversa la produzione dell’economia cittadina tramite un consumo sempre più invasivo della arte stessa. Un processo di depauperamento che deve essere rovesciato per non restare fermi generando solo rendite economiche passive.

Dall’altra parte occorre valutare il carico prodotto dagli studenti che gravitano sui servizi presenti in città, consumano, si comportano in qualche modo come la popolazione residente pur non essendo residenti.

La situazione è ancora più complessa in quanto occorre ricordare che il comparto cultura non si esaurisce con l’Università ma presenta una pluralità di Centri, Istituzioni di qualità: basta ricordare l’Istituto Universitario Europeo, l’Istituto Germanico di storia dell’Arte, le numerose università straniere in gran parte americane che sono stabilmente insediate in città, un numero maggiore in Italia superiore a Roma, con flussi di studenti stagionali che hanno finito per caratterizzare la società urbana fiorentina. Un sistema che registra fra studenti e docenti circa 15000 persone un numero elevatissimo che fa si che su tutto il settore culturale gravita una consistenza di una città media.

L’Università oggi

Il ruolo e l’incidenza dell’Università sulla città è oggi profondamente cambiata rispetto alla tradizione, prima nei decenni passati le facoltà avevano come riferimento l’area del centro storico, quasi tutte erano presenti in strutture dislocate in vari contenitori nell’area centrale. La presenza di studenti universitari era quasi una esclusiva del centro storico che abitato da una popolazione in decremento e sempre più anziana veniva riempito di giovani con una integrazione con il tessuto sociale proficua e sinergica. Successivamente con il crescere della domanda accademica i bisogni sono aumentati, il numero degli iscritti cresciuto, ed è iniziato il processo di potenziamento delle strutture e degli spazi necessari a rendere l’Ateneo a passo con il tempo, il decentramento ha modificato gli assetti con spazi specifici e ben delimitati, non più semplici contenitori ma aree microurbane di influenza.

La politica che è stata portata avanti dall’Ateneo è stata riferibile ad un processo che fosse in grado di rispondere velocemente alle esigenze formatesi sia per la progressiva crescita degli studenti sia per la riforma della didattica che ha visto ampliare la proposta formativa tramite un numero maggiore di corsi di laurea, di studi didattici, ecc.

La riforma ha spostato i pesi, non più riferibili alle singole facoltà tradizionali ma ad una pluralità di corsi di laurea specialistici e differenziati tutti bisognosi di un’ampia dotazione di spazi didattici. La strategia adottata è stata quella di adeguare gli spazi ai nuovi fabbisogni, implementando le singole facoltà con le risorse a disposizione.

Il piano è stato tracciato su una generale riorganizzazione della struttura didattica impostata sapientemente sulla diversificazione degli spazi per ambiti disciplinari.

(4)

Una proposta intelligente improntata all’efficienza, non potendo creare un vero e proprio campus si sono realizzate aree specialistiche per poli disciplinari con l’obiettivo di integrare servizi e strutture precedentemente frazionate e spesso disperse in locali occasionali.

Va certo sottolineato un ridimensionamento consistente del ruolo dell’Università nel centro storico una delle poche attività compatibili con l’area storica-artistica rivolta al turismo, l’università è l’unica che può riequilibrare l’uso turistico dilagante del centro di Firenze, altre attività terziarie risultano un aggravio critico. nel centro nel breve periodo i contenitori adeguati non mancheranno, ma a guidare l’intera operazione è la necessità di dare una risposta offrendo strutture adeguate in tempi stretti senza ulteriori attese.

La struttura funzionale dell’Università fiorentina è venuta ad articolarsi su quattro poli corrispondenti a comparti disciplinari predefiniti: l’area umanistica nel centro storico nelle sedi storiche dell’Ateneo, l’area scientifica nel polo scientifico e tecnologico di Sesto Fiorentino, l’area medica nel Polo biomedico a Careggi e l’area degli studi sociali nel Polo delle Scienze sociali a Novoli.

Il piano ha mirato ad ottenere un riequilibrio delle dotazioni degli spazi per le differenti aree, in precedenza fortemente condizionate dalle disparate strutture edilizie in molti casi scarsamente idonee a contenere funzioni didattiche ridefinendo gli usi e le funzioni all’intero patrimonio edilizio. Va sottolineato come il processo riorganizzativo portato avanti dall’Università abbia corrisposto a momenti significativi dello sviluppo urbano dell’area fiorentina, in qualche modo ne abbia conformato il disegno formale, il polo scientifico a Sesto è l’elemento colonizzatore della piana il motore dell’espansione circostante , l’area di Novoli costituisce il primo episodio di riqualificazione dei quartieri ad ovest di Firenze e in qualche modo l’attivatore dell’intera operazione di riqualificazione, la funzione Università si attiva in pochi anni quando ancora attorno è tutto un cantiere e le infrastrutture e i servizi sono in via di completamento o da realizzare. Nell’area di Careggi tramite un accordo con l’Azienda sanitaria partecipa a ridefinire ed ammodernare un intero settore urbano di importanza strategica per la città e l’area metropolitana. Università e assetto urbano

E’ indubbio che l’Università abbia avuto un ruolo determinante nel processo di ridefinizione degli assetti complessivi e abbia portato avanti, quasi da sola, quel processo di sviluppo e di decentramento a scala metropolitana già annunciato negli anni sessanta dal piano Detti.

In virtù di ciò il Rettore può affermare di aver sperimentato un metodo di lavoro “teso a coniugare gli interessi istituzionali dell’Ateneo con il più generale obbiettivo di riqualificazione di aree urbane connotate da condizioni di criticità e degrado socio ambientale nonché il recupero di beni storico monumentale”.

Va riconosciuto che l’Università è stato il promotore di iniziative complessive volte non solo al potenziamento delle strutture didattiche ma anche alla trasformazione della città; il settore cultura proprio per non limitarsi a semplici contenitori ma per essere con la sua popolazione fruitore della città, pervade l’ambiente urbano con ricadute in massima parte positive . Il Polo scientifico è la grande attrattiva di qualità presente in una piana dove gli interventi sono diversificati e dove ancora mancano le occasioni e gli spazi per favorire lo sviluppo e l’innovazione, legata alla realtà imprenditoriale dell’intera area produttiva del sistema economico locale.

Così Novoli una periferia da sempre marginale, dove la funzione universitaria, per il livello dei servizi, per il tipo di inserimento edilizio e il gran numero di utenti, instaura un processo di riqualificazione che pone il quartiere come la sede del futuro centro moderno della città. La vicinanza con il palazzo di Giustizia che ancora deve concludersi propone occasioni ed opportunità da valutare, basti pensare all’adiacenza con la facoltà di Giurisprudenza. Sempre a Novoli il piano ha consentito di riunire in un unico centro fondi librari spesso di grande rilevanza ma che erano dispersi in molteplici spazi.

(5)

Lo stesso il potenziamento delle strutture per la didattica e la ricerca medica si associa alle iniziative di un generale ammodernamento di Careggi caratterizzato all’inizio da strutture obsolete.

Possiamo forse riferirsi a questa politica rispetto al ruolo virtuoso, come era stato affermato dall’Arch. Di Benedetto, svolto dall’Università fiorentina, di fatto ha accompagnato, ma possiamo dire attivato, tramite un insieme di iniziative di riqualificazione edilizia un lento processo di riorganizzazione urbana della città.

Se osserviamo la dislocazione sul territorio dei poli universitari emerge un disegno di pianificazione che si struttura sull’asse nord-ovest, quello significativo per lo sviluppo della città del futuro e in grado di portare ad un processo di riequilibrio fra centro storico e periferia, un filo conduttore di qualità e di una utenza diversa giovane dinamica in un contesto generalmente connotato da staticità. Un decentramento che coinvolge anche l’area metropolitana basta ricordare le strutture didattiche a Calenzano, Empoli, Prato, Pistoia, Scandicci episodi di un ruolo territoriale dell’Università.

Nel centro storico l’area universitaria si struttura in massima parte, nell’area impostata sull’asse San Marco (la sede storica), via Alfani, Sant’Ambrogio, piazza Ghiberti, impostata sul polo umanistico e dell’Architettura che viene a porsi come polarità all’interno del quartiere di Santa Croce. Una presenza che ha contribuito a modificare l’aspetto del quartiere con una integrazione proficua con il sistema commerciale strutturato sull’asse Piazza dei Ciompi-via Gioberti. Un inserimento spontaneo con l’uso del mercato, dei negozietti circostanti, della mensa di Montedomini con una sovrapposizione di utenze di significato sociale.

Il compimento delle strutture didattiche deve avvenire con la realizzazione della biblioteca della facoltà di Architettura nell’area terminale del sistema edilizio Murate, un inserimento che utilizza un’area libera e si pone più come chiusura che come permeabilità con il quartiere. Manca ancora una definizione nell’utilizzo dell’area bunker che per le dimensioni appare una soluzione ottimale per dotare la facoltà di aule di media dimensione, in parte insufficienti. Deve qui compiersi soprattutto la permeabilità fra facoltà e sistema urbano con la creazione di passaggi pedonali di collegamento fra le sedi e di relazione con le altre polarità circostanti, quali Montedomini, l’Archivio di Stato, la Biblioteca Nazionale rendendo piazza Ghiberti il centro di un intero settore. L’associarsi da parte dell’Ateneo alle operazioni di riqualificazione porta a qualche smarginatura rispetto ad una volontà di limitare la diffusione delle strutture, come la partecipazione alla riqualificazione dell’area San Salvi dove le operazioni di utilizzo per il Dipartimento di Psicologia delle strutture edilizie somiglia più ad una serie di interventi occasionali e meno ad una strategia globale, il riuso per quanto vicino al centro, del plesso didattico di Psicologia di via della Torretta e di via Gioberti come le residenze universitarie sparse in contenitori adiacenti, assomiglia, in questo caso, più alla politica del passato di riempire caselle che non ad una strategia organica.

Questa è la situazione di partenza con molte criticità, cose da completare, ma con molte opportunità. E a fronte di tale situazione che deve operare il Piano Strutturale individuando obbiettivi scenari e componenti atte non a completare, ma ad innescare nuovi livelli e nuove occasioni di sviluppo. Piano Strutturale e Piano Strategico

Occorre fare un passo indietro su aspetti che già erano stati ritenuti nevralgici per definire il futuro della città, ritornando ai contenuti del Piano Strategico, un atto di programmazione di notevole importanza con il quale l’Amministrazione Comunale, come altre città di rilievo, si era incamminata sulla strada di definire politiche di programmazione con precisi obiettivi.

Il Piano Strategico non è un passaggio della pianificazione e non si pone come propedeutico a successivi processi, ma è una guida importante perché serve a capire e tendere l’orecchio a quanto la comunità nei suoi vari aspetti propone ed è in grado di realizzare.

(6)

Il Piano strategico individua le potenzialità per rilanciare Firenze come centro di produzione culturale di alta formazione e in particolare partendo dall’essere città d’arte, di “applicazione delle nuove tecnologie ai beni culturali”.

Il passaggio centrale che lo studio pone alla strumentazione operativa sulla città è quello di passare, da una città di consumo culturale, a centro di produzione culturale, stimolando la creazione di conoscenze in grado ad elaborare nuovi modelli culturali.

Il piano strategico nel complesso elenca una serie di obiettivi nei quali far convergere risorse, strutture, funzioni presenti ma spesso statiche ed isolate, la strategia è quella di far emergere lo status di città ricca di potenzialità, di risorse, conoscenze, novità, specializzazioni, in gran parte nascoste e soprattutto isolate. La struttura culturale si presenta complessa da una parte la situazione monumentale e museale della città ancorata su alcune emergenze di spicco a livello internazionale e viceversa dall’altra un patrimonio nascosto, con beni di pregio spesso ammassati nei depositi, o bellezze artistiche nascoste da muri, perimetri, ognuno si comporta come episodio singolo senza rapporti e relazioni con il contesto culturale fiorentino. Le iniziative anche interessanti restano isolate e fatti episodici senza riuscire mai a sedimentarsi stabilmente.

fra i progetti proposti vanno ricordati: La città del restauro:

Il restauro categoria che coinvolge numerosi campi dall’arte, ai libri, agli strumenti, fino alla documentazione della memoria. Competenze che si sono implementate in occasione di un tragico evento come l’alluvione del 1966 che ha consentito la messa a punto di tecniche avanzate nel settore della conservazione dei beni culturali che oggi, in un mondo di grandi cambiamenti, basta pensareal clima, appare bisognosa di ulteriori soluzioni.

La Firenze città della scienza, un aspetto meno conosciuto, poco noto anche ai fiorentini stessi, ma la valorizzazione del ricco patrimonio dei musei scientifici di varia natura e in parte eterogenei può essere un’occasione di rilancio per il tessuto culturale della città e richiamo di nuovi flussi: vedi il museo di storia Naturale che è un patrimonio culturale della città di valenza unica,, il Museo della Scienza , il nuovo museo di Astronomia, ad Arcetri, le strumentazioni di via Giusti, la documentazione unica in Italia dell’Istituto Geografico Militare capace ad illustrare i cambiamenti del territorio nazionale dall’unità ad oggi rapportata all’evoluzione della rappresentazione.

La città degli studi nella quale l’Università è il cardine principale con accanto Istituzioni prestigiose Istituto universitario Europeo, l’Istituto di Scienze Umane, l’accademia della crusca, l’Istituto Germanico di storia dell’Arte, l’Istituto Francese, i Georgofili, ecc. che con archivi, biblioteche, centri di documentazione rappresentano un patrimonio culturale di spessore fondamentale per il campo dell’alta formazione e della cultura.

Quello che manca non sono i beni culturali ma gli spazi, per lo studio, per convegni, esposizioni, ecc. in altre parole attrezzature, servizi connettivi, relazioni spaziali.

ad es.

Il potenziamento della Biblioteca delle Oblate è un primo passo che dota la città di spazi idonei allo studio ed alla consultazione, liberando da funzioni di supporto gli spazi delle Biblioteche cittadine, Nazionale e Marucelliana che spesso negli anni sono state le sedi dello studio slegato dal patrimonio librario conservato.

Un sapere che affonda le sue radici in mille rivoli e in numerose attività anche moderne, basta ricordare i centri e le gallerie che hanno promosso manifestazioni artistiche nei decenni passati e si sono poste come riferimento culturale artistico al passo con i tempi con passaggi di artisti di livelli internazionale. Spesso, però di questi passaggi non è restato nulla, solo il ricordo appannato dal baluginare delle vetrine di alta moda e di beni di lusso che trovano spazi e scenari rappresentativi ovunque e dovunque anche in quelli rappresentativi dell’immagine culturale di Firenze, basta ricordare il caso della Seeber, riaperta si, ma è un’altra cosa, sicuramente una perdita di immagine dei valori di Firenze.

(7)

Individuare un sistema, proporre spazi, prefigurare iniziative, adeguare i servizi, riportare i progetti con contenuti concreti è uno dei compiti del Piano Strutturale. Lo Statuto del territorio che è la voce e la domanda che emerge dalla comunità locale che si sovrappone con la parte strategica e definisce cosa occorre e quali risorse attivare in termini di funzioni ma anche di patrimonio edilizio da utilizzare per conseguire gli obiettivi dati.

A fronte di tutto ciò il PS non parte da una situazione di anno zero ma da una riorganizzazione in atto che associa iniziative congiunte di riqualificazione urbana coinvolgendo una pluralità di enti interessati che parte da bisogni di allestimento di spazi universitari per divenire occasione di rivitalizzazione di aree della città interessate da degrado e abbandono. Una occasione è stata Piazza Brunelleschi con la necessità di realizzare la biblioteca dell’area umanistica adeguata ai fondi librari e alle esigenze dello studio universitario, il progetto è anche l’occasione di un rilancio di uno spazio centralissimo e strategico con funzioni qualificate oggi somigliante ad uno squallido spazio di periferia.

Stesso processo la piazza Ghiberti con il nuovo ingresso alla facoltà di Architettura di Santa Verdiana; due occasioni che oltre a promuovere iniziative di riqualificazione si pongono come tentativi di integrare l’università alla città con spazi che si protendono all’esterno.

Rispetto a tutto ciò quale è la risposta del PS proposto dall’Amministrazione comunale: i contenuti vanno analizzati rispetto ad alcuni requisiti

- la continuità con un processo avviato sia di localizzazione che di riqualificazione, - la chiarezza nelle proposte e la logicità rispetto al quadro generale,

- la capacità di innescare processi di interazione fra settori diversi e istituzioni differenti.

Il piano riconosce che alla parte strategica è affidato il compito di delineare gli elementi fondamentali per lo sviluppo quindi le operazioni di miglioramento della qualità della vita della città e in particolare le strategie di respiro sovraurbano una dimensione ottimale per lo scenario culturale e di ricerca della città.

All’interno del quadro di obiettivi ed indirizzi contenuti il lato culturale pervade prepotentemente tutto l’impalcato del PS pur ricadendo nell’enunciazione stereotipata di città a livello mondiale conosciuta da tutti e sinonimo di una storia culturale e civile di grande spessore, anche se per affermare la contemporaneità della vitalità cittadina occorre fare un salto all’indietro richiamando le riforme leopoldine o il circolo Vieusseux.

Il primo obbiettivo strategico del piano è riferito al potenziamento di Firenze come centro internazionale della cultura e della formazione che viene associato ad una Firenze vista come città del dialogo e dell’accoglienza.

Questa appare come una missione storica della città che ha visto nell’epoca di La Pira e successivamente in occasione del Social Forum momenti di significato nel dialogo fra culture e popoli diversi, una continuità con la sedimentazione di un ingente patrimonio storico culturale del quale Firenze ha vissuto un momento di ruolo egemonico.

Inoltre Firenze come polo della ricerca e dell’innovazione, qui il termine fondante, l’innovazione l’unica che possa permettere un salto della città verso il futuro , innovazione legata alle tendenze della moda, al settore della ricerca scientifica fisica, chimica e meccanica, qui Firenze presenta settori di punta, e innovazione per il comparto agricolo del vino e dell’olio che oggi rappresenta un aspetto di rilievo nell’immagine di Firenze e della Toscana. manca ed è da richiamare una innovazione legata al comparto delle scienze umanistiche e dei beni culturali di cui Firenze deve porsi centro a livello mondiale.

(8)

Ulteriori riferimenti sono illustrati nella relazione al punto 4.5.3. Il rilancio delle funzioni trainanti , qui è richiamato il decentramento delle funzioni strategiche e richiamata l’attitudine di Firenze come sede della formazione qualificata e ambita da tutti.

Si richiama le opzioni fatte a livello di piano strategico ma il PS sembra che i processi ormai in moto siano lontani sicuramente da ultimare ma ormai dati, il Piano Strutturale deve valutare ciò che accadrà nell’immediato futuro per comprendere ed anticipare le future esigenze. La constatazione che dalla ricollocazione delle attività principali il funzionamento sarà diverso e ci sarà la possibilità di poter utilizzare gli spazi lasciati liberi sia per le Facoltà rimaste nel centro storico sia per le grandi Istituzioni culturali e museali Biblioteca Nazionale, Archivio di Stato, Galleria degli Uffizi, museo cittadino, ecc.

Nello stesso tempo il processo di riqualificazione dei tessuti riferito alla ridistribuzione delle funzioni è lasciato alla spontaneità.

Compito della componente strategica del piano strutturale è quella di elaborare tramite gli obiettivi prefissati una “idea di città” che parta dal modo in cui la comunità percepisce se stessa e il luogo e proietti per il futuro le aspirazioni attese sia della popolazione residente sia di quella non residente nel caso di Firenze città internazionale. L’idea di città deve indicare nella parte strutturale i contenuti della riqualificazione e trasformazione, il potenziamento delle risorse, i progetti che il Regolamento Urbanistico dovrà attuare.

L’idea di città è lo scenario di riferimento per il futuro della città, occorre una idea forte supportata da grandi scelte per restare competitivi a livello globale, oggi tutte le città si stanno attrezzando su dimensioni e scenari impensabili. E certo che Firenze per il ruolo che ha avuto nella Storia nella fase del Rinascimento sarà sempre una meta mondiale, un nome ampiamente spendibile, ma perderà sempre più attrattiva e può anche diventare marginale in una dimensione sempre più globale. Saper inventarsi il futuro è una scommessa necessaria anche per Firenze. Tante città che pochi decenni fa erano sinonimo di industrie o attività specifiche oggi hanno saputo rigenerarsi, Glasgow, Bilbao, ma ora anche Valencia una città poco conosciuta che ha saputo valorizzare al massimo le sue risorse le sue memorie, le flebili tracce della città romana sono state conservate e mostrano la stratificazione avvenuta fra la fondazione fino all’altomedievo il tutto inserito all’interno di un intervento di architettuta moderna, per non parlare della città delle arti e della scienza vero monumento per il futuro il tutto con il rilancio dell’area portuale luogo di degrado a scenario mondiale tramite l’America’s cup.

Questa dimensione strutturale deve essere contenuta e l’idea di città che il piano afferma è quella legata al potenziamento delle attività legate alla conoscenza e alla formazione, attività che devono essere sempre più in stretta relazione con il sistema della produzione e dei servizi.

lo scenario è quello di mettere in rete, collegare, connettere segmenti diversi istituzionalmente e compiti della cultura locale per sviluppare sinergie oggi impensabili. Su questo però si afferma solo di assumere un atteggiamento rigido (riferito alla compatibilità con un tessuto di eccezionale valore) ma nello stesso tempo ampiamente flessibile rimandando tutto alla definizione di ulteriori scenari. Per individuare ulteriori elementi analizziamo l’impalcato: La struttura del piano individua i sistemi e subsistemi territoriali che articolano la struttura del territorio: fra i cinque elencati, ambientale,insediativo, della mobilità, della qualità urbana, anche il sistema della formazione e della cultura.

Tale sistema viene definito come quello rappresentante il settore produttivo portante della città, l’illustrazione lo pone all’interno delle attività produttive a sottolineare come l’attrattività sia una funzione con ricadute economiche sulla città anche se molte di rendita come i costi dell’alloggio che oggi hanno cifre da capogiro per un posto letto.

(9)

subsistema della formazione primaria e prescolare subsistema della formazione superiore

subsistema della formazione universitaria e della ricerca subsistema delle grandi istituzioni culturali.

Per i vari sistemi e subsistemi le specificazioni rispetto a caratteri, funzioni, prescrizioni, sostenibilità non sono dichiarate rimandando alla descrizione generale.

Anche nelle monografie riguardanti le Utoe che sono le porzioni di territorio dove convergere gli interventi della conservazione, valorizzazione e riqualificazione,

Anche ricorrendo ad altri elaborati la tav. 10 di progetto – Sistema della formazione e della cultura, pur individuando le aree interessate dalle istituzioni culturali e dall’Università ripercorre più una tavola conoscitiva che delineare scenari di progetto, compare il nuovo polo dell’istruzione superiore nell’area Fondiaria episodio scollegato dal contesto cittadino, primo intervento per attivare la riqualificazione in questo settore, rispetto alle future esigenze dell’Università non compaiono indicazioni.

La parte attuativa, le norme, chiarisce la struttura del P.S. impostato su una visione generale di comprensione della realtà e dei bisogni elencando gli obbiettivi strategici, all’art.7 che ribadisce il ruolo della città come centro internazionale della cultura e dell’alta formazione e specifica:

- promuovere sostenere e regolare lo sviluppo e la localizzazione di centri e strutture per la formazione universitaria e post-universitaria, per la cultura e per la ricerca;

- sostenere tali attività con specifiche strutture e spazi a ciò dedicati e la costruzione di reti specialistiche;

- individuare spazi e strutture per l’accoglienza e l’attività di giovani artisti internazionali e nazionali, al fine di valorizzare gli scambi culturali ed affermare la centralità della contemporaneità in campo artistico;

- promuovere, incentivare e sostenere l’integrazione dei centri, istituzioni e strutture con la città e il territorio metropolitano.

Il P.S. si limita quindi a ribadire gli indirizzi verso i quali finalizzare i prossimi interventi, l’ossatura centrale del disegno futuro della città viene rimandato a passaggi successivi; il comune si impegna a promuovere un piano quadro delle strutture, dei servizi e delle infrastrutture universitarie e post-universitarie con tutti gli enti interessati. stessa modalità viene prevista per incentivare la città verso l’obiettivo del dialogo e dell’accoglienza.

Impostazione del PS

Il piano rimanda a successivi piani che saranno impostati solo quando le situazioni saranno mature, di fatto non portando avanti una programmazione strategica che deve delineare il futuro ma aspettando momenti successivi.

Una metodologia già attivata con il Protocollo d’intesa fra Comune ed Università per mettere in rete e valorizzare il sistema di enti e istituzioni che operano nel settore dell’alta formazione tramite la redazione di un Master Plan che puntualizzerà le situazioni attuali, le esigenze e i progetti futuri delle principali istituzioni italiane e straniere. E il master plan in corso di definizione che diventa parte del piano strutturale una volta approvato dagli organi comunali. In pratica solo questo strumento indicherà la realizzazione delle strutture di servizi ad es. aule per convegni a vari livelli, foresterie, spazi per studenti e docenti italiani e stranieri e le infrastrutture ( è prevista la realizzazione di una rete a banda larga fra tutti gli istituti. Si tratta di una costruzione di un campus di livello cittadino che però, pur pilotato dall’ente interessato, l’Università, vede abdicare da parte del pubblico la guida nel definire gli scenari puntuali per i prossimi anni.

(10)

lo stesso con il protocollo di intesa fra Comune e Università per la realizzazione del distretto nazionale di eccellenza ferroviaria all’Osmannoro. Accordo che oltre ad incentivare le integrazioni fra mondo della ricerca e l’impresa, prevede lo studio degli aspetti infrastrutturali, urbanistici ed ambientali per un inserimento coerente con il tessuto esistente.

Ecco forse chiarito il senso di un Piano Strutturale inteso come piano dei piani, cioè non la guida dei piani di settore ma un piano che finisce per strutturarsi come l’assemblaggio di successive decisioni addirittura all’approvazione stessa. Qui la parte strategica che deve essere secondo la legge n. 1 fissata e di lungo periodo, si annebbia. la lettura della parte strategica del piano non ci illustra completamente

Unico e valido indirizzo prescrittivo nel guidare le scelte future nella localizzazione delle strutture di rilievo quali le attività di grande attrazione e quindi attrattori di mobilità è quello dell’obbligo a localizzazioni che non abbiano distanze superiori ai 300 m. dalla fermate della rete di trasporto collettivo su ferro. quindi l’ossatura portante della città riferita alle funzioni urbane e sovraurbane si viene a disporre sulla rete della nuova mobilità che a sua volta disegnata sull’assetto dei progetti in corso. Una zonizzazione del resto già recepita dal mercato immobiliare che distingue le zone della città.

Anche nelle schede delle singole Utoe le indicazioni restano indistinte sono elencate le invarianti, gli obiettivi, le presenze notevoli e le suscettibilità di trasformazione con le relazioni rispetto ai contenitori dismessi ma restano generiche le previsioni sull’assetto. Così per l’Utoe 5 che comprende Novoli, Utoe 18 per il polo di Careggi, Utoe 20 per l’area storica del polo universitario san marco, via Alfani, via della Mattonaia, zona votata ad incentivare le funzioni spcialistiche ma dove si afferma l’incompatibilità di addensamento di nuovi attrattori o funzioni di scala superiore a quella locale, Utoe 21 per l’area centrale dove l’Università è meno coinvolta e la struttura di rilancio è il nuovo Museo della città.

In generale manca un’analisi puntuale sul patrimonio edilizio da recuperare che nel entro storico troverà ulteriori quantità con lo spostamento delle funzioni a Novoli, basta pensare al comparto Giustizia, per il recupero si prevedono funzioni di raccordo e residenza, ad es. per l’ospedale di San Gallo e il palazzo Buontalenti funzioni di polizia edilizia privata ed edilizia pubblica. a questo riguardo manca una valutazione puntuale e specifica sulle potenzialità di uso offerte dal patrimonio edilizio e dai contenitori dimessi e dimettibili. pervade quasi una timidezza nel prefigurare usi e funzioni aspettando piani specifici dove spesso a determinare le scelte è l’operatore impegnato nella riqualificazione e l’opzione residenza finisce per essere quella più scontata ma anche quella più appetibile dal mercato contraddistinto comunque da prezzi elevatissimi.

In sintesi quello che manca è un quadro generale di riferimento rispetto all’intero settore che è considerato quello portante culturalmente ed economicamente, con l’individuazione delle esigenze future tali da puntualizzare il ruolo e l’idea di città per i prossimi anni l’operatore pubblico che dovrebbe guidare i cambiamenti e le trasformazioni compie un passo indietro rinunciando ad essere il decisore in prima persona delle grandi innovazioni affidando ad altre istituzioni anche se pubbliche e di grandi capacità di coordinamento come l’Università il compito di delineare l’assetto della struttura culturale e della formazione nella città in altre parole il destino della Firenze dei prossimi decenni.

Riferimenti

Documenti correlati

L’attuale diffusione di Covid-19 è il risultato della trasmissione da uomo a uomo: ad oggi, non ci sono evidenze della trasmissione all’uo- mo della malattia da parte dei

valutazione d’impatto di politiche pubbliche (segnatamente lavoro e welfare); misura e analisi della partecipazione al lavoro e della disoccupazione; modelli strutturali e di

Tre recenti ricerche, la prima realizzata negli Stati Uniti, la seconda in Australia, la terza in Italia 82 , hanno ana- lizzato le varie tipologie di memoria immunitaria contro

• Queste differenze causano delle disuguaglianze nell’accesso alle cure (e alla ricerca) di qualità.. • Un accesso non equo alla qualità è tra le cause più importanti

Per quanto riguarda il remdesivir, di recente il panel internazionale di esperti dell’OMS ha aggiornato 122 le linee guida per il trattamento del Covid-19, sconsigliando

Savarna pomeriggio 23 maggio 3 Piccola festa del gioco decentrata – i bambini/e saranno protagonisti della conduzione di attività (a conseguenza dei laboratori svolti prima), con

L’attuale diffusione di Covid-19 è il risultato della trasmissione da uomo a uomo: ad oggi, non ci sono evidenze della trasmissione all’uo- mo della malattia da parte dei

L’attuale diffusione di Covid-19 è il risultato della trasmissione da uomo a uomo: ad oggi, non ci sono evidenze della trasmissio- ne all’uomo della malattia da par- te dei