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Il lessico cavalleresco nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto

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Academic year: 2021

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Dottorato di ricerca in Italianistica e Filologia classico-medievale, 23˚ ciclo Scuola di dottorato in Scienze Umanistiche

(A.A. 2010 – 2011)

Il Lessico Cavalleresco nell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto

SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE DI AFFERENZA: L-FIL-LET/10

Tesi di dottorato di Park Jin-Kyung, matricola 955431

Direttore della Scuola di Dottorato Tutore del Dottorando Prof. Carlo Natali Prof. Francesco Bruni

Co-tutore del Dottorando Prof. Tiziano Zanato

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Indice

Premessa 3

Introduzione 7

Parte I. Il Proemio dell’Orlando Furioso 11

Parte II. Il lessico del combattimento 20

Capitolo 1. L‟assenza del termine duello 20

Capitolo 2. La comparsa dell‟anacronistica arma da fuoco 49

Parte III. Il lessico morale 66

Capitolo 3. Storie di cavalieri e dei loro valori 74

3.1. I valori morali di base 74

3.1.1. La maga Alcina e la maga Logistilla 74

3.2. L‟amore 81

3.2.1. La castità di Isabella, preservata per Zerbino 82

3.2.2. Il traditore dell‟amante 88

3.2.2.1. Orrigille tradisce Grifone 88

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3.3. Il requisito morale dei cavalieri 96

3.3.1. Il saggio Orlando diventa pazzo 96

3.3.2. Fedeltà (o infedeltà) verso gli amici, pietà (o crudeltà) verso i vinti 101

3.3.2.1. Medoro, Zerbino e un cavaliere villano 102

3.3.2.2. Odorico e Zerbino 104

3.3.3. La gloria del gentile Grifone e lo scorno del vile Martano 107

Capitolo 4. Le combinazioni dei termini morali 113

4.1. Lessico morale designante qualità negative 116

4.1.1. Combinazioni di aggettivi 116

4.1.2. Attributi riferiti a sostantivi 170

4.2. Lessico morale designante qualità positive 173

4.2.1. Combinazioni di aggettivi 173

4.2.2. Attributi riferiti a sostantivi 209

Appendice I. Attestazioni dei termini del combattimento 221

Appendice II. Attestazioni dei termini morali 233

Bibliografia 351

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Premessa

Prima di entrare nel merito della tesi, vorrei fare alcune precisazioni sul significato che la mia ricerca potrebbe avere, in particolar modo in Corea.

Gli studi di italianistica in Corea vengono praticati da circa mezzo secolo (più precisamente dal 1963), perciò non si può ancora dire, al momento presente, che tale disciplina possa vantare una lunga tradizione, anzi è iniziata con un ritardo di ca. 5-10 anni rispetto agli studi di altre lingue e culture europee; in questo periodo, grazie allo sforzo e alla passione degli italianisti (non numerosi, ma entusiasti), sia il mondo accademico che il pubblico coreano hanno potuto beneficiare di pubblicazioni sulla storia letteraria italiana. A cominciare da Dante, Petrarca e Boccaccio, valutati come i tre autori principali, fino agli autori contemporanei, vari scrittori sono già stati studiati sotto vari aspetti, e le loro principali opere sono state tradotte in coreano (oltre ai tre maggiori sopra menzionati, abbiamo anche ad es. traduzioni di opere di C. Goldoni, A. Manzoni, L. Pirandello, E. Montale, A. Moravia, E. Vittorini, P. Levi, I. Calvino, U. Eco ecc.: le opere degli ultimi due, in particolare, sono state tradotte quasi tutte). Nonostante ciò, molti aspetti e opere dei suddetti autori, oltre naturalmente ai numerosissimi altri autori ancora non studiati, aspettano ancora di essere proposti.

Ora vorrei dire qualcosa sulla mia esperienza. Durante il master in Italianistica che ho frequentato alla Hankuk University of Foreign Studies, ho svolto una ricerca su Mario Luzi (culminata in una tesi dal titolo Studio sulle prime poesie di Mario Luzi: Avvento

notturno). Dopo aver cominciato il corso di dottorato presso l‟Università Ca‟ Foscari, ho

dovuto riflettere per decidere quale sarebbe stato l‟oggetto della mia ricerca: avrei certo potuto continuare la mia ricerca su Luzi, se non fosse che, dalle mie consultazioni con i professori che hanno seguito il mio lavoro in Corea, è emersa una prospettiva più urgente. Infatti, a parte le ricerche sui tre summenzionati maggiori, l‟italianistica coreana ha dedicato

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molti sforzi agli studi sugli autori del XX secolo. Ma molti altri periodi rimangono poco studiati, e in particolare il Cinquecento (cioè la letteratura umanistico-rinascimentale), nonostante sia considerato una delle epoche letterarie più importanti dell‟intera storia letteraria italiana, manca ancora di studi approfonditi. Finora sono stati infatti prodotti solo alcuni articoli introduttivi e una tesi di master; Ariosto, in particolare, è stato studiato pochissimo. È pertanto abbastanza urgente che un italianista si dedichi a tale periodo, e in particolare a tale autore. Nonostante tale necessità, ho esitato molto prima di scegliere Ariosto (e in particolare il suo capolavoro, l‟Orlando furioso) come campo della mia ricerca: mi chiedevo se sarei riuscita a gestire un autore così importante e un‟opera così voluminosa, scritta peraltro in italiano cinquecentesco. Inoltre, si presentava anche il problema di riconciliare le esigenze di ricerca dell‟italianistica italiana con quelle sopra illustrate del mio paese: in Italia, infatti, diversamente dalla situazione coreana, esiste da molto tempo una grande tradizione di studi sugli autori maggiori, e certo anche Ariosto è stato oggetto di numerosissime trattazioni. Questo complicava ulteriormente la mia posizione. Tuttavia, grazie prima di tutto ai consigli del prof. Pietro Gibellini, sono stata indirizzata ai professori Francesco Bruni e Tiziano Zanato, che, seguendomi con grande pazienza ed attenzione, mi hanno aiutata a circoscrivere il campo dei miei studi, accompagnandomi nell‟individuazione di un argomento che avrebbe potuto essere significativo sia in Corea che in Italia: si trattava proprio dello studio del lessico cavalleresco nell‟Orlando furioso. In particolare il mio tutore, il prof. Bruni, mi ha segnalato la mancanza di una concordanza per l‟Orlando furioso, facendomi presente che un lavoro lessicografico avrebbe potuto contribuire (per quanto parzialmente) a colmare questa lacuna.

L‟Orlando furioso, inoltre, pur restando essenzialmente un poema cavalleresco (che, in quanto tale, si rifà a schemi tradizionali), nello stesso tempo tocca anche tematiche attuali per l‟epoca rinascimentale. Quindi pensavo che avrebbe potuto essere significativo effettuare ricerche anche sulla convivenza, nel poema, di diverse correnti di pensiero (risalenti a diverse epoche): anche se non ho progettato un capitolo esclusivamente riservato agli elementi rinascimentali del poema, nel corso della ricerca terminologica ho cercato di riflettere anche su tale questione.

Mentre stavo completando questa tesi, mi sono resa conto che questo lavoro non è solamente stato educativo per la mia cultura letteraria, bensì mi ha fornito anche una nuova metodologia di ricerca: la ricerca sul lessico, infatti, si è dimostrata un approccio diverso, a cui non ero abituata. Tale metodologia mi è risultata sicuramente più difficile di altri approcci,

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specialmente per una studentessa straniera come me, che aveva notevoli difficoltà con la lingua italiana. Ma tale metodo mi ha fornito strumenti che consentono di leggere e capire i testi in molti aspetti significativi (anche perché lo studio del lessico non può prescindere da uno studio morfosintattico, e quindi, con tale studio, ho avuto un impulso notevole a capire molti dettagli anche riguardo alle costruzioni usate dal poeta). Senza dubbio posso dire che questo nuovo metodo, appreso nel corso del dottorato, mi sarà utilissimo nel continuare i miei studi futuri.

Come vedrete, in questa tesi ho dovuto limitare molto la gamma di termini studiati a causa di problemi di tempo e spazio. Nonostante ciò, spero che questo lavoro possa contribuire in maniera interessante, anche se minimamente, agli studi su Ariosto in Italia; e anche riguardo all‟italianistica coreana, spero che questo lavoro possa contribuire all‟interesse sia degli studiosi che degli studenti, nella speranza che grazie ai metodi applicati in questo lavoro possano avere un accesso più diretto alle opere letterarie italiane, in particolare cinquecentesche.

A partire da questa esperienza, vorrei continuare a studiare l‟Orlando furioso in vari modi: da una parte, vorrei sviluppare alcuni degli spunti lessicografici iniziati in questo lavoro, ma che hanno dovuto poi essere omessi dalla versione finale della tesi. Inoltre, un obiettivo ancora più importante sarebbe quello di contribuire ad avvicinare il pubblico coreano ad Ariosto e all‟Orlando furioso attraverso la traduzione dell‟opera in lingua coreana, sperando che tale lavoro possa stimolare nel mio paese altri studi sulla letteratura del Cinquecento italiano.

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Ringraziamenti

Molte persone mi hanno fornito il loro supporto nel periodo in cui ho redatto questo lavoro. Sono molto grata ai miei tutori, il Prof. Francesco Bruni e il Prof. Tiziano Zanato, per avermi seguito con pazienza e costanza, consigliandomi sempre, sia nei problemi più importanti che in quelli più banali, che a me, da straniera, sembravano insormontabili. Un ringraziamento speciale va anche al Coordinatore del Dottorato, il prof. Pietro Gibellini, che mi ha aiutata ad ambientarmi nel Dipartimento di Italianistica, nonché ad orientarmi nella scelta dei tutori.

Durante tutto il periodo di questo dottorato, ho continuato a ricevere consigli e incoraggiamenti da vari professori della Hankuk University of Foreign Studies: il Prof. Han Hyeong-kon e il Prof. Lee Sung-hoon, che mi hanno aiutata a mantenere alto il mio morale nei periodi in cui mi sentivo sconfortata; il Prof. Han Sung-chul e il Prof. Ii Sang-yeob, che mi hanno affettuosamente fornito numerosi consigli pratici sia per i miei studi che per la mia vita in Italia; inoltre, vorrei ringraziare anche il Prof. Kim Si-hong, il Prof. Cho Moon-hwan e il Prof. Vincenzo Fraterrigo che mi hanno incoraggiata dimostrando stima nei miei confronti ed interesse per il mio lavoro. A tutti loro esprimo profonda gratitudine.

Sono inoltre grata ad Alessio Muro, che ha corretto questa tesi dall‟inizio alla fine con grande pazienza e amicizia. Un ringraziamento è anche dovuto ai colleghi del Dipartimento di Italianistica dell‟Università Ca‟ Foscari, soprattutto Diego, Elena ed Alessio che mi hanno aiutata introducendomi alle metodologie di ricerca con cui loro stavano lavorando.

Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza il supporto morale e materiale della mia famiglia, in particolare mio padre, mia madre, mio fratello minore, mia sorella maggiore e la sua famiglia (in special modo il mio nipotino Jun-sung); un ricordo affettuoso anche ai miei nonni paterni, ora defunti, per tutto l‟amore che mi hanno regalato. Grazie anche alla mia nonna materna, che prega sempre per me. Grazie inoltre anche al mio migliore amico Seung-jin, che mi ha aiutata ed incoraggiata sempre nelle difficoltà della vita italiana. A questo proposito, è importante ricordare anche il ruolo svolto dai due amici coreani che hanno completato i loro studi di dottorato in Italia prima di me, cioè Kang Soon-haeng e Jung Kyung-hee: non dimenticherò mai l‟aiuto che mi hanno dato appena ero arrivata in Italia, desiderosa di tentare il concorso per il dottorato. Infine, ma non con meno importanza, un abbraccio alle amiche Soo-hyun, Mi-jin, Ji-hea, Veronica e Serena, per il costante affetto che non hanno mai smesso di trasmettermi.

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Introduzione

Questo lavoro ha come scopo di indagare le scelte terminologiche operate da Ludovico Ariosto per descrivere nel suo capolavoro, l‟Orlando Furioso (d‟ora in avanti OF) il mondo della cavalleria e i suoi valori (chiarisco subito che nel presente lavoro tratto della III edizione del poema, pubblicata nel 1532). Il lavoro è suddiviso in tre parti principali: nella prima, «Il Proemio dell’Orlando Furioso», fornirò una panoramica dell‟opera basandomi sulle 4 strofe introduttive con cui il poeta stesso introduce sia i temi principali trattati, sia i filoni narrativi cardinali in cui l‟opera risulta articolata. In particolare, nei primi 2 versi troviamo già riassunti in maniera efficace, come si vedrà, quelli che saranno gli argomenti principali dell‟opera. Analizzando tali versi, nonché tenendo conto del modo in cui i vari temi ivi introdotti vengono poi svolti nel poema, sono arrivata alla decisione di suddividere il lessico in esame in due campi principali: da una parte abbiamo «Il lessico del combattimento», che descrive l‟attività bellica del cavaliere; dall‟altra parte abbiamo «Il lessico morale», che riguarda invece l‟interiorità del cavaliere: questa si esplica nei sentimenti (soprattutto l‟amore) che il cavaliere deve coltivare e nei valori morali a cui il medesimo è tenuto a ispirare il proprio agire (i requisiti morali della cavalleria).

La seconda parte sviluppa l‟analisi del lessico del combattimento. Una cosa che risulta evidente a chiunque si avvicini alla lettura dell‟opera è la notevole frequenza, nei vari filoni narrativi, di episodi di duello; nonostante ciò, il termine duello, nell‟opera, non viene mai usato. A tale questione ho riservato il capitolo 1, in cui cerco di capire il motivo dell‟omissione terminologica in questione, nonché il modo in cui l‟autore ha gestito la descrizione delle scene di duello. Nel corso di tale analisi, attraverso uno studio statistico dei termini sostitutivi usati da Ariosto, sono emersi diversi aspetti del pensiero del poeta riguardo al combattimento, nonché vari fattori, di natura metrica e semantica, che possono aver contribuito alle scelte terminologiche riscontrate.

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Il capitolo 2 sviluppa un‟interessante anomalia del poema, questa volta non un‟omissione, bensì un‟aggiunta inaspettata: nell‟OF, infatti, appare anacronisticamente un‟arma da fuoco, l‟archibugio, la cui invenzione è attribuita dal poeta al diavolo in persona. L‟arma appare nell‟episodio di Cimosco (canti 9 e 11), aggiunto al poema solamente nella III edizione; riassumendo l‟episodio, ho prestato particolare attenzione al modo in cui il poeta riesce a parlare della nuova arma attraverso i personaggi che la vedono per la prima volta (in quanto armi simili non esistevano all‟epoca del poema): mi sono concentrata sulla terminologia che il poeta usa per nominare l‟arma, il modo in cui descrive la sua forma, fino agli aspetti tecnici, cioè i meccanismi (come l‟innesco) e gli effetti distruttivi che l‟ordigno provoca. Ho cercato di capire come il poeta sia riuscito a fornire una descrizione di questi aspetti tecnici senza guastare il carattere eminentemente letterario del poema. Inoltre ho riflettuto riguardo alla decisione del poeta di usare un anacronismo, nonostante i rischi che questo artificio comporta (cioè di guastare la bellezza del poema) e le difficoltà della descrizione. Alla fine vedremo che lo scopo a cui Ariosto voleva arrivare era quello di esaltare il valore dei cavalieri. Il capitolo si concluderà con una rassegna dei termini scelti dall‟autore per descrivere i vari tipi di armi da fuoco (troviamo infatti sia espressioni figurate, sia denotazioni dirette).

Nella terza parte tratterò del lessico morale, usando gli episodi in cui i caratteri morali dei personaggi appaiono più chiaramente; nel capitolo 3, riassumendo gli episodi scelti, ho estratto dal testo i termini morali, che saranno poi analizzati nel capitolo successivo. Tali episodi sono distinti in tre gruppi, in base alle tematiche trattate: in primo luogo presento le basi dei valori morali attraverso le figure contrastanti delle maghe Alcina e Logistilla; in seguito, discuto delle varie dimensioni dell‟amore tra i cavalieri e le donne da loro amate, considerando da una parte l‟episodio di Isabella e Zerbino (esemplare per la fedeltà), dall‟altra gli episodi di Orrigille e Grifone e di Olimpia e Bireno (esempi, invece, di infedeltà). Passerò poi a considerare alcuni requisiti morali tipici dei cavalieri: il primo esempio è l‟episodio della pazzia di Orlando, in cui emerge un requisito importante per un cavaliere, cioè intelligenza; seguono le due vicende di Zerbino, in cui sono esemplificate la fedeltà nei confronti degli amici e la pietà verso i vinti; infine, abbiamo un‟esemplificazione del coraggio tramite l‟episodio di Grifone (valoroso) e Martano (vigliacco). Tra i suddetti episodi, in particolare, quello di Alcina e Logistilla e quello della pazzia di Orlando sono significativi nella mia tesi non solo per la discussione sulle qualità morali, ma anche per capire il carattere rinascimentale del poema: Ariosto, infatti, distaccandosi dall‟assoluto eroismo dei poemi

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cavallereschi precedenti, ha cercato di rendere nell‟opera (seguendo il realismo umanistico) anche le imperfezioni dei suoi eroi (Orlando e Rinaldo), oltre ad esaltarne le virtù, come era consuetudine della letteratura cavalleresca.

Nel capitolo 4, come sopra accennato, passerò all‟analisi dei termini ricavati tramite il lavoro precedente: dopo aver distinto tutte le accezioni in cui ogni termine si presenta (attraverso l‟esame di tutte le attestazioni del termine stesso nell‟opera), ho limitato (per motivi di spazio) il mio campo d‟indagine alle occorrenze dei vari termini morali in combinazioni a due o più membri (stanti tra loro in vari rapporti semantici). Tali combinazioni sono state raggruppate in due sezioni: da una parte abbiamo le qualità negative (4.1), e dall‟altra quelle positive (4.2). Per ogni combinazione ho cercato la prima attestazione, e ho tentato inoltre di delineare una breve ed essenziale storia dell‟uso di ogni coppia di termini, paragonando gli usi di Ariosto con quelli degli altri autori (in ottica sia formale che semantica). Per questo lavoro, ho dovuto limitare la mia ricerca al campione di opere (1000) incluse nel corpus Letteratura Italiana Zanichelli (LIZ)1; attraverso tale ricerca, ho cercato di individuare alcune preferenze e peculiarità terminologiche dell‟autore.

Per le ricerche sul lessico del combattimento e sul lessico morale ho usato vari strumenti: i significati delle attestazioni in cui compaiono i termini estratti sono tratti principalmente dal Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia2 (d‟ora in avanti abbreviato in Ba), e secondariamente dal Dizionario della lingua italiana di Niccolò Tommaseo3. Per la ricerca sulle prime attestazioni delle varie accezioni considerate ho usato il

corpus Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (TLIO) e l‟Opera del Vocabolario Italiano

(OVI). I dati etimologici sono tratti dal Dizionario Etimologico della Lingua Italiana (DELI)4. Infine, per la ricerca sulle frequenze d‟uso dei vari termini esaminati, nonché per il reperimento delle attestazioni in cui tali termini (o combinazioni di termini) compaiono usati, mi sono avvalsa del corpus LIZ. Questo corpus mi è servito anche per la ricerca delle attestazioni degli altri autori, che ho paragonato con quelle di Ariosto per notare analogie e differenze riguardo all‟uso dei termini (o combinazioni).

1 LIZ 4.0 Letteratura italiana Zanichelli: CD-rom dei testi della letteratura italiana, a cura di Pasquale Stoppelli e Eugenio Picchi, Bologna, Zanichelli, 2001.

2 Grande dizionario della lingua italiana, a cura di Salvatore Battaglia, 21 voll., Torino, UTET, 1961-2002. 3 Dizionario della lingua italiana, a cura di Niccolò Tommaseo e Bernardo Bellini, 20 voll., Milano, Rizzoli Editore, 1977.

4 Dizionario etimologico della lingua italiana, a cura di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, 2a ed. a cura di Manlio Cortelazzo e Michele A. Cortelazzo, Bologna, Zanichelli, 2008.

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Nelle due Appendici, ho elencato in ordine alfabetico5 le attestazioni che sono rimaste escluse dalla presente ricerca in quanto non strettamente pertinenti alle tematiche affrontate: la prima contiene le attestazioni (reperibili nell‟opera) dei vari termini riguardanti il combattimento (considerati nel capitolo 1), ad eccezione dei termini sostitutivi di duello, che sono già riportati nel corpo del capitolo; nella seconda, invece, ho incluso tutte le attestazioni dei termini morali trattati nel capitolo 3, assortite a seconda delle varie accezioni (morali e non) attestate nell‟opera.

5 In particolare, nell‟Appendice II, nei casi in cui abbiamo parole derivate da un lessema base, i vari derivati sono elencati nel seguente ordine, che rispecchia la frequenza (in ordine decrescente) delle categorie lessicali discusse in questo lavoro: aggettivo, sostantivo, verbo, avverbio.

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Parte I. Il Proemio dell’Orlando Furioso

Come i precedenti autori di poemi cavallereschi, anche il poeta dell‟OF non scompare dietro i suoi canti, bensì impiega ogni esordio (e altri momenti del racconto), nonché il proemio per intromettersi nell'opera, giudicare e commentare, anche alla luce di idee tipiche del suo tempo. Già nel proemio si possono notare alcune innovazioni rispetto alla tradizione epico-cavalleresca medievale, ragione per cui l‟OF è considerato un capolavoro della letteratura rinascimentale.

I poemi cavallereschi iniziavano di norma con un proemio, che in genere veniva modellato su quello dell‟Eneide, il principale poema epico della cultura latina, scritto dal poeta e filosofo Publio Virgilio Marone. Il proemio dell'Eneide è formato da 11 versi, in cui l‟autore espone brevemente l‟argomento dell‟opera, cioè le imprese del principe troiano Enea, figlio di Anchise, arrivato per primo in Italia, reduce dalla guerra di Troia. Vittima dell‟ira di Giunone, soffrì molte disavventure in guerra, ma alla fine fondò la città di Roma e fece stabilire nel Lazio i Penati di Troia, preparando così un‟origine gloriosa per la latinità. Segue un‟invocazione alla Musa, chiamata ad ispirare nel poeta il ricordo del passato (in particolare, il poeta vuole ricordare le ragioni dell‟ira di Giunone)6.Tale forma di incipit, tipica del poema epico, con una breve esposizione dell‟argomento e l‟invocazione alla Musa (che si deve fare garante anche della solennità stilistica e del valore dell‟opera), fu imitato, seppure con varie modifiche, da varie forme letterarie nel corso dei secoli, ed è apparso anche nell‟epica cavalleresca. Per esempio, il Luigi Pulci inizia il suo Morgante con un‟invocazione e una preghiera a Dio o alla Vergine, e anche il Matteo Maria Boiardo, nell‟Orlando innamorato, si accosta al poema classico iniziando con un‟allocuzione elogiativa rivolta ai signori Estensi, suo pubblico eletto (un pubblico colto e raffinato), a cui egli farà ascoltare una storia nuova e divertente, e introducendo subito dopo l'elemento originale della sua narrazione, l'amore del paladino Orlando: «Signori e cavallier che ve adunati/ per odir cose dilettose e nove,/ stati attenti e quieti, ed ascoltati/ la bella istoria che il mio canto muove;/ e vedereti i gesti smisurati,/ l‟alta fatica e le mirabil prove/ che fece il franco Orlando per amore/ nel tempo di re Carlo imperatore.».

6 Questo tipo di incipit mantiene lo stile di quelli dei poemi omerici, tranne per il fatto che Virgilio espone prima il tema del poema, e poi invoca la Musa, mentre in Omero le due fasi avvengono nell‟ordine inverso.

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Anche il proemio di Ludovico Ariosto, che occupa le prime 4 ottave, seguendo il modello della tradizione classica, contiene una breve esposizione dell‟argomento e un‟invocazione. Quest‟ultima, però, contiene un elemento innovativo notevole, in quanto Ariosto si rivolge non alle Muse o a Dio, bensì alla donna amata (1:2:5-8). Sebbene già prima il Giovanni Boccaccio (nell‟esordio del Teseida) e il Boiardo (nell‟esordio di un canto dell‟Orlando innamorato) avessero invocato l‟amata, quella ariostesca è un‟innovazione nel senso che Ariosto chiede alla donna amata non tanto l‟ispirazione per il suo canto, bensì di rendergli la sua ragione (intelligenza), persa a causa dell‟amore che il poeta aveva nutrito nei confronti di lei, in modo da essere in grado di portare a compimento la propria opera poetica. Il poeta inizia, cioè, esponendo il suo caso personale: egli si rende conto che il proprio intelletto è condizionato dall‟amore, che per sua natura è irrazionale, e tale presa di coscienza gli fornisce il pretesto per confrontare la sua storia con quella del suo protagonista, Orlando, che per amore diventa completamente demente, mentre prima era considerato un uomo molto saggio (1:2:1-4).Attraverso tale artificio poetico, inoltre, l‟autore mette allo scoperto anche la propria limitatezza, che peraltro è quella insita nella natura umana, che per definizione è imperfetta: questo è parte del carattere rinascimentale che il poeta voleva conferire alla sua opera. Infine, il proemio si conclude con la dedica al cardinale Ippolito d‟Este (di cui Ariosto era stato a lungo segretario).7

La trama dell‟OF è intessuta in maniera assai complicata attraverso vari episodi, tanto che il continuo intrecciarsi delle vicende dei diversi personaggi, che vanno a costituire molteplici fili narrativi, è considerato una caratteristica fondamentale dell'opera. Ma tra i vari episodi sono sempre preminenti le tre storie principali, che svolgono i tre temi fondamentali, di cui parlerò tra breve. Il poeta espone questi tre temi immediamente all‟inizio del proemio, come risulta chiaro dall‟incipit, riportato qui sotto, e, subito dopo aver accennato ai tre temi, riferisce sinteticamente ai lettori anche quale delle tre storie corrisponde a ciascun tema: Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,

le cortesie, l'audaci imprese io canto,---• Esposizione dell‟argomento

che furo al tempo che passaro i Mori 3 temi: 1°. i cavallier e l’arme : il combattimento d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, 2°. le donne e gli amori : l‟amore

seguendo l'ire e i giovenil furori 3°. le cortesie e l'audaci imprese

7 Cfr. S.Guglielmino e H. Grosser, Il sistema letterario, Testi 2. Quattrocento e Cinquecento, Milano, Casa Editrice G. Principato, 2000, pagg. 439-440.

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d'Agramante lor re, che si diè vanto :i valori morali e l‟audaci imprese dei cavalieri di vendicar la morte di Troiano

sopra re Carlo imperator romano.---Storia del 1° tema

:la guerra tra Carlo Magno e Agramante Dirò d'Orlando in un medesmo tratto

cosa non detta in prosa mai, né in rima: che per amor venne in furore e matto,

d'uom che sì saggio era stimato prima;---Storia del 2° tema

se da colei che tal quasi m'ha fatto, :l‟amore ossessivo di Orlando per Angelica che 'l poco ingegno ad or ad or mi lima,

me ne sarà però tanto concesso,

che mi basti a finir quanto ho promesso.---• Invocazione alla donna amata Piacciavi, generosa Erculea prole,

ornamento e splendor del secol nostro, Ippolito, aggradir questo che vuole e darvi sol può l'umil servo vostro. Quel ch'io vi debbo, posso di parole pagare in parte e d'opera d'inchiostro; né che poco io vi dia da imputar sono, che quanto io posso dar, tutto vi dono. Voi sentirete fra i più degni eroi, che nominar con laude m'apparecchio, ricordar quel Ruggier, che fu di voi e de' vostri avi illustri il ceppo vecchio. L'alto valore e chiari gesti suoi

vi farò udir, se voi mi date orecchio, e vostri alti pensieri cedino un poco,

sì che tra lor miei versi abbiano loco.---•Dedica (glorificazione della casa d'Este) Storia del 3° tema:

lode dell‟alto valore e delle audaci imprese di Ruggero

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Già dai primi due versi possiamo discernere i tre temi di cui l‟autore vuole parlare ai lettori nei vari episodi. Il primo verso è un tipico esempio di chiasmo, in cui le donne sono legate a gli amori e i cavallier a l’arme. I cavallier e l’arme sono un tema tradizionale, cioè quello delle imprese dei cavalieri, cioè del combattimento; le donne e gli amori sono un altro tema tradizionale, cioè quello dell‟amore. Il combattimento e l‟amore: questi due temi, mescolati insieme, sono stati usati dalla tradizione dei cantari trecenteschi. Ma Ariosto li svolge nel contesto della corrente umanistica, distaccandosi dai poemi cavallereschi precedenti, che sono pieni di eroismo.8 Cioè cerca di mitigare la distanza tra realtà e ideale cavalleresco rappresentando anche gli aspetti più umani, non solo quelli ideali: il tema del combattimento è esemplificato dalla guerra tra re Carlo Magno e re Agramante. Ma questa guerra, suscitata da Agramante, non ha un motivo giustificato: il conflitto muove infatti dalla motivazione egoistica e impulsiva del desiderio di vendetta di Agramante per la morte del padre (Troiano), e alla fine arriva alle conseguenze più tragiche. Il tema dell‟amore, invece, viene sviluppato attraverso la figura di Orlando, che, fin dai tempi antichi, è stato considerato il paladino più valoroso della corte di Francia. Il suo amore, creato dal Boiardo, è stato trasformato in pazzia dall‟Ariosto. Ciò implica che l‟amore descritto dall‟Ariosto sottolinei non gli aspetti positivi (cioè la bellezza e la nobiltà del sentimento), bensì quelli negativi, cioè l‟irrazionalità e la pazzia. Tutti questi fattori negativi (le motivazioni futili della guerra e la pazzia causata da un amore insano) sono i risultati provocati dagli errori che gli uomini possono commettere in quanto creature imperfette.

Infine, le cortesie e l’audaci imprese, che costituiscono l‟ultimo dei temi cardinali dell‟opera, sono i requisiti più importanti che caratterizzano il poema cavalleresco, poiché tale forma letteraria viene creata proprio allo scopo di celebrare l‟eroismo dei cavalieri, nonché l‟elevatezza della cultura cavalleresca, e tale scopo viene raggiunto per mezzo della descrizione di delle virtù (le cortesie) e delle gesta (l’audaci imprese) dei cavalieri. Questi temi sono sviluppati, nel corso dell‟opera, attraverso le avventure dei vari cavalieri, tra le quali particolare importanza ha la storia di Ruggero, il quale, dopo aver superato tante difficoltà, diventa un cavaliere cristiano, nonché il capostipite della casa d‟Este. La storia di

8 Cfr. il seguente passo di S. Guglielmino e H. Grosser: « [...] la ripresa di temi quali le «arme» e gli «amori», che di per sé, anche accostati, non costituiscono un‟innovazione (la commistione di armi e amori risale alla tradizione canterina trecentesca, come sappiamo) «occorre subito notare» scrive il Bigi nel suo commento all‟OF “che l‟Ariosto insiste non tanto sul carattere energicamente vitale e nobilmente umano dei dui temi [come faceva il Boiardo], quanto invece sulla loro irrazionalità e drammaticità. [...]” » (S. Guglielmino e H. Grosser, Il sistema

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questo paladino, pertanto, fornisce anche il tema-chiave della dedica al cardinale Ippolito d‟Este, in cui si lodano l‟alto valore e le famose imprese (L'alto valore e chiari gesti, 1:4:5) proprio di Ruggero.

<I tre temi principali e le tre storie cardinali esposte nel proemio>

La poesia cavalleresca, nata in Francia in epoca medievale, si sviluppò in tre cicli, quello carolingio, quello bretone e quello classico. L‟OF, riprendendo la tradizione del ciclo carolingio e in parte del ciclo bretone, si presenta come continuazione dell‟Orlando

innamorato di Boiardo. Il ciclo carolingio, dal carattere spiccatamente epico, è formato da

canzoni di gesta celebranti le imprese e le avventure collettive dei paladini di Carlo Magno (soprattutto Orlando) contro i nemici della fede (i musulmani), e ha quindi un fondamento storico e una materia avventurosa. Il ciclo bretone, invece, basato su antiche leggende celtiche, canta le imprese di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda, e tratta quindi una materia più romanzesca, amorosa e fiabesca.

Pertanto, come abbiamo già accennato sopra, le tre vicende principali dell‟OF contengono le materie tradizionali carolingia e bretone, che vengono connesse come segue: la prima storia tratta della guerra tra musulmani e cristiani, ripresa dalla tradizione carolingia e rappresentante l'aspetto epico dell‟opera. Questo filone farà da sfondo all'intera narrazione, e si concluderà con la vittoria cristiana in seguito allo scontro tra gli eroi avversari. La seconda vicenda, che tratta il tema amoroso, si incentra invece sulla bellissima Angelica, in fuga da numerosi spasimanti, tra i quali il protagonista stesso, il paladino Orlando. Angelica, però, incontrerà il pagano Medoro, se ne innamorerà e lo sposerà, causando l'ira e la conseguente

l’audaci imprese le cortesie gli amori l’arme i cavallier le donne •1° tema: il combattimento

•1a storia: la guerra tra Carlo Magno e

Agramante •3° tema: i valore morle e l‟audaci imprese dei cavalieri •3a storia: la lode dell‟alto valore e

l‟audaci imprese di Ruggero

•2° tema: l‟amore

•2a storia: l‟amore ossessivo di Orlando per Angelica

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follia di Orlando (risanata solo nella conclusione). Per il terzo filone narrativo, che tratta dei valori morali e delle audaci imprese dei cavalieri, la storia verte su Ruggero, guerriero musulmano, che dopo molte avventure diventerà un cavaliere cristiano, oltre che capostipite della casata d‟Este. L‟alto profilo morale e le ardite imprese di Ruggero, illustrate in questa storia, rappresentano esempi ideali per i cavalieri; oltre a ciò, come già accenato sopra, sono oggetto della lode del poeta, e costituiscono perciò la materia ideale per la dedica al cardinale Ippolito d‟Este. Tale aspetto encomiastico si riferisce anche (anzi ancora più notevolmente) alla difficile storia d‟amore tra Ruggero, musulmano, e Bradamante, guerriera cristiana. L‟amore tra questi due giovani andrà a buon fine, ma solo dopo la conversione di Ruggero al termine della guerra: dalla loro unione discenderà la casata d‟Este. In quanto improntate su una tematica amorosa, le ultime due vicende sono derivate dalla tradizione bretone.

Tuttavia, i tre suddetti filoni narrativi non esauriscono la gamma dei fatti interessanti riguardo al capolavoro di Ariosto. L‟OF è infatti un‟opera complessa, che racconta numerose storie in cui compaiono numerosissimi personaggi; tutte queste storie, però, hanno almeno un nodo pertinente alle tre storie principali, cioè convergono attorno ai quattro protagonisti (Orlando e Angelica da un lato, Ruggero e Bradamante dall‟altro), e seguono il percorso della guerra tra musulmani e cristiani, che fa da sfondo all'intera narrazione. Esse, inoltre, costituiscono delle variazioni sui tre temi principali, che svolgono in varie forme, illustrando al lettore i diversi aspetti dei vari personaggi (cioè i vari cavalieri e i personaggi che li accompagnano). Il combattimento, ad esempio, non è esclusivo della guerra tra cristiani e musulmani, bensì ricorre in varie forme, secondo i personaggi; allo stesso modo, l‟amore non è solamente quello insano di Orlando, e le cortesie e le audaci imprese non sono solamente una caratteristica del paladino Ruggero. A questo proposito, va detto che le cortesie valgono sia come codice di comportamento che come valore morale della cavalleria, e le audaci imprese rappresentano un dovere, obbligatorio per tutti i cavalieri che compaiono nell‟opera. In tal modo, i tre temi cardinali si dissolvono in diverse forme nell‟opera, ma il complesso risulta intessuto insieme armonicamente. Per tali motivi, le storie secondarie aggiungono interesse e valore all‟OF, senza danneggiare, nonostante la varietà delle loro trame, la coerenza con i tre filoni principali sopra menzionati.

Un motivo ricorrente che soggiace a tutte le numerose storie dell‟OF è quello della „ricerca‟, in quanto nei vari episodi i personaggi sono sempre alla ricerca di qualcosa. Ogni volta c‟è un soggetto diverso che cerca qualcosa (o qualcuno), e ogni volta c‟è anche l‟oggetto di quella ricerca, che naturalmente varia di volta in volta: ora si tratta di una persona amata,

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un compagno d‟armi o un caro amico, ora invece di valori astratti come l‟onore, il merito o la vittoria in combattimento, e qualche volta perfino di un oggetto concreto che possa migliorare ed affinare la capacità di combattere, e che serva quindi per le audaci imprese (per es. le varie armi o i cavalli). I vari personaggi, nell‟opera, vanno errando alla ricerca della cosa che sperano possa portare loro la felicità. Essi poi, nel percorso della ricerca, incontrando gli altri personaggi, si innamorano di qualcuno (sviluppando il tema dell‟amore) e lottano per impossessarsi dell‟oggetto della loro ricerca o per compiere le loro imprese di cavalieri (sviluppando il tema del combattimento e delle audaci imprese). In tali circostanze essi si comportano in varie maniere, secondo il carattere di ognuno. Dal modo in cui trattano l‟amante e i compagni nelle varie situazioni, e da come si comportano in combattimento, si può capire qual è la scala di valori morali di ogni singolo personaggio (e questo fatto dà ulteriore sviluppo al tema della cortesia).

Pertanto, il lessico cavalleresco, che è l‟argomento di questa tesi, può essere diviso in due campi semantici principali, rifacendoci a questi tre temi principali dell‟opera. Tra di essi, l‟ultimo tema, in particolare (cioè le cortesie e l’audaci imprese) può essere suddiviso ulteriormente in due filoni nuovi: attorno alle audaci imprese (locuzione che indica appunto le gesta dei cavalieri), possiamo organizzare la trattazione del lessico del combattimento (parte II); attorno al tema della cortesia (che indica il comportamento e i valori morali che i cavalieri devono osservare in quanto tali), possiamo organizzare invece la trattazione del lessico morale (parte III). Il lessico pertinente agli altri due temi, d‟altra parte, può essere incluso in entrambi i casi in uno dei due campi suddetti: la terminologia delle armi nel lessico del combattimento, e il lessico amoroso nel lessico morale.

<I due campi del lessico cavalleresco suddiviso in base ai temi principali> le donne, gli amori

(l‟amore) i cavallier, l’arme (il combattimento) le cortesie (i valori morali) l’audaci imprese (le audaci imprese)

«Lessico morale»

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Il cavaliere medievale, armato di lancia e rivestito da una pesante armatura, era il componente essenziale degli eserciti del periodo in cui è ambientato il poema. Nei capitoli de «Il lessico del combattimento» tratterò di due argomenti più specifici: l‟assenza del termine

duello e la comparsa anacronistica di un‟arma da fuoco nel poema. Riguardo al primo

argomento, passerò in rassegna i termini pertinenti alle imprese dei cavalieri (cioè i vari tipi di scenari di combattimento, denominati diversamente a seconda del numero di guerrieri in campo e dello scopo del combattimento). Il duello potrebbe essere considerato la più importante tra le varie forme di combattimento dei cavalieri, ma nonostante ciò, nell‟OF, il termine duello non compare nemmeno una volta. In questo caso, quindi, abbiamo a che fare con un‟interessante omissione del poeta, della quale mi propongo di indagare le cause. Ma non mi limiterò a questo: attraverso l‟analisi delle scelte lessicali alternative operate dal poeta, cercherò inoltre di mettere in luce il maggior numero possibile di aspetti interessanti riguardo a tale forma di combattimento. Il secondo argomento, invece, riguarda al contrario un‟aggiunta inaspettata: cioè l‟entrata in scena di un‟arma da fuoco. Ariosto fa infatti comparire nell‟opera, anacronisticamente, un archibugio. Analizzando l‟episodio in cui tale inaspettata arma compare, discuterò delle intenzioni del poeta riguardo a tale scelta, nonché del modo in cui l‟oggetto anacronistico viene presentato. Nel fare ciò, mi avvarrò sempre dell‟analisi lessicale dei termini pertinenti alle armi da fuoco presenti nell‟opera.

Oltre a svolgere il mestiere delle armi, i cavalieri costituivano anche la classe dominante della società del tempo, e la vita del cavaliere era un ideale a cui gli uomini del tempo aspiravano. Quindi il termine cavalleria veniva usato non solo per designare l‟insieme dei cavalieri, ma anche per indicare il sistema di valori che dovevano regolare la vita di ogni singolo combattente. La cavalleria era costituita essenzialmente da membri dell‟aristocrazia. I valori a cui si rifaceva erano di stampo feudale e vassallatico, primariamente la forza fisica, il coraggio, il senso dell‟onore, nonché la fedeltà alle gerarchie ecclesiastiche e nobiliari. Solo in un secondo momento, a partire dall'XI-XII secolo, l‟ideale cavalleresco si arricchì degli aspetti più raffinati legati al modello di vita cortese, cioè all‟insieme dei valori che un cavaliere doveva possedere per conquistare la donna amata: eleganza, fierezza, buone maniere e liberalità. Per questo motivo, si può affermare che la morale, la cui osservanza era richiesta al cavaliere, è il fattore più importante per capire la cultura della cavalleria, e quindi anche il poema cavalleresco. Nei capitoli de «Il lessico morale» raccoglierò i vari termini riguardanti la sfera della morale, estraendoli in particolare da alcuni episodi, che distinguerò in 3 sezioni

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in base alla tematica trattata: i valori morali di base, l‟amore e i requisiti morali specifici dei cavalieri. In tali episodi i profili morali dei personaggi sono descritti con notevole precisione e si rispecchiano nella maniera (esemplare o riprovevole) in cui essi si comportano davanti alle diverse situazioni che incontrano durante le loro avventure. Il lessico estratto attraverso tale percorso verrà poi (in un capitolo successivo) raggruppato in due sezioni, pertinenti rispettivamente alle qualità morali negative e positive; ogni termine verrà discusso prestando particolare attenzione ai modi in cui esso si combina con altri termini morali (generando vari rapporti semantici, ad esempio dittologia o contrasto ecc.). Attraverso l'indagine sulle modalità di abbinamento dei termini in rapporti di sinonimia o antonimia, cercherò di mettere a fuoco alcune preferenze e peculiarità di Ariosto, che ha usato combinazioni non comuni nelle opere degli altri autori. Inoltre, studiando gli abbinamenti delle parole esaminate (e soprattutto le accezioni in cui tali termini tendono ad abbinarsi) potremo avere una visione più chiara del valore semantico che tali termini hanno assunto nell‟immaginario (e quindi poi anche nell'uso letterario) dell'autore.

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Parte II. Il lessico del combattimento

Capitolo 1. L’assenza del termine duello

Nei poemi cavallereschi, il duello tra i protagonisti principali può essere considerato uno degli elementi più importanti, in quanto la letteratura cavalleresca è stata scritta proprio con lo scopo di elevare il valore e l‟onore che i cavalieri ottengono grazie alle loro imprese: tra queste, il duello occupa una posizione molto importante, più di altre forme di combattimento. Una ricerca solo sul duello costituirebbe già un campo d‟indagine abbastanza ampio e interessante sotto vari aspetti, poiché i duelli nascono in varie situazioni, a causa di vari motivi, e per vari scopi. Ad esempio Francesco Erspamer, nel suo saggio La Biblioteca di

Don Ferrante, ha proposto di distinguere 6 tipi principali di duello, suddivisi in base alle

modalità dello scontro tra i due contendenti: 1) il combattimento singolare nel corso di una battaglia tra eserciti, cioè un modo di descrivere una battaglia “mettendo a fuoco” i vari combattimenti tra coppie di guerrieri; 2) il duello guerresco, cioè la situazione tipica dell‟epica antica, in cui lo scontro tra due campioni viene a decidere le sorti di un‟intera guerra (a questo sottotipo può essere ricondotto il duello tra Rinaldo e Ruggero nell‟OF, canto 38); 3) il duello giudiziario, una sorta di ordalia in cui si affida allo scontro armato la risoluzione di un procedimento giudiziario non risolto, tipicamente per mancanza di prove (cfr. lo scontro tra Rinaldo e Polinesso nell‟OF, canto 5); 4) il torneo e la giostra, eventi sportivi cruenti tipici dell‟età medievale; 5) il duello privato o “in punto d‟onore”, cioè uno scontro armato finalizzato a tutelare il prestigio e l‟onore di una persona (tipicamente in caso di tradimento coniugale); 6) il duello “romantico”, in cui un personaggio usa il pretesto di un duello per suicidarsi senza perdere la rispettabilità sociale. L‟autore estende poi il campo di ricerca agli elementi costituitivi della „sequenza‟ di azioni del duello, soffermandosi particolarmente su quelli propri del duello d‟onore: ad es., cita lo spazio in cui il duello ha luogo, il pubblico, le armi, la sfida e lo svolgersi del combattimento9.

In questo capitolo, vorrei tentare un approccio diverso riguardo al problema del

9 Francesco Erspamer, La Biblioteca di Don Ferrante, Duello e onore nella cultura del Cinquecento, Roma, Bulzoni Editore, 1982, pagg. 137-148.

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duello nell‟OF, considerando che l‟argomento della mia tesi è una ricerca lessicografica. Nell‟OF sono descritti numerosi duelli, in quanto si tratta di un poema cavalleresco. Nonostante ciò, tuttavia, la parola duello non compare nemmeno una volta nell‟intera opera. La parola duello, etimologicamente, è derivata dal latino medievale duellum, che riprende una forma arcaica del latino bellum „guerra‟, ma nel Medioevo tale forma veniva (seppure erroneamente) sentita come connessa a duo „due‟, e pertanto interpretata come „combattimento a due‟. La parola duello compare per la prima volta in letteratura con il significato di „scontro armato‟ nelle Chiose alla "Divina Commedia" di Dante Alighieri di Jacopo della Lana: «Or qui per alegoria l'A. mostra la qualità de' Fiorentini dopo 'l primo regiemento, zoè che di poi in là no metea in li soi fatti fare altro che duello, e pone per <locum a simili> che sí como tra li altri discipuli ch‟ave lo nostro Segnore san Çoanne Baptista fo salvadego ed extratto da omne conversazione umana, [...]» (374)TLIO. Più tardi (1351-1400), la parola è attestata anche in poesia, nel Libro delle rime di Franco Sacchetti, anche qui con il significato generico di „combattimento‟: «Quanta fatica e quanto grieve affanno/ s‟han dato molti, e che diverso bello/ di lingue fatto s‟è per ogni scanno:/ chi per li gigli c‟han sopra il rastrello,/ e chi per quegli che sanz‟esso stanno!/ Ora che n‟è di sì aspro

duello?» (232:14)TLIO. A parte l‟attestazione di F. Sacchetti, tra le opere poetiche anteriori all‟OF, si trova solo un altro caso in cui incontriamo la voce duello, nel Morgante di Pulci: «ma la battaglia è fra ‟l troiano e Acchille,/ ché l‟uno e l‟altro d‟arcion non si muove;/ sì che laudar si potea questa e quello,/ ché molto è pareggiato il lor duello» (24:124)LIZ. Dal

Morgante in poi, il termine verrà ad assumere costantemente il significato di „combattimento

a due‟. Un fatto da notare è che la parola duello si trova attestata più frequentemente in prosa che non in poesia, anzi non sono riuscita a trovare alcuna attestazione poetica (anteriore ad Ariosto) del termine, a parte i due esempi sopra riportati di F. Sacchetti e Pulci. Lo spoglio della letteratura di epoca posteriore ad Ariosto conferma che questa parola è usata molto più spesso in prosa (nella LIZ, il termine duello compare 533 vv. nelle opere prosastiche, mentre in quelle poetiche è attestato solamente 82 vv.10).

Ciò che vorrei prendere in considerazione in questo capitolo, dunque, sono le varie parole che, nell‟OF, sono state usate come sostituti di duello. A tal fine ho estratto dal testo, prima di tutto, le varie parole pertinenti al combattimento: battaglia, conflitto, giostra, guerra,

pugna, scontro e zuffa (le parole principali che rendono l‟idea di uno scontro armato); ho

10 Tra le rare attestazioni poetiche, possiamo menzionare alcuni passi di Tasso (Rinaldo, 7 vv.; Gerusalemme

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tenuto conto anche di parole secondarie come contesa, contrasto, lite, litigio e tenzone. In seguito, basandomi sul Ba, ho definito 3 tipi di combattimento considerando le dimensioni dello scontro in termini di numero di combattenti; il quarto tipo rappresenta un caso particolare, cioè quello degli scontri in senso esteso (verbali ecc.), e inoltre, in senso più ampio, include le controversie o contese o zuffe che non possono essere definite precisamente nei termini degli altri tre tipi. Sotto ho presentato uno schema delle 4 accezioni distinte sopra, integrato da una lista degli episodi cardinali pertinenti ad ogni accezione. Nel caso dei duelli (il primo gruppo del significato 3), tuttavia, non è stato possibile redigere un elenco preciso degli episodi pertinenti, in quanto non mi è stato possibile decidere quali tra i numerosi duelli presenti nell‟opera siano i più importanti (e tantomeno è stato possibile elencarli tutti).

1. Combattimento fra due eserciti o armate in guerra (tra stati, nazioni, popoli). -cristiani vs. musulmani

-la schiera di Alcina vs. la schiera di Logistilla -la schiera di Olanda vs. la schiera di Cimosco

-la storia della guerra nell‟affresco della grande sala nel castello di Tristano -la schiera di Leone vs. i Bulgari (con Ruggero)

2. Tutti i tipi di combattimento, a parte la guerra (tra gli stati e tra le schiere) e il duello.  combattimento generico

 una persona vs. un gruppo (consistente in più di due combattenti) -Atlante vs. Gradasso e Ruggero

-Ruggero vs. i seguaci di Erifile -Orlando vs. i soldati di re Cimosco -Orrilo vs. Grifone e Aquilante

-Grifone vs. i soldati di Norandino e il suo popolo (dopo la 1a giostra del re Norandino)

-Marfisa vs. i soldati di re Norandino (nella 2a giostra del re Norandino) -Cloridano vs. i cavalieri di Zerbino

-Marfisa vs. i 9 cavalieri (nella giostra della città delle femmine omicide) -Ruggero vs. i 4 cavalieri (nel castello di Pinabello)

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 un gruppo vs. un gruppo

-Marfisa e i suoi compagni vs. i soldati di re Norandino (nella 2a giostra del re Nornadino)

-combattimento di Lipadusa (3 cristiani vs. 3 musulmani)

3. Combattimento tra due persone (tenzone singolare)  duello tra due cavalieri (tramite la sfida)

 giostra

-le giostre di re Norandino (1a e 2a)

-la giostra della città delle femmine omicide -la giostra del castello di Tristano

4. Disputa a parole o a fatti (a corpo a corpo); lite; zuffa; il contendere.

Dopo aver distinto, basandomi su queste 4 accezioni11, il significato di tutte le attestazioni che compaiono le varie parole che ho estratto, ho cercato di capire, tenendo conto della frequenza d‟uso di ogni significato, quale parola sia stata usata più spesso come sostituto della parola

duello12. Con questo lavoro vorrei inoltre dimostrare in che accezione Ariosto ha preferito usare le parole esaminate: a tal fine ho realizzato le due tabelle riportate sotto. La Tabella 1 mostra semplicemente le frequenze d‟uso di ogni significato delle varie parole: nella scheda, il numero a fianco del termine (per es. „battaglia (189)‟) indica il numero di attestazioni del termine nell‟intero OF; i numeri sotto ad ogni significato indicano le frequenze d‟uso di tale significato (il primo numero è il totale delle attestazioni, e qualora siano presenti numeri tra parentesi, il primo indica la frequenza dell‟uso della parola in costrutti che non costituiscono locuzioni, mentre il secondo indica il numero di ricorrenze del termine in locuzioni (per es., nel caso di „battaglia‟ nel sign. 1, „40 (37+3)‟ significa che il termine „battaglia‟ è usato 40 vv. nel senso n. 1, tra le quali 37 vv. il termine ha significato autonomo, mentre le altre 3 vv.

11 In realtà, a parte queste 4 accezioni, in qualche caso proporrò alcune distinzioni aggiuntive. Nella tabella 1, nell‟ultima sezione segnata <altro> sono inclusi i significati estesi: ad es., il conflitto interiore (o emotivo), il combattimento tra animali, ecc. Nel caso delle parole secondarie, la gran parte delle attestazioni sono state incluse nella sezione <altro>, in quanto, tra i significati possibili di tali termini, i più pertinenti al combattimento non sono i significati principali (questo è il caso di alcune attestazioni di contrasto).

12 In qualche attestazione, queste parole sono usate come locuzione, combinando altre parole. Anche in questi casi, come con le altre attestanzioni, ho distinto il significato a seconda del contenuto e ho incluso il numero delle attestazioni.

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compare all‟interno di locuzioni). Sotto la colonna <altro> sono riportati altri significati dei termini in questione non pertinenti alla mia ricerca. Il numero indica sempre la frequenza d‟uso, e a fianco di ogni numero ho indicato tra parentesi il significato.

Per capire la Tabella 2 occorre considerare da una parte il numero totale delle attestazioni della parola (riportato in Tabella 1 tra parentesi a fianco della parola stessa nella prima colonna), e dall‟altra il numero di attestazioni in cui la parola assume il senso di „duello‟ (riportato nella colonna 3 della Tabella 1). I numeri nella colonna A della Tabella 2 sono le percentuali in cui la parola indicata nella prima colonna compare come sostituto di „duello‟ rispetto al totale delle attestazioni della parola. Questo lavoro è stato fatto per capire in che percentuale ogni parola è stata usata come sostituto di „duello‟: ad es., „battaglia‟ è usato in totale 189 vv., delle quali 110 assume il significato di „duello‟, cioè il 58,2% delle attestazioni di „battaglia‟ ha il senso di‟duello‟. Sotto la colonna B, invece, compaiono le percentuali in cui i vari termini sono usati come sostituto di „duello‟ rispetto al totale del numero di parole usate come sostituti di „duello‟ (cioè il rapporto tra ogni valore della colonna 3 della Tabella 1 e la somma di tutti i valori della stessa colonna 3). Ciò è stato fatto per capire, tra tutti i possibili sostituti di „duello‟, con che percentuale è stata usata ogni parola in tale funzione: ad esempio, rispetto al totale di 244 attestazioni di termini usati nel senso di „duello‟, il termine „battaglia‟ è usato il 45,08% delle volte.

 Tabella 1 Sign. Termine 1 2 3 4 Altro

Battaglia(189) 40 (37+3) 38 (32+6) 110 (87+23) 1(conflitto di sentimento)

Pugna(57) 8 7 42 (41+1)

Giostra (62) 7 54

(27: duello(24+3), 27: giostra)

1(rapporto sessuale)

Guerra(116) 51 (35+16) 30 (23+7) 21 (18+3) 3(combattimento di animali) 2(pena dell‟anima) 2(resistente, oppozisione) 1(conflitto di sentimento) 1(servizio militare) 3(locuz.:opporsi) 2(locuz.:travagliare) Lite (42) 2 17 (15+2) 15 (14+1) 6(discordia) 1(discordarem stridere) 1(questione, querela)

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25 Tenzone (10) 1 8 1 Litigio(8) 5 3 Contesa(31) 3 5(4: duello(3+1), 1: giostra(locuz.)) 11 (10+1) 10=7+3(resistenza) 1(conflitto di pensiero) 1(contendere, in senso esteso)

Scontro(17) 4 11(impatto)

2(colpo inferto con l‟arme)

Contrasto(15) 1 2 9 = 7+2 (Il contrastare)

1(ripulsa)

2(conflitto di sentimento)

Certame (3) 2 1(gara)

Zuffa (8) 3 1 2 2(combattimento di animali)

Conflitto (8) 6 1 1  Tabella 2 A. (%) B. (%) (totale 244) Battaglia (110/189) 58,2 45,08 Pugna (42/57) 73,68 17,21 Giostra (27/62) 43,54 11,06 Guerra (21/116) 18,1 8,6 Lite (17/42) 40,47 6,96 Tenzone (8/10) 80 3,27 Litigio (5/8) 62,5 2,04 Contesa (4/31) 12,9 1,63 Scontro (4/17) 23,52 1,63 Certame (2/3) 66,66 0,81 Contrasto (2/15) 13,33 0,81 Conflitto (1/8) 12,5 0,4 Zuffa (1/8) 12,5 0,4

A= percentuale in cui il termine è usato nel senso di „duello‟ rispetto al totale degli usi del termine (valore approssimato per difetto a 2 cifre decimali).

B= percentuale in cui il termine è usato nel senso di „duello‟ rispetto al totale dei sostituti del termine „duello‟ (valore approssimato per difetto a 2 cifre decimali).

Basandomi sui dati elaborati finora, ho lavorato su ogni termine in varie direzioni. Cominciando dall‟indagine etimologica (tramite il DELI), ho cercato la prima attestazione di ogni temine e il primo uso dello stesso nel senso di „duello‟, usando anche il TLIO come fonte primaria e l‟OVI come strumento accessorio. A parte tali prime attestazioni, presenterò alcuni esempi di autori sia anteriori sia posteriori ad Ariosto (lavoro per cui ho usato congiuntamente il TLIO, l‟OVI e il Ba, segnalati in apice a destra delle varie citazioni rispettivamente come

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cioè le frasi in cui le varie parole sono usate come sinonimi di „duello‟13; ho quindi cercato di chiarire il motivo della scelta di tali parole nelle frasi come sostituti del termine duello. Comincio da battaglia, che è usato più spesso in tale funzione.

♦ Battaglia (110/189)

Il termine battaglia è il più frequente dei sostituti di duello: compare usato infatti il 45,08% delle volte in cui abbiamo una parola equivalente a quest‟ultimo. Inoltre, battaglia è sinonimo di duello in più della metà delle sue attestazioni (110 vv., cioè il 58,2%, considerandone tutti i significati possibili). Deriva dal latino tardo batt(u)ālia(m), derivato dall‟aggettivo battuālia, forma neutra plurale in uso sostantivato con il senso di „esercizi di soldati e gladiatori‟, da bătt(u)ere „battere‟. La prima attestazione in cui la parola compare si può incontrare nelle Rime di Ugo di Perso (tra il 1201 e il 1230) nel senso basilare, cioè „combattimento fra eserciti o armate in guerra‟: «Plui me noia ancor, se Deu me vaia, / a bel mançar soça aver tovaia; / e qi del meu ·m dà briga e travaia; / om qe sença colpo es de

bataia.» (594)TLIO. Più tardi, attorno al 1309, è attestato per la prima volta nel senso di „duello (nel contesto di una giostra)‟ nei Sonetti di Folgóre da San Gimignano: «Ed ogni giovedì torniamento,/ e giostrar cavalier ad uno ad uno,/ e la battaglia sia 'n luogo comuno [...]. » (Son.

della Semana 5:3)TLIO. Tale uso è poi passato agli autori posteriori, in quanto troviamo

battaglia usato come duello in varie opere. Tra tali esempi, ne riporto uno anteriore all‟OF:

«E venne tanto montando la loro riotta, che s‟apellarono per questo a·bbattaglia.» (Matteo e Filippo Villani, Cronica, 7:22)Ba.

Il motivo per cui battaglia si presta così facilmente a sostituire duello è sicuramente da ricercare nella generalità del termine, che può riferirsi a tutti i tipi di lotta, come del resto anche il termine combattimento14. È proprio tale ampiezza semantica ad aver consentito a tanti autori di tutte le epoche di usare battaglia non solo nel senso di duello, ma in una svariata gamma di situazioni pertinenti a scontri armati. Di seguito riporto tutte le attestazioni dell'OF in cui il termine battaglia è usato nel senso di „duello‟ (aggiungendo tra parentesi, dopo ogni frase, una semplice spiegazione per aiutare a capire meglio il significato):

13 Le attestazioni rimanenti si trovano in Appendice, assortite per significato e in ordine alfabetico.

14 Anche combattimento è un termine molto generico, che tuttavia non compare mai nell‟OF, e raramente nelle opere poetiche (come nel caso di duello): paragonandone la frequenza d‟uso in poesia e prosa attraverso il

corpus LIZ, in prosa lo troviamo 288 vv., mentre in poesia solo 49 vv. (tra le quali quasi tutti gli esempi si

trovano in opere posteriori ad Ariosto). Tale tendenza d‟uso va con ogni probabilità spiegata in termini metrici, cioè l‟uso di combattimento potrebbe essere sfavorito, nelle opere poetiche, dalla lunghezza della parola.

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27  Duello; scontro fra due guerrieri.

•1-17: trasse la spada, e minacciando corse/ dove poco di lui temea Rinaldo./ Più volte s'eran già non pur veduti,/ m'al paragon de l'arme conosciuti.// Cominciar quivi una crudel battaglia,/ come a piè si trovar, coi brandi ignudi: (→ Ferraù vs. Rinaldo)

•2-16: - Per cortesia (disse), un di voi mi mostre,/ quando anco uccida l'altro, che gli vaglia:/ che merto avrete alle fatiche vostre,/ finita che tra voi sia la battaglia,/ se 'l conte Orlando, senza liti o giostre,/ e senza pur aver rotta una maglia,/ verso Parigi mena la donzella/ che v'ha condotti a questa pugna fella? (→ Rinaldo vs. Sacripante)

•3-68: E se forse ti pensi che ti vaglia/ combattendo tener serrati gli occhi,/ come potrai saper ne la battaglia/ quando ti schivi, o l'avversario tocchi? (→ Atlante vs. Bradamante: illusione generata da Atlante per magia)

•4-15: E perché alla battaglia s'appresenti/ il negromante, al corno suo ricorre:/ e dopo il suon, con minacciose grida/ lo chiama al campo, ed alla pugna 'l sfida.( → Bradamante vs. Atlante)

•4-23: Dico che 'l mago al gatto, e gli altri al topo/ s'assimigliar ne le battaglie dianzi; ma non s'assimigliar già così, dopo/ che con l'annel si fe' la donna inanzi. (→ Atlante vs. altri cavalieri: evento passato) •5-40: Soggiunse il duca: - Non sarebbe onesto/ che noi volessen la battaglia torre/ di quel che t'offerisco

manifesto,/ quando ti piaccia, inanzi agli occhi porre. (→ Polinesso vs. Ariodante)

•5-76: E verso la città di Santo Andrea,/ dove era il re con tutta la famiglia,/ e la battaglia singulardovea/ esser de la querela de la figlia,/ andò Rinaldo quanto andar potea,/ fin che vicino giunse a poche miglia; (→ Per la questione d‟onore della figlia Ginevra)

•5-78: Rinaldo domandò: - Questo ch'importa?/ E fugli detto: perché 'l popol tutto/ a veder la battaglia era ridutto,// che tra Lurcanio e un cavallier istrano/ si fa ne l'altro capo de la terra,/ ove era un prato spazioso e piano; (→ Lurcanio vs. Ariodante)

•5-83: Rinaldo disse al re: - Magno signore,/ non lasciar la battaglia più seguire;/ perché di questi dua qualunche more,/ sappi ch'a torto tu 'l lasci morire. (→ Lurcanio vs. Ariodante)

•10-105: Simil battaglia fa la mosca audace/ contra il mastin nel polveroso agosto,/o nel mese dinanzi o nel seguace, / l'uno di spiche e l'altro pien di mosto: (→ Tra gli animali, in senso esteso)

•11-17: Ruggier si ferma, e alla battaglia attende;/ e tosto inchina l'animo, e disia/ che vincitore il cavallier ne sia. (→ Un gigante vs. il fantasma di Bradamante)

•11-46: De l'isola non pochi erano corsi/ a riguardar quella battaglia strana;/ i quai da vana religion rimorsi,/ così sant'opra riputar profana: (→ Orlando vs. l'orca, in senso esteso)

•12-50: S'incrudelisce e inaspra la battaglia,/ d'orrore in vista e di spavento piena./ Ferraù, quando punge e quando taglia,/ né mena botta che non vada piena:/ ogni colpo d'Orlando o piastra o maglia/ e schioda e rompe ed apre e a straccio mena. (→ Orlando vs. Ferraù)

•12-51: [...]/ poi ch'attaccati Ferraù ed Orlando/ vide restar, per quella via si messe,/ che si credea che la donzella, quando/ da lor disparve, seguitata avesse:/ sì che a quella battaglia la figliuola/ di Galafron fu testimonia sola. (→ Orlando vs. Ferraù)

•12-64: Con buona intenzione (e sallo Idio),/ ben che diverso e tristo effetto segua,/ io levai l'elmo: e solo il pensier mio/ fu di ridur quella battaglia a triegua; (→ Orlando vs. Ferraù)

•15-81: Ma quei gli danno volentier l'impresa,/ certi che debbia affaticarsi invano./ Era già l'altra aurora in cielo ascesa,/ quando calò dai muri Orrilo al piano./ Tra il duca e lui fu la battaglia accesa: (→ Astolfo vs. Orrilo)

•15-89: Né che tal fin quella battuglia avesse,/ credo più fosse alle due donne grato. (→ Astolfo vs. Orrilo) •17-86: e poi da canto ad aspettar fermosse,/ sin che finisce una battaglia fiera/ che tra duo cavallier

cominciata era. (→ Duello nella giostra di re Norandino)

•18-98: scontraro in una croce di due strade/ persona ch'al vestire e a' movimenti/ avea sembianza d'uomo, e femin' era,/ ne le battaglie a maraviglia fiera.// La vergine Marfisa si nomava,/ [...]/ e 'l dì e la notte armata sempre andava/ di qua di là cercando in monte e in piano/ con cavallieri erranti riscontrarsi,/ ed immortale e gloriosa farsi. (→ Marfisa vs. i cavalieri erranti)

•19-101: La battaglia durò fin alla sera,/ né chi avesse anco il meglio era palese;/ né l'un né l'altro più senza lumiera/ saputo avria come schivar l'offese. (→ Marfisa vs. Guidon Selvaggio, nella città delle femmine omicide)

•20-82: quando il femineo stuol, che veder vuole/ il fin de la battaglia, empì il teatro,/ come ape del suo claustro empie la soglia,/ che mutar regno al nuovo tempo voglia. (→ Marfisa vs. Guidon Selvaggio, nella città delle femmine omicide)

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