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Significato paleoclimatico dei rapporti tra il glacialismo principale e quello tributario nella bassa Valle della Dora Baltea.

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Academic year: 2021

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Significato paleoclimatico dei rapporti tra il glacialismo principale e quello tributario nella bassa Valle della Dora Baltea

Maria Gabriella Forno1, Franco Gianotti1 & Gianluca Racca2

1Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Torino, Via Valperga di Caluso 35, 10125 Torino 2Geologo libero professionista, Via Val della Torre 19/6, 10149 Torino;

gabriella.forno@unito.it; franco.gianotti@unito.it; gianluca.racca@geologipiemonte.it

Uno studio, condotto sul versante sinistro della bassa Valle della Dora Baltea e in parte del settore sinistro dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea (AMI), ha permesso di ricostruire la stratigrafia di depositi e forme legati al glacialismo pleistocenico. Uno dei risultati più significativi mette in luce i rapporti tra la successione della valle principale e quelle dei bacini tributari.

Nel settore vallivo è presente una sequenza terrazzata di lembi di depositi glaciali, separati da scarpate in roccia, legati al ghiacciaio della Dora Baltea; sono inoltre stati individuati significativi apparati morenici laterali e frontali, legati ai ghiacciai tributari di sinistra (bacini dei torrenti Viona, Chiussuma e Maroncetto). I diversi lembi poggiano direttamente su superfici di erosione modellate nel substrato roccioso, rappresentato essenzialmente dai micascisti eclogitici della Zona Sesia-Lanzo (Sistema Australpino).

I depositi legati al ghiacciaio principale sono riferibili in netta prevalenza a facies di margine glaciale (till di colata, depositi fluvioglaciali e glaciolacustri) e subordinatamente subglaciali (till di allogamento e till di fusione). I diversi depositi sono caratterizzati da discreta varietà composizionale, connessa con il vasto bacino della Valle d’Aosta. I depositi legati ai ghiacciai tributari sono invece più monotoni sia per quanto riguarda le facies osservabili (essenzialmente till di colata di margine glaciale) che per quanto riguarda la composizione litologica, ristretta ai litotipi locali riferibili alla Zona Sesia-Lanzo.

L’espressione morfologica risulta molto più significativa per i lembi legati al glacialismo locale (evidenti cordoni morenici sia laterali che frontali), rispetto a quelli del ghiacciaio balteo, rappresentati in valle da lembi sottili e discontinui, relativamente poco diagnostici.

Il riconoscimento di diverse unità allostratigrafiche si basa sui rapporti che intercorrono, soprattutto in anfiteatro, tra i diversi corpi sedimentari (distribuzione plano-altimetrica, eventuale interposizione di scarpate modellate in roccia, caratteri di alterazione pedogenetica e, in misura minore, grado di rimodellamento delle forme). L’insieme di questi elementi ha permesso di distinguere, per la successione legata al ghiacciaio principale, quattro alloformazioni (Af) principali, riferibili ad un esteso intervallo temporale, indicate come Af di Zubiena, Af della Serra, Af di Piverone e Af di Ivrea. Un’ulteriore suddivisione dei depositi riferiti all’episodio glaciale più recente (Af di Ivrea) si basa invece sulla distinzione degli elementi morfologici che scandiscono le tappe del ritiro glaciale, permettendo di differenziare più in dettaglio una sequenza di unità morfostratigrafiche (U), indicate come U di Andrate, U di Quintas, U di Pavone, U di Prà San Pietro e U di Torredaniele. I depositi dei ghiacciai tributari sono stati invece riuniti in un’unica alloformazione (Af di Trovinasse); solo nel bacino del T. Viona è differenziabile pedostratigraficamente un raggruppamento più antico (Allogruppo di Rionca).

I riferimenti cronologici disponibili indicano come l’edificazione dell’AMI ebbe inizio al termine del Pleistocene inferiore secondo dati paleomagnetici e pedostratigrafici

(CARRARO et al., 1991). L’Af di Ivrea risulta correlabile al global LGM, poiché sormonta un

livello a torbe datato pre-LGM su base radiometrica (> 43.000 a 14C BP) e post-Eemiano

su base palinologica (Fagus) (AROBBA et al., 1997). Età di esposizione 10Be su massi

erratici nei Colli d’Ivrea (a monte della cerchia frontale più interna dell’anfiteatro) confermano l’attribuzione al global LGM dell’Af di Ivrea e collocano a 20,8±1,5 ka una fase avanzata di deglaciazione (GIANOTTI et al., 2008). Da ciò risulta che precedenti datazioni

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Alice Superiore (14.200 ±150 anni 14C conv. BP; SCHNEIDER, 1978) o in bassa valle al

Lago di Villa (12.700±130 anni 14C conv. BP; BRUGIAPAGLIA, 1996), sono da considerarsi

età minime, assai inferiori a quelle reali di deglaciazione locale al termine del LGM.

Per quanto concerne i rapporti tra glacialismo principale e tributario, si possono valutare differenti situazioni nei diversi bacini presi in considerazione. In particolare la distribuzione delle morene terminali prova che il Ghiacciaio del Chiussuma raggiungeva ancora il fondovalle a q. 350 m, dove si saldava con il ghiacciaio balteo, quando quest’ultimo aveva già abbandonato l’AMI e la sua fronte era posizionata in bassa valle. La presenza di un antico arco morenico terminale del Ghiacciaio del Viona, conservato allo sbocco del grande vallone, e di altre morene terminali meno alterate site più a monte, riferibili al LGM, indicano al contrario che questo ghiacciaio non giungeva a saldarsi a quello principale nell’ultima espansione. Cordoni morenici trasversali alla valle principale testimoniano come anche bacini laterali, con piccola estensione e a quota non elevata (per il Maroncetto di 0,4 km2 tra i 1.800 ed i 2.150 m della quota max) e sfavorevolmente esposti

(SW), sviluppassero lingue glaciali significative, che risultano scendere al di sotto dei 1.000 m di quota raggiungendo il ghiacciaio principale (Fig. 1).

Per i vari ghiacciai tributari, ora del tutto scomparsi, si è proceduto al calcolo della quota della linea di equilibrio (ELA - Equilibrium Line Altitude), attraverso il metodo AAR (Accumulation Area Ratio) con AAR = 0,67 e prendendo in esame le creste delle morene terminali più distali riconosciute. Essendo tali morene posteriori allo stadio di acme del ghiacciaio balteo (tranne che per il bacino del Viona), anche le ELA calcolate sono riferibili ad un momento successivo alla massima espansione glaciale e pertanto non sono quelle potenzialmente più basse. Per il ghiacciaio del Viona (esposto a Sud) si ottiene una ELA di 1.530 m nello stadio di massima espansione; per il Chiussuma (esposto mediamente a WSW) la ELA è di 1.495 m in un momento correlabile allo Stadio di Torredaniele; per il piccolo ghiacciaio del Maroncetto (esposto a SW) la quota è 1.475 m, durante uno stadio correlabile a quello di Quintas.

Fig. 1. Profilo morfostratigrafico che illustra i rapporti tra il glacialismo principale (Ghiacciaio della Dora Baltea) e quello tributario sul versante sinistro della parte piemontese della bassa Valle della Dora Baltea. È mostrato l’andamento del fondovalle in roccia sepolto e del versante roccioso (in diverse tonalità di grigio).

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