TORIA
CITTADINANZE
NELLA STORIA
DELLO STATO
CONTEMPORANEO
a cura di
Marcella Aglietti, Carmelo Calabrò
CITTADINANZE NELLA STORIA
DELLO STATO CONTEMPORANEO
di
EMI
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RANCO
A
NGELI
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11792.1
M. AGLIETTI, C. CALABRÒ
(a cura di)CITT
ADINANZE NELLA STORIA DELLO ST
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CONTEMPORANEO
Cittadinanze offre una nuova prospettiva sulla storia dello Stato, inteso ari-stotelicamente come l’insieme dei suoi cittadini. Il volume raccoglie dodici saggi dedicati ai possibili modi in cui la cittadinanza ha preso forma durante l’età contemporanea, analizzandone le diverse concrezioni storiche. Non una cittadinanza singola dunque, ma plurale, oggetto e insieme strumento episte-mologico dalle molte declinazioni – istituzionali, teorico-politiche, giuridiche, filosofiche – qui riprese in un dialogo a più voci, attingendo a fonti inedite e innovative, variegate ma non incompatibili. Una ricostruzione condotta attra-verso luoghi e tempi differenti, che vanno dalle rivoluzioni francese e ameri-cana sino all’immaterialità del digital divide, attraverso i dibattiti parlamentari e politici per l’accesso ai diritti, le diatribe sui meccanismi di inclusione e esclusione, le teorie della nazionalità e le ombre delle discriminazioni di gene-re, di religione, di etnia. Un esame originale che interroga le storie, le prassi e i simboli che hanno legato gli individui alle loro comunità politiche, sul filo rosso di un concetto poliedrico e controverso.
Marcella Aglietti è professore ordinario in Storia delle istituzioni politiche presso l’Università di Pisa. Ha pubblicato numerosi saggi in Italia e all’estero sui temi della costruzione delle élite, sulle istituzioni rappresentative e parla-mentari spagnole, sulle riforme in materia di cittadinanza e naturalizzazione in età moderna e contemporanea.
Carmelo Calabrò è professore associato in Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Pisa. I suoi interessi di ricerca si sono concentrati soprattutto sulla storia della cultura socialista nel Novecento, ed è autore di molti scritti, tra articoli, volumi e curatele, dedicati alla storia dell’idea demo-cratica e del liberalismo.
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FrancoAngeli
La passione per le conoscenze
TORIA
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COMITATO SCIENTIFICOGuido Abbattista (Università di Trieste), Pietro Adamo (Università di Torino), Salvatore Adorno (Università di Catania), Filiberto Agostini (Università di Padova), Enrico Artifoni (Università di Torino), Eleonora Belligni (Università di Torino), Nora Berend (University of Cambridge), Giampietro Berti (Università di Padova), Pietro Cafaro (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Beatrice Del Bo (Università di Milano), Giuseppe De Luca (Università di Milano), Santi Fedele (Università di Messina), Monica Fioravanzo (Università di Padova), Alba Lazzaretto (Università di Padova), Erica Mannucci (Università di Milano-Bicocca), Raimondo Michetti (Università di Roma Tre), Roberta Mucciarelli (Università di Siena), Marco Pasi (Universiteit van Amsterdam), Alessandro Pastore (Università di Verona), Lidia Piccioni (Sapienza Università di Roma), Gianfranco Ragona (Università di Torino), Daniela Saresella (Università di Milano), Marina Tesoro (Università di Pavia), Giovanna Tonelli (Università di Milano), Michaela Valente (Università del Molise), Albertina Vittoria (Università di Sassari).
COORDINAMENTO EDITORIALE
Pietro Adamo, Giampietro Berti
EMI
Il comitato assicura attraverso un processo di double blind peer review la validità scientifica dei volumi pubblicati.
Il presente volume è pubblicato in open access, ossia il file dell’intero lavoro è liberamente scaricabile dalla piattaforma FrancoAngeli Open Access
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CITTADINANZE
NELLA STORIA
DELLO STATO
CONTEMPORANEO
a cura di
Marcella Aglietti, Carmelo Calabrò
F
RANCO
A
NGELI
Il volume è stato pubblicato con il contributo del progetto di ricerca di Ateneo dell’Università di Pisa intitolato “Cittadini e cittadinanze nella costruzione dello Stato contemporaneo: esperienze a confronto” (PRA2015_0013), coordinato da Marcella Aglietti.
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Indice
Prefazione
I – Cittadini, stranieri e diritto
La cittadinanza dell’appartenenza. La naturalizzazione degli stranieri nella Spagna liberale, di Marcella Aglietti
Nazione e cittadinanza. Pasquale Stanislao Mancini e i diritti civili degli stranieri, di Alessandro Polsi
Pedagogie della nuova cittadinanza. L’avvio dell’esperienza ac-cademica e parlamentare di Augusto Pierantoni (1865-1883), di
Alessandro Breccia
Legge del ritorno e cittadinanza in Israele. Il delicato rapporto tra ebraicità e democrazia dopo la fi ne della stagione di Oslo (2000-16), di Arturo Marzano
II – L’idea di cittadinanza nella storia del pensiero contemporaneo
Là «où l’égalité respire»: Pétion de Villenueve all’Assemblea Nazionale Costituente, 11 agosto 1791, di Cristina Cassina Questioni di cittadinanza in un “meticcio politico”: Tom Paine (1737-1809), di Thomas Casadei pag. 7 » 15 » 33 » 47 » 62 » 79 » 94
L’idea di cittadinanza nel pensiero politico dei moderati italiani, 1815-1861, di Mauro Lenci
La cittadinanza in Inghilterra da The English Constitution al
Welfare State, di Carmelo Calabrò
III – Cittadinanza cosmopolitica
Un polic(t)eman? Il liberalismo umanitario di Gaetano Meale (1888-1900), di Emanuela Minuto
Problemi e prospettive della cittadinanza oltre lo stato, di Nico
De Federicis
La cittadinanza di genere nella distopia. I romanzi di George Orwell e Katharine Burdekin, di Laura Muzzetto
Limiti contemporanei alla cittadinanza: la questione del digital
divide, di Roberta Bracciale
Autori e Autrici Indice dei nomi
pag. 109 » 121 » 137 » 151 » 166 » 180 » 197 » 201
Limiti contemporanei alla cittadinanza:
la questione del digital divide
Roberta Bracciale
Technology is neither good nor bad; nor is it neutral.
(Kranzberg1, 1985)
1. L’esclusione digitale dai diritti di cittadinanza
La vague culturale relativa alla diffusione di Internet nelle società con-temporanee ha alimentato, in parte, una utopia democratica rispetto alle ca-pacità che la rete avrebbe di garantire nuovi e più solidi diritti di cittadinan-za. Non è inusuale, infatti, rintracciare letture che prevedono la possibilità di ricostruire una sorta di nuova agorà ateniese “digitale”, in cui il ritorno alla democrazia diretta garantisca la ridistribuzione del potere decisionale e dei
diritti a tutti i cittadini, in egual maniera2. Se è indiscutibile che le ICTs
(In-formation and Communication Technologies) possano favorire una migliore
organizzazione dei processi di partecipazione alla res publica, tale retorica ottimistica è messa in crisi da tensioni e criticità che affl iggevano già la cittadinanza “analogica”. Le disuguaglianze nella disponibilità di capitale economico, sociale e culturale, infatti, producono un divario tra i gruppi sociali che non si attenua con il passare del tempo e che, anzi, fi nisce con il generare sempre nuovi e più profondi gap tra i cittadini e tra i diritti di citta-dinanza cui possono accedere.
Infatti, la tensione insita nel compromesso della cittadinanza, tra
inclu-sione di alcuni ed escluinclu-sione di altri3, trova nelle reti una ulteriore spinta
all’accelerazione, non una sua risoluzione: i soggetti più ricchi diventano
1. M. Kranzberg M., The Information Age: evolution or revolution?, in Guile B.R. (a cura di), Information Technologies and Social Transformation, National Academy Press, Washington 1985, pp. 33-53.
2. Per una ricostruzione puntuale sul tema cittadini digitali e cittadinanza on line, cfr. L. Ceccarini, La cittadinanza online, il Mulino, Bologna 2015; R. De Rosa, Cittadini digitali. L’agire politico al tempo dei social media, Apogeo, Milano 2014.
3. I. Wallerstein, Utopistics. Or, Historical Choices of the Twenty-fi rst Century, The New Press, New York 1998.
sempre più ricchi, mentre i soggetti più poveri diventano sempre più poveri4.
Questa dicotomia, tra inclusione ed esclusione, si associa alla preclusio-ne dalle opportunità di uguaglianza sociale tout court, poiché i processi di ineguaglianza digitale sono fortemente sovrapponibili alle disuguaglianze sociali correlate a caratteristiche ascrittive, come la razza, il genere,
l’et-nia, l’età, e così via5. La questione delle disuguaglianze di natura digitale è
dunque strettamente connessa alla esclusione di soggetti già titolari di citta-dinanze svantaggiate: cittadini che restano in solitudine ad abitare il Quar-to Mondo, un mondo «costituiQuar-to dai molteplici buchi neri dell’esclusione
sociale6».
In questo modo, si producono nuove forme di ghettizzazione sociale per gli esclusi dai circuiti che permettono di esercitare i propri diritti di cittadi-nanza politica e culturale, sempre meno connessi ai rapporti di produzione,
ma più dipendenti dalle effettive capacità di gestire i fl ussi informativi7 nella
società dell’informazione. Infatti, nell’ultimo decennio, la rilevante diffu-sione delle ICTs ha ridisegnato modi e tempi nell’accesso e nella condivi-sione delle informazioni, trasferendo il potere a chi è in grado di controllare l’accesso alle reti o comunque di governarne i fl ussi (informativi, fi nanziari,
etc.)8. In questo contesto, l’esclusione dai network di computer è diventata
una delle forme più dannose e più pericolose di esclusione nella network
society9 perché le reti stanno alimentando sempre più ampi «vuoti di
infor-mazione10» tra i diversi gruppi sociali. Il rischio in tale processo è che la
sottoclasse dei poveri di informazione possa diventare ancora più marginale nelle società in cui le competenze informatiche di base stanno diventando
4. D. Rigney, The Matthew Effect: How Advantage Begets Further Advantage, Columbia University Press, New York 2010.
5. K. Mossberger, C.J. Tolbert, R.S. McNeal, Digital Citizenship. The Internet, Society, and Participation, MIT, Cambridge 2008.
6. M. Castells, Volgere di millennio, Egea, Milano 2003; ed. or. End Of Millennium. The Information Age: Economy, Society and Culture, Blackwell, Oxford 2000.
7. S. Lash, La rifl essività e i suoi doppi: struttura, estetica, comunità in U. Beck, A. Giddens e S. Lash (a cura di), Modernizzazione rifl essiva. Politica, tradizione ed estetica nell’ordine sociale della modernità, Asterios, Trieste 1999, pp. 161-227; ed. or. Refl exive Modernization: Politics, Tradition and Aestetics in the Modern Social Order, Polity Press, Cambridge 1994.
8. M. Castells, La nascita della società in rete, Egea, Milano 2002; ed. or. The Rise of Network Society. The Information Age: Economy, Society and Culture, Blackwell, Oxford 1996.
9. M. Castells, Galassia Internet, Feltrinelli, Milano 2002; ed. or. Internet Galaxy, Oxford University Press, Oxford 2001.
10. J.A.G.M. van Dijk, The Network Society. An Introduction to the Social Aspects of New Media, SAGE, London 2006.
essenziali per garantire migliori occasioni formative, successo economico, possibilità di carriera, accesso ai networks sociali e opportunità di
parteci-pazione sociale11.
Le ICTs, dunque, non solo presentano una infrastruttura profondamente connessa alle disuguaglianze sociali già esistenti ma sono in grado di
deter-minare un inasprimento di tali disparità12, facendo venir meno i presupposti
di uguaglianza insiti nel concetto stesso di cittadinanza. Infatti, è proprio l’ascesa del capitalismo informazionale in sé a essere «caratterizzata dalla compresenza di sviluppo e sottosviluppo economico, inclusione ed
esclu-sione sociale»13.
2. Il digital divide e l’effetto San Matteo
I cittadini digitali sono quelli che usano «Internet regularly and
effec-tively14». Per comprendere una società a velocità multiple, in cui alcuni
soggetti traggono vantaggio dalle opportunità di cittadinanza digitale e altri invece sono svantaggiati perché non accedono a tali possibilità, è necessario analizzare attentamente i presupposti sulla base dei quali tali nuove citta-dinanze possono svilupparsi. Una eguale opportunità di accesso a Internet, per esempio, diventa il prerequisito per valutare i margini in base ai quali si articolano le diverse opportunità di abitare la società informazionale.
Gli ostacoli principali all’inclusione possono essere ricondotti a due de-clinazioni del concetto di divario digitale: (i) il digital divide di primo
livel-lo15 e (ii) il digital divide di secondo livello o digital inequalities16.
Il digital divide di primo livello si riferisce alla contrapposizione binaria tra information have e information have nots, ovvero la dicotomia tra
co-11. P. Norris, Digital Divide: Civic Engagement, Information Poverty, and the Internet Worldwide, Cambridge University Press, Cambridge 2001.
12. S. Sassi, Cultural Differentiation or Social Segregation? Four Approaches to the Digital Divide, in «New Media & Society», 7, 5, 2005, pp. 684-700.
13. M. Castells, Volgere di millennio, Egea, Milano 2003, p. 90; ed. or. End Of Millennium. The Information Age: Economy, Society and Culture, Blackwell, Oxford 2000.
14. K. Mossberger, C.J. Tolbert, R.S. McNeal, Digital Citizenship. The Internet, Society, and Participation, MIT, Cambridge 2008, p. 1.
15. P. Norris, Digital Divide: Civic Engagement, Information Poverty, and the Internet Worldwide, Cambridge University Press, Cambridge 2001.
16. P. DiMaggio, E. Hargittai, From the “digital divide” to “digital inequality”: Studying Internet use as penetration increases, Center for Arts and Cultural Policy Studies, Woodrow Wilson School Princeton University, 15, 2001; E. Hargittai, Second-level digital divide: Differences in People’s Online Skills, in «First monday», 7, 4, 2002, pp. 1-17.
loro che hanno accesso alle nuove tecnologie e coloro che non lo hanno17.
L’inclusione o l’esclusione, in questo caso, si basa sulla contrapposizione binaria tra connessione vs disconnessione. Ovviamente l’accesso alla rete dipende da numerosi fattori che costituiscono una precondizione per supe-rare la barriera preliminare dell’inclusione digitale. Tali fattori includono da un lato motivazioni e attitudini personali, dall’altro disponibilità di device
personali e una connessione di buona qualità18.
Il digital divide di secondo livello, invece, si concentra sulle differenze tra gli information have, i soggetti che accedono a Internet, rispetto alle capacità di processare adeguatamente le informazioni disponibili online per
trarne benefi ci per l’empowerment personale e sociale19.
Tale capacità dipende da tre aspetti specifi ci, che si muovono lungo un continuum con innumerevoli nuance tra i diversi utenti: (i) la frequenza nell’uso di Internet e l’incorporazione del medium nelle pratiche della vita quotidiana; (ii) le competenze digitali possedute dagli individui e la loro capacità di interagire con le informazioni online in maniera effi cace ed effi -ciente; (iii) le attività di navigazione che si compiono nel network nelle de-clinazioni che equilibrano l’impegno nel loisir personale e relazionale con
le opportunità di uso strategico e strumentale20.
17.NTIA (National Telecommunication and Information Administration Us Department
of Commerce), Falling Through the Net: Defi ning the Digital Divide, [http://www.ntia.doc. gov/legacy/ntiahome/fttn99/contents.html].
18. W. Chen, B. Wellman, The global digital divide-within and between countries, in «It & Society», 1, 7, 2004, pp. 39-45; P. DiMaggio, E. Hargittai, C. Celeste, S. Shafer, Digital inequality. From Unequal Access to Differential Use, in K.M. Neckerman (a cura di), Social inequality, Russell Sage Foundation, New York 2004, pp. 549-566; J.E. Katz, R.E. Rice, Social consequences of Internet use. Access, involvement, and interaction, MIT, Cambridge 2002; H. Ono, M. Zavodny, Digital inequality: A fi ve country comparison using microdata, in «Social Science Research», 36, 3, 2007, pp. 1135-1155; N. Selwyn, Reconsidering Political and Popular Understandings of the Digital Divide, in «New Media & Society», 6, 3, 2004, p. 341-362; J.A.G.M. van Dijk e A.J.A.M. van Deursen, Digital Skills. Unlocking the Information Society, Palgrave Macmillan, New York 2014; J.A.G.M. van Dijk, Digital divide research, achievements and shortcomings, in «Poetics», 34, 4-5, 2006, pp. 221-235.
19. R. Bracciale, Donne nella rete. Disuguaglianze digitali di genere, FrancoAngeli, Milano 2010; E. Hargittai, Y.P. Hsieh, Succinct Survey Measures of Web-Use Skills, in «Social Science Computer Review», 30, 1, 2011, pp. 95-107; S. Bentivegna, Disuguaglianze digitali. Le nuove forme di esclusione nella società dell’informazione, Laterza, Roma-Bari 2009.
20. R. Bracciale e I. Mingo, La e-inclusion e le competenze digitali: il contesto Europeo e il caso dell’Italia, in I. Mingo, Concetti e quantità. Percorsi di statistica sociale, Bonanno, Acireale-Roma 2009, pp. 179-214; E. Hargittai, Y.P. Hsieh, Digital Inequality, in William H. Dutton (a cura di), The Oxford Handbook for Internet Studies, Oxford University Press, Oxford 2013, pp. 129-150; E.J. Helsper, A Corresponding Fields Model for the Links Between Social and Digital Exclusion, in «Communication Theory», 22, 4, 2012, pp. 403-426; K. Mossberger, C. Tolbert, M. Stansbury, Virtual Inequality, Georgetown University
L’articolo «From the “Digital Divide” to «Digital Inequality”»21 può
es-sere considerato lo spartiacque che segna questa nuova angolatura del pro-blema: non più il riferimento esclusivo al concetto unidimensionale e bina-rio di divabina-rio digitale, impostato intorno alla dimensione dell’accesso alle tecnologie, ma la disarticolazione del problema. Quindi, l’adozione di un nuovo concetto multidimensionale, quello di disuguaglianze digitali, in gra-do di restituire centralità alle diverse variabili che intervegno a disegnare le innumerevoli gradazioni in cui si declina concretamente l’uso della rete. So-stanzialmente, l’analisi delle disuguaglianze si concentra su quello che san-no fare e su quello che fansan-no online gli utenti quando navigasan-no in rete. Tale paradigma interpretativo si concentra specifi camente sulle disuguaglianze
prodotte dal differente radicamento tecnologico nella everyday life22, per
comprendere come differenti gruppi sociali possono arrivare a trarre benefi -ci dall’uso di Internet e nuove opportunità di parte-cipazione so-ciale, mentre
altri ne sono sistematicamente esclusi23.
Se l’attenzione alle digital inequalities è stata quanto mai opportuna per iniziare a ragionare sui profondi gap che si determinano anche tra i soggetti che sono già online, allontanando l’idea di una inclusione legata e dipenden-te esclusivamendipenden-te dallo scoglio dell’accesso, c’è da dire che tali differenze hanno fi nito con il monopolizzare l’attenzione di studiosi e policy maker, relegando il digital divide di primo livello a un ruolo di secondo piano. Gli esiti di tale processo hanno in parte sbiadito le criticità connesse alle
que-stioni legate all’accesso, almeno nei paesi occidentali24 in cui tali gap
sem-brano essere diventati meno evidenti. Al contrario, però, sembra opportuno continuare a focalizzare l’attenzione sul gruppo dei disconnessi poiché
l’ac-Press, Georgetown 2003; A.J.A.M. Van Deursen, J.A.G.M. van Dijk, O. Peters, Rethinking Internet skills: The contribution of gender, age, education, Internet experience, and hours online to medium- and content-related Internet skills, in «Poetics», 39, 2, 2011, pp. 125-144; M. Warschauer, Technology and Social Inclusion: Rethinking the Digital Divide, MIT, Cambridge 2003.
21.P. DiMaggio, E.Hargittai, From the “digital divide” to “digital inequality”: Studying
Internet use as penetration increases, Center for Arts and Cultural Policy Studies, Woodrow Wilson School Princeton University, 15, 2001.
22. B. Wellman, C. Haythornthwaite (a cura di), The Internet in Everyday Life, Blackwell, Malden 2002; M. Bakardjieva, Internet Society. The Internet in Everyday Life, Sage, London 2005; L. Haddon, Information and communication technologies in everyday life: A concise introduction and research guide, Berg, Oxford 2004; N. Selwyn, Apart from technology: understanding people’s non-use of information and communication technologies in everyday life, in «Technology in Society», 25, 1, 2003, pp. 99-116.
23. E. Hargittai, S. Shafer, Differences in Actual and Perceived Online Skills: The Role of Gender, in «Social Science Quarterly», 87, 2, 2006, pp. 432-448.
24. A livello mondiale ci sono 4.3 miliardi di information have nots. Più del 90% vive in paesi in via di sviluppo (ITU, Measuring the Information Society Report, Ginevra 2014).
cesso alle ICTs funziona da moltiplicatore delle chance di cittadinanza per i privilegiati e da moltiplicatore delle disuguaglianze per i meno privilegiati, e amplifi ca gli esiti delle disuguaglianze sociali creando nuovi social
clea-vage, oltre che rafforzare i vecchi25.
Entrambi gli aspetti, dunque, sono altrettanto rilevanti e riguardano contesti sociali e territoriali eterogenei, in differenti momenti storici, indi-pendentemente dal livello di accesso alla rete raggiunto tra la popolazio-ne, perché «when the Internet matures, it will increasingly refl ect known social, economic and cultural relationships of the offl ine world, including
inequalities»26.
Gli esiti di tali dinamiche di disuguaglianza, che minano dal profondo le opportunità di cittadinanza digitale, sono strettamente connessi alle
caratte-ristiche strutturali dei network e ai loro effetti27: raramente le reti riescono a
colmare le distanze tra soggetti, molto più spesso invece fi niscono con
l’e-sacerbare le differenze tra i diversi gruppi sociali28. Tale processo, che può
considerarsi connaturato alle società contemporanee, proprio per la struttura reticolare che le caratterizza, può essere descritto e analizzato ricorrendo al
cosiddetto effetto San Matteo29 che spiega i meccanismi di riproduzione o di
ampliamento delle disuguaglianze nel corso del tempo30. L’effetto prende il
nome da un versetto del Vangelo secondo Matteo (13:12) che recita: «poiché a chi ha verrà dato, ed egli avrà in abbondanza: ma a chi non ha, verrà tolto
anche quello che ha». In ambito digitale31, è stato utilizzato per predire che
25. J. De Haan, A multifaceted dynamic model of the digital divide, «It & Society», 1, 7, 2004, pp. 66-88; S. Sassi, Cultural differentiation or social segregation? Four approaches to the digital divide, in «New Media & Society», 7, 5, 2005, pp. 684-700.
26. A.J.A.M. van Deursen, J.A.G.M. van Dijk, The digital divide shifts to differences in usage, in «New Media & Society», 16, 3, 2013, pp. 507-526, p. 507.
27. Sul tema, cfr. A.L. Barabási, Link. La scienza delle reti, Einaudi, Torino 2004. 28. P. DiMaggio, F. Garip, Network Effects and Social Inequality, in «Annual Review of Sociology», 38, 1, 2012, pp. 93-118.
29. Inizialmente l’etichetta è stata utilizzata per spiegare i meccanismi di diffusione della notorietà nella comunità accademica, R.K. Merton, The Matthew Effect in Science, in «Science», 159, 3810, 1968, p. 56-63; R. K. Merton, The Sociology of Science: Theoretical and Empirical Investigation, University of Chicago Press, Chicago 1973.
30. D. Rigney, The Matthew Effect: How Advantage Begets Further Advantage, Columbia University Press, New York 2010; T.A. DiPrete, G.M. Eirich, Cumulative Advantage as a Mechanism for Inequality: A Review of Theoretical and Empirical Developments, in «Annual Review of Sociology», 32, 1, 2006, pp. 271-297.
31. Le etichette “rich to get richer” (R. Kraut, S. Kiesler, B. Boneva, J. Cummings, V. Helgeson, A. Crawford, Internet Paradox Revisited, in «Journal of Social Issues», 58, 1, 2002, pp. 49-74.) e “accumulation of advantage (AOA) hypothesis” (J. De Haan, A multifaceted dynamic model of the digital divide, in «It & Society», 1, 7, 2004, pp. 66-88) individuano modelli simili all’effetto San Matteo in ambito digitale.
i soggetti privilegiati, ovvero coloro che sono più ricchi in termini di risorse culturali, sociali ed economiche, non solo saranno più inclusi nella network
society ma godranno appieno dei benefi ci generati dall’uso di Internet, mentre
i soggetti meno privilegiati rimarranno progressivamente sempre più esclusi32.
Nel contesto digitale, a fronte di un generalizzato aumento nella diffusione delle ICTs tra la popolazione, è possibile registrare un effetto San Matteo di tipo “relativo”. Tale effetto relativo si rileva quando sia i ricchi che i poveri di-ventano più ricchi, ma i ricchi lo didi-ventano con un ritmo talmente più elevato che le differenze con i poveri si ampliano nel corso del tempo, anziché
dimi-nuire33. Tali dinamiche di arricchimento e impoverimento della popolazione
dipendono da gap nell’accesso, nelle competenze e nell’utilizzo della rete che
sono strettamente connessi al “capitale” di cui dispongono i cittadini34.
L’effetto San Matteo si radica su un modello cumulativo e ricorsivo delle disuguaglianze, in un meccanismo che si alimenta a partire da differenze di natura sociale, che si riverberano su quelle digitali che, a loro volta,
im-pattano sul contesto sociale nel quale sono inseriti gli individui35. Su
que-ste basi, Helsper36 ipotizza una stretta interrelazione tra inclusione digitale
32. J. Hunsinger, M. Allen, L. Klastrup (a cura di), International handbook of internet research, Springer, London-New York 2010; J.A.G.M. van Dijk, One Europe, digitally divided, in A. Chadwick, P.N. Howard (a cura di), Routledge handbook of Internet Politics, Routledge, London-New York 2009, pp. 288-304; N. Zillien, E. Hargittai, Digital Distinction: Status-Specifi c Types of Internet Usage, in «Social Science Quarterly», 90, 2, 2009, pp. 274-291; J. Harambam, S. Aupers, D. Houtman, The Contentious Gap. From Digital divide to cultural beliefs about online interactions, in «Information, Communication & Society», 2012, pp. 1-22; R. Bracciale, Donne nella rete. Disuguaglianze digitali di genere, FrancoAngeli, Milano 2010; E. Hargittai, The digital divide and what to do about it, in D.C. Jones (a cura di), New economy handbook, Academic Press, San Diego 2003, pp. 821-841; S. Bentivegna, Disuguaglianze digitali. Le nuove forme di esclusione nella società dell’informazione, Laterza, Roma-Bari 2009; D. Rigney, The Matthew Effect: How Advantage Begets Further Advantage, Columbia University Press, New York 2010; J. De Haan, A multifaceted dynamic model of the digital divide, «It & Society», 1, 7, 2004, pp. 66-88.
33. D. Rigney, The Matthew Effect: How Advantage Begets Further Advantage, Columbia University Press, New York 2010.
34. P. Bourdieu, The Forms of Capital, in J. Richardson (a cura di), Handbook of Theory and Research for the Sociology of Education, Greenwood, Westport 1986, pp. 241-258; E. Hargittai, The digital reproduction of inequality, in D. Grusky (a cura di), Social stratifi cation, Westview Press, Boulder 2008, pp. 936-944; A.J.A.M. van Deursen, E.J. Helsper, The Third-Level Digital Divide: Who Benefi ts Most from Being Online?, in L. Robinson, S. R. Cotten, J. Schulz, T.M. Hale, A. Williams (a cura di), Communication and Information Technologies Annual (Studies in Media and Communications, Volume 10), Emerald Group Publishing Limited, 2015, pp. 29-52.
35. S. Bentivegna, Disuguaglianze digitali, Laterza, Roma-Bari 2009.
36. E.J. Helsper, A Corresponding Fields Model for the Links Between Social and Digital Exclusion, in «Communication Theory», 22, 4, 2012, pp. 403-426.
e inclusione sociale individuando una dinamica di infl uenza che, a partire dagli elementi di esclusione offl ine, incide su quelli online come l’accesso, le competenze, le attitudini o le motivazioni. Allo stesso tempo, la qualità, la disponibilità e l’impegno con le risorse digitali incide sulle dinamiche di esclusione offl ine. Dunque, le ICTs si sommano alle fonti di disuguaglianza già esistenti, legate al benessere, alle relazioni sociali e al successo
pro-fessionale37, rendendo Internet non solo un riproduttore ma un potenziale
acceleratore delle ineguaglianze38.
Gli ostacoli alla cittadinanza digitale in Europa e in Italia
La persistenza dei processi di esclusione digitale, e i segnali del loro allargamento registrati dall’effetto San Matteo nella dimensione costitutiva dell’accesso alla rete, ha riportato l’attenzione di alcuni studiosi sulle
diffe-renze che ancora si determinano a livello macro (tra i paesi) in Europa39 e a
livello micro (tra individui) all’interno dei paesi più ricchi40.
La situazione dell’Italia sia a livello macro, in confronto ad altri paesi, che a livello micro, tra i cittadini italiani, segna una evidente arretratezza digitale, tanto da rappresentare ormai da tempo un caso anomalo in Europa e, più in
generale, tra i paesi sviluppati41. Infatti, il paese è etichettato in modo
siste-matico come “in ritardo digitale42”, tanto da essere incluso stabilmente nel
gruppo dei “fanalini di coda” nei ranking europei43. L’Italia, dunque, fa parte
di un cluster a “esclusione digitale crescente”, insieme a Grecia, Cipro,
Ro-37. J. De Haan, A multifaceted dynamic model of the digital divide, «It & Society», 1, 7, 2004, pp. 66-88.
38. J.C. Witte, S.E. Mannon, The Internet and Social Inequalities, Routledge, New York-London 2010.
39. M.R. Vicente, A.J. López, Assessing the regional digital divide across the European Union-27, in «Telecommunications Policy», 35, 3, 2011, pp. 220-237.
40. C. Campos-Castillo, Revisiting the First-Level Digital Divide in the United States: Gender and Race/Ethnicity Patterns, 2007-2012, in «Social Science Computer Review», 33, 4, 2015, pp. 423-439.
41. P. Guerrieri, S. Bentivegna, The Economic Impact of Digital Technologies (a cura di), Edward Elgar, Cheltenham (UK) 2011.
42. P.B. Brandtzæg, J. Heim, A. Karahasanovi´c, Understanding the new digital divide – A typology of Internet users in Europe, in «International Journal of Human-Computer Studies», 69, 3, 2011, pp. 123-138.
43. M.R. Vicente, A.J. López, Assessing the regional digital divide across the European Union-27, in «Telecommunications Policy», 35, 3, 2011, pp. 220-237; C. Campos-Castillo, Revisiting the First-Level Digital Divide in the United States: Gender and Race/Ethnicity Patterns, 2007-2012, in «Social Science Computer Review», 33, 4, 2015, pp. 423-439.
mania e Bulgaria, caratterizzato da alti livelli di marginalità sociale e effetti di
impoverimento più evidenti a causa della crisi economica degli ultimi anni44.
Per ancorare la rifl essione teorica sul digital divide e sull’effetto San Matteo alla situazione attuale, si è scelto di prestare attenzione al livello
macro e al livello micro analizzando i dati Eurostat45 relativi agli individui
tra i 16 e i 74 anni che dichiarano di non aver mai utilizzato Internet. Tale analisi è stata condotta in una prospettiva diacronica, dal 2007 al 2015, per verifi care le dinamiche di chiusura, stabilità o ampliamento dei gap nell’ac-cesso nel corso del tempo.
Uno sguardo generale ai dati rivela una decrescita sostanziale del nume-ro dei soggetti che non hanno mai utilizzato Internet nei paesi dell’Unione Europea, tanto che la quota di non utenti passa dal 37% del 2007 al 16% del 2015 (cfr. tab. 1). Tale dato, che apparentemente potrebbe far pensare a una riduzione del divario digitale, perlomeno nella dimensione dell’accesso, in realtà rischia di nascondere una differenza abbastanza marcata tra i diversi paesi. Infatti, mentre le possibilità di accedere a Internet in alcune aree geo-grafi che sono molto al di sotto della media europea, in altri paesi sono molto superiori, con uno scarto signifi cativo che arriva a più di 30 punti percentuali. Un esempio su tutti è rappresentato dalla differenza tra il Lussemburgo, in cui la quota di cittadini che non ha mai avuto accesso alla rete è solo il 2% della popolazione nel 2015, e la Bulgaria, in cui tale percentuale raggiunge addirit-tura il 35% della popolazione nello stesso anno. C’è un evidente divario tra il nord e il sud dell’Europa che dipende da diversi fattori tra cui la disponibilità di infrastrutture e i costi della tecnologia e dei device per la connessione; il livello di istruzione; la conoscenza della lingua inglese per accedere ai con-tenuti; la diffusione di una cultura informatica e della tecnologia a partire dai percorsi formativi; le policy a promozione e sostegno delle motivazioni per la partecipazione alla società dell’informazione, specialmente tra le categorie
più a rischio per mancanza di competenze specifi che46 (es. gli anziani).
44. R. Bracciale, I. Mingo, Digital Divide in Time of Crisis in Europe: do the Rich get Richer, the Poor get Poorer?, in A. Borghini, E. Campo (a cura di), Exploring the crisis: theoretical perspectives and empirical investigation, Pisa University Press, Pisa 2015, pp. 41-57.
45. Per l’analisi sono stati utilizzati i dataset dell’Eurostat, l’istituto Europeo di statistica. L’istituto fornisce dati armonizzati a livello europeo che permettono agevolmente la compa-razione di un indicatore tra diversi paesi. L’analisi è stata svolta sui 27 stati che componevano l’Unione Europea nel primo anno in analisi.
46. J.A.G.M. van Dijk, One Europe, digitally divided, in A. Chadwick, P.N. Howard (a cura di), Routledge Handbook of Internet Politics, Routledge, London-New York 2009, pp. 288-304; F. Cruz-Jesus, T. Oliveira, F. Bacao, Digital divide across the European Union, in «Information Management», 49, 6, 2012, pp. 278-291; M.R. Vicente, A.J. López, Assessing the regional digital divide across the European Union-27, in «Telecommunications Policy», 35, 3, 2011, pp. 220-237.
Il confronto tra i paesi dell’unione europea e tra i cittadini italiani, e l’evoluzione nel corso del tempo, può essere letta solo grazie a una misura ad hoc che renda comparabili i dati e restituisca il peso dei differenti gap. Il
Digital Exclusion Relative Index47 (Deri) è un indice relativo che rapporta
la quota di non utenti – presente in un sottoinsieme del totale considerato – alla quota media della popolazione di riferimento al tempo t. Tale indice funziona a livello macro e a livello micro, a seconda dei gruppi o sottogrup-pi che si analizzano e si comparano (es. Italia vs EU27; donne in Italia vs popolazione Italiana; etc.).
L’indice ha il vantaggio di essere molto semplice da calcolare e da inter-pretare poiché quando il punteggio è uguale a 1, la situazione di esclusione in quel sottogruppo è simile a quella registrata nella popolazione di riferimento; se il valore è superiore a 1, l’esclusione è maggiore; se il valore è inferiore a 1, l’esclusione è minore. Quindi, più il punteggio del sottogruppo si avvicina allo zero, più la categoria può considerarsi inclusa da un punto di vista digitale.
L’analisi del Deri in Europa rileva la presenza ingombrante dell’effetto San Matteo, ovvero un processo di progressivo e crescente impoverimento dei paesi già poveri nel corso del tempo, a fronte di una crescita generalizzata della connettività. In alcuni paesi, le quote di esclusione, già elevate nel 2007, addirittura si incrementano nel 2015, evidenziando un gap che diventa più profondo tra i diversi contesti territoriali. In particolare, il valore dell’indice supera il punteggio di 1,5 in Romania, Bulgaria, Grecia, Portogallo, Cipro, e Italia, fotografando un processo di distanziamento nell’inclusione digitale dei cittadini che risiedono in quei paesi da quelli che abitano nel Regno Unito, Lussemburgo, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, in cui il Deri è addi-rittura inferiore al punteggio di 0,5 (fi g. 1). In questo quadro generale, la traiet-toria dell’Italia è indicativa di un divario nell’accesso che la allontana sempre più dalla media Europea (Deri 2007 = 1,46; Deri 2015 = 1,75) (cfr. tab. 2).
L’arretratezza digitale italiana pone il Paese in una situazione di debo-lezza in merito alla capacità di sfruttare appieno le opportunità economiche connesse allo sviluppo della network society. Infatti, le ICTs sono «cross-cutting enablers for achieving the three pillars of sustainable development:
economic growth, environmental balance and social inclusion»48. Il loro
47. Per ulteriori applicazioni e specifi che sull’indice Deri, cfr. R. Bracciale, I. Mingo, Digital Divide in Time of Crisis in Europe: do the Rich get Richer, the Poor get Poorer?, in A. Borghini, E. Campo (a cura di), Exploring the crisis: theoretical perspectives and empirical investigation, Pisa University Press, Pisa 2015, pp. 41-57; R. Bracciale, I. Mingo, Social Inequalities in Digital Skills: The European framework and the Italian case, in J. Servaes, T. Oyedemi (a cura di), The Praxis of Social Inequality in Media: A Global Perspective, Lexington Books, Lanham 2016, pp. 81-111.
inadeguato sviluppo genera una Europa frammentata e a velocità profon-damente ineguali in merito alle opportunità individuali di diventare a pieno titolo cittadini digitali nella società dell’informazione.
L’analisi macro relativa alla comparazione tra i diversi paesi europei re-stituisce dunque un quadro in cui l’Italia, a partire dalla basilare dimensione dell’accesso alla rete, sconta un processo di progressivo ampliamento dei gap che la separano dagli altri paesi europei. Questo elemento non deve ingannare: in termini generali, la quota di utenti cresce per via di una maggiore diffusione delle tecnlogie nella società, in termini relativi cresce più velocemente in alcu-ni paesi tanto che lo scarto di connettività si allarga anziché diminuire. Si radi-ca così un modello di stratifi radi-cazione, anziché un modello di normalizzazione. Passando all’analisi micro, dunque, è evidente che l’esclusione digitale complessivamente intesa diminuisce nel corso degli anni, passando dal 54% di esclusi totali nel 2007 al 28% del 2015 (media Eu27 = 16%) (cfr. tab. 3).
Una analisi più dettagliata permette di individuare alcuni elementi che se-gnano la distanza tra i diversi gruppo sociali. Tali debolezze sono ben note
an-Fig. 1 – Digital Exclusion Relative Index (Deri) nei paesi dell’Unione Europea (16-74 anni, 2007-2015)
Esclusione Digitale Crescente EU27
Esclusione Digitale Decrescente
2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 2007 2015 Bulgaria Romania Grecia Portogallo Italia Polonia Cipro Lituania Lituania Malta Slovenia Ungheria Spagna Lettonia Slovacchia Irlanda Belgio Rep. Ceca Austria Francia Germania Estonia Regno Unito Svezia Finlandia Paesi Bassi Danimarca Lussemburgo
che alla commissione europea che sin dalla Conferenza ministeriale di Riga49
“ICT for an Inclusive Society” dell’11 giugno 2006 ha individuato alcuni segmenti di popolazione come più deboli e a rischio rispetto alle dinamiche di impoverimento digitale e sociale. In questo cluster a rischio sono inserite le persone anziane, quelle con disabilità, le donne, i soggetti con un livello di istruzione basso, i disoccupati e i soggetti che vivono nelle regioni meno sviluppate. Sulla base di queste categorie, i dati della popolazione italiana re-lativamente agli esclusi digitali sono stati declinati rispetto al genere (maschi/ femmine); la classe di età (16-24, 25-34, 35-44, 45-54, 55-64, 65-74); il livel-lo di istruzione (basso, medio, alto); la condizione professionale (occupato, disoccupato, studente, pensionato); il luogo di residenza (aree poco popolate, meno 100 ab./Km²; aree mediamente popolate, 100-499 ab./Km²; aree densa-mente popolate, 500 ab./Km²). All’analisi, inoltre, è stata aggiunta una com-binazione tra due variabili di rischio, per evidenziare come la comcom-binazione di più fattori di criticità amplifi chi in maniera evidente le distanze tra i gruppi sociali. Nello specifi co, la combinazione ha riguardato i soggetti tra i 55 e i 74 anni, quindi con una età più avanzata, rispetto al genere, poiché le donne
subiscono maggiormente i processi di marginalizzazione digitale50, e al livello
di istruzione, considerato lo stretto legame con le competenze individuali. A colpo d’occhio i punteggi dell’indice di esclusione digitale relativo (Deri, fi g. 2) evidenziano molto chiaramente la dinamica di stratifi cazione sociale in atto, confermando anche a livello micro l’esistenza dell’effetto San Matteo.
Al top dell’esclusione digitale, inseriti in una dinamica di estromissione crescente, si trovano alcuni profi li di soggetti che, pur se variamente combina-ti, sono composti da anziani, donne, con un basso livello di istruzione e inat-tivi da un punto di vista lavorativo. Per questi cittadini, l’indice di esclusione relativa passa da un punteggio mediamente vicino al 1,6 del 2007 ad oltre il 2,3 nel 2015 (cfr. tab. 4). Questo dato chiarisce con evidenza che i processi di estromissione dalla società dell’informazione si acuiscono per i soggetti che si trovano in una situazione già a rischio di marginalità sociale. La combinazio-ne, poi, di più fattori critici insieme, per esempio età avanzata e basso livello di istruzione, produce un ulteriore aggravamento della situazione di esclusione.
A questo punto, sembra chiaro che le nuove opportunità di cittadinanza
offerte dai media digitali sono precluse a molte fasce della popolazione51,
49.European Commission, Measuring progress in e-Inclusion. Riga Dashboard, 2007.
50.R. Bracciale, Donne nella rete. Disuguaglianze digitali di genere, FrancoAngeli,
Milano 2010.
51.Un elemento che potrebbe in futuro mitigare tali considerevoli gap, almeno
disegnando, di converso, un profi lo di incluso digitale al maschile, giovane, con un titolo di studio elevato e occupato.
Rifl essioni conclusive
La ricognizione dei limiti alla cittadinanza contemporanea si è concentra-ta sulla questione del digiconcentra-tal divide di primo livello, ovvero sulla possibilità per i cittadini di accedere al nuovo bouquet delle offerte di cittadinanza di-sponibile in formato digitale. Tale analisi ha evidenziato come, già a partire dalla distinzione binaria tra chi accede e chi non accede alla rete, le società contemporanee appaiono estremamente stratifi cate sia a livello macro, nelle differenze tra paesi, sia a livello micro, ovvero tra i cittadini. La dinamica
registrare una crescita consistente negli ultimi anni e un valore (32%) nel 2014 in linea con la media europea (31%) (Istat-Fub, «Internet@Italia 2014. L’uso di Internet da parte di cittadini e imprese», 2015).
Fig. 2 – Digital Exclusion Relative Index (Deri) per categorie di persone in Italia (16-74 anni, 2007-2015)
Esclusione Digitale Decrescente
0,0
2007 2015
55-74, bassa istruzione
Esclusione Digitale Crescente Italia 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 65-74 anni F, 55-74 pensionati bassa istruzione M, 55-74 55-64
aree poco popolate donne
55-74, media istruzione aree mediamente popolate aree popolate disoccupati 45-54 anni occupati 35-44 anni media istruzione 55-74, alta istruzione 25-34 anni alta istruzione studenti 16-24 anni
che sottostà a tale processo di marginalizzazione è più vicina a una ipotesi di stratifi cazione e approfondimento delle differenze, piuttosto che all’ipotesi di una progressiva normalizzazione. Detto in altri termini, la persistenza dell’ef-fetto San Matteo nel corso degli anni sottoscrive l’esistenza di un meccani-smo di differenziazione sociale per il quale “the rich get richer, the poor get poorer”. La contrapposizione che si registra sembra muovere sulla scacchiera della differenziazione gli information have e gli information have nots, tra-ducendo le disuguaglianze tra i cittadini in una nuova dicotomia tra chi potrà e chi non potrà accedere ai nuovi diritti di cittadinanza. Infatti, si assiste a un progressivo ampliamento dei gap che suggerisce un marcato impoverimento dei settori più deboli della popolazione nel corso del tempo.
Sullo sfondo rimangono le questioni legate al secondo livello di digital
divide, ovvero alle differenze che permangono anche tra chi accede a
Inter-net, in termini di possibilità di empowerment personale e sociale in relazione ai diversi usi della rete che si fanno e che si è in grado di fare.
Naturalmente le questioni legate alle digital inequalities sono altrettanto im-portanti per la piena fruizione dei diritti di cittadinanza, sia online che offl ine, e chiamano in causa ulteriori rifl essioni sul nucleo ristretto e altamente caratteriz-zato di chi partecipa la sua cittadinanza sfruttando le opportunità offerte dalla rete e chi non lo fa perché non è in grado di farlo. Ancora diversa, poi, è la situa-zione tra gli inclusi digitali che però non hanno interesse a esprimere la propria partecipazione sociale online o ad accedere a nuovi e più personalizzati diritti di cittadinanza. Da questo punto di vista, se è vero che «internet is an inherently
democratising technology, so it is bound to democratise governance»52, tale
capacità è più facilmente rintracciabile nelle opportunità che offre in termini di
accountability per il cittadino monitorante53, più che di civic engagement.
Inol-tre, se già con i media analogici, si parlava di disfunzione narcotizzante indotta dall’overload informativo, nuove e più variegate forme di catalessi radicate
nel-lo slacktivism si registrano con la diffusione della rete54.
Di tali elementi, non si potrà non tener conto nel valutare il bacino delle cittadinanze coinvolte nei processi di digitalizzazione in atto nelle società contemporanee, prima di dare ottimisticamente per assodata l’esistenza di nuove opportunità rivolte alla popolazione tout court.
52.S. Coleman, J.G. Blumler, The Internet and democratic citizenship: Theory, practice
and policy, Cambridge University Press, Cambridge 2009, p. 166.
53.M. Schudson, The Good Citizen, Free Press, New York 1998.
54.E. Morozov, L’ingenuità della rete. Il lato oscuro della libertà di internet, Codice,
Tab. 1 – Cittadini che non hanno mai utilizzato Internet nei paesi dell’Unione Europea (16-74 anni, 2007-2015, v. %) Geo/Time 2007 2015 Bulgaria 65 35 Romania 69 32 Greece 62 30 Italy 54 28 Portugal 56 28 Poland 48 27 Croatia 56 26 Cyprus 56 26 Lithuania 49 25 Malta 51 22 Slovenia 39 22 Hungary 46 21 Spain 43 19 Latvia 39 18 Ireland 35 16 Slovakia 35 16 Belgium 29 13 Czech Republic 46 13 Austria 28 13 France 34 11
Germany (until 1990 former territory of the FRG) 23 10
Estonia 32 9 United Kingdom 22 6 Finland 17 5 Sweden 15 5 Netherlands 13 4 Denmark 12 3 Luxembourg 20 2
European Union (27 countries) 37 16
Tab. 2 – Digital Exclusion Relative Index (Deri) nei paesi dell’Unione Europea (16 -74 anni, 2007-2015) 2007 2015 Bulgaria 1,7568 2,1875 Romania 1,8649 2,0000 Grecia 1,6757 1,8750 Portogallo 1,5135 1,7500 Cipro 1,5135 1,6250 Italia 1,4595 1,7500 Malta 1,3784 1,3750 Lituania 1,3243 1,5625 Polonia 1,2973 1,6875 Ungheria 1,2432 1,3125 Rep. Ceca 1,2432 0,8125 Spagna 1,1622 1,1875 Slovenia 1,0541 1,3750 Lettonia 1,0541 1,1250 Irlanda 0,9459 1,0000 Slovacchia 0,9459 1,0000 Francia 0,9189 0,6875 Estonia 0,8649 0,5625 Belgio 0,7838 0,8125 Austria 0,7568 0,8125 Germania 0,6216 0,6250 Regno Unito 0,5946 0,3750 Lussemburgo 0,5405 0,1250 Finlandia 0,4595 0,3125 Svezia 0,4054 0,3125 Paesi Bassi 0,3514 0,2500 Danimarca 0,3243 0,1875
Tab. 3 – Cittadini che non hanno mai utilizzato Internet in Italia per categorie socio-demografi che(16 -74 anni, 2007-2015, v. %)
Geo/Time 2007 2015 16-24 23 4 25-34 36 10 35-44 47 15 45-54 56 26 55-64 74 43 65-74 90 71 Uomini 49 24 Donne 59 32 bassa istruzione 76 49 media istruzione 33 14 alta istruzione 17 5 pensionati 84 59 occupati 41 15 studenti 12 2 disoccupati 50 23 Totale 54 28
Fonte: Elaborazione su dati Eurostat, 2016.
Tab. 4 – Digital Exclusion Relative Index (Deri) in Italia per categorie socio-demografi che (16 -74 anni, 2007-2015) 2007 2015 55-74 bassa istruzione 1,69 2,68 65-74 anni 1,67 2,54 F, 55-74 1,61 2,25 pensionati 1,56 2,11 bassa istruzione 1,41 1,75 M, 55-74 1,39 1,64 55-64 anni 1,37 1,54 Donne 1,09 1,14
aree poco popolate (meno 100 ab/Km²) 1,11 1,14
55-74 media Is 1,11 1,11
aree medie (100-499 ab./Km²) 1,04 1,00
45-54 anni 1,04 0,93
aree popolate (500 ab./Km²) 0,93 0,89
Uomini 0,91 0,86 disoccupati 0,93 0,82 35-44 anni 0,87 0,54 occupati 0,76 0,54 media istruzione 0,61 0,50 55-74 alta istruzione 0,81 0,50 25-34 anni 0,67 0,36 alta istruzione 0,31 0,18 16-24 anni 0,43 0,14 studenti 0,22 0,07
Autori e Autrici
Marcella Aglietti insegna Storia delle Istituzioni politiche presso
l’Univer-sità di Pisa. Ha al suo attivo numerosi volumi e saggi dedicati alla storia dei ceti dirigenti, alle istituzioni parlamentari e rappresentative, tra età moderna e contemporanea, con particolare attenzione per la storia spagnola e di area euro-mediterranea. Tra i suoi contributi più recenti, si ricordano le monogra-fi e: Cortes, nazione e cittadinanza. Immaginario e rappresentazione delle
istituzioni politiche nella Spagna della Restauración (1874-1900) (2009); L’istituto consolare tra Sette e Ottocento. Funzioni istituzionali, profi lo giu-ridico e percorsi professionali nella Toscana granducale (2012) e le
co-cu-ratele di Los cónsules de extranjeros en la Edad moderna y a principios de
la Edad contemporánea (2013); Élites e reti di potere. Strategie d’integra-zione nell’Europa di età moderna (2016) e La città delle nazioni. Livorno e i limiti del cosmopolitismo (sec. XVI-XIX) (2016).
Roberta Bracciale è docente di Sociologia dei nuovi media presso
l’Uni-versità di Pisa. I suoi interessi di ricerca sono attinenti all’impatto sociale dei nuovi media, con particolare attenzione alle prospettive metodologiche con-nesse ai media studies (es. Digital Methods); alle implicazioni delle Digital
Inequalities nella vita quotidiana; alle relazioni tra social media e
comuni-cazione politica. Tra i suoi contributi più recenti, si segnalano i saggi:
So-cial Inequalities in Digital Skills: The European Framework and the Italian Case (2016); Political Information on Twitter: #elezioni2013 and the role of gatekeeper citizens (2016); Digital Divide in Time of Crisis in Europe: do the Rich get Richer, the Poor get Poorer? (2015), e la monografi a: Donne nella rete. Disuguaglianze digitali di genere (2010).
Alessandro Breccia è docente di Storia delle Istituzioni politiche e sociali
storia dei ceti dirigenti e funzionariali nella Toscana pre-unitaria, sull’isti-tuzione universitaria in Italia tra Otto e Novecento e sulle istituzioni parla-mentari in età liberale e repubblicana. Tra i suoi contributi si ricordano la monografi a Fedeli servitori. Le onorate carriere dei Giorgini nella Toscana
dell’Ottocento (2006), la curatela del volume Le istituzioni universitarie e il Sessantotto (2013) e l’edizione critica dei Discorsi parlamentari di Bettino
Ricasoli (2012).
Carmelo Calabrò insegna Storia delle dottrine politiche e Storia del
pen-siero politico e sociale contemporaneo presso il dipartimento di Scienze po-litiche dell’Università di Pisa. I suoi interessi di ricerca si sono concentrati soprattutto sulla storia della cultura socialista nel Novecento. È autore di
Il socialismo mite. Rodolfo Mondolfo tra marxismo e democrazia (2007); Liberalismo, democrazia, socialismo. L’itinerario di Carlo Rosselli (2009); Storia e Rivoluzione. Saggio su Antonio Gramsci (2012).
Thomas Casadei è docente di Filosofi a del diritto e di Teoria e prassi dei
diritti umani presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Tra i suoi con-tributi più recenti, si ricordano le monografi e: Tra ponti e rivoluzioni. Diritti,
costituzioni, cittadinanza in Thomas Paine (2012); Il sovversivismo dell’im-manenza. Diritto, morale, politica in Michael Walzer (2012); I diritti sociali. Un percorso fi losofi co-giuridico (2012); Il rovescio dei diritti umani. Razza, discriminazioni, schiavitù (2016); nonché le curatele di Diritti umani e sog-getti vulnerabili. Violazioni, aporie, trasformazioni (2012); Donne, diritto, diritti. Prospettive del giusfemminismo (2015); e, infi ne, della selezione di
lettere di Sarah M. Grimké, Poco meno degli angeli. Lettere
sull’eguaglian-za dei sessi (2016).
Cristina Cassina insegna Storia del pensiero politico presso l’Università di
Pisa. Le culture politiche e gli assetti istituzionali dell’Otto e del Novecento sono al centro dei suoi interessi di ricerca. Fa parte del comitato editoriale di «Storia del Pensiero Politico» (il Mulino) e del comitato scientifi co di «Poli-tics. Rivista di Studi Politici» (A.I.C. – Labrys). Tra i suoi libri: Il
bonapar-tismo o la falsa eccezione (2001), Parole vecchie parole nuove. Ottocento francese e modernità politica (2007), Soglie nel tempo. Storie di prefazioni ai classici del Pensiero politico moderno (2015).
Nico De Federicis insegna Teoria cosmopolitica presso il Dipartimento di
concentra-ti sulla fi losofi a dell’idealismo classico e sulla sua eredità contemporanea, sulla teoria democratica e cosmopolitica, sulla storia del diritto naturale moderno. È autore dei volumi Moralità ed eticità nella fi losofi a politica di
Hegel (2001), Gli imperativi del diritto pubblico. Rousseau, Kant e i diritti dell’uomo (2005); ha curato con M.C. Pievatolo l’opera postuma di G.
Ma-rini, La fi losofi a cosmopolitica di Kant (2007), e con C. Palazzolo, Storicità
del diritto, dignità dell’uomo, ideale cosmopolitico. Atti in memoria di Giu-liano Marini (2008).
Mauro Lenci è docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università
di Pisa, e fa parte del gruppo di ricerca «Re-Imagining Democracy in the Mediterranean, 1750-1860», con base all’Università di Oxford. Ha pubbli-cato numerosi saggi sul pensiero di Burke, sull’illuminismo e sulla storia dell’opinione pubblica. Tra i suoi lavori: Il Leviatano invisibile. L’opinione
pubblica nella storia del pensiero politico (2012); Le metamorfosi dell’an-tilluminismo: Aspetti ed itinerari del dibattito sui Lumi nella storia del pen-siero politico moderno (2007); Individualismo democratico e liberalismo aristocratico nel pensiero politico di Edmund Burke, Istituti Editoriali e
Po-ligrafi ci Internazionali (1999).
Arturo Marzano insegna Storia del Medio Oriente presso l’Università
di Pisa. È stato Visiting Fellow alla Hebrew University di Gerusalemme e all’American University di Beirut; Senior Research Fellow all’Université Panthéon-Assas (Paris 2); Marie Curie Fellow all’Istituto Universitario Eu-ropeo. Si occupa di storia del sionismo, dello Stato di Israele, del confl itto israelo-palestinese e dei rapporti fra Europa e Medio Oriente. Tra le sue pubblicazioni più recenti, si ricordano i volumi Leo Levi. Contro i
dino-sauri. Scritti civili e politici (1931-1972), 2011; Attentato alla Sinagoga. Roma, 9 ottobre 1982. Il confl itto israelo-palestinese e l’Italia, 2013 (con
G. Schwarz); Onde fasciste. La propaganda araba di Radio Bari
(1934-43), 2015. Ha pubblicato numerosi articoli su riviste italiane e straniere, tra
cui «Contemporanea», «Passato e Presente», «Italia Contemporanea», «The Journal of Confl ict Studies», «Israel Studies», «European Journal of Jewish Studies», «The International Spectator».
Emanuela Minuto è docente di Storia contemporanea presso l’Università
di Pisa. Si occupa di movimenti politici in età contemporanea. Negli ultimi anni ha dedicato particolare attenzione all’universo anarchico e alle manife-stazioni di protesta verifi catisi durante il primo confl itto mondiale. Tra i suoi
contributi più recenti si ricordano: The Reception of Thomas Moore in Italy
in the Nineteenth Century, in C. Barr, M. Finelli and A. O’ Connor (edited
by), Nation/Nazione. Irish Nationalism and the Italian Risorgimento (2014), pp. 193-205; Rifl essioni sul seminario “Metodi e temi della storiografi a
sull’anarchismo”, «Italia contemporanea» (2014), pp. 372-379; Parma, in
F. Cammarano (a cura di) Abbasso la guerra. Neutralisti in piazza alla
vi-gilia della Prima guerra mondiale in Italia (2015), pp. 345-356; Assenze. Giovani anarchici negli anni Cinquanta, in G. Berti e C. De Maria (a cura
di), L’anarchismo italiano. Storia e storiografi a (2016), pp. 179-191.
Laura Muzzetto si è addottorata presso la Scuola di dottorato in
Scien-ze Giuridiche, indirizzo in Giustizia costituzionale e Diritti fondamentali, presso l’Università di Pisa con una tesi dal titolo Distopia e Utopia nel
Pen-siero Politico di Aldous Huxley. È attualmente assegnista di ricerca presso
il Dipartimento di Scienze politiche della stessa università con un progetto in Storia delle Dottrine politiche dal titolo «Dalla cittadinanza politica alla cittadinanza sociale: profi li critici».
Alessandro Polsi è docente di Storia delle Istituzioni politiche e di
Re-lazioni Internazionali presso l’Università di Pisa. Si è occupato di storia dell’amministrazione in Italia e di storia delle istituzioni internazionali nel XX secolo. È autore di Storia dell’ONU (2006) e ha pubblicato negli ultimi anni articoli e saggi sulla giustizia internazionale e la genesi dei movimenti associativi transnazionali a partire dalla fi ne del XIX secolo.
Indice dei nomi
Aberdam, Serge, 88
Aglietti, Marcella, 8, 20, 31, 98 Aimerito, Francesco, 38-39 Alàez Corral, Benito, 19, 32 Alatri, Paolo, 112
Alessi, Giorgia, 147 Allen, Matthew M., 186 Alosco, Antonio, 139 Ambrosetti, Giovanni, 103 Andrés Topete, Juan, 29 Angelini, Giovanna, 140 Anteghini, Alessandra, 144 Antonioli, Maurizio, 146-147 Arisi Rota, Arianna, 55 Aristotele, 175 Ascheri, Mario, 24 Asser, Tobias, 45-46 Augeron, Mickaël, 18 Aulard, François-Alphonse, 82, 85 Aupers, Stef, 186 Bacao, Fernando, 188 Baccolini, Raffaella, 174 Baeri Parisi, Emma, 174 Bagehot, Walter, 97, 124-127 Baglioni, Lorenzo Grifone, 101 Bakardjieva, Maria, 184
Balbo, Cesare, 111, 115, 116, 118 Balibar, Étienne, 95-98
Ballini, Pier Luigi, 111 Banko, Lauren, 66
Banti, Alberto Mario, 109-110, 139 Barabási, Albert-László, 185 Barak, Aharon, 74
Barbagallo, Francesco, 139
Barbera, Augusto, 98 Barberis, Maurizio, 108
Barker-Benfi eld, Graham John, 104 Barker, Ernest, 122 Barnave, Antoine, 81, 84, 89-90, 93 Barsanti, Pietro, 55 Bartoli, Clelia, 96 Bartolomei, Arnaud, 17 Barzilai, Gad, 70 Beccaria, Cesare, 54 Beck, Ulrich, 181 Belvisi, Francesco, 98 Bellamy, Richard, 165 Ben Gurion, David, 67 Beneduce, Pasquale, 48 Benn, Aluf, 72 Bentivegna, Sara, 183, 186-187 Berekovitch, Nitza, 177 Bersani, Carlo, 49 Bertea, Stefano, 104 Bertolucci, Franco, 139, 147 Bertran de Lis, Manuel, 25 Betri, Maria Luisa, 111 Beveridge, William, 133 Bhavanani, Kum-Kum, 175 Bianchi, Ruggero, 167 Bianciardi, Silvia, 146, 148-149 Blanc, Alberto, 59 Blanch, Luigi, 114 Blumler, Jay G., 193 Bobbio, Norberto, 161 Bock, Gisela, 177 Boggio, Pier Carlo, 48 Boneva, Bonka, 185 Bonghi, Ruggiero, 141-142
Bontempi, Marco, 101 Bourdieu, Pierre, 186 Borghini, Andrea, 188-189 Borsi, Luca, 48, 54 Bosanquet, Bernard, 130 Botta, Carlo, 113 Bovio, Giovanni, 139-141 Bracciale, Roberta, 11, 183, 186, 188-189, 191
Brandtzaeg, Petter Bae, 187 Bravo, Gian Mario, 168 Breccia, Alessandro, 9, 97 Briggs, Asa, 123
Briols-Beaumetz, Albert de, 82, 88-89 Brissot, Jacques-Pierre, 81
Brizzi, Gian Paolo, 50 Bufano, Rossella, 166
Buonarroti, Filippo Giuseppe Maria Lu-dovico, 109
Burdekin, Katharine, 11, 168, 170-174, 176, 178-179
Burke, Edmund, 100, 103-105 Butenschon, Nils A., 67
Buzot, François-Nicolas, 82, 87, 93 Calabrò, Carmelo, 10, 97, 124 Campanini, Giorgio, 118 Campi, Alessandro, 87 Campo, Enrico, 188-189 Campos-Castillo, Celeste, 187 Canale Cama, Francesca, 140, 143 Canonico, Tancredi, 59
Cánovas del Castillo, Antonio, 26 Capponi, Gino, 119 Caravale, Mario, 49 Cardim, Pedro, 16 Carducci, Giosuè, 137, 145 Carmignani, Giovanni, 54 Carrara, Francesco, 56 Caruso, Sergio, 96, 108 Carutti, Domenico, 119-120 Casadei, Thomas, 10, 101, 107 Casalini, Brunella, 105 Casorati, Luigi, 59 Cassina, Cristina, 10, 99
Cassinis, Giovanni Battista, 36, 42-44 Castelli, Alberto, 140 Castells, Manuel, 181-182 Cavour, Camillo, 38, 44, 110, 119 Cazzetta, Giovanni, 50 Ceccarini, Luigi, 180 Celeste, Coral, 183 Ceretta, Manuela, 168 Chadwick, Andrew, 186, 188 Chamberlain, Joseph, 141 Chen, Wenhong, 183 Cherubini, Donatella, 144 Chiavistelli, Antonio, 109 Chignola, Sandro, 111 Cipriani, Amilcare, 143 Claeys, Gregory, 100 Clermont-Tonnere, Stanislas, 82 Cobo del Rosal, Gabriela, 16, 26 Colao, Floriana, 55, 147
Cole, George Douglas Howard, 133 Coleman, S., 193 Colletta, Pietro, 114 Collini, Stefan, 128 Colloca, Carlo, 101 Colombo, Paolo, 107 Compagnoni, Giuseppe, 112
Condorcet, Nicolas de, 81, 91, 105-107 Constant, Benjamin, 114
Cooper, Sandi E., 142-144 Corsini, Umberto, 111 Cortés y Morales, Balbino, 15 Costa, Andrea, 143 Costa, Pietro, 24, 79-80, 94, 97, 100, 102, 106, 109, 111, 121, 151 Cotten, Sheila, 186 Cousin, Victor, 34 Crawford, Anne, 185 Crespo Solana, Ana, 17-18 Crispi, Francesco, 59, 141 Cruz-Jesus, Frederico, 188 Cummings, Jonathan, 185 Cuoco, Vincenzo, 112-113 Curti, Pietro Andrea, 55 D’Amico, Elisabetta, 147 D’Angelo, Lucio, 140 D’Azeglio, Massimo, 110, 115-116, 118 Dannreuther, Roland, 97, 152 Davis, Uri, 65, 67 De Augustinis, Matteo, 33 De Beauvoir, Simone, 173
De Federicis, Nico, 11, 97, 165 De Haan, Jos, 185-186 De Leonibus, Aurora, 152 De Luca, Stefano, 87 De Rosa, Ornella, 140 De Rosa, Rosanna, 180 De Ruggiero, Guido, 110 De Sanctis, Francesco, 141 Del Re, Alisa, 178 Della Fera, Raffaele, 139 Della Villa, Alessandro, 37-38 Della Villa, Cesare, 36-38 Depretis, Agostino, 56 Di Carlo, Eugenio, 39 Dimaggio, Paul, 182-185 Di Maso, Nunzia, 112
Di Viggiano, Pasquale Luigi, 166 Diaz, Furio, 112
Dicey, Albert Venn, 122, 124, 131 DiPrete, Thomas A., 185
Dower, Nigel, 152 Droetto, Antonio, 40 Du Port, Adrien, 81 Dudley Field, David, 49 Dunn, John, 109, 153 Durando, Giacomo, 116-117 Duso, Giuseppe, 111 Dutton, William H., 183 Edelstein, Melvin, 81 Eirich, Gregory M., 185 Ellero, Pietro, 59-60 Esperson, Pietro, 45 Even, Pascal, 18 Fieschi, Guido, 40 Filangeri, Gaetano, 114 Filippo V di Borbone, 18, 27 Finelli, Pietro, 139
Fiocchi Malaspina, Elisabetta, 49 Fioravanti, Maurizio, 102, 108 Firpo, Luigi, 34
Foa, Vittorio, 132
Fontana, Bianca Maria, 127 Fontana, Ferdinando, 145 Foran, John, 175 Fourier, Charles, 128
Friedman, Marylin, 176, 178 Friedrich, Carl Joachim, 100 Galli, Carlo, 164
Galluppi, Pasquale, 114
García-Montón G.-Baquero, Isabel, 29 Gargiulo, Enrico, 95-96 Garibaldi, Giuseppe, 45, 48, 143 Garip, Filiz, 185 Genovesi, Antonio, 114 Gentile, Francesco, 33 Ghanem, As’ad, 64 Giannetti, Roberto, 97 Giddens, Anthony, 181 Gioberti, Vincenzo, 97, 115-116, 118-119 Giolo, Orsetta, 96 Girardi, Renato, 140, 143, 145 Giulianelli, Roberto, 147 Glenn, Susan A., 70 Godwin, William, 104
Gómez de la Serna y Tully, Pedro, 23-24 Gori, Pietro, 146-148
Gouges, Olympe de, 106, 175 Goupil-Préfeln, Guillaume de, 87, 93 Green, Thomas Hill, 122, 129-131 Grégoire, Henri, 82, 85, 93 Griffo, Maurizio, 99, 101, 107 Grosso, Enrico, 94-95, 104 Grusky, David, 186 Guaraldo, Olivia, 104 Guerci, Luciano, 112 Guerrieri, Paolo, 187 Guile, Bruce R., 180
Guizot, François Pierre Guillaume, 118 Habermas, Jü rgen, 91 Haddon, Leslie, 184 Haklai, Oded, 71 Halldenius, Lena, 104 Harambam, Jaron, 186 Hargittai, Eszter, 182-184, 186 Harris, Charles Luke, 98 Hassassian, Manuel, 67 Haythornthwaite, Caroline, 184 Hazony, Yoram, 68 Heim, Jan, 187 Heinen, Jacqueline, 178 Held, David, 152-161 Helgeson, Vicki, 185
Helsper, Ellen, 183, 186
Hernández Iglesias, Fermín, 26-28 Herzl, Theodor, 63
Herzog, Tamar, 16-17 Hilal, Jamil, 64
Hitchens, Christopher, 169
Hobhouse, Leonard Trelawny, 131-132 Hobsbawm, Eric, 100
Hoffman Baruch, Elaine, 167 Holden, Kate, 173
Holtzendorff, Franz, 41, 51 Houtman, Dick, 186 Howard, Philip N., 186, 188 Hsieh, Yuli Patrick, 183 Hunsinger, Jeremy, 186 Hunt, Lynn, 105 Huntington, Samuel P., 152 Hutchings, Kimberly, 97, 152 Ilan, Shahar, 74-75 Isabella, Maurizio, 111, 117 Isin, Engin Fahri, 99 Israel, Jonathan, 101 Jaime, Erik, 34, 40 James, Susan, 177 Jefferson, Thomas, 91 Jones, Derek C., 186 Kant, Immanuel, 156 Kantin, George, 102 Karahasanovic, Amela, 187 Kassim, Anis F., 66 Katz, James E., 183 Keane, John, 99
Keynes, John Maynard, 133 Kiesler, Sara, 185
Kimmerling, Baruch, 75 Klastrup, Lisbeth, 186 Kluber, Johann Ludwig, 37 Koskenniemi, Martti, 49, 52 Kranzberg, Melvin, 180 Kraut, Robert, 185 La Farina, Giuseppe, 43 La Fontaine, Henri, 146 La Malfa, Giorgio, 133 La Neve, Giorgio, 100 La Salvia, Sergio, 110-111 La Torre, Massimo, 41, 108 Labrador, Pedro, 19-20 Lacchè, Luigi, 34, 55, 147 Lamb, Robert, 100
Lamennais, Hugues-Félicité Robert de, 116 Lameth, Alexandre de, 82
Lanchester, Fulco, 51 Lash, Scott, 181 Laski, Harold, 133 Le Chapelier, Isaac-René-Guy, 81, 84, 87, 89, 93 Leech, Patrick, 100 Lemonnier, Charles, 144-145 Lenci, Mauro, 10, 97 Lessay, Jean, 99 Levra, Umberto, 119 Liebermann, Avigdor, 75 Lill, Rudolf, 111 Linati, Filippo, 119 Lis, Jonathan, 71 Lister, Ruth, 176 Livni, Tzipi, 72, 74 Lobbia, Cristiano, 55 Locke, John, 105, 175 Loche, Annamaria, 106 Lombroso, Cesare, 141 Lon y Alvareda, José, 29 López-Menéndez, Ana, 187-188 Lorimer, James, 41
Los Ríos Rosas (de), Antonio, 24 Lussu, Marialuisa, 106
Mably, Gabriel Bonnot de, 112 Machiavelli, Niccolò, 112 MacKey, George, 172 Macry, Paolo, 138 Maffettone, Pietro, 153 Magri, Tito, 100 Magrin, Gabriele, 105 Malandrino, Corrado, 97 Malatesta, Errico, 147-148 Malouet, Pierre-Victoire, 82, 86, 92 Mamiani, Terenzio, 33-34, 40, 120 Man Ling Lee, Theresa, 175 Mana, Emma, 139
Mancini, Pasquale Stanislao, 9, 33-46, 48-50, 54-55, 58-59, 61
Manfredi, Marco, 146 Mangan, Monica, 146 Manin, Bernard, 85 Mannon, Susan E., 187 Mannoni, Stefano, 40 Mannori, Luca, 8, 109, 111, 115 Manzini, Vincenzo, 56 Manzoni, Alessandro, 110 Maranini, Paolo, 151 Marchetti, Paolo, 147 Marcialis, Maria Teresa, 106 Margiotta, Costanza, 108 Maria-Antonietta d’Asburgo, 89 Marino, Enrico, 128
Marochetti, Giovanni Battista, 114-115 Marshall, Thomas H., 151-152, 176 Martens, Georg Friedrich, 37 Martinelli, Claudio, 103 Marzagalli, Silvia, 18 Marzano, Arturo, 9, 98 Mastellone, Salvo, 34 Masucci, Luigi, 59-61 Mazzacane, Aldo, 48 Mazzini, Giuseppe, 40 Mazzoleni, Angelo, 146 McNeal, Ramona S., 181-182
Meale, Gaetano (pseudonimo Umano), 11, 97, 137-146, 148-150
Mele, Franca, 43 Meniconi, Antonella, 138 Meriggi, Marco, 109 Merton, King Robert, 185 Mezzadra, Sandro, 96, 151 Miletti, Marco Nicola, 147 Miliband, Ralph, 132
Mill, John Stuart, 97, 104, 126-129, 178 Miller, David, 157-158
Mindus, Patricia, 94-96, 98, 101, 108 Mingo, Isabella, 183, 188-189 Minucci, Sergio, 153
Minuto, Emanuela, 11, 97
Mirabeau, Honoré-Gabriel Riqueti de, 89 Mirri, Mario, 141
Mittermaier, Karl, 34, 39
Moneta, Ernesto Teodoro, 139-140, 143-146, 148, 150
Montalbán, Manuel Juan, 23 Montojo Montojo, Vicente, 18
Morozov, Evgenij, 193 Morris, Penelope, 146 Moscati, Laura, 34 Mossberger, Karen, 181-183 Mowrer, Edgard, 138 Mowrer, Lilian, 138 Mualem, Mazal, 76 Mura, Eloisa, 47, 49
Muro Castillo, Alberto, 16, 26 Musella, Luigi, 138
Nadelmann, Kurt H., 40-41, 46 Napoleone Bonaparte, 35 Narayan, Uma, 98 Neckerman, Kathryn, 183 Nissim Samama, Caid, 58 Nocito, Pietro, 59 Norris, Pippa, 182 Nuzzo, Luigi, 40, 45, 49 Ojeda Mata, Maite, 32 Oldrini, Guido, 34 Oliva, Cesare, 59 Oliveira, Tiago, 188 Oliveros, Antonio, 20 Ono, Hiroshi, 183 Orwell, George, 11, 166, 168-170, 172-174, 178-179 Owen, Robert, 128 Oyedemi, Toks, 189 Ozanam, Didier, 18 Padre Daniel, 68 Pagetti, Carlo, 171, 173 Paine, Thomas, 10, 94, 97, 99-108 Palazzolo, Claudio, 121-122 Palma, Luigi, 45, 48 Paoli, Baldassarre, 59 Papa, Dario, 145, 147 Papi, Lazzaro, 113 Pappafava, Vladimir, 44 Pappe, Ilan, 64
Pardo de Seixas, José María, 19 Pareto, Vilfredo, 143
Parrington, William, 100 Pascall, Gillian, 104 Patai, Daphne, 172 Pateman, Carole, 104, 175