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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI S A L E R N O
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SALERNITANA
OSSIADOCUMENTI INEDITI, E TRATTATI DI MEDICINA APPARTENENTI ALLA SCUOLA MEDICA SALERNITANA, RACCOLTI ED ILLUSTRATI DA G . E . T . HENSCI1EL, C. DAREMBERG, E S. DE RENZI; PREMESSA LA STORIA DELLA SCUOLA, E
PUBBLICATI A CURA DI SALVATORE DE RENZI MEDICO N A P O L I T A N O TOMO PRIMO. N A P O L I
DALLA TIPOGRAFIA DEL FILIATRE-SEBEZIO S a lita In fra sc a la N .° 3 13
PREFAZIONE
DISEGNO DELL’ OPERA ; SUO ORDINAMENTO; PRINCIPII CHE L’ HAN DIRETTA.
La Scuola di Salerno ha m olta benem erenza verso la m e dicina universale. Prim a e m aggiore è quella di aver con ser vato per tradizione la medicina greco-latina in tem pi disfor mati ed infelici; ne’ q u a li, per la m iseria in cui erano caduti gli antichi popoli civili sotto il ferro brutale di nomadi inva sori , le scienze e le lettere erano quasi dim enticate. La se conda è quella di aver eretto il prim o istituto cristiano nel l ’occidente, quando divenute m aom ettane le scienze erano co strette a rifugiarsi sotto 1 usbergo d e’loro più m icidiali nim ici. La terza è di aver gettate le fondam enta d e lle università m o derne, di avere rannodata la m edicina a tutto l’ ordinam ento civile, e di avere stabilita sopra solide e novelle basi la m edi cina pubblica. La quarta è quella di avere aggiunte n u ove ric chezze al patrimonio scientifico de'nostri m aggiori. La quin ta sta nella diffusione della m edica istruzione nella intera Eu ropa , contribuendo così a provocare lo scientifico risorgi m ento. La sesta infine è quella di aver adem piuto una n obile missione d e ll’ Itala gen te, quella di farsi custode del palladio degli acquisti dell’ ingegno , e di averci serbata la gloria d i ridonare un'altra volta la civiltà alla terra.
E pure la Scuola di Salerno non aveva avuto uno Storico. I pochi che ne avevano scritto fra noi avevano cercato i suoi fasti nel dichiararla fondazione saracenica , e per sostene
re un principio così falso , ed in pari tem po così inglorioso , non avevano sdegnato di creare alcune favolette sp regevoli
ed assurde , su lle quali si è avuto il coraggio di elevare uno storico edilìzio ! Ed è una vera sventura, essere obbligato in ogni istante a fare gravi sforzi per diroccare Un ed ilìzio con geg n a to senza b a se e senza critica dagli autori Razionali, dai quali dovrem m o ricercare un'appoggio ed un’ autorità 1 Un dotto tedesco intraprese il lavoro con auspizii più lieti , per • d iè partiva da principio più sa g g io , quale era 1’ esam e d e lle op ere , d elle testim onianze e' de'.docum enti. Ma Ackerm an aveva a v u to in pensiero di far servire la sua storia com e sem plice introduzione al Regim en sa n ita tis, d el quale v o lle da re una purgata ed izion e e le n n e assai alla storia di M azza , troppo facile raccoglitore di tradizioni volgari.
Ciò prem esso mi parve giustam ente ch e la Storia d ella Scuola di Salerno non fosse stata ancor fatta. Iocom inciai ad occuparm ene fin dall'anno 18 3 2 , e n e ll’ anno 1 8 3 7 lessi al- l ’A ccadem ia Pontaniana un breve sunto d e lle m ie ricerche , poste a stam pa n ell’ anno seguente (1 ). N el 1 8 4 4 co m in ciando la pubblicazione d ella mia S toria della m edicina in Ita
lia com presi nel secondo periodo d ella IV età la Storia d e lla
Scuola , e vi dedicai oltre 100 pagine. Ma essa form ava un sem plice articolo di un lavoro gen erale, n è poteva avere 1’ e - stensione richiesta d a ll’im portanza dell'argom en to, d o v en d o restringersi nelle proporzioni assegn ate a q uel lavoro. Mal grado ciò il mio sistem a storico , poggiato sopra d ocu m en ti più numerosi , più di accord o alla storia gen erale , piacque agli eruditi; ed alcuni uomini pregevoli per in g eg n o , e co m petenti per le ricerche da loro fatte , fra’ quali innanzi tutti sta il Canonico T eologo di Salerno Giu s e p p e Pa esa n o, non so lo fecero buon viso al m io lavoro , ma q u est’ ultim o m osso dal convinci m ento arrivò fino a rivocare pubblicam ente la sua prima sentenza e ad abbracciare la mia opinione.
1 fatti intanto si presentavano d o v iz io sa m e n te , a misura
ch e progrediva nelle m ie ricerche. 1 nostri Storici e cronisti; il nostro grande A rchivio , q uello di M ontecassino e di Saler no , le op ere d egli Scrittori Salernitani, i m anoscritti di m ol te biblioteche , mi presentavano giornalm ente ampia m esse. Cominciai a pubblicare co l titolo di A d dizion i alla Storia d e l la m edicina in Italia (2 ) il frutto d e lle giornaliere ricerch e, e già un volu m etto ne avea stam pato ; ma questa m auiera d i pubblicazione era più d eg n a di una selva storica che^di una storia vera, e pensai quindi di ran n od are tutto alla prim itiva
( i ) Della medicina Italiana dal risorgimento delle lettere fino a’di nostri. N apoli 1838.
T * mia Storta della Scuola'di Salerno, di rifarla per urterò, e di presentarla al pubblico, sia inserendola in un giornale m ed i co Milanese , che me ne aveva fatto l ' invito ; sia presentan dola all’Accademia Pontaniana, la quale per m ezzo del suo illustre Presidente di q uell’epoca cav M ichele Tenore , me ne aveva-fatto in ima pubblica adunanza La richiesta , alla quale io mosso^ dal rispetto e dalla, riconoscenza verso quel la dotta Società, risposi con una, prom essa; sia.d a ultim o riser bandola per una. ristampa d ella mia Storia.
Ma ad un tratto il m io lavoro c o s i preparato, venne a d a c quistare una novella im portanza. Il dotto. Henschel profes sore d i medicina nella università di Breslavia. nella Slesia ( Prussia*), scrittore d e l giornale m edico-storico il Janus, ed uno d e’p iù b elli ornamenti d ell’odierna Scuola erudita te d e sca , scovrì nella Biblioteca della Madilulena. di Breslavia un G odicedel'X II secolo, che conteneva 3ìi. trattati della Scuola. Salerai tana,seri Iti tutti dal cader del XI al principiar; del XII secolo , e che c i svelavano nuovi nomj, nuovi lavori, e nuo
ve dottrine di quella Scuola,famosa» Un altro erudito e d otto medico, il. francese dot. Carlo Darem berg , ora Bibliotecario della-Mazarina, eseguendo per disposizione del suo Governo nn viaggio scientifico in Germania-,, vid e il Codice scoverto d a ld o t. H enschel.e ne diè la prim a.notizia, che io non,m an cai di trasmettere sollecitam ente per. m ezzo d e l mio Giorna le il Filcatre-Sebezio a’ miei Colleghi d: Italia. L’ importanza della scoverta mi fecero ri volgere tu ttele m ie-cure verso quel Codice prezioso, dei-quale la bontà.del prof, di Slesia, ed un fortunato avvenim ento mi resero possessorei Im perocché d dot. D arem b erg, interpellando la mia volontà , sp ed ì copia, della mia Storia al'dot. Henschel-, e questi si volse a m ecou, graziosa lettera, nella quale mi parlava del suo Codice, d d - Kutilitàdi pubblicarne le parti principali, e d e lle difficoltà di eseguire questo proponimento. Io mi credei fortunato di po ter superare tali,difficol tà* e ponendo , il mio. am ore pe’ p re diletti miei studii al di sopra di ogni altra considerazione, mi offrii di pubblicarlo a m ie sp ese. Accettata l’offerta, e posto subito in possesso prima di alcuni trattati m inori, e poscia del, lavoro principale De aegritiidinum .curatim e, io mi trovai n el le mani il più,impor,tante docum ento in sostegno d el m io s to -
rico sistema.
Volendo pubblicare questi trattati con la illustrazione che il pcof. Henschel ne aveva scritta nel suo Ianus, mi parve ar rivata l’opportunità di accompagnarli con la mia Storia, e di aggiugnervi un lavoro sul R egim ai saniterfis da gran tem po
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incom inciato, interrotto, ripreso, e ch e trovavasi già m olto innoltrato.
F u allora ch e ricom inciai con calore a perfezionare la mia storia. Rilessi diligen tem en te tutt’ i nostri Cronisti. R itornai in Salerno a riesam inare l’Archivio , ed a ripetere con m ag gior cura le ricerche di docum enti e di tradizioni, e com un q u e pochissim o profitto n e avessi t r a tto , pure valsero a ri conferm are m olti fatti da m e in altro m odo con osciu ti. Mi recai in Amalfi per riconoscere se fra’ docum enti raccolti dal culto M atteo Camera trovato si fosse qualche nuova notizia per m e. Andai per la terza volta in M ontecassino, d o v e m er c è la cortese e nobile a cco g lien ze ed ospitalità concessam i da quel culto Abate M onsignor C elesia, e l’assistenza b en evola d el dotto Priore ed A rchivario di q u ell’illustre Cenobio D. Se bastiano K a le fa tti, ajutato ancora dal gen tile concorso d el l ’egregio am ico e collega d ot. Z arlenga, io potei m eglio esa m inare q u e ’ Codici e rilevarne le notizie più importanti per m e. Ripresi inoltre le m ie ricerche nel grande A rchivio di N a p o li, o v e mi fu d ato, m ercè la b en evolen za di dotti Am i ci ( I ) , di com piere q u elle per le quali m olti mesi avea con sum ati la prima volta, e ricopiarm i i primi docum enti origi nali che esistono in quel vasto e ricco deposito dei fatti, d el l e sven tu re e d e’ fasti d e’ nostri antenati.
N è mi arrestai. Profittando d ella generosa am icizia de'dd. H enschel e Darem berg, potei acquistar cognizione per m ezzo d e l primo di tuttociò ch e si trova negli Archivii t e d e s c h i, e d e ’ dotti lavori del principe d e ’ m edici filologi te d e s c h i, Lu d ovico Choulant ; e per m ezzo del secon d o non solo conobbi ciò che eg li avea avu to l’opportunità di esam inare in F rancia, in Italia, in Germania ed in Inghilterra ; m a ancora acquistai alcune opere antiche, o mi eb b i cop ie di alcune divenute ra rissim e , o ottenni m anoscritti m e d iti, ch e ora per la prim a v o lta v eg g o n o la lu ce.
Da ultim o p erchè n u lla av essi lasciato indietro ho frugati ( i ) Desideroso di pagare ogni mio debito, e manifestare pubblicamente la m ia riconoscenza a quei che con animo generoso han dato l’esempio del mo do come si corrisponde a chiunque si occupa di patrie ricerch e, mi affretto a qui ricordare i nomi di coloro che mi sono siati più larghi di ajuti, di mezzi e di consigli nel grande Archivio Oltre dell’eg r. sig. Principe di Belmonte, meritevolissimo Soprintendente de’ R- Archivii, debbo i miei ringraziam enti iunanzi tulio al Professore Michele Baffi, a’sig D. Girolamo d’A lessandro,ai fratelli Vincenzo e Raffaele Batti, non che a ’sigg. Gennaro Seguino, c Carlo G uacci,e nella Sal.i diplomatica ai signori De Russo, e De Flora, cui prego di gradire questo pubblico omaggio della mia gratitudine La storia non s’in- vents, ma si cerca, ed é sempre grato per uno scrittore trovare le porte aper te, e per ovunque incoraggiam enti ageiolazioui e concigli.
ì manoscritti della Biblioteca Brancacciana. m ercè i fa v o rid ei dotto Prefetto Monsignor Paolo Garzi Ili, ed ho profittato d ei consigli e delle notizie, d e lle quali mi sono stati generosi t due dotti ricercatori d e ’ nostri docum enti e d elle nostre cro n ich e, Scipione V olpicella , e Camillo M inieri-Riccio. E da ultimo per non dare giudizio sul l’affermazione d eg li altri ho proccurato di ra c co g liere, sp esso a gravissim e sp ese , tan to le opere d e’ maestri Salernitani di tutt’ i tempi , quanto quelle che trattano della Scuola m edesim a; e com unque non mi sia riuscito di acquistar tutto , pure ho avuto abbastanza per poter affermare, ch e quel ch e mi manca non è il m iglio re n è il più im portante.
Ecco i mezzi da m e posti in uso non so lo per dare una sto ria esatta e com piuta della Scuola Salernitana ; ma anche per presentare al pubblico una collezion e di trattati o interam en te inediti, o rari, o modificati e m igliorati, il cui insiem e pos sa dare una perfetta cognizione d elle dottrine insegnate in quella Scuola , nel tem po in cui non aveva riv a li, ed era l ’u
nica Scuola latina in tutta la Cristianità.
Ilo fatto precedere alla Storia di quella Scuola un esam e della condizione d elle scienze e d elle lettere in Italia dal se sto al decim o secolo , com e fatti e str in se c i, che preparano l ’ indagine di m olti a v v e n im e n ti^ li spiegano. Ho d iv iso poi la storia della Scuola in alcuni periodi, i quali m entre hanno tutti un tipo speciale riguardo alla Scuola stessa , son d' al tronde in corrispondenza co’ periodi della Storia civ ile d el no stro R egno. In ogni periodo ho riguardato la Scuola in se stessa com e istituzione scientifica,ed in relazione co’ provve dimenti governativi, ed ho esam inato le dottrine e g li uom i ni che le professavano. Pe primi tem pi, finché la Scuola non so lo non ebbe com petitori , ma fu maestra e m od ello d e lle altre, io sono stato minuto nelle ricerche, e prolisso n ell’esa m e ; perchè allora ogni nome rappresentava un fa tto , ogni piccol fatto era un argom ento della sua importanza. Ma quan do poi ci siamo avvicinati a’ tempi in cui la scienza era d iv e nuta, per così d ir e , cosm opolitica , ho d ovu to restringerm i quasi alla sola istituzione ed al suo procedim ento.
In tal m odo i diversi trattati scientifici che vi ho riunito servono quasi di prova e di docum ento a ciò ch e ho esp osto nella Storia. Ho dato a questi trattati il titolo di CollectioSu-
lernitana, com e quelli che espongono le dottrine professate
dalla Scuola nelle diverse brauche d ella m edicina nell’ im portante periodo che trascorse dal tempo in cui ebbe le pri m e e vaghe notizie della m edicina araba da Costantino, fino
Vili
alla com piuta invasione d e ll’arabism o in Italia..11 titolo cor risponde anche alla unione d e ’ docum enti ch e trovansi n el Codice di Breslavia, ch e ha fornito il m aggior num ero di trat tati alla mia pubblicazione.
Comincia la collezion e dal Regim en Sanitatis ; da quest’o pera la più fortunata, ch e ha avuto l’on ore straordinario di 120 edizioni, e di essere trodottain tutte le lingue m oderne di Europa. Arnaldo da Villanova raccolse il primo una parte d e ’versi d ella S c u o la , e li pubblicò senza ordine, e com e li riceveva dalla tradizione, ch e li trasm etteva dopo ire secoli da ch e erano stati scritti. Essi non erano tu tti, perchè nel m aggior num ero d elle B ib liotech e in cui si conservano anti chi Codici si Irovano versi Salernitani, e perchè la tradizione v o lg a re cita ancora alcuni precetti d ella Scuola Salernitana, ch e non trovansi com presi nella co llezio n e A rnaldina. Essi non erano neppure ordinati col nesso logico, ma presentava no una raccolta inform e, ch e non aveva potuto uscire in tal m od o d alle m ani dei loro autori. Supporre genuini soltanto i versi di Arnaldo , sarebbe stato lo stesso ch e riguardare co stui il più veridico interprete d e ’ fatti d ella Scuola , alm eno tre secoli dopo d ella com posizione d e ll’opera. Ma se i versi Arnaldini non erano tutti, se l’ordinam ento era arb itrario, qual è il criterio per conoscere i versi c h e m ancano , e per dare al Carme l’ordine o rig in a le? A sen so m io non ve n è alcuno ; e coloro che ne cercano le tracce in qualche opera d e ll’antichità, si perdono nella im possibile fatica di ricom porre una macchina d ella quale so lo pochi e rari fram m enti si sono salvati dal naufragio ch e l'ha distrutta.
D opo aver riconosciuta questa im p ossib ilà, io mi determ i nai a raccogliere tutt’ i versi ch e poteva aver per le mani ; c o m unque son sicuro ch e m olti di essi non appartengono alla S cu ola, e forse non pochi furono scritti in M ontpellier,o in P arigi. Ma nella im possibilità d i farne la scelta, ho preferito d i riportarli t u l t i , com prendendovi anche quelli ch e C hou- la n t ha creduto potersi attribuire ad O ttone Crem onese, per c h è in un codice l’ha trovati scritti in seguito d e ’ conosciuti versi di O ttone. E certam en te con m aggior ragione si p os so n o riferire alla Scuola S a lern ita n a , perchè esprim ono le dottrine d ella Scuola; perchè versificano l'Antidotario di N ic- co lò ;p erch èsi trovano sem pre uniti ad altri trattati d e lla S c u o - Ja, e perchè la forma del verso ed il m elro, diverso da q u ello di O tto n e , sono uniformi a quelli d e'S alern itan i. Per racco gliere i versi non so lo ho riuniti quelli che si trovano nelle più am pie edizioni ; ma vi ho aggiunti quelli che ho rilevati
da quattro sorgenti : 1 .°quelli citati per tradizione, o trascritti nelle opere igieniche e terapeutiche; 2 .° i frammenti raccolti dal dot- Henschel in Germania; 3 .° quelli raccolti dal dot. Daremberg in varie parti di Europa ; 4. quelli ch e ho fatti
trascrivere dalla Biblioteca Lorenziana di Firenze. Circa al metodo poi gli ho ordinati io stesso per m aterie, e con un nesso logico che mi è sem brato più analogo al loro significa to: perchè nella mancanza di altra norma non credo, ch e se ne possa trovare una m igliore di quella che dà la logica , che nelle opere scientifiche è norma universale.
Così si compie il primo volu m e dell'opera. Il secondo è tutto destinato a’uuovi docum enti che mi è sem brato oppor tuno di pubblicare. Comincio dal più importante e dal più lungo di tutti ; cioè dal trattato : D e aegritudinum curatio-
n e; principale fra’ 35 trattati compresi nel Codice Salernita
no scoperto da H enschel. La storia scientifica e critica d el la medicina deve questo lavoro al lodato professor H enschel, che me ne ha spedito copia , illustrata da alcune brevi no
te di confronto fra gli articoli di questo trattalo e qu elli pubblicali nelle opere di Plateario e di Costantino. Ho fatto precedere a questo trattato la bella illustrazione d ell’ intero Codice eseguita dal m edesim o professore Silesiano, non che un breve trattatino, che questo professore avea già nel pas sato anno fatto stampare in Germania, col titolo : De adven-
tu Medici ad a c g r c t m , e che io aveva presentato all’ A cca
dem ia medico-chirurgica di N apoli. Tanto H enschel quanto io stesso lo abbiam credulo allora interamente inedito ; ma dipoi ho trovato che i principali precetti sono stati pubbli cati fra’ trattati attribuiti ad Arnaldo da Villanova. Tanto in questi trattati quanto negli altri si è conservata l ’ortografia del Codice originale, il quale disgraziatam ente non solo ha m olte lagune , ma ha parimenti m ollo e r r o r i, che crescono l'ineleganza del linguaggio latino barbaro,col quale è scritto. E ciò è tanto più necessario d’ indicare , perchè non si attri buiscano alla copia fatta da H enschel, o all’ed itore, i nume
rosi errori,qla ortografia scorretta, più per colpa d e p r im a
vi c o p isti, che degli stessi Autori d elle mem orie.
A questi trattali tengon dietro due lezioni anatom ico-fisio logiche, l una di Cofone D e anatomia porci, pubblicata fra gli spnrii di Galeuo e nella Zootomia di M. A urelio Severino ; e l'altra di un maestro Salernitano em ulo di Cofone, che co n tiene una dimostrazione anatomica più estesa , trascritta a n cor essa da H enschel. A questi segu e un altro trattatino , e- gualm enle estratto dal Codice di Breslavia col titolo : De s
i-gnis bonitatis medicamentorum. Quindi la b reve lezione di Ma
sandino ch e esp on e i precetti generali intorno alla dieta nel le m alattie acu te. Poscia una b reve lezio n e su ’quattro umori c h e io ho fatto ricopiare nella Lorenziana di F iren ze, perchè m i è sem brato poter essere o il principio d ello stesso trattato originale di Giovanni m onaco C assinese,discepolo di Costanti n o, o un estratto d iq u el trattato, ch ’è citato da Pietro Diacono. Dipoi il trattato su lle urine del Codice Salernitano di B reslavia, scritto da un discepolo di Cofone. S egu e un estratto d e lle Tabu-
lae Salernitanae del m aestro S alern o;ed in oltre per dare u n ’
idea d ella Chirurgia Salernitana ho creduto di ag g iu g n erv i d ue opere, cioè la Chirurgia di R uggiero ch e h o fatto trascri ver e a m ie sp ese in Parigi e eh’ è stata collazionata da Da rem b erg; e da ultim o il Com ento d e ’quattro m aestri Salerni tani sulla chirurgia di R u g g ie r o , opera d ella q u ale fecero m olto uso i chirurgi del m edio e v o , ch e non so lo non era sta ta mai pubblicata, ma ch e inoltre credevasi perduta, e che dobbiam o all’ingegno ed alla d iligen za d el d o t. D arem berg,
ch e 1’ ha sc o v e r ta , e ch e mi ha perm esso di pubblicarla.
Il m io primo proponim ento era q u ello di così porre ter
m ine alla R accolta Salernitana , tralasciando il trattato ch e fa parte del Codice di Breslavia col tito lo : C urae Johannis
A fflata discipidi C onstantini, d el q uale il prof. H en sch el mi
a v ev a ancora concesso copia. Mi pareva ch e i ca p ito li su lle febbri del trattato D e aegritudinum curatione dassero suffi cien te idea d ella piretologia Salernitana, e ch e non occorre v a un secondo trattato su llo stesso argom ento. Ma quando la stam pa era già presso al suo termine ebbi ripugnanza di sa crificare un d ocu m en to, che oltre l'interesse d ella m ateria , n e ha pure un altro ed è ch e contiene le lezioni di tre m ae stri poco conosciuti, che si veggon o riapparire nel tr a tt a t o le
aegritu din u m curatione, e com piono così la notizia d e lle d ot
trine insegnate da quella Scuola n e ll’ XI secolo ; im perocché d a lle ricerche storiche apparisce ch e G iovanni v isse al ca d er di quel seco lo ; M. B artolom eo fu su o contem poraneo ; e M. Petronio ancora li precedè. P er tali ragioni ho fatta stam pare in ultim o an ch e questa m em oria p atologica , c o m unque esca d a ll’ ordine ch e avea assegn ato alle m ie pub b licazion i.
E sposta in tal m odo l ’econom ia de’ due volum i di quest’o pera, sarà bene ch e io faccia con oscere da quali principii g e- rali ho preso le m osse, a quali conchiusioni son o stato trat to. Al ch e mi v eg g o tanto più ob b ligato in quanto ch e la sto ria stessa rinunziando a ll’ in d u zion e si va facendo schiava di
sistemi creali della vanità nazionale, e chiam ali c o ll’enfatico nome di filosofia della storia.
Pur troppo, a creder mio, si è fatlo abuso d e’ principii g e nerali nella storia. Questa disciplina umana è em inentem ente induttiva ; essa cerca i fatti ne’d o c u m e n ti, n e’ monumenti e nelle tradizioni ; essa li narra con fedeltà ; li connette secon do i loro naturali legam i, e ne tragge infine le induzioni più e v id e n ti, ed il meno che sia possibile (aliaci. È quando poi trattasi di fatti che riguardano la c iv ilt à , siccom e questa è l ’esplicamento finale della umana ragione posta fra’ bisogni e le aspirazioni , fra le condizioni del clim a , d e ’ lu o g h i, de’tempi ed il movim ento ed il rapporto de’popoli, fra legran - di passioni ed i grandi interessi che m ossero le nazioni, ch e le incepparono, le diressero;egli è d'uopo am m ettere in que sto un principio ed è tutto fisiologico, cioè che personifican do la ragione del genere umano essa è com e quella d ell'in dividuo nasce, cresce, diviene a d u lta, s’ inferma , risana, si rinvigorisce ; ed in ciò solo si distingue, c h e la sua d ecrep i tezza è saviezza, nè m uore giammai.
Così considerati la paleontologia e la etnografia sono esse stesse conseguenze e non principii; chè l ’unico tipo um ano , si distinse p erla prolungata azione d e’clim i, e per il non mai interrotto influsso degli esterni modificatori, ed in que’luoghi ne’quali la m ite azione d elle esteriori potenze non com p res se il fisico dell'uom o , non ischiacciò i suoi membri , non d e presse il suo cranio,ivi gli organi non inceppavano il v o lo d e l- la divina Psiche , e la ragione col suo più bello prodotto, la civiltà , rinvigorissi più presto , e con virile potere m aturò la umana sapienza; la quale col tempo spargendosi per ovun que ebbe fino il potere di ricondurre al tipo primitivo le raz ze che se n’erano allontanate, modificando con 1’ arte e con l'educazione la potenza del clim a. Quindi i popoli d e lle e ste - se regioni tem p eraled ell’oriente appariscono i primi nella cul tura, e rappresentano la ceppaja originaria della specie u- mana. Quindi i popoli della meriggia Europa più vicini al l'oriente, dove più fertile è il terreno, più dolce la tem peratu ra, più portuosi i mari, si pongono alla cima della im m ensa piramide della storia della civiltà umana.
E quando i voli della fantasia e l'estetica del linguaggio e della forma erano arrivati fino ad Omero ; quando 1’ umano raziocinio avea acquistata la severa norma d ell’ aritm etica e l uomo riguardato in tu tte le sue proprietà fisiche, ragionevo li, civili e sociali, vide da Pitagora scritto il primo codice d el suoum auo perfezionamento; quando tutte le create cose nella
riproduzione d e lle formo eransi som m esse ad u n iso n ee sin golari leggi fisiche con E m pedocle ; quando l’intelligenza u- mana penetrando n egli arcani d e ll’universo trovava la stu p en
d a armonia tra cagioni ed effetti e so llev a v a si tanto da arri vare con Platone fino alla cognizione d ella prim a causa ch e D io ; quando il cuore d ell’uom o com inciò a d a v ere in isdegno Je soddisfazioni m ateriali del senso , e cercò il suprem o con forto nel sacrifizio d elle su e passioni e d e lle s u e speranze su l l ’altare d e ll’um anità con Socrate ; quando con Ippocrate ri guardando 1’ uom o com e 1’ an ello principe d ella catena d el creato lo studiò in tutte le relazioni con la natura fisica . la natura civ ile e la natura in tellettu ale, per dirigerlo n elle v ie della sanità e d ella perfezione ; quando so llev ò il suo spirito a ll’estetica d e ll’arte, co'poeti , con gli o r a to r i, con gli s to rici, co ’pittori, con gli scultori , con g li architetti ; quando il gen io g u e r r ie r o ,e lo spirito d elle conquiste , e l’astuzia e la bravura erano arrivati fino ad A lessandro, ed a Cesare ; ed infine quando il prodotto di questa civ iltà raccolto in una gran sintesi , e rannodato col sen n o civile erasi incorporato da’Ia- tini n elle le g g i, negli ordinam enti cittad in esch i, ne’ rapporti d e g l’ individui con le fam iglie, d e lle fam iglie con lo stato e di uno stato con l’altro, che cosa rim aneva più alla sp ecie u- m ana dopo così lungo e così m era v ig lio so cam m ino , d op o tanti acquisti e tante ricch ezze , tanta nobiltà , e tanta g lo ria? Gli rim aneva la legittim azione di tanti acquisti , la d i stru zion e d elle caste , l’indirizzo d ella vita presente a’ beni d ella vita futura, la coscienza d e l b e n e e del m a le, il sen ti m ento d e ll’ uniformità d e ’ diritti e d e doveri , legittim a co n segu en za d ella cogn izion e di un padre com une, di uno scopo com une e di un indrizzo com une. E cco » com e la religion e cristiana ven n e a porre il su g g ello a tanta civiltà , a lavarla d a lle m acchie della depravazione umana , a spargerne il b e nefizio sul popolo , a renderla cosm opolita , ed a chiam are tutta la um anità com e ered e e cooperatrice de'benefizii , che avea prodotti e ch e prom etteva alla Terra. E d ora com incia Ja quistione. Questa civ iltà fu distrutta nel quarto seco lo d e l
l ’era volgare , e l’ Italia , e con essa l’ intero occid en te rico m inciò c o ’barbari un n u ovo cam m ino? Chi v ed e g l’ Italiani tenacem ente conservare tradizioni, usi e lingua latina ; reg gersi con leggi consuetudinarie latine ; studiare i classici e com entarli ; e soprattutto riprendere il vo lo con le ali del senno e della letteratura latina , com piangerà questi loschi , i qnali tengono fisso lo sgu ard o su barbari, ch e posero com e l'arabo nel deserto la loro tenda in Italia, e finirono c o lc a in
-XUI hiare religione e le g g i e fondersi co’vinti, o distrutti dal tem po, liberarono gl' indigeni dall’op p ression e, e si sollevò con Roma I elemento latino. E chi volesse assegnare un «stre mo periodo alla civiltà greco-latina, e crederla o perduta o spenta o dimenticata ; e ricominciare un nuovo periodo coi barbari, direbbe spento il sole quando lo vede coverto di nu bi, e farebbe la religione alleata e quasi com plice dique'bar- bari, a’quali rampognò la fierezza ne’ giorni in cui erano più ebbri di potere, e che a poco a poco ammansì e soggiogò a l la santa influenza d e’ suoi sovraumani precetti, ed agli um a ni benefizii dellasapienza vetusta.
Ecco in qual m odo, a mio senno, si collega il moderno'con l’antico, la odierna con la vetusta civiltà, il m ondo di oggidì con Atene e con Rom a, nobilitate, riformate e corrette dalla rivelazione divina.Niuno potrebbe osare di fare a brani un e- difizio costruito dal concorso de’se c o li;e far rinnegare all’u manità, e soprattutto a ll’Italia, gli antichi suoi duci,per rico minciare il suo cammino co’barbari, ed acquistare la idea di città, di casa, di famiglia , d ile g g i, di d r itti, di d o v e r i, d i proprietà , da coloro che percorrevano seppe ov e non eran mura o ricinti, che cercavano il v itto n e’campi o ve non erano confini santificati da un Dio term ine, o v e il dritto era n ell’a sta e nella clava , ed il potere di un uom o su ll’ altro era d i pendente dalla vigoria d elle membra e dall’astuzia congiunta con la ferità. E quali sono le ragioni che a queste si oppon- gono?Che que'popoli distinti in tribù avevano una unione di famiglie dipendenti da capi speciali , i quali dipendevano da capi generali , con regole di determinata’ disciplina. E q u al grande ragione è mai questa ? Tutt i barbari hanno questi usi, o queste qualità proprie della spezie umana , perchè g li uomini sono per loro natura sociali; e cercare in ciò che essi ebbero dalla natura di uom ini il germ e d ell’odierno edifizio civ ile, vale lo stesso che elevare i castòri le api e gli storm i a fondatori d ell’umano consorzio.
Pur troppo esiste in altri climi una reazione alla civiltà latina; ed alcuni, per covrire la loro ingratitudine, van cer
cando ne’ fasti de’loro antenati l ’origine delle istituzioni m o d ern e; e scusando la barbarie con nomi fastosi, e con anti tesi, vogliono ricreare la specie umana, lasciare sepolta n el la notte de’tempi l’antichità, e ricominciare i fasti d e ll’ uo mo civile da’ Goti, dagli E r u li, dagli Unni, da’Longobardi. 11 facciano pure, che alm eno carità di famiglia gli scusa ; io
però non veggo questo coperchio sepolcrale sulla civiltà gre co-latina ; bensì la rimiro oppressa , spregiata a n co ra , ma
operosa non solo per conservarsi , ma ancora per rigenerare pii stessi barbari, svestirli a poco a poco d ella loro brutali tà , e riunirli alla grande fam iglia d e ’popoli civ ili. V eggo i nom adi d ella Scizia e del S etten trion e ven ire a gitlare que sta regina nel fango ed a cingerla con le catene de' loro usi ; ma non trovo alcun docum ento ed ale una ragione ch e mi d i m ostri che questa regina si d isp o g liò d e lla sua m aestà e si disposò con la barbarie. B ensì ritrovo nella storia ch e se per qualche tem po m ostrò le barbariche sozzu re , e l’ ingom bro d e lle costum anze, il suo rinnovam ento incom inciò dal di ch e col soccorso della religione intraprese a lavarsi d alle sozzu re ed a svestirsi d e ’ barbarici cen ci. Che se la civiltà consistesse so lo n ell’architettura si potrebbero ricordare m olti gotici e- difizii elevati in questo tem po (1); se soltanto n e lle l e g g i , si potrebbero porre innanzi m olte di q u elle ch e il vincitore d e t tava a’vin ti. Ma la civ iltà , sta nel p rin cip io , e n ell'in siem e di tutti g li acquisti d ella r a g io n e , di tutti g li ordinam enti sociali, leggi universali non scritte n e’ co d ici, ma trasfuse n e’ costu m i, n elle abitudini, n ell’ in d o le, nel procedere d e’ popo l i , e di radici sì sald e e di tanto p otere da logorare anche q u elle regole fittizie ch e g li vennero im poste in disaccordo d e ’suoi u si, d ella sua ragione e d el suo cuore; e m anifestarsi in tutti gli atti che sono spontanei, m assim e nella letteratura, n elle arti e nel viver civ ile. E c h i non p rocede per vie solisti ch e v e d e chiaro ch e g l’ Italiani non d eb b on o cercare la lo ro gen ealogia in T otila. E quando saper bram ate con quali duci ricom inciò la civiltà m oderna, v e lo dirà un Salernitano, ch e v iv ev a sotto un Principe L ongobardo alla m età d e ll'X l s e c o l o , ma com e M edico e co m e Sacerdote , m eglio di n oi stessi ved eva il procedere d e ll’ um anità a q u e’ tem pi. É q u esti Alfano A rcivescovo di Salerno, im itatore d i V irgilio, di Ora- zio e di O vidio com e p o e t a , ed im itatore d e’ Greci e d e’ R o
m ani n ella civ iltà . E g li rincuorando il P rincipe Gisulfo ad andare in n a n z i, non g li d icev a certam ente va per le v ie di Alboino e di Cleti ; m a v o lg en d o lo sguardo a Rom a antica, francam ente g l’ in d icava d on d e prendere il m ovim en to :
( i ) Questo stesso in verità nulla proverebbe, perchè i Goti non introdus sero forme architettoniche in Italia ed è provato per mezzo di accurate ri cerche che quella fogge di edificare furono adottate in Lombardia. E per ve ro solo in Lombardia trovansi antichi monumenti di quelle forme; m entre nel Regno di Napoli quella form a di architettura impropriamente detta goti
c a , e che meglio dir si potrebba lom barda o tutto al più germ anica, non solo
non ci venne mai pura, ma vi arrivò assai tardi e per altra strada, cioè nel XUI secolo , dalla Francia m eridionale per mezzo degli Angioini.
S e ancor virtude ha il mondo È rivolo che emana
Dalla Città sovrana
Che tenne in pace e in guerra Giustizia con valor (1J.
Che anzi vado più innanzi, e v eggo gli Arabi stessi ch e m os si dal caso, quasi fenomeno in a tteso , quasi aborto in m ezzo ad una natura di altre forme, e per infrazione alla propria credenza, gli Arabi stessi diceva, (c h e pur erano d ella fami glia de’popoli c iv ili, dalla quale erano stati scissi da una re ligione funesta) mostrarsi scienziati non per autonom ia pro pria, ma sol perchè il caso sparse fra loro alcuni frammenti della scienza greco-latina, ch ecin ta d i barbarici fregi, riman darono a’ loro possessori. E però greco-latina fu la stessa ci viltà araba, e questo dono non poteva esser n ovello principio di scientifica rigenerazione per l’occidente Cristiano ; m a so l tanto somministrar poteva altro argom ento, che le conquiste della intelligenza e della ragione d ell’ uom o non periscono, ma ripullulano sempre; e sanno vincere anche g li ostacoli d el le false religioni ed i pregiudizii della m ente e d el cuore, ed accompagnarsi fin con le carovane de’ ladroni, e con le navi de’corsari, e prescegliere fin la spada d ell’islam ita com e stru m ento della diffusione d elle scienze.
La civiltà greco-latina, modificata e diretta dal Cristianesi m o, è l’unico e vero sem e dell’ odierna civiltà ; il cui indriz zo di accordo con la ragione e col cuore non si perderà m ai più. Da’piedi del gran colosso che rappresenta la gran sintesi latina, le generazioni umane presero le m osse con la scorta benefica ed ispiratrice del cattolicism o per costruire l ’edifizio della civiltà moderna.Vennero i barbari, e soggiogarono l’Eu ropa meridionale’ e le regioni settentrionali d e ll’ Affrica. In queste spensero la civiltà latina ch e non avea lo scudo d ella religione, e che cosa ivi lasciarono? N u ll’altro ch e quello ch e v i avevano portato: la barbarie. Ma in Italia d o v e era la cul la di quel genere di civiltà e d o v e per la religione era R o m a, i barbari da conquistatori vennero s o g g io g a ti,e da vin citori furono vinti. Essi vennero e d incepparono le ruote d i quel carro su b lim e , m ettendovi in m ezzo la forza, la casta, ed il p rivilegio, tre poteri a n tiso cia li, ch e il Cristianesimo
(a) Quidquid nempe probi possidet Orbis, Hoc totum probitas fecerat U r b i s ;
Quam servare domi, militiaeque Decrevit stabili jure senati».
avea d istru tti, e ch e la religion e stessa con m olti secoli di co stanza ha finalm ente aboliti.
Sono questi i principi! ch e dom inano il m io lavoro, e ch e dirigono i m iei passi. N on già ch e io gli avessi presi a g u id a, per forzare g li avvenim enti, e piegare i fatti a ced ere ad essi; m a perchè la Scuola m edica di Salerno per la sua origine , per le su e d o ttr in e , pe’suoi o rd in a m en ti, p e’suoi p r o g r e s s i, co stitu isce il più eloq u en te d ocu m en to ch e prova questo prin cip io. Essa con la sua fede n ell'elem en to latino , con la sua opposizione ad ogni elem en to b a rb a r ic o , contribuì al rin novam ento della m edicina c la s s ic a , al riordinam ento c iv ile d e ll’arte, alla fondazione d ella m edicina p u b b lica, ed al ran- nodam ento d ell’arte con le le g g i, e con la sapienza di G over n o . E chi riguarda per questo verso la Scuola M edica d i Sa lern o ved rà, ch e la sua storia non è o g g e tto d i cu rio sità ,n o n è letteraria vanità ; m a è un argom ento parlante in favore d i un sistem a storico ch e lega tutta la m od ern a civ iltà con la civiltà d e ’latini. Fra q u elle m ura ven eran d e creb b e la pre ziosa crisalide ch e a poco a poco si trasform ò in q u ella scien za r o b u sta , ch e senza ch iu d ere la strada a’ progressi d e llo spirito um ano, prende le m o sse da Ippocrate e p roced e per un oceano interm inabile, n el quale anche quando rom pe ne g li sc o g li d e’sistem i, d ivien e im p ossib ile il naufragio, p erch è la stella polare della m edicina classica la ripone n ei retto sentiero. E se arrivò finalm ente tem po in cui la m ed icin a ,a c quistate im m ense ricch ezze,lasciò in d ietro la Scuola Salerni tana, il solo volgare poteva riguardarla co m e un anacronis m o: m entre con la sua ferm ezza n ella sua fed e a lle d ottrin e d eg li antichi, serviva quasi d i richiam o a coloro ch e forvia v a n o . E d infine fra le b en em eren ze di questa S cu ola fam osa bisogna riporvi an ch e q uella , ch e essa presenta una prova potentissim a d ella influenza d ella m edicina su ll’incivilim ento d e l gen ere um ano ; d e l fondam ento incrollabile e fecondo
d e lla m edicina classica ; d ella d ign ità ed im portanza civ ile d e ll’arte ; e d el gen io cosm op olitico d e g li ordinam enti scien tifici e civili d e ll’ Italia.
STORIA
DELLASCUOLA MEDICA DI SALERNO
Q uanto più tem pestosi e più oscuri furono gli avvenim enti che pel corso di molti secoli agitarono popoli p er ogni verso famosi ; tanto più ostinatam ente la storia si affatica a n a rra rli , cercando ogni m aniera di prova , che accordi a ’ suoi racconti verosim i glianza almeno ove non possa aversi certezza. E se talora q u e s ti sforzi non conseguisconolo scopo desiderato , servono di stim olo c di avviamento ad altre indagini , le quali spesso nel nau frag io del tem po fan trovare alcuni avanzi che rivelano al giudizioso r i cercatore fatti sconosciuti , e le cagioni recondite di m olti a l tr i. E la storia ò vita ne'popoli culti , i quali vogliono allargare la lo ro esistenza ancor sul passato. In tal modo la scienza delle cose e d e’fatti um ani ha due periodi d istin ti : nel p rim o , racco g litrice delle trad izio n i, racconta ed espone; nel secondo, rio rd in a tric e e c ritic a , esam ina i docum enti ed i m o n u m e n ti, co n n e tte e g iu d i ca : quella prende i fatti come le vengono trasm essi , e li n a r r a spesso con quel velo di esagerazione e di m eraviglia , dal quale la credulità volgare li rivestì ; questa paragona , indaga il nesso logico f r a T a tti, e senza arre sta rsi a q u e ’ pun ti spiccati , ch e pel comune degli sc ritto ri sem brano o rig in i p rim e delle cose, p ro c - cura di spingersi più innanzi, di risalire alle cagioni, e spesso r i trova i rivoli p rim itiv i , e le sorgenli del fiume degli um ani av venim enti.
Così avvenne p e r la sto ria della n o stra famosa Scuola m edica di Salerno. Chi chiudendo gli occhi al meraviglioso ag itarsi deg li uomini dal sesto al decim o secolo, allo speciale im pulso delle m e n ti, alle credenze , alle opinioni , all’ indole , agli stu d ii ; chi d i- scuorato dalle difficoltà , o vinto dalla no.ja , sdegna di p e n e tr a r e negli avvenim enti ohe si com pirono , accredita la più audace c a lunnia che I’ orgoglio della m oderna civiltà seppe in v e n tare a v verso la civiltà de padri no stri, e disconosce n iente m eno che l’o rigine propria, e pretendendo di essere nato adulto com e Min o r
-va, tronca dalla «uà vita quegli anni ne quali crebbe ed alim entò le fisiche , !e m orali e le in te lle ttu a li sue forze, li p erò abbiam veduto ora alcuni sostenere che la m e d icin a, p e rd u ta la scienza , p er cin q u e secoli , tu tta poggiasse s u ’ p ro d ig ii e sulle pratich e superstiziose ; a ltri che in un tr a t to q u a ttro d o tto ri convenendo d a d iv e rsi paesi, quasi chiam ati da nuova stella, venissero a fon d are una scuola in una te r r a incolta e selvaggia E p u re u o m in i cui accordiam g iu sta m e n te il vanto del sa p ere e della c ritic a tro - \a ro n o questi racconti degni del loro suffragio e della loro fede , S p re n g c l(l) e G iannone (2). Ma innum erevoli docum enti ven n ero tosto a sp a rg e re to rre n ti di luce sopra te m p i in d eg n am en te lasciati nell'o scu rità ; e si vide che la m edicina latina si e ra so sten u ta pe re n n e m e n te in o c c id e n te , e che la scuola di S alerno non n acq u e sulla te r r a dell' ignoranza p e r opera degli A rabi; ma fu una suc cessione indigena delle scuole d e ’bassi te m p i la tin i
Bisogna nondim eno innanzi tu tto p ro te sta rm i ch e io non credo che siavi alcuno . il quale si avvisasse p o te r egli nel secol n o stro a c q u istare p e rfe tta cognizione della m edicina, non dico dalla S cuo la S ale rn itan a , ma n ep p u re da Ipp o crate stesso. La m edicina , fi glia del te m p o , è di sua n a tu ra p e rfe ttib ile e pro g ressiv a. Che p e rò i m onum enti della sapienza de' n ostri a n te n a ti si cercano non solo p erché se rv ir possano ad istru z io n e d e 'p re s e n ti o d e ’ fu tu ri; ma p erc h è faccian conoscere il m odo di p ro g re d ire dello sp irito um ano in mezzo agl' im p e d im e n ti delle condizioni civili d e 'te m p i, spieghino lo svolgim ento successivo della rag io n e so tto la influ en
za d e ’g randi p rin c ip ii che reggono le società , e facciano rile v ar le cagioni , che prestan o favore o im p e d im e n to al p ro g resso La intelligenza dell’uom o è som m essa alle condizioni religiose , m o rali e civili, ed attecchisce e sollevasi quando è fecondata da in c li nazioni nobili e gen ero se; ed intabidisce e langue quando è som messa a pregiudizii , o è v ittim a di sofferenze. Avvi u n ’atm osfe ra m orale ed in te lle ttu a le, com e avvi una fisica atm o sfera; e s e r ve quella ad alim en to dello sp irito , com e questa lo è del c o rp o . E p e rò l’esam e de' d o cum enti scientifici non è solo stu d io di cu r io s ità , m a serve a rivelare le cagioni onde la p ro sp e rità de'fecoli e delle nazioni crebbe e scem ò, onde il sa p ere m igliorò o decadde; ed ancora se rv e a so m m in istra re le n o rm e e re tta m e n te o rd in a re le istitu z io n i, dirizzandole a fini d ’ in civilim ento e di m o ra le ed in te lle ttu a le p erfez io n e.
E p e r q u esto verso m i sem b ra ch e la Scuola S alern itan a ab bia avuta una im m ensa im p o rta n za . In quella Scuola p e r la prim a volta si svegliò q u e ll’e n e rg ia in te lle ttu a le che scosse I’ occidente dal sonno , ed in a u g u rò qu el p erio d o di operosa a ttiv ità , che fu g e rm e e p rin cip io della scienza m o d e rn a . E chi volge lo sguardo all’undecim o secolo e vede in G arioponto il più operoso e profondo
(i)S to r ia Pramm. della medicina. Tom. 11. Scz. 11
S' scrittore che sia apparso dopo Galeno, il quale in te n to a r im e tte r e i in onore la medicina latina, rovistava da capo a fondo Galeno , e r riproponeva alla venerazionede'm edici il grande personaggio d ’Ip- p pocrate; — chi vede prescegliersi quella Scuola com e sicuro asi- l< lo delle lettere da uno scienziato o rien tale , il quale ap p rese le dot- t trin e Arabe , involavasi a’ ru b esti p reg iu d izi della sua p a tria ; — c chi vede un collegio di m aestri che scrivevano in com une o p e re e ed istituzioni , e tram andavano i loro nom i riv e stiti da u n ’A uto- r rità non riflesso dell’an tich ità, ma concessa al m e rito p ro p rio ; — c chi vede infine Vescovi, P rincipi e Sovrani ac co rrere sopra quel- I le amenissime piagge a tro v are rim edio a ’ mali , ed a consultare I la saviezza di uomini concordem ente risp e tta ti : — tu tt i costoro i dovran convenire, che ogni reliquie di quella Scuola è m onum en-
I to che si raccomanda al risp etto d
e’posteri-Ma nell' ap p restarm i a sc riv e re una S toria critica di quella ‘ Scuola , è necessario sp aziarm i in un campo più vasto di ciò che ‘ sem brerebbe rice rc ar l’argom ento. Im perocché p e r far bene com - 1 prendere la im portanza non solo , ma ancora la benem erenza d i i quella Scuola verso la m edicina , le le tte re e la c iv iltà , ènecessa- ] rio innanzi lu tto volgere un rapido sguardo sulle vicende della i cultura d e ll'Ita lia dal cader dell’ Im p ero R om ano fino a ’ novelli < ordinam enti civili. Soltanto in siffatta m an iera sarà possibile di i riconoscere in qual modo si conservò la scienza degli a n tic h i, e si « andò a poco a poco innestando nel novello ciclo civile, che com in - * d av a pe' popoli dell’ occidente. P e r tal ragione p rim a di p a rla re della nostra Scuola conviene esam inare alq u an to d istesa m en te quali furono le condizioni delle le tte re , e delle scienze in Italia nel lungo dom inio de' barbari ; come i popoli indigeni conservarono gli avanzi della civiltà de’loro p a d ri, ed in qual modo li rivolsero alla rigenerazione civile
dell’occidente-5 ? a a s a © s > ! 2 a a < D i D ®
C o n d izio n i d elle le tte r e e «Ielle scienze In Ita lia «lai sesto al decim o secolo.
C A P . I
STATO D E LL ’ IT A L IA FIN O AL D ECIM O SECOLO.
I P o m a n i, c o rr o tti d a ll’ o ro d e ’popoli v i n t i , avevano s m a rrita la n atia sem plicità e le a n tich e v ir tù II loro im p e ro disteso quasi sopra tu tte le p a rti allor conosciute della T e r r a , a guisa di colosso co'p ied i di arg illa , roso d a’vizii d e ’so g g e tti e da q u elli d e ’ dom i- n a to ri, lacerato da in te stin e d isco rd ie , e s o p r a ttu tto poggiato so p ra un labile fo ndam ento m o rale , andava le n ta m e n te in d eb o len dosi, allorché scisso in d u e p a r ti delle im p re v id e n z e di un capo , venne lasciato facile p red a ad alcu n e o rd e di popoli nom adi e fe ro c i, sbucati dagli e te r n i ghiacci del n o rd . I m o n u m e n ti di glo r ia , di civiltà e di grandezza ven n ero m anom essi ; d is tr u tti i d e p o siti delle le tte re , e delle scienze ; spento in m olte p a r ti il lu m e del sa p ere ; ed i m ise ri popoli c o s tre tti a p ro v v e d e re u n ic a m e n te alla loro fisica esistenza , rip a ra v a n o su’ m o n ti lasciati fino allora p e r d im o ra degli uccelli di ra p in a . In mezzo a ta n ta m in a quasi tu tto v en n e m alm enato e scom posto. Così qu el cam po te sté fiorente e co p e rto di bionde sp ig h e , dopo u n a te m p e sta di po ch i istan ti , non p rese n ta che a lb e ri sp ia n ta ti , m esse d is tru tta , suolo ingom bro d 'i n u t i l i avanzi v eg etali, m isti al fango e co v erti di acque to rb id e e sta g n a n ti.
Ma se al ca d ere dell’ im p e ro politico e civ ile di R om a la m a g g io r p a rte d ’Ita lia venne som m essa a ’C esari b astard i , scelti fra i c a p ita n i delle o rd e feroci del n o rd ; se 1’ an tica civ iltà fu p ro s tr a ta e d is tru tta , e g li o rd in i civili r if a tti in m a n iera da p rese n ta r e da u n a p a r te co n q u istato ri ig n o ran ti e b a rb a ri, e dall’u ltra p o poli v in ti m ise ri e d isc u o ra ti : il tro v a re di mezzo a ta n ta rovina il g e rm e della ricom posizione scientifica , e far ric o m in cia re dal sesto secolo 1’ e tà di riso rg im e n to della m edicina in Italia , può se m b ra re a taluni più audacia ch e rag io n e , più cap riccio c h e rea l tà . E p u re io sp ero che le rag io n i che m i hanno in d o tto a ciò fare gieno tali da tro v a re l’a d e ren za delle persone se n n a te .
È opinione di alcuni filosofi che la ci viltà sia 1 esp licam cnto »a- I turale delle [facoltà morali dell’ uom o. Chi ciò pensa im p licita- i m ente riconosce aver la Provvidenza posti nell um ana n a tu ra al-< cune tendenze , ed alcuni bisogni , i qu ali a poco a poco svilup- 1 pandosi van logorando tuttociò che gli sm orza , li c o n tra ria e li < devia, e coll’opera de’secoli a grad i a gradi vanno ordinando i rap - ! porti esteriori in modo da com pierli e soddisfarli. E c e r to c h i m e
dita sulla storia trova continue e lim pide prove di q uesto fatto . Coloro che am m ettono de'cicli d i sap ere e d ’ ignoranza, di c o ltu ra e di barbarie, che si succedono e si ripetono nello sviluppam en- to della civiltà, calunniano l’um anità e fanno onta alla sapienza d i Dio A guisa di Sisifo gli uom ini sa re b b ero s ta ti condannati a t r a scinare con gli sforzi d ’ innum erevoli generazioni sulla v etta lu minosa della sapienza l'opera della civ iltà p er vederla poscia r ic a dere nella valle della degenerazione e della b a rb a rie ; onde le nuo ve generazioni potessero ricom inciare da capo il loro lavoro con dannato allo stesso m iserando dentino. Nò, l’um an ità non ha r ic e vuta da Dio l'anatem a di cosi trem enda riprovazione. È vero c h e essa è destinata a com battere c o ll'e rro re e con le passioni; ad a r restare sorpresa e discuorata p e r qualche tem po i suoi passi ; a deviare talvolta p er lungo volgere di secoli dal re tto se n tie ro : ma il suo corso è sem pre ascendente e progressivo , ed ogui secolo che passa segna una nuova conquista sulla b arb a rie .
Posto ciò , e rivolgendo i n ostri sguardi alla sto ria , tro v iam o che essa ci presenta due specie di civiltà , l’antica e la m oderna ; le quali sono essenzialm ente connesse alle due religioni la pagana e la cristiana, l.a pagana civiltà e ra lo s v ilu p p a m e lo finale di al cuni principii generali, di alcune m assim e, di alcune idee in c a r nate nelle generazioni, e trasm esse dalle une alle a ltre quali ab i tudini co n v e rtite in n a tu ra , quali arc h etip i delle d o ttrin o e delle credenze. Questi p rin cip ii, queste m assim e, q u este idee svolgen dosi per gli sforzi successivi della ragione um ana influirono sopra tu tte le produzioni dello, s p irito , e costituirono l ’indole civile dei popoli, e ne form arono l ’estetica, la filosofia, il se n tim e n to , la fe de , la politica e la m orale Ma il ciclo della civiltà pagana e ra compiuto fin dal terzo secolo dell’è ra volgare. Q uesta civiltà a v e va percorse tu tte le vicende che s u r s e r u d a lla ttilu d iu e d e’popoli, dalla diversità delle s t i r p i , dalle influenze d e ’ c l i m i , dal d iverso grado di potenza politica. Essa si assise nei P o rtic i e nelle Acca dem ie; sali gli a ltari ed i tro n i; passò da uno ad a ltro lido con le navi d e’T irreni de T iri e da' i e u ic i i ; accom pagnò le c o n q u ista trici falangi di Ciro di Alessandro e di Cesare ; elevò le P ira m i di il Partenone l'A nfiteatro ed il l'o ro ; brillo negli O lim pici circ i; comandò dal Campidoglio. Essa successivam ente fu pastorale ed a- gricola, eroica e g u e rrie ra , in d u strio sa e co m m ercian te , b rilla n te od immaginosa, sennata e positiva. Ma in mezzo a ’ suoi trio n fi e ra rosa da un tarlo che a poco a poco doveva d istru g g e rla . Q uesto superbo edifizio era poggiato sopra una labile base : sopra p rin c
t-pii ch e erano in opposizione con la n a tu ra ; so p ra c re d en ze che la tta v an o con la rag io n e ; so p ra costum i che era n o rip ro v a ti dal cuore. O nde P itag o ra non p o te v a d a r m ano alle fo ndam entali r i fo rm e dell’ um an ità senza sveg liare sdegni procaci ; S ocrate nou sapeva conservarsi in te m e ra to senza porsi in disaccordo con la c r e denza ; e P latone non sapeva su b lim arsi nella scienza senza sp o gliare del suo p re stig io la fede v olgare, e senza volgersi col p e n siero ad una cagione ch e stava al di sopra delle passioni deificate, e di un G iove vendicativo ed im p u d ico .
Q uesta relig io n e così o p p o rtu n a a carezzare e b la n d ire le pas sioni era p e r itu ra com e t u t t e le o p e re um ane, e chi va in dagando in q u esto o in quel fatto la cagione della decadenza della civiltà an tica, g re tta m e n te si p e rd e n e ’p a r tic o la n , senza elevarsi alla c a gione universale, fon d am en tale, in e lu tta b ile della caducità di t u t to ciò che non è d i accordo con l’e te rn o s e n tim e n to della ragione e del cu o re .
La parola di C risto venne a svelare q u esto accordo , e ad in se g n a re all’uom o la via del perfezio n am en to , ed il modo da m e tte re in arm o n ia la ra g io n e , i se n tim e n ti e le o p e r e .L ’in d iv id u alità ta c q u e ; la passione fu fre n ata o d ir e t ta ; ed allora la p rim a volta non si vide più l’uom o, ma l’u m a n ità ; nè più a p p a rv e ro il c itta d in o e l ' ilota , i greci ed i b a rb a ri , ma si vide una fam ig lia di fratelli con 1’ unico p a d re c h ’è D io. E q u e s ti non e ra il s e d u tto re di Se- m e le e di Leda; ma C hi re d e n to l’uom o dalla s e rv itù del peccato, gli dava esem p li di su b lim e ab n e g az io n e , g l’ im p o n e v a leggi di a m o re e di c a rità , e lo educava alla ind u lg en za ed al p erd o n o .
Q ueste c re d en ze e q u e sti s e n tim e n ti fo rm a ro n o le p ed a m e n ta dell’edilìzio della civ iltà m o d e rn a ; civiltà nelle le tte re , nelle sc ie n ze, nelle a r ti , nelle leggi, n e ’co stu m i, nella p o litica, nella m o rale; civ iltà d u ra tu ra ch e non può essere a r re s ta ta nè d a' suoi nem ici im p o te n ti, nè d a’suoi in to lle ra n ti ed im p ro v v id i a m ici. Chi p o trà n eg a re che i p rin c ip ii d i q u esto ciclo com inciarono quando d i s tr u tta l’antica civ iltà fru ttifica v a il g e rm e delle nuove cre d en ze , ed a poco a poco la r ig e n e ra ta u m a n ità co n fo rm av a i suoi usi, le sue p r a ti c h e , le sue istitu z io n i sulla novella fede ? Se era caduta l’ id o la tria e l’im p e ro fondato d a ’successori di A ugusto, non e r a no del pari p e rd u ti i f ru tti della ra g io n e u m an a, le co n q u iste del- 1’ in te lle tto , i co n cep im en ti della fa n ta sia . Essi so ltan to doveansi d istaccare dal c e n tro m orale e d a ’ se n tim e n ti pagani , e r io r d i narsi in to rn o ad un nuovo c e n tr o , o nde a poco a poco d iv e n u ti p a rte in te g ra le del nuovo alb ero sul q u ale veuivano in n e sta ti, aves sero p o tu to col te m p o p a rte c ip a re della v eg etazio n e d i esso , e p ro d u rr e e m a tu r a r e i loro f r u tt i.
Nè la m edicina p oteva essere so tto p o sta ad una legge di ecce zione. In ogni te m p o al c e rto vi sono s ta li am m alati e c u r a to ri dei m ali: m a le co n q u iste scientifiche sta c c a te si dalla civiltà a n tic a do vevano a g ra d o a g rado in c a rn a rsi nella novella fede. Risorgevano q u in d i a nuova vita q u e s te cognizioni dal m om ento iti cu i siffa tta
trasformazione incominciò ; e frantende il progresso successivo e graduato dell’ umanità , chi lo riconosce solo quando è ad u lto , nè vede la lotta stupenda ed anim osa che sostenne p e r lunghi e penosi anni coll'ignoranza , coll' inerzia , e coll’e rro re .
Ecco in breve adom brato il m otivo principale perchè ho fatto cominciare dal sesto secolo l’età di riso rg im e n to della m edicina in Italia. L’ ho fatto perchè da quel tem po incom inciarono i novelli ordini c iv ili, che furono base ed o rig in e della civiltà m oderna. E la medicina più di tu tte le altre cognizioni um ane viene in appog gio di questo sistema storico, perchè divenne p a rte delle d o ttrin e clericali ed occupazione del sacerdozio.
Posto ciò è naturale il d ed u rre che la m oderna civiltà fu con seguenza legittima delle nuove tendenze che il cristianesim o dava al cuore ed all’ ingegno dell’uomo. Tendenze di accordo con la sua coscienza, coll’ intim o suo senso, con la sua n atu ra . K q u in d i in mezzo a così generali e così profondi conturbam enti politici fe condava un germ e benefico ed incorruttibile ; ed runa religione di pace e di carità preparava fru lli di benevolenza, e di una novella civiltà più vera, più bella, più d u ra tu ra di quella d is tru tta dal fer ro de’Goti. M entre tu tto declinava e le Società si scioglievano, e l’antica civiltà cadeva in fra n tu m i, i suoi avanzi furono sa p ie n te mente e generosam ente raccolti da’ prim i C r is tia n i, p e r salvarli nell’ arca della loro sublim e c a rità, o n d e rian im ati della rivelazio ne potessero un giorno rig e n e ra re la specie um ana.
Che se il principio religioso form ava lo s p irito an im ato re del novello periodo, che andava sorgendo, o c h e ogni g io rn o acquista va più forte vigore in mezzo a tu tti g l’ im p e d im e n ti, che vi o p p o nevano i pregiudizii e la b arb arie ; stru m e n to alla g ra n d ’ op era fu certam ente il C hiericato cattolico. Alle ta n te suo elevate m issioni, questa si aggiunse in quell’ età scom poste, onde il C h iericato r i fulse agli occhi dello storico di un lum e purissim o, che non può venire oscurato dalle om bre che di quando in quando velarono l’o rizzonte civile. E quando poi i popoli d ivenuti adulti r im e rita ro no con tu rp e dim enticanza, o con audace m a lig n ità, ta n to favore, commisero il fallo di quei figli in g ra ti, i q u ali, allorché possono far uso delle loro forze, obbliano la m atern a p ie tà che li sorresse quando erano fiacchi ed incapaci.
E di fatti ognun sa come dalle irru z io n i d e ’ b a rb a ri gli a n tic h i ordini furono tosto im m u ta ti, ed ogni d ir itt o si fuse nella forza delle arm i. Il popolo divenne debole tim id o sospettoso ; g l’ inva sori erano avidi e fe r o c i( I ). T u tte le occupazioni si ridussero alla g uerra, ed un poco all’ag ricoltura ed al com m ercio (2). Il solo Cie
li) Nobilthtts fu era s quondam construcla patron/s
Subd ta mine .tervis. Heu male Roma ritis !
Epigram. riportato dal Muratori. Diss. med nev
(■i) l’er documenti di questo capitolo riscontrasi Muratori ( Annali d' Ita
lia ad an ) il quale scrisse la sua opera sopra innumerevoli documenti clis