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La fisioterapia veterinaria: trattamento del cane traumatizzato

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Academic year: 2021

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INDICE

Premessa ………6

Introduzione ………..7

CAPITOLO 1

Cenni di anatomia e fisiologia delle principali strutture

anatomiche di interesse fisioterapico

 Ossa ………10  Muscoli ………...12  Cartilagine ………..13  Tendini e legamenti ………....14  Nervi ………...16

CAPITOLO 2

La visita fisioterapica

 Esame clinico ortopedico………...18

 Esame dell’andatura e biomeccanica del movimento …...22

 Esame neurologico ………...28

CAPITOLO 3

Tecniche fisioterapiche non strumentali

 Massaggio ………..32

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• Sfioramento superficiale ……….33 • Impastamento………...33 • Frizione ………34 • Compressione………...34 • Scuotimento………..35 • Percussione………...35  Esercizi terapeutici ………35

• Esercizi terapeutici passivi ………..36

• Esercizi terapeutici attivi ……….39

 Termoteramia ………47

 Crioterapia ……….48

CAPITOLO 4

Tecniche fisioterapiche strumentali

 Stimolazione elettrica ………51  Ultrasuoni terapeutici ………53  Idroterapia ………..56 • Underwater treadmill ………..59 • Nuoto ………....60  Magnetoterapia ………..61  Laser-terapia ………...61

CAPITOLO 5

Principali patologie traumatiche trattabili con la fisioterapia

 Fratture ………..63

• Fratture articolari ………...65

• Fratture della fisi.………...65

(3)

• Fratture della scapola ………..67

• Fratture pelviche multiple e bilaterali ………...67

 Lesioni articolari ………...68

• Lussazione di spalla, gomito e anca ………...68

• Lussazione di ginocchio ………..69

• Rottura del legamento crociato craniale ………...69

• Rottura del legamento crociato caudale ………...71

 Lesioni tendinee ………...71

• Contrattura dell’infraspinato ……….72

• Contrattura del tendine flessore del carpo ………72

• Rottura del tendine di Achille ………73

• Lussazione del tendine flessore superficiale delle falangi ………74

 Lesione dei nervi periferici ………...74

CAPITOLO 6

Casi clinici

 Nebbia: lesione traumatica del nervo sciatico ………..76

 Camilla: frattura a carico dell’omero nella porzione diafisaria ………..79

 Diana: lussazione traumatica di gomito e anca ……….81

 Sirio: lesione traumatica a carico del plesso brachiale ………...85

 Luna: rottura del legamento crociato craniale ………87

 Hoss: rottura del legamento crociato posteriore ……….85

Conclusioni ………..89

Bibliografia ………...91

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Torre Tania

UNIVERSITA’ DI PISA

Corso di Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria

La fisioterapia veterinaria:

La fisioterapia veterinaria:

La fisioterapia veterinaria:

La fisioterapia veterinaria: trattamento del cane

trattamento del cane

trattamento del cane

trattamento del cane

traumatizzato

traumatizzato

traumatizzato

traumatizzato

Riassunto

Parole chiave: cane, arti, traumatologia, riabilitazione fisica, fisioterapia.

La fisioterapia è un settore della medicina veterinaria che si occupa del trattamento di animali con disfunzioni muscolo-scheletriche, articolari e neurologiche, al fine di giungere ad un completo recupero funzionale. I principi e le tecniche di fisioterapia veterinaria, derivano da protocolli di riabilitazione fisica impiegati nell’uomo, che sono stati successivamente modificati per l’applicazione negli animali. Il ruolo del veterinario fisioterapista consiste nell’individuare i danni funzionali che l’animale presenta, allo scopo di stabilire gli obiettivi che devono essere raggiunti mediante un piano di trattamento specifico e individuale. Il trattamento prevede l’utilizzo di tecniche non invasive, che si dividono in strumentali e non strumentali. Le tecniche non strumentali includono il massaggio e gli esercizi terapeutici attivi e passivi, mentre le tecniche strumentali comprendono, la stimolazione elettrica, gli ultrasuoni terapeutici, l’idroterapia, la terapia termica, la crioterapia, la magnetoterapia, la laser-terapia ecc. La fisioterapia permette quindi un recupero più rapido della funzione locomotoria attraverso l’applicazione di queste tecniche.

Abstract

Key-words: dog, limbs, traumatology, physical therapy, physiotherapy.

Physiotherapy is a segment of veterinary medicine that interests the treatment of animal with muscle-skeletal, articular and neurologic disorders, to obtain a complete functional recovery. Principles and techniques of veterinary physiotherapy, result from protocols employed in human’s physical rehabilitation, that were subsequently changed for animals application. The role of veterinary physiotherapist consists to identify functional disorders that the animal presents, to establish the objectives that must be reached by a specific and individual plan of treatment. The treatment uses invasive techniques, that are divided in non-instrumental and non-instrumental techniques. Non-non-instrumental techniques are massage, and active and passive therapeutic exercises, while instrumental techniques are electrical stimulation, therapeutic ultrasounds, hydrotherapy, thermotherapy, cryotherapy, magnetotherapy, laser-therapy, etc. Therefore, physiotherapy allows a faster recovery of locomotor function, through application of this techniques.

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INTRODUZIONE

Fisioterapia è un termine che definisce quella branca della medicina che fa ricorso ai mezzi fisici per fini curativi.1

Questo include, il trattamento di animali che hanno subito un intervento chirurgico ortopedico, programmi di monitoraggio della perdita di peso, il rafforzamento di gruppi muscolari specifici, e la gestione di condizioni articolari croniche e degenerative. La riabilitazione fisica prevede l’utilizzo di tecniche non invasive che si dividono in strumentali e non strumentali. Le tecniche non strumentali includono il massaggio, gli esercizi terapeutici attivi e passivi, la termoterapia e la crioterapia, mentre le tecniche strumentali comprendono molte tecniche, tra le quali la stimolazione elettrica, gli ultrasuoni terapeutici, l’idroterapia, la laser-terapia, e la magnetoterapia. L’applicazione dei principi e delle tecniche di fisioterapia negli animali, deriva dalla modifica di protocolli di fisioterapia che sono stati precedentemente studiati e sviluppati nell’uomo. I risultati che sono stati ottenuti, hanno portato ad un maggiore impiego di queste metodiche in medicina veterinaria.

La fisioterapia inizia negli Stati Uniti nei primi del ‘900 ed è focalizzata sul trattamento della poliomelite acuta, che raggiunge il suo picco durante le prime due decadi del ventesimo secolo. Dalle sue origini, la fisioterapia si è concentrata sul restituire, agli individui che presentavano disabilità, le loro massime funzioni. Per tutta la durata degli anni ’40 la fisioterapia ha continuato ad evolversi e si è concentrata sul trattamento dei pazienti che avevano contratto la poliomelite, o dei pazienti feriti nella seconda guerra mondiale. Inizialmente l’interesse della medicina veterinaria era rivolto alla produzione agricola e al bestiame. In seguito, c’è stato un graduale cambiamento del ruolo degli animali da compagnia all’interno della famiglia, che ha portato ad un maggiore interessamento, da parte dei proprietari, nei riguardi della medicina veterinaria. Inoltre, l’ampliamento della conoscenza nel campo della medicina e della chirurgia dei piccoli

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animali e lo sviluppo tecnologico, hanno prodotto un maggiore interesse nella cura della salute degli animali da compagnia.

La riabilitazione degli animali con disturbi cronici e in seguito ad interventi chirurgici ha come obiettivo stimolare la funzione fisica, facilitare il recupero post-chirurgico e migliorare la qualità della vita del paziente.2 La fisioterapia deve essere eseguita da professionisti qualificati che hanno una conoscenza specifica dei pazienti e delle terapie, un equipaggiamento specializzato, e spesso è necessaria anche la collaborazione del proprietario. Il ruolo del veterinario fisioterapista consiste nell’individuare i danni funzionali o le disabilità che l’animale presenta, e nello stabilire gli obiettivi che devono essere raggiunti attraverso la realizzazione di un piano di trattamento specifico e individuale. La terapia inizia con attività di bassa intensità e durata, in modo da non affaticare eccessivamente l’animale e per valutare la sua reazione nei confronti di nuovi trattamenti. La risposta del paziente viene monitorata costantemente per apportare delle modifiche al piano di trattamento, che consistono nel graduale aumento dell’intensità, della frequenza, e della durata delle terapie, al fine dei raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Quando la fisioterapia viene utilizzata nelle prime 48 ore seguenti ad un intervento chirurgico, si ottiene una riduzione del dolore, un aumento della mobilità, e una diminuzione dell’infiammazione, che favoriranno un più rapido ritorno alla funzione normale. Se vengono applicati in modo appropriato, questi trattamenti producono benefici sia immediati che a lungo termine. La fisioterapia viene molto usata, nella medicina umana, per alleviare il dolore e per accelerare la guarigione. I medici veterinari solitamente utilizzavano mezzi e tecniche di immobilizzazione, nella fase di recupero post-chirurgico.

Nella medicina umana è stato dimostrato che lunghi periodi di immobilizzazione, possono esitare in una grave atrofia muscolare e nella contrattura fibrosa dell’arto interessato. L’immobilizzazione è inoltre, dannosa anche per la salute della cartilagine, dei legamenti, e dell’osso. La riduzione del range of motion avviene dopo un certo periodo di

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immobilizzazione dell’articolazione, e sono necessarie dalle 8 alle 12 settimane di riabilitazione per ottenere un miglioramento.3

Queste problematiche si verificano anche negli animali, per questo è importante l’utilizzo della fisioterapia anche in medicina veterinaria.

Lo scopo della tesi è mostrare l’efficacia della fisioterapia veterinaria, nel recupero delle funzionalità motorie, in seguito ad eventi traumatici a carico del sistema muscolo-scheletrico, della cartilagine, dei tendini, dei legamenti e del sistema nervoso.

Attraverso la presentazione di casi clinici, che prendono in considerazione diverse patologie traumatiche, verranno messi in evidenza i piani di trattamento specifici ed individuali, per il raggiungimento di una condizione fisica ottimale.

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CAPITOLO 1

CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA DELLE PRINCIPALI STRUTTURE

DI INTERESSE FISIOTERAPICO

Il sistema muscolo-scheletrico ha un ruolo centrale nella fisioterapia, i trattamenti a carico di questo sistema migliorano la mobilità, il dolore, la struttura e la vascolarizzazione dei tessuti interessati. In seguito ad un trauma la rivascolarizzazione e la riorganizzazione tissutale, sono essenziali per il ritorno ad un movimento normale. Se questi eventi non si verificano si può instaurare una fibrosi e una anormale configurazione delle fibre collagene, che portano ad una diminuzione del range of motion a livello dell’articolazione. Le funzioni del sistema muscolo-scheletrico sono influenzate da cicli di carico e scarico del peso corporeo, da cui dipende la struttura e il mantenimento del tessuto connettivo. L’alterazione del carico determina un cambiamento sia nella struttura sia nella mobilità del segmento anatomico interessato. Animali con patologie muscolo-scheletriche o nel periodo post-operatorio, spesso non sono in grado di porre pieno carico sull’arto colpito. In queste situazioni la fisioterapia può aiutare il paziente ad ottenere una guarigione più rapida, attraverso l’utilizzo di esercizi passivi o attivi. La struttura dell’osso permette un perfetto adattamento agli stress meccanici.4

Ossa

Ossa

Ossa

Ossa

L’osso è un tessuto dinamico costituito da materiale organico per un 35% e da sostanza minerale per il restante 65%. La porzione organica comprende i costituenti cellulari, in particolare osteociti, osteoblasti, e osteoclasti, e le componenti della matrice. L’equilibrio che si riscontra tra il riassorbimento e la deposizione ossea viene mantenuto sia dall’omeostasi della componente minerale, sia dal continuo rimodellamento che avviene in seguito alle pressioni meccaniche che agiscono a livello osseo. La componente

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inorganica è costituita principalmente da calcio e fosforo che si depositano in associazione con le fibrille collagene, sottoforma di cristalli di idrossiapatite. Questi cristalli si allineano con le fibrille fornendo la rigidità strutturale caratteristica dell’osso, inoltre, questa unica deposizione tra collagene e sostanza minerale, fornisce anche una proprietà viscoelastica, rendendo l’osso resistente alle forze compressive, mentre il collagene permette il supporto elastico.2 Le forze fisiologiche che vengono esercitate a livello osseo creano delle forze di curvatura all’interno dell’osso, che inducono cambiamenti sia nella matrice, sia nella sostanza minerale. Queste forze di curvatura stimolano un cambiamento a livello delle cariche elettriche che corrisponde all’effetto piezoelettrico, che è la trasduzione di un effetto meccanico in uno stimolo elettrico. La diminuzione delle cariche negative nell’area di osso colpita innesca l’attivazione degli osteoclasti, che determina un aumento del riassorbimento e della distruzione del tessuto osseo. Al contrario, un aumento delle cariche negative stimola la produzione di tessuto osseo da parte degli osteoblasti. Per questi motivi, un insufficiente attività fisica o l’immobilizzazione di un arto, crea uno stress patologico sull’osso che in breve tempo porta ad una demineralizzazione. Per promuovere la mineralizzazione e il rimodellamento osseo è possibile controllare il carico, o caricare parzialmente l’arto lesionato, in modo da impedire l’insorgenza di fratture patologiche.4 Inoltre, una lesione a carico dell’osso esita anche nella distruzione del rifornimento vascolare, che è estremamente importante per la cicatrizzazione dei tessuti danneggiati. Di fronte a queste situazioni è necessario tenere in considerazione anche altri fattori che influenzano la cicatrizzazione, come l’età del paziente, la localizzazione della lesione e la tipologia della lesione. Questi fattori non condizionano soltanto la riparazione tissutale, ma sono utili anche al veterinario fisioterapista per determinare il tipo di terapia da intraprendere. Gli esercizi passivi, i massaggi e l’elettrostimolazione provocano un aumento del flusso sanguigno a livello dei tessuti molli e del periostio. Inoltre la stimolazione elettrica favorisce l’effetto piezoelettrico e la formazione di tessuto osseo.4

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Muscoli

Muscoli

Muscoli

Muscoli

Durante il processo di cicatrizzazione a seguito di un trauma o di un periodo di immobilizzazione, il tessuto connettivo a livello muscolare sviluppa dei cambiamenti degenerativi dovuti alle mancate, o alle ridotte condizioni di contrazione ed estensione. Questo causa una diminuzione delle componenti della matrice e un’anormale configurazione delle fibre collagene, che riducono la mobilità del muscolo determinando l’insorgenza di contrattura e fibrosi muscolare.4 Il muscolo scheletrico è costituito da un’aggregazione di cellule muscolari chiamate fibre; ogni muscolo è composto da numerose fibre legate, le une alle altre, da tessuto connettivo. Ogni fibra muscolare è costituita da miofibrille di actina e miosina, che forniscono la proprietà contrattile caratteristica del muscolo. Le miofibrille sono circondate da un reticolo sarcoplasmatico che consente il deposito e il rilascio del calcio per la funzione muscolare. Lesioni a livello del muscolo si instaurano come risultato di lacerazioni, contusioni, rotture, ischemia e strappi muscolari. Un danno al muscolo provoca la lacerazione delle fibre muscolari e la distruzione del tessuto connettivo e del supporto vascolare. Questo problema può essere acuto o cronico, e la gravità può variare da una lesione leggera ad una completa rottura. La riparazione del tessuto muscolare è preceduta da un iniziale periodo di emostasi e di infiammazione. In seguito alla formazione dell’ematoma, l’edema e l’ischemia che si instaurano, causano la distruzione e la degenerazione delle fibre muscolari adiacenti. La riparazione della lesione avviene per mezzo di tessuto cicatriziale che determina una diminuzione, fino ad un 50%, della forza contrattile del muscolo.2 Per restituire al muscolo la normale capacità contrattile è importante il massaggio, perché aumenta il flusso sanguigno a livello locale ed elimina le adesioni patologiche. Inoltre, dato che i muscoli conducono gli impulsi elettrici, è possibile utilizzare anche l’elettrostimolazione. Infatti attraverso la depolarizzazione delle cellule muscolari, la stimolazione elettrica determina la contrazione del muscolo, producendo la sua attività fisiologica, senza caricare l’arto.

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E come il massaggio anche la stimolazione elettrica determina un aumento del flusso sanguigno, migliora la struttura tissutale e limita l’instaurarsi dell’atrofia muscolare.4

Cartilagine

Cartilagine

Cartilagine

Cartilagine

I disturbi a carico della cartilagine articolare e delle articolazioni rappresentano alcune delle patologie più comuni e debilitanti, che si incontrano nella pratica veterinaria. Le proprietà meccaniche della cartilagine articolare derivano dalla sua struttura complessa e dall’interazione dei suoi costituenti biomeccanici. L’articolazione è costituita da due o più superfici di cartilagine ialina che ricoprono le estremità delle ossa lunghe. Questa cartilagine fornisce una superficie liscia e scorrevole che permette il movimento articolare, e durante il carico dissipa le pressioni di contatto, e distribuisce le forze compressive e le forze di taglio, che vengono trasmesse attraverso l’osso subcondrale all’osso corticale. La cartilagine è un tessuto non vascolarizzato e senza circolazione linfatica, ed è costituita da un 70-80% di acqua e per il restante 20-30% da condrociti, collagene di tipo II e proteoglicani. L’articolazione è circondata da una capsula formata da uno strato fibroso esterno e da una membrana sinoviale interna. Lo strato fibroso esterno è composto principalmente da collagene, ed aiuta a fornire il supporto meccanico. La membrana sinoviale interna è un sottile strato di cellule sinoviali, strettamente associate con un plesso vascolare subsinoviale. Da questo plesso proviene un plasma ultrafiltrato che insieme all’acido ialuronico, prodotto dalle cellule della membrana sinoviale, formano il fluido sinoviale che lubrifica l’articolazione e nutre la cartilagine. Inoltre il sostegno del peso corporeo e il movimento articolare migliorano la diffusione dei nutrienti alle cellule cartilaginee e la rimozione dei metaboliti di scarto.2 La degenerazione della cartilagine può avvenire per l’instaurarsi di malattie degenerative o a seguito di lunghi periodi di immobilizzazione dell’arto. La mancanza del carico fisiologico e anche il carico ridotto o il sovraccarico della cartilagine, inducono una carenza di nutrienti quali ossigeno e metaboliti, una ridotta sintesi di matrice e, di

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conseguenza, la perdita delle sostanze della matrice. Questo determina un minor legame con l’acqua che riduce l’elasticità della cartilagine, perciò si instaura una minor resistenza dell’articolazione alla deformazione meccanica. Il collagene di conseguenza, diventa sempre più suscettibile alla pressione e col tempo si danneggia. 4 Spesso i processi degenerativi sono dovuti ad una perdita dei normali costituenti della cartilagine, soprattutto collagene e proteoglicani, che colpiscono i meccanismi di flusso del fluido sinoviale attraverso la cartilagine. I fattori che contribuiscono a questa perdita includono traumi diretti, obesità, immobilizzazione e il carico eccessivo della cartilagine. 2

A livello articolare il principale obiettivo della fisioterapia è assicurare un’adeguata mobilità e il corretto utilizzo dell’arto interessato. Mediante l’impiego di esercizi passivi e di specifici esercizi attivi è possibile limitare la degenerazione cartilaginea, il dolore, il non utilizzo parziale o completo dell’arto e la ridotta circolazione, inoltre è possibile ripristinare un’adeguata nutrizione della cartilagine. Se la lesione diventa cronica e persiste per un lungo periodo di tempo, a livello della capsula sinoviale si svilupperanno fibrosi e aderenze che porteranno ad una diminuzione della mobilità articolare. In questi casi, il massaggio aiuta a dissolvere le aderenze, mentre l’elettrostimolazione fornisce un’efficace e duratura riduzione del dolore. 4

Tendini e legamenti

Tendini e legamenti

Tendini e legamenti

Tendini e legamenti

Un’altra importante componente articolare che è necessario prendere in considerazione è caratterizzata dai tendini e dai legamenti, che svolgono un ruolo importante nell’assorbimento delle forze elastiche durante la contrazione e l’allungamento muscolare. I tendini e i legamenti sono costituiti principalmente da collagene, con fibre disposte parallelamente tra loro. I legamenti si estendono tra le ossa per stabilizzare le articolazioni, mentre i tendini collegano i muscoli alle ossa. Queste strutture sono flessibili per permettere il naturale movimento, e allo stesso tempo sono robusti e relativamente inestensibili per offrire resistenza alle forze applicate all’articolazione, in particolar modo alle forze elastiche. I legamenti spesso

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non svolgono la loro funzione come una struttura unica, infatti a seconda della posizione dell’articolazione, una porzione del legamento può essere contratta, mentre un’altra porzione è rilassata. Le fibre a riposo hanno un aspetto ondulato e quando sono sottoposte a carico cambiano il loro orientamento, allineandosi parallelamente tra loro. La funzione del legamento viene definita attraverso la misurazione della forza di contrazione fornita da specifici legamenti. I progressi delle tecniche e dei modelli analitici permettono analisi precise della posizione, del movimento e della lassità articolare. Recenti studi hanno dimostrato che, in aggiunta al supporto dei tendini e dei legamenti, anche i riflessi neuromuscolari hanno ampio ruolo nella stabilità dell’articolazione. Infatti, gli impulsi a livello dei meccanorecettori presenti nella capsula articolare, nei menischi, e nei legamenti, vengono trasmessi al midollo spinale producendo un riflesso di regolazione dell’azione muscolare sull’articolazione, per fornire stabilità e una funzione coordinata. Lesioni a carico di tendini e legamenti vengono comunemente trattate con l’immobilizzazione dell’articolazione. Le tecniche che si possono utilizzare in questi casi includono metodi di fissazione interna ed esterna, l’applicazione di gessi e bendaggi, la denervazione, la disarticolazione e il riposo.

Questi metodi hanno permesso lo studio dei cambiamenti istologici, biochimici e biomeccanici che avvengono durante il non utilizzo dell’arto. Con l’immobilizzazione dell’articolazione si verifica, infatti, un peggioramento sia nelle proprietà strutturali che materiali dei tendini e dei legamenti. Gli effetti determinati dalla mancanza di pressione, dipendono soprattutto dalla durata, inoltre, si possono avere risposte diverse nello stesso animale, a causa delle differenti proprietà biomeccaniche, cellulari e strutturali. La riabilitazione permette ai tendini e ai legamenti di recuperare quasi completamente le loro proprietà meccaniche. Di conseguenza, la conoscenza degli effetti dannosi dell’immobilizzazione influenza la gestione delle lesioni a carico di queste strutture.2 In questi casi l’articolazione diventa sempre più instabile, la capsula articolare diviene fibrotica e la mobilità dell’articolazione diminuisce.

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Diversi studi hanno dimostrato che la capacità di carico dei tendini e dei legamenti, si riduce ad un 20% dopo soltanto quattro settimane di immobilizzazione. Questa diminuzione è dovuta ad una riorganizzazione della matrice collagene e all’adesione delle fibre. Le misure fisioterapiche che si contrappongono a questi processi patologici includono il massaggio, che agisce sulle adesioni e aumenta il flusso sanguigno locale, gli esercizi passivi di flessione ed estensione, la stimolazione elettrica e l’idroterapia. In caso di lesioni tendinee è utile anche l’impiego di esercizi attivi, in particolare esercizi di estensione dell’arto con l’applicazione di un carico parziale. Questi esercizi simulano uno stimolo fisiologico che innesca la riorganizzazione del tessuto cicatriziale. Anche la temperatura influisce positivamente sul recupero tendineo, infatti, l’utilizzo della termoterapia (impacchi caldi, l’impiego di lampade ad infrarossi, ecc.) e l’allungamento dell’arto prima di iniziare gli esercizi, aumenta l’elasticità del tendine.4

Nervi

Nervi

Nervi

Nervi

Anche il sistema nervoso periferico è una componente importante da valutare in caso di lesione a livello di un arto. I nervi periferici possono essere interessati da due forme di stress meccanico, che sono la pressione e la tensione. Normalmente le forze di pressione vengono assorbite dai fascicoli nervosi, dalle cellule adipose e dalle fibre elastiche, mentre la pressione elastica viene assorbita dalla particolare configurazione del tessuto connettivo e degli assoni. I cambiamenti strutturali che si verificano nel tessuto connettivo, sono la principale causa di degenerazione nervosa. Inoltre, un aumento di pressione, su un nervo o sulla radice di un nervo, provoca demielinizzazione e una riduzione della vascolarizzazione.

A seguito di un trauma si possono riscontrare tre tipologie di deficit neurale,

la neuroapraxia che indica una perdita della funzione nervosa in assenza di

modificazioni strutturali, che è frequentemente accompagnata da disordini circolatori. L’axonotmesi caratterizzata dalla separazione degli assoni senza distruzione delle guaine nervose, e la neurotmesi che indica la totale separazione del nervo.

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In questi casi, le tecniche fisioterapiche, non sono mirate soltanto al trattamento dell’atrofia muscolare che deriva da questo tipo di lesioni. Infatti, l’impiego del massaggio e degli esercizi passivi migliora la mobilità dei nervi e la circolazione, che è fondamentale per la rigenerazione nervosa. Attraverso l’utilizzo dell’elettrostimolazione è possibile trattare sia l’atrofia muscolare che il deficit neurologico, favorendo il ritorno ad una funzione normale. Grazie alle proprietà plastiche del sistema nervoso, il muscolo gioca un ruolo chiave nella cicatrizzazione del nervo. Il ritorno alla funzione ottimale si può ottenere solo dopo l’attivazione di meccanismi di stimolazione muscolare, che portano alla conduzione di impulsi lungo il nervo, fino all’attivazione della cellula nervosa. Da questo momento la cellula nervosa riceve le informazioni riguardo il muscolo e può, quindi, assumere un’adeguata azione di controllo.4

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CAPITOLO 2

LA VISITA FISIOTERAPICA

Esame clinico ortopedico

Esame clinico ortopedico

Esame clinico ortopedico

Esame clinico ortopedico

Per riuscire ad elaborare un piano di trattamento adatto al recupero delle condizioni patologiche che presenta l’animale, è necessario che il veterinario fisioterapista esegua un attento esame clinico, ortopedico e neurologico. Questo esame include la valutazione delle masse muscolari, del movimento articolare, della stabilità articolare e la presenza di dolore. Molte delle informazioni necessarie vengono richieste al proprietario, in modo da avere un quadro generale e il più possibile completo sulla situazione del paziente. L’osservazione dell’animale in stazione permette di effettuare una valutazione della postura, con particolare attenzione al sostegno del peso corporeo. In caso di lesione ad un arto, infatti, la stazione quadrupedale richiede una ridistribuzione delle forze necessarie per mantenere l’equilibrio, dato che l’animale carica il peso sugli arti sani. Per questo motivo è necessario osservare la posizione di un piede rispetto al controlaterale, o la posizione dell’anteriore rispetto al posteriore. In molti casi il cane tiene il piede, totalmente o parzialmente, sollevato dal terreno. Più frequentemente, carica sul piede una moderata quantità di peso, ma non il peso completo.5 E’ necessario valutare anche la presenza di debolezza, la posizione della testa e la conformazione del corpo, che possono risultare alterati a causa della lesione. La palpazione degli arti e del tronco è una procedura che permette di riscontrare la presenza di asimmetrie, o di alterazioni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. Si esegue con entrambe le mani che vengono posizionate da un lato e dall’altro del corpo dell’animale, iniziando dagli arti anteriori, proseguendo poi con gli arti posteriori e infine, con il tronco.6 Lo sviluppo muscolare è molto importante per il recupero delle funzioni motorie, per questo motivo è importante

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misurare la massa muscolare non solo al momento della visita fisioterapica, ma anche durante il percorso riabilitativo.

La massa muscolare, infatti, indica quanto l’animale utilizza l’arto, e la stima di questo parametro, aiuta a valutare la forza che viene sviluppata dal muscolo.5 La massa muscolare viene valutata attraverso la misurazione della circonferenza dell’arto, mediante l’impiego di un metro a nastro che viene posizionato in particolari siti. Nell’arto anteriore la circonferenza viene misurata ai 2/3 della distanza tra la punta del tubercolo, e il condilo laterale dell’omero. Nell’arto posteriore viene misurata nel punto situato ai 2/3 della lunghezza tra la punta del grande trocantere del femore, e la porzione distale della fabella laterale. La palpazione viene eseguita anche con l’animale in decubito, partendo dalla regione distale e procedendo prossimamente. Questa procedura è importante per la valutazione del range

of motion, che indica l’ampiezza del movimento articolare. 6

Il movimento articolare non coinvolge soltanto la struttura dell’articolazione, ma anche il volume, l’integrità e la flessibilità dei tessuti molli che si trovano a questo livello.5 Nell’arto anteriore il range of motion viene stimato a livello delle falangi, del carpo, del gomito e della spalla. Le falangi e il carpo vengono valutati in flessione ed estensione, a livello della spalla questi movimenti vengono eseguiti ponendo una mano sulla scapola e l’altra sull’avambraccio, per flettere l’articolazione. Per estenderla una mano tiene l’articolazione, mentre l’altra afferra l’arto a livello del gomito, tirandolo cranialmente. Il gomito viene valutato con movimenti di flessione ed estensione, afferrando con una mano l’articolazione e con l’altra la porzione prossimale al carpo, in questo modo, sollevando l’arto il gomito si flette, mentre spingendolo caudalmente il gomito si estende. Inoltre, il gomito viene valutato anche in abduzione e adduzione, e attraverso lievi movimenti rotatori. Questi movimenti si eseguono tenendo l’articolazione leggermente piegata e applicando una lieve pressione nella regione del processo coronoideo mediale dell’ulna, mentre il gomito viene ruotato all’interno e all’esterno. Nell’arto posteriore il range of motion viene stimato a livello delle falangi, del tarso, del ginocchio e dell’anca. Le falangi, come

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nell’arto anteriore, si valutano in flessione ed estensione, il tarso anche in abduzione e adduzione, afferrando con una mano il piede e con l’altra la porzione distale del garretto. Il ginocchio viene valutato in flessione ed estensione, anche con la rotazione interna ed esterna della tibia, per determinare se la rotula rimane all’interno del canale trocleare. A livello del ginocchio viene effettuata anche la manovra del cassetto, in cui una mano tiene i condili del femore con il pollice e il medio, mentre l’indice viene posizionato sopra la rotula. L’altra mano afferra la tibia prossimale con pollice e medio tenendo l’indice sulla tuberosità tibiale, a questo punto, si fa scivolare la tibia cranialmente e caudalmente. Questa manovra serve per la valutazione del legamento crociato anteriore e posteriore. Il range of motion dell’articolazione dell’anca viene stimato posizionando una mano nella regione lombare o sacrale della colonna vertebrale, oppure sulla cresta iliaca, tenendo il pollice sopra il grande trocantere. Con l’altra mano si afferra l’arto nella regione del ginocchio e si effettuano movimenti di flessione ed estensione, e di abduzione e adduzione.6 Questi movimenti permettono di determinare se il range of motion dell’articolazione è fisiologico oppure patologico, in base all’eventuale presenza di dolore, alla rigidità muscolare e all’ampiezza del movimento.

Il range of motion può anche essere misurato, mediante l’utilizzo di un

goniometro, in modo da precisare l’eventuale riduzione dell’angolo articolare. L’articolazione viene flessa lentamente fino alla prima indicazione di disagio da parte dell’animale, che può essere manifestata attraverso la contrazione muscolare, la sottrazione dell’arto durante il movimento, o la rotazione della testa verso l’arto interessato. L’articolazione viene poi lentamente estesa, anche in questo caso fino alla prima manifestazione di disagio da parte dell’animale. Il tipo di movimento articolare è molto soggettivo e coinvolge la valutazione della biomeccanica articolare, la presenza di crepitio e il dolore durante il movimento. La

sensazione finale che il veterinario fisioterapista percepisce durante il

movimento dell’articolazione può indicare la presenza di anormalità, come una limitazione dell’escursione articolare, che può essere dovuta a tessuto

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fibroso, ad un eccesso della capsula articolare, dell’osso, o della cartilagine. Il crepitio, ad esempio, è associato a un’irregolarità della superficie a livello della cartilagine articolare. 5

Inoltre, questa misurazione, permette di monitorare i progressi del movimento articolare durante il periodo trattamento. La parte centrale del goniometro viene posizionata a livello del centro di movimento articolare, la parte prossimale dell’arto viene tenuta in posizione, mentre l’articolazione viene flessa ed estesa per poter effettuare la misurazione. Il range of motion dipende da molti fattori, come la presenza di malattie articolari, l’integrità dei tendini e dei legamenti, dalle condizioni muscolari e dallo stato di nutrizione. A causa di questi fattori la misurazione deve essere eseguita su entrambi gli arti, in modo da valutare la presenza di eventuali differenze tra le coppie articolari. 5

E’ necessario considerare anche la presenza del dolore, che è legato al tipo di lesione che l’animale presenta, e che risulta associato al range of motion. Se il dolore a livello articolare è molto elevato, il movimento risulta ridotto, di conseguenza, se il dolore diminuisce, il range of motion aumenta.7 La valutazione del dolore è importante perché un eccessivo disagio può impedire o rallentare i progressi durante il trattamento riabilitativo, anche se questo tipo di determinazione non è facile negli animali. Le manifestazioni di dolore sono caratterizzate principalmente, dall’emissione di vocalizzazioni durante il movimento o la manipolazione dell’arto interessato.5 Il dolore ha una funzione biologica protettiva ed è il primo sistema di allarme endogeno, se persiste per un lungo periodo di tempo agisce come uno stimolo nocivo che innesca delle reazioni di stress neuroendocrino e metabolico, influenzando negativamente le funzioni corporee. Queste prolungate stimolazioni possono determinare un innalzamento della percezione del dolore, attraverso una sensibilizzazione sia periferica che centrale, che porta allo sviluppo della memoria del dolore. Questi processi di sensibilizzazione possono indurre iperalgesia, termine che indica un innalzamento della risposta agli stimoli dolorifici, o allodinia, ossia la percezione di stimoli non dolorosi come dolorosi. La valutazione del

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dolore richiede l’aiuto del proprietario che può identificare alcuni cambiamenti del normale comportamento dell’animale.6 La modificazione del comportamento può interessare il livello di attività, l’appetito, la posizione della coda, l’espressione facciale, e l’emissione di vocalizzazioni durante particolari movimenti.8 Questi cambiamenti sono improvvisi e molto evidenti nel dolore acuto, mentre risultano poco evidenti nel dolore cronico finché non insorgono problemi secondari. La percezione del dolore può essere ridotta attraverso l’impiego di impacchi freddi, del calore, dell’elettrostimolazione e del massaggio. Il freddo, infatti, allevia il dolore grazie alla vasocostrizione locale, inoltre agisce sull’infiammazione e riduce il gonfiore in caso di trauma acuto. Il calore diminuisce la tensione presente a livello muscolare e aumenta il flusso sanguigno locale. L’elettrostimolazione induce il rilascio di oppioidi endogeni, in particolare di β-endorfine, attiva i meccanismi di controllo segmentale del dolore, induce il rilassamento muscolare e aumenta il flusso sanguigno locale. Infine, il massaggio diminuisce la percezione del dolore attraverso il rilassamento muscolare, la mobilizzazione delle adesioni e l’aumento del flusso sanguigno locale.9

Esame dell’andatura e biomeccanica del movimento

Esame dell’andatura e biomeccanica del movimento

Esame dell’andatura e biomeccanica del movimento

Esame dell’andatura e biomeccanica del movimento

La visita fisioterapica prosegue con la valutazione dell’animale in movimento, che permette di identificare la presenza di alterazioni nell’andatura e di aiutare nella diagnosi dei disturbi della locomozione. L’analisi dell’andatura ha un ruolo molto importante nell’aiutare a capire come funziona il corpo. Questa analisi deve essere effettuata in uno spazio ampio, che permetta di esaminare non solo l’andatura in linea retta con l’animale al guinzaglio, ma anche il libero movimento. Le andature principalmente utilizzate sono il passo e il trotto e l’osservazione dell’animale deve essere effettuata su tutti i lati, per avere un quadro completo. L’andatura descrive una successione di movimenti degli arti e del corpo che vengono utilizzati per la locomozione, ed è costituita da una serie di passi ripetuti. Un passo inizia con il contatto di un piede sul terreno e

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finisce quando lo stesso piede, tocca di nuovo il terreno. I diversi tipi di andatura si distinguono in base a come il corpo si muove durante ogni passo, che è l’unità di base dell’andatura. Il passo è un’andatura in quattro tempi, caratterizzata dal lento e successivo appoggio di tutti e quattro gli arti, di conseguenza, ogni singolo arto può essere valutato separatamente. Questa andatura è molto utile nei cani che presentano una grave zoppia, perché permette di differenziare la zoppia nella diagonale degli arti anteriori e posteriori. Oltre agli arti è importante osservare anche la testa, perché il suo sollevamento o abbassamento indica la presenza di zoppia a livello degli arti anteriori o posteriori. Infatti, quando l’arto anteriore lesionato viene appoggiato sul terreno, la testa viene spinta verso l’alto, mentre quando viene appoggiato sul terreno l’arto posteriore lesionato, la testa viene spinta verso il basso. In questo modo l’animale riduce le forze e il peso corporeo sull’arto lesionato, attraverso il movimento della testa e del collo che, come una leva, spostano il peso dall’arto dolorante al lato opposto del corpo. Il trotto è un’andatura in due tempi, nella quale vengono appoggiati sul terreno i due bipedi diagonali contemporaneamente. Al contrario del passo, dove la zoppia a livello dell’arto anteriore e posteriore si può differenziare perché lo schema dei passi è separato, nel trotto è più difficoltoso differenziare questo tipo di zoppia. In questo caso, infatti, la diagonale degli arti anteriori e posteriori sfiora il terreno nello stesso momento. Per questo motivo è necessaria un’attenta osservazione di altre caratteristiche dell’andatura, che possono aiutare a distinguere la zoppia al trotto. Le caratteristiche da considerare durante il trotto sono la lunghezza del passo, la posizione dell’arto, il movimento articolare, e il lato di curvatura della colonna vertebrale. In genere gli arti lesionati presentano una lunghezza del passo più corta, e una ridotta flessione ed estensione a livello articolare. Inoltre, il cane cammina con gli arti sani posizionati sotto il corpo, durante la fase di sostegno del peso, mentre l’arto dolorante viene portato lateralmente, lontano dal corpo. E’ importante valutare anche la simmetria del movimento, perché un’anormale propriocezione, il trascinamento delle dita, l’appoggio sul dorso della zampa e l’ipermetria

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sono fattori che indicano un deficit neurologico. In seguito l’animale deve essere valutato anche con andature di passo e trotto in movimenti circolatori.10 Questi movimenti in circolo mostrano i segni di zoppia o i deficit neurologici più lievi, perché gli arti che si trovano all’interno ricevono un carico maggiore dalle forze di sostegno del peso corporeo, rispetto agli arti esterni.6 Anche salire le scale è un movimento molto utile per la valutazione della zoppia e di deficit neurologici poco evidenti. Per salire una rampa di scale i cani tendono a saltare sugli scalini, piuttosto che spingere sull’arto lesionato, o in caso di deficit neurologico tendono ad appoggiare il dorso della zampa interessata. Sullo studio del movimento si basa la chinesiologia, una scienza che si compone di due campi, la cinetica e

la cinematica. La cinetica descrive le forze che sono coinvolte nel

movimento, mentre la cinematica descrive il movimento che viene effettuato dalle diverse parti del corpo. Le descrizioni sono caratterizzate da misurazioni lineari o angolari.10 Il movimento angolare durante l’andatura, è normalmente simmetrico e ripetitivo, è quindi, un movimento armonico. La zoppia può essere causata da condizioni dolorose, o da disfunzioni meccaniche, in molti casi la valutazione soggettiva dell’andatura non è in grado di identificare una forma lieve di zoppia, che richiede perciò, un cambiamento diagnostico. Anche le modificazioni che insorgono a seguito di interventi medici o chirurgici possono essere difficili da quantificare, soltanto attraverso un’analisi soggettiva. Per questo motivo, l’insorgenza di metodi obiettivi per l’analisi dell’andatura, ha portato all’utilizzo della cinetica. La valutazione cinetica, infatti, quantifica le forze che sono responsabili dei movimenti del corpo. L’analisi cinetica dell’andatura può essere utilizzata per valutare il normale sostegno del peso corporeo e identificare eventuali alterazioni, per aiutare nella diagnosi dei disturbi della locomozione e per determinare gli effetti del trattamento. Questa analisi viene eseguita mediante l’impiego di una piattaforma, che misura le forze di sostegno del peso corporeo, mentre l’arto è in contatto con il terreno.

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Questa piattaforma è inserita nel pavimento, in modo che l’animale possa camminarci sopra, sia al passo che al trotto, ed è collegata ad un computer che acquisisce i dati per effettuare l’analisi. In genere, il trotto è l’andatura migliore per ottenere i dati, perché al passo l’animale si distrae maggiormente e l’andatura risulta meno regolare. Il passo genera una curva di forza bifasica, che risulta in un grafico a forma di “M”, dove il picco iniziale rappresenta la componente verticale della forza, che è associata con l’iniziale appoggio della zampa nella fase di posizione. Il secondo picco rappresenta, invece, l’aumento della forza verticale nel momento di propulsione. Gli arti anteriori hanno una forza frenante maggiore rispetto alla forza propulsiva, mentre gli arti posteriori hanno una forza propulsiva maggiore. Al trotto la forza presenta un singolo picco, perché gli eventi durante la fase di posizione avvengono molto rapidamente. Il tempo di posizione durante l’andatura corrisponde al tempo in cui l’arto rimane in contatto con il terreno, e dipende dalla velocità dell’animale. Di conseguenza, se la velocità aumenta, il tempo di posizione diminuisce. Inoltre, un arto lesionato ha un tempo di posizionamento più breve, rispetto ad un arto sano. Nella distribuzione del peso in stazione, o durante il movimento è molto importante anche il centro di gravità dell’animale. In salita, infatti, l’animale sposta le forze di equilibrio sugli arti posteriori, al contrario, in discesa sposta le forze sugli arti anteriori. L’analisi cinematica valuta le caratteristiche del movimento ed esamina l’andatura da una prospettiva spaziale e temporale, senza prendere in considerazione le forze che causano il movimento. Normalmente questo tipo di valutazione riguarda la posizione, la velocità e l’accelerazione del corpo, degli arti e delle articolazioni. Questa valutazione si svolge attraverso l’utilizzo di videocamere e di marcatori che riflettono la luce, che vengono posizionati sulla cute del cane, in specifici punti di riferimento anatomici. I punti di riferimento sono i centri del movimento articolare o le prominenze ossee, e definiscono i segmenti lineari, che vengono utilizzati per calcolare le misurazioni lineari e angolari in diversi momenti. Gli strumenti vengono calibrati e in seguito emettono una luce infrarossa, che si riflette sui

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marcatori di riflessione.11 A questo punto il cane viene fatto camminare davanti alla videocamera, dal lato destro e dal lato sinistro, in modo tale che il movimento possa essere registrato e successivamente elaborato da un computer.10 I dati cinematici vengono poi incorporati con quelli cinetici rilevati con la piattaforma, per permettere un’analisi dettagliata del movimento e delle forze che agiscono sul corpo. I dati che vengono acquisiti includono la lunghezza del passo, il tempo di posizione e di oscillazione, gli angoli articolari in tutti i piani di movimento, l’accelerazione e la velocità lineare e angolare.11 Questi dati forniscono informazioni per quanto riguarda la struttura del sistema muscolo-scheletrico, la zoppia e la valutazione dei trattamenti medici e chirurgici. L’andatura si compone principalmente di due fasi, una fase di posizione e una fase di oscillazione. La fase di posizione è il periodo in cui il piede si trova in contatto con il terreno. La prima parte di questa fase si ha quando si instaurano le forze frenanti al momento del contatto con la superficie, mentre la seconda parte si ha nel periodo di propulsione. La fase di oscillazione, invece, è il periodo in cui il piede si trova in aria, e si divide in tre parti. Inizialmente l’arto oscilla caudalmente, come risultato dell’azione propulsiva, in seguito i muscoli spingono l’arto cranialmente per la locomozione. Infine, l’arto viene portato caudalmente e verso il basso per ritornare sul terreno. L’attività muscolare e il movimento scheletrico applicano sugli arti delle forze, che creano ognuna di queste fasi, di conseguenza, la presenza di anormalità, permette la diagnosi della zoppia. La locomozione può presentare delle variazioni individuali nei cani, ma durante lo svolgimento di un’andatura simmetrica, come il trotto, i movimenti di un lato devono rispecchiare i movimenti del lato opposto. Infatti, la presenza di alterazioni dello sviluppo induce un’andatura anormale, e la zoppia in questo caso non è dovuta al dolore, ma ad un problema strutturale. Al contrario, se il movimento scorretto non è il risultato di una compensazione, dovuta ad una patologia dello sviluppo, il problema può essere causato da altri fattori muscolo-scheletrici o da fattori neurologici, che influenzano il movimento.

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E’ necessario valutare tutti i movimenti del corpo, in modo da determinare quale fase dell’andatura risulta interessata.

Se la zoppia è visibile solo nel momento di contatto con il terreno, o se la fase di posizione è più breve, la zoppia può essere associata con l’impatto o con il sostegno del peso. Se invece, l’alterazione dell’andatura è associata con la fase di oscillazione o con entrambe le fasi di posizione e oscillazione, la zoppia può essere associata con le strutture responsabili dell’avanzamento dell’arto. Una lesione che causa molto dolore in una determinata fase di locomozione, induce il cane ad alterare l’andatura per alleviare il dolore. Gli animali hanno la capacità di minimizzare il dolore alterando il movimento, in modo che l’anormalità possa risultare quasi impercettibile. Un’andatura anormale non solo altera lo schema delle forze che agiscono sulla struttura muscolo-scheletrica che produce il movimento, ma col tempo determina l’insorgenza di problemi ortopedici compensatori.10 La conoscenza degli schemi tipici di sostegno del peso corporeo nei cani sani e in quelli con alterazioni ortopediche, fornisce informazioni utili nella riabilitazione dei pazienti. Nell’animale in stazione ogni arto anteriore sostiene circa il 30% del peso corporeo, e ogni arto posteriore sostiene circa il 20% del peso corporeo. Durante il passo e il trotto questi rapporti, relativi al sostegno del peso corporeo, subiscono delle modificazioni consistenti. Alcuni studi hanno, infatti, valutato le forze di reazione del terreno e il movimento cinematico dei cani in entrambe le andature. Nei cani sani, questi studi, indicano che ogni articolazione ha uno schema caratteristico di flessione ed estensione durante il passo, ma il completo movimento dell’articolazione avviene durante la fase di oscillazione. A livello della spalla, del gomito e del carpo il movimento al passo, è rispettivamente di circa 30°, 45° e 90°. Al trotto, con un aumento della velocità, l’escursione articolare aumenta di circa 5°. Nell’arto posteriore, il movimento a livello dell’anca, del ginocchio e del tarso è rispettivamente di circa 35°, 35° e 30° al passo. Al trotto il movimento dell’anca e del tarso è simile a quello che si ha nel passo, mentre il movimento del ginocchio aumenta, raggiungendo i 55°.

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L’impiego di questa tecnologia, basata sull’analisi cinematica, permette di individuare le cause dell’alterazione dell’andatura e di differenziare tra deficit muscolari, legamentosi, scheletrici o neurologici.

Inoltre permette anche di valutare i risultati dei trattamenti terapeutici e fisioterapici. 11

Esame neurologico

Esame neurologico

Esame neurologico

Esame neurologico

La visita fisioterapica si completa con l’esecuzione dell’esame neurologico, che consente di verificare l’integrità del sistema nervoso centrale e periferico. In primo luogo vengono valutati i riflessi spinali, per esaminare le componenti sensoriali e motorie di un arco riflesso. La stimolazione di un riflesso può determinare risposte differenti, nel caso in cui non siano presenti deficit neurologici a livello dell’arco riflesso, la risposta risulterà normale. Risulterà invece, caratterizzata da iporiflessia, cioè dalla diminuzione del riflesso, o da ariflessia, cioè dall’assenza del riflesso, nel caso in cui sia presente una parziale o completa riduzione della funzione nervosa sensoriale o motoria, in una determinata regione del corpo. Oppure potrà risultare caratterizzata da iperriflessia, cioè dalla presenza di riflessi aumentati o esagerati, nel caso in cui ci sia un interessamento dei neuroni inibitori. In particolare, vengono valutati i riflessi miotattici, il riflesso flessore, il riflesso estensore crociato, il riflesso perineale e il riflesso

trans-cutaneo. I riflessi mio tattici sono riflessi di allungamento che determinano

la contrazione del muscolo, in seguito ad un allungamento muscolare. E’ un arco riflesso locale utilizzato per il mantenimento della postura e per il movimento, che non dipende dagli input cerebrali. L’arco riflesso è costituito da un neurone sensitivo, che risponde allo stiramento del muscolo, e da un neurone motorio che ne determina la contrazione. Nel caso in cui sia presente una lesione del nervo periferico, la mancata risposta allo stimolo interesserà un solo arto, se invece, la lesione è a livello del midollo spinale il deficit sarà bilaterale. Tra i riflessi miotattici il più attendibile è il riflesso

patellare, che si ottiene posizionando l’animale in decubito laterale, con

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con un plessimetro viene colpito rapidamente il tendine tibio-rotuleo. La risposta normale a questa stimolazione è caratterizzata dall’attivazione di un arco riflesso, che causa l’improvvisa estensione del ginocchio. Se questo riflesso risulta diminuito o assente, la lesione interessa il motoneurone inferiore, ed è localizzata ai segmenti L4-L6 del midollo spinale, o ai nervi motori periferici. Al contrario, in caso di iperriflessia si sospetta una lesione del motoneurone superiore che interessa il midollo spinale a livello di L4. Gli altri riflessi miotattici vengono poco valutati perché presentano una risposta poco consistente, rispetto al riflesso patellare.Il riflesso flessore permette di valutare la funzione nervosa sia negli arti toracici, che negli arti pelvici. Questo riflesso è importante perché aiuta ad impedire l’insorgenza di lesioni dovute a stimoli algogeni, permettendo all’animale di ritirare rapidamente l’arto al momento dello stimolo. L’animale viene posizionato in decubito laterale, l’arto posto in posizione neutrale, a questo punto viene applicato uno stimolo nocivo a livello del piede. Con le dita o con l’utilizzo di pinze emostatiche, vengono schiacciate singolarmente le dita in modo da stimolare i neuroni sensitivi.5 A livello dell’arto pelvico questo riflesso determina la flessione del tarso, del ginocchio e dell’anca, di conseguenza, l’assenza di questa risposta indica la presenza di una lesione del nervo sciatico e dei segmenti midollari a livello di L6, L7 e S1. Mentre a livello dell’arto toracico la flessione della spalla, del gomito, del carpo e delle dita è determinata dai nervi toracodorsale, ascellare, muscolocutaneo, mediano, ulnare e radiale, di conseguenza, l’assenza di questo riflesso, indica la presenza di una lesione a livello del segmento midollare C6-T2.12 Il riflesso estensore crociato determina l’estensione dell’arto quando viene flesso l’arto controlaterale. Per evocare questo riflesso l’animale viene posizionato in decubito laterale, e viene stimolato il riflesso flessore di un arto. L’estensione dell’arto controlaterale, come risposta a questo stimolo, indica la presenza di una patologia a carico del motoneurone superiore, o una lesione a livello delle vie inibitorie discendenti. Il riflesso perineale viene evocato attraverso la stimolazione della regione perineale. La normale risposta di questo riflesso consiste nella contrazione dello sfintere anale e nella flessione ventrale della

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coda. Le componenti motorie e sensitive di questo riflesso sono innervate dal nervo pudendo, di conseguenza, l’assenza o la riduzione della risposta a questo stimolo, indica la presenza di una lesione di questo nervo, o del tratto S1-S3 del midollo spinale. Infine, il riflesso trans-cutaneo, definito anche

riflesso pannicolare, viene evocato attraverso l’applicazione di uno stimolo

sulla cute nella regione toracica e lombare, in modo da stimolare i nervi spinali superficiali. La stimolazione di queste regioni determina rapide contrazioni dei muscoli cutanei, di conseguenza, l’assenza di questa contrazione in una particolare zona, indica la presenza di una lesione del midollo spinale nel tratto precedente al punto di stimolazione. In seguito viene esaminata la sensazione cosciente e le reazioni posturali, che includono il saltellamento, la carriola, l’emilocomozione, il posizionamento

propriocettivo e il posizionamento tattile. La presenza o l’assenza della

sensazione cosciente è importante da valutare perché può indicare la

presenza di una lesione a carico dei nervi periferici. La percezione del dolore risulta assente solo quando il movimento volontario è assente, ed in genere, si verifica in caso di gravi lesioni del midollo spinale. In queste situazioni l’animale può aver perso la percezione del dolore profondo, che viene valutato attraverso la stimolazione del riflesso flessore. In alcuni casi può essere presente il riflesso, ma non la percezione del dolore e questa situazione indica la presenza di una lesione a carico dei nervi periferici. 5 Le

reazioni posturali coinvolgono il sistema nervoso sia centrale che periferico,

e permettono di stabilire la presenza di deficit poco appariscenti del tono e della coordinazione, nel caso in cui la locomozione risulti normale.12 Il

saltellamento viene eseguito a livello degli arti toracici e pelvici. Per gli arti

toracici vengono sollevati gli arti pelvici e l’animale viene fatto saltellare su un solo arto toracico, in modo che sostenga tutto il peso corporeo. A questo punto si sposta l’animale in avanti e di lato per osservare il tono e la coordinazione dell’arto. Questa stessa valutazione viene effettuata anche per gli arti pelvici.

La prova della carriola viene eseguita sostenendo l’animale per l’addome e

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solo dagli arti anteriori. In questa posizione un animale con funzione neurologica normale, se viene spinto in avanti, è capace di muoversi.5 Al contrario, in caso di lesione dei nervi periferici e del midollo spinale cervicale l’animale esegue dei movimenti asimmetrici, con incoordinazione o andatura sulla superficie dorsale della zampa.12 L’emilocomozione è un test che viene svolto mediante il sollevamento dell’arto anteriore e posteriore dello stesso lato, spostando il peso sugli arti controlaterali. A questo punto l’animale viene spostato lateralmente e se non presenta alterazioni a carico della corteccia o del midollo spinale, è capace di camminare senza cadere a terra. Il posizionamento propriocettivo è un test che permette di valutare la consapevolezza dell’animale della posizione degli arti nello spazio. L’animale viene sostenuto mentre la zampa viene ruotata, posizionando la superficie dorsale del piede a contatto con il terreno. L’animale che non presenta lesioni riporta immediatamente l’arto in posizione normale, se invece sono presenti lesioni a carico del sistema afferente, il tempo di reazione risulta prolungato oppure il riposizionamento non si verifica. Il

posizionamento tattile è un test che viene eseguito sollevando l’animale dal

terreno e portando la superficie dorsale dell’arto in contatto con una superficie, mantenendo gli occhi coperti. La risposta normale è caratterizzata dall’appoggio dell’arto sopra la superficie e indica l’integrità della corteccia cerebrale e della funzione motoria degli arti toracici.5 A questo punto la visita fisioterapica è terminata e con le informazioni raccolte è possibile procedere alla creazione di un piano di riabilitazione fisica adatto all’animale.

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CAPITOLO 3

TECNICHE FISIOTERAPICHE NON STRUMENTALI

M

M

M

Massaggio

assaggio

assaggio

assaggio

Il massaggio è una componente integrante della fisioterapia e viene generalmente utilizzato, insieme ad altre metodiche, per migliorare le condizioni fisiche a seguito di una lesione. Infatti, un trauma determina l’insorgenza di dolore nella zona interessata e conseguente diminuzione del movimento da parte dell’animale. Questi fattori inducono l’insorgenza di una tensione a livello muscolare che riduce il flusso sanguigno locale, determinando una diminuzione del rifornimento di ossigeno e un accumulo dei prodotti metabolici di scarto. In questo modo si instaura un circolo vizioso, caratterizzato dal dolore e dalla tensione muscolare, che porta inevitabilmente ad atrofia. Il massaggio interrompe questo circolo vizioso perché aumenta la vascolarizzazione a livello locale, favorendo sia l’apporto di ossigeno che l’eliminazione dei cataboliti all’interno dei tessuti. Perciò, il massaggio non solo favorisce il movimento muscolare, ma aiuta ad attenuare il dolore, attraverso la rimozione delle sostanze algogene dai tessuti lesionati e la stimolazione del rilascio di endorfine endogene. Inoltre, l’aumento della temperatura che ne deriva, migliora l’elasticità tissutale, accelerando la guarigione, mentre l’incremento del ritorno venoso e linfatico permette la mobilizzazione delle adesioni.13 Il massaggio induce, quindi, benefici immediati all’animale, anche se è necessario effettuare dei trattamenti regolari per ottenere dei miglioramenti significativi.14 A seguito di un trauma o di un intervento chirurgico, questa tecnica fisioterapica aiuta a prevenire la congestione tissutale nell’area interessata e l’insorgenza di adesioni. Mentre, in caso di deficit neurologici, aiuta ad aumentare il tono muscolare e la consapevolezza sensoriale. Le tecniche utilizzate per l’esecuzione del massaggio sono l’accarezzamento, lo sfioramento

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superficiale definito anche effleurage, l’impastamento o petrissage, la frizione, la compressione, lo scuotimento e la percussione.13

Accarezzamento

L’accarezzamento è una tecnica di manipolazione della superficie corporea

che determina un aumento del flusso sanguigno, una riduzione della stasi venosa e la stimolazione della circolazione linfatica. Si esegue ponendo entrambe le mani sopra la cute, a livello del collo, ed esercitando una leggera pressione si scorre sul dorso, seguendo l’andamento della crescita del pelo. Si procede accarezzando le scapole e scendendo lentamente a livello degli arti anteriori, fino al piede. A questo punto, si prosegue facendo scorrere entrambe le mani sul torace e sui muscoli addominali laterali, per passare poi agli arti posteriori. Questa procedura viene ripetuta più volte, e durante i vari passaggi è importante mantenere sempre il contatto fisico con l’animale.13 L’accarezzamento deve essere eseguito prima della manipolazione dei tessuti profondi, perché favorisce il rilassamento dell’animale, inoltre, permette la valutazione dei tessuti per verificare la presenza di variazioni del tono muscolare o della temperatura, di masse o di gonfiore.14

Sfioramento superficiale

Lo sfioramento superficiale o effleurage è una tecnica che favorisce la

rimozione delle tossine dai tessuti. Questo massaggio, infatti, spinge le tossine verso i linfonodi, favorendone il drenaggio. Lo sfioramento

superficiale viene eseguito principalmente a livello degli arti, iniziando dalle

dita e procedendo prossimalmente. La manipolazione si esegue con movimenti lenti, mantenendo una pressione costante. 14

Impastamento

L’impastamento o petrissage è una tecnica di manipolazione che può essere

utilizzata sia a livello superficiale che a livello profondo, nel primo caso per diminuire il tono muscolare, nel secondo caso per aumentarlo. A livello superficiale questa tecnica si esegue, sollevando con le dita un lembo di cute e di tessuto sottocutaneo, dalle strutture sottostanti. A questo punto si rilascia il lembo cutaneo e si fanno scorrere le mani nel tratto successivo, in modo

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da ripetere la procedura. Sul dorso l’impastamento si esegue procedendo dalla coda alla testa, mentre per quanto riguarda gli arti si procede dalla porzione distale alla porzione prossimale. Questa procedura ha lo scopo di stirare e mobilitare delicatamente la cute. A livello profondo è possibile trattare direttamente i muscoli, afferrandoli con entrambe le mani, ponendo i pollici da un lato e le altre dita dall’altro. A questo punto si aprono e si chiudono alternativamente le mani, in modo da “impastare” i muscoli. Per svolgere l’impastamento profondo è necessario che l’animale sia rilassato, perché questa procedura può indurre dolore. Per questo motivo la pressione esercitata sui muscoli deve aumentare gradualmente, per permettere una valutazione costante della reazione dell’animale. 13

Frizione

La frizione è un tipo di massaggio che, come l’impastamento, può essere

eseguito per il trattamento dei tessuti sia superficiali che profondi. Inoltre, può essere utilizzato su aree localizzate o su superfici corporee più ampie. Questa tecnica favorisce l’aumento della vascolarizzazione, promuove l’eliminazione dei metaboliti tossici e determina la mobilizzazione delle adesioni. Per il trattamento di una superficie ampia è necessario porre entrambe le mani sul dorso dell’animale, tenendo le dita leggermente piegate a contatto con la cute.13 A questo punto si eseguono dei piccoli movimenti rotatori, mantenendo costante la pressione esercitata.14 Per massaggiare delle aree localizzate, si posiziona la mano sulla superficie corporea con le dita piegate, e si eseguono dei movimenti circolari. In questo caso è necessario aumentare gradualmente la pressione in modo da raggiungere gli strati muscolari più profondi. Questa procedura deve essere alternata con le tecniche di accarezzamento ed impastamento, inoltre, è un metodo eccellente per trattare le aree in cui è presente tensione o gonfiore. 13

Compressione

La compressione è una tecnica di manipolazione che viene utilizzata quando

si riscontra un tono muscolare aumentato, durante lo sfioramento

superficiale. I muscoli principalmente interessati sono il tricipite e il

Figura

Tabella  1 abella  1 abella  1. abella  1 7     Inoltre,  l’inclinazione  del  treadmill  può  essere  modificata,  per  aumentare  o  diminuire  le  forze  poste  sugli  arti  anteriori  o  sugli  arti  posteriori

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