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Boca es Boca : ipotesi di riqualificazione urbana per il barrio La Boca, Buenos Aires, Argentina

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Academic year: 2021

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BOCA ES BOCA:

IPOTESI DI RIQUALIFICAZIONE URBANA PER IL BARRIO DE LA BOCA,

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Università degli Studi di Firenze

Scuola di Architettura

Pianificazione e Progettazione della Città e del Territorio

e

Politecnico di Milano

Pianificazione Urbana e Politiche Territoriali

BOCA ES BOCA: ipotesi di riqualificazione urbana per

il Barrio de La Boca, Buenos Aires, Argentina.

Laureando: Andrea De Caro (PPCT- UNIFI)

Relatore: Prof. Raffaele Paloscia (DIDA- UNIFI)

Correlatori: Prof.ssa Giuliana Costa (DIAP- POLIMI)

Prof. Marcelo Zarate

(FADU- UNL, Santa Fè, Argentina).

Laureando: Lorenzo Giovene Buller (PUPT- POLIMI)

Relatore: Prof.ssa Giuliana Costa (DIAP- POLIMI)

Correlatori: Prof. Raffaele Paloscia UNIFI- DIDA)

Prof. Marcelo Zarate

(FADU- UNL Santa Fè, Argentina).

In collaborazione con: Universidad Nacional del Litoral, Facultad de Arquitectura Diseño y Urbanismo, Santa Fè, Argentina

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Il lavoro di Tesi, qui presentato, è stato possibile anche grazie al contributo della Borsa di studio da parte del DIDA UNIFI, da Fondi di Ricerca del Prof. Raffaele Paloscia.

Apparato iconografico: tutte le illustrazioni si devono agli Autori, eccetto dove diversamente indicato. Le ortofoto utilizzate sono tratte da Google Earth.

I dati GIS sono stati reperiti in www.ign.gob.ar

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PREMESSA

Il nostro lavoro è stato reso possibile e completato (oltre al contributo da parte del DIDA UNIFI, da Fondi di Ricer-ca del Prof. Raffaele Paloscia, ed alla generosa ospitalità da parte del Prof. Zarate dell’ Universidad Nacional del Litoral, Facultad de Arquitectura Diseño y Urbanismo, Santa Fè, Argentina, in luce anche di un accordo tra le due Università da diversi anni), grazie a diversi Seminari a cui ci è stato possibile partecipare e per mezzo dei quali si è potuto comprendere maggiormente il contesto di studio ed approfondire le ricerche. Tra questi ricordiamo: - il seminario presentato dal Prof. Marcelo Zarate ‘El lugar urbano come estrategia de conocimiento proyectual en urbanismo’ tra Settembre e Ottobre del 2013, presso l’ Universidad Nacional del Litoral, Facultad de Arquitectura Diseño y Urbanismo, Santa Fè, Argentina;

- il seminario su ‘Porto Maravilha, Brasile’ presentato dalla Columbia Univesity GSAPP, The Latin American and Caribbean Laboratory

- il ‘Seminario internacional ciudades, cultura y futuro’ che si è tenuto presso l’Usina des l’Arte, in Buenos Aires nel settembre 2013;

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ABSTRACT GENERALE

Questo elaborato di tesi si incentra sulla ricostruzio-ne delle dinamiche urbaricostruzio-ne, sociali ed economiche del quartiere La Boca, a Buenos Aires, per poi proporre un’ipotesi progettuale di rigenerazione urbana. Come punto di partenza si è deciso di procedere con uno studio critico dei principali fenomeni di sviluppo e cambiamento urbano in atto nella metropoli argen-tina in modo da fornire al lettore gli strumenti e le informazioni necessarie per una più facile compren-sione del contesto in cui si inserisce il nostro lavoro. Verrà quindi presentata un’ ipotesi progettuale, adat-ta agli attuali strumenti urbanistici disponibili in loco, che possa rendere protagonisti aspetti sociali e spa-ziali congeniali alle necessità dell’ambito cittadino preso in esame.

La proposta di rigenerazione urbana è frutto di nu-merose indagini sul campo, analisi di dati e materia-li, interviste, studio di interventi di riqualificazione urbana utilizzati in contesti simili, e relazioni sia con esperti di pianificazione argentina che con associa-zioni direttamente coinvolte nel quartiere La Boca. Nell’ ipotesi di rigenerazione urbana proposta, si è cercato di riflettere su un modo per poter organiz-zare le relazioni tra i vari attori presenti sul campo. In tal senso si è reso opportuno pensare a come ren-dere la comunicazione tra di essi il più fluida possi-bile. Uno dei ruoli del pianificatore, infatti, dovrebbe essere quello di elemento di collante tra i vari attori, un mediatore che sia in grado di rispettare e rappre-sentare ogni parte coinvolta nel processo. Il pianifi-catore, avendo forse la più ampia conoscenza delle problematiche, delle esigenze e delle potenzialità di ogni parte in gioco, ha la possibilità di creare un dia-logo costruttivo che porti a soluzioni condivise che rispecchino i bisogni di più parti possibile. In questo modo si è ritenuto importante il fatto di dare ancor più rilevanza ad un attore che possa ricoprire il ruolo

di intramezzo tra la cittadinanza e gli enti pubblici: le associazioni. Il progetto urbano scaturito da questo approccio avrà le caratteristiche di un intervento di media – larga scala che potrà funzionare da input di rigenerazione urbana e sociale, sostenibile nella lun-ga durata.

PIU’ NELLO SPECIFICO:

a. RISORSE: la più importante risulta essere quella antropica. Un forte attrito tra i “vecchi” residenti e i “nuovi” immigrati si presenta come una delle pro-blematiche più sentite. La strategia sarà quella di proporre, per mezzo di interventi di partecipazione diretta della cittadinanza, iniziative che possano far comunicare ed interagire queste due parti, rigeneran-do un nuovo senso di appartenenza in luoghi che oggi si trovano in stato di degrado e abbandono.

b. BISOGNI: mitigazione della povertà, sicurezza/cri-minalità, integrazione sociale, maggiore qualità urba-na, sovraffollamento abitativo, degrado ambientale. L’assenza di interesse da parte delle amministrazioni pubbliche rispetto a queste tematiche porta a pensare ad azioni di intervento urbano e sociale che puntino, con bassissimi costi, a contrastare questi problemi. c. PUBBLICO: Le aree interessate dall’intervento ve-dranno azioni sugli edifici storici abbandonati, ca-pannoni industriali dismessi, spazi verdi pubblici ed infrastrutture per mezzo, ove possibile, di un impor-tante coinvolgimento della popolazione e delle asso-ciazioni di quartiere; l’obiettivo finale sarà quello di creare un sistema volto a migliorare l’efficienza e la qualità urbana distribuendola in maniera più capilla-re ed omogenea all’interno del quartiecapilla-re.

d. VALORIZZAZIONE: Oltre ad una presentazione di uno scenario strategico generale per l’intero quar-tiere, il progetto prevede interventi specifici e mirati verso gli elementi che più si reputano da valorizzare all’interno dell’area di studio. Nel quartiere La Boca sono infatti presenti numerosi elementi culturali, edi-fici storici di pregio, musei, strutture sportive di fama mondiale, risorse ambientali, che fanno del quartiere uno dei posti più caratteristici dell’intera Argentina.

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1 INQUADRAMENTO

...

1.1 ARGENTINA...

1.1.1 Caratteri geografici 1.1.2 Elementi di storia 1.1.3 Fasi di sviluppo urbano 1.2 BUENOS AIRES...

1.2.1 Inquadramento geografico 1.2.2 Sviluppo urbano

1.2.3 La città contemporanea

1.2.3.1 Il modello della città europea: la Parigi del Sud America

1.2.3.2 Cambio di concezione urbana: il mito Statunitense 1.2.3.3 I grandi ‘Mall’ 1.2.3.4 Le infrastrutture 1.2.3.5 Lo sviluppo delle periferie: i barrios cerrados 1.2.3.6 “Las Villas Miseria” 1.2.3.7 I mega progetti 1.2.3.8 Contesto normativo

Schede di approfondimento: Puerto Madero Nordelta

2 LA BOCA

... 2.1 QUADRO CONOSCITIVO...

2.1.1 Inquadramento dell’area di studio...

2.1.2 La storia: il passato industriale...

2.1.3 Demografia

2.1.4 Tipologie abitative 2.1.5 Siti e strade caratterizzanti del Barrio 2.1.6 Normativa urbanistica

Schede di approfondimento: Il rischio innondazioni Le inondazioni a La Boca:

il nuovo argine e nuovi progetti per il Riachuelo 2.2 ANALISI DI DETTAGLIO:... 2.2.1 Il tessuto urbano 2.2.2 Periodizzazione 2.2.3 Servizi e industrie 2.2.4 Infrastrutture 2.2.5 Le interviste: un supporto dalla comunità 2.3 ELABORATI DI SINTESI...

2.3.1 Carta del Patrimonio 2.3.2 Carta delle Criticità

3 BOCA ES BOCA

... 3.1 IPOTESI DI PROGETTO...

Schede di approfondimento: Progetto di Medellin, Colombia

Progetto Favela Painting,

Rio de Janeiro, Brasile Progetto Montpellier, Francia Progetto Superkilen, Copenhagen, Danimarca

3.2 SCENARIO... 3.2.1 Definizione degli Attori pag. 17 pag. 18 pag. 21 pag. 26 pag. pag. 33 pag. 34 pag. 35 pag. 44 pag. 44 pag. 44 pag. 45 pag. 46 pag. 46 pag. 47 pag. 49 pag. 50 pag. 56 pag. 59 pag. 65 pag. 67 pag. 69 pag. 70 pag. 71 pag. 72 pag. 73 pag. 76 pag. 77 pag. 79 pag. 81 pag. 83 pag. 85 pag. 86 pag. 87 pag. 88 pag. 95 pag. 96 pag. 97 pag. 99 pag. 101 pag. 104 pag. 106 pag. 107 pag. 108 pag. 111 pag. 113

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3.2.2 Il ruolo come “mediatore” del pianificatore urbano 3.2.3 Strategie generali previste dagli Enti Governativi 3.2.4 La riqualificazione del lungofiume del Riachuelo 3.2.5 La conversione d’uso delle industrie dismesse 3.2.6 Il nuovo utilizzo del tracciato ferroviario 3.2.7 Network del verde 3.2.8 I percorsi ciclopedonali 3.2.9 Le azioni di empowerment locale 3.2.10 Time line 3.3 LINEE DI RIFERIMENTO PER UN MASTERPLAN...

ALLEGATI

...

INTERVISTE SEMISTRUTTURATE...

INTERVISTE STRUTTURATE A QUESTIONARIO A DOMANDA APERTA... RACCOLTA CARTOGRAFICA...

BIBLIOGRAFIA

...

SITOGRAFIA

... pag. 114 pag. 115 pag. 117 pag. 118 pag. 119 pag. 121 pag. 122 pag. 123 pag. 125 pag. 127 pag. 137 pag. 139 pag. 147 pag. 153 pag. 181 pag. 183

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1.1 ARGENTINA

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1.1.1 Caratteri geografici.

Come introduzione del lavoro si è ritenuto necessario illustrare le principali caratteristiche del territorio ar-gentino, al fine di dare un primo orientamento genera-le sul contesto geografico e climatico del paese.

L’ Argentina, nazione situata nel continente Sud Ame-ricano, e vede un territorio molto ampio, che si esten-de per un’area di quasi 2,8milioni di Kmq, per una lunghezza di 3500 km e una larghezza, nel suo punto più ampio, di 1400km.

E’ l’ottavo Paese al mondo per grandezza e il secondo del Sud America, dopo il Brasile, per estensione e nu-mero di abitanti. Il territorio argentino si suddivide in 23 Province, una delle quali include parte della Terra del Fuoco; numerose isole dell’Atlantico del Sud e un cuneo di 49 gradi dell’Antartide che termina al Polo Sud. L’Antartide è rivendicata contemporaneamente anche dal Cile e dalla Gran Bretagna, mentre le iso-le dell’Atlantico del Sud (iso-le Falkland/ Malvinas) sono attualmente sotto il controllo britannico. Le isole e il territorio dell’Antartide coprono complessivamente altri 1,2 milioni di kmq. Il Paese potrebbe concettual-mente essere diviso in sei grandi zone geografiche: le fertili pampas centrali, l’acquitrinosa Mesopotamia del Nord Est, le foreste di Chaco nel Centro- nord, gli altopiani del Nord- ovest, la regione montagnosa occidentale e le ventose steppe della Patagonia. Ad una così grande ricchezza di ecosistemi corrisponde una notevole varietà di tipologie climatiche, da quella umida delle giungle subtropicali, a quella rigida dei ghiacciai e delle montagne innevate.

Le verdi pianure centrali

La pampa è costituita da fertili pianure alluvionali, le

Cart ogr afia d’inquadr ament o r ealizzata da Andr ea De Car o e Lor enzo Gio vene Buller

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quali occupano gran parte dell’Argentina

centra-le estendendosi da Buenos Aires verso Sud, Ovest e Nord, per un raggio di 970 km.

Le pampas si dividono in due sottogruppi: la pampa umida e la pampa secca: la pampa umida si estende dalla parte orientale del paese occupando gran parte della Provincia di Buenos Aires;

La crescita economica dell’intera regione iniziò verso la fine del XIX secolo, quando gli inglesi crearono la prima rete ferroviaria ed importarono bestiame da allevamenti del proprio paese. In questo territorio si concentrano le pricipali zone agricole, coltivate es-senzialmente a cereali, soprattutto grano e soia, oltre che essere utilizzate per l’allevamento a pascolo del bestiame.

Molti proprietari terrieri argentini hanno qui i propri possedimenti che si estendono spesso per centinaia di migliaia di ettari. Più a ovest, invece, la presenza delle Ande fa sì che il clima sia meno umido: questa è la zona della pampa secca.

La pianura delle pampas è interrotta a tratti da

“sier-ras”, piccole catene montuose parallele alle Ande,

ca-ratterizzate da basse altitudini.

I fiumi

Il bacino del Rio de la Plata è dove coinvogliano i fui-mi principali che attraversano il territorio argentino, tra cui i più importanti sono il Paranà, l’Uruguay ed il Paraguay. Oltre che ai suddeti corsi d’acqua, in Argen-tina sono presenti altri fiumi provenienti dall’est della Bolivia, dal Paraguay, dall’Uruguay e da gran parte del Brasile meridionale.

Il Rio de La Plata sfocia nell’Oceano Atlantico a nord- ovest di Buenos Aires. Il delta del fiume si contraddi-stingue per la presenza di innumerevoli corsi d’acqua di piccole dimensioni, che formano una zona paludo-sa caratterizzata da un ecosistema unico ed estrema-mante delicato.

Il porto principale di Buenos Aires si è sviluppato tra

le sponde paludose di questo estuario che, a causa della sua enorme portata e quindi al conseguente ingente deposito di detriti, costringe a continui dra-gaggi.

Le foreste subtropicali

L’isolata area del Nord - Est argentino compresa tra i fiumi Paranà e Uruguay denominata “Mesopotamia,” con i suoi acquitrini e le basse collinette dalle forme arrotondate, incentra le sue attività sull’allevamento di pecore, cavalli e bovini, facendone uno dei maggio-ri centmaggio-ri di produzione di lana del paese. Spostandosi verso nord il clima diventa di tipo subtropicale e mol-to umido. L’economia di questi terrimol-tori si basa princi-palmente sulla coltivazione di yerba mate e di vari tipi di frutta. Qui enormi tratti di foresta vergine sono sta-ti sacrificasta-ti all’industria del legname, che ha acqui-stato crescente importanza all’interno dell’economia argentina. In seguito, gran parte delle aree disboscate vengono utilizzate sia come pascolo per l’allevamen-to del bestiame che come campi per la coltivazione di cotone, mais e soia.

La regione centro-settentrionale, chiamata Chaco in quanto si tratta di una propaggine meridionale del vasto altopiano Gran Chaco. Questa estesa e disabita-ta regione è, come indica il nome (nel dialetto lo cale Chaco vuol dire “terreno di caccia”), popolata da molti animali. La vegetazione di questa zona pianeggiante è costituita da giungla, paludi e palmeti a est, mentre nella parte occidentale, più asciutta, è dominata dalla savana; il clima quindi varia, passando da quello tro-picale a quello subtrotro-picale.

Il Chaco è situato nel bacino del Rio de le Plata e, seb-bene sia arido per la maggior parte dell’anno, in esta-te è battuto da piogge torrenziali, che sono la causa di numerose inondazioni.

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Il deserto e le montagne

Muovendosi dal Chaco verso nord, si possono trovare gli altopiani del nord- ovest, dove la vicinanza delle Ande è responsabile dell’aridità o semi aridità di gran parte dell’area.

La Puna è un deserto secco e freddo che si estende al di là delle Ande, a nord della provincia di Catamarca verso la Bolivia. Qui la popolazione, costituita per la maggior parte da mestizos (indios ispanici), è dedita prevalentemente all’allevamento di capre, pecore e lama.

Spingendosi più a Est, si attraversano le provincie di Tucuman, Salta e Jujuy ed il clima diventa montano tropicale, con inverni miti. Oltre all’allevamento, in questa zona ci sono vigneti, oliveti, agrumeti, pianta-gioni di tabacco e canna da zucchero; nelle valli e nelle zone pedemontane è diffusa la coltivazione di ortaggi.

Le Steppe.

A Sud del Rio Colorado, che si estende per oltre un quarto del suo corso in territorio argentino, ha inizio la Patagonia, dove una serie di aridi altopiani discen-dono dalle Ande in direzione delle aspre scogliere della costa atlantica.

Le Ande patagoniche non sono alte come quelle più a nord e sono disseminate di laghi, praterie, ghiacciai e foreste che si estendono per gran parte dei pendii. Nonostante le piogge cadano per gran parte dell’an-no, il clima della regione è freddo e non favorisce una vegetazione rigogliosa. Le pianure sono ricoperte da manti erbosi, arbusti e qualche albero più resisten-te; tale ambiente risulta essere duro e inospitale per molte specie animali e vegetali.

La zona centro occidentale dell’Argentina, che com-prende le province di San Juan, Mendoza, e San Luis, prende il nome di Cuyo. Il Cuyo è la zona principale dei vigneti argentini: il clima arido, il terreno sabbioso e il sole tutto l’anno sono le condizioni ideali per la viti-coltura e la coltivazione di agrumi.

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1.1.2 Elementi di Storia.

A partire dall’arrivo dei colonizzatori spagnoli, che con il loro impianto in cuadras (isolati 100x100m) hanno dato le basi al tessuto urbano argentino, per prosegui-re poi con gli influssi francesi, inglesi e italiani negli stili architettonici tra Ottocento e Novecento, fino ad arrivare alla formazione del gigantesco Conurbano di Buenos Aires dei giorni nostri, si è ritenuto necessaria una, se pur breve, introduzione storica, senza la quale non si avrebbe un’adeguata comprensione delle odier-ne dinamiche di questo paese.

I primi insediamenti

Tra il 650 e l’850, le popolazioni presenti sul territo-rio argentino iniziarono per la prima volta ad organiz-zarsi in comuntà, stabilite in insediamenti fissi dediti all’agricoltura e all’allevamento soprattutto di lama e alpaca. L’architettura consisteva in abitazioni dalle pareti di argilla con tetti di paglia o legno.

Le differenze nella quantità dei manufatti rinvenu-ti nelle tombe consrinvenu-tituiscono un’indicazione chiara dell’esistenza di una stratificazione sociale: la man-canza di opere monumentali o di esempi evidenti di lavoro organizzato fanno comunque intuire la seplici-tà dell’organizzzaione politica.

Tra l’850 ed il 1480 gli insediamenti crebbero di di-mensione e si collocarono in posizioni facilmante difendibili; in molti siti sono state rinenute tracce di mura composte da grandi blocchi di pietre arrotonda-te. Cominciarono ad apparire strade, cimiteri, opere di irrigazione e centri per l’assolvimento delle funzio-ni cerimofunzio-niali.

Il periodo precoloniale

Agli inizi del XVI secolo gli indigeni del nordovest vi-vevano ancora in case di pietra semplici, raggruppa-te in città che in alcuni casi poraggruppa-tevano raggiungere le 3000 unità.

Molte delle città erano situate su colline a scopo di-fensivo, erano fortificate e disponevano di edifici di culto.

L’economia continuava a basarsi su di una agricoltura intensiva e sull’allevamento; gli animali domestici per lo più camelidi come lama e alpaca, venivano utilizzati per il trasporto o per ricavarne lana e carne. Sono sta-ti rinvenusta-ti molsta-ti repersta-ti arsta-tissta-tici di eccellente fattura riferiti a questo periodo storico, indice di una civiltà che andava sempre più progrendendo verso la forma-zione di vere e proprie confederazioni. Le zone che rimanevano con uno stato di arretratezza più impor-tante erano quelle relative ai territori delle Montagne Centrali dell’Argentina nord - orientale.

Queste popolazioni (che comunque rappresentava una notevole porzione di popolazione presente in Argentina) erano ancorate ancora ad un modello di civiltà che quasi non progrediva da 6000 anni. Questo perchè, le civiltà che popolavano il territorio argenti-no, avevano ormai appurato un proficuo adattamento all’ambiente, consapevoli del tipo di risorse disponi-bili.

L’incontro con l’Europa e la fondazione di B.A

Quando i primi spagnoli giunsero in Argentina all’ini-zio del XVI secolo, gli indigeni erano all’incirca sulle 500000 unità, organizzati in piccoli gruppi sparsi su tutto il teritorio.

Due terzi di questi vivevano nella parte nord-occiden-tale del Paese o sugli altopiani centrali di Cordoba e San Luis, come il caso dei Comechingones. Le tribù dei

Tehuelche, che gli spagnoli chiamavano ‘indiani della

pampa’, erano stanziate nel centro - sud , i Patagoni

nell’attuale Patagonia, mentre i Selk’nm e i Mannekenk

abitavano la Terra del Fuoco. Si pensa che furono i fuochi che i Selk’nam accendevano sulle loro imbar-cazioni ad ispirare il nome di ‘Terra del Fuoco’. Come già detto le civiltà diffuse in Argentina erano ancora molto semplici ed arretrate; pertanto, quando

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i primi spagnoli giunsero in Argentina non trovaro-no le grandi città o le piramidi del Mesoamerica, nè un fiorente impero come quello che crearono gli Inca peruviani in soli 100 anni, ma solo una terra che , dal Puna nordoccidentale fino all’ultima propaggine della Terra del Fuoco, si presentava scarsamente popolata. Nella prima metà del XVI secolo portoghesi e spagnoli intrapresero un periodo di intense esplorazioni. Nel 1520 Ferdinando Magellano, nel suo viaggio nel Pacifico, fu il primo esploratore a raggiungere l’attua-le Argentina. Sei anni più tardi fu Sebastiano Caboto, navigando per conto degli spagnoli, ad avventurarsi nella regione del Rio della Plata e, ricevuti in dono da-gli ndigeni alcuni ciondoli di argento, decise di battez-zare quel fangoso corso d’acqua con il nome di ‘Fiume d’Argento’ (per l’appunto Rio de la Plata).

Il nobile spagnolo Pedro de Mendoza il 3 febbraio 1536 fondò Santa Maria de los Buenos Aires.

Nel giro di poche decadi altri gruppi di spagnoli, giun-ti da nord , dopo aver attraversato Cile, Perù e Bolivia, fondarono ulteriori insediamenti permanenti. Le cit-tà nordoccidentali di Santiago del Estero, Catamarca, Mendoza, Tucumàn, Cordoba, Salta, La Roja e Jujuy vennero infatti tutte fondate nella seconda metà XVI secolo.

Tutti gli insediamenti fondati seguivano il tipico im-pianto urbano delle colonie spagnole costituito da

Cuadras, ovvero una maglia urbana strutturata in

un susseguirsi regolare di isolati a forma quadrata in cui si sviluppava la città. Questa è una tipologia di impianto che ovviamente caratterizza anche la stessa Buenos Aires.

Per tutto il XVII secolo e per gran parte del XVIII, il Nord Ovest rimase il centro di tutte le attività che si svolgevano in Argentina, ciò era anche dovuto al re-gime protezionistico da parte del Re di Spagna, che proibiva i commerci sul Rio de La Plata. Il Re favori va le colonie spagnole di Lima (capitale del vicereame del Perù) e Città del Messico, isolando in questo modo

il più lontano estuario del Rio de La Plata costringen-dolo ad una condizione di arretratezza commerciale. Fino al 1776 si alternarono due centri importanti: Tu-cuman, come regione agricola, e Cordoba, come polo educativo, con la fondazione della prima Università del Sud America nel 1613. Buenos Aires, invece, ri-maneva una città di piccole dimensioni che viveva dei frutti del contrabbando.

Successivamente il declino dell’industria mineraria andina, unita alle crescenti richieste di vie commer-ciali transatlantiche dirette tra l’Europa e l’America, convinse la corona spagnola a dare vita al nuovo vi-cereame di Rio de La Plata, con Buenos Aires come centro amministrativo.Da quel momento Buenos Ai-res conobbe il primo forte sviluppo demografico, con una popolazione che passò da 2200 abitanti nel 1726 a più di 33000 nel 1778.

Nel 1806 e nuovamente nell’anno seguente, gli ingle-si invasero Buenos Aires e la rinconquista della città venne affidata a Santiago de Liniers, il quale organiz-zò le truppe unendo gli abitanti locali con le truppe spagnole rimaste in loco. Gli scontri con gli inglesi produssero, nel dramma, anche alcuni effetti positivi, come il risveglio di un orgoglio della Colonia che co-minciò a comprendere le proprie potenzialità , facen-do sorgere tensioni tra l’amministrazione spagnola e i criollos ( i coloni nati in argentina) che cominciarono a pensare come sviluppare un’economia senza limita-zioni e le rigide regole della lontana Corona di Spagna.

Verso l’indipendenza

L’invasione della Spagna nel 1808 a opera di Napoleo-ne Bonaparte fu la scintilla che scatenò la rottura del-le relazioni tra Spagna e Argentina: un Cabildo abierto (assemblea deliberativa di piazza), a Buenos Aires, depose il vicerè spagnolo ed elesse una giunta rivo-luzionaria che governò al suo posto. Bernardino Riva-davia, Manuel Belgrano e Mariano Moreno furono gli intellettuali criollos che, ispirati al pensiero liberale

Dipint o r affigur ant e la battag lia di C urupa yti, il 22 sett embr e del 1866.

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europeo, diressero le proprie energie verso la creazione di una nuova Nazione.

Si stavano dunque ponendo le basi della guerra civi-le denominata Rivoluzione di Maggio, del 25 Maggio 1810, quando venne istituito a Buenos Aires, un go-verno autonomo. La conseguente dichiarazione uffi-ciale di indipendenza avvenne solo 6 anni più tardi. Nel 1862 venne deciso che Buenos Aires sarebbe di-ventata capitale della Repubblica e della Provincia, rilanciando quindi la crescita della stessa città.

Nei trent’anni successivi l’Argentina attraversò ‘un’età dell’oro’: nuovi metodi per la refrigazione delle carni, innovazioni nei trasporti e la costruzione di una rete ferroviaria resero possibile allevamento e agricoltura intensiva.

Attorno al 1880 il territorio dell’Argentina aveva qua-si raggiunto i confini attuali. La nuova economia, che vedeva un primo accenno di sviluppo delle industrie e del porto di buenos Aires, richiedeva manodopera; di conseguenza attorno agli anni novanta dell’800 giuse-ro migliaia di immigrati, per lo più italiani e spagnoli e la popolazione crebbe da 1,8 milioni nel 1869 a più di 4 milioni nel 1895. Gli immigrati venivano attratti in Argentina (quasi esclusivamente a Buenos Aires) con la promessa di una terra, una casa e un lavoro, ma le terre erano spesso proprietà di estancieros o di militari che la avevano ricevuta in premio per meriti nella Guerra del Deserto di Roca , contro gli indigeni della Patagonia nel 1879.

Gli immigrati erano pertanto costretti a cercare una dimora nell’affollata città. In molti casi le persone che non trovavano una sistemazione erano ospitate in edifici affollatissimi e degradati, detti conventillos, che permettevano ai nuovi arrivati almeno di avere un momentaneo tetto sulla testa prima di definire la propria definitiva sistemazione. I conventillos posso-no ancora visibili in alcuni quartieri della città; alcuni sono stati riconvertiti e recuperati per altre funzioni, mentre altri sono stati abbandonati e sono in condi

zione di grave deterioramento.

Il definitivo slancio per la creazione della moderna nazione argentina della fine del XIX secolo lo dettero l’introduzione di tecniche moderne in agricoltura e l’integrazione dell’Argentina nel sistema economico mondiale. Gli investimenti stranieri e l’immigrazione europea diedero impulso a questa rivoluzione econo-mica. Gli investimenti, principalmente provenienti dal Regno Unito, furono destinati a aree come lo sviluppo ferroviario e portuale. Nel periodo che va dal 1880 ed il 1929 l’Argentina raggiunse una grande prosperità economica fornita principalmente dallo sviluppo del-le esportazioni di materie prime e dall’importazione di prodotti manifatturieri.

Il periodo del Peronismo

La svolta verso una profonda industrializzazione del paese si ebbe a partire dall’ascesa al potere di Juan Domingo Perón, eletto nel 1946, che nazionalizzò una grande quantità di industrie strategiche in mano a ca-pitali stranieri, e promosse lo sviluppo di un’industria leggera volta soprattutto al mercato interno.

Nel 1947, con il supporto e l’attivismo della moglie Evita, molto popolare in Argentina, introdusse il suf-fragio universale per le donne. Perón contava, infatti, sul forte legame fra lui e il popolo, grazie al forte cari-sma suo e di sua moglie.

Tale politica, economicamente progressista, non era gradita alle oligarchie del paese, che riuscirono ad estrometterlo e costringerlo , nel 1955, all’esilio in prima in Spagna e poi Francia.

Seguì per l’Argentina un ventennio di grande instabili-tà: la coesione sociale favorita dal peronismo, in man-canza di un leader, portò alla frammentazione delle tante correnti all’interno del partito. Perón tornò al suo paese natale e vinse la tornata elettorale divenen-do di nuovo presidente nell’ottobre del 1973.

Dopo un anno Perón morì improvvisamente di in-far to cardiaco, senza essere riuscito ad affrontare i

1822, Bert

es, Plano t

opogr

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gravi problemi del Paese. Gli succedette la moglie Isa-bel, che era completamente impreparata ad affronta-re la guida di un paese, e si affidò a consiglieri della destra del partito peronista. Durante questo periodo, nel tentativo di soffocare la rivolta sociale contro le gravissime condizioni economiche, appoggiò una cruenta repressione.

La dittatura militare

Nel 1976 Isabel fu deposta con un golpe, e il potere venne preso da una giunta militare capeggiata da Jor-ge Rafael Videla. Questo fu uno dei periodi più oscuri della storia dell’Argentina; decine di migliaia di perso-ne, sospettate di appartenere ad organizzazioni che si riteneva potessero svolgere una qualsiasi attività di interferenza a la politica della Giunta, furono arresta-te e portaarresta-te in centri clandestini di dearresta-tenzione, dove i dissidenti vennero torturati e poi eliminati caricando-le su aerei e poi gettandocaricando-le in mare ancora vive (rac-contato nel film “Garage Olimpo”, di Marco Bechis). Fra il 1981 e il 1983 si susseguirono altri governi mi-litari; tra le tante scelte contestabilili, una delle più scellerate fu la decisione di intraprendere la guerra per la riappropriazione delle isole Falkland/Malvinas. La sconfitta contro la Gran Bretagna portò alla caduta dell’ultimo generale, e il ripristino dei diritti civili e della democrazia.

La democrazia moderna.

Dopo il periodo caratterizzato dalla dittatura, l’Ar genti-na abbracciò con entusiasmo il capitalismo e lapolitica del libero mercato che influenzò tra le altre cose anche lo sviluppo urbanistico delle principali Città del Paese. Nel 1984 il nuovo presidente Raul Alfonsin istituì una commisione per indagare sulle violente politiche e le vittime dei governi militari. Il risultato fu il dossier

Nunca Màs ( Mai Più), che documentò

dettagliatamen-te come la dittatura militare avesse rapito, torturato e ucciso almeno 9000 argentini rite nuti sovversivi.

Altra eredità del governo militare, furono gli ingenti prestiti internazionali, richiesti per finanziare enormi progetti e pareggiare i bilanci, uniti ad una cattiva ge-stione economica.

Con le elezioni del 1989 venne eletto Carlo Saul Me-nem, il quale seguì le direttive del Fondo Monetario Internazionale, pareggiò il valore della valuta argen-tina (il peso) garantito dalle riserve governative con il dollaro, ridusse il protezionismo e fece in modo di porre rimedio alle malefatte dei Governi precedenti; per risolvere il conflitto per le Isole Malvinas, il paese rientrò tra i Paesi Allineati ristabilendo quindi, alme-no in parte, i rapporti con il Regalme-no Unito.

Negli anni Novanta si ebbe un periodo florido per l’economia e quindi un altrettanto spedito sviluppo del paese. Questo decennio fu caratterizzato solo un benessere apparente: la parità del peso con il dollaro fece sì che il prezzo delle esportazioni avessero prez-zi nettamente superiori rispetto a quelli dei mercati rivali. Tutto questo unito a migliaia di argentini senza lavoro per la chiusura delle industrie statali e alle dif-ficoltà di mantenimento dei bilanci pubblici, portò ad un repentino tracollo dello Stato argentino.

La crisi giunse all’apice nel dicembre 2001 quando si susseguirono quattro presidenti in due settimane. La nomina definitiva di Eduardo Duhalde calmò momen-taneamente la situazione.

Alla scelta di pareggiare il valore del peso con il dol-laro e alla dichiarazione di impossibilità di pagare il debito estero, ne seguì una tremenda svalutazione; pertanto e per evitare il collasso vennero congelati i depositi argentini in dollari. In questo modo si riuscì a stabilizzare la situazione economica del paese, ma non si riuscì ad evitare che la popolazione argentina si ridusse in una condizione di estrema povertà. Seguì nel 2003 Nestor Kirchner che, per mezzo di po-litiche mirate aumento il sistema di esportaioni che permise un surplus capace di ripagare i debiti del FMI.

Ritr

att

o ufficiale di Juan Domingo P

er òn ed E vita, r ealizzat o da Numa A yrinhac nel 1948.

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25

Alla fine del 2007 seguì alla presidenza sua moglie

Cristina Fernandez Kirchner la quale detiene ancora oggi la carica di Presidente dello Stato Argentino.

Cortile int

erno de La Casa R

osada, Buenos Air

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1.1.3 Fasi dello sviluppo urbano.

Al fine di comprendere adeguatamente e contestua-lizzare la situazione socio- economica e dello sviluppo urbano in Argentina, vengono descritte sinteticamente alcune tra le dinamiche che caratterizzano le realtà urbane dell’America Latina. In questo modo si cerche-rà di mostrare come le città sud-americane presentino caratteri decisamente simili tra loro.

L’urbanizzazione in America Latina

I paesi dell’America Latina hanno come elemento co-mune quello di essere caratterizzati da una fortissima concentrazione della popolazione in pochi ma affol-latissimi centri urbani. In questi luoghi si concentra la quasi totalità degli sforzi economici e delle rela-zioni tra queste narela-zioni e il resto del mondo (Alfredo

E. Lattes). All’inizio del primo quarto del XX secolo,

l’urbanizzazione dell’America Latina si collocava tra i livelli delle regioni meno sviluppate del mondo; nei cinquant’anni seguenti (1925- 1975), il livello di ur-banizzazione accelerò in modo così accentuato, che si avvicinò molto a quello dei paesi più sviluppati. Il maggior ritmo di crescita decennale della popola-zione urbana (5,1 %) fu raggiunto nella decade degli anni ‘40: un così repentino aumento della popolazio-ne urbana andava di pari passo con l’elevato ritmo di abbandono delle aree rurali: tra il 1925 ed il 1975, in tutta l’America Latina, 117milioni di persone si tra-sferirono dalla campagna verso la città.

Il fatto che già nel 1950 in Uruguay, Argentina e Cile più del 50% della popolazione fosse residente nelle aree urbane, è significativo di quanto i paesi dell’A-merica Latina siano sempre stati composti principal-mente da una popolazione urbana, e di quanto queste nazioni basino e convoglino la maggior parte dei pro-pri sforzi verso i loro centri urbani pro-principali.

Questo fenomeno è concentrato e più evidente in certi paesi; infatti, ad oggi, ci sono stati dell’America Latina che possiedono addirittura l’85% della popolazione

totale che vive nelle città (Argentina, Brasile, Chile, Colombia, Equador, Messico, Perù e Venezuela). Un processo di urbanizzazione di questo tipo porta come conseguenza una polarizzazione concentrata in pochi punti e troppo marcata per un territorio così esteso; al contempo, le aree che non si localizzavano nelle vicinanze di questi “attrattori” serano destinate a diventare delle aree abbandonate (carenti di strut-ture sociali, produttive, culturali, etc...).Nei casi più estremi si è arrivati alla cancellazione ed irrecupera-bilità di questi ambiti urbani.

La situazione territoriale dei paesi dell’America La-tina perciò è caratterizzata da un alto disequilibrio territoriale contraddistinto da alti tassi di crescita de-mografica nelle città principali e llo stesso tempo da un progressivo abbandono delle città medio-piccole ed il conseguente smembramento delle comunità vin-colate al territorio.

L’ America Latina all’interno del processo di globaliz-zazione.

La globalizzazione deve essere intesa come un feno-meno sociale, culturale ed economico, il quale produ-ce paradossalmente i suoi effetti anche a livello locale. (Borja 1994). In altre parole la globalizzazione richie-de certamente luoghi strategici – le città- per proiet-tarsi in maniera onnipresente nell’interno territorio planetario.

I processi di riforma statali che stanno avvenendo in America Latina, così come l’impulso all’apertura eco-nomica, puntano a questa prospettiva, nella stessa maniera in cui sta avvenendo la transnazionalizza-zione dei mercati, la decentralizzatransnazionalizza-zione delle com-petenze e i ricorsi e la generazione di condizioni di competitività. La rivoluzione scientifico- tecnologica che stiamo vivendo, principalmente nel ramo della comunicazione, introduce cambiamenti notevoli; vi sono due aspetti che hanno a che vedere da un lato ad un’approssimazione relativa della distanza dei

ter-Dettag

lio del T

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o Colon, Buenos Air

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della geografia planetaria, che porta a una riduzione

delle barriere spaziali, oppone alla generalizzazione del mercato e all’annullamento dello spazio per la di-minuzione del tempo di percorrenza (Martner 1995), dall’altro lato, i moderni mezzi di comunicazione si convertono nel mezzo fondamentale per la socializ-zazione della popolazione, e nel fulcro della industria culturale, che diviene asse della integrazione sociale. Con la crisi, apparentemente irreversibile dello Sta-to Nazionale, con l’avanzare della globalizzazione e l’inurbamento della popolazione, è facilmente preve-dibile che il prossimo secolo apparterrà alle città. Una realtà come quella descritta porterà a cotruire un nuo-vo protagonismo delle stesse. Si vive così la conversio-ne della città in un attore politico ed economico, che supera un proprio ambito di esistenza: quello locale. Così come la “globalizzazione” richiede la loca-lizzazione per esistere, così il “locale” necessi-ta della internazionalizzazione per svilupparsi, ponendo in rete, mediante la competizione, ele-menti che portano alla cosmopolitizzazione della città, perché generano raggi di influenza intercon-nessi in spazi spesso distanti, distinti e discontinui. Di fronte alla continuità spaziale che ha generato la città metropolitana nel suo interno immediato, oggi si percepisce che la nuova città tende a manife-starsi in modo onnipresente in uno spazio che non richiede l’esistenza di una continuità territoriale. In questo contesto si percepisce la proiezione mon-diale del locale e la sua internazionalizzazione che sta caratterizzando le stesse città Sud Americane. Un cambiamento di questa portata tende a trasfor-mare il concetto della città e al contempo del locale. In questo modo si percepisce un cambiamento nella de-finizione di città, da uno spazio chiuso in frontiere, ad uno spazio articolato e interconnesso in reti e sistemi. Una buona riforma economica per migliorare la situazione attuale si presuppone tenga conto del-la vocazione produttiva locale, e al contempo appor

tando innovazione di attività e servizi, al fine di mi-gliorare la posizione e competitività delle città. In un mercato globale dalla forte competitività, la specia-lizzazione produttiva risulta essere fondamentale. Promuovere ed integrare la città nel mondo, significa ridefinire la sua centralità in un contesto che va al di là dell’ambito nazionale. In altre parole anche in Ame rica Latina dagli anni ‘90 è nato un nuovo concetto di città che richiede una nuova terminologia: competi-tività, globalizzazione, pianificazione strategica, etc... In questo contesto, i grandi salti concettuali si pro-ducono in una doppia dimensione: da un lato la vi-sione della città come un bene strategico ( economia) e come attore (sociopolitico) e dall’altro lato la città come uno spazio socio- comunicazionale (culturale) e informativo, che porta alla concezione della città come rete che va al di là delle frontiere.

Dinamiche urbane delle città latino-americane

Negli ultimi anni la tendenza delle città dell’America Latina, e quindi anche di quelle Argentine, ha portato ad una diminuzione sostanziale del tasso di crescita urbana, dopo un periodo di forte e veloce espansione. A partire dal secondo dopoguerra si era diffusa, infat-ti, una urbanizzazione caratterizzata da una tipologia di sviluppo periferico propria del modello dello Stato capitalista. Attualmente la linea più seguita non è il proseguimento dello sprawl cittadino, bensì una stra-tegia di riempimento degli spazi urbani vuoti, all’in-terno del tessuto cittadino e un nuovo utilizzo degli spazi storici. In pratica si è passati da una prima tappa ,che si può far risalire a partire dal secondo dopoguer-ra, quando si iniziò una nuova logica di urbanizzazio-ne in America Latina basata sulla periferizzaziourbanizzazio-ne e la metropolizzazione, propria del modello economico della sostituzione delle importazioni e del benestare dello Stato, ad una seconda, mezzo secolo dopo, quan do iniziò a profilarsi un altro modello di urbanizza-zione: l’introspezione o il ritorno alla città costruita

Basilica di Nuestr

a Senor

a del Pilar

, Buenos Air

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nizzazione della città poichè influisce sulla vivibilità e produttività di un contesto.

Purtroppo la violenza urbana si sta espandendo sem-pre con maggiore forza, provocando mutazioni signi-ficative nelle città latino americane, come un diffuso senso di insicurezza, una militarizzazione delle città e una riduzione del livello di qualità della vita. L’aumen-to della criminalità ha a che vedere con tre aspetti im-portanti: la riduzione del senso di cittadinanza (meno solidarietà, partecipazione e maggiore esclusione so-ciale), diminuzione dei tempi urbani, e la diminuzione degli spazi, soprattutto destinati alla socializzazione - La povertà urbana: l’America Latina che si caratte-rizzava per avere “città di contadini”, oggi è nota per avere “città di poveri”.

Con una sempre più importante terziarizzazione del lavoro si è andati incontro ad una riduzione impor-tante dell’occupazione e dei redditi stabili. Pertanto si sta assistendo ad un crescente numero di poveri ed ad una intensificazione della povertà. Questo fattore è evidente nelle città anche a livello puramente fisico in quanto, a macchia di leopardo, si sono sviluppati interi quartieri dove si concentrano le sacche di po-vertà, i cosìddetti asentamientos, caratterizzati dalla mancanza di qualsiasi standard igienico ed urbano. Questi quartieri informali (in Argentina chiamate con il nome di “villas miseria”) si posizionano spesso lun-go le sponde dei fiumi contaminati, nei terreni adia-centi alle linee ferroviarie o più in generale nelle zone più degradate dei centri cittadini. Queste realtà ur-bane sono caratterizzate da grandi mancanze, come quelle dei servizi basici e della legalità.

Generalmente si tratta di baraccopoli, più o meno consolidate, di cui la maggior parte ha più di 20 anni. Alcuni di questi spazi di città informale sono arrivati anche a compiere il settantesimo anno dalla loro “fon-dazione”. Soprattutto in Argentina, la peculiarità di questi agglomerati informali è data dal fatto che non sono lontani o separati dal resto della città, bensì si nel nuovo contesto del processo della globalizzazione.

Più nello specifico il sistema di urbanizzazione fon-data sullo sprawl e sull’espansione urbana, entra in crisi a partire dagli anni ‘90 con quello che potrebbe definirsi un ritorno alla città esistente. Le più comuni caratteristiche della città dell’America Latina attuale possono essere sintetizzati con:

- una permanente costruzione e ricostruzione, ciò che si produce a sua volta si riproduce;

- un pregio di avere un organizzazione adatta alle di-namiche urbane attuali grazie alla sua relativa recen-te formazione, ma al conrecen-tempo essere predisposta a subire un invecchiamento prematuro a causa delle gravi condizioni socio - politiche ed economiche (in sintesi, possiamo definire la citta latino- americana come ‘giovane’ perché il suo sviluppo parte solo dalla seconda metà del secolo passato; ‘invecchiata prema-turamente’ perchè la sua più o meno costante con-dizione di estrema povertà, ha sempre presupposto uno sforzo troppo elevato per il suo mantenimento; questa condizione ha portatomolte parti di città ad un forte e repentino degrado

- la diminuzione relativa della pressione demografica, fa sì che nel processo di urbanizzazione la quantità ceda il passo alla qualità.

Le Caratteristiche della città Latino Americana

Passando ad una descrizione più approfondita delle dinamiche delle città dell’America Latina si andranno ad analizzare dinamiche e fenomeni contemporanei comuni per cui oggi anche le città argentine sono ri-conosciute e studiate:

- La violenza urbana: sebbene la violenza urbana sia esistita da quando si è costituita la città, questa te-matica è divenuta negli utlimi anni uno dei temi più sentiti; tanto è vero che nelle principali città latino americane la “questione sicurezza” si è convertita in una delle principali domande urbane da parte della popolazione oltre che un importante fattore di

orga-Flor

alis Generica, fior

e d’acciaio inossidabile e alluminio r

ealizzat o nel 2002 dall’ Ar chit ett o E duar

do Catalano, Buenos Air

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29

trovano spesso a ridosso di un quartiere residenziale,

una stazione, un centro commerciale.

Ad ogni modo sono due realtà della stessa città che continuano a convivere, non però, senza difficoltà. - Il fenomeno delle urbanizzazioni private: oggi, il pro-dotto economico dominante (derivante dai contesti di sviluppo precedentementi descritti) che permette lauti guadagni sia al campo pubblico, nonchè a quel-lo privato, è la promozione immobiliare basata sulla costruzione e vendita di nuclei residenziali pianificati con caratteristiche di ‘città chiuse’.

L’ Argentina sotto questo punto di vista con i suoi me-gaprogetti di quartieri chiusi e la grande estensione di urbanizzazioni private nelle periferie, primeggia insieme al Brasile nel panorama Sud Americano. Ciò che ha portato allo sviluppo di questo modello ur-bano sono state le richieste da parte delle classi più abbienti di un diverso modello abitativo (più simile al modello nord- americano) basato sul soddisfare il forte bisogno di sicurezza.

Le privatizzazioni.

Quando fino agli anni ‘70/’80 lo Stato aveva il mono-polio su ogni aspetto della gestione della nazione, a partire dagli anni’90, grazie anche alla caduta di molti regimi, il fenomeno della privatizzazione ha caratte-rizzato la scena istituzionale ed economica del Sud America (Emilio Duhau).

Innanzitutto, per servizi ed infrastrutture pubbliche si intendono tutti quei servizi che per essere som-ministrati alla cittadinanza necessitano di reti di di-stribuzione (come il gas, l’energia elettrica, l’acqua potabile e le telecomunicazioni). La recente evoluzio-ne dei servizi pubblici in America Latina si presenta sotto lo sfondo di un paradigma assolutamente domi-nante fino gli anni 70-80: lo Stato-Nazione, come con-tenitore e unico riferimento per la società. Il controllo nazionale si riflettava direttamente sulle strategie e sulle condizioni generali della produzione dei beni,

quanto, in maniera indiretta, sulle condizioni di vita della popolazione stessa. Si trattava di un modello che aveva come presupposto fondamentale il coinvol-gimento esclusivo di attori nazionali, o comunque di altri attori che dovevano ad ogni modo sottostare ad un unico ordine giuridico garantito dal potere nazio-nale/statale. Gli attori transazionali o multinazionali dovevano rispettare regole di gioco stabilite dallo Sta-to- Nazione dentro il territorio in cui operavano o con il quale interagivano, mentre gli attori locali entrava-no solo in modo marginale nel contesto di referenza. Tanto i servizi pubblici, basati su reti di infrastrutture, come i servizi sociali, erano utilizzati come leva per il modello nazionale di sviluppo.

Negli anni ‘90 si è avuta una rottura radicale con il pa-radigma suddetto che era stato vigente fino agli anni ‘80. Un cambiamento così importante nella gestione statale è da sottolineare in quanto, ovviamente, ha forti ripercussioni su molti aspetti che interessano lo sviluppo e funzionamento odierno della città.

Dinamiche di gestione del territorio

Negli ultimi anni è stato riscontrato un leggero cambiamento nel modo di governare e di gestire un territorio.

Torr

e dell’or

ologio di Plaza San Martin, Buenos Air

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Il cambiamento che vive la governance locale in Ame-rica Latina, e quindi anche in Argentina, è dovuto da un lato al rafforzamento della società locale dovu-to alla promozione di nuovi soggetti sociali come le donne, indigeni, ambientalisti, giovani, etc.. e dall’al-tro al decentramento decisionale statale che conferi-sce maggiori poteri alle Municipalità che forniconferi-sce un nuovo coinvolgimento tramite partecipazione della popolazione nelle decisioni di interesse collettivo (come nel caso dello sviluppo di un piano strategico). Anche sul tema della qualità ambientale finalmente si assiste ad un cambiamento dovuto soprattutto ad una maggiore domanda e coscienza pubblica e privata. Di conseguenza è pensiero di molti, quello di impe-gnarsi nel fornire e pensare adeguati modelli e stra-tegie di pianificazione nei Paesi del Sud America, in modo da migliorare ed evitare i gravi errori che sono stati compiuti in passato, i quali hanno portato ad una situazione generale di forte disparità sociale, degrado socio-fisico e di malfunzionamento delle politiche di intervento. Gli obiettivi generali di pianificazioni do-vrebbero, in linea di massima, guardare a questi con-cetti:

- rafforzamento delle amministrazioni locali;

- creazione di strutture regionali con città che funga-no da centro attrattivo, mediante una pianificazione adeguata delle infrastrutture e dei servizi;

- avanzamento nei processi di decentralizzazione am-ministrativa, delegandone la stesura degli obiettivi nella esecuzione dei piani;

- sviluppo economico dei territori, favorito dalla co-struzione e implementazione di infrastrutture inter regionali;

- consolidamento dello Stato Nazione.

Facoltà di giurisprudenza, Buenos Air

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1.2 BUENOS AIRES

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1.2.1 Inquadramento geografico.

La città di Buenos Aires, formalmente Ciudad Auto-noma de Buenos Aires (in forma abbreviata CABA), anche chiamata Capital Federal essendo la sede del governo federale, è una dei ventiquattro enti federa-li della Repubbfedera-lica Argentina. E’ situata nella regione centro - est del Paese, alla foce del Rio de la Plata, principale fiume argentino, in piena pianura pampe-ana.

I risultati definitivi del censimento del 2010 stimano la popolazione della città in 2 890 151 abitanti, e del suo agglomerato urbano, la Gran Bueno Aires, in 12 801 364 abitanti. In questo modo è possibile definire l’area metropolitana di Buenos Aires come la maggio-re amaggio-rea urbana del paese, la seconda Sudamericana, e una delle 20 città più grandi del mondo. E’, insieme a San Paolo e Città del Messico, una delle tre città latino americane di categoria alfa, secondo lo studio GaWC. Secondo lo studio effettuato nel 2008 da Mercer, Bue-nos Aires risulta essere la città con il valore più alto di qualità della vita e la più visitata (InfoBae.com) di tutto il Sud America,

L’area urbana di Buenos Aires è localizzata all’inter-no della Provincia di Bueall’inter-nos Aires, la cui capitale è La Plata, cittadina situata a pochi km più a sud di Buenos Aires.

Ufficialmente la città è suddivisa in in 48 quartieri, tra i quali i più antichi derivano dalle parrocchio esta-bilite nel XIX secolo.

In sintesi, la metropoli di Buenos Aires può essere di-visa in Capital Federal (città autonoma, che possiede un proprio potere esecutivo, legislativo e giuridico, oltre che una propria polizia) e conurbano

metropo-litano, Regione Metropolitana di Buenos Aires, che

sottostà alla Provincia di Buenos Aires.

Il suo profilo urbano è decisamente eclettico, si mesco-lano , a causa delle numerose immigrazioni, elementi di art decò, art noeveau, neogotico e francese borbonico.

Cart ogr afia d’inquadr ament o r ealizzata da Andr ea De Car o e Lor enzo Gio vene Buller

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E’ proprio grazie quest’ultimo che la città è

conosciu-ta nel ondo anche con il nome di “La Parigi d’Ame-rica”.

La Ciudad de Buenos Aires è il principale centro edu-cativo del paese e un importante nucleo di attività ar-tistica ed intellettuale. Tra le sue numerose istituzioni si sottolinea l’Universidad de Buenos Aires, centro tra i più prestigiosi del Sud America.

La città è una delle metropoli con maggior concen-trazione di teatri a livello mondiale, tra i quali il più famoso è sicuramente il Teatro Colon .

La metropolitana di Buenos Aires è stato il primo si-stema di trasporto metropolitano di tutto l’emisfero australe.

1.2.2 Lo sviluppo urbano.

La fondazione della città

La città di Buenos Aires è stata fondata in due occa-sioni differenti: prima nel 1532 da Pedro de Mendoza, la seconda e ultima il 11 giugno 1580 , da Juan de Ga-ray. La città in origine apparteneva al Vicereame del Perù dell’Impero Spagnolo, ed era una città di minore importanza rispetto Lima o ad le altre città coloniali. Gli interessi della Spagna in queste terre erano dettati dalla navigabilità dei fiumi, che penetrano il territorio assicurando il possesso della terra e contribuendo al popolamento della stessa, agevolando la circolazione tra l’Alto Perù ed i nuovi domini.

Buenos Aires, così come praticamente la totalità delle città fondate dai coloni spagnoli, è stata suddivisa in blocchi e ciascun blocco poi suddiviso ulteriormente in altri quattro lotti, i quali sarebbero poi stati asse-gnati ai conquistatori e fondatori di rango più eleva-to. Dopo le riforme borboniche nel 1776 Buenos Aires è stata designata capitale del Vicereame del Río de la Plata. Da questo momento la città, da piccolo avampo-sto spagnolo con una popolazione stimata di 24.205 abitanti, cominciò a divenire uno dei principali centri commerciali dell’intero Vicereame.

La città del primo Ottocento

Il disegno urbano coloniale seguiva una maglia ur-bana di strade e blocchi detti cuadras. Una delle fasi più importanti è l’impianto della Plaza Mayor , attual-mente costituita da Plaza de Mayo, il Forte e il Cabildo. La città si è sviluppata intorno proprio a Plaza Mayor organizzandosi con una disposizione a quadrilatero di sedici blocchi in linea sul lungofiume e nove isola-ti di profondità verso ovest. La prima trasformazione rilevante avvenne nel 1826, quando venne realizzato l’ampliamento di alcune strade: Corrientes , Córdoba , Santa Fe , Belgrano e Indipendenza. Questo progetto venne condotto da Bernardino Rivadavia, che cercò

Palazzo del Congr

eso Ar

gentino, Buenos Air

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di scostarsi leggermente del rigido impianto urbano in cuadras dall’eredità coloniale spagnola

Nel 1853 venne fondata lo Stato di Buenos Aires e l’a-rea urbana si estendeva a ovest di Plaza Miserere, alle attuali strade di Pueyrredón e Jujuy , a nord della stra-da di Santa Fé, e a sud di San Juan. Nella seconstra-da metà del XIX secolo, al di là di quest’area, solo Flores e Bel-grano erano urbanizzate. Verso la fine del XIX secolo, questi quartieri vennero inglobati nel tessuto urbano della città, e definiti entro i limiti di Buenos Aires. La popolazione nel mentre aumentava gradualmente. Il censimento 1855 registrò 93 mila abitanti.

L’espansione della Città ha visto una crescita all’in-terno di una struttura radiocentrica convergente che conserva ancora oggi. Questa forma di uso del terri-torio urbano si è espansa seguendo gli assi ferroviari principali, permettendo la formazione di periferie che via via si saldavano tra di loro consolidando il tessu-to urbano della città. Nella zona centrale, invece, per migliorare la circolazione, vennero realizzati viali che ancora oggi possiedono un importanza fondamenta-le all’interno del sistema cittadino. In questo modo fu possibile sviluppare in maniera efficace il centro cittadino che divenne vero punto nevralgico e di ri-ferimento per tutto l’agglomerato urbano che stava formandosi.

Il consolidamento della Città Moderna

Intorno al 1860 Buenos Aires lasciò il suo carattere di villaggio per diventare una vera e propria città. Era ormai la sede del potere economico grazie al predo-minio del suo porto e della dogana. La popolazione continuava a crescere soprattutto grazie al costante flusso di immigrati dall’Europa.

Solo dopo il 1890 lo sviluppo industriale prese pie-de e divenne fattore chiave pie-dell’economia pie-della città, come dimostrato da un sondaggio del 1887 condot-to dall’Unione Industriale , che indica l’esistenza di 6.200 stabilimenti e 42.000 persone impiegate nel

settore.

Per quanto riguarda i tipi di attività e la loro localizza-zione, industrie di refrigerazione e impianti metallur-gici erano concentrati nella zona di Barracas e Avel-laneda, favorite dalla presenza del fiume Riachuelo e dalla nuova ferrovia Roca. Altre industrie con minori esigenze di approvvigionamento di acqua si stabiliro-no nel quartiere settentrionale di Barracas.

L’impianto urbano tradizionale si trasformò rapida-mente; la zona centrale si consolidò e ed i quartieri andarono ad assumere diverse funzioni e gerarchie. La popolazione con maggiori mezzi economici iniziò ad abbandonare la sua posizione tradizionale nella parte meridionale della città per costruire nuove resi-denze nel nord, nei quartieri della Recoleta e del Reti-ro e Palermo. Ciò fu dovuto alla scarsa igiene che che caratterizzava i quartieri a Sud ( i quali vennero col-piti dall’epidemia di colera del 1869 e la febbre gialla 1871) e alle mode del tempo, che privilegiavano pa-lazetti individuali. Nel centro della città tradizionale iniziarono a definirsi i settori commerciali e bancari. Nel 1869 venne realizzata la prima posa di condut-ture idriche per l’acqua corrente, sebbene in misura molto limitata.

La crescita dei posti di lavoro e dell’immigrazione portò un espansione della città anche nella parte me-ridionale, lungo le direttrici delle strade che partiva-no da Barracas ed intorpartiva-no al Riachuelo.

Lo sviluppo del centro è stato rafforzato dalla posi-zione delle funzioni direzionali e dalla residenza del-le classi più agiate, mentre gli immigrati preferirono stabilirsi nelle aree più a sud, vicino alle industrie e quindi al luogo di lavoro. Al contempo si andava defi-nendo una prematura organizzazione metropolitana lungo le nuove direttrici dei nuovi assi ferroviari . Nel 1857 , la ferrovia ad ovest arrivava fino a Flores , e nel 1860, fino a Moreno. A nord, la ferrovia raggiunse Belgrano nel 1862, e San Fernando nel 1863.

A questo punto si andava definendo la configurazione

Esempio di edificio Liberty

, Buenos Air

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spaziale delle stazioni ferroviarie che, in quel momen-to, si trovavano nella periferia del tessuto urbano: Re-tiro a nord, Miserere a ovest, e Constitución a Sud , collegando la città con la periferia rurale e l’interno . Al di là di questi cambiamenti, Buenos Aires al 1870 mostrava ancora un piccolo impianto urbano che manteneva la sua struttura urbana tradizionale. In uno spazio di questo genere la maggior parte delle attività quotidiane della popolazione avvenivano con spostamenti a piedi. Questa situazione cambierà radi-calmente verso la fine del XIX secolo. La popolazione di Buenos Aires continuò ,infatti, a crescere rapida-mente, triplicando e raggiungendo i 664.000 abitanti nel 1895, con l’immigrazione come causa principale di questa crescita.

Tra il 1870 e il 1880 Buenos Aires si costituiva come città moderna e la sua trasformazione avveniva sem-pre più repentinamente. Si accelerò la costruzione di nuove strade, la pavimentazione delle strade esistenti e la costruzione di ospedali e servizi educativi. Ini-ziarono a funzionare le prime linee di tram a cavallo. Inoltre, la crescita della popolazione e la diversifica-zione delle attività economiche guidarono l’espansio-ne della città ed il consolidamento delle nuove perife-rie. Al contempo, il pendolarismo cominciò ad essere una realtà quotidiana per gran parte della popolazio-ne, ma nonostante la sua espansiopopolazio-ne, Buenos Aires continuava a riferirsi al centro tradizionale. La rete tramviaria venne potenziata per soddisfare la cre-scente necessità di mobilità nella città in espansione. Come corollario politico, nel 1880 Buenos Aires di-venne la Capitale Federale del Paese, dopo un decen-nio di conflitti con la provincia di Buenos Aires , in quanto quest’ultimo non voleva perdere il territorio della città sia per ragioni economiche che politiche. Vale a dire, Buenos Aires venne separata amministra-tivamente dalla sua Provincia e La Plata divenne la sede dei poteri provinciali.

Il Governo Nazionale si riservò il controllo del porto,

l’amministrazione della giustizia ed il potere della po-lizia. Nel 1888 si delimitò con più precisione il territo-rio, comprendendo le città di Belgrano e Flores. La federalizzazione della città ed preparativi per il centenario che si tenne nel 1910, diedero impulso a molti sviluppi urbani progettati per rispondere alle crescenti richieste, come ad esempio i servizi sanitari, di fognatura, illuminazione elettrica, edifici di grandi dimensioni per le stazioni ferroviarie, e la costruzione di opere che trasformarono la città simbolicamente: il Palazzo dei Congressi, la Casa Rosada, il Teatro Colón e l’apertura della Avenida de Mayo, nel 1898. Inoltre , venne ampliato nel 1894 Puerto Madero, a causa del crescente aumento del traffico commerciale, mentre parchi e piazze si moltiplicarono.

Nel 1913 venne aperta la metropolitana , la prima in America Latina, che andava da Plaza de Mayo a Pla-za Miserere; nel 1914, la tratta venne prolungata fino Caballito. A poco a poco la rete di trasporto diveniva sempre più capillare, estendendo le sue linee princi-pali verso le parti periferiche più importanti della cit-tà (Belgrano, Flores e Liniers).

A metà del 1920 comnciarono ad diffondersi i tra-sporti pubblici su gomma. La crescita urbana, se pri-ma era stata trainata territorialmente dalle grandi reti di trasporto pubblico , in primo luogo dalla fer-rovia, ora vede come fattore ulteriore di espansione l’utilizzo sempre maggiore delle automobili.

Nel frattempo la popolazione della città continuava a crescere. I dati del censimento del 1914 mostrano che nel complesso metropolitano formato dalla Capitale Federale e dai 19 partidos circostanti vi risiedevano più di due milioni di abitanti , il 78 % dei quali resi-denti nella Capitale Federale. Mentre nel 1904 solo il 26 % della popolazione del distretto federale era resi-dente a più di 5 km da Plaza de Mayo , solo dieci anni più tardi , nel 1914 , il 46% era in questa situazione. Il modello di occupazione della popolazione della cit-tà fu differente a seconda del contesto, soprattutto a

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causa delle abitudini culturali e alla diversa qualità del trasporto offerta. Beneficiato da buoni servizi di trasporto e dalla disponibilità di terre, l’asse a Nord continuò lo sviluppo avviato dalle classi abbienti nel 1860. L’asse a Sud, al contrario, rimase legato ai set-tori operai in relazione alla localizzazione industriale crescente. L’asse Ovest, anche se fu il primo ad essere collegato con il centro, perse sempre più importanza.

Dal modello agro-esportatore a quello industriale

Dal 1930 il modello agro-esportatore, che aveva fino a quel momento caratterizzato il processo di organizza-zione socio -spaziale argentino, entrò in crisi e venne sostituito da un modello puramente industriale. Come reazione, avvenne una profonda trasformazione so-ciale associata alla partecipazione della popolazione al mercato del lavoro, legato soprattutto al settore in-dustriale. In questo periodo la migrazione dall’estero stava perdendo slancio, mentre la migrazione dalle campagne verso le metropoli andava incrementan-dosi e divenne la principale responsabile della rapida crescita. Nel 1947 la Città di Buenos Aires raggiunse una condizione di saturazione e vide arrestarsi la sua crescita demografica (3 milioni di abitanti). Non fu così per l’area metropolitana , che continuò a crescere e ad espandersi in maniera costante.

L’ espansione urbana dalla metà del XX secolo

La Suburbanizzazione periferica ebbe come protago-nista il frazionamento popolare. A causa di un regola-mento statale approssimativo, fu possibile un’offerta di terreni di scarsa qualità ambientale dove predomi-nò l’autocostruzione. Al contrario la Capitale Federale vide un intensa densificazione grazie alla costruzio-ne di edifici, soprattutto a sviluppo verticale, dove si collocarono le classi medio-alte. In contrapposizione a questo fenomeno, per quelle fasce di popolazione il cui reddito non consentiva loro di pagare un affitto, la città informale iniziò ad essere un tipo di

insedia-mento alternativo per vivere in città. Sin dal 1940, ini-ziarono ad essere occupati terreni e spazi interstizia-li pubbinterstizia-lici. Ad una maggiore accessibiinterstizia-lità del centro cittadino, e quindi al lavoro, il prezzo da pagare era risiedere in aree con condizioni di vita precarie ca-ratterizzate dalla mancanza di acqua e fognature, da edifici precari sovraffollati e dalla mancanza generale di igiene.

La crescita della città è stata accompagnata da una profonda trasformazione e differenziazione della so-cietà. Lungo gli assi più storici la crescita è stata con-tinua; in questo modo si sono sviluppati veri e propri

cluster urbani che seguivano i corridoi radiali che

par-tivano dal centro storico di Buenos Aires e si estende-vano verso i territori pianeggianti interni. In partico-lare l’asse Nord ha visto tra gli anni 50’ e gli anni ’60 e una forte espansione che portò al consolidamento della parte di territorio che va dai quartieri centrali di Recoleta e Retiro fino a quello di Tigre.

Una crescita così intensa della parte settentrionale della città di Buenos Aires è da collegarsi alla presen-za dell’asse ferroviario che collega la città con Rosa-rio, alla storica propensione di questa area cittadina di ospitare le classi più abbienti e alla presenza di abbondanti risorse paesaggistiche. Queste proprietà dello sviluppo urbano sono coincise con una migliore organizzazione dei trasorti pubblici e delle infrastrut-ture (autostrada), e da un una qualità migliore delle abitazioni e della vivibilità.

Sugli assi rivolti verso sud si riscontrano invece con-dizioni urbane ed ambientali più degradate, dettate dalla presenza massiccia delle industrie.

Il declino dell’industria

A partire dal 1970 si profilò una crisi nel campo in-dustriale che portò la sostituzione delle grandi fab-briche con altre attività di minore intensità produt-tiva, che richiedevano minore spazio e budget ridotti (come il campo logistico o di deposito).

Esempio di edificio neogotico in Buenos Air

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