• Non ci sono risultati.

Il rischio di tasso di interesse nel business bancario: analisi empiriche nel mercato italiano

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Il rischio di tasso di interesse nel business bancario: analisi empiriche nel mercato italiano"

Copied!
108
0
0

Testo completo

(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

Corso di Laurea Magistrale in Banca, Finanza Aziendale e Mercati Finanziari

Tesi di Laurea

IL RISCHIO DI TASSO DI INTERESSE NEL BUSSINESS

BANCARIO: ANALISI EMPIRICHE NEL MERCATO ITALIANO

Relatore:

Candidato:

Prof. Emanuele Vannucci

Ermal Musaj

(2)

INDICE

Introduzione………...3

Capitolo 1 1. Il rischio di tasso di interesse ... 5

1.1 L’impatto sulla redditività e sul valore economico ... 8

1.1.1 La redditività e la curva dei rendimenti ... 10

1.1.2 L’impatto degli spostamenti e dei cambiamenti nella pendenza e nella curvatura della curva dei rendimenti sul margine d’interesse e sul valore attuale netto della banca. ... 14

1.2 L’impatto del basso livello dei tassi di interesse per “troppo a lungo”. ... 18

Capitolo 2 2 Il rischio di tasso di interesse nel trading book ... 27

2.1 I rischi di mercato ... 27

2.2 Il rischio di posizione dei titoli di debito ... 29

2.3 La metodologia Standardizzata e i requisiti patrimoniali ... 32

2.4 Rivisitazione della metodologia standard di Basilea 2016 ... 34

2.4.1 Il metodo basato sulle sensibilità ... 2.5 I modelli Interni ... 48

2.5.1 Requisiti quantitativi ... 49

2.5.2 Il calcolo del Value at Risk ... 51

2.5.3 Metodi del calcolo del VaR ... 53

2.5.3.1 L’approccio parametrico (varianze-covarianze) ... 53

2.5.3.2 La simulazione storica ... 58

2.5.3.3 La simulazione Monte Carlo ... 59

2.5.4 I limiti del Var e l’Expected Shortfall ... 63

(3)

2.6.1 L’Es a sostituzione del Var ... 70

Capitolo 3 3. Metodi di misurazione del rischio di tasso di interesse ... 76

3.1 Il metodo del repricing gap ... 76

3.1.1 Il maturity adjusted gap ... 78

3.1.2 I limiti del repricing gap ... 80

3.2 Il metodo del duration gap ... 83

3.2.1 Il concetto di duration ... 83

3.2.2 Il convexity gap ... 87

3.3 I modelli basati sul Cash flow mapping ... 89

3.3.1 La metodologia basata su modelli discreti ... 90

3.3.2 Il clumping ... 90

Capitolo 4 4. Analisi empirica sull’esposizione al rischio di tasso di interesse nel banking book su un campione di banche Italiane. ... 93

4.1 Indicatori di rischiosità ... 96

4.2 Variazione del margine di interesse ... 101

4.3 Il livello attuale del rischio di tasso di interesse nel banking book delle banche italiane... 103

Conclusioni ... 104

(4)

Introduzione

Il rischio tasso di interesse è l'esposizione di una banca a movimenti aversi dei tassi di interesse di mercato. Tale rischio impatta sia le posizioni incluse nel portafoglio di negoziazione (trading book) sia il portafoglio bancario (banking book) della banca. Il banking book è una delle due macro-categorie contabili in cui rientrano le attività degli enti finanziari. Esso consiste in un portafoglio di proprietà in cui sono collocate attività con le quali vi è una relazione di lungo periodo e può contenere strumenti detenuti per la vendita (Available for Sale o AFS), assets detenuti fino a scadenza

(Held to Maturity o HTM), strumenti che rappresentano finanziamenti e crediti e/o

titoli obbligazionari (Loans & Receivable o L&R) come obbligazioni non quotate in mercato attivo. Il rischio di tasso di interesse nel banking book si riferisce più specificamente al rischio corrente o prospettico del capitale della banca e del margine di interesse, derivanti da movimenti aversi dei tassi di interesse che incidono sulle posizioni incluse nel banking book. Quando i tassi di interesse cambiano, il valore attuale e la tempistica dei flussi di cassa futuri cambia. Questo a sua volta modifica il valore sottostante delle attività, delle passività e degli elementi fuori bilancio di una banca e quindi il suo valore economico. Le variazioni dei tassi di interesse influenzano anche la reddittività di una banca modificando gli interessi attivi e passivi sensibili al tasso di interesse, influenzando in questo modo il suo margine di interesse. Un rischio di tasso di interesse nel banking book eccessivo può costituire una minaccia significativa per il livello di capitale corrente di una banca e / o della reddittività futura se non gestita in modo appropriato.

Le attività che non sono contenute nel banking book vengono riferite generalmente al trading book (portafoglio di negoziazione)1. Questo portafoglio contiene tutte

quelle attività che vengono acquistate per essere negoziate, cioè tutti quegli asset che la banca ha in portafoglio allo scopo di trarre un profitto dalle fluttuazioni di breve termine dei prezzi. Sia il banking book che il trading book sono esposti al rischio di variazioni dei tassi di mercato in quanto un aumento dei tassi di interesse comporta

1 Il limite che separa trading book e banking book non è mai stato definite formalmente, bensì deriva da

(5)

una riduzione del valore dei titoli di debito presenti nell’attivo. Le variazioni di valore del trading book modificano il patrimonio netto, mentre le perdite sul trading book riducono il risultato d’esercizio. Dunque una variazione nei tassi di mercato incide sia sulla redditività che sul valore economico delle banche.

Il presente elaborato si prepone di fornire una trattazione generale sul tema del rischio di tasso d’interesse supportato dalle banche e ha come obbiettivo finale quello di stimare l’esposizione al rischio di tasso di interesse nel banking book di quattro banche italiane, nel corso dell’anno 2016, per vedere il loro grado di esposizione a tale rischio e in particolare verificare se hanno mantenuto un livello di esposizione entro i limiti proposti dalle autorità di vigilanza.

La presente tesi è così strutturata. Il capitolo 1 fornisce un inquadramento sul rischio di tasso di interesse, delle fonti e degli effetti. Gli impatti sul valore economico e sul margine di interesse delle diverse possibili variazioni dei tassi di interesse (cambiamenti nella pendenza e nell’inclinazione della curva dei rendimenti).

Il secondo capitolo tratta il rischio di tasso di interesse nel trading book, evidenziando i requisiti patrimoniali e le metodologie di misurazione (metodologia standardizzata e i modelli interni basati sul VaR e l’ES), con particolare attenzione al recente documento del comitato di Basilea 2016 per la rivisitazione del frame work sui rischi di mercato (prendendo in considerazione solo il rischio di tasso di interesse).

Nel terzo capitolo vengono evidenziate le metodologie di misurazione del rischio di tasso di interesse.

Il Capitolo 4 riposta l’indagine effettuata su un campione di quattro banche italiane volta a stimare il loro livello di esposizione al rischio di tasso di interesse nel banking book nel anno 2016 evidenziando le variazioni del capitale economico e del margine di interesse in ipotesi di shock dei tassi di interesse di mercato di +/- 200 punti base.

(6)

CAPITOLO 1

1.1 Il rischio di tasso di interesse

Il rischio di tasso d’interesse è l’esposizione della situazione economico-patrimoniale di una banca a variazioni sfavorevoli dei tassi d’interesse. L’assunzione di questo rischio costituisce una componente normale dell’attività bancaria e può essere un importante fonte di reddito e di valore patrimoniale. Tuttavia, un rischio di tasso di interesse eccessivo può mettere seriamente a repentaglio gli utili e il patrimonio di una banca. Le variazioni dei tassi incidono sul risultato reddituale in quanto modificano il margine d’interesse. Esse influiscono anche sul valore sottostante delle attività, passività e poste fuori bilancio, poiché il valore attuale dei futuri flussi finanziari (e in alcuni casi i flussi medesimi) varia al variare dei tassi d’interesse. Il comitato di Basilea individua in particolare quattro fonti di rischio di tasso d’interesse:

• Il rischio di revisione del tasso; • Il rischio di curva dei rendimenti; • Il rischio di base;

• Il rischio di opzione;

Rischio di revisione del tasso deriva dal disallineamento delle scadenze (per le

posizioni a tasso fisso) e delle date di revisione del tasso (per le posizioni a tasso variabile) delle attività, passività e posizioni fuori bilancio. Ciò implica per le banche un’esposizione sia del reddito che del valore economico del patrimonio a fluttuazioni impreviste al variare dei tassi d’interesse. Ad esempio, in ipotesi di rialzo dei tassi, una banca che finanzi un prestito a lungo termine a tasso fisso con un deposito a breve subirebbe una riduzione sia degli utili derivanti dalla posizione che del suo valore sottostante: i flussi in entrata generati dal prestito rimarrebbero invariati per tutta la sua durata, mentre i flussi in uscita per il pagamento degli interessi sul deposito aumenterebbero al momento della sua scadenza, che è appunto inferiore a quella del prestito.

(7)

Rischio di curva dei rendimenti. Le asimmetrie nelle scadenze e nei tempi di revisione

del tasso possono esporre una banca anche a mutamenti nell’inclinazione e nella curvatura della curva dei rendimenti. Il rischio si materializza allorché variazioni inattese nella curva dei rendimenti hanno effetti negativi sul reddito e sul valore economico sottostante di una banca. Ad esempio, nell’ipotesi che la curva dei rendimenti, accentui la sua inclinazione, il valore economico di una posizione lunga in titoli di stato a 10 anni coperta da una posizione corta in titoli di stato a 5 anni si ridurrebbe, in quanto la posizione è coperta contro spostamenti paralleli della curva, ma non per tutta la sua durata. Quindi vengono considerati anche movimenti non-paralleli della curva dei rendimenti, quali cambiamenti nell’inclinazione o nella curvatura.

Rischio di base. Deriva da un’imperfetta correlazione nell’aggiustamento dei tassi

attivi e passivi su strumenti diversi ma con caratteristiche di revisione del prezzo analoghe. Al variare dei tassi d’interesse, queste differenze possono determinare cambiamenti imprevisti nei flussi finanziari e nei differenziali di rendimento fra attività, passività e posizioni fuori bilancio aventi scadenze o frequenze di revisione del tasso analoghe. Ad esempio, se una banca finanzia un prestito a un anno con revisione mensile del tasso bassata sul rendimento dei buoni del Tesoro statunitensi a un mese mediante un deposito a un anno con revisione mensile basata sul LIBOR a un mese, essa è esposta al rischio di un improvviso cambiamento nello spread tra i due tassi di riferimento.

Rischio di opzione. Deriva da posizioni di opzioni in derivati o dal diritto di opzione

incorporato in molte attività, passività e strumenti fuori bilancio detenuti dalle banche, dove le banche o i loro clienti possono alterare il livello e la tempistica dei loro flussi di cassa. Il rischio di opzione può essere ulteriormente caratterizzato in rischio di opzione automatico e rischio di opzione comportamentale. Due distinti ma correlati sottocategorie di rischio di opzione.

• Rischio di opzione automatico. Deriva da strumenti a sé stanti, come quelle negoziate in borsa e sul mercato non regolamentato (OTC), oppure essere incorporate in contratti altrimenti convenzionali, dove i possessori eserciteranno quasi sicuramente l’opzione se è nel loro interesse finanziario

(8)

esercitare. Mentre le opzioni negoziate in borsa trovano impiego da parte delle banche sia nell’attività di negoziazione che in quella di non negoziazione, di regola gli strumenti con opzioni implicite assumono rilevanza nell’attività di non negoziazione.

• Rischio di opzione comportamentale. Deriva dalla flessibilità implicita incorporata nell’opzione o all’interno dei termini dei contratti finanziari, tale che le variazioni dei tassi di interesse possono effettuare un cambiamento nel comportamento del cliente. Come ad esempio prestiti che conferiscono al mutuatario la facoltà di rimborso anticipato, oppure vari tipi di depositi a durata indeterminata che conferiscono al depositante la facoltà di prelevare fondi in qualsiasi momento, spesso senza penale, in cerca di maggiori rendimenti. In una fase di tassi di interesse elevati, ad esempio, si osserva un forte incremento degli spostamenti di fondi di risparmio verso depositi a termine, mentre in una fase di tassi bassi si registrano spostamenti da ipoteche variabili a ipoteche fisse. Queste modifiche dei volumi risultano dalle opzioni insite in diversi prodotti bancari che offrono la possibilità di disdetta o di rimborso e di prelievo.

Oltre ai rischi sopra menzionati, il rischio di tasso di interesse influenza inoltre anche il prezzo dei valori mobiliari detenuti dalla banca ai fini di negoziazione, quali i titoli di debito. Il rischio di posizione sui titoli di debito viene trattato (ai fini di vigilanza) nel ambito dei rischi di mercato2, riguardando il trading book. Si tratta pur sempre

dello stesso fattore di rischio, ossia variazioni avverse nei tassi di interesse di mercato, ma che impattano, aree operative diverse della banca (trading book e banking book). Per posizioni si intendono le posizioni in proprio e le posizioni derivanti da servizi alla clientela o di supporto agli scambi. Quindi oltre ai rischi descritti in precedenza il rischio di tasso d’interesse3 influenza anche il prezzo degli strumenti finanziari,

2 Per rischio di mercato si intende il rischio di variazioni del valore di mercato di uno strumento o di un

portafoglio di strumenti finanziari connesse a variazioni inattese delle condizioni di mercato (prezzi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio e volatilità di tali variabili).

3 Quando il rischio di tasso è presso in considerazione in quanto sottospecie del rischio di mercato, ci si

limita di norma a considerare solo gli strumenti finanziari per cui esiste effettivamente un mercato secondario (per esempio, le obbligazioni quotate).

(9)

quando il valore di mercato delle posizioni assunte è sensibile a variazioni dei tassi di interesse (come accade per i titoli obbligazionari e per svariati contratti derivati, come i forward rate agreement, interest rate future, interest rate swap, cap, floor ecc).

1.2 L’impatto sulla redditività e sul valore economico

Le variazioni dei tassi di interesse possono avere effetti negativi sia sul reddito della banca che sul suo valore economico. Ciò ha dato origine a due prospettive separate, ma complementari, per valutare l’esposizione al rischio di tasso di interesse di una banca.

1) La prospettiva reddituale: Nella prospettiva reddituale, l'obiettivo dell'analisi è l'impatto delle variazioni dei tassi di interesse sui guadagni o sugli utili rilevati. Questo è l'approccio tradizionale alla valutazione del rischio di tasso di interesse praticato da molte banche. La variazione dei risultati reddituali è un punto focale importante per l'analisi del rischio di tasso di interesse, poiché la riduzione dei margini reddituali o le perdite dirette possono minacciare la stabilità finanziaria di un'istituzione minando l'adeguatezza patrimoniale e riducendo la fiducia del mercato. A questo proposito, la componente di reddito qui è stata tradizionalmente prestata maggiore attenzione è quella del margine d’interesse (differenza tra interessi attivi complessivi e interessi passivi complessivi), sia per la sua importanza sui ricavi complessivi sia per il suo collegamento diretto ed evidente con le variazioni dei tassi d’interesse. Tuttavia con l’estendersi dell’attività delle banche a settori che generano ricavi per commissioni e altri proventi non da interessi4, ha assunto maggiore

rilevanza il margine di intermediazione, che comprende appunto, oltre agli interessi attivi e passivi, anche i ricavi e costi finanziari di altra fonte. I proventi non da interessi generati da molte operazioni, quali il servizio dei prestiti e vari programmi di titolarizzazione delle attività, possono essere molto sensibili ai tassi di mercato. Per esempio alcune banche offrono il servizio e l’amministrazione di pool di prestiti ipotecari percependo una

(10)

commissione sul volume delle attività amministrate. Quando i tassi scendono, la banca prestatrice del servizio può subire un calo delle commissioni in seguito al rimborso anticipato delle ipoteche sottostanti. Inoltre, anche le fonti tradizionali di proventi non da interessi, come le commissioni sulle transazioni sono diventate più sensibili ai tassi d’interesse. Questa accresciuta reattività ha indotto gli organi direttivi delle banche e le autorità di vigilanza a considerare in un’ottica più ampia gli effetti potenziali delle variazioni dei tassi d’interesse di mercato sul risultato economico della banca e a tener conto di questi effetti più ampi nello stimare gli utili in presenza di differenti scenari di tasso d’interesse.

2) Prospettiva del valore economico: La variazione dei tassi di interesse di mercato può anche influenzare il valore economico delle attività, delle passività e delle posizioni fuori bilancio di una banca. Pertanto, la sensibilità del valore economico di una banca alle fluttuazioni dei tassi di interesse assume particolare rilevanza sia per gli azionisti e la direzione di una banca sia per le autorità di vigilanza. Il valore economico di uno strumento rappresenta una valutazione del valore attuale dei flussi finanziari netti attesi, scontati ai tassi di mercato. Per estensione, il valore economico di una banca può essere considerato come il valore attuale dei flussi finanziari netti attesi dalla banca, definiti come flussi di cassa attesi sulle attività meno i flussi di cassa attesi sulle passività più i flussi attesi netti su posizioni fuori bilancio. In questo senso, la prospettiva del valore economico riflette una visione della sensibilità del patrimonio netto della banca alle fluttuazioni dei tassi d’interesse. Poiché la prospettiva di valore economico considera il potenziale impatto delle variazioni dei tassi d’interesse sul valore attuale di tutti i flussi di cassa futuri, fornendo cosi una visione più completa dei potenziali effetti a lungo termine delle variazioni dei tassi di interesse rispetto a quella dalla prospettiva dei redditi. Questa visione globale è importante in quanto le variazioni reddituali nel breve periodo – su cui si incentra tipicamente la prospettiva reddituale – potrebbe non fornire un'indicazione accurata dell'impatto dei movimenti dei tassi di interesse sulle posizioni complessive di una banca.

(11)

1.2.1 Reddittività e la curva dei rendimenti

La maggior parte degli studi documentano l’esistenza di una correlazione positiva tra tassi a lungo termine e i profitti delle banche oppure degli interessi attivi delle stesse, che in genere viene interpretato come una conseguenza della loro funzione di trasformazione delle scadenze. Per i tassi di interesse a breve termine (tipicamente si fa riferimento ai titoli di stato trimestrali, oppure i buoni del tesoro trimestrali) le conclusioni sono più ambigue. Gambacorta (2008) studia il comportamento di un gruppo di grandi banche italiane nella fissazione dei prezzi guardando direttamente sui tassi di interesse medi sui prestiti e i depositi. I due tassi rispondono in un modo simile a cambiamenti di breve termine dei tassi di mercato, ma nel lungo periodo il tasso sui prestiti è più elevato, il che implica un effetto positivo dei tassi di mercato sullo spread tra interessi attivi e passivi, aumentando cosi i profitti delle banche in equilibrio. Hancock nel 1985 trova che il reddito è influenzato dai relativi movimenti dei tassi di interesse a diverse scadenze. Inoltre trova che le variazioni dei tassi di qualsiasi scadenza possono avere radicalmente diverse implicazioni a breve e a lungo periodo per i margini di interesse delle banche. In uno studio di Alessandri e Nelson5

basandosi su un semplice modello di equilibrio parziale di una banca che sceglie il margine di interesse per massimizzare i profitti attesi e dove la massimizzazione del profitto avviene fissando i tassi di interesse sui prestiti oggetto di rinnovamenti. Le caratteristiche distintive della loro analisi empirica sono, che includono nel modello sia interessi attivi e proventi da negoziazione, e distinguono esplicitamente le dinamiche di lungo periodo e quelle di breve periodo, collegando la loro analisi dei flussi di interessi attivi per un modello di equilibrio parziale del comportamento delle banche. Gli effetti di breve e lungo periodo possono differire: se le banche prendono in prestito a breve e prestano a lungo, e se i loro tassi di interesse non sono completamente flessibili nel breve periodo, le banche saranno esposte al rischio di ‘revisione dei tassì’ e rischio di ‘curva dei rendimenti’6. Utilizzando un pannello di

dati contenente informazioni sulle attività delle banche nel Regno Unito e di gruppi bancari stranieri dal 1992-2009, trovano prove di un effetto sistemico dei tassi di

5 Uno studio di Alessandri e Nelson pubblicato in uno dei temi di discussione della Banca d’Italia. 6 Basel Committee on Banking Supervision 2004.

(12)

interesse di mercato sulla redditività della banca. Nel lungo periodo rendimenti elevati e una curva dei rendimenti più inclinata aumenta i margini reddituali delle banche. Nel breve periodo però, un aumento dei rendimenti restringe il reddito, causato dagli attriti presenti dal ripezzamento in modo asimmetrico delle attività e delle passività. Come la crisi del 2008 ha mostrato, una banca moderna coinvolge molto di più una serie di attività generatrici di reddito complementari, oltre alla tradizionale trasformazione delle scadenze, la maggior parte delle quali possono essere probabilmente colpite dalle variazioni del tasso di interesse. Le entrate di trading book (dell’attività di negoziazione) sono una componente importante dei profitti delle banche, è sono influenzate da attività di copertura volte a gestire tra l’altro il rischio di tasso di interesse generato dal portafoglio bancario. I tassi a breve termine impattano negativamente sulle entrate da negoziazione e anche la pendenza ha un coefficiente negativo sull’equazione di trading. Quest’ultima dovuta a una strategia di copertura. Il profilo delle scadenze degli strumenti di copertura spesso corrispondere a quello dell’esposizione sottostante destinata ad essere coperta. Quindi, dove si osserva un segno positivo sul coefficiente di pendenza nell'equazione del margine di interesse, ci si aspetterebbe, se non altro, un segno negativo sul coefficiente di pendenza nell'equazione di trading nella misura in cui la banca intende coprire tutte le scadenze, fornendo cosi una naturale compensazione degli effetti positivi dei tassi di interesse operandi attraverso il banking book. Quindi livello e pendenza influenzano il margine di interesse e proventi da negoziazione in direzioni opposte7. In tal senso le banche commerciali possono avere forti incentivi a coprire

il rischio di tasso di interesse. Nei risultati osservano un coefficiente negativo tra i tassi a breve sulle entrate da negoziazione8. Un primo motivo potrebbe essere quello

di raggiungere una maggiore corrispondenza delle scadenze tra incassi e pagamenti di interessi, corrispondenti alle passività a tasso variabile e alle attività a tasso variabile. Una seconda fonte di questo effetto può essere attraverso effetti di valutazione dei titoli negoziati stessi. Poiché i tassi salgono, i flussi di cassa futuri

7 Che è coerente con la copertura delle banche del rischio di tasso di interesse attraverso strumenti derivati. 8 In linea con le principali banche che assumono tali posizioni.

(13)

sono più fortemente scontati, riducendo il valore dei titoli detenuti per la negoziazione, valutate ai valori di mercato.

Le grandi banche nel Regno Unito anche dopo le operazioni di copertura sembrano mantenere una esposizione residua per i tassi di interesse: gli effetti dei tassi di interesse nel banking book “attraversano” nei profitti operativi. Sia il livello della curvatura della curva dei rendimenti sia la pendenza hanno un impatto significativamente positivo sulla redditività operativa (prima di svalutazioni) normalizzato per il totale del attivo, che forma la variabile rendimento delle attività (ROA). Un aumento di 100 punti base dei tassi a breve termine aumenterà il margine operativo di circa 0,04 punti percentuali a trimestre. Un aumento di 100 punti base della pendenza della curva solleverebbe trimestralmente l’utile operativo di circa 18% rispetto alla media. Nel corso dei cicli dei tassi di interesse nei quali queste oscillazioni dei tassi sono plausibili, questi costituiscono effetti economicamente rilevanti. I loro risultati mostrano che un declino dei tassi di interesse nel periodo di riferimento (92-2009) ha contribuito fortemente a una restrizione dei margini bancari, che passava nelle banche attraverso il rendimento sulle attività (ROA). I dati mostrano che le banche hanno aumentato la leva per evitare che la riduzione in ROA potesse compromettere la redditività del capitale proprio (ROE). Il lungo ciclo dei tassi e il concomitante declino dei margini bancari possono aver spinto le banche ad adottare modelli di business più rischiosi, principalmente incrementando la leva9.

Per vedere l’impatto dei tassi di interesse nei profitti delle banche, e come i rendimenti delle diverse scadenze si comportano a shock macroeconomici economicamente significativi, simulano uno shock di politica monetaria10. Una tipica

politica monetaria restrittiva aumenta i tassi a breve termine e appiattisce la curva dei rendimenti, deprimendo cosi il reddito delle banche. Questo effetto è di abbastanza breve durata, e un po’ attenuato dalla copertura, ma economicamente significativo. Quindi incrementi inattesi degli tassi di interesse inizialmente comprimono i margini

9 Una politica monetaria espansiva può stimolare l'assunzione di rischi nelle banche attraverso la ‘ricerca di

un effetto rendimento’, eventualmente rinforzato dal obiettivo del ritorno nominale esplicito, o attraverso i suoi effetti sui prezzi delle attività, leva finanziaria e degli standard di credito. (Maddaloni e Pedro (2011)).

10 Gli shock di politica monetaria tipicamente contengono una frazione significativa della volatilità della curva

dei rendimenti, soprattutto nelle scadenze a breve termine. Possono essere identificati econometrica mente in modo abbastanza affidabile.

(14)

delle banche, ed è solo a lungo termine, una volta che il ripezzamento diventa possibile, che i tassi di interesse più elevati contribuiscono a margini di interesse più elevati, con un effetto positivo inequivocabile sui profitti delle banche nel lungo periodo. Nella misura in cui i rendimenti a lungo termine riescono a scendere, interventi non convenzionali di politica monetaria sulla base di acquisti di titoli sono previsti a deprimere il margine di interesse. Per le banche centrali con un duplice obiettivo, l'esistenza di un tale legame tra profitti delle banche e la politica monetaria potrebbe rafforzare il caso di avere due set di strumenti: un insieme per gestire il bilanciamento tra domanda e offerta aggregata, e un altro per migliorare la stabilità finanziaria. Un altro aspetto importante del loro studio sono la politica dei prezzi delle banche, sottolineando l’importanza esplicita per le frizioni dei prezzi nel mercato del credito. Coerente con i studi di Gambacorta (2008) che dimostra un imperfetto passaggio delle variazioni dei tassi ai tassi di deposito e di prestito. Grazie al suo potere di mercato la banca può passare gli aumenti del costo della raccolta fino ai mutuatari finali. In questo modo tassi di prestito più elevati deprimono la domanda di credito, contraendo il bilancio della banca. Quindi mentre la banca mantiene lo spread tra attività e passività, lo fa su una più piccola attività complessiva, di conseguenza il margine di interesse deve aumentare. La stessa logica vale anche nel caso di un aumento di “lungo periodo” dei tassi di mercato sul debito a lungo termine, questo fa si che la banca debba riapprezzare i prestiti, aumentando il tasso di prestito muovendosi lungo la curva di domanda dei prestiti. Fino a quando la capacità della banca di trasferire i maggiori costi nel mercato del credito è sufficientemente elevata rispetto al rialzo che si trova ad affrontare nel mercato del debito, il margine di interesse salirà. Trovano che questa asimmetria non è rimossa o compensata da una copertura o da una diversificazione del reddito. Un simile comportamento delle banche si è visto al inizio della crisi del 2008. Cadute aggressive nei tassi a breve, a seguito della crisi avrebbero dovuto comprimere i margini delle banche ancora di più, ma dai dati del modello i margini delle banche sono stati mantenuti al di sopra del livello previsto dal modello, quindi è probabile che le banche non hanno voluto trasmettere i tagli dei tassi ai mutuatari, cosi la crisi ha continuato, e il rischio di credito è stato anticipato a salire.

(15)

1.2.2 L’impatto degli spostamenti e dei cambiamenti nella pendenza e nella curvatura della curva dei rendimenti sul margine di interesse e sul valore attuale della banca

Cambiamenti nella struttura delle scadenze hanno un impatto sia sul valore attuale del capitale delle banche si sul loro margine di interesse. Variazioni nel capitale e nel margine di interesse dovrebbero puntare nella stessa direzione. Questa si può argomentare che, quando il tasso di interesse aumenta, il valore attuale delle attività e delle passività delle banche, diminuisce. Poiché le scadenze sul lato dell’attivo tendono ad essere più lunghe di quelle del passivo, le perdite nel valore attuale delle attività sono superiori di quelle delle passività. Quindi, il valore attuale del capitale, come differenza tra le due, diminuisce quando il livello dei tassi aumenta. L’impatto sul margine di interesse è anch’esso negativo, dal momento che, come si è detto le scadenze del attivo sono superiori di quelle del passivo, c’è un maggior rinnovamento delle poste del passivo che sul attivo. Per esempio, prendiamo una banca che concede crediti con scadenza iniziale a 10 anni e raccoglie depositi con scadenza a un anno. In un anno solo il 10% dei crediti giungono a scadenza e verranno rinnovati, mentre l’intero ammontare delle passività è sostituita in un anno. Pertanto variazioni del livello dei tassi di interesse hanno un effetto molto più forte sugli interessi passivi che su quelli attivi, perché soltanto la parte che viene rinnovata è influenzata dalle variazioni del tasso di interesse. Di conseguenza il margine di interesse scende quando il tasso di interesse aumenta. Tuttavia, la storia non è cosi semplice come decritta sopra, perché un tasso di interesse unico non esiste. C’è invece un’intera curva dei tassi di interesse, a seconda delle diverse scadenze. Possiamo pensare ai cambiamenti nella curva che, interessano a malapena il valore attuale del capitale di una banca, ma che hanno invece un grande impatto sul suo margine di interesse, per esempio cambiamenti nella pendenza della struttura a termine. Al contrario, variazioni dei tassi di interesse a lungo termine difficilmente influenzano il margine di interesse (almeno nel breve periodo), ma hanno un enorme impatto sul valore attuale netto delle banche. Un lavoro di Memmel (2009) studia l’impatto delle variazioni del tasso di interesse nel margine di interesse e nel valore di mercato delle banche. Utilizza strategie di investimento basate su portafogli obbligazionari passivi

(16)

per replicare i flussi di cassa nel banking book delle banche11. Per quanto riguarda il rischio di tasso di interesse, le banche commerciali possono essere viste come un portafoglio di strategie di investimento con diverse scadenze. Utilizza un portafoglio che è lungo nella strategia a medio lungo termine e corto sulla strategia a breve termine, vale a dire la banca concede prestiti di medio lungo termine e usa depositi di breve per finanziarsi. Considera la dinamica dell’intera struttura a termine dei tassi di interesse basandosi sugli studi di Litterman e Sheinkman (1991), Knez et al (1994) e Bliss (1997) che hanno individuato tre fattori che spiegano i movimenti nella struttura per scadenza, lo spostamento, i cambiamenti nella pendenza e nella curvatura. E utilizza inoltre il modello di Nelsen e Siegel per descrivere l’intera curva dei rendimenti. Attraverso la struttura a termine dei tassi di interesse costruisce la curva dei rendimenti priva di rischio dei zero coupon bond, prendendo i dati mensili dal 1980-2010 dei titoli di stato tedeschi, forniti dal Bundesbank tedesco. Considera i seguenti movimenti nella curva dei rendimenti al inizio del esercizio:

1- spostamento verso l’alto della curva dei rendimenti (non è un movimento parallelo, i tassi a breve sono più fortemente spostati)12.

2- un cambiamento nella pendenza della struttura a termine,

3- un cambiamento nella curvatura della curva dei rendimenti con un impatto massimo di 2,5 anni. I tre componenti sono mostrati nella figura 1.

Indaga gli effetti della variazione sulla strategia rispetto a due misure: il margine di interesse nei 12 mesi seguenti e la variazione del valore attuale. Il margine di interesse è influenzato da due fattori: 1- la quantità media dei rinnovamenti delle attività in un anno 2- il cambiamento immediato dei tassi di interesse nei rendimenti nominali delle obbligazioni, ma il margine di interesse dipende in modo cruciale dai rinnovamenti delle attività nel corso del anno che segue il cambiamento della struttura a termine. Per quanto riguarda il valore attuale della strategia, si prede il valore attuale dei flussi

11Analizza strategie di investimento che consistono di investire in modo rotativo in obbligazioni di

rendimento-alla pari (par-yield) dove l’interesse viene tolto, e quando il capitale viene rimborsato, si reinveste nel presente obbligazione di rendimento alla pari di scadenza M.

12 Questo è in linea con le osservazioni empiriche che, i tassi di interesse delle scadenze più brevi sono più

(17)

di cassa del sottostante precedente (e del quello presente) del rendimento nominale del titolo (obbligazione).

Rischio di tasso di interesse delle banche: il margine di interesse

Figura 1 Fonte: Memmel (2010)

Si ottiene una serie temporale delle variazioni del margine di interesse e del valore attuale da un anno e mezzo a dieci anni. Dai risultati si vede che l’impatto dei cambiamenti nella struttura a termine sul margine di interesse e nel valore attuale è molto diverso. Considerando che dalle strategie con scadenza nel breve periodo, il margine di interesse è più colpito, invece per il valore attuale è l’effetto opposto. Questo risultato è in linea con l’osservazione nei stress test che le perdite nel valore attuale delle banche sono guidate principalmente dalle variazioni dei tassi di interesse di lungo termine13. Uno spostamento verso l’alto della curva dei rendimenti riduce il

valore attuale di entrambe le strategie sul portafoglio, cioè lunghe e corte. Dato che la scadenza della posizione lunga è molto più lontana della scadenza della posizione corta, gli effetti sulla posizione lunga sono molto più forti di quelli sulla posizione

(18)

corta. È per questo che l’impatto netto sul valore attuale del portafoglio è chiaramente negativa. Per quanto riguarda l’impatto del primo fattore (spostamenti della curva dei rendimenti) sul margine di interesse, dai risultati si vede che, gli interessi attivi e quelli passivi aumentano quando i tassi di interesse salgono. A causa della scadenza più breve della posizione corta, ci saranno molti più rinnovamenti che della posizione lunga. Di conseguenza gli interessi passivi (posizione corta) sono influenzati molto di più che quelli attivi. L’effetto netto è che il margine di interesse si riduce. Lo spostamento della curva (il primo fattore), ha qualitativamente lo stesso effetto sia sul valore attuale sia sul margine di interesse. La variazione del secondo fattore, della pendenza (tassi di interesse con scadenza inferiore a 3,5 anni si riducono e gli altri aumentano), è positivo per il margine di interesse e negativo il valore attuale. Un aumento della pendenza conduce a un più alto margine di interesse del portafoglio, in quanto gli interessi passivi diminuiscono e gli interessi attivi aumentano. La perdita nel valore attuale è dovuta dal aumento dei tassi a lungo termine, che hanno un enorme impatto sul valore attuale delle strategie di investimento con lunga scadenza. Ciò significa che esiste una relazione molto alta tra valore attuale e margine di interesse, ma non vicina ad uno14. Una perdita di un euro in valore attuale porta, in

media, ad una perdita di 14,42 centesimi di margine di interesse per l’anno successivo, il che significa che, per questa copia di scadenze, la perdita di valore attuale è di circa sette volte superiore di quella del margine di interesse. La perdita di margine di interesse rispetto alla perdita del valore attuale dipende molto dalla composizione del portafoglio, vale a dire quando la scadenza delle posizioni corte è molto breve (meno di un anno), l’impatto sugli interessi passivi nel primo anno è relativamente grande per esempio 23 centesimi, in media, per ogni perdita di valore attuale. Ciò significa che, nel caso di aumento dei tassi di interesse, la riduzione nel primo anno del margine di interesse è relativamente elevata rispetto alla perdita nel valore attuale. Se invece, le scadenze sul lato del passivo, sono relativamente lunghe, allora la riduzione nel margine di interesse si sviluppa su diversi anni. Memmel conclude che variazioni sul valore attuale e sul margine di interesse delle banche, indipendentemente dalla composizione del portafoglio sottostante sembrano essere

(19)

altamente correlate. Tuttavia la grandezza dell’impatto sul valore attuale è molto diversa e in gran parte dipende dalla composizione del portafoglio. Più brevi saranno le scadenze dal lato del attivo e più lunghe dal lato del passivo, più la variazione del margine di interesse si svilupperà su diversi anni e, quindi, minore sarà l’effetto sul margine di interesse nel primo anno. Questa evidenza fornisce la prova che gli stress test sui tassi di interesse solo rispetto al valore di mercato delle banche, potrebbero non essere sufficienti per ottenere un quadro completo di esposizione della banca al rischio di tasso di interesse.

1.3 L’impatto dei bassi tassi di interesse “per lungo tempo”

I tassi di interesse in molte economie avanzate sono stati bassi per quasi un decennio, sin dalla crisi finanziaria mondiale (GFC), e in molti casi ci si aspetta che rimangano bassi per molto più a lungo. Bassi tassi di interesse possono aiutare le economie a recuperare e le banche a migliorare i loro bilanci e la loro performance che porta a guadagni in conto capitale, sostenendo i prezzi degli attivi e la riduzione dei prestiti in sofferenza. Ma persistentemente bassi tassi di interesse “bassi per molto tempo” possono anche erodere la redditività e il valore di franchisee delle banche, perché i tassi bassi sono tipicamente associati a inferiori margini di interesse interessi netti (MIN). Le banche saranno spesso poco propense ad abbassare velocemente i tassi di interesse sui depositi al diminuire dei tassi di interesse, soprattutto per i depositanti al dettaglio. D'altra parte, le banche devono spesso ancora passare i più bassi tassi sui crediti esistenti e sui nuovi sulla base di rinnovamenti contrattuali tenendo conto anche della concorrenza indotta dai mutuatari che hanno altre scelte di finanziamento. Di conseguenza, quando i tassi di interesse scendono, il passaggio della politica dei tassi a vari tassi di mercato può essere imperfetta, che potrebbe impedire la trasmissione della politica monetaria. E come i margini delle banche tendono a comprimersi, questo, a sua volta, può influenzare negativamente la capacità delle banche a concedere prestiti in quanto erode le loro posizioni patrimoniali. Entrambe queste implicazioni rappresentano potenzialmente avverse conseguenze economiche e rischi per la stabilità finanziaria. Le banche centrali in alcune economie avanzate sono infatti indotte ad affrontare sfide nella trasmissione della politica monetaria e

(20)

alcune delle loro banche si trovano ad affrontare le sfide di redditività nella parte relativa ai bassi tassi e conseguentemente inferiori MIN. Mentre la redditività della banca, misurata dal rendimento delle attività (ROA), in alcune economie avanzate che sono in ripresa dalla peggiore crisi finanziaria, molte banche hanno riportato una redditività relativamente debole negli ultimi anni. In concomitanza, banche in molti paesi con bassi tassi hanno delle basse valutazioni di mercato, spesso con il “price-to-book ratio”15 molto al di sotto di uno. Mentre le differenze di redditività e

valutazioni riflettono anche differenze strutturali nelle composizioni del bilancio. Questi cali di redditività e valutazioni di mercato sono agli occhi di alcuni osservatori in parte legati ai tassi di interesse più bassi. Ma quanto forte è il legame tra i tassi di

interesse, i margini di interesse netti, e la redditività? Ed è questa relazione differente in ambienti con bassi tassi di interesse, vale a dire, i tassi molto bassi peggiorano i margini e la redditività? Fino ad oggi, le risposte a queste domande sono in gran parte

sfuggenti. Uno studio della Federal Reserve (2017) indaga il rapporto tra le variazioni dei tassi di interesse, i margini di interesse netti, e redditività per un ampio campione di banche in un ampio spettro di paesi con un periodo lungo di osservazioni. Queste caratteristiche del campione16, sono importanti per la identificazione di un effetto

differenziale quando i tassi di interesse sono bassi, mentre si controlla per le caratteristiche specifiche della banca, e fornisce anche un forte modo per isolare l'effetto di un basso tasso di interesse (per lungo tempo) attraverso l'erosione del MIN delle banche e della redditività da altri fattori concomitanti, quali la concorrenza complessiva nel rispettivo sistema bancario o altri sviluppi economici e finanziari. Nel complesso, la loro nuova analisi empirica mostra che un basso livello dei tassi di interesse influenza il MIN in tre modi:

1. riduzioni nei tassi di interesse contribuisce ad abbassare il MIN, come gli interessi passivi scendono meno di quelli attivi;

15 Rapporto tra il prezzo di mercato (quotazione) di un'azione e il valore del capitale proprio della società

risultante dal bilancio (valore di libro) per azione. È noto sia come Price/Book Value (P/B) sia come Prezzo/Valore di Libro o Prezzo/Valore Contabile.

16 L’ampiezza nel campione includendo diversi paesi e relativamente considerando osservazioni per un

lungo periodo, permette di analizzare le banche che operano in vari paesi e in diversi ambienti di tasso di interesse.

(21)

2. v'è un effetto avverso che è materialmente più grande quando i tassi di interesse sono bassi, come sono attualmente in molte economie avanzate. 3. più i tassi sono bassi, più i MIN sono influenzati negativamente.

Trovano anche che c'è un sostanziale effetto negativo più grande da una caduta dello spread tra tassi a lungo e tassi a breve termine sulla redditività, quando i tassi sono bassi. Quanto più a lungo i tassi di interesse sono bassi, tanto più la redditività è influenzata negativamente. Questi risultati tengono conto delle generali condizioni economiche e per specifiche variabili di bilancio delle banche, includendo l'uso delle banche di effetti fissi17. Anche se questo documento identifica un effetto negativo dei bassi tassi di interesse sui MIN delle banche e la redditività, l'analisi non fornisce una valutazione globale di come bassi tassi di interesse possono influire sui sistemi bancari. Oltre che porta a plusvalenze da valutazione su titoli detenuti dalle banche e altri benefici finanziari, gran parte degli effetti complessivi dipenderanno dagli effetti dei bassi tassi di interesse sull’economia in aggregato. Se i bassi tassi di interesse (per poco) stimolano l'economia e, quindi, migliorano la qualità del credito e l'ambiente per il prestito e la fornitura di altri servizi finanziari, i bassi tassi di interesse potrebbero attraverso tale canale ed altri, portare ad un aumento in una banca della capitalizzazione complessiva, della redditività a lungo termine e del valore di franchising. Allo stesso tempo, oltre che gli effetti negativi sui margini delle banche e la redditività, ci possono essere effetti negativi sulla propensione al rischio delle banche. Questa è stata una preoccupazione per le autorità di vigilanza e per i responsabili di politica economica, ed è stato oggetto di ricerca18. Gli incentivi per

un’eccessiva assunzione di rischi dipendono non solo dal livello dei tassi di interesse, ma anche dal valore di capitalizzazione e franchising della banca19 . Erodendo nel

corso del tempo la posizione patrimoniale delle banche, tassi bassi, inoltre, potrebbero influire negativamente sulla disponibilità delle banche a concedere prestiti. Una limitata trasmissione della politica dei tassi, combinata con gli effetti

17 Inoltre, i risultati sono robusti a vari test econometrici di robustezza, come ad esempio escludendo valori

anomali e paesi caduti, e specificando diversi tagli per ciò che costituisce un ambiente di tasso di interesse “basso”.

18 Si veda Adrian e Liang, 2014 e Dell'Ariccia e Marquez, il 2013, per le revisioni della letteratura sui legami

tra tassi di interesse e l'assunzione di rischi.

(22)

negativi sulle banche di tassi bassi, potrebbe ostacolare la trasmissione della politica monetaria e interrompere il canale di trasmissione dei tassi al credito20. Più in

generale, bassi tassi di interesse potrebbero influire negativamente sulle banche in un certo numero di modi (vedi oltre Shin, 2016 per una discussione, e il modello di Brunnermeier e Koby, 2016, con particolare riferimento ai tassi di interesse negativi; e il modello di Begenau, 2015, con riferimento alla domanda di attività sicure)21. Come le variazioni dei tassi di interesse influiscono sulle prestazioni delle banche chiaramente varieranno da banca a banca, a seconda delle loro esposizioni ai tassi di interesse, a sua volta, in funzione del loro grado di trasformazione delle scadenze e l'uso di tecniche di gestione del rischio, compresi i derivati (per esempio, in seguito al contributo fondamentale di Ho e Saunders, 1981). Gli analitici suggeriscono, tuttavia, che, i NIM delle banche sono più bassi quando i tassi di interesse sono bassi. Le ragioni tipicamente menzionati sono i seguenti:

1) Bassi tassi di interesse a breve termine possono deprimere i margini delle banche, perché per molti tipi di depositi e alcune altre passività, le banche sono riluttanti ad abbassare i tassi. In parte, ciò è dovuto al fatto di un efficace limite inferiore, poiché i depositanti e altri creditori possono passare ad altre forme di risparmio cash. Le banche possono anche avere paura di perdere la clientela quando si abbassano troppo i tassi di interesse, clientela che è importante per il business della banca anche in altri modi oltre solo la raccolta. Ci sono prove, per esempio, che le banche traggono valore dai prodotti di vendita incrociata22

come il credito al consumo e i mutui per i loro depositanti (ad esempio, Berger, Hancock e Humphrey, 1993; vedi oltre Mester, 2008). Infatti, il valore di franchising derivato da un deposito è abbastanza elevato da giustificare le banche di pagare per l'acquisizione di un deposito, con premi per i depositi core storicamente da 1 a 2 per cento. Sia il limite inferiore e sia la riluttanza a perdere clienti sono due ragioni particolarmente grandi quando i tassi di

20 Si veda Il canale del credito bancario, per esempio, Kashyap e Stein, 1995, 2000

21 Anche se questo lavoro non rivede questi canali, gli effetti negativi dei bassi tassi di interesse che trovano

per le banche, puntano a queste possibilità.

22 una strategia di vendita di un prodotto o servizio in più rispetto a quanto richiesto dal cliente, dopo aver

(23)

interesse scendono sotto lo zero, come è recentemente accaduto in Giappone e diversi paesi europei. Mentre c'è un’aneddotica evidenza che alcune banche stanno passando tassi negativi ai clienti corporate in alcuni casi, le banche sono state riluttanti a passare tassi negativi a depositanti al dettaglio (ad esempio, Bech e Malkohozov, 2016). Con tassi di deposito di fronte ad un limite inferiore, quando i tassi scendono, i margini bancari sono in grado di comprimersi se le banche devono ancora passare a tassi più bassi dal lato del attivo del loro bilancio. Quest'ultimo è probabile di accadere sulla base di termini contrattuali di rinegoziazione (rinnovamento), per esempio, sui finanziamenti a tasso variabile, o perché c'è un incentivo a farlo per quei mutuatari che hanno altre scelte di finanziamento, per esempio, dal mercato delle obbligazioni corporate o altre banche.

2) A parte gli effetti de facto di un limite inferiore nullo sui tassi di deposito, effetti dei tassi sui NIM sono inoltre suscettibili di essere più grandi in un ambiente a bassi rendimenti se, a parità di altre condizioni, gli spread sui prestiti e i tassi di deposito aumentano con il livello del tasso. Questo ci si può aspettare quando gli spread compensano le banche per i rischi assunti quali il rischio di insolvenza e altri rischi che sono altrimenti sensibili al rischio di tasso. Più in generale, è probabile che il rapporto tra NIM e tasso di interesse sia non lineare. Come tale, è importante studiare separatamente gli effetti delle variazioni dei tassi di interesse in generale, da quei cambiamenti quando il tasso di interesse è basso.

Gli effetti dei bassi tassi di interesse sulla redditività delle banche sono meno evidenti, anche se i MIN fossero in declino. In molti modi, le banche beneficiano almeno nel breve periodo da bassi tassi di interesse. Direttamente, le banche beneficiano attraverso plusvalenze da valutazione su titoli a reddito fisso in loro possesso, e, indirettamente, le banche possono inoltre guadagnare dalla diminuzione dei crediti deteriorati in quanto il servizio del debito ai mutuatari diventa meno gravoso. I tassi di interesse più bassi possono anche stimolare l'economia, e poi, nel tempo, aumentare la redditività di nuovi prestiti e la fornitura di altri servizi finanziari. Se questi benefici compensano i inferiori NIM e aumentano la redditività, e

(24)

nell'orizzonte temporale continuano a farlo, questo non è tuttavia evidente. Le plusvalenze da valutazione da tassi di interesse più bassi, per esempio, non continuano se i tassi non scendono ulteriormente. E i benefici da inferiori crediti deteriorati dipendono da sé e in quale misura i tassi di interesse bassi sono associati a miglioramenti economici sostenibili e dalle migliori prospettive per le imprese. Questo effetto sarà maggiore nel momento in cui le banche saranno in grado di compensare l'impatto dei MIN più bassi sulla redditività attraverso la riduzione dei costi, e l'aumento del reddito non da interessi e portare il volume dei prestiti, anche a livello internazionale. Almeno nel breve termine, tuttavia, e sicuramente nel complesso, le banche hanno capacità limitate a compensare pienamente l'impatto del calo dei NIM, come anche lo scopo di espandere velocemente il reddito non da interessi è limitato, sia per una banca pressa singolarmente, sia per il sistema bancario complessivo. Questa limitazione è particolarmente vera in quei paesi che sono più basati sul sistema bancario dove il reddito non da interessi è in genere basso, dove le attività sul mercato dei capitali contribuiscono poco al reddito delle banche. Anche se a fronte di tassi di interesse più bassi molte banche hanno aumentato le commissioni, per esempio, i bancomat o le commissioni (spese) di gestione del conto corrente, per coprire meglio i costi, ma molte altre banche soprattutto europee, hanno ancora una bassa quota di reddito non da interessi nei ricavi rispetto per dire alle banche canadesi e statunitensi, che riflettono uno sviluppo inferiore di asset management e altri servizi finanziari che generano commissioni. Questa bassa quota di reddito non da interessi mete in evidenza le limitate possibilità per molte banche di aumentare rapidamente altri flussi di reddito. Poiché la generazione di reddito non da interesse può essere particolarmente difficile per le banche più piccole che in genere hanno quote più elevate di reddito da interessi, bassi tassi di interesse possono influenzare in misura maggiore, i paesi con molte banche piccole, ad esempio, Germania e Italia. Infine, è importante riconoscere il carattere endogeno della politica monetaria quando si considerando i possibili effetti delle variazioni dei tassi di interesse sulle banche. Le banche centrali alzano i tassi quando l'economia sta andando bene e gli abbassano quando l'economia va male. Le condizioni economiche influiscono direttamente anche la capacità di una banca di concedere prestiti e raccogliere depositi. Se le condizioni economiche peggiorano, per esempio, la

(25)

domanda di credito sarà probabilmente inferiore, eventualmente riducendo i margini. Peggiori condizioni economiche potrebbero anche abbassare la domanda del risparmio delle famiglie, almeno vincolando finanziariamente le famiglie. Allo stesso tempo, gli spread praticati sul prestito potrebbero aumentare in tempi di una debole domanda se i rischi aumentano, aumentando i margini. È anche possibile che il risparmio delle famiglie sale in tempi più incerti, aumentando l'offerta di depositi, contribuendo così anche ad aumentare i margini bancari. Mentre le conseguenze nette delle varie relazioni tra le condizioni economiche, tassi di interesse e i MIN delle banche non sono quindi pienamente chiare, nel complesso, pur essendo un margine, i MIN sono meno probabilmente una funzione dei risultati economici e più probabilmente una funzione di condizioni finanziarie e monetarie. La redditività potrebbe essere probabilmente più influenzata negativamente dalle condizioni economiche deboli, dalla minore domanda di prestiti e altri servizi finanziari e aumentare cosi la necessità di un fondo rischi contro eventuali inadempienze. Come tale, ci si potrebbe aspettare un rapporto meno stretto tra il tasso di interesse e la redditività. Indipendentemente da ciò, è importante riconoscere che, sia l’endogeneità della politica monetaria, sia le condizioni economiche hanno effetti diretti sulle banche.

I risultati dell’analisi mostrano che bassi tassi di interesse hanno un impatto significativamente maggiore su i MIN delle banche che gli alti tassi di interesse. L'impatto è maggiore sui interessi attivi che sugli interessi passivi, e le banche con poste di bilancio principalmente a breve scadenza sono più colpite rispetto a quelle con poste di bilancio a lunga scadenza. Gli effetti sulla redditività delle banche sono meno forti, forse in parte i bassi tassi di interesse possono fornire alcune plusvalenze da valutazione e le banche mitigano l'impatto dei bassi tassi alla redditività complessiva, eventualmente attraverso tagli dei costi e generando più reddito non da interessi. Tuttavia, il fatto che la redditività è anche negativamente correlata ai bassi tassi di interesse prolungati nel tempo, mostra la sfida per le banche di mantenere il loro reddito se ambienti con bassi tassi di interesse persistono, soprattutto per più di pochi anni. Mentre le istituzioni possono fare regolazioni per compensare gli effetti negativi dei tassi bassi sulla redditività (così come per compensare, anche alla luce

(26)

delle recenti modifiche normative, le pressioni intensificate sul mercato, e il cambiamento delle opportunità), tali sforzi prendono tempo e probabilmente nel immediato hanno vantaggi limitati, soprattutto quando di fronte a deboli condizioni cicliche e pressioni di riduzione della leva finanziaria (deleveraging23). Le sfide per mantenere il reddito possono essere particolarmente acute per quelle banche che hanno già bassi i MIN e strutture di costo elevate. Gli effetti negativi di bassi tassi di interesse sui i MIN e la redditività delle banche sollevano alcune questioni di politica economica. Uno è il possibile effetto averso sulla trasmissione della politica monetaria: i bassi tassi di interesse minano la capitalizzazione e la capacità delle banche a concedere prestiti, possono intralciare il canale del prestito delle banche, e quindi possono rendere l'abbassamento dei tassi di interesse uno strumento meno efficace per stimolare l’attività economica .Un altro aspetto importante è quello che gli effetti dei “bassi tassi di interesse per lungo tempo” hanno per la capitalizzazione a lungo termine delle banche e del valore di franchising. Fino a quando il reddito perso da inferiori MIN può essere compensato attraverso altre azioni, la minore redditività ridurrà la capacità delle istituzioni finanziarie di costruire e attrarre capitali, aumentando la loro vulnerabilità agli shock e declinando la fiducia nei mercati, e minando la loro capacità di sostenere l'economia reale. Sia un’impedita trasmissione della politica monetaria e sia una debole capitalizzazione del sistema bancario possono influire negativamente l'attività economica e la stabilità finanziaria per il futuro. Poiché i sistemi bancari in molti paesi con bassi tassi di interesse avevano già relativamente bassi i MIN, quelli in particolare dovranno adeguare le loro attività e le strutture di costo in modo da compensare gli effetti negativi dei tassi bassi sulla redditività e sul capitale.

Infine ci possono essere, importanti non linearità nel impatto delle variazioni dei tassi in un ambiente a basso rendimento rispetto a un ambiento ad alto rendimento, che a sua volta possono dipendere anche dal sistema bancario. Quest’analisi guarda solo l'effetto sui margini attuali, ma non studia eventuali cambiamenti (shifti) nel comportamento. Cambiamenti nei effetti dei tassi di interesse su i MIN delle banche

23 Il deleveraging è un processo di riduzione della leva finanziaria. Per farlo le strade sono due: aumentare il

(27)

(e della redditività, l'adeguatezza patrimoniale e valori di franchising nel tempo) possono variare, tuttavia, come ad esempio le banche possono adeguare le loro strutture di raccolta (funding), i portafogli di credito e di investimento e la loro attività ‘non da interesse’. Questi adeguamenti sono stati importanti nel caso del Giappone. Inoltre, ci sono stati molti cambiamenti normativi come Basilea 3 che potrebbero aver influenzato i MIN delle banche.

(28)

Capitolo 2

Il rischio di tasso di interesse nel trading book

2.1 I Rischi di mercato

Il rischio di mercato viene definito come il rischio di variazioni del valore di mercato di uno strumento o un portafoglio di strumenti finanziari connesse a variazioni inattese delle condizioni di mercato (prezzi azionari, tassi di interesse, tassi di cambio, posizioni su merci e volatilità di tali variabili). Esso include dunque i rischi su posizioni in valuta, in titoli obbligazionari ed azionari così come su tutte le altre attività̀ e passività̀ finanziarie scambiate da una banca (Resti, Sironi, 2008). I rischi di mercato vengono generalmente identificati (anche dalle autorità̀ di vigilanza) con i rischi inerenti il solo portafoglio di negoziazione, inteso come l’insieme di posizioni assunte per un periodo di tempo di breve o brevissimo, nel intento di beneficiare dalle variazioni dei prezzi di mercato; in realtà essi riguardano tutte le attività e passività finanziarie detenute dalla banca. Il rischio di tasso di interesse emerge sia dal trading book che dal banking book, ma ci sono delle differenze tra i due portafogli che portano a un differente trattamento da parte delle autorità di vigilanza. Per prima cosa il trading book e il banking book sono soggetti a trattamenti contabili differenti24, in

secondo luogo la composizione del trading book cambia molto frequentemente mentre quella del banking book tende a rimanere stabile nel tempo. Per questo motivo vengono chiamati rispettivamente “portafoglio non immobilizzato” e, “portafoglio immobilizzato”. Il comitato di Basilea resta dell’opinione che il rischio di tasso di interesse sul banking book sia un rischio potenzialmente significativo che richiede un’adeguata copertura patrimoniale. Tuttavia, i commenti pervenuti dal settore e le ulteriori analisi effettuate dal Comitato hanno messo in luce una considerevole eterogeneità tra le banche attive a livello internazionale quanto alla natura del rischio sottostante e ai relativi procedimenti di gestione e monitoraggio. Per questi motivi, il

(29)

Comitato è pervenuto alla conclusione che sia più appropriato trattare il rischio di tasso di interesse nel banking book nel quadro del secondo pilastro dello schema25.

Il rischio di mercato viene generalmente definito come il rischio di perdite a seguito di variazioni sfavorevoli dei fattori di mercato. In particolare,

 I tassi di interesse, che influenzano le posizioni sui titoli di debito  I prezzi azionari, che influenzano le posizioni sui titoli di capitale

 I prezzi delle materie prime, che influenzano le posizioni legate alle commodity

 I tassi di cambio, che influenzano le posizioni in valuta estera

Si è in presenza di rischio di tasso di interesse “quando il valore di mercato delle posizioni assunte è sensibile a variazioni dei tassi di interesse (come accade per i titoli obbligazionari e per diversi tipi di contratti derivati)”26. Relativamente a questo tipo

di rischio occorre notare che quando il rischio di tasso di interesse è presso in considerazione in quanto sottospecie del rischio di mercato, ci si limita di norma a considerare solo l’esposizione degli strumenti finanziari per cui esiste effettivamente un mercato secondario (per esempio le obbligazioni quotate). Pertanto la misura e la gestione del rischio di tasso di interesse nell’ambito dei rischi di mercato si incentra sulle sole attività detenute ai fini di negoziazione (trading book) che include tutte le posizioni, tra qui quelle allo scoperto ed in derivati, detenute con l’intento di realizzare un profitto da negoziazione nel breve termine.

25 Nel secondo pilastro vengono trattati generalmente quei rischi che, o non sono misurabili (come il rischio

strategico), oppure anche se sono misurabili non esiste una metodologia universalmente condivisa (come il rischio di tasso di interesse nel banking book), oppure il capitale non è il presidio migliore (come il rischio di liquidità).

(30)

Vengono identificati i seguenti rischi da parte dell’autorità di vigilanza da considerare tra i rischi di mercato:

1- Con riferimento al solo portafoglio di negoziazione (trading book):  Rischio di posizione

 Rischio di concentrazione (riferimento alle grandi esposizioni che superano i limiti).

2- Con riferimento al intero bilancio (sia trading book sia banking book):  Rischio di regolamento

 Rischio di cambio

 Rischio di posizione su merci

2.2 Il rischio di posizione dei titoli di debito

“Il rischio di posizione esprime il rischio che deriva dall’oscillazione del prezzo dei valori mobiliari per fattori attinenti all’andamento dei mercati ed alla situazione della società emittente” (Banca d’Italia, Circolare 285, dicembre 2013).

Quindi il rischio di posizione comprende due distinti elementi:

a) Rischio generico, che si riferisce al rischio di perdite causate da un generalizzato andamento sfavorevole dei prezzi della generalità degli strumenti finanziari negoziati legati ai fattori di mercato (in particolare: un rialzo dei tassi per le obbligazioni, un calo dell’indice di borsa per le azioni); b) Rischio specifico, che consiste nel rischio di perdite causate da una sfavorevole

variazione di prezzo degli strumenti finanziari negoziati dovuta a fattori connessi alla situazione del emittente.

L’autorità di vigilanza richiede di calcolare un requisito separato in materia di fondi propri per il rischio generico e per il rischio specifico delle posizioni. Il rischio di posizione e i correlati requisiti patrimoniali sono determinati distintamente per:

(31)

 Gli strumenti di debito  Gli strumenti di capitale

 I certificati di partecipazione a organismi di investimento collettivo (OIC)

Il requisito patrimoniale per il rischio di posizione è pari alla somma di tutti i requisiti in materia di fondi propri per il rischio generale e specifico a fronte delle sue posizioni in strumenti di debito e di capitale. Le posizioni verso la cartolarizzazione nel portafoglio di negoziazione sono equiparate a strumenti di debito.

Requisito patrimoniale per il rischio di posizione dei titoli di debito

Ai fini del calcolo dei requisiti in materia di fondi propri per il rischio generico sui titoli di debito, le banche possono utilizzare due distinte metodologie:

• Metodo basato sulla scadenza: il requisito patrimoniale è determinato sulla base di un sistema di misurazione del rischio di tasso di interesse che prevede il calcolo della posizione netta relativa a ciascuna emissione e la successiva distribuzione in fasce temporali di vita residua; Il requisito patrimoniale è dato dalla somma dei valori delle posizioni residue e delle posizioni compensate. • Metodo basato sulla duration: il requisito patrimoniale è determinato in base

al utilizzo della duration modificata quale mezzo per cogliere le ponderazioni prudenziali tarate sulla base di shock di tasso, definiti dall’autorità di vigilanza per scadenze. Il metodo basato sulla scadenza e sulla duration verrano approfondite nel terzo capitolo.

Il requisito patrimoniale in materia di fondi propri per il rischio specifico è differenziato in base alla tipologia di posizioni in strumenti di debito:

• strumenti di debito non inerenti a cartolarizzazioni • strumenti inerenti a cartolarizzazioni

• strumenti appartenenti al portafoglio di negoziazione di correlazione

Il requisito per i strumenti non inerenti a cartolarizzazioni è pari, per ogni emissione obbligazionaria, ad una certa percentuale del ammontare netto (somma delle

(32)

posizioni a debito e a credito) detenuto dalla banca. Questa percentuale dipende, dal tipo di emittente, dalla valutazione interna o esterna del suo meriti creditizio e dalla vita residua del titolo. Quindi la banca imputa le posizioni nette in ciascuno strumento alle categorie appropriate della tabella 1 predisposta dall’autorità di vigilanza. Tabella 1

Categorie

Requisito in materia di fondi propri per il rischio specifico

Titoli di debito ai quali nel quadro del metodo standardizzato verrebbe attribuito un fattore di ponderazione del rischio pari al 0% per il rischio di credito.

0%

Titoli di debito ai quali ne quadro del metodo standardizzato verrebbe attribuito un fattore di ponderazione del rischio pari al 20% o al 50% per il rischio di credito e altri elementi qualificati secondo la definizione di cui al paragrafo 4.

0,25% (durata inferiore o pari a 6 mesi) 1 % (durata residua maggiore di 6 mesi e inferiore o pari a 24 mesi).

1,60% (durata residua superiore a 24 mesi).

Titoli di debito ai quali ne quadro del metodo standardizzato verrebbe attribuito un fattore di ponderazione del rischio pari al 100% per il rischio di credito.

8,00%

Titoli di debito ai quali nel quadro del metodo standardizzato verrebbe attribuito un fattore di ponderazione del rischio pari al 150% per il rischio di credito.

12%

Riferimenti

Documenti correlati

Una diminuzione permanente dell’offerta di moneta di un paese causa un apprezzamento proporzionale della sua valuta di lungo periodo. ○ Tuttavia, la dinamica del modello prevede

Dato un cubetto come unità di misura, il numero di cubi utilizzato per costruire un cubo più grande corrisponde al suo volume?. Se chiamo “s” la misura dello spigolo del cubo, come

In questo modo formi un solido chiamato parallelepipedo rettangolo, di volume 2 cm 3.. Accosta in fila

La crescita registrata nell’e-commerce e le nuove abitudini imposte dallo smart working inducono una riflessione su quello che potrebbe essere il futuro dei settori direzionale

Osserviamo che i tassi di interesse nora introdotti, come del resto i prezzi delle obbligazioni, dipendono in modo evidente dalla maturità: è per questo motivo che si parla

Sono presenti tutti i componenti della Commissione, e precisamente: - Bernardi Mario Luca, referente per le attività conto terzi; - D’Ambrosio Ida, referente per la

L’indirizzo ormai univoco della giurisprudenza consente di affermare che, il mutuo, pur se stipulato come atto pubblico notarile, non può costituire titolo esecutivo se non prevede