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Difficoltà psicologiche negli studenti universitari con dislessia

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Academic year: 2021

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26 July 2021

AperTO - Archivio Istituzionale Open Access dell'Università di Torino

Difficoltà psicologiche negli studenti universitari con dislessia / Re A.M; Ghisi M; Guazzo E; Boz F; Mammarella I.C.. - In:

PSICOLOGIA CLINICA DELLO SVILUPPO. - ISSN 1824-078X. - 18:2(2014), pp. 279-289.

Original Citation:

Difficoltà psicologiche negli studenti universitari con dislessia

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DOI:10.1449/77638

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Re A.M; Ghisi M; Guazzo E; Boz F; Mammarella I.C.. Difficoltà

psicologiche negli studenti universitari con dislessia. PSICOLOGIA

CLINICA DELLO SVILUPPO. 18 (2) pp: 279-289.

DOI: 10.1449/77638

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Difficoltà psicologiche

negli studenti

universitari

con dislessia

Anna Maria Re

(Università degli Studi di Padova)

Marta Ghisi

(Università degli Studi di Padova)

Elena Guazzo

(Università degli Studi di Padova)

Francesco Boz

(Università degli Studi di Padova)

Irene C. Mammarella

(Università degli Studi di Padova)

Esistono ancora pochi studi in letteratura su ll’evoluzione del profilo di lettura in adolescenti e giovani adulti con dislessia evolutiva e sui risvolti psicologici e psicopatolog ici che la dislessia può avere nello sviluppo dell'individuo. Lo scopo della presente ricerca è sta to quello di valutare la presenza di d iffico ltà psicologiche, quali ansia, depressione, bassa autostim a, scarsa resilienza e altre problem atiche, in studenti dislessici adulti (prim o anno di università) che avevano ricevuto una diagnosi di dislessia durante la scuola prim aria, co nfron ta ti con un gruppo di controllo. I risul­ tati m ostrano co m e siano presenti anche nei casi più lievi di dislessia delle conseguenze a livello psicologico: infatti, oltre alle d iffico ltà nella letto-scrittura tipiche del loro distu rb o che perdurano nonostante l'età e la scolarizzazione, i ragazzi con dislessia presentano anche diffico ltà psicolo­ giche in term ini di depressione, problem i di attenzione, m anifestazioni psicofisiolog iche e m inori livelli di resilienza, che vanno ad intaccare il loro benessere e la loro qualità di vita.

1. Introduzione

Gli studi relativi all’evoluzione del profilo di lettura in adolescenti e giovani adulti con dislessia evolutiva ed i relativi risvolti psicologici e psicopatologici sono ancora pochi. Ad oggi i dati presenti suggeriscono che anche nell’adolescenza e nella prima età adulta si possono osservare dei miglioramenti nella consape­ volezza fonologica, anche se le competenze di lettura permangono deficitarie ri­ spetto ai normolettori (Snowling, 1995; Martino et al., 2011).

Da una ricerca longitudinale (Michelsson, Byring e Bjorkgren, 1985), è emerso che, su un campione di 26 adulti con dislessia, solo uno aveva iniziato gli studi universitari, il 62% aveva completato la scolarità obbligatoria ed il resto del gruppo aveva abbandonato la scuola, iniziando delle attività lavorative. Inoltre i partecipanti alla ricerca avevano dichiarato che il disturbo aveva influito sulle scelte accademiche. Tali risultati sottolineano, quanto la dislessia possa influen­ zare gli aspetti di autostima e motivazione di un individuo.

In maniera simile in una ricerca italiana (Pizzoli, Lami, Palmieri e Solimando, 2011) sono stati confrontati due gruppi di giovani adulti con dislessia, distinguen­ doli sulla base del momento in cui avevano ricevuto la diagnosi: diagnosi

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pre-coce (DP) se avevano ricevuto la diagnosi durante la scuola primaria e diagnosi tardiva (DT) se l’avevano ricevuta in età adulta. I risultati hanno mostrato che i ragazzi con DP avevano scelto prevalentemente scuole di secondo grado di tipo tecnico o professionale, mentre i ragazzi del gruppo DT prevalentemente licei, ottenendo tuttavia maggiori bocciature o non riuscendo a completare il percorso di studi. Inoltre il disturbo è risultato avere un impatto emotivo differente nei due gruppi: tutti i partecipanti del gruppo DT presentavano sentimenti negativi, come senso di inadeguatezza o timidezza, mentre il 48% del gruppo DP dichiarava di non aver avuto problemi o di aver trovato in familiari e /o amici un sostegno ade­ guato che aveva consentito loro di affrontare le difficoltà. Gli autori concludono sottolineando come una diagnosi precoce abbia svolto un ruolo protettivo per i ragazzi adulti con dislessia, in termini di una maggiore sicurezza che si è tradotta in una maggiore libertà di scelta a livello di vita sia personale sia sociale.

In un’ulteriore ricerca Hatcher, Snowling e Griffiths (2002) hanno confron­ tato le abilità di lettura e scrittura di studenti universitari adulti con dislessia e di studenti di controllo per verificare il potenziale impatto del disturbo sulla carriera accademica. I risultati hanno dimostrato che, nonostante gli studenti adulti con dislessia non differissero dai controlli nel profilo intellettivo, essi ottenevano delle prestazioni inferiori in compiti di lettura e scrittura.

Questi risultati sono stati confermati anche da due studi italiani. Il primo è uno studio longitudinale di Lami e coll. (2009) in cui gli autori hanno valutato di­ versi aspetti neuropsicologici in un gruppo di giovani adulti con dislessia, distin­ guendoli sulla base di un pregresso disturbo di linguaggio. I risultati hanno eviden­ ziato che gli adulti con dislessia con pregresso ritardo di linguaggio riportavano una prestazione peggiore in memoria verbale e abilità di scrittura.

Il secondo studio più recente (Re, Tressoldi, Cornoldi e Lucangeli, 2011) ha messo a confronto le prestazioni in prove di apprendimento di studenti univer­ sitari adulti con dislessia e di controllo. I risultati hanno rivelato che gli studenti adulti con dislessia riportavano prestazioni molto inferiori rispetti ai pari, con un progressivo peggioramento dalla lettura di brano, alla lettura di parole e di non parole. Inoltre, compiti di lettura e scrittura in cui era richiesto di articolare si­ multaneamente una sillaba (compiti in soppressione articolatoria) enfatizzavano ancora di più la differenza tra i due gruppi. Nonostante queste difficoltà, la loro prestazione in compiti di comprensione del testo era del tutto adeguata e perfet­ tamente sovrapponibile a quella del gruppo di controllo.

Si può desumere quindi che, anche se negli adulti con dislessia apparente­ mente le difficoltà di lettura e scrittura sembrano parzialmente compensate, ad una indagine più approfondita emergono delle difficoltà residue, anche nelle forme più lievi del disturbo. Inoltre, con il conclamarsi e il perdurare delle difficoltà di let­ tura, i ragazzi con dislessia possono sperimentare una vasta gamma di emozioni negative, che talvolta raggiungono il livello di vere e proprie condizioni psicopa­ tologiche (Schonhaut e Satz, 1983; Gregg, Hoy, King, Moreland e Jagota, 1992; Riddick, 1996; Achenbach e Rescorla, 2001; Re, Lucangeli, Arslan e Cornoldi, 2010). La gamma di problemi psicologici che possono presentare è molto varia e si manifesta già a partire dalla scuola primaria, per poi modificarsi nel tempo. Poiché il disturbo persiste per tutta la vita continuando ad essere fonte di stress, le ricadute sul benessere psicologico si possono riscontrare a qualsiasi età, in forme assai diverse dal punto di vista quantitativo e qualitativo (Cornoldi, 2007; Dahle, Knivsberg e Andreassen, 2011).

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In letteratura (Spreen, 1998; Willcut e Pennington, 2000) viene riportata una comorbilità fra la dislessia ed i disturbi psicopatologici appartenenti aliAsse I del DSM-IV nel 50% dei casi. I disturbi psicologici sono più seri quando la dislessia è di entità grave e quando si associa ad altri problemi come la discalculia, la disor­ tografia, o la presenza di un disturbo di attenzione con iperattività. Gli studenti adulti con dislessia, infatti, possono manifestare sintomi ansiosi o depressivi, bassa autostima, svalutazione di sé, pensieri suicidari e forte insicurezza (Larkin e Ellis 2004; Dahle et al., 2011; Garcìa e De Caso, 2004; Gregg et al., 1992). Negli adolescenti il mancato adattamento alle proprie difficoltà e il tentativo di sfuggire alle frustrazioni può manifestarsi con atteggiamenti comportamentali complessi, quali, ad esempio, la negazione (Rourke, Young e Leenaars, 1989). Va sottolineato, inoltre, che nel periodo della scuola superiore se il ragazzo non ha individuato strategie di compensazione e sufficienti supporti, si può presentare il problema dell’abbandono scolastico (Maag e Reid, 2006).

Riassumendo si può asserire che il quadro della dislessia tende a perdurare anche in età adulta e può influenzare il benessere psicologico ed emotivo dell’in­ dividuo. Gli studi si sono concentrati soprattutto sui primi anni di scolarizzazione (scuola primaria e secondaria di primo grado) sia in Italia che all’estero, mo­ strando, tuttavia, dati poco confortanti. Risulta quindi di grande interesse valutare le «conseguenze» della dislessia sullo sviluppo emotivo di giovani adulti. A questo scopo, nella presente ricerca, è stata valutata la presenza di difficoltà psicologi­ che in studenti dislessici adulti (primo anno di università) che avevano ricevuto una diagnosi di dislessia durante la scuola primaria.

2. Il campione

Alla ricerca hanno preso parte tredici ragazzi con precedente diagnosi di dislessia, di cui otto maschi (64.3%) e cinque femmine (35.7%). Gli stu­ denti hanno un’età media di 20.79 anni (DS = 1.31), provengono da un am­ biente socio-culturale medio e sono di madrelingua italiana. Tutti i componenti del campione sono celib i/ nubili, possiedono il diploma di scuola superiore e al momento della ricerca frequentavano il primo anno deH'Università. I pazienti valutati nel presente studio sono ragazzi con diagnosi pregressa di Disturbo Specifico dell’Apprendimento, iscritti aH'Università di Padova, che si sono rivolti al Servizio Disabilità e al Servizio per i Disturbi dell’Apprendimento per poter essere sostenuti e seguiti nel loro percorso di studi. Tutti i ragazzi hanno ri­ cevuto la diagnosi di DSA durante la scuola primaria e tutti hanno presentato, al momento della valutazione, una certificazione diagnostica recente (in media non più vecchia di due anni). Dalla valutazione effettuata nella presente ricerca è emerso che il gruppo di dislessici ha una velocità media di lettura di brano di 4 .26 sill/sec. (DS = 1.29), corrispondente ad una media in punti z di -2 .3 (DS = 1.99); una velocità media di lettura di parole di 3.4 sill/sec (DS = 1.27), corrispondente ad una media in punti z di -1 .9 8 (DS = 1.41); e una velocità media di lettura di non parole di 2.09 sill/sec., corrispondente ad una media in punti z di -1 .6 5 (DS = 1.52). Per quanto riguarda l’accuratezza, la maggior parte dei ragazzi ha una prestazione pari o inferiore al quinto percentile su tutte e tre le prove (i.e. brano 69.2%, parole 53.8%, non parole 61.5%). Le capacità cognitive generali sono state stimate attraverso la somministrazione di quattro

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sub-test della WAIS-R (Informazione, Vocabolario, Disegno con cubi e Ricostru­ zione di Oggetti) e tutti i ragazzi hanno mostrato una prestazione nella media (Informazioni punteggio ponderato M = 9.92, DS = 2.43; Vocabolario pun­ teggio ponderato M = 10, DS = 2.25; Disegno con cubi punteggio ponderato M = 9.58, DS = 3.12; Ricostruzione di Oggetti punteggio ponderato M = 9.75, DS = 3.74). Dei 13 studenti con dislessia 2 non presentano alcuna comorbilità, 10 presentano comorbilità con disortografia e 1 con disgrafia.

Per confrontare i risultati ottenuti nei test e nei questionari dai pazienti di­ slessici è stato reclutato e valutato anche un campione di normolettori, appaiati per età, scolarità e genere. Poiché le valutazioni si sono svolte tra settembre e dicembre, al momento della valutazione nessuno degli studenti dei due gruppi aveva sostenuto alcun esame universitario; pertanto gli studenti si possono ri­ tenere appaiati per numero di esami sostenuti. Il gruppo di controllo è risultato composto da tredici studenti universitari, di cui otto maschi (64.3%) e cinque fem­ mine (35.7%). I partecipanti del gruppo di controllo hanno un’età media di 20.93 anni (DS= 1.63), provengono da un ambiente socio-culturale medio e sono di ma­ drelingua italiana. Tutti i componenti del campione di controllo sono in possesso del diploma di scuola superiore e stanno attualmente frequentando il primo anno deH’Llniversità; sono tutti celibi/nubili.

3. Procedura

Tutti i partecipanti hanno compilato una batteria di questionari psicologici self-report alla presenza dello sperimentatore. Prima della compilazione, i parte­ cipanti sono stati informati riguardo alla riservatezza dei dati e la partecipazione volontaria alla ricerca e hanno firmato il consenso informato. La compilazione dei questionari ha richiesto un tempo di circa 60 minuti.

4. Materiali

Cognitive Behavioural Assessment - Young

Il CBA - Y (Cognitive Behavioural Assessment -Young versione ridotta, Ber- tolotti et al., 2013) consente di ricavare un profilo psicologico sia delle risorse psicologiche in positivo, sia una segnalazione di aree problematiche meritevoli di attenzione e maggiore esplorazione. Tale inventario è stato ideato per le fa­ sce d’età comprese tra i 14 e i 25 anni. Il CBA-Y versione ridotta è composto da 200 item (invece di 500 item della forma completa), che sono stati selezio­ nati in modo da conservare dieci delle undici scale della forma completa, che pertanto mantengono la stessa affidabilità e lo stesso valore informativo. Visto il minor numero di item il CBA-Y forma ridotta risulta più snello e più adatto ad es­ sere utilizzato in contesti di ricerca. Nel dettaglio, il CBA-Y forma ridotta prevede un’unica versione per entrambi i generi, le istruzioni fanno riferimento in modo generale alla storia personale, alle abitudini, esperienze, emozioni e punti di vista. Una delle caratteristiche peculiari del CBA-Y è la modalità di risposta in formato check-list: chi compila il questionario deve barrare solo le caselle corrispondenti agli item da cui si sente rappresentato pienamente. Per rispondere al questiona­ rio servono in media 1 5/20 minuti.

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Le aree indagate sono le seguenti:

- Indice di autoapertura: ognuno degli item di questa scala descrive com­ portamenti estremamente comuni, ma deplorabili sul piano etico o sociale. È dun­ que una scala «l/e», di controllo che valuta la tendenza alla simulazione.

- Uso di droghe ed esperienze inusuali: gli item descrivono esperienze molto poco frequenti, alcune indicative di sofferenza e disagio psicologico, altre di atteggiamenti e comportamenti forieri di rischi.

- Rischio psicopatologico: comprende item che ammettono la presenza di problemi psicologici, disforia, ideazione suicidaria, ideazione persecutoria ed esperienze dissociative.

- Amore per il rischio e ricerca di sensazioni forti: è composta da item che descrivono amore per l’azzardo e il proibito, la tendenza alla ricerca di forti sen­ sazioni e stati d’euforia, l’uso strumentale di alcol e sostanze.

- Benessere: è costituita da item che descrivono benessere psicologico e fisico, serenità e senso di sicurezza. È una scala di benessere e, pertanto, un punteggio elevato indica un grado elevato di benessere.

- Adattamento psicosociale: comprende item che descrivono un clima fami­ liare sereno, buone relazioni con i pari, un buon rapporto con la sessualità. Anche in questo caso un punteggio elevato indica un buon adattamento psicologico e sociale.

- Ansia e instabilità emotiva: è costituita da item che descrivono svariate forme di attivazione emozionale. Un punteggio elevato fa temere la presenza di disturbi emozionali sul versante dell’ansia o dell’umore, oppure il rischio che pos­ sano svilupparsi facilmente nel futuro, a fronte di eventuali difficoltà di vita.

- Caratteristiche e comportamenti antisociali: comprende item attinenti a in­ sofferenza per le regole e l’autorità, scarsa empatia e prosocialità, prepotenza e condotte aggressive.

- Irritabilità, aggressività e ostilità: è composta da item che descrivono caratteristiche di facile irritabilità, suscettibilità alla collera e scarso controllo su comportamenti aggressivi.

- Manifestazioni psicofisiologiche: è costituita da item che descrivono co­ muni manifestazioni di attivazione psicofisiologica e disturbi psicofisiologici. Un punteggio elevato deve indurre a considerare, da una parte, l’eventualità di un’insufficiente capacità di elaborazione dello stress e delle emozioni conflittuali, dall’altra caratteristiche di iper-reattività psicosomatica.

Child Behavior CheckList CBCL - YSR

I questionari Child Behavior CheckList (CBCL) fanno parte del «Sistema di

valutazione su base empirica» ASEBA® (Achenbach System of Empirically Based

Assesment) di Achenbach (1991), elaborati nell’ambito di un paradigma valutativo interessato a ottenere informazioni suH’adattamento, sulle competenze, sui pro­ blemi comportamentali ed emotivi del bambino e dell’adolescente, individuabili in situazioni diverse e derivate da fonti multiple.

La forma di riposta è a scelta multipla su una scala di tre valori (0 = non vero; 1 = qualche volta vero; 2 = molto vero). Consentono di indagare un ampio spettro di caratteristiche dell’età evolutiva, sia in riferimento alle competenze e al coinvolgimento nelle attività, sia in relazione alla presenza di problematiche emo­ tive e comportamentali. Nel presente studio è stata utilizzata la versione CBCL YSR, adatta per la fascia d’età compresa tra gli 11 e i 18 anni e, di conseguenza,

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la più indicata per l'età dei partecipanti alla ricerca. Lo strumento CBCL YSR è costituito da 112 item, raggruppati in otto scale sindromiche (approccio dimen­ sionale):

- Ansia e depressione: valuta la presenza di sintomi di tipo depressivo come, ad esempio, tristezza, nervosismo, solitudine, bassa autostima e sensa­ zione di non essere amati.

- Ritiro e depressione: valuta la chiusura sociale, la tendenza a isolarsi, la timidezza e la riservatezza.

- Lamentele somatiche: valuta la tendenza a esprimere ansia e preoccupa­ zione attraverso disturbi fisici come, ad esempio, nausea, mal di stomaco, mal di testa, ecc.

- Problemi sociali: valuta la presenza di difficoltà nelle relazioni con i coeta­ nei, come, ad esempio, l’essere presi in giro e il non andare d’accordo con i pari.

- Problemi di pensiero: valuta la presenza di pensieri e percezioni che non trovano riscontro nella realtà.

- Problemi di attenzione: valuta la presenza di difficoltà a mantenere la con­ centrazione e la tendenza a comportamenti iperattivi, quali impulsività, nervosi­ smo e irrequietezza motoria.

- Comportamento di trasgressione delle regole: valuta la tendenza ad assu­ mere comportamenti di tipo delinquenziale, quali rubare, mentire, appiccare fuo­ chi e far uso di alcool o droghe.

- Comportamenti aggressivi: valuta la presenza di comportamenti aggres­ sivi, provocatori e distruttivi nei confronti di persone o cose.

È possibile inoltre valutare il comportamento attraverso altre tre scale di ca­ rattere generale:

- Internalizzazione: comprende le scale ansia/ depressione; ritiro / depres­ sione e lamentele somatiche

- Esternalizzazione: comprende comportamenti di trasgressione alle regole e comportamenti aggressivi.

- Scala Totale dei Problemi: comprende tutti gli item che compongono le diverse scale.

Rosenberg Self-Esteem Scale

La scala d’autostima di Rosenberg (RSES; Rosenberg, 1965; versione ita­ liana a cura di Prezza, Trombaccia e Armento, 1997) è una delle misure d’auto­ stima più diffuse. Essa si propone come un breve questionario di misura unidi­ mensionale di autostima globale, che comprende componenti cognitivo-valutative e affettive. Questa scala consiste di dieci affermazioni relative a sentimenti globali di valore di sé o accettazione di sé.

Connor- Davidson Resilience Scale

La Connor-Davidson Resilience Scale (CD-RISC; Connor e Davison, 2003) è stata creata con l’obiettivo di sviluppare una scala valida e affidabile per misurare la resilienza, una misura della capacità di gestire lo stress. La CD-RISC è compo­ sta da 25 item.

Beck Depression Inventory - Il

Il Beck Depression Inventory - Il (BDI-II; Beck, Steer e Brown, 1996; Ghisi, Flebus, Montano, Sanavio e Sica, 2006) è un questionario self-report per la

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valu-Tab. 1. Statistiche descrittive (Media e deviazione standard - DS) e differenze tra studenti universi­

tari con Dislessia e Controlli ai questionari self-report

Media DS t

(gdl = 24)

P

CBA-Y breve Dislessici 1.61 1.32

0.91 .370

Autoapertura Controlli 2.07 1.25

CBA-Y breve Dislessici 0.69 0.63

1.91 .060

Esperienze Inusuali Controlli 0.23 0.60

CBA-Y breve Dislessici 3.00 3.19

0.91 .370

Rischio Psicopatologico Controlli 1.92 2.87

CBA-Y breve Dislessici 2.69 2.32

0.72 .480

Sensazioni Forti Controlli 2.08 2.02

CBA-Y breve Dislessici 6.46 4.50

0.40 .690

Benessere Controlli 7.08 3.22

CBA-Y breve Dislessici 13.84 4.26

0.10 .920

Adattamento Psicosociale Controlli 14.00 3.37

CBA-Y breve Dislessici 6.08 3.20

1.71 .100

Instabilità Emotiva Controlli 3.61 4.07

CBA-Y breve Dislessici 6.69 4.46

1.10 .280

Antisociale Controlli 5.00 3.32

CBA-Y breve Dislessici 4.54 3.15

1.84 .080

Aggressività Controlli 2.54 2.33

CBA-Y breve Dislessici 1.38 1.80

2.08 .048 Psicofisiologico Controlli 0.31 0.48 BDI-II Dislessici 9.85 5.47 3.57 .002 Controlli 3.85 2.61 CD-RISC Dislessici 59.85 9.85 2.17 .040 Controlli 67.38 7.68 RSES Dislessici 24.77 2.00 0.90 .370 Controlli 25.46 1.90 CBCL-YSR Dislessici 7.92 5.15 0.39 .700 Ansia Controlli 7.15 4.86 CBCL-YSR Dislessici 4.08 2.75 0.79 .440 Ritiro Controlli 3.31 2.17 CBCL-YSR Dislessici 2.46 2.87 1.14 .270

Lamento Somatico Controlli 1.38 1.85

CBCL-YSR Dislessici 3.46 1.94

1.68 .110

Problemi Sociali Controlli 2.15 2.03

CBCL-YSR Dislessici 2.15 1.52

0.75 .460

Problemi di Pensiero Controlli 1.69 1.60

CBCL-YSR Dislessici 7.38 2.22

3.90 .001

Problemi di Attenzione Controlli 4.38 1.66

CBCL-YSR Dislessici 1.85 1.57

1.35 .190

Trasgressione delle Regole Controlli 2.85 2.15

CBCL-YSR Dislessici 8.38 3.01

Comportamenti Controlli 7.00 3.36 1.10 .280

Aggressivi

tazione dei sintomi e degli atteggiamenti caratteristici della depressione; misura la presenza e la gravità di manifestazioni affettive, cognitive, motivazionali,

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psi-comotorie e vegetative della depressione durante le due settimane precedenti la somministrazione del questionario.

5. Risultati

Dal confronto dei due gruppi (dislessici e controlli) sono emerse differenze statisticamente significative nella scala «Manifestazioni psicofisiologiche» del CBA-Y ridotto [t (24) = 2.08, p = .048], nei punteggi del BDI-II [t (24, = 3.57, p = .002], nella CD-RISC [t (24) = 2.17, p = .04] e nella scala «Problemi di atten­ zione» della CBCL [t (24) = 3.9, p = .001], Questo risultato indica che i pazienti adulti con dislessia mostrano più sintomi depressivi e psicofisiologici e maggiori difficoltà di attenzione e minori livelli di resilienza rispetto al gruppo di controllo. Pur non risultando statisticamente differenti tra il gruppo clinico e il gruppo di controllo, i punteggi della scala «Episodi inusuali» [t (24) = 1.91, p = .068] risul­ tano tendenti alla significatività (tab. 1).

6. Discussioni e conclusioni

La presente ricerca si è posta come obiettivo principale quello di verificare se, a lungo termine, i pazienti adulti con dislessia mostrino difficoltà psicologiche maggiori rispetto al gruppo di controllo.

I risultati hanno evidenziato che i giovani adulti con dislessia presentano più sintomi depressivi rispetto al gruppo di controllo. Tali sintomi depressivi si possono manifestare come perdita di interessi, mancanza di energia, umore de­ presso, difficoltà di concentrazione, pessimismo, tristezza, autocritica e altera­ zioni del sonno o dell’appetito. I risultati ottenuti trovano riscontro nei dati pre­ senti in altre ricerche internazionali (Dahle et al., 2011; Goldston et al., 2007; Wilson, Deri Armstrong, Furrie e Walcot, 2009), secondo le quali i pazienti adulti con dislessia, anche alle soglie dell’età adulta, manifestano problemi psicologici, soprattutto di carattere depressivo e ansioso.

Un altro dato significativo che si evince dalla presente ricerca è la presenza riferita di problemi di attenzione maggiori nel gruppo di adulti con dislessia rispetto al gruppo di controllo. Tali problemi di attenzione comprendono difficoltà a concen­ trarsi, a mantenere l’attenzione, incapacità di rimanere seduti a lungo, confusione mentale e frequenti sogni a occhi aperti. Anche tale risultato conferma quanto pre­ sente in letteratura, ovvero che i pazienti adulti con dislessia possono manifestare problemi di attenzione, anche qualora non sia presente comorbilità con il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (Arnold et al., 2005; Carroll, Maughan, Good­ man e Meltzer, 2005; Dykman e Ackerman, 1991; Heiervang, Stevenson, Lund e Hugdahl, 2001; Pennington, 1991; 1999; Willcutt, Betjemann, Wadsworth et al., 2007; Willcutt e Pennington, 2000; Willcutt, Pennington e DeFries, 2000).

Inoltre i giovani adulti con dislessia lamentano maggiori manifestazioni psi­ cofisiologiche rispetto al gruppo di controllo. Tali sintomi psicofisiologici possono comprendere tic nervosi, bruciori, acidità di stomaco o dolori alla pancia, emicra­ nie e cefalee, malattie frequenti, forti dolori, nausea e giramenti di testa. In lette­ ratura sono presenti ricerche che confermano la presenza di numerosi sintomi psicofisiologici negli studenti adulti con dislessia, in particolar modo in quelli che

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presentano elevati livelli di ansia e di depressione (Willcutt e Pennington, 2000; Arnold et al., 2005; Dahle et al., 2011).

Nelle altre sottoscale, non è stata raggiunta la significatività statistica, anche se in alcuni casi, come ad esempio per la sottoscala del CBA «Episodi inusuali», i partecipanti con dislessia hanno ottenuto punteggi più alti. Questo dato potrebbe essere spiegato dal fatto che il nostro campione di studenti con dislessia è costi­ tuito da quei ragazzi che hanno ottenuto i migliori risultati accademici, nonostante il loro disturbo, quindi rappresentano gli studenti più brillanti e più motivati nei confronti dello studio. Inoltre va tenuto presente che la valutazione è stata effet­ tuata all’inizio del percorso accademico, quando gli studenti non avevano ancora sostenuto alcun esame, esperito alcun fallimento e quindi erano molto motivati e positivamente disposti nei confronti del percorso appena intrapreso. Questo stato d’animo positivo può aver influenzato il modo in cui i partecipanti hanno rispo­ sto ai questionari. La scelta di un campione di studenti dislessici universitari può quindi costituire un limite della ricerca, poiché è costituito dalla «fascia alta» della popolazione degli studenti dislessici e non essere del tutto rappresentativo della più ampia e varia popolazione di studenti con dislessia.

Un ulteriore limite della ricerca è rappresentato dalla ridotta numerosità del campione clinico che impone cautela nel generalizzare i risultati ottenuti. Inoltre, seb­ bene si sia cercato di individuare degli studenti del gruppo di controllo che fossero il più possibile equiparabili al gruppo di adulti con dislessia, non è stato possibile effettuare una valutazione degli apprendimenti. Tuttavia, nonostante i limiti descritti, la presente ricerca mostra come, anche nei casi con un esito positivo di dislessia, le conseguenze a livello psicologico siano presenti: infatti, oltre alle difficoltà nella letto- scrittura tipiche del disturbo che perdurano nonostante l’età e la scolarizzazione, i ragazzi con dislessia presentano anche difficoltà psicologiche, in termini di depres­ sione, problemi di attenzione, manifestazioni psicofisiologiche e minori livelli di resi­ lienza, che possono intaccare il loro benessere e la loro qualità di vita.

Pertanto, alla luce dei risultati emersi, risulterebbe utile l’implementazione di servizi universitari finalizzati oltre che al miglioramento delle abilità di decodifica della lettura, anche alla prevenzione e /o gestione delle difficoltà psicologiche ri­ scontrabili negli studenti universitari con dislessia. Nello specifico, sarebbe auspi­ cabile l’attuazione di interventi cognitivi e motivazionali focalizzati sulla modifica­ zione dei pensieri disfunzionali.

7. Riferimenti bibliografici

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