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Academic year: 2021

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Segnalibro Licia Fabiani

Materiali di Estetica – N. 7.1: 2020, Pagina 164

Das große Leonardo-Buch

Marianne Schneider, Schirmer/Mosel Verlag, München 2019 Recensione di

Licia Fabiani

La figura di Leonardo si è sempre prestata a essere oggetto di narrazioni suggestive legate da un lato alla poliedricità del personaggio, alla sua genialità soprannaturale e divina; dall’altro, all’incostanza e all’incapacità di portare a termine opere e progetti. Esiste insomma il mito di Leonardo. Di esso vi è già traccia nelle pagine che Giorgio Vasari gli dedica nelle sue Vite. Slegandosi da questa tendenza, Marianne Schneider si riallaccia a una tradizione interpretativa che ha nel Trattato della pittura di Leonardo da

Vinci (1804) di Carlo Amoretti un importante punto di partenza e che sarebbe

poi stata continuata dall’opera di Luca Beltrami. La ricostruzione della vita del personaggio Leonardo procede attraverso costanti e sistematici riferimenti a documenti storici. La valorizzazione dell’apparato documentale consente di guardare oltre il cliché del genio e di cogliere le circostanze concrete in cui visse Leonardo.

Il testo di Marianne Schneider, preceduto dalla Vita di Leonardo di Vasari, è suddiviso in sei parti, ciascuna dedicata a uno dei luoghi in cui visse Leonardo, ed è accompagnato da una sezione iconografica centrale che riproduce tutti i suoi dipinti. A questo apparato si aggiungono lungo tutto il libro testi, disegni, appunti leonardeschi, insieme a una ricchissima documentazione che testimonia le varie fasi della carriera e all’opera di Leonardo. Questo materiale di prima mano costituisce la trama del libro, che viene distinto grazie a soluzioni grafiche dall’ordito, rappresentato invece dagli interventi della studiosa che li inserisce così in una narrazione rigorosamente fondata su testimonianze storiche dirette. Il materiale utilizzato è molto vario. L’ambiente nel quale vissi Leonardo bambino, la

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composizione delle famiglie materna e paterna di Leonardo; sono ricostruiti attraverso censimenti. Diverse pagine più in là troviamo il noto contratto tramite cui Leonardo viene incaricato, insieme ai suoi aiuti i fratelli Evangelista e Giovanni Ambrosio de Predis, dell’esecuzione della Madonna

delle grotte, che mostra quali fossero le aspettative della committenza, la

confraternita dell’Immacolata Concezione di Milano per la cappella all’interno della Chiesa di San Francesco Grande. Il documento getta lumi sulla seconda versione del dipinto, più legata a canoni tradizionali: gli attributi ben riconoscibili, le aureole, l’assenza di nudità e di gesti di ambigua interpretazione, il paesaggio dipinto in maniera più nitida e il maggiore chiarore che pervade tutto il dipinto. A pagina 70 viene presentata la bozza di una lettera o di un discorso rivolto alla Fabbrica del Duomo di Milano: Leonardo descrive la grande chiesa in costruzione come un organismo malato bisognoso di un medico esperto, una persona che abbia le conoscenze tecniche necessarie per coniugare aspetto estetico e staticità dell’edificio. Marianne Schneider chiosa sottolineando che pur avendo Leonardo manifestato un chiaro interesse a collaborare all’ultimazione del Duomo di Milano, al suo lavoro venne preferito quello del senese Francesco di Giorgio Martini. Il progetto leonardesco di una cupola per il Duomo rimase dunque sulla carta. Affascinanti anche i numerosi documenti riguardanti il progetto di una grande statua equestre in bronzo per celebrare Francesco Sforza, Leonardo vi lavorò con costanza dal 1482 al 1493. Nel 1494 tutto era pronto per procedere all’esecuzione, quando in seguito a una visita del suocero Ercole d’Este, Ludovico il Moro, come testimoniato da Marin Sanudo, decise di destinare il metallo del grande cavallo alla realizzazione di nuovi cannoni. Sono, questi, soltanto alcuni esempi che possono rendere l’idea dei rigorosi criteri storici seguiti dall’autrice nella stesura di questo libro, che da elenchi, contratti, lettere riesce comunque a fornire un’opera di agevole lettura anche per il lettore non specialista.

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Il lavoro di Marianne Schneider somiglia a quello di certi restauratori di affreschi: i documenti originali ci mostrano frammenti della vita di Leonardo, il commento di questa studiosa ne riscostruisce con passione il grande disegno complessivo, consentendoci di orientarci, ma allo stesso tempo distingue sempre bene il proprio intervento dal materiale utilizzato ed evita di forzare Leonardo all’interno di una cornice già precostituita.

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