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View of Vanna Boffo, <em>Attaccamento e formazione. Studio su John Bowlby</em>

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Academic year: 2021

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Vanna Boffo. Attaccamento e Formazione. Studio su John

Bowlby, Milano, Unicopli, 2005

Tania Terlizzi

John Bowlby rappresenta sicuramente una delle figure della Psicolo-gia contemporanea i cui studi e le cui riflessioni hanno avuto l’indubbio merito di estendere la loro influenza a discipline anche diverse dalla psi-cologia stessa. La sua teoria dell’attaccamento, che ha portato in primo piano l’importanza del legame tra madre e bambino nei primi anni di vita come preludio alla costruzione di una personalità armonica e capa-ce di agire libere e autonome scapa-celte in campo affettivo e personale, ha infatti influenzato in maniera determinante anche la Pedagogia, soprat-tutto quando essa si è occupata di educazione per la prima infanzia. Il volume di Vanna Boffo, edito dalle Edizioni Unicopli ed uscito nell’ot-tobre del 2005, vuole proprio offrire un ritratto monografico completo dell’autore britannico e delle sue opere, con il fine di mettere in luce le potenzialità pedagogiche che il pensiero di Bowlby possiede. In questo senso il volume è costruito come un vero e proprio viaggio di conoscen-za e di esplorazione nell’opera di Bowlby, con parti necessariamente più descrittive e parti invece più feconde dal punto di vista della sintesi e dell’elaborazione di nuovi percorsi interpretativi. Con una scrittura sempre chiara e lucida, caratterizzata dall’uso di un vocabolario pun-tuale e molto preciso, l’autrice dedica la prima parte del volume alle prime opere del pensatore inglese, quelle cioè che lo hanno condotto a stilare il rapporto commissionato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel ’51 sui bambini che vivono in condizioni di forte deprivazio-ne affettiva. È il periodo deprivazio-nel quale Bowlby elabora le proprie convin-zioni riguardo alla necessità di porre l’attenzione sul legame affettivo madre- bambino e sulla qualità della relazione tra i due, dal momento che da questi elementi non si può prescindere quando si vuole formare personalità «sane» e capaci di crescere con stima di sé e sicurezza. Si tratta secondo Bowlby di una consapevolezza che deve costituire

ele-Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 1 - 2007, pp. 91-93

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Rivista Italiana di Educazione Familiare, n. 1 - 2007 92

mento di responsabilizzazione anche per tutte quelle figure professio-nali, tipo per esempio le educatrici di nido, che si trovano, anche se per periodi di tempo breve, a occuparsi dei bambini piccoli «al posto della madre». È inoltre il periodo nel quale Bowlby scopre che l’etologia e la teoria evoluzionistica di Charles Darwin possono meglio di altre offrire la giusta base scientifica al suo lavoro sulla natura profonda del lega-me che lega una madre al proprio bambino, soprattutto nel molega-mento in cui esse gli offrono la possibilità di richiamare le basi biologiche i istintuali dei comportamenti dei neonati e dei genitori nei primi mesi della loro relazione. La parte centrale dell’opera è invece dedicata più nello specifico all’analisi della Teoria dell’Attaccamento, così come essa emerge attraverso la trilogia Attaccamento e Perdita pubblicata a partire dal 1969. La Boffo ci offre un quadro ancora una volta molto preciso di questa teoria, mettendone in luce gli aspetti prevalenti ancora una volta in una sorta di viaggio attraverso le parole e la vita di quest’au-tore così importante. Si tratta di una teoria che, allontanandosi dagli assunti base della psicoanalisi, ne conobbe anche l’iniziale ostilità. È infatti una teoria intapersonale più che intrapersonale, concentrata co-m’è sulla dimensione relazionale della costruzione del sé. È inoltre una teoria che ci racconta di un legame madre-bambino basato sull’armonia e non sul conflitto, e che indica come centrale dell’esperienza infantile «lo spazio inteso come il luogo mentale, oltrechè fisico, della vicinanza o della lontananza della persona che cura ». In un sistema di tipo gerarchi-co, in cui il legame di attaccamento con la madre costituisce l’elemento principe, ma in cui anche legami con altre figure, prima di tutto quella del padre, rivestono importanza ai fini dello sviluppo del sé, Bowlby si occupa delle conseguenze di situazioni di deprivazione rispetto a questi legami, imputando ad esse la futura instabilità e insicurezza dell’essere umano. «Che cosa è dunque la teoria dell’attaccamento? […] è, nella sua essenza, da una parte una teoria spaziale, dall’altra una teoria della regolazione affettiva; può essere parafrasata dicendo che, quando sia-mo vicini a chi amiasia-mo ci sentiasia-mo bene, quando siasia-mo lontani siasia-mo ansiosi, tristi e soli». L’ultima parte del volume ne costituisce a mio av-viso anche l’elemento di maggior ricchezza e novità, dal momento che tenta l’impresa poco praticata prima di oggi di agganciare la teoria di Bowlby alla pedagogia delineando possibili percorsi formativi diretti in particolare alle nuove famiglie. Di fronte alla solitudine a all’insicurezza dell’epoca in cui viviamo, ci dice la Boffo, la sfida di diventare genitori acquisisce una portata nuova, diversa da quella del passato. La teoria dell’attaccamento a questo proposito può indicarci un cammino, nel

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Tania Terlizzi/Vanna Boffo. Attaccamento e Formazione. Studio su… 93 momento in cui ci invita a considerare l’importanza della presenza, an-che fisicamente intesa, dei genitori nella vita dei propri figli. Essi devono curare la qualità della relazione, che deve appunto configurarsi come una relazione certa, stabile e basata sull’amore e sull’ascolto. I padri e le madri nascono insieme ai loro bambini e insieme a loro devono impara-re a cimpara-resceimpara-re tenendo fermo il loro ruolo di guida e di accompagnatori, pur in un mondo in cui spesso sono costretti ad un isolamento sociale inerte e privo di stimoli. «Da questa consapevolezza ha origine il secon-do percorso pedagogico: fornire competenze e sostegno attraverso la riacquisizione di fiducia nel ruolo di madre e di padre significa anche allargare questa fiducia al mondo dell’infanzia. Significa ridare voce al-l’infanzia, sommersa di giochi e di videogiochi, cioè riempita di benes-sere materiale e ridare voce all’infanzia che, nei volti di tanti bambini, manca di porti sicuri. […] Le rivoluzioni nei tanti mondi dei bambini e dei loro genitori sono possibili se ci sarà uno sforzo comune delle forze sociali, ma anche di quelle produttive, a centrare le tante complessità del sistema, nella ricerca di un ascolto comunitario che possa implicare una possibilità di parola e di dialogo».

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