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Trasformare la finitudine in speranza

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Academic year: 2021

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MeTis. Mondi educativi. Temi, indagini, suggestioni 9(1) 2019, I-II ISSN: 2240 9580

L’EDITORIALE - EDITORIAL

TRASFORMARE LA FINITUDINE IN SPERANZA

di Isabella Loiodice

La domanda che era stata posta a fondamento di questo nume-ro della Rivista internume-rogava direttamente il sapere pedagogico: in che modo crescere e aiutare a crescere (è questo il senso dell’educazione) anche attraverso il governo della propria finitudi-ne – che ifinitudi-nevitabilmente porta con sé anche la sofferenza, il distac-co, la perdita − e, in questo modo, raggiungere quella saggezza ca-pace di dare senso alla vita e alimentare speranza per il futuro?

I contributi che compongono il numero, nella pluralità dei pun-ti di vista, condividono alcuni temi e parole che, da una parte, e-spongono con chiarezza e lucidità le cifre perturbanti della finitu-dine, richiamando alla mente il senso di fragilità, la cruda realtà del limite, la sofferta consapevolezza della propria vulnerabilità, il rifiu-to della morte e l’indicibilità del dolore; dall’altra parte, però, con al-trettanta chiarezza, rivendicano il diritto alla speranza, l’anelito al futu-ro (terreno e/o dell’oltre), il passaggio dalla rimozione alla trasforma-zione, dalla brusca fermata alla ripartenza, dall’incubo al sogno.

Il vuoto che si apre di fronte a una perdita o a una esperienza di sofferenza costringe innanzitutto a dover fare i conti con il pro-prio limite: una sensazione, quella del limite, che può apparire in-concepibile soprattutto in quel tempo della vita (la giovinezza) nel corso del quale la propria esistenza è proiettata verso un futuro che non ammette limiti, ostacoli o interruzioni.

L’orizzonte disordinato e confuso, che si intravede dietro un’esperienza di dolore o di perdita, è un orizzonte che fa paura, che rende muti e incapaci di pensare: un orizzonte che modifica il nostro modo di vedere e “sentire” il mondo, a metà strada tra la percezione di una umanità finita, limitata, mortale e l’anelito

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(in-Loiodice I. Trasformare la finitudine in speranza II

sieme affascinante e inquietante) a un “infinito”, comunque esso si manifesti e lo si intenda.

Come, dove e con chi, a quali condizioni e con quali prospetti-ve, l’esperienza del dolore può diventare un’occasione di rinascita? Come coltivare la speranza di fronte a eventi che appaiono imnunciabili nella loro tragicità? Come aver cura non solo della pro-pria “finitudine” ma anche di quella degli altri, imparando a rico-noscerla e ad accoglierla, ancor più quando si tratta di altri che arri-vano da lontano, dei quali non sappiamo (o non vogliamo) cogliere l’incommensurabilità delle loro sofferenze e, al contempo, delle lo-ro speranze e dei lolo-ro sogni?

Sono domande che non ammettono risposte definitive o uni-voche ma che invitano a una continua interrogazione del proprio sé, sostenuta dal confronto con tutti coloro che hanno il coraggio di non nascondersi dietro il silenzio dell’indicibile e che hanno la temerarietà di mettere in parole il loro sentire, anche quando questo esprime sentimenti, emozioni, azioni, eventi volutamente occultati in un tempo in cui è degno di essere mostrato solo ciò che è per-fetto, bello, sano, esteticamente ineccepibile. Un tempo e una so-cietà dell’apparire e dell’apparenza: di fatto, una soso-cietà finta, falsa, inautentica, perché monca di tutto ciò che di vivo e di vitale si na-sconde dietro un abbandono, una dipartita, un dolore fisico e psi-chico, un vuoto, uno strappo, una mancanza.

Chi si occupa di educazione – nella molteplicità di ruoli e fun-zioni nei quali essa si esprime e si incarna – incrocia più volte le esperienze di dolore e di perdita e impara a riconoscerle nella loro unicità e irriducibilità e ad affrontarle con la necessaria sensibilità e delicatezza. In tal senso, il sapere pedagogico espone teorie e prassi educative tese a promuovere un sano, per quanto “inquieto”, rap-porto con la finitudine nelle svariate e diversificate fenomenologie che questo concetto può assumere nella vita di tutti i giorni nonché nelle prefigurazioni (finite e/o infinite) a cui esso può aprire.

Le analisi e le proposte che la comunità pedagogica ha espresso in questo numero possono essere un punto di riferimento, assolu-tamente parziale e provvisorio, ma cerassolu-tamente idoneo a dimostrare

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Loiodice I. Trasformare la finitudine in speranza III

la natura vitalmente progettuale, formativa e trasformativa dell’educazione.

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