• Non ci sono risultati.

La derivazione simbolica e concettuale dei dais: analisi dei capitelli-città della cattedrale gotica di Chartres

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La derivazione simbolica e concettuale dei dais: analisi dei capitelli-città della cattedrale gotica di Chartres"

Copied!
181
0
0

Testo completo

(1)

Corso di Laurea Magistrale in

Storia dell’arte e conservazione dei beni artistici

(Indirizzo medievale e bizantino)

Tesi di laurea

La derivazione simbolica e concettuale

dei dais: analisi dei capitelli-città della

cattedrale gotica di Chartres

Relatore: Prof.sa Giordana Trovabene Correlatore: Prof.re Gabriele Canuti Laureanda: Stefania Botticchio Matricola: 857770

(2)
(3)

«Poiché io percepisco ciò che è buono e bello, che esiste secondo le sue proprie regole di proporzioni,

che è definito dal suo numero, che non viene meno al suo ordine, che cerca un luogo conforme alla sua specifica gravità.

Allorché in una pietra preziosa, ad esempio, io percepisco tali e simili delizie, esse divengono luce per me e,

in altre parole, mi illuminano.» Suger Abate di Saint Denis (1081-1151)1

(4)

Indice

Abstract ... I Premessa... II

I. CAPITOLO : La rinascenza Occidentale. La Francia nello scenario

europeo dalla fine del XII secolo agli inizi del XIII... 1

I.I) Città e commerci: rapporti simmetrici………... 7

I.II) Le oppressioni eretiche e le conquiste crociate ………... 18

I.III) La rinascita intellettualistica e il recupero degli antichi testi ………….. 30

II. CAPITOLO : Chartres: l’epitome del Gotico II.I) Il Gotico, tra principi e saperi... 45

II.II) La Cattedrale di Chartres II.II.I) Le composizioni scultoree dei portali... 58

II.II.II) Un’evoluzione formale: dal flabello al dais... 77

II.II.III) L’esempio dei capitelli-città di Chartres... 93

III. CAPITOLO : La derivazione iconografica e concettuale dei capitelli-città III.I) Il recupero antico della corona turrita di Tyche e Cibele... 104

III.II) La proiezione della Gerusalemme Celeste... 116

Conclusioni ... 134

Galleria fotografica... 137

Schede di catalogo... 153

Bibliografia ... 162

(5)

I

Abstract

La tesi nasce con l’obiettivo di analizzare a livello simbolico e concettuale i dais sovrastanti le statue colonna, che durante il periodo Gotico divennero una delle peculiarità scultoree delle cattedrali francesi. Verranno presi come riferimento i baldacchini dei portali esterni della cattedrale di Chartres scolpiti nel 1145-1150 e nel 1220-1230, un lasso di tempo nel quale i profili e le funzionalità dei dais evolvettero in risultati complessi, sino a divenire microarchitectures in forte assonanza con i personaggi sottostanti.

All’interno del contesto francese capetingio in cui la Cattedrale venne innalzata (XII-XIII secolo), si indagherà l’evoluzione dell’impiego del dais, quale elemento designante del potere e derivante dagli antichi flabelli e dagli ombrelli cerimoniali. Per l’analisi di carattere concettuale si approfondirà la comparazione delle microarchitectures con la

Gerusalemme Celeste (Bandmann, Wirth), un parallelismo visibile sin dall’epoca

paleocristiana nei sarcofagi a porte di città. Per lo studio iconografico, accanto alla catalogazione e alla comparazione dei baldacchini chartriani con modelli a loro contemporanei, si cercherà di capire se i capitelli-città derivarono dall’adattamento cristiano delle corone turrite di Tyche e Cibele.

Parole chiave: dais, statua colonna, baldacchino, microarchitectures, Gotico, cattedrale di

Chartres, flabello, ombrello cerimoniale, Gerusalemme Celeste, sarcofago a porte di città, corona turrita, Tyche

(6)

II

Premessa

Alla base di questo studio vi è l’analisi dei dais (vale a dire i baldacchini scolpiti sovrastanti le statue-colonna), la cui evoluzione raggiunse risultati di raffinatissimo valore tecnico ed estetico durante il periodo Gotico. L’attenzione è rivolta ai baldacchini elevati sopra le statue-colonna dei portali esterni della Cattedrale di Chartres, che, realizzati nel 1140/1150 e nel 1220/1225, forniscono un ventaglio iconografico particolarmente ampio ed articolato.

Le motivazioni principali, che mi hanno spinta ad approfondire tale tema, si sono generate in seguito all’interesse per l’arte delle cattedrali gotiche; lo studio dell’apparato scultoreo dei portali si è soffermato sui dais, che, all’interno del programma tematicamente dinamico degli ingressi, sembrava ricoprissero un ruolo secondario. La definizione di dais trascritta da Eugène Viollet-le-Duc a metà Ottocento nel Dictionnaire raisonné de

l’architecture française (du XI ͤ au XVI ͤ siècle) e il termine ‘couronnées’ da lui utilizzato per

definire i baldacchini sovrastanti le statue equestri del Castello di Blois, sono stati i punti di partenza che hanno permesso l’evoluzione di questa mia indagine.

L’obiettivo della tesi è quello di trovare una risposta circa l’origine funzionale del

dais; la valenza più o meno metaforica della loro collocazione e quindi il rapporto con il

personaggio sottostante; la derivazione dell’iconografia della urbs e infine il significato della stessa nel portale gotico.

Per questo la ricerca si articola in tre capitoli: il primo è dedicato allo studio storico-politico della Francia capetingia, che visse un periodo di ricchezza e prosperità, grazie alle fervide strategie monarchiche affiancate dallo sviluppo economico, che garantì l’espansione demografica e quindi l’evoluzione delle città da centro militare a nucleo commerciale. Le lotte contro le eresie, il recupero della filosofia antica, la nascita delle università furono solo alcuni dei fenomeni appartenenti ad un processo evolutivo, che incluse altresì l’ambito artistico, il quale, attorno agli anni 40 del XII secolo, si manifestò con le prime forme gotiche nel territorio dell’Île-de-France.

(7)

III

Il secondo capitolo riguarda lo sviluppo dello stile gotico e della definizione dei suoi aspetti principali, ove l’ordine non lasciava spazio alla fantasia personale (Mâle). La scultura, le vetrate e lo schema architettonico avevano creato un insieme, che nella Cattedrale di Chartres raggiunse livelli di elevato splendore. Nel secondo paragrafo è esaminata la Cattedrale quale specchio della vita morale e pertanto immagine del mondo. Così i tre portali sono fondamentali per l’identificazione dei dais a livello spaziale, tematico e funzionale. Per questo motivo è stata condotta un’indagine in loco, grazie alla quale si sono potuti catalogare i baldacchini esterni nei portali della Cattedrale.

Nel terzo capitolo si è cercato di rispondere ai quesiti formulati nell’intera tesi: in seguito all’individuazione dell’origine funzionale dei dais, l’attenzione è stata rivolta alla relazione tra il baldacchino e la statua sottostante, per la quale il termine ‘couronné’ (Viollet-le-Duc) diviene il passe-partotut per le teorie avanzate. La prima ipotesi, volta a scoprire l’origine dell’iconografia della urbs retta sopra un personaggio, è proiettata verso l’arte antica greca e romana, in particolar modo nei confronti della figura della Tyche/Cibele come divinità pagane. La seconda teoria, ripresa da alcune analisi inerenti la proiezione della Gerusalemme Celeste nei dais (Jurgis Baltrusaitis, Günter Bandmann e Maria Luisa Gatti Perer) ha cercato di mettere a fuoco sia l'evoluzione del flabellum quale sistema di copertura per sottolineare la regalità, poi le varie interpretazioni dell'immagine della Gerusalemme celeste, sia come semplice città, sia come città con angeli e santi, sia come immagine della Chiesa, commentando infine i dati attraverso connessioni e riferimenti con la produzione artistica paleocristiana.

Grazie a questo lavoro è stato possibile analizzare alcuni importanti fattori di carattere socio-politico-religioso e sviluppare un filone di ricerca in cui, nell'ambito dell'arte gotica, i baldacchini sovrastanti le statue-colonna si avvalsero di contenuti rimarchevoli

(8)

1

La derivazione simbolica e concettuale

dei dais: analisi dei capitelli-città della cattedrale

gotica di Chartres

Capitolo I.

La rinascenza Occidentale. La Francia nello

scenario europeo dalla fine del XII secolo agli inizi del XIII

La Francia, a partire dagli ultimi anni del XII secolo, iniziò a ricoprire importanti ruoli all’interno dello scenario europeo: essa rientrava di fatto, assieme all’Inghilterra2, nell’elenco dei territori ove l’istituzione monarchica non solo era affiancata da milizie attive anche sul fronte estero (Penisola Iberica e Terra Santa), ma confidava nell’obbedienza di letterati, prelati, monaci ed amministratori.

Il dominio capetingio, che durò dal 987 al 1328 quando morì Carlo IV, assistette ma soprattutto favorì la crescita e il trionfo della monarchia francese, il tamponamento e in alcuni casi l’eliminazione delle eresie, grazie all’iniziale appoggio ecclesiastico, lo sviluppo di nuove tecniche militari, il rafforzamento dei communes. A ciò si accompagnò la diffusione di un nuovo stile artistico ed architettonico, i cui schemi ritmici e compositivi divennero i modelli per la maggior parte dei territori contigui3. Gli anni 1137-1140 si

2 Inghilterra e Francia furono due potenze particolarmente eminenti, che a partire dall’XI secolo

iniziarono ad affermarsi grazie ai progressi dell’istituto monarchico, che si affermò rapidamente e rischiosamente nei territori inglesi, a differenza dei processi lenti e proficui, che interessarono i territori eredi di Carlo Magno.

J. LE GOFF, Il Basso Medioevo, Milano, 1967, p. 118

3 Il modello architettonico per eccellenza fu quello della cattedrale, che ebbe i primi riscontri nel

territorio dell’Ile-de-France e della Champagne e fu l’antefatto supremo dell’esuberanza culturale dell’epoca. La sua diffusione, favorita dall’idea elevata che si era creata nei confronti della Francia, quale esemplare dell’organizzazione dello stato secondo un potere monarchico, e dall’influenza diretta per via dei commerci o di matrimoni, interessò le regioni vicine, come Normandia, Berry e Borgogna, ma al contempo i territori confinanti, quali l’Inghilterra, l’Impero, la Penisola Iberica… I modelli francesi rimasero estranei all'Italia, che, seppur al principio si mantenne indenne dalle influenze d’Oltralpe, attorno agli anni 40-50 del XIII secolo il lessico francese iniziò a penetrare nei confini della penisola, grazie alle costruzioni degli ordini mendicanti, in special modo dei

(9)

2

considerano il lasso di tempo in cui il Gotico iniziò il suo processo di diffusione nella regione dell’Île-de-France: periodo in cui avvenne un’esplosione demografica ed economica senza eguali, favorita non solamente dall’efficienza governativa, ma anche dalla ricca ramificazione delle metropoli religiose ed intellettuali, come Chartres (caratterizzata dalla Scuola di filosofia e teologia), Parigi, Laon, Sens e Reims4.

Filippo II (o Augusto) fu il settimo re della dinastia Capetingia, il suo regno crebbe e fu talmente fiorente che il venne considerato uno dei periodi salienti della dinastia capetingia (1180-1223). Figlio di Luigi VII di Francia e Adèle di Champagne, il 1° ottobre 1179 venne coronato a Reims a soli quattordici anni, evento al quale giunsero gli esponenti più potenti del Regno, come gli arcivescovi di Sens, Bourges e Tours, il conte di Chartres e di Fiandra e il duca di Normandia. I progressi del suo potere subirono spinte evolutive impressionanti in parallelo a quanto stava vivendo la nazione ed esattamente nel 1181 egli sostituì il tradizionale titolo di re dei Franchi con quello di re di Francia5. Le sue mire espansionistiche, affiancate dall’inesauribile astuzia e dall’incorruttibile determinatezza, gli permisero di affermarsi come il sovrano potente capace di innescare complessi giochi dagli evidenti interessi politico-religiosi, che ebbero i primi riscontri in seguito alle nozze. Il monarca, che nelle sue carte amava nominarsi Francorum rex6, segnò la storia della Francia: fondò un autentico Stato regio con capitale Parigi, ove ricchezza e prosperità garantirono una posizione di preminenza nell’Europa occidentale, riuscendo a gestire le forze angioine, che, non solo costituivano una perenne minaccia, ma, al contempo, impedivano al sovrano capetingio di penetrare nei territori nordici. I rapporti con l'imperatore inglese Federico Barbarossa e con suo figlio Enrico VI mantennero

Cistercensi. Sino a questo momento l'Italia aveva dimostrato una forte continuità nello schema architettonico romanico, del quale manteneva le coperture semplici, spesso in legno, le pareti austere ove piccole aperture garantivano l’integrità della superficie, capace di ospitare complessi apparati pittorici.

L’arte medievale nel contesto (300-1300). Funzioni, iconografia, tecniche, a cura di Paolo Piva, Milano,

2006, pp. 129-134

P. ANDERSON, Transiciones de la Antigüedad al feudalismo, Madrid, 2012, pp. 199-200

4 J. LE GOFF, 1967, p. 183 5 Ibid, p. 121

6 Il trionfo del papato e lo sviluppo comunale, in Storia del Mondo Medievale, (Vol. V), a cura di Zachary

Nugent Brooke, Charles William Prévité-Orton, Joseph Robson Tanner, Cambridge University Press, 1980, pp. 776-779

(10)

3

perennemente un’aurea aggressiva e di tensione, ma le mire espansionistiche di Filippo erano inarrestabili e proiettate verso il nord, principalmente verso il feudo più ricco del Regno: le Fiandre, al quale cercò di avvicinarsi conducendo una politica matrimoniale, vale a dire sposando nel 1180 la nipote del conte di Fiandra Isabella di Hainaut. Quando nel 1190 Isabella morì, Filippo sposò Ingerburge di Danimarca, al fine di avvalersi delle flotte danesi per un eventuale invasione inglese ed orientare le proprie mire espansionistiche verso l’Impero germanico, essendo il commercio danese in stretta relazione con la Germania e l'area baltica. Dal secondo matrimonio non ebbe figli, così nel 1196 il monarca decise di annullare il matrimonio, che il papa non riconobbe, e cercare altri eredi dalle nozze con Agnese figlia di Bertoldo IV duca di Merania. Il re capetingio aveva riconosciuto la potenza dell'Impero germanico, con il quale bramava di instaurare rapporti di alleanza, ma verso la fine del XII secolo le dinamiche europee ebbero un esito differente, grazie alle quali Filippo poté riaffermarsi, senza smisurati sforzi militari, il sovrano più potente della cristianità europea. In seguito alla morte di Riccardo Cuor di Leone, avvenuta nel 1199, il trono inglese venne preso dal fratello Giovanni Senzaterra, che, incapace di salvaguardare i domini del Regno ereditato, non riuscì a frenare l’avanzata del re di Francia, che confiscò i feudi continentali inglesi, giungendo sino alla Loira (1202-1204)7. Durante il suo regno Filippo assistette, in maniera più o meno coinvolta, a quattro crociate, in principal modo durante la III, indetta da papa Gregorio VIII in seguito all’attacco di Saladino a Ḥittīn, la sconfitta dei crociati e l’occupazione di Gerusalemme (1187), si alleò con l’imperatore Federico Barbarossa e il re d’Inghilterra Enrico II seguito, alla sua morte, da Riccardo Cuor di Leone. La loro temporale alleanza dimostrò di essere instabile e poco proficua: essi di fatto raggiunsero la Palestina solamente nel 1191, ma non riuscirono a riconquistare Gerusalemme.

A livello europeo erano gli anni perfetti per tessere buoni rapporti con il giovane re di Sicilia Federico di Svezia, la cui supremazia rallentò il potere di Ottone IV di Brunswick monarca dell'Impero e figlio minore del duca di Baviera e Sassonia Enrico il Leone, il quale

7 J. BALDWIN, Philippe Auguste et son gouvernement, Paris, 1991, pp. 33-42

Per approfondimenti: La France de Philippe Auguste. Le temps des mutations, “Atti del colloquio internazionale organizzato dal C.N.R.S.”, Parigi, 29 settembre-4 ottobre 1980, a cura di Robert Henri Bautier, Paris, 1982

(11)

4

mirava all’egemonia sul sud Italia e sul regno delle Fiandre. L’alleanza instaurata tra Federico II, che oltremodo riuscì a consolidare il suo potere in Germania, e la monarchia francese ebbe una continuità anche in seguito con il regno di Luigi VIII figlio di Filippo II e la prima moglie Isabella8. Il principe ereditario della Contea d’Artois nel 1223 salì al trono e, a differenza del lungo regno del padre (1180-1223), la sua carica ebbe solamente una durata triennale, ma fu particolarmente attiva e ricca di alleanze e strategie militare sin dalla giovane età. Proseguendo i rapporti con Federico II di Svevia, col quale negoziò un trattato d’alleanza nel 1212, volle assicurarsi l’appoggio dei vassalli dell’Impero meridionale, mentre qualche anno più tardi (1216-1217) approfittò del periodo di difficoltà di Giovanni Senzatetto per sferrare un attacco all’Inghilterra, ma i risultati furono deplorevoli e l’idea d’impadronirsi della corona inglese non si concretizzò. Quando Filippo morì lasciò al figlio un’eredità senza eguali, sia sul fronte territoriale, che politico, ciò nonostante dovette mantenere in allerta il fronte militare verso l'Inghilterra e i territori della Linguadoca, dove gli albigesi continuavano a rappresentare una minaccia inarrestabile. Il monarca approfittò quindi della crociata indetta nel 1209 che, non ancora compiuta, era degenerata in una lunga guerra, il cui termine avvenne vent’anni dopo. L'alleanza con Federico di Svevia venne rinnovata a Catania nel 1223, nella quale si decise che, senza il consenso della Francia, l'imperatore Svevo non avrebbe potuto stringere rapporti con il re inglese; tale equilibrio iniziò a declinarsi col successore di Federico, il figlio Enrico II. Quest’ultimo era affiancato dall’arcivescovo di Colonia, Engelberto, che creò notevoli tensioni tra le due potenze, a favore dell’Inghilterra, ma l'alleanza tra Capetingi e Svevi si raffreddò chiaramente in seguito alla spedizione francese del 1226, quando Luigi VIII giunse in Provenza e conquistò il territorio imperiale di Avignone a est del Rodano. Tale atto venne considerato un affronto da parte di Federico, che decise di non infrangere i vecchi accordi, rinnovandoli altresì durante il regno di Luigi IX9.

8 B. GRÉVIN (traduzione di M.P. ARENA), Voce “Filippo II Augusto, re di Francia” in

http://www.treccani.it/,

http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-ii-augusto-re-di-francia_%28Federiciana%29/, in data 26/08/2017

9 F. MENANT, H. MARTIN, B. MERDRIGNAC, M. CHAUVIN, Les Capétiens. Histoire et dictionnaire

(12)

5

Quest'ultimo, quarto figlio di Luigi VIII e di Bianca di Castiglia, fu uno dei sovrani francesi più attivi, che governò per un lungo lasso di tempo, vale a dire dal 1226 al 1270. Salito al trono a soli 12 anni come reggente della madre, dovette fronteggiare le minacce rivolte dal re Enrico III d'Inghilterra, che, affiancato da alcuni nobili, minacciava la successione di Bianca di Castiglia, ma, divenuto maggiorenne, non solo salì al trono, ma sposò Margherita di Provenza dalla quale ebbe undici figli.. Luigi IX improntò una politica di carattere territoriale, innalzando e rinnovando architetture10, che elevavano la sua egemonia improntata su principi di pace e sulla lotta contro le eresie. Canonizzato 27 anni dopo la sua morte da papa Bonifacio VIII (1 agosto 1297), il titolo di Santo identifica chiaramente il suo essere pio e il suo operato fondato sulla pace, sulla lotta contro le ingiustizie e l'eresia, a favore di un buon governo. Fu attivo nella lotta contro gli albigesi, le cui minacce furono allontanate grazie al trattato di Parigi nel 1229 e la vittoria di Taillebourg nel 1242; per la VII crociata, annunciata in seguito alla conquista di Gerusalemme da parte dei mussulmani nel 1244, San Luis portò un ingente quantitativo di denaro, che venne sottratto dal programma edilizio. Il monarca partì alla volta dell’Egitto quattro anni dopo, ma i risultati non furono quelli sperati, venne infatti catturato e poi liberato dietro riscatto. Lo stesso Luigi IX fu promotore della VIII crociata11 invocata da

papa Innocenzo IV (1270), per la quale fu sostenuto dal fratello Carlo d’Angiò, re di Sicilia,

ma, dopo lo sbarco a Tunisi, l’esercito fu decimato dalla peste e lo stesso Luigi morì12.

10 All’interno del programma politico/architettonico di Luigi IX, la Sainte-Chapelle di Parigi è un

esempio senza paragoni. Venne commissionata al fine di poter custodire la reliquia della santa croce e la santa corona di spine, il cui acquisto fu superiore rispetto l’intera costruzione. I lavori ebbero inizio nel 1241 da Pierre de Mountreuil e Jean de Chelles, e segnarono l’inizio della Gotico Radiante, grazie al quale si raggiunse un elegante alleggerimento e slancio delle superfici, mediante l’utilizzo di vetrate diafane, di rosoni e di pilastri fascicolati, che caratterizzarono anche Saint Denis (ricostruzione terminata nel 1240) e Notre Dame de Paris rinnovata a livello del transetto e della tribuna.

Per approfondimenti: N.M. TROCHE, La Sainte-Chapelle de Paris. Notice historique, archéologique et

descriptive sur ce célèbre oratoire de saint Louis, Paris, 1855, (in particolare pp. 31-32)

11 Per approfondimenti: W. JORDAN, Louis IX and the Challenge of the Crusade, Princeton, 1979 12 C. BRUZELIUS, Voce “Luigi IX, Re di Francia, Santo”, Enciclopedia dell’Arte Medievale (1997),

in http://www.treccani.it/, http://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-ix-re-di-francia-santo_%28Enciclopedia-dell%27-Arte-Medievale%29/, in data 01/08/2017

(13)

6

La monarchia francese fu particolarmente attiva e seppe divincolarsi con audacia e in autonomia dai progetti pontifici; l’originalità e l’autorità reale avevano potuto affermarsi in seguito ad un'antica leggenda secondo la quale, tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, lo Spirito Santo o un angelo diedero al re merovingio Clodoveo l’olio della Santa Ampolla, al fine di poter guarire il suo popolo dalla scrofola. Per questo il monarca assunse potere taumaturgico, un aspetto che, assieme alla reliquia donata, venne tramandato ai suoi successori, tra i quali Filippo II che seppe sempre approfittare di tale superiorità. Si identificò di fatto con il termine «Augusto» e fu l’unico sovrano che si rifiutò di inginocchiarsi dinanzi qualsiasi persona, incluso l’imperatore e il papa; il suo principale intento consisteva nell’esaltare la dignità e il potere reale, utilizzando, se necessario, la violenza, il potere e persino l’inganno. Questi atteggiamenti caparbi e decisi furono in parte in assonanza con il mandato di San Luis, la cui bontà e carità furono esaltate e probabilmente ingigantite dagli storici posteriori. Quest’ultimo, particolarmente geloso della sua autorità reale, non sopportava che la potenza imperiale e quella papale potessero intervenire nel regno donatogli direttamente da Dio. La sua bontà era spesso affiancata da un atteggiamento rigido e autoritario in principal modo nei confronti degli eretici, degli infedeli e dei vassalli ribelli13.

La Francia, negli anni centrali del Gotico, fu governata da sovrani, che seppero estendere il loro dominio all’interno del regno, mantenendolo forte ed egemone, mediante sanguinose guerre e una politica interna fondata su principi finanzieri e militari; spesso fiancheggiarono la Chiesa, qualcuno divenne Crociato, ma nessuno si fece dominare da essa.

(14)

7

I.I) Città e commerci: rapporti simmetrici

Il XII d.C. fu, in tutta Europa, un secolo segnato dall’estensione topografica delle città, dai progressi dell’artigianato, dalla moltiplicazione dei mercati e delle fiere, dal ruolo crescente della moneta e della nascita delle università. Era in atto una “rivoluzione commerciale”, durante il quale le crociate furono un episodio epico ma localizzato, a differenza delle attività commerciali nel Mediterraneo e nel Nord Europa, che si intensificarono e diedero una forte svolta ai programmi espansionistici e ai rapporti esteri tra l’Europa (soprattutto tra Italia, Spagna, Impero e Francia) e le frontiere orientali, altresì grazie al miglioramento delle vie di trasporto per terra, fiumi e mari14. Gli anni del 1200 furono segnati da un particolare sviluppo, che interessò principalmente e città lungo gli assi principali di comunicazione, come Parigi, a discapito di quelle marginali, che, oltretutto, soffrirono della scomparsa delle scuole cattedrali, come accadde a Chartres e Laon, il cui sistema, concepito dal clero locale, risultava antico rispetto ai nuovi centri scolastici, che si stavano formando grazie all’accorpamento di maestri e alunni di varia origine15.

In Francia, similmente agli altri territori europei cristiani, la città fu il motore della civilizzazione, il centro nervoso della vita regionale, il nucleo nevralgico, che riassumeva e proiettava le innovazioni, che stavano capovolgendo e riordinando l’intero sistema urbano medievale caratterizzato dalla scarsa uniformità. La pace, il benestare e le immigrazioni garantirono la crescita demografica delle urbis e persino le fortezze isolate da tempo vennero popolate da artigiani, bottegai e servi, che le trasformarono in quartieri attivi e produttivi; secondo le asserzioni di Le Goff «la città muta l’uomo medievale, restringe la

14 Il trasporto marittimo, seppur lento, fu il prediletto durante il Medioevo, in quanto permetteva

lo spostamento su lunghi tragitti e a costi meno elevati rispetto quello di terra. Quest’ultimo divenne più sicuro e meno solitario, grazie alla disseminazione di borghi, monasteri e casolari lungo le strade e le stazioni di pedaggio. Il traffico era regolare e il rischio che i viaggiatori o i mercanti subissero dei furti era molto basso: aspetto che venne favorito dal controllo delle strade da parte dei re di Francia, che riuscirono ad affermare i loro diritti giuridici e stabilirono oltretutto itinerari privati monarchici.

J. LE GOFF, Il Cielo sceso in terra. Le radici medievali dell’Europa, Roma-Bari, 2004, pp. 144-145

G. DUBY, Storia della Francia. Nascita di una nazione, dinastie e rivoluzioni dalle origini al 1852, (Vol.1), Milano, 1987, p. 339

(15)

8

sua cerchia familiare, ma amplifica la rete di comunità a cui egli partecipa»16. Pertanto, se a partire dal 1180 la geografia urbana francese si mantenne immutata per quattro generazioni, il paesaggio rurale fuori dalle mura subì notevoli trasformazioni, ospitando anzitutto le case delle classi sociali basse, lazzaretti ed ospizi, chiesette e conventi. Come affermava il Genicot «Las ciudades eran, por definición, el corazón de la economía y llegaron

también a ser las verdaderas protagonistas del juego político, cuando en el transcurso del siglo XIII se engrandecieron y se unieron.»17; si trasformarono quindi nelle forme d’occupazione maggiormente avanzate, le cui zone interne avevano assunto un valore particolarmente elevato a livello territoriale, sociale e religioso, in forte opposizione alle aree marginali caratterizzate principalmente dalle coltivazioni18. Il Rossiaud definì la città di questo periodo «il luogo di produzione e di scambi dove si mescolano l’artigianato e il commercio alimentari da un’economia monetaria» e «un organismo sociale e politico dove i più ricchi governano un massa unanime e solidale.»19. I centri subirono un cambiamento bilaterale con lo sviluppo tecnico ed economico: un mutamento che avvenne soprattutto a livello funzionale, venne di fatto abbandonato il ruolo militare a favore di quello commerciale, ove l’entrata della città equivaleva alla “zona doganale”, dalla quale si accedeva al borgo, le cui piazze e vie si trasformarono negli schermi delle attività artigianali… all’interno di questa città policentrica, il fulcro e il punto di aggregazione era per eccellenza il mercato20. La diversificazione funzionale urbana favorì l’emancipazione e alimentò le mire espansionistiche dei borghesi, che, in seguito all’elevata richiesta, ad esempio di prodotti vestiari21, iniziarono un processo di specializzazione, che li vide, in seguito, raggrupparsi e

16 J. LE GOFF, L’uomo medievale, Bari, 2002, p. 19

17 L. GENICOT, Europa en el siglo XIII, Barcellona, 1970, p. 80 18 P. ANDERSON, 2012, pp. 192-193

19 J. LE GOFF, 2004, p. 141

20 Come affermò Le Goff «Se i crociati sono i grandi sconfitti dell’espansione cristiana nel XII

secolo, i grandi vincitori sono in definitiva i mercanti». IDEM, 1967, p. 153

21 I territori della Francia settentrionale si dimostrarono particolarmente ricettivi nei confronti delle

attività tessili, come nel caso di Amiens, Rouen, Beauvais e Reims verso la fine del XII secolo. A partire dal XIII secolo tale produzione raggiunse livelli qualitativi di elevata minuziosità, grazie alla dettagliata scernita delle materie prime, i fitti controlli da parte deli ispettori e la minuziosa selezione dei lavoratori. Si stava affermando uno stabile capitalismo mercantile.

(16)

9

collaborare all’interno di botteghe. Al fine di raggiungere un'autonomia amministrativa, iniziarono a divincolarsi dal sistema politico feudale e giudiziario, ove le tasse erano proporzionate al reddito ed erano destinate agli armamenti e alle fortificazioni, al fine di accrescere la propria produzione22. Nacquero le associazioni che avevano sia finalità economiche (gilde e corporazioni), che religiose (confraternite) e avevano, nella maggior parte dei casi, obiettivi politici, i quali diedero vita a movimenti comunali. Accanto alla borghesia si formò una élite aristocratica forte e compatta, che, all’interno della città, occupava il quartiere patrizio accanto alla fortezza regia, la torre o il borgo ecclesiastico: posizioni economicamente e militarmente privilegiate. Orafi e drappieri conducevano le proprie attività gestendo le ricche botteghe, i cui acquirenti appartenevano alla famiglia regia e al clero. Grazie all’espansione demografica, la popolazione della campagna si raccolse nelle città accrescendo così il numero degli artigiani e dei mercanti che vivevano al margine del fondo feudale. Si formarono nuove urbis e nuovi insediamenti: i sobborghi, che divennero con rapidità simili ai nuclei originali dotati della cinta muraria. La fondazione delle nuove città caratterizzò sostanzialmente due secoli (dalla metà del XII alla metà del XIV secolo) e avvenne in seguito ad una scrupolosa analisi volta ad individuare i metodi più adatti per realizzare un disegno urbanistico idoneo e il suo successivo governo; lo spazio pubblico era il risultato della scelta equilibrata avanzata da differenti poteri, ove edifici pubblici e privati formavano un organismo complessivo individuato, che riassumeva dall'esterno una veduta chiarificante caratterizzata dal perfetto adattamento dei suoi elementi. Gli edifici dallo slancio verticale erano affiancati da costruzioni pubbliche quali chiese e palazzi, ed erano chiaramente il frutto del cambiamento stilistico gotico, quale metodo di organizzazione spaziale ed espressione di un congegno distributivo fondato sulle tre dimensioni ortogonali23.

22 L. BENEVOLO, La città nella storia d’Europa, Roma-Bari, 1993, p. 47

23 La discussione del repertorio gotico costituì il metodo principale per gestire i mutamenti rapidi

ed estesi che la città stava vivendo e stabilì, per la prima volta a livello europeo, un equilibrio architettonico, nel quale le città europee presentavano caratteristiche proprie in quanto frutto di una civilizzazione unica e consapevole di sé stessa. Le scelte estetico-urbanistiche del XII - XIII secolo segnarono il carattere delle principali città europee come Parigi la cui tripartizione tra ville,

cité e université costituì un insieme di elementi orientati verso l'enorme sviluppo successivo

(17)

10

La città, seppur nutrisse un rapporto di reciproca dipendenza con le campagne, che costituivano, nell’immediatezza produttiva, le fonti primarie di rifornimento dei viveri, era un circuito chiuso, che, in tutto il territorio, mise in moto trasformazioni che interessarono anche le aree extraurbane. Le campagne dovettero aumentare la produzione e le coltivazioni, al fine di bilanciare le esigenze della popolazione e degli scambi; la posizione egemonica dei centri fu garantita dalla struttura della urbs, la quale, nella sua solidità sociale-economica-politica, riprese l’antica concezione aristotelica, secondo la quale non erano le mura che definivano una città, ma la popolazione. Tale pensiero fu uno dei motti chiave del Medioevo, e, a partire dal XII-XIII secolo, iniziò ad esser introdotto nei sermoni, ove trovò un fervido terreno di avidi ascoltatori e poté di conseguenza arricchirsi di nuovi concetti; ne sono un esempio le omelie del domenicano Alberto Magno, il quale creò un'idea teologico/spirituale dei centri urbani, sostenendo che le strade strette e buie erano paragonabili all’inferno, mentre le piazze al Paradiso24. La struttura delle città nei secoli XII e XIII abbracciava specifiche caratteristiche, che rispondevano a esigenze di carattere urbano, militare e politico; uno degli elementi fondamentali presenti era la torre, che, non solo garantiva la difesa della urbs, ma, se inserita in un contesto privato, esibiva la ricchezza e la potenza della famiglia. La moltiplicazione delle case-torri appartenenti all’aristocrazia, articolate in stanze, scale e corridoi, affermava all’interno della fragile cornice delle istituzioni comunali l’importanza della classe sociale25.

Il governo cittadino si componeva di più organi raggruppati in un consiglio maggiore, che rappresentava gli interessi privati più importanti, un consiglio minore fungeva da giunta esecutiva e poi vi era un numero di magistrati eletti, che in Francia erano definiti jurés. Il potere laico era affiancato da quello religioso, vale a dire i vescovi, i quali a partire dal XIII secolo dovettero convivere con gli ordini monastici insediati nei centri. La città medievale non era un ambiente per poteri collettivi, non esistevano atteggiamenti unitari, come accadeva nelle assemblee della polis greca: le riunioni e le discussioni politiche erano logicamente gestite da un gruppo ristretto caratterizzante il consiglio di rappresentanza.26.

L. BENEVOLO, 1993, pp. 47-51

24 J. LE GOFF, 2004, p. 129

25 P. GALETTI, Uomini e case nel Medioevo tra Occidente e oriente, Bari, 2001, p.116

(18)

11

La condizione di vita dei contadini è testimoniata in alcune fonti pervenute particolarmente distanti le une dalle altre, aspetto che delinea una visione dubbiosa, seppur limitatamente se considerata la ripartizione ineguale delle forze e dei profitti. Così si legge nel testo del prelato bretone Etienne de Fougères:

«Terres arer, norir aumaille, sonr le vilain est la bataille… Molt a travail et molt a peine au meilor jor de la semeine …

Ne mengera ja de bon pain, nos en avon le meillr grain.»

La fatica faceva parte della vita del villano, ma il rancore nutrito dai contadini nei confronti del sistema signorile era attutito dalle divulgazioni della Chiesa, che sottolineava come quella società ingiusta doveva essere accettata, in quanto corrispondeva ai disegni divini27.

All’interno di una società in piena rinascenza, ove la pace e il benessere si manifestavano direttamente nelle città totalmente riformate a livello urbanistico, anche il commercio estero visse una forte attivazione: gli scambi furono uno dei mezzi più rapidi per l’affermazione dell’egemonia dei territori ereditati da Carlo Magno28. I mercanti ricoprirono ruoli fondamentali negli anni centrali del Medioevo, durante i quali introdussero nuovi sistemi, che minacciarono i fondamenti del feudalesimo e seppero

27 A. BARBERO, L’aristocrazia nella società francese nel Medioevo, Bologna, 1987, pp. 271-273

28 Le classi più abbienti, vale a dire i mercanti, i banchieri e gli imprenditori, iniziarono ad

affermarsi in maniera cospicua garantendo l’incremento dell’economia su ampia scala; a livello socio-economico erano gli eredi dell’élite cavalleresca, che visse il periodo di massimo splendore agli inizi del XII secolo, quando si diffuse la moda del torneo. Si ipotizza che l’auge dei duelli fosse la ripercussione del contatto con l’Oriente bizantino – mussulmano e romano, non a caso attorno al XIII-XIV secolo si diffusero i testi di Vegezio, come il De re miliari, che venne tradotto in francese nel Art de chevalerie per opera di Jean de Meung e Christine de Pizan. È intuibile che gli scontri nacquero come forme di addestramento per la guerra e le crociate, ma al contempo favorirono la nascita di romanzi, chansons, testi letterali dalle morali religiose, come il Dialogus miraculorum di Cesario di Heisterbach, il cui protagonista non vinse la gara con la forza, ma con l’intervento materno della Vergine.

(19)

12

sfruttare la situazione di lieve crisi che le altre classi sociali stavano vivendo. Le transazioni, gli accordi, i prestiti e gli atti di processioni divennero, in svariati casi, la causa del declino di famiglie nobili e contadine, che dovettero richiedere ai burgenses ingenti prestiti di denaro, i quali si trasformarono in veri e propri signori fondiari, proprietari di immobili sia all’interno che all’esterno delle mura, poiché i contadini offrivano loro le terre in cambio di denaro. I mercanti arricchiti, che iniziarono ad adottare le usanze feudali, furono sempre più numerosi e contribuirono alla nascita di un nuovo tipo sociale: il «borghese redditiere ed erede di fortune»29.

Gli scambi con i territori extra-europei erano ordinari e lo sviluppo commerciale ebbe un riflesso positivo anche a livello dell’istruzione. I mercanti, la cui ricchezza, nella maggior parte dei casi, non aveva una derivazione di sangue, erano uomini incolti, figli di umili lavoratori, che non avevano potuto offrire un’istruzione scolastica, essendo questa privilegio e monopolio del clero. Tale situazione cambiò a partire dal XIII secolo, quando l’attività commerciale iniziò a richiedere una preparazione e logicamente un’istruzione, al fine di poter sviluppare, con la massima efficienza, gli affari30. Accanto alle scuole religiose nacquero quelle laiche, ove gli insegnamenti erano conformi a necessità e fini pratici, e per questo si formò una mentalità di carattere “aritmetico”, vale a dire il gusto per il calcolo, che venne affiancato da una nuova scrittura, la minuscola corsiva, che, con la sua chiara leggibilità, fu un ulteriore passo verso l’unificazione del linguaggio europeo31.

29 G. DUBY, Una società francese nel Medioevo. La regione di Mâcon nei secoli XI e XII, Bologna, 1985,

pp. 560-564

30 E. MASCHKE, La mentalié des marchands européens au Moyen Age, in “Revue d’histoire

èconomique et sociale”, (vol. XLII - n° 4), 1964, pp. 457-484; J. LE GOFF, 2002, pp. 297-299

31 L’abbondante uso della scrittura, sia a livello privato che pubblico (imposto dallo sviluppo

mercantile ed artigianale), la nascita del notariato in tutte le nazioni europee, la diffusione delle università e la costante affermazione della produzione poetica e narrativa furono i principali motori che permisero la nascita della nuova corsiva, che ebbe origine dalla minuscola diplomatica. La sua facile scrittura e lettura garantì la nascita di un sistema grafico uniforme per tutti i livelli (a partire da quello privato, a quello scolastico e persino notarile), ma al contempo fu il riflesso pratico dell’utilizzo di una penna tagliata centralmente, che produceva un tratteggio rapido e fluido, ricco di “ponti” e legamenti eseguiti con un movimento sinistrogiro.

(20)

13

Gli scambi commerciali garantirono l’importazione di nuovi alimenti, materiali e tecniche, soprattutto nell’ambito della tessitura. Le classi superiori erano le principali committenti dei tessuti lussuosi i cui ricami e le tecniche stesse, come il telaio a pedali orizzontali, la gualchiera e la ruota a mano, avevano spesso una derivazione copta ed orientale; in seguito ad una petizione di San Luigi, ogni cittadino iniziò a vestirsi secondo il rango sociale di appartenenza. I territori maggiormente attivi, sia nell’abbondanza di manodopera, che nella qualità delle materie prime, furono quelli europei nord-occidentali, con un evidente primato delle Fiandre, e l’Italia centro-settentrionale, che, soprattutto all'inizio, costituiva il tramite per l’importazione della lana dalla Siria, mentre la seta, originaria dei territori orientali, venne inserita nelle produzioni italiche a partire dalla metà del XII, grazie ai gruppi di operai itineranti di origine greca. Nel 1146 Palermo acquisì la tecnica produttiva del pregiatissimo tessuto, la cui rapida richiesta attivò massicce esportazioni nei territori meridionali dell’Impero e in tutta la Francia32. L’interesse per l’Oriente fu la conseguenza della circolazione di un ampio numero di testi greci, arabi ed ebraici, delle spedizioni missionarie e delle crociate, i cui condottieri, al ritorno, narravano di territori celestiali, spesso impenetrabili, popolati da animali esotici. L’Oriente, oramai visto al di là di Gerusalemme e della Terrasanta, era un orizzonte onirico ed affascinante, le cui terre non solo fornivano alimenti ed oggetti preziosi (come le spezie dell’India, che si credeva provenissero dal Paradiso), ma alimentavano le fantasie occidentali, che davano forma a mostruose leggende ambientate nelle terre lontane33. A partire dalla metà del XII secolo, grazie alla crescita della produzione e della popolazione, al cambiamento nella società rurale, all’attenta politica e la rete stradale che collegava la Francia alla Germania e al Mediterraneo, iniziarono a diffondersi, principalmente nel territorio della Champagne, le fiere locali, regionali ed internazionali, che avevano una cadenza settimanale nei villaggi o stagionale di bestiame nei borghi più importanti. Il loro sviluppo visse una rapida crescita verso la fine del secolo, che segnò l’economia a livello merceologico, formativo e finanziario; a livello monetario la Champagne aveva un sistema valutario basato sul soldo di Provins, che si diffuse in tutta

32 J. LE GOFF, 1967, pp. 205-208 33 IDEM, 2002, pp. 104-105

(21)

14

Europa34. Le fiere attivarono un prospero commercio estero per il quale intervenne il re di Francia, che garantì ai mercanti una difesa personale, controllando i loro movimenti e provvedendo a rifornirli di eventuali danni o perdite. Filippo Augusto fu il primo monarca che applicò questa politica di protezione mercantile estera (1193) con le Fiandre e l’Inghilterra, le cui merci erano sorvegliate in tutti gli stadi, della fabbricazione e della vendita; nei confronti delle stoffe vi erano regole particolarmente ferree: la produzione era controllata da funzionari, l’origine e la qualità erano garantite dai marchi e, all’interno delle grandi città, la loro vendita avveniva solamente in specifici edifici chiamati halle o

hôtel35.

Anche a livello monetario si visse un forte cambiamento: se per tutto il XII secolo le zecche di Cluny, Màcon e Tours riuscivano a soddisfare i bisogni delle regioni circostanti, a partire dal 1200 si registrarono i primi collassi e le monete locali divennero insufficienti. I vari signori territoriali iniziarono a coniare moneta, fissando personalmente il loro valore, ma i nuovi danari erano ottenuti dalla mescolanza di più metalli e il loro scarso peso confermò il loro valore ridotto. Nei primi anni 30 del XIII secolo l’incremento degli scambi richiese l’uso di monete regionali e nel 1230 furono coniati i danari di Tours, di Parigi e la moneta di Vienne; tali monete erano di buona lega e furono presto affiancate da oggetti di elevata qualità.36

In questo clima di fermento l’istruzione ebbe un ruolo rilevante, nacquero infatti le scuole urbane, che garantirono l’istruzione primaria al 60% dei bambini e, in molte città, come nel caso di Reims, anche bambine. Nei centri urbani maggiormente produttivi, ove le forze sociali erano attive e il contesto politico-culturale era florido, l’innovazione di maggior rilievo fu costituita dalla nascita delle università. La loro diretta connessione con i poteri politici laici e religiosi, soprattutto in seguito al Concilio Laterano del 1179 voluto da papa Alessandro III, venne ulteriormente confermata con l’obbligo dell’inserimento, in ogni capitolo di cattedrale, di una scuola, come accadde a Chartres37. In molti casi tale

34 Il Medioevo. Barbari, cristiani, musulmani, a cura di Umberto Eco, Varese, 2011, pp. 132-134 35 J. LE GOFF, 1967, pp. 212-213

36 G. DUBY, 1985, pp. 520, 526-527

37 J. LE GOFF, 2002, pp. 208-209; Per maggiori approfondimenti sulla Scuola di Chartres si veda il

(22)

15

decisione si rifletté nel monitoraggio dell’istruzione da parte del clero, che non solo selezionava i maestri, in seguito raggruppati in corporazioni, ma aveva un’ampia conoscenza degli allievi iscritti. I docenti delle università e delle scuole urbane, o utilizzando le parole del Le Goff gli “intellettuali”38, rappresentarono in questi secoli una nuova categoria sociologica capace di vivere solamente di ricerca e di insegnamento, lavorando con le idee e con le parole, erano «ceux qui font métier depenser et d’enseigner leur

pensée». Le nuove strutture istituzionali, vale a dire le università e gli studia degli ordini

mendicanti, affiancarono le antiche scuole monastiche (queste in declino dagli anni 1100) e delle cattedrali, seppero imporre nuovi schemi intellettuali e preservarsi, affermando la propria autonomia, ricorrendo agli atti di fondazione e ai privilegi reali e pontefici datati dalla fine del XII secolo – inizi del XIII39.

Anche il fronte educativo fu protagonista di differenti scontri, che interessarono, seppur in maniera indiretta, il papa, il quale dovette assistere alle proteste e alle richieste di oppressione avanzate dai ceti religiosi nei confronti degli ordini mendicanti, vale a dire

38 Le Goff, attribuì al termine “intellettuale” solamente la professione dei professori, distinguendoli

chiaramente da ogni altra figura di sapiente, come i chierici, i letterati e gli insegnanti. Dinanzi a tale rigida distinzione si espressero, con considerazioni contrastanti ed opposte al Le Goff, differenti studiosi, come Jean Dunbabin, Alain Boureau, Alain de Libera solamente per citarne alcuni. Fondamentale è stato sicuramente lo studio di Giovanni Tabacco (1981), che riconobbe altre figure intellettuali capaci non solo di utilizzare la ragione, ma di sviluppare altre competenze, come quelle di ambito teologico e giuridico. Tabacco include quindi i vescovi, i monaci, i teologi e i giuristi, vale a dire tutte le figure professionali che garantirono la strutturazione ideologica e istituzionale delle società medievali.

Per approfondimenti: G. TABACCO, Gli intellettuali del medioevo nel giuoco delle istituzioni e delle

preponderanze sociali, in Storia d’Italia, Annali 4, Intellettuali e potere, Torino, 1981; A. DE LIBERA, Penser au Moyen Âge, Paris, 1991

39 Se sino al XII secolo i maestri assolvevano alle responsabilità etiche e politiche connesse al loro

ruolo, solamente a partire dai primi decenni del XIII secolo si distanziarono dalla società a causa dell’intervento egemonico che la Chiesa ebbe sul versante educativo, causando l’indebolimento delle istanze locali, che, sino ad ora, avevano gestito l’ambito dell’insegnamento. Nacque così la corporazione universitaria, che era come una casta i cui membri si ritrovarono incapaci di rispondere alle esigenze e ai problemi della società: un problema che portò al declino de les

intellectuels.

C. CASAGRANDE, Jacques Le Goff e la storia degli intellettuali, 2009, pp. 257-265, in https://www.academia.edu/,

https://www.academia.edu/6246460/Jacques_Le_Goff_e_la_storia_degli_intellettuali , in data 09/08/2017

(23)

16

Minori e Predicatori, Francescani e Domenicani: non solo vennero spiritualmente sfavoriti e considerati di antica evangelizzazione, ma furono gradualmente svantaggiati anche a livello universitario.

I nuovi ordini nacquero dalle politiche anticlericali, e il successo e il radicamento accanto ai religiosi secolari nei centri urbani, considerato dalla Rapetti la manifestazione più eclatante del nuovo rapporto tra monachesimo e città, fu garantito dall’enfasi persuasiva utilizzata durante i sermoni, dalla predicazione itinerante spesso proiettata nelle aree emarginate, dalla conformità tra i principi professati e il loro stile di vita basato sulla mendicità e povertà, da nuovi ideali secondo i quali la salvezza non era più individuale attraverso la preghiera e l’ascesi, ma aveva un carattere sociale e i credenti erano quindi chiamati alla penitenza e gli infedeli alla vera fede40. La loro irrefrenabile mobilità venne bilanciata da periodi di permanenza nelle città, ove fondarono i conventi41 ed installarono un stretto rapporto di fiducia con i laici, che, in seguito all’obbligo della confessione cadenzale (1215), iniziarono a considerarli guide spirituali42.

Anche a livello universitario i Mendicanti si dimostrarono attenti alle esigenze intellettuali, l’impegno e la portanza per la predicazione permisero loro di fondare gli

studia destinati ai giovani frati più entusiasti e avidi d’apprendimento, i quali, al termine,

raggiungevano il titolo di magister in sacra pagina; tali scuole attiravano anche i principali maestri esponenti dei movimenti teologici, i quali, al contempo, insegnavano la filosofia

40 A. RAPETTI, 2013, pp. 230-234

Per approfondimenti: L. PELLEGRINI, L’incontro di due invenzioni medievali: università e ordini

mendicanti, Napoli, 2005

41 L'ondata delle costruzioni mendicanti interessò inizialmente le città del territorio europeo,

soprattutto nell’area dell’Île-de-France, nelle Fiandre, nell'Italia centro-settentrionale e nella Valle del Reno, sino alle aree meno urbanizzate come l'Inghilterra e la Polonia. Tale processo costruttivo visse attorno alla metà del XIII secolo il periodo di massima espansione, nel quale furono inclusi anche i territori d'Oriente, la Persia e la Cina. Esemplare fu il viaggio intrapreso dal frate francescano Giovanni di Pian del Carpine che, in seguito al Concilio di Lione del 1245, venne inviato come missionario dal papa Innocenzo IV al fine potesse giungere a Pechino e visitare la corte del Gran Khan.

A. RAPETTI, 2013, pp. 205-206

(24)

17

aristotelica e i commenti di Averroè43. Questi studi favorirono la nascita di un ordine di frati dotti, la cui predicazione avrebbe garantito di ottenere un chiaro riflesso evangelizzante, ma col tempo gli studia furono aperte anche agli studenti laici, che diedero vita a un nuovo ceto di intellettuali di professione, docenti e studenti, i quali cercavano nella società una collocazione, affiancando spesso gli ecclesiastici con programmi ed insegnamenti di carattere cattolico. Grazie ai proficui risultati raggiunti, i Mendicanti, spesso affiancati dal papa che li considerava un facile strumento di disciplinamento per le masse, riuscirono ad inserirsi nelle università, occupando le cattedre universitarie a scapito dei docenti secolari44.

43 I privilegi, gli statuti, i regolamenti e le opere scritte dagli universitari sono le fonti

maggiormente disponibili che chiarificano il giogo istituzionale al quale gli allievi e i docenti erano vittime; i privilegi, vale a dire le libertà concesse alle università da parte di un’autorità superiore, provenivano soprattutto dal papato (XIII secolo), una presenza che garantiva la vicinanza delle università agli schemi istituzionali religiosi (regolati mediante giuramenti e sanzioni), che nell’ambito della vita quotidiana e della disciplina dei professori e degli studenti, nell’organizzazione degli insegnamenti e degli esami, nell’elezione e nelle funzioni di ufficiali e impiegati scolastici.

VERGER, 1991, pp. 24-26, 67-69; J. LE GOFF, Les Universités et les Prouvoirs Publics au Moyen Age et à

la Renaissance, “XII Congrès international des Sciences historiques”, Vienne, 1965, pp. 189-206

Per approfondimenti: P. KIBRE, Scholarly privileges in the Middle ages. The rights, Privileges and

Immunities of Scholars and Universities at Bologna, Padua, Paris, Oxford, London, 1961

44 Un importante contributo provenne dal papa Innocenzo III, che capì le potenzialità dei

Mendicanti impavidi dei pericoli e capaci di inoltrarsi nelle terre più lontane. La loro predicazione innocua, mossa dagli esempi di Francesco e Domenico, non comportava certamente spargimenti di sangue e garantiva al papato di diffondere proficuamente il messaggio cristiano. La capacità dai frati consisteva nel creare un equilibrio sociale all'interno delle singole città, formando una comunità unitaria composta da cittadini individui appartenenti a religioni differenti, come accade nella città di Montauban, ove i Domenicani, in seguito alla Crociata contro i Catari, non arrestarono gli eretici, ma diedero loro la possibilità di riscattarsi facendo pellegrinaggi o difendendo militarmente l'impero latino di Costantinopoli. All'inizio del Trecento i risultati furono positivi, molti Albigesi si convertirono e il rischio ereticale venne marginalizzato e in molti casi eliminato.

Importante fu l’operato di san Domenico in Francia, che nel 1217 inviò sette frati a Parigi, il cui ruolo sarebbe stato quello di predicare, studiare e fondare un convento dotato di una scuola; un anno dopo giunsero anche i Francescani, che si insediarono definitivamente nel 1230 nel Quartiere latino nella rue Saint-Jacques.

A. RAPETTI, 2013, pp. 202-203; per approfondimenti: La regola e lo spazio. Potere politico e

(25)

18

I.II) Le oppressioni eretiche e le conquiste crociate

A partire dal XII-XIII secolo il papa, il clero e tutti gli ordini ecclesiali furono particolarmente attivi all’interno di differenti fronti: universitario, politico, militare-commerciale e religioso. I loro interventi, sia a livello europeo che al di fuori del vecchio continente, erano mossi da un unico intento: diffondere la verità di Cristo, convertendo eretici, pagani e peccatori …, proposito che, come noto, rappresentava nella maggior parte dei casi il pretesto per poter penetrare in contesti estranei al loro potere ed estendersi in terre non cristianizzate, così da acquisire egemonia, competendo col potere monarchico. Dinanzi al fenomeno dello sviluppo dei poli urbani europei, i monaci e gli ordini che andarono creandosi in quegli anni non restarono inattivi, approfittarono di fatto degli spostamenti delle popolazioni verso le città per acquistare o alloggiare in edifici di vecchio utilizzo, offrendo alla popolazione un costante appoggio spirituale, altresì furono coinvolti nelle decisioni politiche, come l’amministrazione di uffici comunali e l’intervento conciliatore tra frazioni rivali. I monaci rimasti nelle campagne lottizzarono i terreni, fondando altre chiese e case a loro appartenenti, che si trasformarono nel caposaldo per coloro che necessitavano di un appoggio economico, favorendo di conseguenza la nascita di nuclei abitativi periferici attivi e collegati con i centri45.

Le congregazioni religiose vissero un periodo di crescita, con la nascita di nuovi ordini, spesso cittadini come i Mendicanti, che affiancarono il monachesimo tradizionale. La loro presenza si fece particolarmente viva negli anni Venti e Trenta del Duecento ed interessò principalmente le regioni più urbanizzate, come l’Île-de-France, la valle del Reno, le

Giancarlo Andenna, Genova-Brescia, 2006; Economie et religion. L’expérience des ordres mendiants

(XIII-XV siècle), a cura di Nicole Bériou e Jacques Chiffoleau, Lyon, 2009

45 Nonostante lo sviluppo del “monachesimo urbano”, gli uomini di chiesa si dimostrarono scettici

nei confronti della centralità cittadina, quale luogo di perdizione e peccato, ove l’abbondante denaro offriva costantemente occasioni di guadagno, usura, prostituzione e furti. La città era immortale, era la Babilonia alla quale bisognava fuggire a favore di una vita povera ed umile. Il radicamento degli ordini Mendicanti fu la chiara manifestazione di una serie di processi innovatori, come la nascita di fitti rapporti tra monachesimo e città.

(26)

19

Fiandre e l’Italia centro-settentrionale46, ove furono attivi sia nel versante religioso, che scolastico.

Dal punto di vista religioso, i problemi a livello europeo si tradussero principalmente in eresie, che, alla fine del XII secolo, ebbero la massima fioritura: Valdesi, Umiliati estremisti e Catari erano i gruppi più pericolosi, organizzati e composti da differenti membri. Inizialmente, con movimenti radicali e ben localizzati, attaccarono la Chiesa quale fondamento della loro società, potenza temporale e spirituale; i motti del monaco Enrico di Provenza, Oddone de l’Etoile in Bretagna e Arnaldo da Brescia negli anni 40-50 del XII secolo appartennero alla prima fase delle sommosse, ma a partire dalla seconda metà del XII secolo l’eresia catara, derivante dai manichei, fu particolarmente violenta e duratura ed ebbe un raggio d’azione talmente ampio, che unificò sotto gli stessi movimenti rivoluzionari l’Italia e differenti regioni della Francia, come la Provenza, la Linguadoca e la Renania. I Catari o Albigesi, il cui nome comparve per la prima volta attorno al 1163 in un sermone di Eckbert de Schönau monaco della Renania, abbracciavano una credenza dualista d’origine Orientale e slava (Charles Schmidt), che si era insinuata nella cristianità bizantina sino ai territori europei attorno metà del XII secolo. La loro dottrina si fondava sull’identificazione di due principi: il Bene e il Male, ove Dio era buono ma al contempo impotente dinanzi alla malvagità, quest’ultima appartenente ad un essere altrettanto divino, ma di accecata spietatezza. Tali principi interessavano anche il corpo, ove lo spirito era stato creato da Dio, mentre la carne, come l’intero mondo, derivava dal Diavolo47. A loro dire, la Chiesa terrestre era una Chiesa del male, quindi nutrivano nei suoi confronti e in quelli della società feudale un completo rifiuto48; erano definite comunità dei “falsi apostoli”, ove si svolgevano riti sacramentali che rievocavano quelli dei primi apostoli, come il battesimo con l’imposizione delle mani, riconoscevano la superiorità della Chiesa romana, ma negavano l’autorità del papa e dei suoi prelati, perché corrotti dal potere e dalla ricchezza49. Tra gli eretici più significativi, che colpirono il

46 A. RAPETTI, Storia del mondo medievale, Bologna, 2013, pp. 201-205 47 J. LE GOFF, 1967, pp. 194-197

48 IDEM, La civiltà dell’Occidente medievale, Torino, 2013, p. 108

49 La credenza di un dualismo di principi opposti è chiaramente delucidata nel “Libro dei due

(27)

20

territorio francese, Valdo di Lione fu particolarmente attivo nel sud della Francia verso la metà degli anni Settanta del XII secolo; grazie ad una serie di sommosse, schierate logicamente contro le gerarchie ecclesiastiche, Valdo anteponeva l'obbedienza di Dio a quella dell'autorità umana ecclesiastica ed elevava la povertà materiale e spirituale, quale mezzo per raggiungere la perfezione cristiana. Il suo carisma divenne un mezzo per opporsi agli uomini di chiesa e le accuse rivolte a lui e ai suoi compagni furono altresì di usurpatori di compiti che non aspettavano loro, come la traduzione dei testi biblici e la predicazione evangelica. Rinunciare al secolo ed essere poveri per Cristo erano i due ideali avanzati dai valdesi alla popolazione bisognosa di nuovi saperi, principi talmente umili e conformi ai veritieri dettami cristiani, che il papa non riuscì a trovare provvedimenti proficui per svariati anni50.

Valdesi e Catari rappresentavano un’insidiosa minaccia per la società cristiana, così, a partire dagli anni 70-80 del XII secolo, la Chiesa iniziò ad attivarsi, assumendo una posizione precisa nei confronti dell’eresia, proponendo altresì trattati come il De fide

catholica cotra haereticos ad opera del cistercense Alano di Lilla, che venne rivolta

a Guglielmo VIII signore di Montpellier. Strutturata in quattro libri, la summa antiereticale accusava nel primo volume i Catari, nel secondo i Valdesi e nella terza e nella quarta Ebrei e Saraceni51. Durante i Consigli Lateranensi si iniziò a discutere delle forme antiereticali, ma i provvedimenti presi interessavano soprattutto la Francia meridionale, principalmente il territorio di Tolosa, della Provenza e della Guascogna, ove i Catari si erano insediati e avevano trasformato il proprio movimento in una sommossa politica dagli interessi economici. I provvedimenti papali non tardarono, cosicché furono attivate altre forme di repressione, due in particolar modo caratterizzarono l’intero secolo XII: la prima,

Per approfondimenti: C. THOUZELLIER, Le livre de deux principe, París, 1973; P. JIMÉNEZ SÁNCHEZ, Aux commencements du catharisme: la communuaté d’”apôtreshérétique” dénoncée par

Evervin de Steinfeld en Rhénanie, in Heresis, n° 35, 2001, pp. 17-44

50 I Valdesi si radicalizzano nel Mezzogiorno di Francia nei territori dei Catari, ove fondarono i

propri centri di culto, scrissero libri ed elevavano i propri ideali polemizzando nelle piazze e nelle chiese. In seguito alla morte di Valdo (avvenuta tra il 1206-1207), i suoi successori si divisero in gruppi e comunità, molti dei quali non rispettavano i fondamenti elevati da Valdo, mentre altri si sostituirono ai sacerdoti somministrando il Battesimo, l'Eucaristia e la penitenza.

G.G. MERLO, Eretici ed eresie medievali, Bologna, 2011, pp. 57-64

(28)

21

chiaramente esplicitata nel canone 27 del Terzo Concilio Lateranense del 1179, implicava l’isolamento degli eretici dalla società, perseguitando anche coloro che li avrebbero appoggiati o sostenuti economicamente ed ideologicamente; il canone dava oltretutto il permesso di confiscare i loro beni e di ridurli in schiavitù. Il secondo espediente vide come protagonisti il papa Lucio III a Verona e l’imperatore Federico I, i quali nel 1184 promulgarono la bolla Ad abolendam, con la quale vennero accusati tutti coloro che non sostenevano la Chiesa e i suoi esponenti, predicavano senza l’autorizzazione ecclesiastica, a prescindere dalle argomentazioni diffuse. Nell’Ad abolendam furono accusate tutte le eresie emanate anche nei secoli precedenti e si garantiva la scomunica di coloro che non si fossero schierati con la Chiesa. Durante il XIII secolo la lotta contro le eresie divenne più concreta e attiva, il papa affermò il suo primato giurisdizionale, avendo individuato nell'eresia uno dei pericoli più ingenti per la Chiesa assieme alla perdita di Gerusalemme e all'affermazione degli arabi in Terrasanta. Un altro provvedimento anticlericale si diffuse nel territorio italiano, ma interessò l'intera Europa: la decretale Vergentis in senium emanata da Innocenzo III nel 1199 nei confronti di tutte le realtà comunali e clericali; caratterizzata da una tipologia di repressione intransigente secondo la quale il Papa accusava tutti coloro che politicamente si ponevano contro il suo potere, includendo la confisca dei beni e la pena capitale; coloro che appoggiavano o difendevano gli eretici erano privati dei diritti civili e politici, dei beni privati ed erano esclusi da professioni giuridiche52.

Innocenzo III e i suoi successori avevano capito che la supremazia della Chiesa era strettamente connessa alla repressione eretica, che, di riflesso, li coinvolgeva nella realtà politica e militare. Vennero prese varie misure antiereticali, che, ugualmente, non garantirono la completa eliminazione degli infedeli, soprattutto nella Linguadoca, ma la Chiesa trionfò solamente alla fine del XIII secolo, grazie ad un cambiamento strategico: poiché i mezzi pacifisti e tradizionalisti non avevano garantito un risultato soddisfacente, venne utilizzata la forma più violenta: la guerra. I Catari furono straziati durante la

52 B. GAROFANI, 2008, pp. 46-50

Per approfondimenti: H. FICHTENAU, Heretics and Scholars in the High Middle Ages. 1000-1200, University Park 1998 (1992); G. CRACCO, Gli eretici nella ‘societas christiana’ dei secoli XI e XII, in “La Cristianità dei secoli XI e XII in Occidente: coscienza e strutture di una società. Atti della ottava settimana internazionale di studio”, (Mendola), 30 giugno-5 luglio 1980, Milano, 1983, pp. 339-373

(29)

22

crociata degli Albigesi (1209-1229) conclusa con il Trattato di Parigi per opera del re di Francia, ma la repressione doveva essere definitiva e venne così fondata, probabilmente in seguito alla bolla Ad abolendam, una nuova istituzione: l’Inquisizione, i cui tribunali videro coinvolti una serie di poteri pubblici in rinforzo al papa53.

La Chiesa uscì vittoriosa dalle lotte contro le eresie, ma perse dinanzi al giudizio della storia mondiale: si macchiò del sangue dei vinti anche durante le crociate, ove spesso dovette assaporare l’amara sconfitta, come nel 1187 con la perdita di Gerusalemme e la definitiva caduta dell’Impero Latino d'Oriente nel 126054. Sul fronte Orientale, oltre ai commerci, i popoli europei, desiderosi di salvezza spirituale e ricchezze materiali, vennero coinvolti in due forme distinte, ma ambedue paragonabili a vere e proprie migrazioni sia per il numero dei coinvolti, che per i movimenti ad ampio raggio, vale a dire nei pellegrinaggi, la cui meta finale era la Terrasanta55 (da secoli affiancata da Roma e

53 J. LE GOFF, 1967, pp. 264-267; A. RAPETTI, 2013, p. 109

54 Al termine delle crociate i Templari furono accusati di eresia, blasfemia, sodomia e di idolatria

da parte della monarchia, che stava affermando la sua supremazia politica e territoriale, con la speranza di ridurre il potere religioso, la cui presenza sul territorio francese, oltre a essere molto forte, era autonoma rispetto il potere laico.

AEDEM, p. 141

55 Le prime attestazioni dei credenti cristiani in Terrasanta, per motivi di carattere devozionale,

risalgono al IV secolo, in seguito alla inventio della Vera Croce e all’intervento dell’imperatrice Elena, la madre di Costantino, che, autentica pellegrina e risonante devota, fece costruire alcuni luoghi santi. La nuova Gerusalemme venne innalzata sui resti della pagana Aelia Capitolina grazie a Costantino, il cui intervento ebbe rapidamente un riscontro positivo: i devoti occidentali che iniziarono a recarsi in queste zone recitavano i passi delle Scritture che ad essi si riferivano. A partire dall’XI secolo il pellegrinaggio divenne una pratica collettiva, rapidamente attutita dalle conquiste turche selgiuchidi, che diffusero terrore ed insicurezze.

Seppur la maggior parte dei viaggiatori del Medioevo non utilizzava mappe terrestri o navali, tra le carte geografiche pervenute veniva raffigurato l’Eden, quale punto isolato nelle terre dell’estremo oriente, e la Terra Santa, per la quale esistevano concreti tragitti. Ne è un esempio l’itinerario illustrato elaborato dal monaco benedettino inglese Matthew Paris (post 1252), sul quale appuntò in maniera (spazialmente) realistica i centri politici e religiosi, e i porti più importanti che, dalla Gran Bretagna, passando per la Francia e l’Italia, conducevano a Gerusalemme e la Terra Santa.

J. SUMPTION, Monaci santuari pellegrini. La religione nel Medioevo, Roma 1993, pp. 114-115; La

dimora di Dio con gli uomini (Ap 21,3): immagini della Gerusalemme celeste dal III al XIV secolo,

[catalogo della mostra, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 20 maggio-5 giugno 1983], a cura di Maria Luisa Gatti Perer, Milano, 1983, pp. 68-69 (nota 9)

Riferimenti

Documenti correlati

Il sito, in lingua francese, documenta in maniera dettagliata la varie fasi di lavoro necessarie per completare il montaggio dell'opera, con ampio corredo fotografico.

Né occorre ricordare, in una rivista di studi essenzialmente storici, la vicenda della nascita di storie locali, dal primo impulso secentesco (nel secolo cioè in cui

In terms of other service to the discipline of Hepatology, Paul contributed on numerous committees including the scientific committees of the NIDDK, the AASLD Annual meeting

The potentialities of tourism as a key function to activate new forms of sustainable facilities and services, at the level of supply (involving the private and public sector) and as

The aims of this paper are: (1) to present some essential WWI observations of two observed dissociative patterns in survivors of war trauma – one, a chronic condition

The various analyses used have revealed that the studied genotypes showed significant (p<0.001) variation for the majority of investigated traits. The level of genetic

«sia nella giurisprudenza penale che in quella amministrativa, è consolidato il c.d. principio della responsabilità condivisa nella gestione dei rifiuti. Ciò comporta