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Il fattore visivo nei processi di attrazione e formazione di coppia

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Academic year: 2021

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Sommario

Riassunto ... 3

Introduzione ... 4

1. Che cosa determina la scelta del partner: fattori evoluzionistici ... 6

1.1. I criteri di scelta degli uomini ... 9

1.2. I criteri di scelta delle donne ... 13

2. Come conquistare l’altro ... 16

3. La gelosia nell’uomo e nella donna ... 25

3.1. L’infedeltà di lui e l’infedeltà di lei ... 27

4. Scegliamo noi il/la nostro/a partner? L’influenza del tipo di attaccamento ... 30

5. Volti, aspetto fisico e attrazione: che cosa ci dice la letteratura .... 37

5.1. Volti mascolini e volti femminili ... 37

5.2. Percezione del volto e ciclo mestruale ... 39

5.3. Il tuo volto: da amante, amico o nemico? ... 42

5.4. Volti e attrazione: l’influenza dell’ossitocina ... 43

5.5. Memoria e compagno potenziale: l’influenza del testosterone ... 44

5.6. L’altro fra attrazione e minaccia: il ruolo dell’amigdala ... 46

5.7. Volti ed omosessualità ... 48

5.8. Intelligenza e simmetria corporea: “a fitness factor” ... 50

6. La nostra indagine ... 53 6.1. Partecipanti ... 53 6.2. Strumenti e metodo ... 54 6.3. Risultati ... 54 6.4. Discussione ... 76 6.5. Limiti ... 78 Conclusioni ... 79 Appendice A ... 81

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Appendice B ... 84

Bibliografia ... 87

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Riassunto

Dapprima nella tesi descriviamo alcuni elementi che caratterizzano e talvolta differenziano l’uomo e la donna da un punto di vista evoluzionistico, mettendo in luce le strategie di scelta del partner. In seguito, si fornisce una revisione della letteratura in merito agli studi sulle preferenze di volti e forme del corpo con determinati tratti, evidenziando come certe propensioni siano legate al sesso biologico e a fattori ormonali.

In particolare, la letteratura ci dice che i volti di donna dai tratti femminili sono preferiti dalla maggior parte delle persone, mentre il volto maschile attrae di più se possiede tratti mascolini, seppur non eccessivi. Inoltre, il ciclo mestruale influenza le preferenze delle donne facendo sì che esse ritengano maggiormente attraente un uomo più mascolino durante il picco della loro fertilità. Anche il neurormone ossitocina favorisce l’avvicinamento verso volti più mascolini, promuovendo una percezione sociale positiva ed inibendo la risposta da paura mediata dall’amigdala. Il testosterone, oltre ad aumentare la motivazione sessuale, sembra influenzare i processi mnemonici e di conseguenza quelli decisionali che portano alla scelta di un compagno. Riportiamo anche qualche dato proveniente da studi che hanno indagato le preferenze per certi tipi di volto da parte di omosessuali, trovando attivazioni cerebrali simili nelle donne eterosessuali e negli uomini omosessuali così come tra uomini eterosessuali e donne omosessuali. Infine, vi sono studi che indicano come la simmetria a livello morfologico correli con l’intelligenza a livello cognitivo nel rispecchiare un organismo più sano e con una maggiore stabilità di sviluppo (“developmental stability”).

Nell’ultima parte riportiamo i dati emersi dal nostro studio, effettuato mediante intervista a carattere squisitamente osservativo, dati che sono in linea con quanto presente in letteratura.

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Introduzione

Nella vita di tutti i giorni osserviamo chi ci sta di fronte e, in modo più o meno consapevole, il nostro cervello elabora ciò che percepiamo portandoci ad esprimere un giudizio sulla sua attrattiva per noi. “Non si giudica un libro dalla copertina”, ma sicuramente “anche l’occhio vuole la sua parte”, e il canale visivo rappresenta spesso il primo e più immediato mezzo che ci mette in contatto con l’altro, cosicché le caratteristiche osservabili giocano un ruolo cruciale nel farsi un’idea del prossimo.

In questa tesi passeremo in rassegna alcuni di questi aspetti, rifacendosi in particolar modo agli studi in letteratura sulle caratteristiche del volto e del corpo che portano alla formulazione di giudizi di bellezza e attrattiva. Questi elementi, sebbene non siano gli unici, si rivelano fondamentali laddove entriamo in relazione con l’altro, e sottendono alcuni dei meccanismi che portano alla formazione di una coppia. Nonostante i dati riportati si rifacciano per lo più a giudizi espressi per la scelta di eventuali partner, occasionali piuttosto che stabili, occorre ricordare che certi processi si attivano non solo all’interno di una coppia amorosa, bensì in molteplici circostanze e possono concorrere, ad esempio, alla nascita di un’amicizia, alla scelta di un compagno di lavoro, all’assunzione del personale ed entrare in gioco nell’instaurarsi del rapporto terapeuta-paziente. Ovviamente divengono essenziali per la scelta di un/una partner! Vedremo come alcuni “archetipi” e canoni di bellezza e salute si siano instaurati nel nostro bagaglio genetico, come frutto di milioni di anni di evoluzione della specie, facendo sì che alcuni tratti siano preferiti rispetto ad altri; vedremo come uomini e donne differiscano tra loro nelle strategie di scelta del loro partner; vedremo come, addirittura, certe preferenze nelle donne siano mediate dalla fase del loro ciclo mestruale;

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vedremo come certi meccanismi di “selezione” dell’altro si ritrovino al di là della finalità riproduttiva.

Pur senza togliere importanza all’individualità di ciascuno, ai propri gusti, alle proprie preferenze, ai propri valori e alla propria storia di vita, descriveremo quei meccanismi “biologici” che, per mezzo del canale visivo, guidano la scelta dell’altro, facendoci avvertire una spinta che ci attrae o ci respinge.

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1. Che cosa determina la scelta del partner: fattori

evoluzionistici

Nella scelta di un eventuale partner, l’essere umano è influenzato da molteplici fattori, molti dei quali agiscono a livello inconsapevole e si rifanno a motivazioni di carattere filogenetico. Al tempo dei nostri antenati, infatti, ancora più di oggi, era fondamentale che la femmina sapesse scegliere un maschio adatto per starle accanto e capace di proteggere lei e i suoi figli (Attili, 2004). Come riportato da Marco Costa e Leonardo Corazza (2006), «Da un punto di vista fisiologico uomini e donne investono infatti le proprie energie riproduttive in modo diverso. Il costo biologico riproduttivo dell'uomo è minimo: gli spermatozoi vengono continuamente prodotti in grande quantità fino alla morte dell'organismo. Inoltre sul maschio non pesano i costi della gravidanza e dell'allattamento, per cui la riproduzione può risolversi, in teoria, nel solo atto sessuale. Ne consegue che la sua strategia migliore per assicurarsi una buona discendenza è quella di massimizzare il numero di rapporti sessuali con partner diversi (Attili, 2001). Nelle donne, al contrario, il costo biologico della riproduzione è notevolmente più elevato. La fertilità raggiunge un picco nell'adolescenza, dopodiché decade in modo lineare fino al raggiungimento della menopausa. Inoltre l'ovulo ha dimensioni e contenuto proteico molto elevati, per cui può esserne prodotto uno soltanto ad ogni ciclo mestruale, in cui peraltro si ha una rigenerazione e perdita dell'endometrio. Nella riproduzione è la donna che deve investire nella gravidanza e nell'allattamento, attraversando fasi della durata di molti mesi in cui si trova in una posizione di estrema vulnerabilità e dipendenza dagli altri».

Vedremo come vi siano delle caratteristiche fisiche, ad esempio, che sono indice di buona salute e che fanno supporre che quel maschio possegga un patrimonio genetico buono, requisito fondamentale ai fini

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della riproduzione. Certi tratti fisici sono mediati dal testosterone e se marcati indicano più alti livelli di questo ormone e conseguentemente un sistema immunitario migliore (Rebuffescrive, 1987; Folstad & Karter, 1992). Pertanto, saper riconoscere, a livello inconsapevole e istintivo, un compagno sano, forte e con dei buoni geni è importante se la donna vuole assicurarsi dei figli altrettanto sani.

Accanto ai fattori suddetti, si affiancano, però, anche altri elementi fondamentali: è importante, infatti, che il compagno che una donna sceglie non sia soltanto un uomo sano e capace di difendere e sostenere la propria famiglia, ma anche affidabile e presente. Ai fini della costituzione di una famiglia e non solo del mero accoppiamento, il compagno eletto dovrà essere intenzionato, oltre che capace, a restare a fianco della propria donna e di badare anch’egli alla prole (Attili, 2004). Nell’osservare un possibile partner, certe caratteristiche fisiche suggeriranno ancora una volta se quel maschio ha un aspetto affidabile o meno.

Più avanti indicheremo meglio alcune di queste caratteristiche studiate in letteratura e vedremo come, spesso inconsapevolmente, siamo guidati da elementi e motivazioni così remote ma filogeneticamente importanti nella scelta di un compagno o di una compagna. Inoltre, alla luce della differenza tra un “buon maschio” e un “buon padre di famiglia”, vedremo come certe caratteristiche siano preferite dalla donna in cerca di un rapporto occasionale, mentre altre si facciano più importanti nella scelta di un compagno a lungo termine.

Intanto possiamo indicare alcuni effetti che si ritrovano sempre nella scelta di un partner potenziale, essi sono: l’effetto familiarità, l’effetto somiglianza e l’effetto sensibilità (Attili, 2004).

L’effetto familiarità fa sì che noi siamo portati a scegliere un/a partner che in qualche modo assomigli ai nostri fratelli, sorelle, compagni d’infanzia, così da fare in modo che egli/ella ci ricordi queste figure e ci appaia come familiare, dandoci l’impressione di conoscerlo/a già in parte, elemento questo che lo/a rende prevedibile ai nostri occhi e perciò rassicurante. Come spiega Attili (2004): «Questa tendenza, a base innata,

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fa sì che si evitino unioni tra individui incompatibili e, inoltre, che vengano trasmesse, attraverso l’accoppiamento, le caratteristiche genetiche del proprio gruppo di appartenenza».

L’effetto somiglianza porta ciascuno di noi a scegliere un partner che ci assomigli, sotto numerosi aspetti, così da assicurarsi il più possibile il successo riproduttivo e tramandare quelle caratteristiche che è nostro interesse promuovere. Troveremo tanto più attraente, perciò, un/a partner che condivida con noi interessi, status socio-economico, livello culturale, classe sociale e così via.

L’effetto sensibilità, infine, diventa rilevante laddove si cerchi un/a partner per una relazione stabile e non soltanto per un incontro occasionale. In previsione di un rapporto duraturo, infatti, si ricercano nel/nella potenziale partner quelle caratteristiche che ci indicano la sua capacità e la sua volontà di sapersi prendere cura dell’altro, di essere premurosi, sensibili ai bisogni affettivi. Scrive Attili (2004): «In pratica si utilizzano gli stessi criteri che vengono utilizzati dai bambini, quando possono scegliere tra più figure di attaccamento: indirizzano le loro richieste a colei (o colui) che più è in grado di ridurre il disagio, che più sa lenire la paura, che è più in grado di confortare; a quella si attaccano e quella diventa la figura di attaccamento principale».

Abbiamo già ricordato quali siano le differenze tra uomini e donne nell’investimento di energie per la riproduzione e «non c’è quindi da stupirsi se la fisiologia e l’anatomia dei maschi e delle femmine siano correlate a modalità di interazione, sentimenti, emozioni, relazioni, motivazioni, comportamenti diversi. La possibilità di lasciare progenie e propagare le proprie caratteristiche genetiche passa, in altri termini, attraverso strategie riproduttive, scelte, e stili di vita che, nei due sessi, sono profondamente differenti. E milioni di anni di selezione naturale fanno sì che queste strategie persistano come diverse anche lì dove non si ha nessuna intenzione di procreare e dove si sceglie come partner un individuo dello stesso sesso» (Attili, 2004).

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Dopo aver spiegato le differenze a carattere evoluzionistico tra maschi e femmine, passiamo quindi a parlare, brevemente, dei criteri che conseguentemente guidano uomini e donne nella scelta del/della proprio/a partner.

1.1. I criteri di scelta degli uomini

Nella loro scelta di una partner, gli uomini sono spinti a trovare una donna con un alto potenziale riproduttivo (Attili, 2004). Questo fa sì che essi siano attratti da donne belle e giovani, che abbiano quelle caratteristiche fisiche, mediate dai livelli di estrogeni, che le facciano apparire come fertili. Come sostiene Attili (2004): «La giovinezza indica che quella donna ha la possibilità di concepire per tempi lunghi, segnala un periodo lungo di fertilità. Ed accade così che, quando invecchiano, molti uomini continuano a provare un’attrazione irresistibile per donne sempre più giovani e quindi sicuramente in età riproduttiva, rispetto alla moglie coetanea, o quasi, ormai in menopausa. La bellezza è un indicatore di salute; “racconta” ad un uomo che quella donna è in grado di portare avanti una o più gravidanze e che è dotata di un pool di geni privi di deformità da trasmettere alla sua progenie». Pertanto, gli uomini appaiono “programmati” per essere attratti da quelle donne che riflettono buone caratteristiche per essere delle “riproduttrici”, per quanto tutto questo sia inconsapevole ed essi non pensino certo, soprattutto all’inizio, alle potenziali qualità materne di una donna che li attrae.

Il corpo femminile è ritenuto bello ed attraente se possiede delle caratteristiche particolari, sebbene nel corso dei secoli il prototipo di bellezza del corpo femminile si sia alternato (Attili, 2004). Gli ormoni femminili determinano l’accumulo di grassi, necessari per ottenere le calorie richieste dall’organismo, in particolar modo durante la gravidanza e l’allattamento, in punti particolari del corpo, quali petto,

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fianchi, cosce e glutei. Non si tratta tanto di una questione di peso corporeo e di essere grasse piuttosto che magre, ciò che rende una donna attraente è la proporzione fra vita e fianchi, proporzione che sembra rappresentare un buon indice di fertilità e che è data dal valore di 0,7. Non a caso, il modello ideale di donna proposto ad oggi, quella dalle misure 90 (seno), 60 (vita), 90 (fianchi), porta proprio ad un rapporto di 0,666, che si avvicina molto al suddetto rapporto di 0,7.

Per quanto riguarda il viso, ci sono dei tratti che vanno a costituire una sorta di baby schema, che induce negli altri un senso di cura, accudimento, protezione (Attili, 2004). «Dobbiamo a Konrad Lorenz l’aver messo in evidenza come esistano degli standard per la bellezza facciale […] Si tratta di quegli elementi che caratterizzano la faccia di un neonato o di un cucciolo in un ampio spettro di specie animali: occhi grandi, fronte ampia, naso piccolo e tondo, guance paffute, bocca e mento piccoli, pelle soffice e di una colorazione diversa da quella degli individui adulti» (Attili, 2004). Ora, nel caso dell’attrattiva dei volti di donna i tratti cambiano un po’, nella direzione in cui a caratteristiche infantili, che suscitano accudimento, debbono andare a fondersi caratteristiche che segnalano l’avvenuta maturità sessuale. «Il viso di una donna attraente avrà quindi sì una fronte ampia e occhi grandi, ma leggermente più piccoli di quelli di un neonato. In più avrà le guance più scavate di quelle di un bimbo. Sarà caratterizzato, inoltre, da zigomi alti e pronunciati, uno degli indici facciali più immediati a segnalare che quella ragazza è ormai in età fertile» (Attili, 2004). A rendere attraente un volto femminile, inoltre, in aggiunta a questi tratti fisici, sarebbe l’espressività di tale volto, la sua capacità di esprimere emozioni positive, data, in genere, da sopracciglia alte, dalla dimensione dell’area del sorriso e dalle pupille dilatate. Le donne, pertanto, saranno tanto più in grado di attrarre un uomo, quanto più racchiuderanno in sé tutte queste caratteristiche, sfruttandole al meglio, così da far notare la loro bellezza, la loro fertilità e le loro qualità sociali. In proposito, ancora Attili (2004) scrive: «non a caso le donne, quando si truccano, enfatizzano, nel loro volto, proprio questa combinazione

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di babyshness, di maturità, e di espressività: ombreggiano e correggono gli occhi per farli apparire più grandi, depilano le sopracciglia per farle apparire più alte, usano il collirio per dilatare le pupille, colorano le guance per far apparire gli zigomi più alti, mettono il fondo tinta per coprire le imperfezioni della pelle e darle una colorazione luminosa, applicano il rossetto per evidenziare le labbra e renderle carnose».

C’è da notare, però, che possedere certi tratti del viso è condizione necessaria, ma non sufficiente, a rendere quel volto bello ed attraente. Certi tratti, infatti, devono anche risultare “assemblati” in un certo modo, deve essere, cioè, rispettata una particolare relazione proporzionale tra di essi (Attili, 2004). Così come per il corpo abbiamo visto l’importanza del rapporto di 0,7 tra vita e fianchi, per il volto entra in gioco quello che già per gli antichi Greci era il canone della perfezione, ossia la sezione aurea. In questo caso, il numero cui fare riferimento si approssima intorno all’1,618. Il fatto che tra i vari elementi del viso vi siano certe proporzioni è del tutto naturale ed è spontaneo per l’essere umano riconoscere tali rapporti così da arrivare a formulare un giudizio di bellezza, sono configurazioni che rappresentano ormai un archetipo su base innata. Nel caso di edifici progettati rifacendosi a questi canoni, come per esempio il Partenone, la cui facciata rettangolare ha i lati posti tra loro secondo questa proporzione aurea, tutti si è portati a percepire come bella e armonica tale costruzione.

In Fig. 1 ritroviamo numerosi rapporti aurei tra le varie componenti del volto:

− A/a = tra l'altezza e larghezza del viso;

− B/b = posizione della linea degli occhi rispetto al mento e alla fronte;

− C/d = posizione della bocca rispetto al mento e agli occhi; − D/d = altezza e larghezza del naso;

− E/e = lunghezza ed altezza del profilo della bocca; − F/f = larghezza degli occhi e la loro distanza;

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− H/h = distanza degli occhi rispetto al centro di simmetria del viso.

Fig.1 Rapporti aurei nel volto

Il motivo per cui il rapporto aureo viene percepito come bello ed attraente non è prettamente estetico, ma richiama cause di ordine biologico: «in natura, gli organismi le cui parti, sviluppandosi, risultano assemblate secondo questo canone di perfezione, sono sani. […] La sezione aurea, che regola il rapporto tra le parti, in altri termini, testimonia che quell’organismo ha avuto una storia e uno sviluppo privo di anomalie» (Attili, 2004).

Altra caratteristica importante che una donna deve possedere affinché un uomo si lasci andare ad investire in un legame affettivo stabile è la “serietà” (Attili, 2004). A differenza degli altri primati, infatti, non vi è alcuna possibilità per l’uomo di capire se la propria donna è rimasta

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incinta proprio dopo essersi accoppiata con lui, poiché ella non presenta alcun cambiamento esterno nei genitali a segnalarne il periodo fecondo. Pertanto, l’uomo vuole assicurarsi il più possibile che una potenziale compagna sia affidabile e “seria”, che non lo tradisca, per non rischiare di allevare prole altrui favorendo la propagazione del patrimonio genetico di uno sconosciuto a discapito del proprio successo riproduttivo. Del resto già i latini ci ammonivano dicendo: «mater semper certa est, pater nunquam» (la madre è sempre certa, il padre mai). Ecco perché l’uomo tende a corteggiare la donna inducendola ripetutamente a cedere ai suoi assalti sessuali: egli vuole da un lato affermare la propria mascolinità, dall’altro testare la “virtuosità” della donna. Se ella non si lascerà andare subito alle avance sessuali del maschio, guadagnerà poco a poco la sua fiducia, inducendolo a pensare che ella non abbia un grande interesse per il sesso e che sia propensa ad accettarlo soltanto all’interno di una duratura relazione amorosa.

1.2. I criteri di scelta delle donne

Le donne, al fine di rassicurare l’uomo, che come abbiamo visto è angosciato dall’incertezza di paternità, esprimono, e talvolta ostentano, il proprio amore per lui, tirandosi indietro alle sue proposte sessuali iniziali, mostrando che soffrono per amore e che non potrebbero vivere senza di lui (Attili, 2004). Ovviamente tutte queste strategie riportate agiscono ad un livello inconsapevole e sono frutto di milioni di anni di evoluzione, pertanto non si deve pensare che l’amore “mostrato” non sia effettivamente “provato” dalle donne rispetto agli uomini. Per il proprio successo riproduttivo, tra l’altro, le donne dipendono veramente da un partner stabile e sono centrate sulle relazioni amorose. Riferendosi alla propensione delle donne per le relazione d’amore, Attili (2004) scrive: «non a caso corrono a vederle rappresentate nei film, ne parlano,

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ne leggono, come ad acquisire, in questo modo, una competenza “tecnica” in materia. I romanzi d’amore e d’appendice, poi, possono, addirittura, essere considerati una sorta di pornografia al femminile. È il sentire “parlare d’amore” che fa eccitare le donne, lì dove è la rappresentazione della nudità di una donna giovane e bella a scatenare il desiderio degli uomini. E i ragazzi parlano d’amore e lo promettono quando vogliono sedurre una ragazza, anche se l’amore è l’ultimo dei loro sentimenti… per lo meno in quel momento!».

Visti i rischi che una donna correrebbe nel caso in cui scegliesse un partner non affidabile, che l’abbandonasse dopo essersi accoppiato con lei, ella è portata a seguire una particolare strategia così da assicurarsi il più possibile che un potenziale partner abbia le caratteristiche dell’“uomo ideale” (Attili, 2004). Come riporta Attili (2004), «la strategia riproduttiva più efficace sarà, quindi, cercare di:

1. instaurare relazioni sentimentali stabili;

2. evitare le avventure a sfondo puramente sessuale;

3. porre ostacoli alla predisposizione dei maschi ad essere promiscui; 4. limitare gli incontri sessuali ad uomini che siano più forti, che

possiedano risorse economiche e che sembrano spontaneamente desiderosi di condividerle con lei e con i figli che dovrà allevare». Pertanto, se gli uomini ricercano nelle donne giovinezza e bellezza, le donne aspirano, invece, ad un uomo che sia più alto, più anziano, con uno status più elevato, con una solidità economica ed affidabile. Ancora una volta, per testare il potenziale partner, il corteggiamento si fa un utile terreno di prova: se il maschio valuta la “virtuosità” della donna, quest’ultima esamina se lui si scoraggia facilmente di fronte ai suoi “no”, se mostra attenzioni nei suoi confronti, ascoltando, accogliendo e soddisfacendo i suoi bisogni, se le offre dei doni e così via.

Le qualità riportate finora sono quelle che le donne antepongono, soprattutto ai fini di un rapporto serio e duraturo, ma non si pensi che l’aspetto fisico sia del tutto irrilevante per le donne, le quali apprezzano

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a loro volta uomini giovani e belli (Attili, 2004). A rendere attraente un uomo sono stavolta quei tratti mediati dal testosterone, che ricordiamo essere indice di un sistema immunitario efficiente e di buoni geni, tali da garantire la nascita di figli in grado di sopravvivere al meglio.

Vedremo in seguito i dati della letteratura che ci suggeriscono quali siano le caratteristiche che rendono un volto maschile più attraente, ma intanto diciamo che anche nel caso degli uomini entrano in gioco tratti fisiognomonici ed espressività. Attili (2004) riporta che «la bellezza è data da una maggiore lunghezza del volto, lineamenti squadrati, guance e zigomi alti, un naso più pronunciato. E per il corpo, da gambe lunghe, sedere sodo, spalle larghe. Tratti che indicano che la fase dell’adolescenza è stata superata, l’equilibrio ormonale raggiunto e la fertilità assicurata».

In conclusione, perciò, non è la bellezza ad essere il criterio primario di scelta di una donna, che in genere ricerca, piuttosto, un compromesso tra un partner affidabile che le resti accanto ed uno bello che le dia dei buoni figli (Attili, 2004). A tal proposito Attili (2004) ci riporta che «Robin Baker, un etologo inglese, parla di un continuo intrecciarsi di due strategie, una basata su uno shopping for genes (assicurarsi un buon potenziale genetico) e una basata su uno shopping for resources (assicurarsi risorse per il sostentamento). L’optimum è comunque un uomo che sia affascinante e che sia economicamente affidabile. Deve avere lo chic, lo chèque e lo choc, si diceva una volta». Se poi per una donna non fosse possibile trovare ambo gli aspetti in un potenziale partner, ella sarebbe portata a prediligere lo shopping for resources (Attili, 2004). Discuteremo più avanti di una possibile strategia femminile per ovviare a questo problema qualora lo shopping for genes restasse troppo penalizzato.

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2. Come conquistare l’altro

Fin dal primo incontro tra due persone vi è una gran quantità di elementi, verbali e non, che entrano in gioco nel determinare quello che sarà il tipo di relazione tra i due. Prima di andare a vedere quelli che sono i segnali più prettamente fisici, come riportano gli studi in letteratura sui volti e la forma del corpo, soffermiamoci su alcune caratteristiche generali che sottostanno alla scelta dell’altro e che possono renderlo attraente o meno agli occhi di chi lo osserva.

Iniziamo passando in rassegna alcuni aspetti che divengono importanti per un uomo che voglia conquistare un’eventuale partner, come riportato dal dott. Marco Adragna, formatore, coach e consulente psicologico (Adragna, n.d.).

Come già spiegato in precedenza, vi è un’influenza genetica che fa sì che la donna sia “attratta fisicamente da un uomo che mostra le qualità del Capobranco”. Questo perché fin dai tempi dei nostri antenati era importante che l’uomo fosse in grado di badare a sé e all’intera famiglia, garantendone la sopravvivenza. Tali qualità maschili da Capobranco che attraggono fisicamente una donna sono:

• desiderio ed effettiva capacità di proteggere i propri cari; • decisionalità (capacità di scegliere e di impegnarsi); • tolleranza al rischio;

• capacità di leadership;

• aggressività verso i nemici comuni; • aspetto di buona salute.

Altra influenza è quella familiare: “la donna è emotivamente attratta dall’uomo che le fa rivivere le sue prime esperienze d’amore genitoriale”. Pertanto la donna andrà alla ricerca e si sentirà attratta da alcune delle caratteristiche che ebbe il loro primo amore, quello per

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i genitori. A questo proposito, le qualità ed i comportamenti che attraggono emotivamente una donna sono:

• trasmettere empatia (farla sentire profondamente capita); • soddisfare i suoi bisogni (gioco e relax);

• insegnarle qualcosa di affascinante (suscitando stupore); • suscitare la sua ammirazione;

• imporre regole sensate (che trasmettano sicurezza).

Infine, altro aspetto molto importante è l’influenza sociale: la donna ricerca un uomo di “valore”, valore che viene attribuito all’uomo in parte secondo il gusto e i bisogni soggettivi della donna, in parte dal contesto nel quale la donna si trova a vivere. Volendo riassumere anche in questo caso alcune qualità e comportamenti principali, stavolta razionalmente attraenti per una donna, essi sono:

• attrarre altre donne;

• avere un alto valore all’interno dei contesti sociali in cui lei si riconosce;

• essere difficile da conquistare;

• avere qualcosa che lei considera prezioso (intelligenza, soldi, umorismo, etc.);

• non darsi delle arie e non vantarsi dei propri successi; • il suo tempo è prezioso;

• comportarsi come una preda che sarebbe sbagliato lasciarsi scappare.

Oltre alle fonti più autorevoli o scientifiche, vale sicuramente la pena di guardare anche che cosa ci dicono altre fonti più comunemente usate e consultate dai grandi numeri, quali quelle su Internet. Vi sono, infatti, una moltitudine di blog e pagine web che trattano di attrazione, seduzione e via dicendo, fornendo informazioni scientifiche, dando suggerimenti o semplicemente raccogliendo opinioni a riguardo.

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Vi è un sito Internet, ad esempio, che dà alcune dritte agli uomini su come sedurre una donna (1, n.d.), nel quale si ricorda innanzitutto di quanto la bellezza sia un fattore relativo nel processo di seduzione di una donna, sfatando certi miti secondo i quali si può far colpo soltanto se fisicamente attraenti. Pertanto, si passa piuttosto a indicare quelli che sono elementi cruciali nella fase di approccio e seduzione della donna, seduzione definita non come “una semplice pratica”, bensì come “una vera e propria arte”. Essi sono:

• Contatto visivo; • Tono della voce; • Profumo;

• Sicurezza in se stessi; • Gestualità;

• Modo di vestirsi;

• Capacità di intrattenimento e uso di frasi ad effetto; • Capacità di capire e soddisfare le richieste della donna.

Riportiamo ciò che il blog dice per ognuno di questi aspetti, così da capire meglio come dovrebbero agire gli uomini per sedurre una donna.

Per quanto riguarda il contatto visivo ci dice che «lo sguardo è

il primo contatto che avviene tra un uomo ed una donna, prima ancora di esclamare una parola gli occhi del maschio e della femmina si incrociano, questo è un momento fondamentale per favorire o meno l'attrazione e la conquista. Cosa fare quindi? Bisogna avere uno sguardo intenso e non avere paura di fissare negli occhi la donna che si vuole sedurre! Questo facendo comunque attenzione a non esagerare e a non diventare inopportuni. Uno sguardo intrigante e dolce allo stesso tempo è la chiave giusta per aumentare l'interesse di una donna nei tuoi confronti! Dagli occhi e dal modo di guardare si può far capire molto di se stessi e di cosa si vuole...».

In merito al tono della voce ci ricorda che «avere un tono di voce

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vuole far propria una femmina! Bisogna imparare a parlare e conversare con un tono di voce bene impostato, forte ma allo stesso tempo tranquillo, pacato, deciso ma fluido. Avere un tono di voce tremolante non vi permetterà di conquistare nemmeno una ragazza timida!».

Si passa quindi a parlare del profumo: «tra i fattori menzionati

nella lista, uno molto importante per eccitare una donna e far sì che essa venga conquistata è il profumo; attenzione, per profumo non ci riferiamo solamente al profumo che solitamente usiamo prima di uscire, ma proprio all'odore maschile che ogni uomo emana! Nell'odore maschile infatti sono presenti componenti chimiche che sono alla base della seduzione in quanto "innescano" nella donna i meccanismi che la portano ad essere attratta da un maschio. Certamente avere un odore sgradevole o puzzare di sudore non vi permetterà mai di far colpo su una ragazza! Allo stesso modo è di fondamentale importanza emettere sostanze capaci di attrarre chimicamente le donne, queste sostanze sono chiamate "feromoni". Per chi vuole aumentare il proprio potere di attrazione esistono profumi a base di feromone che, con una semplice spruzzata sul collo e addosso ai propri vestiti, permettono di calamitare su di sé l'attenzione delle donne in modo inconscio; le donne infatti saranno catturate dai feromoni e verranno chimicamente attratte da voi provando un’attrazione intensa ed a volte irrefrenabile! In questo modo sarà più semplice ottenere appuntamenti, incontri e, non ultimi, rapporti sessuali. L'uso dei feromoni è altamente indicato specialmente quando si vuole conquistare una donna a cui non piaci molto o una ragazza alla quale non si piace per nulla! Inoltre è possibile attrarre anche donne già sposate o fidanzate. Se ti stai domandando se i profumi con feromone funzionano, la risposta è: sì! Non lo diciamo noi, ma gli studi scientifici che sono stati svolti in questi ultimi anni. Certamente i feromoni non sono la bacchetta magica, ma possono aiutare tantissimo e oltre ogni immaginazione nell'atto seduttivo!».

Rammenta poi l’importanza della sicurezza in se stessi dicendo

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emergere solo dalla voce ma da ogni minimo atteggiamento ed azione. Anche i movimenti sono quindi molto importanti, non fatevi mai vedere incerti o timorosi... Di fronte ad una ragazza prendete sempre una decisione netta, a costo di fare qualcosa di sbagliato... l'importante è che venga fatto con sicurezza! Un uomo sicuro di sé attrae il 60% in più di un uomo insicuro e timido. Inoltre avere una maggiore sicurezza permette anche di riconquistare una donna o ragazza persa e dalla quale si è stati lasciati in precedenza».

Riguardo alla gestualità afferma che «sapersi muovere in modo

elegante e deciso è molto importante, anche per conquistare una ragazza più grande. I movimenti da fare durante un incontro con una donna o ragazza (poco importa l'età) devono essere leggiadri, è consigliabile gesticolare ma senza esagerare e solo per rafforzare il contenuto dei propri discorsi. Tra i gesti migliori per sedurre vi è sicuramente quello di toccarsi e sfiorarsi di tanto in tanto il viso ed in particolare le labbra».

Passa quindi a dare qualche dritta sul modo di vestirsi: «è stato

dimostrato che il modo di vestirsi è davvero importante nel processo di conquista di una donna; è infatti inutile negare che prima del contenuto sotto gli occhi dell'altra persona passa il "contenitore" ed un contenitore ben scelto è sicuramente motivo di gradimento. Scegli sempre con cura ed attenzione il tuo abbigliamento prima di presentarti ad un appuntamento! Trova la via di mezzo ideale tra uno stile elegante ed uno più casual, evita di usare colori troppo sgargianti così come non vestire tutto di scuro!».

Infine, ci dice che «l'uso di frasi per conquistare le donne è indispensabile durante una conversazione con il sesso femminile. Bisogna infatti sapere cosa vuole sentirsi dire la ragazza che abbiamo di fronte. Ogni ragazza può aspettarsi parole, discorsi e frasi differenti, ad ogni modo esistono delle frasi per sedurre una donna che sono universali».

Un’altra pagine web, invece, punta ad un target femminile e fornisce alcuni suggerimenti per far colpo su un uomo (2, n.d.). Si ricorda

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alle donne che agli uomini piacciono le curve, purché non ostentate, e si consiglia, perciò, di valorizzare le proprie forme femminili col modo di vestire, così come di mettere in risalto alcuni tratti del viso ricorrendo al trucco, senza, però, essere eccessive, indiscrete. Si suggerisce di puntare su un look che sottolinei le curve «in maniera discreta, basato sull’effetto vedo-non vedo». Si afferma poi l’importanza del presentarsi con naturalezza, di uno stile personale, del comportarsi con spontaneità, sentendosi a proprio agio e distinguendosi in qualche modo dalle altre. Si invitano poi le donne a curare i dettagli, sebbene gli uomini possano avere un modo diverso di percepirli ed apprezzarli. Tenendo presente la predilezione degli uomini per la pelle liscia, inoltre, si suggerisce di indossare vestiti e biancheria intima che valorizzino questo aspetto, ricorrendo, ad esempio, a tessuti setosi, che permettono di “sentire” maggiormente la pelle e sono considerati per questo più sexy. Altro punto debole per gli uomini, secondo una ricerca del quotidiano “The Daily Telegraph”, sembra essere avere i capelli lunghi ed ondulati. Si ricorda anche l’importanza del modo di parlare ad un uomo, del tono di voce, ed in proposito si riporta un commento della dott.ssa Fortuni: «Non è facile assumere una voce coinvolgente all’inizio di una storia: quando l’entusiasmo è forte si tende ad averla acuta, stridula. Per evitarlo, lavora sulle pause: ogni tanto rallenta, fermati. Così ti dà l’occasione per calmarti e riportare la voce su un tono più basso. In più, dimostrando che sai ascoltarlo, guadagni altri punti in termini di fascino». E alla domanda “Ma come si fa ad essere sexy se si possiede una “vocina”?”, la dott.ssa Fortuni risponde: «Non è un problema, agli uomini piacciono le donne dalla voce sottile perché sembrando più fragili, li fanno sentire più virili, più forti». Infine, non dimenticare che gli uomini apprezzano la fantasia, che può rendere una donna affascinante sotto diversi aspetti!

Infine, menzioniamo ciò che si dice in un blog, il quale, col solito intento di fare un po’ da “vademecum”, tenta di rispondere alla domanda che una donna a cui piace un uomo può farsi: “ma io gli piaccio?” (3, n.d.). Per farlo, l’autrice del blog riporta quelli che sarebbero dei segnali

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del linguaggio corporeo cui guardare per capire se l’altro è interessato, secondo quanto scritto nel libro “Superflirt”, di Tracey Cox (2003):

1) Ti lancia occhiatine.
Primo segnale di interesse. È questione di secondi. Se incontri il suo sguardo si crea contatto, che inoltre può essere estremamente rivelatore. Quando davanti abbiamo una persona che ci piace, le sopracciglia tendono ad alzarsi e abbassarsi per mettere in risalto gli occhi.

2) Schiude le labbra.
Se guarda qualcosa che lo intriga, incrociando i tuoi occhi - come per magia - le sue labbra si apriranno istintivamente per qualche attimo.

3) Il viso si fa luminoso.
Sopracciglia sollevate, labbra socchiuse e narici allargate regalano al viso un aspetto luminoso e di apertura. Traduzione: approfondiamo la conoscenza.

4) Cerca di attirare la tua attenzione.
Può avvenire in diversi modi: con movimenti veloci, alzando il tono della voce, ridendo di gusto, scherzando ed essendo ironico, e anche allontanandosi dal gruppo di amici (per essere notato singolarmente).

5) Si aggiusta la cravatta o appiana il risvolto della giacca.
Gesti

che equivalgono al femminile di inumidirsi le labbra. Traduzione: voler essere sempre al top.

6) Si tocca sempre i capelli.
Negli uomini è più frequente di quanto

si creda, ovviamente dipende anche dal suo hairstyling. Ma dietro questo gesto c’è la voglia di apparire più attraente.

7) Tu parli e lui alza le sopracciglia.
Se l’aria è ingenuamente

sorpresa o interrogativa significa che ti trova affascinante.

8) Si sistema le maniche (soprattutto di camicia).
Gesto

solitamente inconscio per migliorare il proprio aspetto. Se lo fa

davanti ad

una donna è sintomo di elevato interesse.

9) È rigido.
La posizione eretta con i muscoli tesi è per mettere in

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nei tuoi riguardi ed è disponibile ad un eventuale contatto.

10) I suoi occhi si posano sul tuo corpo.
Si chiama anche

“esplorazione visiva”: i suoi occhi vanno in vacanza sul tuo corpo soffermandosi su ciò che li attira di più. Se te lo fa notare è un chiaro messaggio di considerazione sessuale.

11) Le mani sui fianchi.
Vuole sottolineare la sua bella presenza.

È tuttavia un gesto confidenziale che indica fiducia nel proprio corpo.

12) Giacca-apri-chiudi/Zip-sali-scendi.
Così si scarica l’ansia. Forse c’è una punta di nervosismo, ma al contempo ci può essere anche un desiderio inconscio di togliersi i vestiti. Se toglie la giacca completamente sta immaginando di prendere le sue scarpe da sotto il tuo letto.

13) Allunga e apre le gambe di fronte a te.
Si chiama anche posizione

“dei genitali aperti”. Gesto perfettamente consapevole. Vuole mostrarti il “meglio di sé” e si apre alle emozioni forti. 14) Si tocca il viso mentre ti guarda.
Se è interessato a te, solleverà

su e giù le guance con le dita, si toccherà le orecchie e il mento. Il mix parla di eccitamento nervoso, compiacimento e autoerotismo. Quando siamo rapiti da una persona, pelle-labbra-bocca diventano ultra-sensibili al contatto. Chi fuma, farà più tiri dalla sigaretta, chi beve, sorseggerà con più frequenza. Morale della favola, più contatto con la bocca. E in questo modo si comunica implicitamente il desiderio di essere baciati.

15) Tiene stretto il bicchiere.
Se lo accarezza, lo fa girare tra

le mani, è sessualmente attratto. Giocare con oggetti circolari gli ricorda le curve femminili. Dalle sue mani si legge il suo subconscio.

16) Si siede al limite.
L’interesse è chiaro: vuole esserti più vicino,

soprattutto se poi incrocia le gambe e quella superiore ti tocca o punta verso di te.

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Altri due segnali, non riportati nel blog, ma indicati da Tracey Cox (2003), sono:

17) Ti guida a braccetto o appoggiando la mano dietro la tua schiena.
Non indica solo cortesia e buone maniere. È anche

un modo per assicurarsi che tu vada esattamente nella direzione in cui va lui. In altre parole, non vuole perderti. In più, questi gesti mostrano che c’è chi si sta già prendendo cura di te e che non occorrono altri “volontari”.

18) Ti presta il cappotto o il maglione.
Cedere il proprio cappotto è

un gesto protettivo, sensuale, di condivisione. Significa: “ciò che è mio è tuo”. Qualcosa che è stata a contatto con la sua pelle adesso è a contatto con la tua. All’inizio ha il suo odore, dopo avrà anche il tuo. In più, rappresenta un infallibile legame: sarete costretti a rivedervi!

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3. La gelosia nell’uomo e nella donna

La gelosia si manifesta in modo diverso negli uomini rispetto alle donne e ancora una volta la causa è da ricercarsi in motivazioni filogenetiche (Trivers, 1972). Al di là dei fattori individuali di ciascuno, del proprio carattere e del modo di manifestare la propria gelosia, infatti, se osserviamo la gelosia da un punto di vista evoluzionistico certi aspetti appaiono più chiari. Per un uomo, il rischio è di allevare e crescere figli di un altro, pertanto egli sarà geloso della propria donna da un punto di vista fisico-sessuale. Tenderà, cioè, a non esporre la propria compagna agli occhi di altri potenziali maschi rivali. Per una donna, invece, il rischio è di essere abbandonata dal proprio uomo e lasciata da sola a dover badare ai figli. Di conseguenza, la donna è gelosa del partner da un punto di vista emotivo e, temendo che questi si impegni in altre relazioni, farà in modo di continuare ad attrarlo e mantenerlo legato a sé. Come ricordato anche da Attili (2001), infatti, «La strategia riproduttiva della femmina si appoggia alla protezione e al sostegno del maschio. Pertanto, la gelosia della donna deriva dalla paura di perdere le risorse emotive e materiali del partner, che rischiano di essere catturate dalla nuova femmina: il pericolo maggiore, in questo caso, si configura non tanto quando la rivale è fatta oggetto di interessamento sessuale momentaneo, quanto piuttosto quando diventa destinataria di un vero e proprio innamoramento. La strategia riproduttiva del maschio, invece, si appoggia sulla certezza di paternità. Pertanto, la gelosia maschile deriva dalla possibilità che la prole sia frutto della promiscuità sessuale della compagna».

Come riportano Marco Costa e Leonardo Corazza (2006), «Buss et al. (1992) hanno indagato le cause principali di gelosia in 511 soggetti fra i 20 e i 25 anni: nell'83% dei casi le donne si dicevano fortemente gelose nel caso in cui il partner fosse emozionalmente implicato in una relazione con un'altra. Nel 60% dei casi gli uomini si dimostravano seriamente

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infastiditi da un tradimento sessuale della partner. Altre ricerche hanno confermato il fenomeno negli Stati Uniti, in Germania, in Olanda, in Corea e in Giappone. È stato anche dimostrato fisiologicamente che se all'uomo viene chiesto di immaginare il tradimento sessuale della partner il suo cuore tende ad accelerare di circa cinque battiti al minuto, mentre la frequenza cardiaca non cambia se gli viene chiesto di immaginare un tradimento di tipo affettivo. Le donne esibiscono il pattern fisiologico opposto, mostrando uno stress fisiologico maggiore al pensiero di un'infedeltà affettiva.

Da queste differenze scaturiscono anche diverse "tattiche" utili a preservare la fedeltà del partner. Le strategie utilizzate dalle donne per evitare le insidie delle potenziali concorrenti consistono soprattutto nel miglioramento della propria apparenza e nel mettere in risalto il proprio aspetto fisico, magari fingendo anche di flirtare o di mostrarsi interessate ad altri uomini al fine di stuzzicare il partner. Le donne, più degli uomini, provocano gelosia nel partner per verificarne il grado di innamoramento e di coinvolgimento nel legame. Per quanto riguarda gli uomini, che sono più gelosi in relazione agli aspetti sessuali, essi utilizzano spesso come tattica quella di nascondere la partner, per cui preferiscono, ad esempio, che questa resti a casa anziché andare a una festa, o scelga un abito castigato piuttosto che provocante. Un’altra strategia adottata prevalentemente dai maschi è quella di far leva sulle risorse economiche elargendo, se possono, regali anche molto costosi. Più delle femmine, i maschi tendono a utilizzare la minaccia nei confronti di potenziali rivali, in tal modo esibendo, una volta di più, comportamenti consueti anche nel mondo animale».

Sempre in linea coi risultati e le motivazioni suddette è una ricerca condotta presso l’Università «La Sapienza» di Roma da Attili e collaboratori nel 2000. A 300 soggetti, metà maschi e metà femmine, è stato richiesto di rispondere alla domanda: «Cosa ti turba e ti rende geloso?» scegliendo tra due scenari ipotetici. Nel primo scenario si doveva immaginare

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di scoprire che il/la proprio/a partner aveva avuto rapporti sessuali con un’altra persona, mentre nel secondo caso che il/la proprio/a partner aveva un legame intensamente affettivo e forse era innamorato/a di un’altra persona. I loro dati rivelano che il 95% delle femmine erano sconvolte al pensiero che il proprio compagno fosse legato affettivamente ad un’altra, situazione che preoccupava emotivamente soltanto il 43% dei maschi. D’altro canto, per quanto riguarda il secondo scenario, il 65% dei maschi si dichiarava molto disturbato e geloso al pensare che la propria partner li tradisse sessualmente con un altro, reazione che si manifestava soltanto in un 32% dei casi nelle femmine.

3.1. L’infedeltà di lui e l’infedeltà di lei

Se, inoltre, uomini e donne differiscono tra loro nelle loro manifestazioni di gelosia e nelle motivazioni che esse sottendono, altrettanto diverso è il concetto d’infedeltà che li caratterizza (Attili, 2004). Gli uomini, secondo il punto di visto etologico ed evoluzionistico, così come altri primati, sarebbero predisposti ad avere un numero elevato di partner sessuali, così da assicurarsi il numero più grande possibile di discendenti, sarebbero cioè improntati ad uno stile di vita poligamo. Presumibilmente, perciò, laddove ad un uomo non sia consentito avere un harem ufficiale per ragioni socio-culturali, egli tenderà ad essere infedele spinto da basi innate. Scrive Attili: «Scopo primario degli uomini sembrerebbe proprio quello di avere quante più avventure possibile, all’interno di una dimensione del tutto ludica, a fianco di un legame stabile di tipo coniugale. Monogami ed infedeli!».

E le donne? In genere si è portati a pensare, soprattutto fino a pochi anni fa, che la donna sia fedele, sia l’elemento fragile della coppia. La società tende a stigmatizzare le donne che hanno relazioni al di fuori del rapporto coniugale. Ma la realtà e che anche le donne sono infedeli,

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solo che esse tendono a nascondere e vivere con emotività i loro tradimenti. Pertanto sia uomini che donne possono essere infedeli, sono soltanto diversi i modi in cui lo fanno! Se il vantaggio evolutivo insito nell’infedeltà dei maschi è dato dall’assicurarsi un maggior numero di figli, quello insito nell’infedeltà femminile è dato dal poter far credere a un altro compagno cui ella è legata, che i suoi figli possano essere suoi, così da non restare sola in caso l’altro partner la abbandoni. Ancora Attili scrive: «Le donne hanno bisogno di tener legato un maschio adulto cui, eventualmente, far credere di essere il padre di tutti i figli nati da quella relazione, e al quale tener nascoste eventuali infedeltà, per non incorrere nel rischio di perdere la sua protezione nell’allevamento dei propri figli. Se scoperta, l’infedeltà femminile porterebbe il partner all’incertezza di paternità, e quindi all’abbandono dell’adultera, cosa che non accade quando è la donna a venire a conoscenza dell’adulterio del suo compagno». Un altro motivo che potrebbe sostenere l’infedeltà femminile da un punto di vista evolutivo richiama in gioco il concetto già citato della scelta da parte di una donna di un partner da un lato garante di buoni geni e dall’altro ritenuto affidabile. Nella scelta di un compagno, infatti, la donna tende a cercare il giusto compromesso tra i due fattori, ma cosa può accadere se l’attuale compagno non rispecchia entrambe le caratteristiche bensì è, ad esempio, un buon compagno, ma poco attraente? In merito, Attili scrive: «per una donna può essere utile, da un punto di vista biologico, farsi fecondare di nascosto da un maschio portatore di geni migliori di quelli del partner. Il compagno stabile, infatti, potrebbe essere stato scelto per la sua idoneità ad assicurare risorse economiche più che per un buon patrimonio genetico. Baker ha trovato che le donne che hanno un amante fanno l’amore con lui essenzialmente nella prima parte del ciclo, quando le probabilità di venire fecondate sono più alte. Ed è con l’amante che hanno maggiormente l’orgasmo, così che il passaggio delle cellule spermatiche venga facilitato dalla eccitazione elevata. È allora che fanno il loro shopping for genes. Si concedono, invece, al marito, nella seconda parte del ciclo, quando minore è il rischio di una

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gravidanza. In questa maniera, nel caso siano rimaste gravide dell’amante, il marito mantiene la sua certezza di paternità, e la donna può fare il suo shopping for resources. Queste strategie vengono messe in atto inconsapevolmente, e anche quando vengono prese attente misure per non incorrere in alcuna gravidanza né con l’amante né con il marito!».

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4. Scegliamo noi il/la nostro/a partner? L’influenza

del tipo di attaccamento

Finora abbiamo visto come alcuni processi di tipo evoluzionistico influenzino la scelta del partner ed il contributo di certe caratteristiche fisiche nel determinare l’attrazione che si prova verso un’altra persona. Un altro aspetto che merita di essere preso in considerazione nella scelta di un partner, stavolta non di tipo fisico o visivo, è il tipo di attaccamento di un individuo. Padre della teoria sull’attaccamento è ritenuto essere John Bowlby, al quale rimandiamo per una lettura approfondita di tale teoria (Bowlby, 1972; Bowlby, 1975; Bowlby, 1983). In questa sede ci limitiamo a definire il sistema dell’attaccamento come un’organizzazione psicologica deputata «ad assicurare la protezione dai predatori e dai pericoli attraverso il mantenimento della vicinanza con la madre. Si tratta di un sistema a base innata, il quale può essere assimilato ad un sistema cibernetico basato su meccanismi di retroazione (feedback e forward). Attraverso la sua attivazione la tendenza a mantenere il contatto con chi deve proteggere e la tendenza ad esplorare l’ambiente, fisico e sociale, vengono tenute in un bilanciamento dinamico» (Attili, 2004).

A seconda delle modalità con le quali, fin da piccoli, ci relazioniamo con il proprio caregiver, in genere la madre, il tipo di attaccamento che ne deriverà sarà diverso ed influenzerà il modo di relazionarsi con gli altri non solo da bambini, ma anche in età adulta. Bowlby parla, infatti, di modelli operativi interni ossia «delle rappresentazioni mentali della relazione sviluppata con la figura di attaccamento e delle caratteristiche della figura stessa. Queste rappresentazioni si riferiscono sia ad aspetti cognitivi che emotivi e una volta costruite guidano l’attività relazionale del bambino ma non in maniera consapevole. Ogni bambino in fase di sviluppo costruisce dei modelli di se stesso e della figura di riferimento sulla base delle ripetute esperienze interattive che ha sperimentato con essa.

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Queste rappresentazioni di interazioni vengono generalizzate e formano dei modelli rappresentazionali relativamente fissi che il bambino usa per predire il mondo e mettersi in relazione con esso. È importante ribadire che i modelli operativi interni sono rappresentazioni che non suscitano solo immagini ma anche sentimenti e stati d’animo vissuti nel corso delle interazioni» (Venuti, 2007).

Mediante l’ormai famosa procedura sperimentale della Strange situation di Mary D. Salter Ainsworth e collaboratori (Ainsworth et al., 1978; Ainsworth, 1985), sono stati individuati tre diversi tipi di attaccamento: l’attaccamento sicuro, l’attaccamento ansioso-resistente (o ambivalente) e l’attaccamento ansioso-evitante. In seguito, ai tipi di attaccamento precedentemente citati, Main e Solomon hanno aggiunto l’attaccamento disorganizzato-disorientato (Main & Solomon, 1986). Per una trattazione esaustiva si rimanda alle opere degli autori sopracitati e al manuale a cura di Furio Lambruschi (Lambruschi, 2004). Per dare, comunque, un’idea dei diversi tipi di attaccamento nel bambino, che poi concorreranno ad indirizzare anche l’adulto nella scelta “inconsapevole” del proprio partner, ne riportiamo brevemente le caratteristiche.

Nel caso di un attaccamento sicuro, «il bambino ricerca la vicinanza della madre, ma non in maniera “urgente”, e in sua presenza esplora l’ambiente attivamente. È visibilmente turbato alla separazione ma contento al ricongiungimento, e si lascia consolare dalla madre al suo ritorno. Mostra un certo interesse nei confronti dell’estraneo. I bambini classificati sicuri generalmente mostrano un equilibrio ottimale tra la capacità di risposta al genitore e le attività intraprese autonomamente. Mostrano piacere nel prestare attenzione ai commenti e alle dimostrazioni del genitore ma talvolta, se impegnati in esplorazioni autonome, possono non rispondere» (Venuti, 2007).

Quando l’attaccamento è evitante «il bambino ricerca poco la vicinanza della madre, mostra indifferenza alla separazione ed evita il contatto al ricongiungimento. I bambini evitanti mostrano un’indifferenza verso il genitore inadeguata rispetto all’età. Sono fisicamente scostanti e

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non rispondono ai tentativi di coinvolgimento, mostrando un tono dell’umore piatto. Non ricercano aiuto o stimolazione dai genitori e non condividono spontaneamente le attività di loro interesse» (Venuti, 2007).

In caso di attaccamento ambivalente «il bambino è molto turbato alla separazione e difficilmente consolabile al ricongiungimento, mostrando al tempo stesso comportamenti di ricerca e rifiuto del contatto. I bambini ambivalenti mostrano un’eccessiva dipendenza dal genitore e appaiono inibiti per quanto riguarda l’esplorazione autonoma. Mostrano un tono dell’umore neutro ma possono apparire molto turbati se il genitore frustra una loro richiesta. Le richieste di coinvolgimento possono essere scandite da ansia, lamento ed altre espressioni emotive negative» (Venuti, 2007).

Infine, se l’attaccamento è disorganizzato «il bambino mostra una grave disorganizzazione del comportamento poiché non possiede un sistema coerente che gli permetta di far fronte allo stress. Mostra comportamenti contraddittori nei confronti della madre, come ricerca della vicinanza seguita subito dopo dall’evitamento. Lo stato che manifesta è quello di confusione e paura della relazione» (Venuti, 2007).

A seconda del tipo di attaccamento che si è formato nel bambino, si ritroveranno, pertanto, dei corrispettivi modelli di attaccamento nell’adulto, stavolta individuati per mezzo dell’Adult Attachment Interview (George et al., 1985). Avremo: soggetti autonomi-sicuri, soggetti distanzianti, soggetti preoccupati-coinvolti e soggetti con attaccamento irrisolto.

Nel suo libro, Attili (2004) suggerisce l’esistenza di quattro tappe nel processo di formazione di un legame di coppia: la fase dell’attrazione, del corteggiamento e del flirt, la fase dell’innamoramento, la fase dell’amore e la fase della vita quotidiana e dell’attaccamento. «Nelle prime fasi, i comportamenti e le emozioni che vengono provati assolvono allo scopo di scegliere la persona giusta e instaurare con quella una relazione intima. Nelle fasi successive, a quello di mantenere il legame con la persona scelta come partner, perché attraverso questa è assicurata la sopravvivenza e il successo riproduttivo» (Attili, 2004).

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Nonostante questa classificazione, ognuno ama a modo suo, e vi sono molte modalità nelle quali l’amore viene espresso e reso manifesto, alcune delle quali, fra l’altro, sembrano condurre maggiormente ad un amore infelice, piuttosto che felice. Prendendo spunto da alcuni ipotetici scenari d’amore che Attili (2004) rappresenta nel proprio libro, cerchiamo di rendere l’idea del contributo ontogenetico nella scelta del partner, così da integrarlo con i fattori filogenetici già esposti in precedenza.

Nel caso di un attaccamento sicuro, da adulti saremo presumibilmente capaci di instaurare e vivere rapporti positivi, che ci renderanno felici, come nel caso ipotetico di Rodolfo. «Rodolfo mostra continuamente di essere in grado di riconoscere con accuratezza, negli altri, espressioni e comportamenti che segnalino attrazione nei suoi riguardi, o rifiuto per la sua persona, ed emette, a sua volta, segnali chiari. Sceglie, così, come partner Lucia, quella ragazza che gli ha dimostrato senza equivoci di trovarlo simpatico e scarta Valeria, quella il cui gioco di seduzione, di darsi e negarsi andava ben al di là di quanto previsto nelle prime fasi di un normale copione di corteggiamento, né si sente attratto da Erika, così tanto riservata, da lasciar trapelare una mancanza di coinvolgimento, per lui inaccettabile. Rodolfo sa che, se sta male, può esprimere quello che prova. Lucia ha avuto un percorso affettivo simile al suo. È anch’essa sicura, sa confortare Rodolfo ed è in grado di dividere con lui i suoi successi e la sua felicità. Rodolfo è consapevole, peraltro, che il loro rapporto potrà avere degli alti e dei bassi, ma questo non esclude che il loro amore possa raggiungere di nuovo l’intensità provata all’inizio della relazione. Rodolfo e Lucia instaurano così una relazione stabile, duratura […]. Rodolfo sa che la sua possibilità di esplorare il mondo è funzione del suo dipendere da Lucia, ma la fiducia che ha in lei rendono questa sua dipendenza la base della sua autonomia. Le abitudini scandiscono la loro vita e la rendono felice, piena di attenzioni l’uno per l’altra, per i loro amici, per i loro figli. Certo può anche accadere che Rodolfo sia talvolta attratto da un’altra donna. Forse può accadere che sia infedele […]. Lucia fa lo stesso. Ma sia per l’uno che per l’altra è raro che

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gli altri o le altre possano sembrare partner interessanti […] La sicurezza affettiva spinge piuttosto ad indirizzare il bisogno di esplorazione verso lo stesso partner. Col tempo, Lucia è cambiata, Rodolfo anche. Ed è proprio l’attaccamento profondo che è alla base della loro vita insieme, giorno dopo giorno, che spinge entrambi a cercare e a scoprire di continuo, l’uno nell’altro, gli aspetti che rendono ciascuno diverso eppure noto. Così che l’attaccamento reciproco è la base del loro desiderio!» (Attili, 2004).

Qualora, invece, l’attaccamento sia di tipo ambivalente, da adulti avremo difficoltà a discernere fra i vari segnali dell’altro e tenderemo a vivere un amore combattuto, che vedrà alternarsi amore ed odio, un amore caratterizzato da forti passioni e da possessività, senza mai sentirsi effettivamente felici, assecondando la propria idea di essere meritevoli d’amore soltanto in modo “intermittente”, come nel caso di Otello. «Quando a prevalere è la sua immagine di sé di uomo amabile, Otello pensa di essere amato. Ma è una sensazione che dura poco. Immediatamente prevale l’altro sé, quello che non si sente amabile, e… lui non si sente amato a sufficienza. D’altro canto, sa di essere un emotivo e un esagerato, e quando i segnali dell’altra di turno gli rivelano che non lo ama, lui pensa che è lui che si sta sbagliando; si sente confuso. Ed è proprio questa confusione – che gli impedisce di comprendere i rapporti di causa ed effetto tra gli avvenimenti, e il ruolo che lui stesso gioca nelle sue relazioni affettive – a far sì che, immediatamente, si focalizzi proprio su quei segnali di disamore […], non accorgendosi che forse lei, proprio in quel momento, si stava orientando verso di lui, per costruire una relazione d’amore. Otello è geloso, possessivo, controllante, autoritario. Fa scenate di gelosia, sempre più terribili. Continua a scegliere donne inaffidabili, non disposte ad impegnarsi; se non lo sono all’inizio, quando si rendono conto che i suoi comportamenti sono erratici e non dipendono dalla loro attendibilità o trascuratezza, finiscono con il divenire realmente inaffidabili […]. Le profezie di Otello si avverano tutte! Otello rimane sempre nella fase dell’innamoramento. La sua ansia da separazione è sempre all’estremo.

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Il suo amore è sempre ossessivo. Il suo odio è sempre travolgente. La possibilità di esplorare il mondo, di essere contenuto e di amare sulla base della sicurezza che può offrire una relazione consolidata sono per lui dimensioni sconosciute. Per lui quello non è amore! Alla fine, Otello sceglie come partner di lunga durata Desdemona, una ragazza innamorata di lui e devota che viene da un percorso simile a quello che abbiamo tratteggiato per Rodolfo e Lucia. Ma Otello non si fida lo stesso. Pensa sempre di poter essere ingannato. […] Invano Desdemona cerca di rassicurarlo. Otello odia Desdemona perché dipende da lei. […] E alcuni come in Otello possono uccidere la fonte della loro vita […]. Eliminano per sempre proprio la persona che più vorrebbero vicina» (Attili, 2004).

Un attaccamento evitante, infine, fa sì che da adulti tenderemo a ritenerci non degni di essere amati, cosicché non instaureremo relazioni basate sulla condivisione, bensì saremo portati a fare tutto da soli, non conosceremo negoziazione, ci sentiremo inadeguati nel far presenti i propri bisogni e pertanto non lo faremo, appariremo molto razionali, distaccati, al prossimo non chiederemo nulla aspettandoci che nulla ci sarà dato, come nel caso di Giovanni. «Da adolescente Giovanni ha molti amici, nessuno però è l’amico del cuore. Ha molto successo con le ragazze. Sa fare la corte, è spiritoso, ma non si lega mai. Il corteggiamento è il suo mestiere. Gli piace anche un qualche innamoramento. Ma scappa subito appena i suoi flirt si tramutano in qualcosa di più. Il suo modello mentale dell’attaccamento viene detto ora distaccato/distanziante. Per lui l’amore non è importante, anzi non esiste. Ha elaborato un falso sé, un sé grandioso che lo fa sentire un uomo di successo e inattaccabile dalle emozioni. È sottilmente geloso, ma non lo lascia trapelare. Le sue relazioni sono intensamente sessuali, ma non affettive, e comunque ha bisogno di cambiare spesso. […] Giovanni scegli come partner – secondo una tendenza comune alla maggior parte degli individui – persone con modelli simili al proprio: ragazze evitanti/distanzianti come lui, le quali, quindi, non pongono richieste affettive che non è in grado di soddisfare, e che non richiedono un’intimità che lo porrebbe a disagio. Alcune volte,

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tuttavia, sceglie partner ambivalenti/invischiate, perché sono queste che sanno farsi carico del mantenimento della relazione; lo inseguono quando fugge, anche se sono pronte a trattarlo male quando torna; spesso è con queste donne che le sue relazioni affettive durano. Giovanni, in pratica, si ritrova con ragazze che gli ripropongono lo stesso trattamento avuto dalla madre. Le ragazze evitanti/distanzianti come lui gli riservano la stessa freddezza di cui ha fatto esperienza da piccolo; quelle ambivalenti/invischiate, quando scaricano su di lui la loro rabbia, per essere state tenute in sospeso, gli ripropongono quel modello di figura affettiva, cui è stato “improntato”, che lo svaluta, lo ridicolizza, lo disprezza, lo fa sentire in colpa. Senza contare che l’incapacità delle sue partner ambivalenti/invischiate di cogliere i suoi segnali minimi di richiesta di conforto lo fanno sentire non amato e solo, esattamente come gli accadeva con la madre. Giovanni finisce per scegliere Elvira, una donna che viene da un percorso affettivo molto simile a quello che abbiamo tratteggiato per Otello, e che tende a manifestare in maniera vistosa il suo amore per lui, così come la sua sofferenza, quando lui a più riprese la tradisce. Elvira, allo stesso tempo, è pronta ad aggredirlo e ad insultarlo nel vederlo eternamente sospeso. Giovanni mette bene in chiaro che lui non se la sente di impegnarsi, che vuole sentirsi libero. È fondamentalmente passivo. Mostra di non sentirsi responsabile dell’andamento della relazione, che si rompe e si ricompone più volte. Giovanni, però, cerca Elvira non appena è lei ad allontanarsi per un periodo lungo, o accetta le sue richieste di “riprovarci”. Mantiene quella che viene detta “una distanza ottimale”: né troppo vicino, né troppo lontano. E la relazione tra di loro si mantiene per tempi abbastanza lunghi. Si sposano perfino, ma il loro non è un matrimonio felice» (Attili, 2004).

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5. Volti, aspetto fisico e attrazione: che cosa ci dice

la letteratura

Il processo di elaborazione dei volti, così come della forma del corpo, è influenzato da molteplici caratteristiche dell’osservatore stesso e in questa sessione passeremo in rassegna alcune di queste caratteristiche che la letteratura ci suggerisce essere rilevanti per la scelta di un ipotetico partner, sia esso occasionale oppure no.

In un loro studio, Hofmann et al. (2006) indagano le differenze di genere nel riconoscimento visivo di volti, trovando che, in accordo con un’ottica evoluzionista, le donne processano più velocemente un volto maschile, mentre invece gli uomini riconoscono più in fretta un volto femminile. Inoltre, gli Autori valutano anche eventuali differenze nella velocità di elaborazione dei volti in base al tipo di emozione espressa, trovando che sia gli uomini che le donne sono più veloci nel riconoscere un volto di donna neutrale o felice, emozioni che anche culturalmente si associano più di frequente ad una donna. Sempre per motivi culturali, ipotizzano di trovare una simile associazione tra velocità di elaborazione ed emozione espressa anche per i volti maschili esprimenti paura o rabbia, ma questa differenza non risulta significativa. Gli Autori suppongono che questo sia dovuto al fatto che di fronte ad emozioni “negative”, come la paura e la rabbia, questo tipo di informazione prevarichi, nel processo di elaborazione del volto, quelle inerenti il sesso del volto osservato.

5.1. Volti mascolini e volti femminili

Numerosi studi ci dicono che gli uomini tendono a preferire, rispetto a un volto con caratteristiche nella media, un volto di donna dai tratti più

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