Il Compendio di Roma Antica di Lucio Fauno, alias Giovanni Tarcagnota (1508-1566), pubblicato da Michele Tramezino nel 1552 come volume unico, ma già ampiamente conosciuto perché allegato in coda alle edizioni di Antichità di Roma dello stesso autore edite nel 1548 e in versione più
ampliata e corretta nello stesso 1552, pensato per illustrare Roma e i suoi monumenti in vista del Giubileo del 1550 e del 1555, denota alcune novità topografiche e storico-letterarie che lo distinguono dai comuni Mirabilia urbis e lo pongono su di un piano completamente
storico-antiquario in cui la Topographia urbis, attingendo alle opere di Biondo da Forlì (di cui Tarcagnota è stato il primo e più importante volgarizzatore cinquecentesco), Pomponio Leto, Andrea Fulvio e Bartolomeo Marliani (nonché alle fonti latine e medioevali preminenti, da Sesto Rufo all’Anonimo di Einselden), si propone come nuova lettura dell’antichità romana, ora trasmessa al nuovo potere papale, cui si restituisce, attraverso la narrazione storica e la descrizione dei luoghi e delle ruine, l’antica integritas latina e il secolare Imperium repubblicano e imperiale.