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Abitudini alimentari e immagine corporea: indagine su un campione non clinico di sportivi

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Academic year: 2021

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Anno Accademico 2017 – 2018

DIPARTIMENTO DI FARMACIA

CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA

Abitudini alimentari e immagine corporea:

indagine su un campione non clinico di

sportivi

Laureando

Dott. Armellin Fabrizio

Relatore

Prof. Gravina Giovanni

Correlatore

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Indice

1. INTRODUZIONE ... 1

1.1ATTIVITÀ FISICA, ALIMENTAZIONE E INTEGRAZIONE ... 1

1.2STEREOTIPO DI BELLEZZA E LIVELLI DI SODDISFAZIONE CORPOREA ... 7

1.3IDISTURBI ALIMENTARI ... 9

1.3.1 Classificazione ... 10

1.3.2 Epidemiologia ... 11

1.3.3 Differenze di genere nei DA ... 12

1.4RUOLO DELL’IMMAGINE CORPOREA NEI DA ... 14

2. SCOPO DEL LAVORO ... 17

3. MATERIALI E METODI ... 18

3.1CAMPIONE ... 18

3.2QUESTIONARIO ... 18

3.3REVISED MALE BODY ATTITUDE SCALE (MBAS-R) ... 19

3.4DATA-BASE ED ELABORAZIONE DATI ... 20

4. RISULTATI ... 21

4.1DATI ANAGRAFICI ... 21 4.2DATI ANTROPOMETRICI ... 21 4.3ATTIVITÀ FISICA ... 21 4.4DATI CLINICI ... 23 4.5ALIMENTAZIONE E INTEGRAZIONE ... 23

4.6REVISED MALE BODY ATTITUDE SCALE (MBAS-R) ... 28

5. DISCUSSIONE ... 30

6. CONCLUSIONI ... 35

7. BIBLIOGRAFIA ... 37

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1. INTRODUZIONE

1.1 Attività fisica, alimentazione e integrazione

Un’alimentazione adeguata ed un corretto stile di vita sono fondamentali per mantenere lo stato di salute psicofisico nella popolazione generale; in particolare negli sportivi, amatoriali e professionisti, una alimentazione specifica è utile per soddisfare i particolari bisogni energetici e nutrizionali, contribuendo a promuovere lo stato di salute e, insieme all’allenamento, a raggiungere il massimo rendimento della performance.

L’attività fisica quotidiana, sia di tipo aerobico che anaerobico, è un potente fattore protettivo rispetto al rischio di malattie croniche come cardiopatie, obesità, diabete e osteoporosi. In particolare, l’attività fisica che prevede l’utilizzo di strumenti come pesi è stato dimostrato essere il metodo più efficace per l’incremento e il mantenimento della massa magra e della forza muscolare. (Hass J. Christopher et. al., 2001).

Il pattern alimentare dello sportivo si differenzia da quello di una persona sedentaria, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. (Donati Sandro, 2014). Esistono diversi regimi dietetici utilizzati in ambiente sportivo volti a modificare la composizione corporea, con l’obiettivo di migliorare il tono muscolare e ridurre la percentuale di tessuto adiposo; a questo scopo possono essere utilizzate diverse tipologie di diete:

 Riduzione dell’intake calorico globale, con restrizione più o meno rigida a seconda dei casi, con lo scopo di indurre una più o meno rapida perdita di peso (a seconda del deficit calorico) preservando quanto più possibile la massa muscolare.

 Low-fat diet, si tratta di una dieta ipocalorica sbilanciata, in cui è limitato l’intake giornaliero di lipidi con lo scopo di ridurre la massa grassa.

 Low carbohydrate diet, con riduzione dell’intake di carboidrati, al di sotto del 40% dell’energia totale giornaliera.

 Chetogenica, con forte riduzione dell’intake di carboidrati, massimo di 50g/die o 10% dell’energia totale, apporto proteico di circa 1.2-1.5 g/Kg peso corporeo al giorno e rimanente apporto percentuale in grassi; lo sbilanciamento dei macronutrienti e la conseguente riduzione calorica porta l’organismo in uno stato di chetosi che induce la

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perdita di peso e una riduzione della massa grassa dovuta all’aumento dell’ossidazione lipidica.

 High protein diet, in cui l’apporto giornaliero di proteine è di 1,2-1,6 g/Kg/die o comunque superiore al 25% delle calorie giornaliere, per favorire un aumento della massa muscolare, soprattutto se combinata ad allenamento di pesistica.

 Intermittent fasting o digiuno intermittente, regime dietetico che prevede diversi protocolli alternando fasi di digiuno con fasi di alimentazione. Il più utilizzato, in combinazione con l’allenamento in sala pesi, è la time-restricted feeding 16/8, ovvero 16 ore di digiuno giornaliero e intake alimentare limitato a 8 ore giornaliere.

 Esistono molte varianti dei precedenti regimi dietetici note con nomi commerciali o del brand con cui sono diffusi, come ad esempio: Atkins, Ornish, Zone, Paleo ecc. (Aragon A.Alan et. al., 2017).

Un frequente approccio dietetico attuato dalla popolazione muscolarity-oriented che si prefigge l’obiettivo di aumentare la massa muscolare riducendo al minimo la percentuale di massa grassa è il cosiddetto “bulk and cut”. Questa pratica, generalmente utilizzata per le gare di bodybuilding, prevede periodiche oscillazioni di regimi dietetici diversi volti a scopi differenti. Alla fase di “bulking”, caratterizzata da un surplus calorico fortemente iperproteico, che comporta la crescita muscolare e anche maggiore adiposità, segue una fase di “cutting”, che prevede invece una restrizione calorica giornaliera orientata al “taglio” del tessuto adiposo per mettere in risalto le forme corporee.

Un altro diffuso regime alimentare è il “cheat meal”. In questo caso, all’adozione di diete fortemente restrittive si associa periodicamente un pasto programmato e libero che include tutta una serie di alimenti esclusi dalla propria dieta, tipicamente costituito da cibi fortemente calorici in un volume che può variare dalle 1000 alle 9000 Kcal. Questi pasti possono essere paragonati a veri episodi di binge eating, e l’adozione di questi regimi alimentari può comportare il rischio e l’insorgenza di perdita di controllo soggettiva e l’adozione di comportamenti compensatori come il vomito autoindotto (Lavender M. Jason et. al., 2017).

L’alimentazione nello sport è da tempo oggetto di specifica attenzione da parte della comunità scientifica. Per raggiungere e mantenere i livelli di performance atletica a livello

professionistico, è necessario che l’alimentazione segua delle indicazioni precise per quanto riguarda quantità e qualità degli alimenti in modo tale da sostenere uno stato di salute e non compromettere le prestazioni durante allenamenti e gare.

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In particolare per quanto riguarda l’apporto di carboidrati, indispensabili per fornire energia sia a livello muscolare che a livello di altri organi ed apparati (midollo osseo, sistema nervoso, ecc.) esistono delle linee guida generali che devo essere ottimizzate nell’atleta, tenendo conto delle esigenze energetiche totali, delle esigenze specifiche di allenamento e del feedback delle prestazioni di allenamento. Le linee guida indicano un apporto giornaliero che può variare dai 3 ai 12 g/Kg peso corporeo a seconda del livello di allenamento. Per l’atleta inoltre, sono presenti specifiche indicazioni riguardo al carico adeguato di carboidrati pre- e post gara (ripristino pool di glicogeno). Nel caso di attività fisiche di endurance sono previsti dei target di carboidrati durante l’esercizio (variabili per quantità e tipologie di carboidrati), per mantenere efficienti i livelli di energia.

Rispetto alla quota giornaliera di proteine necessaria per uno sportivo, l’apporto può variare tra 1.2 e 2 g/kg peso corporeo, per sostenere gli adattamenti metabolici, la riparazione ed il rimodellamento cellulare, oltre che per sostenere il tournover proteico ed il mantenimento della massa magra. Il timing dell’assunzione ha un ruolo cruciale e, per ottimizzare la sintesi proteica, le linee guida indicano di assumere un quantitativo variabile tra 0,25 e 0,30 g/Kg peso corporeo di proteine ad alto valore biologico dopo le sessioni di allenamento e ogni 3-5 ore in pasti multipli.

Infine, relativamente all’apporto di grassi negli sportivi, le linee guida raccomandano di limitare il quantitativo di grassi saturi al di sotto del 10% del fabbisogno calorico giornaliero, anche se alcuni atleti tendono a ridurre ulteriormente l’apporto giornaliero totale di lipidi, allo scopo di perdere peso o modificare la composizione corporea. (Travis D. T. et.al., 2016).

Nel 2017 L’International Society of Sports Nutrition (ISSN), ha pubblicato una review relativa al timing e all’assunzione dei macronutrienti con indicazioni specifiche per gli atleti, allo scopo di sostenere i livelli intensivi di allenamento e mantenere le performance atletiche. Le indicazioni includono la pianificazione metodica dell’assunzione di alimenti, cibi integrali, cibi fortificati ed integratori alimentari. Le tempistiche di assunzione dei macronutrienti e l’associazione tra di essi possono migliorare il recupero, la riparazione dei tessuti, aumentare la sintesi proteica muscolare e migliorare le reazioni a seguito delle sedute di allenamento. (Kerksick C. M. et. al., 2017).

Gli integratori alimentari vengono utilizzati per favorire la sintesi proteica, per aumentare la forza, per prevenire infortuni o per migliorare le performance atletiche (Bianco A. et. al., 2011).

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Secondo il Decreto Legislativo 21 maggio 2004 n. 169, in attuazione della direttiva 2002/46/CE del Parlamento e del Consiglio Europei del 10 giugno 2002, per integratori alimentari si intendono « i prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare ma non in via esclusiva aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate. ».

Dati della letteratura indicano che un numero cospicuo di atleti, stimato tra il 40 e l’88% di essi, utilizzi regolarmente supplementi alimentari (Bianco A. et. al., 2011).

In genere, i supplementi vengono commercializzati al fine di sopperire alle eventuali carenze di uno o più nutrienti causate da insufficiente apporto, e ne è scoraggiato l’utilizzo per altri motivi, soprattutto se non consigliato da personale qualificato (Giampietro M. and Gambarara D.,2011).

La scelta dell’uso di integratori è influenzata dall’età degli atleti e dallo sport praticato. I giovani consumano maggiormente supplementi proteici e creatina mentre, con l’aumentare dell’età, cresce la preferenza per l’uso di multivitaminici e integratori di sali minerali. Inoltre, diversi studi rilevano un maggior ricorso a questi prodotti nei soggetti di sesso maschile (Bianco A. et. al., 2011).

I supplementi volti migliorare le performance atletiche ed a modificare la composizione corporea sono oggi facilmente reperibili. Gli atleti risultano esserne i maggiori consumatori, seguiti dalle persone che frequentano regolarmente l’ambiente della palestra, anche se, nella popolazione generale, i soggetti con un livello di attività fisica medio-alto non avrebbero la necessità di un supplemento di nutrienti, oltre quelli assunti con una adeguata alimentazione bilanciata (Goston J. L. and Correia M. I., 2010).

Diverso è il caso per gli atleti professionisti, che dovendo far fronte ad un grande dispendio energetico, oltre alla perdita di sali minerali, vitamine e proteine, possono giovarsi dell’utilizzo di supplementi per compensare le possibili carenze e per non aumentare eccessivamente l’introito calorico (Olivieri M., 2009).

I principali integratori utilizzati in ambito sportivo posso essere suddivisi in:

 Prodotti finalizzati ad integrazione energetica: a base di carboidrati a diversi gradi di polimerizzazione, vitamine del gruppo B e lipidi a scopo energetico.

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 Multivitaminici: integratori comuni, composti principalmente da vitamine, in particolare del gruppo B

 Prodotti con minerali ed elettroliti utili a reintegrare le perdite idro-saline dovute all’eccessiva sudorazione e attività muscolare.

 Prodotti per l’integrazione proteica: fortemente utilizzati nel bodybuilding, possono essere formulazioni in polvere o in barrette, principalmente composte da proteine derivanti dal siero del latte e caseine. (Giampietro M. and Gambarara D.,2011). In particolare, le proteine del siero, sono ricche dell’aminoacido leucina, che è in grado di sostenere l’attività della sintesi proteica miofibrillare (MPS); 20g di proteine del siero del latte dopo un allenamento di pesistica promuovono un ottimo stimolo della MPS e quindi un ottimo supporto per il metabolismo proteico. (Churchward-Venne A. T. et.al., 2012).

 Branched Chain Amino Acid (BCAA): composti dagli aminoacidi leucina, isoleucina e valina preferibilmente in rapporto 2:1:1 (Giampietro M. and Gambarara D.,2011); il loro utilizzo in ambito sportivo prima e dopo l’esercizio fisico può ridurre i danni a carico dei muscoli e sostenere il metabolismo proteico (Shimomura Y., 2004).

 Prodotti a base di Creatina: derivato aminoacidico con funzione di riserva dei fosfati energetici nel muscolo; l’integratore è in grado di aumentare in maniera significativa le concentrazioni muscolari sia di creatina in forma libera che in forma fosforilata, con conseguente aumentata produzione di ATP. Tuttavia, sembra che una quota di popolazione non trascurabile (25-30%) sia “non-responder”.

 L-Carnitina: con caratteristiche simili alle vitamine, a livello muscolare stimola l’ossidazione mitocondriale degli acidi grassi a scopo energetico. Attualmente non ci sono dati che provino eventuali carenze “in vivo” e non si ritiene che l’uso in soggetti sani promuova un aumento di ossidazione dei grassi.

 Stimolanti: non sono veri e propri integratori ma sostanze in grado di stimolare il sistema nervoso come ad esempio caffeina e guaranà (Giampietro M. and Gambarara D.,2011)

L’uso di queste sostanze è in molti casi arbitrario e avviene spesso senza il consulto di personale esperto; inoltre in letteratura non ci sono attualmente studi sufficienti per motivarne l’utilizzo, salvo particolari carenze nutrizionali. Inoltre, a seguito dell’uso incongruo di diversi tipi di integratori, sono riportati danni a carico della funzione renale ed epatica, quali alterazioni della filtrazione glomerulare e colestasi, fino ad alterazioni cardiovascolari in

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soggetti sani. Nonostante l’uso diffuso di integratori e supplementi, anche alla luce dell’alto numero di eventi avversi segnalati, in ambito scientifico non è ancora stato definito un profilo di sicurezza definitivo relativo all’utilizzo di integratori in ambito sportivo (Valeriano Da Silva Walkìria et. al., 2014).

Peraltro, anche per le pressioni sociali relative all’immagine corporea e per la ricerca di performance atletiche sempre migliori, negli ultimi decenni si è ampliato l’uso di integratori, configurando in molti casi un vero e proprio abuso, che ha reso molto sottile la differenza tra integrazione dietetica e doping. Inoltre l’uso incongruo di integratori risulta in molti casi un fattore predisponente all’utilizzo di farmaci e sostanze dopanti illegali, scientificamente riconosciute ad alto rischio per la salute (Olivieri M., 2009).

Nonostante ciò anche l’uso di questi farmaci interessa milioni di persone e si è diffuso sia tra atleti professionisti che amatoriali allo scopo di raggiungere una composizione corporea ideale, migliorare le performance o aumentare la massa muscolare oltre i limiti naturali. I prodotti più utilizzati a riguardo, e banditi dalla World Anti-Doping Agency (WADA), sono gli steroidi Androgeni-Anabolizzanti (AAS) (Haerinejad M.J. et. al., 2016), una famiglia che comprende ormoni maschili come il testosterone, in associazione con altri derivati sintetici. L’abuso di questi farmaci, oltre a creare dipendenza, può avere ripercussioni sullo stato di salute, con conseguenze negative di tipo neuroendocrino e psichiatrico (fino a dipendenza) e danni a carico dell’apparato cardiovascolare, anche fino a morte per arresto da sovraccarico. (Harrison G. Pope Jr. et. al., 2012).

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1.2 Stereotipo di bellezza e livelli di soddisfazione corporea

Molti studi indicano che il grado di insoddisfazione corporea nella popolazione maschile è aumentato significativamente nelle ultime decadi, l’esposizione ai canoni di bellezza orientati alla muscolarità hanno agito negativamente sulla soddisfazione maschile per il proprio corpo (Goldfield S. Gary et.al., 2006). I media, le riviste, internet e social-network promuovono ideali e atletici corpi sia maschili che femminili, pressoché impossibili da raggiungere per la maggior parte della popolazione.

La donna viene rappresentata con un fisico magro, atletico e tonico mentre l’uomo presenta un fisico asciutto ed elevata muscolatura con la così detta forma a “V” (Crambitt Brooke and Pritchard Mary, 2003) caratterizzata da una struttura muscolosa, vita e fianchi stretti e spalle, petto, braccia più voluminose. L’ambiente e le industrie si sono evolute, c’è stato un aumento di prodotti per la bellezza maschile, promossi da modelli attrattivi, ideali e con il famoso “six

pack”. L’avvento del fitness ha portato un vertiginoso aumento di iscrizioni nelle palestre ed

uso di supplementi alimentari facilmente reperibili (Harvey A. Jeffery and Robinosn D. John, 2003).

La pressione socioculturale dettata dai nuovi canoni di bellezza e l’internalizzazione dell’ideale di magrezza/muscolosità ha portato ad un inevitabile confronto con il proprio corpo, riducendo progressivamente la soddisfazione di sé stessi. Uno studio del 2007 effettuato su un campione di studenti universitari negli Stati Uniti, ha mostrato tassi di insoddisfazione per il peso ed il corpo pari al 90% nelle femmine, e al 70% nei maschi (Crambitt Brooke and Pritchard Mary, 2013).

In uno studio australiano, mettendo in relazione i livelli di soddisfazione corporea con il benessere fisico e mentale, è emerso che alti livelli di insoddisfazione corporea erano direttamente associati ad un più basso stato di salute fisica e mentale, e questa correlazione risultava più pronunciata nel sesso maschile rispetto a quello femminile (Griffiths Scott et. al., 2016).

Altri ricercatori hanno sottolineato come nei maschi la preoccupazione per la propria immagine corporea sia fortemente influenzata dall’ideale interiorizzato di muscolosità e dal giudizio del partner. (McCabe P. Marita and McGreevy Shauna, 2010).

In sintesi, per i maschi, le pressioni socio-culturali verso un corpo atletico hanno avuto effetti ambivalenti, potendo rinforzare uno stile di vita sano e una maggiore attenzione al proprio stato di salute, ma favorendo anche, in molti casi, e in soggetti più vulnerabili, comportamenti

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non salutari e l’insorgenza di problematiche psicopatologiche fino a disturbi del comportamento alimentare (Dryer R. et.al., 2016).

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1.3 I Disturbi Alimentari

I DA hanno una storia relativamente recente, alcune segnalazioni in letteratura risalgono alla fine dell’800, ma solo nel 20° secolo si è iniziato a studiare e a comprendere il fenomeno. La prima descrizione dettagliata dei disturbi Alimentari si trova all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali (DSM) nel 1980 (Tsuang T. Ming et.al., 2013) I Disturbi del Comportamento Alimentare, per definizione sono caratterizzati da una persistente alterazione della condotta alimentare e dalla presenza di comportamenti volti al controllo del peso e delle forme corporee, che possono arrecare danno allo stato di salute fisico e condizionare il funzionamento psicosociale. La necessità di controllo estremo sulla propria vita (es: lavoro, scuola, sport…) e l’eccesiva importanza attribuita al peso e alle forme corporee possono tradursi nel controllo dell’alimentazione, sfociando in una restrizione dietetica estrema e/o in comportamenti alimentari incongrui.

Nell’eziopatogenesi dei DA, i fattori che entrano in gioco sono molteplici, sia di origine genetica che ambientale.

I fattori ambientali possono essere suddivisi in precoci e tardivi. Quelli precoci riguardano le prime fasi del neuro-sviluppo e la maturazione dei sistemi di risposta allo stress, mentre per fattori tardivi, si intendono quelle condizioni individuali e/o esperienziali che ne aumentano il rischio di sviluppo. Esempi di questo tipo possono essere: abusi e maltrattamenti in età infantile, stress e traumi, relazioni conflittuali familiari, abuso di sostanze psicoattive, pressioni sociali verso la magrezza, grado di soddisfazione corporea e dieting.

Tra i fattori di vulnerabilità e le caratteristiche di personalità favorevoli allo sviluppo di DA rientrano il perfezionismo, l’impulsività, l’ansia anticipatoria, il disagio interpersonale, le difficoltà nel controllo sulle proprie emozioni, i tratti ossessivi.

Sono note anche delle condizioni che complicano il processo di guarigione ed interagiscono con la malattia. La restrizione dietetica estrema e rigida, insieme all’isolamento sociale, la comparsa di abbuffate e degli atti compensatori, l’eccessiva preoccupazione del peso e forme corporee e i sintomi causati dalla malnutrizione aumentano la necessità di restrizione dietetica e contribuiscono al mantenimento del disturbo alimentare.

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1.3.1 Classificazione

Nel 2013, nella quinta edizione del Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali (DSM 5), sono stati introdotti nuovi criteri per la gravità clinica dei DA (relativi al Body Mass Index e alla frequenza del ricorso a condotte compensatorie) e sono stati ridefiniti tutti i criteri diagnostici, modificandone alcuni rispetto alle precedenti versioni. Ad esempio, la frequenza di condotte compensatorie necessaria per la diagnosi di BN è stata ridotta da due a una volta a settimana, l’amenorrea è stata rimossa dai criteri diagnostici dell’AN (mantenere questo criterio come necessario non avrebbe permesso la diagnosi nei soggetti di sesso maschile, in cui invece l’incidenza di AN è in crescente aumento) (Raevuori et. al., 2014). Infine il BED viene incluso per la prima volta all’interno del Manuale Diagnostico, come disturbo alimentare propriamente detto e con criteri diagnostici specifici. (Quaderni del Ministero della Salute n.17/22, 2013).

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) i Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione comprendono l’anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa (BN), il disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati.

L’anoressia nervosa si caratterizzata per:

 Persistente restrizione calorica

 Intensa paura di prendere peso o di ingrassare, anche in situazione di sottopeso

 Disturbi della propria immagine corporea che influiscono sulla percezione del peso e delle forme del proprio corpo

 Si possono riscontrare due sottotipi: uno restrittivo ed uno con condotte compensatorie

La bulimia nervosa si definisce per:

 Ricorrenti episodi di abbuffate

 L’episodio di abbuffata si caratterizza per: 1) mangiare un alto quantitativo di cibo in un corto periodo di tempo; 2) sensazione di perdita di controllo sul cibo durante l’episodio

 Ricorrenti condotte compensatorie volte ad evitare l’aumento di peso (i.e. vomito, lassativi, diuretici, attività fisica eccessiva)

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Il disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder (BED) è caratterizzato da episodi di abbuffate, non seguite da condotte compensatorie. Le abbuffate o crisi bulimiche sono contraddistinte da due aspetti:

I. Mangiare, in un determinato intervallo di tempo, una quantità di cibo elevata rispetto a quella della maggior parte delle persone nelle medesime condizioni

II. Perdita di controllo durante l’episodio, come ad esempio, la sensazione di non riuscire a smettere di mangiare

Il livello di gravità clinica si identifica in base alla frequenza delle crisi bulimiche (Quaderni del Ministero della Salute n.17/22, 2013). La persona con BED, a causa dell’assenza delle condotte compensatorie, si distingue dagli altri DA per la frequente copresenza di sovrappeso e obesità.

I disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati (EDNOS) presentano caratteristiche cliniche simili all’AN e BN ma non soddisfano i criteri diagnostici necessari per la diagnosi secondo DSM-5 (Quaderni del Ministero della Salute n.17/22, 2013).

I DA comportano una serie di complicanze mediche dovute principalmente allo stato di malnutrizione e alle condotte compensatorie. Presentano una elevata comorbidità psichiatrica, nonché alti tassi di ospedalizzazione e mortalità, che nella maggior parte dei casi è dovuta a suicidio (Stice E. and Shaw E. Heather, 2002).

1.3.2 Epidemiologia

I DA risultano essere preponderanti nella popolazione femminile infatti, in studi condotti su popolazione clinica, il genere maschile rappresenta circa il 10% dei casi di AN, 10-15% dei casi di BN; dati epidemiologici diversi sono quelli emersi all’interno del sottogruppo BED, dove i maschi affetti raggiungono una percentuale tra il 30 e il 40 per cento (Quaderni del Ministero della Salute n.17/22, 2013). Studi recenti hanno evidenziato che sia l’incidenza (n° di nuovi casi di una malattia in un determinato lasso di tempo) che la prevalenza di DA nel genere maschile sono in aumento; il numero di accessi presso centri specializzati nel trattamento di DA è in crescita e i nuovi criteri diagnostici meno gender-specifici permettono una più efficace identificazione (Strother E. et.al., 2012).

La prevalenza lifetime è un indice statistico di studio epidemiologico che serve ad indicare la percentuale di una popolazione che sviluppa una determinata malattia nel corso della sua vita.

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Secondo uno studio del 2008 condotto da National Institut of Mental Health circa un milione di persone appartenenti al genere maschile soffre di un disturbo alimentare; seppur elevato, secondo gli autori, il dato risulterebbe comunque sottostimato (Mancini G. et.al., 2018).

A differenza di AN e BN, maggiormente rilevabili in soggetti di genere femminile, il Disturbo da Alimentazione Incontrollata nel sesso maschile ha una prevalenza sostanzialmente sovrapponibile a quella rilevata nel sesso femminile. (Mitchison D. et. al., 2015).

1.3.3 Differenze di genere nei DA

I Disturbi Alimentari, in relazione anche ai dati epidemiologici sopra citati, sono sempre stati considerati tipici del sesso femminile. Negli ultimi anni è emersa una maggiore attenzione al genere maschile nonché un maggior interesse della comunità scientifica nell’individuare similitudini e/o possibili differenze di genere (Mancini G. et.al., 2018). I DA maschili sono tuttora sotto diagnosticati, scarsamente trattati e poco compresi (Strother E. et.al., 2012). Il tardivo riconoscimento di queste patologie può favorire complicanze mediche anche serie e ad alto rischio di morte (Mancini G. et.al., 2018).

I DA nella popolazione maschile risultano possedere delle peculiarità di genere. Le manifestazioni cliniche tendono a presentarsi in età adolescenziale più tardiva e con una più ampia matrice di comorbidità psichiatrica come ad esempio abuso di sostanze e/o sintomi psicotici (Murray B. S. et. al., 2017).

Nell’AN femminile la restrizione calorica è orientata all’ideale di magrezza, nel genere maschile appare invece orientata, più che sul controllo del peso corporeo, sul modellamneto delle forme corporee, con la riduzione della massa grassa e soprattutto l’aumento della muscolosità, per il raggiungimento del corpo mascolino ideale caratterizzato dalla cosiddetta forma a “V” (Murray B. S. et. al., 2017).

Sul piano clinico anche la Bulimia Nervosa nel genere maschile presenta alcune caratteristiche simili a quelle rilevabili nel genere femminile e altre differenti. L’abbuffata infatti è più spesso orientata verso cibi ad alto contenuto proteico e con elevata percentuale di grassi. Le più frequenti condotte compensatorie sono di tipo non-purging come estrema restrizione calorica o intenso esercizio fisico (Murray B. S. et. al., 2017).

Un altro aspetto rilevante nel genere maschile è la storia del peso, è emerso infatti, in diversi studi, che i soggetti maschi che sviluppano un DA presentino più frequentemente un passato

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di sovrappeso o obesità, e il rischio di sviluppo della malattia sale ulteriormente in presenza di obesità in età infantile (Andersen E. Arnold,1999).

Il perfezionismo risulta essere un tratto psicologico predominante nei soggetti affetti da DA in quanto capace di promuovere una incessante ricerca di forma del corpo ideale. Tra i vari tratti psicologici tipici dei DA, il perfezionismo è l’unico che presenta una differenza di genere. Nella popolazione maschile, il perfezionismo tende ad essere direttamente correlato con la restrizione alimentare e il digiuno tipico dell’AN, mentre per il genere femminile elevati livelli di perfezionismo promuovono allo stesso modo sia il digiuno, che le condotte compensatorie tipiche della BN (Mancini G. et.al., 2018).

In letteratura alcuni studi, peraltro non recenti, indicano la possibilità di una correlazione tra DA e orientamento sessuale. A fronte di una prevalenza dell’omosessualità stimata del 3-5% nella popolazione generale, la prevalenza di DA in soggetti omosessuali risulta essere di circa il 20%. (Jeffrey A. Harvey et. al., 2003). E’possibile che adolescenti omosessuali presentino una maggiore insoddisfazione corporea e un’immagine negativa di sé, fattori predisponenti per lo sviluppo di un disturbo alimentare (Mancini G. et.al., 2018). Un altro fattore rilevante potrebbe essere il disagio e lo stigma sociale nei loro confronti (es. le prese in giro per la presunta mancanza di mascolinità) che potrebbero motivare la spinta al controllo su peso e forme corporee per confermare a sé stessi e agli altri la propria identità maschile (Duggan S.

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1.4 Ruolo dell’immagine corporea nei DA

L’ immagine corporea venne descritta per la prima volta da Shilder nel 1953 definendola come “ l’immagine del corpo che formiamo nella nostra mente, cioè il modo in cui il corpo appare a noi stessi”. L’immagine corporea quindi è la rappresentazione soggettiva che ogni persona ha delle proprie dimensioni e forme corporee. Nella formazione dell’immagine mentale cooperano pensieri e sentimenti relativi alle varie parti che costituiscono il corpo (Slade P. D., 1994).

L’immagine corporea può essere suddivisa in quattro diverse componenti:

 Percettiva, ovvero come la persona vede le forme del proprio corpo

 Attitudinale, rappresenta la parte cognitiva (cosa pensa la persona del proprio corpo)  Affettiva, i sentimenti che presenta la persona sul proprio corpo e sulle proprie forme  Comportamentale, come ad esempio la dieta e l’attività fisica

Comprendendo le varie componenti, si capisce che l’immagine del proprio corpo rappresenta la persona nell’interezza (Nerini A. et. al., 2009).

La costruzione dell’immagine corporea inizia a formarsi precocemente a partire dai due anni di età, fortemente influenzata dalle esperienze percettive, emotivo-psicologiche e sociali. Nell’adolescente, l’immagine fisica di sé viene percepita come la propria identità (Siciliani O.

et. al., 2007).

Per disturbo dell’immagine corporea o body image disturbance (BID) si intende una distorsione dell’immagine di sé, che coinvolge entrambi le componenti percettive e attitudinali. La distorsione della componente attitudinale, ovvero dei pensieri e delle sensazioni che prova la persona riguardo alla forma e taglia di una o più parti del corpo è definita insoddisfazione corporea o body dissatisfaction (BD). In letteratura numerosi studi indicano che le componenti lavorano in maniera distinta promuovendo stati patologici differenti ma, nei soggetti con disturbo alimentare, si riscontrano alterazioni sia percettive che attitudinali (Gardner M. Rick and Brown L. Dana, 2011).

Le distorsioni dell’immagine corporea giocano un ruolo cruciale in tutti i DA, rappresentando simultaneamente sia fattore di rischio che di mantenimento della patologia. Più precisamente, nella popolazione maschile, l’insoddisfazione corporea, risulta avere una forte correlazione con il disturbo da dismorfismo muscolare (vigoressia) e altri comportamenti avversi allo stato di salute della persona come ad esempio dipendenza dall’esercizio fisico ed uso/abuso sia di

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supplementi alimentari che di farmaci anabolizzanti (McCabe P. Marita and Ricciardelli A. Lina, 2004).

Nel 1993 venne per la prima volta descritta una nuova sindrome chiamata “reverse anorexia”, successivamente chiamata disturbo da dismorfismo muscolare o vigoressia (Longobardi Claudio et. al., 2017). In uno studio su un campione di soggetti maschili che praticavano bodybuilding venne osservata questa nuova patologia. I soggetti clinici percepivano il loro corpo come piccolo e debole, mentre oggettivamente risultavano essere grossi e muscolosi (Pope G. Harrison et. al., 1997). Ecco il perché fu chiamata in primo luogo reverese anorexia. Questa sindrome presenta caratteristiche identificative inverse rispetto all’ AN tradizionale; oltre alla visione distorta della propria immagine corporea, i soggetti presentano isolamento sociale a causa del senso di inadeguatezza, si coprono con vestiti pesanti anche d’estate per paura di essere percepiti come piccoli ed attuano dieting estremo volto all’aumento della massa muscolare (Murray B. Stuart et. al., 2010). La dieta si presenta generalmente iperproteica e ipolipidica, con uso di supplementi nutrizionali (come proteine in polvere e BCAA). Il piano dietetico è frequentemente autosomministrato (Contesini Nadir et. al., 2013).

L’uomo affetto da vigoressia pratica ossessivamente l’esercizio fisico ed il sollevamento pesi (Murray B. Stuart et. al., 2010). Si crea una vera e propria dipendenza, caratterizzata dall’incapacità di astenersi dall’esercizio, influenzando la vita e salute personale, sociale e professionale. Possono presentarsi anche sintomi da astinenza psicologica come aumento dello stato ansioso, disturbi del sonno, irrequietezza e tensione sessuale (Marquez A. et.al., 2018).

Inoltre, esiste una forte associazione tra questo disturbo e l’abuso di steroidi anabolizzanti, l’uso di questi farmaci sembra, per alcuni autori, poter essere un vero e proprio criterio diagnostico piuttosto che solo un fattore di rischio (Murray B. Stuart et. al., 2010).

Attualmente, il disturbo da dismorfismo muscolare è classificato nel DSM-5 come sottotipo dei disturbi del dismorfismo corporeo; la nosologia però, risulta essere ancora fortemente in discussione poiché alcuni tratti caratteristici della malattia sono sovrapponibili a quelli tipici dei DA e del disturbo ossessivo-compulsivo (Murray B. Stuart et. al.,2017).

La letteratura internazionale evidenzia una maggiore prevalenza di questa patologia nel sesso maschile rispetto a quello femminile e una maggiore prevalenza nei soggetti che praticano

bodybuilding. Le ricerche, seppur recenti e ancora poco numerose, stimerebbero che il 10%

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più comune della dismorfia muscolare si attesta intorno ai 19 anni (Murray B. Stuart et.

al.,2010).

In uno studio recentemente condotto in Italia su un campione di 147 uomini che praticano bodybuilding il 25% dei praticanti presentava un elevato rischio per questa patologia (Longobardi Claudio et. al., 2017).

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2. SCOPO DEL LAVORO

La Tesi descrive i risultati di una indagine relativa alle abitudini alimentari, la dieta, l’uso di integratori alimentari e l’attività fisica, in un campione di soggetti di sesso maschile praticanti di palestra sportiva e discipline inerenti all’ambito fitness. Inoltre, attraverso l’uso di un test psicometrico validato scientificamente che misura il grado di soddisfazione per il proprio corpo, si è rilevato in che modo la pratica del fitness possa condizionare l’immagine corporea, elemento determinante anche per lo sviluppo di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).

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3. MATERIALI e METODI

3.1 Campione

76 volontari maschi sono stati reclutati per questo studio. Il reclutamento è stato effettuato presso due palestre, una sala pesi tradizionale ed una specializzata in CrossFit. Sei

partecipanti sono stati esclusi dallo studio per non aver compilato correttamente il

questionario. Il campione finale è composto quindi da 70 maschi adulti eterosessuali, di cui solo uno di cittadinanza straniera. La fascia d’età più rappresentata è 18-24 anni (54.3%) ed il campione è composto principalmente da studenti (65,7%).

3.2 Questionario

Il questionario somministrato ai partecipanti è stato costruito ad hoc, in base agli obiettivi dello studio. È stato suddiviso in sei sezioni di interesse, includendo un test validato scientificamente, che misura il grado di soddisfazione corporea maschile.

Prima della compilazione del questionario, ai partecipati è stato richiesto di leggere e firmare un documento informativo per la tutela della privacy e per assicurare l’anonimato dei dati sensibili (Appendice A).

Il questionario è stato suddiviso nel seguente modo:

 Sezione 1: Dati anagrafici.

Composta da una serie di domande generali come ad esempio: fascia d’età, cittadinanza, titolo di studio.

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Di ogni partecipante sono stati rilevati i seguenti dati antropometrici: peso, altezza,

circonferenza vita e fianchi, %di massa grassa, % di massa magra e % di acqua corporea. Per la misurazione dell’altezza e delle circonferenze è stato utilizzato un comune metro da sarta, mentre per la rilevazione del peso e la stima della composizione corporea è stata utilizzata una bilancia impedenziometrica (Beurer BF LE 2013). I dati antropometrici sono stati raccolti prima dell’allenamento.

 Sezione 3: Attività fisica in palestra.

E’ composta da una serie di domande per indagare la tipologia di attività fisica, la frequenza di allenamento e l’eventuale ricorso a un personal trainer.

 Sezione 4: Clinica.

Comprende le domande volte ad indagare la presenza di malattie, di allergie e/o intolleranze alimentari ed eventuali terapie farmacologiche in corso.

 Sezione 5: Alimentazione e Integrazione.

La sezione 5 raccoglie le domande volte ad indagare le abitudini alimentari l’eventuale uso di integratori; inoltre, in caso di risposta affermativa sull’uso di un piano dietetico strutturato e/o di integratori, vengono raccolte informazioni sulle caratteristiche della dieta e del piano di integrazione.

 Sezione 6: Revised Male Body Attitude Scale (MBAS-R).

Si riporta in appendice il questionario completo (Appendice B)

3.3 Revised Male Body Attitude Scale (MBAS-R)

La versione originale (MBAS), creata da Tylka et al. nel 2005, ha lo scopo di valutare l’insoddisfazione corporea misurando l’attitudine di un soggetto maschile in relazione al grado di muscolosità, grasso corporeo ed altezza. La revisione del test, denominata MBAS-R (Ryan A.T. et al. 2011), presenta una serie di modifiche che ne hanno perfezionato l’utilizzo: 1) i termini contenuti negli item sono stati semplificati e corretti 2) sono state aggiunte due item relativi all’altezza 3) la scala di frequenza delle risposte è stata ridotta da sei a cinque.

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Nel presente lavoro, per la valutazione del grado di soddisfazione corporea maschile nel campione studiato, è stato utilizzato il test psicometrico Revised Male Body Attitude Scale, composto da 31- items, suddivisi in: 16 items generici, 7 riferiti alla muscolosità (MUS), 5 riferiti al grasso corporeo (BF) e 3 riferiti all’altezza (HT). Gli items riguardano vari costrutti, in particolare come le persone possano pensare, sentirsi e comportarsi in relazione al proprio aspetto fisico. Il test si compila inserendo per ogni item il numero corrispondente ad una scala di frequenza crescente che va da 1 a 5, dove 1 corrisponde a “mai” e 5 corrisponde a

“sempre”. La somma dei valori di tutti gli item restituisce un valore numerico corrispondente al grado di soddisfazione corporea, lo score piò variare da un minimo di 31 punti ad un massimo di 155. Più alto è lo score finale del test maggiore è l’insoddisfazione verso il proprio corpo.

Anche le scale interne sono valutate allo stesso modo, alti score indicano una maggiore insoddisfazione verso la dimensione specifica: la scala relativa alla muscolosità (punteggio totale compreso tra 7 e 35); la scala relativa al grasso corporeo (punteggio totale compreso tra 5 e 25); la scala relativa all’altezza (punteggio totale compreso tra 3 e 15).

Perchè il risultato sia direttamente proporzionale all’insoddisfazione corporea, alcuni item (item 4;19; 20; 21; 22), vengono valutati con una scala di frequenza invertita che va da 1 a 5, dove 1 corrisponde a “sempre” e 5 corrisponde a “mai” (Appendice C).

3.4 Data-Base ed elaborazione dati

Per la costruzione del Data-Base e la successiva elaborazione statistica dei dati, è stato utilizzato il foglio di lavoro di Microsoft Excel.

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4. RISULTATI

4.1 Dati anagrafici

Il campione è costituito da n =70 partecipanti maschi (su un totale di 76 soggetti reclutati di cui 6 esclusi), quasi tutti di cittadinanza italiana (97.10%), studenti o lavoratori, con predominanza di studenti (65,7%). Del campione non fanno parte soggetti minorenni e la fascia d’età più rappresentata è quella da 18 a 24 anni (54,3%).

(Appendice D, Tabella N°1).

4.2 Dati antropometrici

Sia per il peso che per l’altezza non ci sono differenze significative tra i dati riferiti e quelli misurati. Il peso medio misurato è di 79.9 Kg (media riferito: 80,8 Kg), mentre l’altezza

media risulta essere di 179 centimetri (media riferito: 180 cm), con BMI medio di 25,2 Kg/m2. Le medie della circonferenza vita e dei fianchi misurate sono rispettivamente 86.9 cm e 102.1 cm, con un rapporto W/H di 0.85. Nell’intero campione la media della composizione corporea rilevata è la seguente: 21.2% BF; 78.8% FFM; 58,1% TBW.

(Appendice E, Tabella N°2).

4.3 Attività fisica

La maggior parte dei soggetti (68.6%) supera l’anno di attività, con frequenze di allenamento settimanale molto alte (media superiore alle 6 ore settimanali). Il 17,1% dei partecipanti supera le 10 ore di allenamento settimanali.

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Nel campione i soggetti prediligono gli abbonamenti trimestrali (42,9%) e annuali (40%). La tipologia di allenamento più seguita è il CrossFit (46.7%), seguita dall’allenamento in sala pesi (33.3%), (Fig. 4.1.).

Fig. 4.1

Per quasi un terzo del campione (30,0%), l’obiettivo dichiarato dell’allenamento in palestra è quello di migliorare il proprio stato di salute, ma oltre il 70% dichiara di avere più di un obiettivo. Il 54,3% dei soggetti non è seguito da un Personal-Trainer. (Tabella N°3: Attività fisica). 33,3% 2,2% 46,7% 4,4% 8,9% 4,4% 25,7% 0,0% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0% 35,0% 40,0% 45,0% 50,0%

sala pesi bodybuilding crossfit calisthenics powerlifting corso di potenziamento

fisico

Più tipologie di allenamento

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Tabella N°3: Attività fisica

Numerosità campione: 70 3.1 Da quanto tempo vai in palestra? Media 3 anni e 8 mesi 3.4 Frequenza di allenamento (ore/sett) Media 6 ore e 42 minuti Max 23 anni Max 18 ore

Min 1 mese Min 3 ore

Da meno di 1 anno

31,4% >=6 ore settimana 51%

Da 1 a 10 anni 62,9%

Sopra i 10 anni 5,7% 3.5 obiettivo

dell'allenament o Migliorare lo stato di salute 30,0% Aumentare la massa muscolare 27,1% 3.2 Tipologia di abbonament o Mensile 5,7% Tonificare/dimagrire 20,0%

Trimestrale 42,9% Preparazione atletica 15,7%

Semestrale 8,6% Riabilitazione motoria 0,0% Annuale 40,0% Altro 7,1% No abbonamento 2,9% Più di un obietti vo 71,4% Totale 100% 3.6 Sei seguito da un personal-trainer? Sì 28,6% 3.3 tipologia di allenamento

Sala pesi 33,3% Sì, solo scheda iniziale 17,1%

Bodybuilding 2,2% No 54,3% CrossFit 46,7% Totale 100,0% Calisthenics 4,4% Powerlifting 8,9% Corso di potenziamento fisico 4,4% Più tipologie di allenamento 25,7%

4.4 Dati clinici

Il 97% dei volontari non presenta alcuna patologia; nel 26% dei soggetti si rileva familiarità per alcune patologie (diabete, ipercolesterolemia, dislipidemia e ipertensione). Il 37% ha subito interventi chirurgici. Per la quasi totalità del campione (97%) risultano essere assenti allergie e/o intolleranze alimentari. (Appendice F, Tabella N°4).

4.5 Alimentazione e integrazione

La totalità del campione dichiara di seguire uno stile alimentare onnivoro; la maggior parte effettua 3 pasti al giorno (37,1%).(Fig. 4.2)

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24

Fig. 4.2

Circa la metà dei soggetti che hanno utilizzato o utilizzano attualmente un piano dietetico strutturato ha fatto ricorso a professionisti del settore per la formulazione di un piano dietetico personalizzato (Appendice G, Tabella N°5), e attualmente 24 soggetti dichiarano di seguire un piano dietetico strutturato.

(Tabella N°5.1: Caratteristiche piani dietetici).

Di essi la maggior parte riferisce di seguire una dieta equilibrato (75%), ma si rilevano anche tipologie più particolari di regime alimentare come dieta di esclusione (8%) e digiuno intermittente (17%). Per quanto riguarda l’intake calorico, solo pochi seguono una dieta ipocalorica (8%), mentre i restanti seguono una dieta normocalorica (50%) o ipercalorica (42%). 6% 37% 23% 28% 6%

Frequenza N° pasti giornalieri

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Tabella N°5.1: Caratteristiche piani dietetici

5.4 Segui attualmente un piano dietetico? Se "Sì"

Numerosità campione: 24 5.4.1 chi ha stilato il piano dietetico? Medico 0% 5.4.2 Da quanto tempo segui il piano dietetico? Media 1 anno e 1 settimana

Dietista/Nutrizionista 58% Max 3 anni

Personal-trainer 0% Min 1 settimana

Autoprescsgritto 42% Altro 0% 5.4.4 Che regime calorico presenta il piano dietetico? Ipercalorico 42% Normocalorico 50% 5.4.3 Quale tipologia di piano dietetico stai seguendo? Equilibrato 75% Ipocalorico 8% Iperproteico 8% Non so 0% Di esclusione/per intolleranze 0% Ciclico 0% 5.4.5 Obiettivo del piano dietetico Perdita di peso 21,4% Digiuno intermittente 17% Aumento di peso 7,1% Chetogenico 0% Aumento di massa muscolare 42,9% Non So 0% Educazione alimentare 21,4% Altro 0% Performace 7,1%

Lo scopo principale del ricorso a un piano dietetico strutturato risulta essere quello di aumentare della massa muscolare (42.9%). (Fig. 4.3).

Fig 4.3

0,0% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0% 35,0% 40,0% 45,0% 50,0%

Perdita di peso Aumento di peso Aumento di massa muscolare Educazione alimentare Performace

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26

Per quanto riguarda l’integrazione, quasi la metà dei partecipanti (45.7%) ha fatto in passato uso di integratori alimentari, e attualmente oltre un terzo dei soggetti (37.1%) dichiara di seguire un piano di integrazione (Tabella N°5.2: Caratteristiche integrazione ), oltre il 60% utilizza gli integratori alimentari senza essersi rivolto ad un professionista ed il 77% integra la propria dieta da oltre un anno.

Sezione 5.2: Caratteristiche integrazione

5.6 Attualmente fai uso di integratori alimentari? Se "Sì"

Numerosità campione: 26 5.6.1 Chi ha stilato il piano di integrazione? Medico 0% 5.6.4 Che tipologia di integratori assumi? (frequenza d’ uso) Proteine 77% Dietista/Nutrizionista 31% BCAA 69% Personal-trainer 8% Carnitina 0% Auto-prescritto 62% Creatina 31% Omega-3 31% 5.6.2 Da quanto tempo stai utilizzando il piano di integrazione?

da meno di 1 anno 23% Stimolanti 23%

da più di 1 anno 77% Multivitaminici 31%

Sali minerali 31% 5.6.3 Quanti integratori assumi al giorno? 1 ->2 69% Pasto sostitutivo 8% 3 ->5 31% Maltodestrine 8% >5 0%

Nel campione le categorie di integratori più utilizzate risultano essere le proteine per il 77% e gli aminoacidi ramificati (BCAA) per il 69%. (Fig. 4.4).

Fig 4.4 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 77% 69% 31% 31% 31% 31% 23% 8% 8%

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Coloro che fanno uso di integratori alimentari segue principalmente attività di CrossFit (68,75%) e sala pesi (25%). Per questi soggetti la media di ore di allenamento settimanale è più alta (8 ore/sett) rispetto a coloro che non fanno uso di integratori (6 ore/sett). Il numero di pasti giornalieri risulta inferiore nei soggetti che non effettuano integrazione (3,6 pasti/die) rispetto a coloro che invece ne fanno uso (4,5 pasti/die). Inoltre, nel gruppo che utilizza integratori si riscontra un maggior numero di soggetti che segue una dieta strutturata (46,2%) rispetto al gruppo di soggetti che non fanno uso di integratori (27,3%). (Tabella N°6).

Nessuno dei soggetti del campione dichiara di usare farmaci anabolizzanti.

Tabella N°6

Sì integratori alimentari (n: 26) No integratori alimentari (n: 44) Tipologia di attività fisica svolta Sala pesi 25% Sala pesi 37,93% Bodybuilding 0% BodyBuilding 3,45% CrossFit 68,75% CrossFit 34,48% Calisthenics 0% Calisthenics 3,45% Powerlifting 6,25% Powerlifting 10,34%

Corso di potenziamento fisico

0%

Corso di potenziamento Fisico

3,45% Altro 0% Altro (Corsa) 6,90% Ore di allenamento settimanale medio [SD]

7 ore e 54 minuti [4,64] 6 ore [2,76]

N° pasti al giorno medio [SD]

4,5 [0,51] 3,6 [0,85]

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4.6 Revised Male Body Attitude Scale (MBAS-R)

Al test psicometrico MBAS-R si è rilevato un punteggio medio pari a 61.1 (max: 95; min: 37). Le scale interne del test hanno generato i seguenti punteggi medi: Sottoscala muscolosità 15.2; Sottoscala grasso corporeo 8.7; sottoscala altezza 5.4. (Tabella N°6: Test MBAS-R).

Tabella N°6: Test MBAS-R

Numerosità campione: 70

Media SD Max Min

Punteggio totale MBAS-R (min: 31, max:155) 61,1 13,3 95 37

Punteggio sottoscala muscolosità di MBAS-R (min:7, max:35) 15,2 4,67 26 7

Punteggio sottoscala grasso corporeo di MBAS-R (min:5, max:25)

8,7 4,23 20 5

Punteggio sottoscala altezza di MBAS-R (min:3, max:15) 5,4 3,12 14 3

Nell’intero campione, rispetto ai singoli item del test MBAS-R, la minore soddisfazione risulta essere per la definizione degli addominali e per la presenza di grasso corporeo; l’item N° 4 “Mi sento soddisfatto della definizione dei miei muscoli addominali” è quello che in media ha riscontrato un punteggio maggiore (3,57 su 5), seguito dall’item N°21 “Mi sento soddisfatto del mio grasso corporeo (2,97 su 5)”.

Peraltro, nell’intero campione, la maggiore soddisfazione riguarda comunque la muscolosità e l’altezza; infatti l’item che ha ricevuto in media il punteggio più basso (1,17 su 5), risulta essere il N° 28 “Guardarmi allo specchio mi fa sentire male a causa della mia muscolosità” seguito dal N°30 “Guardarmi allo specchio mi fa sentire male a causa della mia altezza” (1.20 su 5). (Fig. 4.5).

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29 Fig. 4.5 2,20 2,37 2,54 3,57 2,17 2,37 1,63 1,97 2,40 1,29 1,60 1,46 2,092,11 1,51 2,14 2,03 2,37 2,772,77 2,97 2,032,00 1,401,46 1,261,26 1,17 1,40 1,20 1,57 0,00 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00 3,50 4,00

Item N°1 Item N°2 Item N°3 Item N°4 Item N°5 Item N°6 Item N°7 Item N°8 Item N°9 Item N°1

0 Item N°1 1 Item N°1 2 Item N°1 3 Item N°1 4 Item N°1 5 Item N°1 6 Item N°1 7 Item N°1 8 Item N°1 9 Item N°2 0 Item N°2 1 Item N°2 2 Item N°2 3 Item N°2 4 Item N°2 5 Item N°2 6 Item N°2 7 Item N°2 8 Item N°2 9 Item N°3 0 Item N°3 1 M ed ia va lore sin golo i tem

N° item test MBAS-R

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5. DISCUSSIONE

Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse della comunità scientifica riguardo all’alimentazione nello sport, così come la ricerca relativa alle migliori strategie per supportare la performance atletica nelle diverse discipline sportive. Inoltre, la sempre maggiore pressione socioculturale verso un ideale estetico che privilegia magrezza e, soprattutto, muscolosità nel maschio, spinge a modificare e modellare le proprie forme corporee, talora anche in maniera innaturale (Crambitt Brooke and Pritchard Mary, 2013). La spinta e la ricerca pressanti di aderire a questi modelli corporei idealizzati può anche favorire, in soggetti predisposti, una elevata insoddisfazione corporea, fattore di rischio primario per lo sviluppo di un Disturbo alimentare (Dryer R. et.al., 2016).

Nel campione studiato non si rileva dispercezione corporea, i dati antropometrici rilevati corrispondono infatti ai dati riferiti, a conferma di una buona conoscenza delle proprie misure e di un frequente check del peso corporeo da parte dei soggetti partecipanti allo studio.

Nel campione studiato, i dati sulle abitudini alimentari risultano essere coerenti con i dati noti a riguardo. Il numero di pasti giornalieri aumenta all’aumentare delle ore settimanali di allenamento e solo un terzo dei partecipanti (34.3%) distribuisce la propria alimentazione in 5 o più pasti giornalieri come indicato dalle linee guida.

Il ricorso a professionisti del settore per la formulazione di un regime alimentare personalizzato si rileva solo in circa metà dei soggetti che hanno utilizzato o utilizzano attualmente un piano dietetico strutturato. L’alto numero di casi di diete “fai da te” pone un problema attuale, anche alla luce della facilità di reperire sul web indicazioni dietetiche “pronte all’uso”. Occorre infatti tener conto che, specie per chi pratica sport, le richieste energetiche e la loro distribuzione giornaliera devono essere attentamente valutate da un professionista, al fine di garantire e/o mantenere la crescita e lo sviluppo del corpo, far fronte al volume di allenamenti settimanali, ridurre il rischio di malattie ed infortuni, favorire la

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performance atletica (Travis D. T. et.al., 2016); inoltre, occorre porre specifica attenzione a genere, età, massa corporea, altezza e fabbisogni della persona interessata (Manore M.M., Thompson J.L, 2015). Ricorrere ad una dieta “fai-da-te” può portare a sovrastimare o sottostimare i fabbisogni nutrizionali, esponendo chi ne usufruisce ad errate modificazioni della composizione corporea e alla compromissione della salute e delle performance atletiche. (Capling L et.al., 2017).

Nel campione studiato l’alta percentuale di scelte “fai da te” si rileva anche riguardo al consumo di integratori.

Circa il 45.7% dei partecipanti dichiara di aver utilizzato integratori alimentari in passato ed attualmente 26 soggetti (37.1%) fanno uso regolare di integratori alimentari; questo dato risulta inferiore rispetto a quanto riportato da alcuni studi in letteratura (Morrison L.J. et.al., 2004; Goston J. L. and Toulson Davisson Correia M. I., 2010; Sousa M. et.al., 2016; Attlee A. et.al., 2018), ma appare in accordo con altri, come, ad esempio, uno studio italiano del 2014 in cui si riscontra una prevalenza di uso di supplementi nutrizionali compreso tra 28.8% e il 40.6% a seconda delle classi di età. (Tavani A. et.al., 2014).

E’ da sottolineare che oltre la metà dei soggetti che fanno uso di integratori (62%) integrano la propria dieta senza consultazione di un professionista del settore.

Nel campione studiato si rileva che i soggetti che autogestiscono l’integrazione utilizzano più tipologie di integratori diversi (media: 3.5 diversi integratori) rispetto a chi consulta un dietista o nutrizionista (media: 2.3 diversi integratori). Le informazioni in merito alla decisione di assumere integratori e riguardo alla scelta del tipo di integratori possono essere ricavate dal web e dal “passaparola” con frequentatori della stessa palestra (Malinauskas B.M. et.al., 2007), senza una corretta valutazione preliminare.

Nel campione studiato la maggior parte dei soggetti che fa uso di integratori (77%) integra la propria dieta da oltre un anno assumendo da 1 a 5 supplementi al giorno.

Dall’indagine si rileva l’utilizzo di nove tipologie diverse di integratori, i più frequenti risultano essere supplementi proteici (77%) e aminoacidi ramificati BCAA (69%), in accordo con i dati di letteratura che indicano questo tipo di integratori come i più utilizzati da soggetti di genere maschile che frequentano le palestre (Goston J. L. and Toulson Davisson Correia M. I., 2010; Saeedi P. et.al., 2013; Bianco A. et.al., 2014) e come quelli in teoria maggiormente sicuri (Kerksick M. C. et.al., 2018).

Questi dati, in accordo con altri studi in letteratura (Goston J. L. and Toulson Davisson Correia M. I., 2010), sembrano indicare un diffuso ricorso agli integratori, di facile

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accessibilità, e anche una scarsa conoscenza sia sulla loro reale efficacia (Kerksick M. C.

et.al., 2018) che sui possibili rischi derivanti dall’uso incongruo dei supplementi (Pipe A. and

Ayotte C., 2002; Maughan J. R. et.al., 2007; Valeriano da Silva W. et.al., 2014; Della Guardia L. et.al., 2015; Deldicque L and Francaux M, 2016).

Nel campione studiato la maggior parte dei soggetti a dieta dichiara di seguire un piano dietetico equilibrato; i soggetti che seguono diete più specifiche, come quella iperproteica ed il digiuno intermittente, dichiarano di essere seguiti da professionisti del settore.

I soggetti che seguono una dieta riferiscono molteplici motivi riguardo alla scelta di ricorrere a un piano alimentare strutturato; tra le motivazioni spicca il desiderio di aumentare la massa muscolare (42.9%), a seguire vengono indicati come obiettivi la perdita di peso corporeo e una migliore educazione alimentare (entrambi al 21.4%).

Valutando i dati relativi all’intake calorico giornaliero e gli obiettivi dei partecipanti si possono riscontrare delle incoerenze. A fronte del 21.4% dei soggetti che desidera perdere peso e del 7% di soggetti che vuole aumentare la propria massa corporea, ci potremmo aspettare una corrispondenza anche rispetto al regime calorico adottato (ipercalorico per aumento di peso ed ipocalorico per la diminuzione dello stesso). Nel gruppo dei soggetti a dieta ritroviamo invece che la metà segue un regime normocalorico, il 42% ipercalorico e solo l’8% ipocalorico. Inoltre, a fronte del desiderio di voler aumentare la massa muscolare, riportato da molti soggetti nel campione, solo due soggetti seguono una dieta iperproteica, che sarebbe in realtà più indicata per l’obiettivo dichiarato (Aragon A. A. et.al, 2017).

Analizzando le stime di composizione corporea, si rileva che il valore medio di percentuale di grasso corporeo (% BF: 21.2) è risultato superiore agli standard dei valori normali (16-19%) per l’uomo. Il dato riscontrato non appare affidabile poiché per stimare la composizione corporea è stata utilizzata una bilancia impedenziometrica commerciale, in dotazione alle palestre, che può non essere adeguatamente tarata alle condizioni standard di rilevazione. Nel campione, infatti, dati differenti si sono rilevati per i valori di circonferenza vita e fianchi, rapporto medio vita/fianchi medio: 0.85 (vn < 0.95), media circonferenza vita :86.9 cm (vn < 102 cm), che risultano ben al di sotto dei valori di cut-off (Lear S.A. et.al. 2010), a confermare una sovrastima della percentuale di massa magra rilevata con gli strumenti non professionali in dotazione nelle palestre. Elemento quest’ultimo che può favorire una errata percezione delle proprie forme corporee e spingere ad una maggiore restrizione dietetica e/o a maggiore attività fisica.

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Altro dato rilevante riguarda il rapporto con il corpo e la forma fisica. La maggior parte dei partecipanti allo studio dichiara di praticare attività fisica per migliorare il proprio stato di salute (60,0%). Inoltre, la media rilevata del total score al test MBAS-R è relativamente bassa (mean score=61.1), inferiore alla metà del punteggio massimo previsto dal test, sembra indicare un buon livello di soddisfazione corporea tra i partecipanti allo studio effettivamente in accordo con i dati antropometrici rilevati.

A fronte di ciò, e nonostante l’ottima forma fisica rilevata tra i partecipanti allo studio, il livello di maggiore insoddisfazione al test MBAS-R, nell’intero campione, riguarda comunque la muscolosità e la definizione della muscolatura addominale. (Fig. 5.1) e in oltre la metà dei partecipanti (54,3%) si riscontra un significativo desiderio di voler aumentare la propria massa muscolare.

Questi dati, in accordo con diversi studi, evidenziano come nella popolazione maschile che frequenta palestre sia presente un focus d’interesse primario centrato sul grado di muscolosità corporea, rispetto al quale l’aspetto estetico per sé appare d’importanza secondaria.

(Pickett C.T. et.al., 2005; Blashill J. A., 2011; Cramblitt B. and Pritchard M., 2013; Schneider C. et.al., 2016).

Fig 5.1

% score rispetto alla scala interna relativa alla muscolosità (media: 15,2

punti su 35)

% score rispetto alla scala interna relativa al grasso corporeo (media:

8,7 punti su 25) % score rispetto alla scala interna relativa

all'altezza (media: 5,4 punti su 15) 0,0% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0% 35,0% 40,0% 45,0%

Orientamento dei livelli di insoddisfazione: confronto

scale interne MBAS-R

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Nel presente studio il dato sopra riportato è a maggior ragione giustificato alla luce del tipo di attività fisica prevalentemente praticata dai soggetti componenti il campione; infatti quasi la metà di essi (46.7%) pratica il CrossFit, disciplina primariamente centrata sulla performance atletica.

Questa caratteristica del campione studiato può spiegare anche un altro dato che emerge confrontando le abitudini alimentari con gli score del test psicometrico (Fig. 5.2).

Infatti, i livelli di insoddisfazione corporea risultano maggiori nel gruppo di soggetti che non usano integratori (MBAS-R score: 64,26) rispetto al gruppo di coloro che ne fanno uso (MBAS-R score: 55,00); allo stesso modo il gruppo di soggetti che non seguono una dieta né fanno uso di integratori presenta maggiore insoddisfazione corporea (MBAS-R score: 65,33) a confronto con il gruppo di coloro che seguono una dieta e usano integratori (MBAS-R score: 56,17).

Questi risultati, che divergono in parte da altri dati della letteratura (Yager Z. and O’Dea A. J., 2014) e da quanto riportato in studi sui body-builders (Pickett C.T. et.al., 2005; Goldfield S.G. et.al., 2006; Santarnecchi E. and Déttore D., 2012; Longobardi C. et.al., 2017), può dipendere, come detto, dal tipo di attività fisica praticata, infatti del gruppo di soggetti che associano piano dietetico e integratori l’83.3% svolge CrossFit, in cui l’obiettivo primario non è la forma corporea ma la prestazione atletica.

Fig. 5.2 48,00 50,00 52,00 54,00 56,00 58,00 60,00 62,00 64,00 66,00 MBAS -R SCOR E

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6. CONCLUSIONI

Lo studio condotto ha permesso di raccogliere dati relativi ad abitudini alimentari, uso di integratori e grado di soddisfazione corporea in un campione di 70 soggetti che praticano sport non agonistico in ambiente palestra.

Alcuni dati significativi emersi dallo studio appaiono essere i seguenti:

 Nel campione indagato è presente una elevata attenzione all’alimentazione al fine di aumentare il grado di muscolosità.

 Circa un terzo del campione segue un piano dietetico strutturato.  Nel campione si riscontra un elevato ricorso a diete “fai-da-te”.

 Circa un terzo dei partecipanti fa uso regolare di integratori alimentari, con un’alta percentuale di utilizzatori che non ha consultato professionisti in campo nutrizionale.  Il tipo di integrazione e i regimi dietetici adottati, in buona parte, non appaiono

appropriati agli obiettivi dichiarati dagli utilizzatori

 Nel campione non si sono rilevati elevati livelli di insoddisfazione corporea, ma, nonostante l’ottima forma fisica di tutti i partecipanti allo studio, si evidenzia comunque una minore soddisfazione per la muscolosità e definizione muscolare.  L’uso di piani dietetici e integratori correla a maggiori livelli di soddisfazione

corporea in relazione all’attività fisica svolta centrata primariamente sulla performance atletica e non sugli aspetti estetici.

In conclusione, nel campione studiato, il tipo di dieta adottata e di integratori utilizzati, in molti casi, non avviene sulla base di valutazioni e indicazioni da parte di uno specialista della nutrizione. Il tipo di regimi alimentari adottati e l’uso di integratori utilizzati, in buona parte, non appaiono congrui e adeguati rispetto all’obiettivo di una migliore performance atletica e/o di una minore insoddisfazione corporea. Inoltre, nonostante si tratti di sportivi non professionisti, le scelte alimentari e di integrazione adottate, anche alla luce dell’intensità degli allenamenti, più che all’obiettivo dichiarato di migliorare il proprio stato di salute,

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sembrano soprattutto mirate all’ottenimento di una maggiore muscolosità, oltre che al miglioramento delle performance atletiche.

Anche alla luce del fatto che l’insoddisfazione corporea legata alla percezione di scarsa muscolosità e all’adozione di regimi alimentari incongrui costituisce un rilevante fattore di rischio per l’insorgenza di vigoressia e altri disturbi alimentari in maschi sportivi, dai dati del presente studio si evidenzia l’importanza di fornire un appropriato counseling nutrizionale ai praticanti sport anche a livello non professionale.

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7. BIBLIOGRAFIA

 Attlee Amita, Haider Amina, Hassan Asma, Alzamil Noura, Hashim Mona. and Obaid Reyad Shaker. 2018. Dietary Supplement Intake and Associated Factors Among Gym Users in a University Community. J Diet Suppl.; 15(1): 88-97.

 Aragon A. Alan, Schoenfeld J. Brad, Wildman Robert, Kleiner Susan, VanDusseldrop Trisha, Taylor Lem, Earnest P. Conrad, Arciero J. Paul, Wilborn Colin, Kalman S. Douglas, Stout R. Jeffrey, Willoughby S. Darryn, Campbell Bill, Arent M. Shawn, Bannock Laurent, Smith-Ryan E. Abbie and Antonio Jose. 2017. International society of sports nutrition position stand: diets and body composition. Journal of the International Society of Sport Nutrition, 14:16.

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 Blashill J. Aaron. 2011. Gender roles, eating pathology, and body dissatisfaction in man: A meta-analysis. Body Image 8: 1-11.

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