Epicuro
a cura di Pietro Gavagnin www.pgava.net
EPICURO E L'EPICUREISMO
La prima delle grandi scuole ellenistiche sorse ad Atene verso la fine del IV secolo a opera di Epicuro.
La dottrina epicurea, di ispirazione atomista, dopo la caduta della democrazia ateniese, cercò di "garantire all'uomo la tranquillità dello spirito";
il raggiungimento di questo scopo implicò, per il filosofo, la tripartizione della filosofia in logica (canonica), fisica ed etica.
CARATTERI GENERALI DELL'EPICUREISMO
● La realtà è perfettamente conoscibile ● Essere uomo significa essere felice ● La felicità è assenza di dolore
● L'uomo può raggiungere da solo la felicità
L'uomo è autarchico
LOGICA
La logica (o canonica) epicurea ha come scopo quello di elaborare i canoni secondo i quali riconosciamo la verità.
Come la fisica (che studia la costutuzione della verità), la logica è elaborata solo in funzione dell'etica che ha come fine la felicità dell'uomo.
LE SENSAZIONI
Secondo Epicuro la conoscenza si fonda sulla sensazione, la quale presuppone un contatto diretto fra chi sente e l'oggetto del sentire. A differenza di Platone, il quale affermava che le sensazioni distogliessero l'anima dall'essere, Epicuro afferma che solo queste possano "cogliere l'essere".
Le sensazioni costituiscono il primo criterio di verità perché derivano dalla verità stessa. Le sensazioni, infatti, si formano dalle immagini delle cose e queste si creano da un flusso costituito di atomi che si staccano dalle cose stesse. Le sensazioni, dunque, derivano direttamente dalle cose e ne sono parte. Dunque sono vere.
Il sensismo* è il principio per il quale la sensazione è criterio di verità e, quindi, di bene (che poi si identifica con il piacere).
*sensismo s. m. [der. di senso]. – In filosofia, dottrina gnoseologica radicalmente empirista, che, in polemica con ogni forma di innatismo e di razionalismo, considera la sensibilità come fonte unica di tutte le forme di
conoscenza, spec. di quelle (come i concetti e le idee) tradizionalmente attribuite alle superiori facoltà conoscitive: il s. di Campanella; il s. di Condillac; il s. settecentesco.
LE ANTICIPAZIONI
La continuità delle sensazioni è garantita dal ricordo delle sensazioni anteriori, il quale determina nello spirito delle anticipazioni,o prolessi. Dal momento che derivano dalle sensazioni (primo criterio di verità) costituiscono, insieme ad esse, il criterio fondamentale della verità e guidano quindi l'uomo nella conoscenza, liberandolo da timori infondati.
facciamo un esempio:
un bambino deve imparare che cosa sia il fuoco la prima volta che lo sente. Impara dunque la sensazione del caldo, di pericolo e di paura.
Dopo che avrà visto più fuochi, e li avrà “sentiti” tutte le volte, imparandoli a memoria, non solo non avrà più bisogno di sentirlo tutte le volte direttamente, perché ne avrà introiettato il concetto, ma potrà anche anticiparlo.
I SENTIMENTI
Epicuro pose come terzo principio della verità i sentimenti di "piacere" e di "dolore", questi sono soggettivi e possono essere considerati come una risonanza interiore della sensazione ma, oltre a farci distinguere il vero dal falso, ci danno la possibilità di distinguere il bene dal male e, per questo, costituiscono il fondamentale criterio della scelta o della non scelta, ossia la regola del nostro agire.
FISICA
La fisica è necessaria per dare fondamento all'etica;
essa consiste nel risalire, mediante ragionamento, da ciò che è evidente ai sensi, a principi che tali non sono, ossia gli atomi e il vuoto.
Epicuro riprende questi concetti da Democrito, e ritiene che un numero infinito di corpi indivisibili sia la spiegazione alla realtà per come ci appare. Nulla può nascere dal nulla e nulla può finire nel nulla. L’universo è sempre stato e sempre sarà. È dai corpi e dal loro movimento che noi possiamo risalire all’esistenza del vuoto. Inoltre è dai corpi, dalla loro disgregazione e dal fatto che essi non possono dissolversi nel nulla, che affermiamo l’esistenza di particelle indistruttibili quali gli atomi.
ETICA
Il vero piacere, per Epicuro, è l'assenza di dolore nel corpo (aponìa) e la mancanza di turbamento nell'anima (atarassìa). Per garantire il raggiungimento di questi due stati E. ha distinto tre
categorie di piaceri:
● naturali e necessari
● naturali ma non necessari ● non naturali e non necessari
Per raggiungere la felicità bisogna soddisfare il primo tipo di piaceri, limitarsi nei confronti del secondo e fuggire dal terzo.
PIACERI NATURALI E NECESSARI
Tra i piaceri del primo gruppo Epicuro colloca unicamente quei piaceri strettamente legati alla conservazione della vita dell'individuo (ad esempio il mangiare quando si ha fame, il bere quando si ha sete); egli esclude da questo gruppo il desiderio di amore poichè questo può
potenzialmente provocare turbamento.
PIACERI NATURALI MA NON NECESSARI
Tra i piaceri del secondo gruppo sono posti, invece, tutti quei desideri e piaceri che costituiscono variazioni superflue dei piaceri naturali (mangiare bene, bere bevande raffinate,...)
I desideri di questo gruppo non sottraggono il dolore corporeo, ma variano solo il piacere e possono provocare un notevole danno.
PIACERI NON NATURALI E NON NECESSARI
In questo gruppo Epicuro pone i piaceri "vani", nati cioè dalle "vane opinioni degli uomini", quali sono tutti i piaceri legati alle ricchezze, alla potenza, alla gloria, all'onore,...
I piaceri del terzo gruppo non solo non sottraggono al dolore il nostro corpo ma, in aggiunta, arrecano turbamento all'anima.
EPICURO E LA MORTE
"La morte", dice Epicuro, "è un male solo per chi nutre false opinioni su di essa"; infatti la morte è solo la dissoluzione dell'anima e del corpo, la sensibilità e la coscienza cessano, e così dell'uomo non rimane nulla.
Per questo è inutile avere paura della morte, nè della sua venuta (visto che quando arriva non ci reca dolore), poichè questo timore provoca turbamento e ci impedisce il raggiungimento della felicità, e nè di un suo "dopo" considerato che non potremmo sentire nulla, e quindi neanche il dolore.
IL QUADRIFARMACO
Epicuro ha quindi fornito agli uomini quattro regole che assicurano la pace dello spirito e la felicità:
● sono vani i timori degli dei e dell'aldilà;
● è assurda la paura della morte, la quale non è nulla per l'uomo;
● il piacere, quando lo si intende correttamente, è a disposizione di tutti; ● il dolore fisico, infine, o è di breve durata o è facilmente sopportabile.
Epicuro mostrava come la felicità possa venire da dentro di noi stessi, comunque stiano le cose fuori di noi, perchè il vero bene, nella misura in cui viviamo e finchè viviamo, è sempre e solo in noi: il vero bene è la vita, e a mantenere la vita basta pochissimo, e quel pochissimo è a