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Alle origini della democrazia moderna. I fondi antichi e rari nella biblioteca Basso (XVI-XIX sec.), a cura di Mirella Failla e Mercedes Sala, Firenze, Olschki, 2012

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Recensioni 295 Alle origini della

democra-zia moderna. I fondi antichi e rari nella biblioteca Bas-so (XVI-XIX sec.), a cura di Mirella fAillA e Mercedes SAlA;

premessa di Lucia zAnnino, Firenze,

Leo S. Olschki, 2012, 159 p., (Biblio-teca di bibliografia italiana, CXCIV), ISBN 978-88-223-6169-4, € 25,00.

Il catalogo esce nella storica collana

Biblioteca di bibliografia italiana della

Olsckhi editore, collezione che ha vi-sto pubblicato, tra gli altri, il sempiter-no Catalogo degli incunabuli della R.

Biblioteca Estense di Modena di Dome-nico Fava.

Così com’è spiegato nella premessa al volume, il titolo del catalogo ripren-de quello ripren-della mostra avvenuta nel 1978 nei locali della Fondazione Basso in occasione dell’apertura delle nuove sale di lettura al pubblico. Purtroppo questa spiegazione non chiarisce i mo-tivi del titolo della mostra soprattutto per coloro, i quali non ebbero modo di visitarla. La pubblicazione, priva della storia del fondo, non permette di com-prendere come e secondo quali criteri bibliografici Lelio Basso, la cui figura politica, sociale e familiare non è chia-ramente delineata, abbia costruito nel tempo questa biblioteca; rimangono per molti versi irrisolte le domande sul mercato antiquario, sui fornitori, amici, conoscenti, con cui Basso intratteneva rapporti per l’acquisto, vendita o scam-bio (se mai ci sono stati) di volumi.

Anche se, chiaramente, il tema po-litico delle edizioni è predominante il lettore non è accompagnato nella rete bibliografica costruita dal Basso; le suddivisioni, inserite a suddividere

tematicamente le opere presenti in bi-blioteca, aiutano a comprendere i filo-ni argomentativi più influenti in Basso ma non esauriscono le domande che il catalogo propone né forniscono esau-rienti risposte.

Proprio perché le schede biblio-grafiche – così come anticipato nella premessa (p. IX) – saranno inserite in SBN si poteva usare come manuale per la descrizione bibliografica delle edi-zioni quello fornito dall’ICCU (Guida

alla catalogazione in SBN. Libro antico,

Roma, ICCU, 1995) e per la scelta e la forma delle intestazioni, invece del-le RICA (p. XI), la cui pubblicazione risale al 1979, usare le REICAT, uscite nel 2009.

L’utilizzo della Guida SBN avrebbe evitato l’indicazione nelle note di dati che occupano una precisa posizio-ne posizio-nell’area della pubblicazioposizio-ne (per esempio luogo, indicazione di pubbli-cazione e data desunti dal colophon s’inseriscono nella seconda semiarea).

Infine, non si può non notare, la mancanza, nelle schede bibliografiche (circa un migliaio), della descrizione degli esemplari (note di possesso, tipi di legature, ex libris, antiche segnatu-re) che avrebbe permesso di ricostrui-re proprio la storia del fondo.

Interessante e per certi versi inno-vativa l’indicazione, nelle stesse, dell’e-ventuale riedizione in microfiches o in riproduzione facsimilare.

Gli indici a corredo del volume, ben organizzati, sono privi purtrop-po di quello dei luoghi di stampa (e di conseguenza anche quello dei nomi falsi) e di quello, già ricordato, dei nomi dei possessori.

Il catalogo dei fondi antichi della Biblioteca Basso resta, comunque, uno

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dei primi approcci sistematici al patri-monio librario quale testimonianza del lato bibliofilico dell’uomo politico li-gure ai più poco noto.

Francesca Nepori

Marco piSpiSA, La biblioteca dei conti

de Brandis del Friuli (1500-1984), Udine, Forum, 2012, 184 p.: ill. (Libri e Biblio-teche, 28), ISBN 978-88-8420-706-7, € 20,00.

Marco Pispisa ripercorre la storia della nobile famiglia friulana dei de Brandis, di origine tirolese e insediata fin dal Medioevo nel Friuli con sede ultima a San Giovanni al Natisone, ove oggi se ne conservano presso la Biblioteca Civica sia le carte d’archivio che la bi-blioteca. La sistemazione e la valoriz-zazione del fondo de Brandis, donato alla comunità dall’ultima contessa Ca-terina nel 1984, sono iniziati soltanto negli anni ’90 del secolo scorso ed han-no ricevuto un più deciso impulso di recente. Le cause dello stallo sono una certa indecisione sia amministrativa, come accade spesso, sia anche con-cretamente operativa, complicata dal fatto che le procedure iniziali di ac-quisizione del lascito non erano state correttamente seguite.

Accade sovente che operazioni preliminari fatte in fretta e magari pure da personale non specializzato arrechino danni che si pagano suc-cessivamente; mi riferisco in questo caso specifico alla mancata inventa-riazione ad esempio dei pezzi

conte-nuti in miscellanee, trattando queste ultime come pezzi unici invece che come contenitori di ‘individui biblio-grafici’, con la conseguente scoperta di un numero di pezzi da catalogare ben maggiore di quello conosciuto tramite l’inventariazione. Per fare un altro esempio cito anche la mancata documentazione fotografica dei locali in cui biblioteca e archivio erano si-stemati prima; le fotografie si sareb-bero rivelate utili per la ricostruzione topografica-sistematica della raccolta, in particolare data la assenza di un ca-talogo vero e proprio della biblioteca. P. meticolosamente dà conto di tutto questo e del lavoro fatto, a volte spiegando anche questioni ed acroni-mi arcinoti agli esperti del settore ai quali uno studio sì ben fatto sembra esclusivamente rivolgersi, ma si capi-sce chiaramente che essi non sono gli unici interlocutori desiderati; il lavoro che ha radici in un ambito locale, si rivolge anche alla comunità specifica interessata che da questo volume può essere istruita e condotta, oltre che a saggiare il profilo delineato di una pro-pria eredità culturale, a capire il valore della ricerca storico-bibliografica che vi sta dietro, e a comprendere le diffi-coltà che vi sono insite, le competenze richieste per il suo corretto svolgimen-to, e le scoperte e conoscenze alle quali essa conduce.

Ne è venuto fuori un bel lavoro che nulla tralascia e tutto cerca di connet-tere: dalle carte di famiglia, di com-pravendita ma anche private come gli epistolari, dai singoli volumi, e dai vari ex-libris rintracciati su di essi, si passa alla biografia dei singoli eredi de Bran-dis e rispettivi/e consorti, ai loro inte-ressi e alle loro attività, fino alle note di lettura e di uso sui volumi lasciate da questi personaggi.

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