• Non ci sono risultati.

L'apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi: il caso di Nicolò da Barignano

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi: il caso di Nicolò da Barignano"

Copied!
35
0
0

Testo completo

(1)

POTERI, RELAZIONI, GUERRA

NEL REGNO DI FERRANTE D’ARAGONA

Studi sulle corrispondenze diplomatiche

a cura di

Francesco Senatore e Francesco Storti

C

LIO

P

RESS iF .S en at or e e F. St or ti P O T E R I, R E L A Z IO N I, G U E R R A N E L R E GN O D I F E R R A N T E D ’A R A G O N A C LIO P RESS

Presentazione di Francesco Senatore e Francesco Storti. Saggi di Emanuele Catone, Marco De Filippo, Veronica Mele, Patrizia Meli, Armando Miranda, Elisabetta Scarton, Marialuisa Squitieri. Conclusioni di Isabella Lazzarini.

Il volume raccoglie una serie di studi nati attorno all’impresa di edizione delle corrispondenze diplomatiche milanesi e fiorentine da Napoli in età aragonese, in particolare negli anni di Ferrante d’Aragona (1458-’94). Essi spaziano dalla storia della guerra e del territorio alla prosopografia, dalla ricostruzione delle reti di relazione negli ambienti cortigiani alla politica internazionale, dalla geo-grafia feudale ai conflitti tra la monarchia e l’aristocrazia. Ne risulta un impor-tante incremento delle nostre conoscenze sul regno di Napoli, reso possibile dallo studio ampio e sistematico della fonte diplomatica, che viene valutata nei suoi differenti gradi di attendibilità con il concorso delle altre fonti disponibili, regnicole e non, e utilizzata nella varietà delle sue potenzialità informative.

Francesco Senatore e Francesco Storti insegnano Storia medievale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.

euro 30,00

Pubblicazioni del Dipartimento di Discipline Storiche “Ettore Lepore” Saggi, 8

Gruppo di cortigiani di Ferrante d’Aragona, miniatura di Nardo Rapicano e Cristoforo Majorana (?), breviario di Ferrante (1480 ca.), Biblioteca Nazionale di Napoli, ms. I B 57, f. 11r (particolare). Riprodotta su concessione del Ministero dei beni culturali. È vieta-ta la riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo.

Università degli Studi di Napoli Federico II

(2)

Università degli Studi di Napoli Federico II

Pubblicazioni del Dipartimento di Discipline Storiche “Ettore Lepore”

(3)

Saggi

1. La costruzione della verità giudiziaria, a cura di Marcella Marmo e Luigi Musella

2. Scritture femminili e Storia, a cura di Laura Guidi

3. Roberto P. Violi, La formazione della Democrazia Cristiana a Napoli 4. Andrea D’Onofrio, Razza, sangue e suolo. Utopie della razza e

pro-getti eugenetici nel ruralismo nazista

5. Vivere la guerra. Percorsi biografici e ruoli di genere tra Risorgimento e primo conflitto mondiale, a cura di Laura Guidi

6. Maria Rosaria Rescigno, All’origine di una burocrazia moderna. Il per-sonale del Ministero delle Finanze nel Mezzogiorno di primo Ottocento 7. Gli uomini e le cose I. Figure di restauratori e casi di restauro in Italia

(4)

Poteri, relazioni, guerra

nel regno di Ferrante d’Aragona

Studi sulle corrispondenze diplomatiche

a cura di

Francesco Senatore e Francesco Storti

(5)

Università degli Studi di Napoli Federico II

ClioPress - Dipartimento di Discipline Storiche “Ettore Lepore” http://www.cliopress.it

Copyright © 2011 - ClioPress Tutti i diritti riservati Prima edizione: marzo 2011 ISBN 978-88-88904-13-9

(Saggi ; 8)

Accesso alla versione elettronica:

http://www.storia.unina.it/cliopress/senatore-storti.html ISBN 978-88-88904-13-9

(6)

Indice

Francesco Senatore, Francesco Storti Presentazione

Abbreviazioni Marialuisa Squitieri

La battaglia di Sarno. 7 luglio 1460 Emanuele Catone

L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi: il caso di Nicolò da Barignano

Armando Miranda

Dissoluzione e redistribuzione di un grande dominio feuda-le: il territorio dei Caldora

Marco De Filippo

L’intervento politico-militare napoletano nella crisi col-leonesca del 1467

Veronica Mele

Meccanismi di patronage e strategie familiari alla corte di Ippolita Maria Sforza, duchessa di Calabria (1465-69) Elisabetta Scarton

La congiura dei baroni del 1485-87 e la sorte dei ribelli Patrizia Meli

Il mondo musulmano e gli ebrei nelle corrispondenze fio-rentine da Napoli 7 13 15 41 67 143 173 213 291

(7)

Indice dei nomi e dei toponimi

Curatori e autori

363

(8)

Abbreviazioni

ASF

– Dieci. Responsive – Dieci. Sommari

– Otto. Responsive

– Signori Dieci Otto. LCMR

ASF, MAP

ASN – Museo

ASMo, Ambasciatori

ASM, Registri ducali

ASM SPE

BNF, Italien

Archivio di Stato di Firenze – Dieci di Balia. Responsive

– Dieci di Balia. Sommari di missive e re-sponsive, ricordi

– Otto di Pratica. Responsive

– Signori, Dieci di Balia, Otto di Pratica. Legazioni e Commissarie. Missive e Re-sponsive

Archivio di Stato di Firenze, Fondo Me-diceo avanti Principato

Archivio di Stato di Napoli – Museo. Miscellanea di scritture

Archivio di Stato di Modena, Cancelleria ducale, Carteggio degli Ambasciatori Archivio di Stato di Milano, Fondo sfor-zesco, Registri ducali

Archivio di Stato di Milano, Fondo sfor-zesco, Potenze estere

Bibliothèque Nationale de France, Fond Italien

(9)

BNM, Marc. It.

Corrispondenza ambasciatori fiorentini

DBI

Dispacci sforzeschi

Biblioteca Nazionale Marciana di Vene-zia, Manoscritti Marciani Italiani

Corrispondenza degli ambasciatori fio-rentini a Napoli: I: Giovanni Lanfredini (aprile 1484-maggio 1485), a cura di E. Scarton, II: Giovanni Lanfredini (maggio 1485-ottobre 1486), a cura di E. Scarton, V: Paolo Antonio Soderini (luglio 1489-ottobre 1490), a cura di F. Trapani, VI: Pie-tro Nasi (aprile 1491-novembre 1491), Giovanni Antonio Della Valle (novembre 1491-gennaio 1492) e Niccolò Micheloz-zi (gennaio 1492-giugno 1492), a cura di B. Figliuolo e S. Marcotti, 2006, 2002, 2010, 2004 (Fonti per la storia di Napo-li aragonese, serie II).

Dizionario Biografico degli Italiani, Roma 1960-2010.

Dispacci sforzeschi da Napoli, I: 1444-2 glio 1458, a cura di F. Senatore, II: 4 lu-glio 1458-30 dicembre 1459, a cura di F. Senatore, IV: 1 gennaio-26 dicembre 1461, a cura di F. Storti, V: 1 gennaio 1462-31 dicembre 1463, a cura di E. Ca-tone, A. Miranda, E. Vittozzi, Salerno 1997, 2004, 1998, 2009 (Fonti per la sto-ria di Napoli aragonese, serie I).

(10)

L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi:

il caso di Nicolò da Barignano

*

Emanuele Catone

1. Le novità che le fonti diplomatiche sforzesche possono apportare agli studi genealogico-prosopografici di ambito non strettamente lombardo potrebbero sembrare scontate e figlie di una prospettiva ormai antiqua-ta, legata all’antica tradizione erudita del XVII-XVIII sec. dedita alla ri-costruzione genealogico-prosopografica delle casate nobili del regno na-poletano. Al contrario, tale prospettiva sembra rivelarsi ancora estrema-mente utile ed attuale, proprio per la densissima massa di informazioni for-nite dalla documentazione sforzesca.

Questa opinione è maturata in chi scrive a seguito di un’esperienza sul campo: l’avventurarsi con passione nel grande mare della documentazione milanese attraverso alcuni percorsi preferenziali che da un lato consentissero di non perdere le innumerevoli e spesso minute informazioni ‘disperse’ nel-le nel-lettere dei corrispondenti sforzeschi e dall’altro permettessero di fornire nuove preziose testimonianze sulla realtà politica, sociale ed economica del regno di Napoli in età aragonese con particolare attenzione alla figu-ra del re, alla sua corte, alla città-capitale e al regno.

Infatti, nel preparare l’apparato critico di corredo al quinto volume dei Dispacci sforzeschi da Napoli ci si è trovati dinanzi a lacune impreviste del-la prosopografia napoletana e regnicodel-la, che hanno reso necessario ricer-care all’interno dello stesso carteggio sforzesco la maggior parte delle no-tizie. Ciò vale non solo per quanto riguarda personaggi e famiglie mino-ri, ma anche per le principali casate: spesso i Dispacci sforzeschi – in parti-colare quelli relativi ad un periodo convulso e di continui cambiamenti

an-*

Mi sia consentito ringraziare Francesco Ambrogiani, appassionato studioso della storia di Pesaro, per le preziose informazioni fornitemi con sincera cordialità.

(11)

che negli assetti feudali e territoriali del regno, qual è stata la fase centra-le di quella guerra appropriatamente definita «di riconquista del Reame» da Mario Del Treppo – forniscono delle informazioni fondamentali che diversamente non potremmo più avere, dopo la scomparsa di gran parte della documentazione napoletana dell’età di Ferrante d’Aragona.

I Dispacci sforzeschi possono considerarsi, quindi, come la fonte e l’oc-casione per ulteriori contributi e lavori di una ‘nuova’, necessaria proso-pografia regnicola d’età aragonese, che affianchi alle tradizionali ricostruzioni di ceppi familiari sic et simpliciter, approfondimenti ben più interessanti sui percorsi biografici e professionali di personaggi minori e apparente-mente marginali, quali i componenti della corte o i membri della ‘buro-crazia’ aragonese.

Molto interessante in questo senso sarebbe per esempio l’analisi di quel ceto di ufficiali di professione, la cui superiore professionalità li poneva al di sopra delle parti e li portava al servizio dei vari potentati italiani. Esem-pio rappresentativo di questo ceto è la figura dell’insigne giurista aquila-no Niccolò Porcinari, il quale, iniziata la propria carriera come potestà di Fermo, avrebbe poi svolto la propria attività tra la città natale, Firenze, Roma e Napoli, dove a più riprese rivestì il ruolo di reggente della Magna Cu-ria della VicaCu-ria e di presidente della Regia Camera della SommaCu-ria, non-ché quello di regio consigliere e di lettore nello studium cittadino. La po-sizione super partes del Porcinari è testimoniata, ad esempio, dalla lette-ra di apprezzamento per la sua nomina a luogotenente della città di Pe-saro che egli ricevette il 29 giugno 1462 dal duca Giovanni d’Angiò, cioè dal capo della fazione opposta a quella di Alessandro Sforza, che gli ave-va conferito l’incarico1.

1

Il duca angioino scrisse infatti: «Havemo recevuta vostra lettera <e> visto quanto scri-vete de vostro andare in offitio a Pesoli […]. Habiate per certo che <de> ogni vostra co-modità et exaltatione grandemente ne alegramo quanto de la nostra propria, et benché vuy personalmente ve alontanate alquanto più de nui […] ve confortamo al nostro arbi-trio et piacere andate al dicto offitio, declarandove che se Dio ne concede gratia – como firmamente speramo – de questa nostra iusta impresa consequire l’optata victoria, ve

(12)

pro-Nell’evidente impossibilità di tracciare in questa sede un quadro generale sull’apporto che la fonte sforzesca può dare agli studi genealogico-pro-sopografici, si è scelto di analizzare in particolare il caso di Nicolò da Ba-rignano, un personaggio ‘nuovo’, che ebbe una carriera sui generis, le cui vicende resterebbero pressocché ignote se non studiate attraverso la cor-rispondenza epistolare sforzesca. Barignano, pur non essendo nativo del regno, svolse parte del proprio percorso, di vita e professionale, nel Mez-zogiorno durante la guerra di successione (1459-1464)2. Si cercherà

quin-di quin-di delinearne brevemente le vicende sulla scorta delle notizie fornite-ci dalla documentazione sforzesca.

2. Il famiglio sforzesco Nicolò da Barignano appare per la prima vol-ta nella documenvol-tazione sforzesca da noi analizzavol-ta3il 21 agosto 1460,

quan-Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

vederemo in tal manera che non besognarà cercar offitii d’altro paese perché li poterete elegere in questo nostro Reame a vostro modo» (Dispacci sforzeschi, V, pp. 141-142). Su Nicolò Porcinari si rinvia ad A. Dragonetti, Le vite degli illustri aquilani, L’Aquila 1847, pp. 276-278 e, da ultimo, a Dispacci sforzeschi, V, p. 81n.

2Fondamentali per la ricostruzione della storia del conflitto, oltre ai volumi dei

Dispac-ci sforzeschi, sono ancora Jo. J. Pontano, De bello Neapolitano, Neapoli ex offiDispac-cina Sigismundi

Mayr [...] mense Maio M.D.VIIII; E. Nunziante, I primi anni di Ferdinando d’Aragona e

l’invasione di Giovanni d’Angiò, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», XVII

(1892), pp. 299-357, 564-586, 731-739; XVIII (1893), pp. 3-40, 207-246, 411-462, 563-620; XIX (1894), pp. 37-96, 300-353, 419-444, 595-658; XX (1895), pp. 206-264, 442-516; XXI (1896), pp. 265-289, 494-532; XXII (1897), pp. 47-64, 204-240; XXIII (1898), pp. 144-210. Si rimanda da ultimo anche a F. Senatore, Il principato di Salerno durante la

guerra dei baroni (1460-1463). Dai carteggi diplomatici al De bello Neapolitano, in

«Ras-segna Storica Salernitana», XI (1994), pp. 29-114; F. Storti, «La più bella guerra del

mun-do». La partecipazione delle popolazioni alla guerra di successione napoletana (1459-1464),

in G. Rossetti - G. Vitolo (a cura di), Medioevo Mezzogiorno Mediterraneo. Studi in

ono-re di Mario Del Tono-reppo, Napoli 2000, vol. I, pp. 325-346; F. Senatoono-re - F. Storti, Spazi e tempi della guerra nel mezzogiorno aragonese. L’itinerario militare di re Ferrante (1458-1465),

Salerno 2002.

3La nostra analisi sistematica, nel rispetto del tema del convegno, è stata limitata esclu-sivamente alla serie Napoli del fondo Sforzesco, conservato presso l’Archivio di Stato di Mi-lano, di cui sono state analizzate le cartelle 195-217, 224 e 1248-1250, nonché le lettere

(13)

do Alessandro Sforza e Federico da Montefeltro, comandanti in capo del-le forze sforzesco-papali sconfitte rovinosamente qualche tempo prima da Giacomo Piccinino nella battaglia di San Flaviano, ne annunciano l’invio al condottiero Matteo da Capua ed alle città abruzzesi di Chieti e Lan-ciano per recare loro le lettere del duca di Milano e del cardinale Nicolò Forteguerri, commissario a guerra pontificio, con cui si preannunciava-no gli auspicati e necessari aiuti al fine di confortare l’upreannunciava-no e le altre a per-severare nella fedeltà al re, nonostante la situazione tragica degli Abruz-zi, in quel momento quasi completamente in mano ai ribelli angioini gui-dati da Giacomo Piccinino4.

Sulla sua famiglia le notizie sono scarse e le indicazioni fornite dai dis-pacci sforzeschi farebbero ipotizzare una sua origine marchigiana. I do-cumenti lo dicono, infatti, fratello terzogenito di Nicolò5, figlio di un

Car-bone da Macerata già al servizio di Francesco Sforza durante il suo governo della Marca e poi del nipote Roberto Sanseverino6. Tale Nicolò a

segui-to di alcuni dissapori aveva quindi abbandonasegui-to Giulio Cesare Varano si-gnore di Camerino, al cui servizio era stato per lungo tempo, ed era divenuto cancelliere di Matteo da Capua, provocando l’ira del condottiero camer-te che aveva perciò fatto arrestare tutta la sua famiglia, liberata poi soltanto per intercessione del duca di Milano7.

appartenenti allo stesso fondo oggi conservate in BNF, Italien, mss. 1588-1590. Se non altrimenti indicato, le lettere si intendono indirizzate a Francesco Sforza. Per un quadro generale sulla documentazione e sul sistema informativo sforzesco si rinvia a F. Senatore,

«Uno mundo de carta». Forme e strutture della diplomazia sforzesca, Napoli 1998. Sui

fa-migli sforzeschi si rimanda invece a F. Leverotti, Diplomazia e governo dello stato. I

«fa-migli cavalcanti» di Francesco Sforza (1450-1466), Pisa 1992.

4A. Sforza e F. da Montefeltro, campo sul fiume Tronto presso Contraguerra 21.VIII.1460, ASM SPE, Napoli, 204, 19; N. da Barignano, Chieti 22.VIII.1460, ivi, 204, 32-33; cfr.

in-fra, Appendice documentaria, doc. 1.

5N. Carbone a N. da Barignano, Teramo 6.VII.1462, ASM SPE, Napoli, 209, 124-125;

Dispacci sforzeschi, V, pp. 132-133 e 147-148.

6N. Carbone a C. Simonetta, Chieti 3.XI.1461, ASM SPE, Napoli, 207, 31-32. 7M. da Capua, campo contro Francavilla 18.[III.1461], ASM SPE, Napoli, 212, 13; cfr.

(14)

Altre fonti rivelano invece che la famiglia Barignano era originaria di Bargnano, villaggio nei pressi di Brescia, da dove i suoi membri al segui-to di Carlo Malatesta si sarebbero spostati a Fano e a Pesaro. In tal senso spingerebbe anche l’identificazione del nostro nel testamento di Gaspa-rino da Ardizzi – il medico di Alessandro Sforza trasferitosi a Pesaro al seguito del condottiero sforzesco – quale figlio del defunto Pietro «de Ba-rignano de Briscia»8. Inequivocabile è comunque la presenza della

fami-glia Barignano a Pesaro, dove si sarebbe estinta alla fine del XVIII seco-lo e dove era assegnataria di una cappella nella seco-locale chiesa di S. Dome-nico, che proprio Nicolò aveva dato ordine di erigere ma che alla morte di suo figlio Pierfrancesco nel 1511 non era stata ancora costruita9. La

pri-ma moglie dovette essere una tale Nofria, di cui sappiamo soltanto che sup-plicò Costanza da Varano, moglie di Alessandro Sforza e governatrice di Pesaro in assenza del marito, affinché potesse vendere la roba del figlio pu-pillo per riscattare il figlio Prospero rimasto prigioniero dei nemici nella guerra di Fano10. In seconde nozze Nicolò avrebbe sposato Elisabetta Vico,

figlia di Matteo, rimasta poi vedova alla sua morte, e suoi figli furono i già citati Prospero – di cui non si hanno altre notizie – e Pierfrancesco11.

Fra-telli di Nicolò dovettero essere invece Gaspare, canonico di Pesaro12

, e Do-menico - più volte oratore e inviato di Costanzo Sforza, nonché suo pro-curatore presso la corte papale nel 1481 in occasione del perdono, con re-lativa revoca della scomunica e conferma del vicariato su Pesaro, conces-so dal pontefice al signore di Pesaro13.

Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

8

G. B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane

estinte e fiorenti, Pisa 1886 (rist. anast. Bologna 1965), vol. III, p. 459; A. degli Abati

Oli-vieri, Memorie di Alessandro Sforza signore di Pesaro, Pesaro 1785, p. 79.

9P. Berardi, Arte e artisti a Pesaro. Regesti di documenti di età malatestiana e sforzesca, par-te II, in «Pesaro città e contà», 14 (2001); parpar-te III, in «Pesaro città e contà», 16 (2002), qui a p. 109 della parte II.

10

Olivieri, Memorie, p. 38.

11Berardi, Arte e artisti, parte II, pp. 50, 109, 165. 12

Ivi, pp. 122, 169.

(15)

Nicolò, qualificato al suo primo apparire nella documentazione sfor-zesca come cancelliere di Pietrantonio degli Attendoli14, uno dei condottieri

al seguito di Alessandro Sforza nella sua spedizione in soccorso di re Fer-rante, giunse il 22 agosto 1460 a Chieti, presentandosi come inviato del duca Francesco Sforza al fine di confortare Matteo da Capua e le comu-nità abruzzesi, sfiduciati per le offerte d’aiuto continuamente annuncia-te e mai realizzaannuncia-te da parannuncia-te delle truppe sforzesco-papali. Indicativamen-te, con lo stile compiaciuto che talvolta ne contraddistingue lo scrivere, affermò: «perché hanno fatto più caso dela mia venuta per parte del duca che se li vostre illustri signorie gli mandasse cente volte»15.

Non essendo rientrato immediatamente come previsto, «per esser mul-to fracassamul-to et derotmul-to», gli venne chiesmul-to di rimanere a Chieti per evi-tare che la popolazione interpretasse la sua partenza come un nuovo ab-bandono, con tutte le ingovernabili conseguenze che ciò avrebbe provo-cato. Proprio in quella occasione rifiutò anche un colloquio con il Picci-nino, richiestogli in quanto rappresentante del duca dal condottiero brac-cesco, pur rendendosi disponibile a sostenerlo, nonostante l’evidente pe-ricolo, se fosse stato veramente necessario16. Alessandro Sforza e

Federi-co da Montefeltro, vista la buona acFederi-coglienza riservatagli e nonostante i suoi malumori e la sua insofferenza – almeno apparente – rispetto alla pro-spettiva di restare, gli ordinarono quindi di rimanere in Abruzzo fino a nuovo ordine: suo compito sarebbe stato quello di inviare resoconti sui movimenti del conte Piccinino e di tenere alto il morale delle città abruz-zesi e dei condottieri aragonesi di stanza nella provincia17.

Di Crollalanza, Dizionario, III, p. 459, da cui sappiamo anche che Domenico fu il padre di Pietro, canonico e poeta pesarese, amico di Ludovico Ariosto.

14A. Sforza e F. da Montefeltro, campo sul fiume Tronto presso Contraguerra 21.VIII.1460, ASM SPE, Napoli, 204, 19; A. Sforza, campo regio 22.VIII.1460, ivi, 204, 43; cfr. N. da Barignano a G. della Molara, Chieti 19.IX.1460, ivi, 204, 219.

15

Appendice documentaria, doc. 1.

16Appendice documentaria, doc. 2. 17

N. da Barignano ad A. Sforza e F. da Montefeltro, Chieti 2.IX.1460, ASM SPE,

(16)

Questa decisione nei fatti segna la svolta nella vita e nella carriera di Nicolò, che da quel momento da semplice ed oscuro cancelliere di uno dei numerosi condottieri impegnati nel regno diventa un prezioso corri-spondente fisso dall’Abruzzo, dando inizio ad un fitto carteggio18non solo

con Alessandro Sforza, che − come vedremo − nutrirà nei confronti del Barignano un’assoluta fiducia anche nei momenti difficili della vita del no-stro, ma anche con il duca Francesco, del quale a poco a poco diverrà una sorta di longa manus nelle province abruzzesi, pur non ricoprendo mai in-carichi ufficiali ed essendo sempre qualificato nella documentazione al mas-simo come generico commissario ducale.

Progressivamente Nicolò si conquistò anche la totale fiducia del con-dottiero Matteo da Capua, con cui collaborò alacremente nei lunghi anni della sua missione in Abruzzo. Proprio quale inviato del da Capua ritor-nò infatti a Milano nel marzo 1461, ottenendo dal duca gli aiuti richie-sti per la città di Chieti e per il condottiero, ma anche l’incarico di riferi-re a quest’ultimo la strategia da portariferi-re avanti, cioè teneriferi-re impegnato il più possibile il conte Piccinino in Abruzzo così da poter sconfiggere più facilmente il resto dei nemici19. In quella occasione Nicolò ottenne da

Fran-cesco Sforza anche una sorta di riconoscimento del proprio ruolo, dal mo-mento che il duca il 20 marzo 1461 emanò a suo favore un mandato con cui lo autorizzava ad operare in suo nome e per suo conto al fine di paci-ficare le province abruzzesi e la Puglia20.

Rientrato in Abruzzo, alla metà di maggio con l’ausilio di due con-nestabili della Chiesa e di trecento fanti il Barignano riportò alla fedeltà

Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

ivi, 204, 136; cfr. Appendice documentaria, doc. 2.

18Limitandoci agli ultimi due anni del suo carteggio, possiamo notare, infatti, che dal gen-naio 1462 al 10 giugno 1464, data della sua ultima missiva diretta da Teramo al duca Fran-cesco Sforza, egli invia a Milano ben 50 dispacci e ne riceve 23.

19

Dispacci sforzeschi, IV, p. 140. Nicolò scriverà infatti che «el disigno che le fece di

que-sta impresa quando io era ad Milano» era di «tenere el conte Jacomo a bada – o nuy o el signor miser Alexandro – che non possa fare niente, et una di nostre parte pò fare ciò che voliono» (ivi, p. 221).

20

(17)

la città di Penne e poi alla guida di alcuni fanti andò incontro presso San Flaviano al condottiero Marc’Antonio Torelli21.

Nicolò, «vigor comissionis nobis facte per illustrissimum dominum nostrum ducem Mediolani», sottoscrisse a nome del duca i capitoli sti-pulati da Matteo da Capua con Torino di Sangro e Teramo (13 settem-bre), Sant’Omero (17 novembre) e Bellante (28 novembre). Il 3 ottobre a Chieti «lo nobile et strenuo Nicolò da Barignano familiare et comis-sario de lo illustrissimo duca de Milano» avrebbe approvato direttamente, a nome del duca e di Ferrante d’Aragona, i capitoli richiesti da Luca Pa-cifico di Civitella, inviato dell’ortonese Carlo de Ricciardis22.

In questa fase Nicolò si mosse al seguito del Torelli e del Da Capua e la sua ricorrente corrispondenza contribuì a fornire al duca milanese di-rettamente dal campo tutte le notizie richieste sugli avvenimenti abruz-zesi, non rinunciando mai a sollecitare continuamente lo spostamento di Alessandro Sforza nella provincia per poterne risollevare le sorti23.

Nell’ottobre 1461 il da Capua, nominato dal re viceré degli Abruzzi, ottenne per lui dal re la concessione di un castello del ribelle Francesco d’Or-tona e di alcuni beni già di Tommaso Alfieri, tesoriere di Piccinino, ma soprattutto l’importante capitania della Montagna d’Abruzzo – ovvero il territorio montuoso compreso nel territorio di Atri e composto da numerosi villaggi riuniti in un’unica universitas – per un anno, incarico che, in un certo senso, fu un’ulteriore attestazione formale della sua autorità, dato – come lui stesso scrive – «el favore chi ò dela maiestà del signore re et la stima et reputatione che ce fa per tutto, etiam che ogniuno me cognosce ormay in questo Apruzo, tanto amici como inemici»24

.

21Dispacci sforzeschi, IV, pp. 197, 208. 22

ASM, Sforzesco, Trattati, 1528, s.n.; ASM, Registri Ducali, 37, cc. 226v-228r. 23Carteggio oratori mantovani alla corte sforzesca (1450-1500), vol. III, a cura di I. Laz-zarini, Roma 2000, p. 239n; Dispacci sforzeschi, IV, pp. 207-208; V, pp. 40-42. 24Dispacci sforzeschi, IV, p. 344; V, p. 292. Cfr. O. del Carretto a C. Fogliani, Roma 3.I.1463, ASM SPE, Roma, 54, 192. Sulla Montagna d’Abruzzo si rimanda a L. Giustiniani, Dizionario

(18)

Il Barignano scrive infatti lettere credenziali per gli inviati del da Ca-pua e delle università abruzzesi a Milano, raccomanda condottieri ed uo-mini d’arme, conduce trattative con i baroni in nome del duca, diventando così di fatto uno dei principali punti di riferimento sforzeschi nella pro-vincia: ad esempio quando nell’agosto 1462 il duca di Milano inviò un ca-vallaro al conte di Popoli per assicurarsi della bontà di un messo inviato-gli, diede ordini al cavallaro di fare capo a Nicolò, cui toccò provvedere ch’egli andasse e tornasse in sicurezza25. Il commissario regio Nicolò de

Sta-tis scrisse al duca Francesco che Nicolò «per delligentia, providentia et segacità demustra bene havere magnato del pane de vostra illustrissima si-gnoria». Filippo Malombra, altro commissario di re Ferrante, nello scri-vere al duca del ruolo fondamentale avuto da Nicolò nell’accordo con il conte di Manoppello, evidenziò come «el dito Nicolò avo uno bon modo ed have acquistato una grande benivolencia in questa provincia per esse-re molto solicito a questa inpesse-resa et uxa, intra le altesse-re cose, grand’huma-nità. La soa venuta fo molto bon principio a questo stato e chusì serà mior la fine». Gli oratori dei «servitores, comites, barones, civitates et terre utrius-que Aprutine provintie» scrissero invece che Nicolò «cum lo nome et auc-torità de vostra illustrissima signoria et cum le proprie virtuose operatio-ne non ha facto pocho fructo al ben et riposo de questa provintia»26.

Nel marzo 1462 Nicolò si recò a Teramo dove incontrò il condottie-ro Ludovico Malvezzi e la sua compagnia per poterli condurre in campo con Matteo da Capua27, al seguito del quale si mosse praticamente per

l’in-tero anno, continuando nei suoi resoconti precisi sulla situazione abruz-zese. Sarà proprio il nostro, insieme al fratello Nicolò Carbone, a dirimere il contrasto insorto tra il da Capua ed il Malvezzi circa la divisione della

Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

vol. VI, pp. 58-59.

25N. da Barignano, Teramo 2.I.1462, ivi, 208, 235; N. da Barignano a [O. del Carretto], campo contro Castel di Sangro 25.IX.1462, ivi, 209, 160-161; Dispacci sforzeschi, V, p. 218. 26N. de Statis, Francavilla a mare 23.I.1462, ASM SPE, Napoli, 208, 54; F. Malombra, Pe-scara 29.IV.1462, ivi, 208, 223; baroni e città degli Abruzzi a F.Sforza, Chieti 15.V.1462, ivi, 208, 17.

(19)

prestanza dovutagli, per poi evidenziare, con un po’ di immancabile pro-tagonismo, che il Malvezzi aveva «ditomi che se contenta molto ch’io sia il medico di talle matheria»28.

Il ruolo che Nicolò da Barignano era riuscito lentamente a ritagliarsi in Abruzzo si manifesta con particolare evidenza proprio quando il duca, a fine marzo, lo richiamò a Milano per un incontro29. Infatti,

nonostan-te le rassicurazioni ducali di rimandarlo subito nel regno, Matnonostan-teo da Ca-pua prima cercò di trattenerlo «con mille scuse et astritto asay volesse ha-vere paciencia», poi, non contento, rivolse un’accorata supplica al duca affinché Nicolò rimanesse presso di lui, sia per evitare gli immancabili so-spetti che la sua partenza avrebbe indotto circa l’appoggio del duca alla cam-pagna abruzzese, sia per le sue capacità «perché rivochandolo, tanto ser-ria quanto un levarme un gran favore, perché da lui so’ relevato da mille affanni, perché in ogni faccenda mia mi vaglio di lui asai come di me stes-so». Nonostante la perentorietà delle disposizioni ducali, il condottiero invano sostenne ancora che l’andata di Nicolò a Milano «non era el bi-sogno nostro né dela impresa, che più presto voria me fusse stato levata una squadra de cavalli, perché del dicto ne ho avuto et averia multo più servitio per le soy vertute et boni modi» e «che’l reputarà ad dono sin-gulare» il suo rapido rientro30.

Nicolò rientrò alla fine di giugno, dopo essersi fermato nel viaggio di ritorno anche a Bologna e ad Ascoli, e si recò a Teramo e ad Atri al fine di convincere le due città a desistere dal loro desiderio di entrare nel de-manio, rifiutando la signoria del da Capua31. Dalla fine di novembre 1462

28N. da Barignano, campo contro Spoltore 1.IV.1462, ASM SPE, Napoli, 208, 187. 29

Id.; F. Sforza a N. da Barignano, Milano 28.IV.1462, ivi, 208, 220; cfr. N. da Barigna-no, Pescara 12.V.1462, ivi, 208, 11.

30

N. da Barignano, campo contro Spoltore 1.IV.1462, ivi, 208, 187; M. da Capua, cam-po contro Scam-poltore 1.IV.1462, ivi, 208, 188; M. da Capua, Pescara 12.V.1462, ivi, 208, 12; M. da Capua, Chieti 14.V.1462, ivi, 208, 15; M. da Capua, campo contro Cellino Atta-nasio 15.VI.1462, ivi, 208, 80.

31

F. Sforza a M. da Capua, Milano 29.VI.1462, ivi, 208, 104; F. Sforza a O. del Carretto, Milano 1.VII.1462, ivi, 209, 112-113; cfr. Dispacci sforzeschi, V, pp. 132-133, 292-293.

(20)

– lasciato al fratello Nicolò Carbone l’incarico di tenere informato la cor-te ducale su quanto accadeva presso il da Capua32– il Barignano si trasferì

sulla Montagna d’Abruzzo a seguito delle reiterate richieste da parte del-le città della zona rimaste fedeli alla corona, per impedirvi la penetrazio-ne del Piccinino, pericolosamente vicino dopo la conquista della contea di Celano, ponendo fine anche ad una rivolta avvenuta a Montereale33.

An-cora una volta Nicolò non mancò di sottolineare «quanto era necessario trasferirmeli personalmente, eo maxime che faria grande frutto et molto più asay che li altri capitani che per el passato gli sonno stati, nonostan-te gli havesse mio locononostan-tenennonostan-te». Sarebbe rimasto nella Montagna quasi ininterrottamente fino a metà gennaio del 1463, sollecitando a più riprese la necessità di fornirla di truppe da parte del papa, fino al punto di recarsi personalmente a Roma34. Il nostro tornò in campo al fianco del da Capua

soltanto nel luglio di quell’anno, quando, dato l’imminente arrivo di Ales-sandro Sforza in Abruzzo, il duca Francesco gli ordinò di restare al seguito

Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

32

Dispacci sforzeschi, V, p. 272.

33«Era per partirme et ritornare al signore Matheo, dove che havendo benissime prati-che ne L’Aquila com homeni prati-che sonno affictionati a vostra illustre signoria, soy avisato commo certamente el conte Jacomo insieme com el conte de Montorio havevano stret-tisseme pratiche com alcuni de Montereale, com el principale de quelli che novamente ha-vevano morto uno chiamato el Monacho – che era uno cativo homo per questa monta-gna e per lo stato del signore re – et erano intrati in Montereale et mo’ governava Mon-tereale a suo modo et non a modo del signore re [...] che tutta questa montagna guasta-va, non stimando né el re né veruno altro. Vedendo et cognosendo veramente seguirne un giorno in questa montagna scandalo, pigliay per partito fare questo tale capitaie male pri-ma che luy facesse danno al stato del signore re et cussì, tenuto modo di haverlo neli pri-mani questo dì, l’ò inp[i]chato et chiamerasse Fante Grosso da Montereale. Altro non ho pos-suto havere, che se ne sonno fugiti fora de Montereale et andati chi in qua et chi in là. Ba-sta che’l capo ho acolto et ho guasto gli designi et pratiche deli inemici, et anche non du-bito niente sarà el quieto vivere de tutta questa montagna, la quale da questuy era tutta malmenata perché era uno teribile homo et haveva el seguito da cativi asay, in modo che ebbi pericolo talvolta, soe pur l’impicay et cussì ogniuno dipoy me hanno fatte mille be-nidictioni» (Dispacci sforzeschi, V, pp. 292-293).

34

Ivi, pp. 260, 272, 306, 309-310; F. Sforza a N. da Barignano, Milano 12.VI.1463, ASM SPE, Napoli, 210, 59-60; N. da Barignano, Leonessa 29.VI.1463, ivi, 210, 82.

(21)

del condottiero e di tenerlo costantemente informato sullo svolgersi de-gli eventi35.

L’arrivo di Alessandro Sforza segna evidentemente ed inevitabilmen-te una decadenza dell’autorità di Niccolò, il quale in un certo senso ritorna ad essere ‘irregimentato’ o quanto meno, sembrerebbe esserlo più che nei periodi precedenti36.

Sono infatti proprio due abusi di autorità, perpetrati quando Alessandro Sforza si era recato a colloquio dal re e aveva affidato al Barignano la re-sponsabilità di sistemare negli alloggiamenti invernali le squadre sforze-sche37, che presumibilmente ne capovolgono il destino fino a condurlo

ad-dirittura al carcere.

I «tristi modi et cattivi portamenti»38

di Nicolò colpiscono parados-salmente proprio coloro che più lo avevano portato in auge fino ad allo-ra, cioè Matteo da Capua e Ludovico Malvezzi. Nicolò, infatti, non solo ostacolò il da Capua nel prendere possesso di Teramo39, ma, insieme al

te-35

N. da Barignano, Lanciano 20.VII.1463, ivi, 211, 134-135; F. Sforza a N. da Barigna-no, Milano 24.VII.1463, ivi, 211, 144; F. Sforza a N. da BarignaBarigna-no, Milano 15.IX.1463, ivi, 211, 249.

36In tal senso potrebbero essere interpretate le parole che il duca Francesco scriverà a Ni-colò il 31 ottobre: «tu guarda de non parlare deli facti suoy [del conte Giacomo Picci-nino] se non in bene perché molte volte le male parole sono casone de gran inconvenienti; attende pur ad fare quanto hay ad fare et in simile cose non ne dire né più né meno se non come te ordinasse Alexandro nostro fratello, et vede de intendere da esso Alexandro lo te-nore de quello gli scrivemo circa ciò, adciò te habii ad conformare in ogni cosa secundo el nostro scrivere» (F. Sforza a N. da Barignano, Milano 31.X.1463, ivi, 211, 72). 37

N. da Barignano, campo presso Moscufo, 26.XI.1463, ivi, 211, 114.

38L’espressione è del duca Francesco (F. Sforza a M. da Capua, Milano 30.XII.1464 [ma 1463], ivi, 213, 122).

39Il condottiero scrisse che «le opere che cum lo nome de vostra illustre signoria da uno tempo in qua ha usate il prefato Nicolò da Bergnano me ha obstato et obsta ad havere la possexione de Teramo, che ve dico in veritade, illustrissimo signore mio, se le instigatio-ne et opere del prefato Nicolò non fosseno state, non dubito che, più tempi sonno var-ghati, io haveria havuta la quieta possessione de quella cità, como de Adri et tucto lo re-sto. Et per la servitù che ho a vostra illustrissima signoria non credo meritare che lo suo nome me faccia damno et male» (Dispacci sforzeschi, V, pp. 528-529).

(22)

soriere Antoni Gazull e ad alcuni teramani, permise anche ai soldati sfor-zeschi ivi stanziati di incendiare e saccheggiare la città di Civitella – che ave-va già faticosamente pagato metà della sovvenzione dovuta al re – per pro-curarsi il resto di quanto gli era ancora dovuto e per evitare che i cittadini consegnassero la rocca nelle mani del da Capua, provocando così ai citta-dini un ingente danno40e la reazione sdegnata di Matteo da Capua. Il

vi-ceré d’Abruzzo scrisse a proposito di Nicolò che «la ingratitudine sua non recognosce alcuno beneficio, che per guadagnare dece ducati postponeria ogni amico et ogni altra cosa metteria da canto, et sempre attende al ben privato, et non fa cura de iniuriare et fare damno al compagno de cento per guadagnare uno», chiedendone perciò l’immediata rimozione dalla pro-vincia perché «cum lo ardire et preheminentia ha pigliata como homo de vostra excellentia – che per reverentia de quella se li ha reguardo, se li por-ta honore et haseli reverentia – fa multi et varii excessi et de continue at-tende a la propria utilità». L’episodio avrebbe suscitato la stizzita reazio-ne sia del duca di Milano, che si sarebbe scusato con il condottiero e gli avreb-be assicurato un’opportuna punizione per il Barignano, sia di Alessandro Sforza, il quale avrebbe aspramente rimproverato Nicolò perché «non era già nostra voluntade che se dovesse fare la exequtione cum robare et sa-chegiare», invitandolo perciò a restituire il bottino41.

Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

40

Il Da Capua sostenne che erano state «sacchegiate più che la mità de le case, che cer-tamente se trova essere damnegiata quella terra più de cinquemilia ducati et tucta messa-la in bruna, per modo ogniuno sta in summa desperatione» e che era indecoroso che gli abitanti di Civitella «pure sonno tractati così a la foresta contra li suoi meriti, che dico in veritade l’homini da Civitella sonno stati sempre devotissimi et affectionati vaxalli de la prelibata mayestà, che non meritano essere così malamente tractati et precipue dal’ho-mini de vostra excellentia, a la quale cognosco sonno devoti et boni servitori. So’ certo non piacerà a vostra illustrissima signoria, la quale ha expeso più che uno milione de ducati, perduti homeni assai per reacquistare et mantenere lo stato de la prelibata mayestà, cre-do li despiaccia mo’ che le terre fidelissime de sua mayestà siano così malmenate et derobbate cum lo nome de casa sforzescha» (ivi, p. 529).

41Ivi, pp. 530-532; F. Sforza a M. da Capua, Milano 30.XII.1464 [ma 1463], ASM SPE,

Napoli, 213, 122; A. Sforza a N. da Barignano e G. A. di Landriano, Taranto 30.XII.1463,

(23)

A tale episodio increscioso si aggiunsero poi le pesanti accuse di pe-culato mosse contro Barignano da Ludovico Malvezzi. Infatti Nicolò, col quale – come scrive il condottiero bolognese – «io havea una amicizia che era più che fraternità, et lo dormire, mangiare et bevere nostro sempre era insieme», fu accusato di aver sottratto al condottiero il castello abruzze-se di Basciano – donatogli da Matteo da Capua in cambio degli oltre 2000 ducati che gli spettavano – a seguito del suo rifiuto di consegnarglielo, e «per quello sdegno o per presumptione temeraria, mista cum una soa pro-pria utilità», ne aveva perciò fatto prendere possesso a due suoi fratelli, appropriandosi poi di grano, biada, vino e strame degli abitanti e – con-tinua Malvezzi – «non bastava che fesserro le spese a quelli soldati, che anchora se ne portava ad Teramo per il vivere suo et de la fameglia soa. Quan-te volQuan-te gli ho scrito in recomendatione de queli poveri homeni, tanQuan-te vol-te gli ha facto pegio et fatoli guerra moltale»42.

Presumibilmente a seguito di tali episodi il duca ordinò a Nicolò di ri-entrare immediatamente a Milano43, ma egli venne trattenuto da Alessandro

Sforza in quanto «persona in questo paese molto utile ymo necessaria per la praticha et per la cognoscenza che lui ha in tuto Abruzo»44. Nel febbraio

1464 si trovava infatti ancora a Teramo, dove fu visitato da Angelo Probi, in-viato di Alessandro Sforza, il quale gli rimproverò i «mali allogiamenti et trat-tamenti de soldati» riferiti da Matteo da Capua e da Bosio Sforza, invitan-dolo a «remediare con diligentia e sollecitudine al bisogno de soldati»,

ol-42L. Malvezzi, campo presso il fiume Savone 19.VI.1464, ivi, 212, 151; L. Malvezzi, San Germano 13.VIII.1464, ivi, 213, 73.

43«Per alcune cose de non piccola importantia che havemo da conferire con te volimo che ricevuta questa, remossa ogni execptione et casone, tu te ne vegni qua da nuy lassan-do el carico del Antonio da Pesaro nostro famiglio de recuperare quelli nostri mille du-cati che prestassimo altre volte ad miser Ludovico Malvezo, et così li altri mille dudu-cati che se hano ad dare ad esso miser Ludovico, et lassando tuo fratello al governo del tuo offi-cio dela montagna. Siché fa che non manchi et veni volando», F. Sforza a N. da Barignano, Milano 30.XII.1464 [ma 1463], ivi, 213, 116.

44

N. da Barignano, Teramo 28.II.1464, ivi, 212, 234; A. Sforza, Teramo 9.VI.1464, ivi, 212, 115-116.

(24)

tre che ad «investigare soctilmente et diligentemente» circa i suddetti av-venimenti di Civitella45. Alla fine, nel giugno 1464 il duca Francesco –

non-ostante suo fratello Alessandro, ritenendolo la causa del forzato rientro, aves-se scagionato il Barignano dalla responsabilità per alcuni danni provocati per ripicca dagli sforzeschi a Giacomo Piccinino ed a Francesco da Ortona men-tre erano alle stanze – fu cosmen-tretto ad inviare Tommaso Tebaldi nel regno con l’ordine tassativo di far rientrare Nicolò in Lombardia46.

Trattenuto ulteriormente nel regno da Alessandro Sforza per espletare alcuni incarichi, Nicolò partì alla fine di luglio per Milano47, dove lo

aspet-tava il carcere, da cui sarebbe stato liberato solo agli inizi di dicembre48.

Nicolò da Barignano sarebbe ricomparso incidentalmente in Abruz-zo nell’ottobre 1465 al seguito di Alessandro Sforza49

, al cui servizio era passato trasferendosi a Pesaro, dove si sviluppò la seconda parte della sua carriera, che lo vide caposquadra, segretario ed uomo di fiducia prima di Alessandro e poi del figlio Costanzo50.

Nicolò rappresentò infatti Costanzo in occasione del rinnovo della sua condotta con il cugino Galeazzo Maria duca di Milano, nel maggio 1472, ricevendo l’incarico nell’agosto di quell’anno – a seguito della morte di Ales-sandro e alla necessità di rafforzare militarmente la presenza di Costan-zo a Pesaro – di ricondurne in città le truppe in quel momento alloggia-te ad Imola51.

Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

45Appendice documentaria, doc. 4. 46

A. Sforza, Teramo 9.VI.1464, ASM SPE, Napoli, 212, 115-116; Leverotti, Diplomazia, p. 225n.

47

A. Sforza, Teramo 9.VI.1464, ASM SPE, Napoli, 212, 115-116; N. da Barignano, Te-ramo 10.VI.1464, ivi, 212, 119; F. Sforza a A. Sforza, Milano 23.VI.1464, ivi, 212, 167; A. Sforza, campo presso Chieti 24.VII.1464, ivi, 212, 15.

48A. Sforza, Teramo 6.XII.1464, ivi, 213, 85. 49

N. da Barignano, Napoli 5.X.1465, ivi, 215, 201; Gentile da Treviso, Pianella 18.X.1465, ivi, 215, 226.

50

Ambrogiani, Vita, ad indicem; cfr. Berardi, Arte e artisti, parte III, p. 124; S. Eiche,

To-wards a Study of the «Famiglia» of the Sforza Court at Pesaro, in «Renaissance and

Re-formation», IX (1985), pp. 79-103, qui a p. 100.

(25)

L’anno successivo, quando ebbe anche la luogotenenza della cittadi-na marchigiacittadi-na52, Nicolò fu inviato dal signore di Pesaro a Milano

insie-me a Leonardo Botta per ottenere dal duca Galeazzo Maria la nuova con-ferma della condotta, poi non rinnovata per alcune contrarietà legate alla protezione ducale di Pesaro53

.

Grazie alle raccomandazioni di Federico da Montefeltro54il signore

di Pesaro passò quindi al servizio di Ferrante d’Aragona e fu proprio il Ba-rignano ad essere inviato in segreto a Napoli insieme al piacentino «Ja-cobino Bagarotto» per condurre le trattative riguardanti la condotta, poi stipulata dai due procuratori il 7 giugno 147355. Lo stesso Nicolò,

rien-trato a Pesaro, fu poi incaricato di recarsi a Milano per informare degli svi-luppi della questione il duca Galeazzo Maria Sforza56

.

(1470-1474), a cura di T. Duranti, Bologna 2007, vol. II, pp. 52-53; G. G. Scorza, Costanzo Sforza Signore di Pesaro (1473-1483), Pesaro 2006, pp. 97, 100. L’atto della condotta

sti-pulato dal Barignano a nome dello Sforza è edita in C. E. Visconti, Ordine dell’esercito

du-cale sforzesco 1472-1474, in «Archivio Storico Lombardo», III (1876), p. 457n e

par-zialmente anche in Documenti per servire alla storia della milizia italiana dal XIII secolo

al XVI raccolti negli archivi della Toscana, in «Archivio Storico Italiano», XV (1951), pp.

198-200. 52

N. da Barignano a Lorenzo de’ Medici, Pesaro 9.XI.1473, ASF, MAP, filza 29, doc. 985; cfr. A. Ciaroni, Maioliche del Quattrocento a Pesaro. Frammenti di storia dell’arte

cerami-ca della bottega dei Fedeli, Firenze 2004, pp. 206-207.

53Ambrogiani, Vita, pp. 72-74; Scorza, Costanzo Sforza, p. 112. 54

F. Ambrogiani, Il vicariato degli Sforza di Pesaro, in «Pesaro città e contà», 13 (2001), pp. 5-16, qui p. 7.

55

Nicolò da Barignano, ricevuto da Costanzo il necessario atto di procura il 22 maggio (Scorza, Costanzo Sforza, p. 113n), sarebbe giunto a Napoli il 30 maggio «molto secre-tamente travestito» e con l’ordine di non farsi vedere da Francesco Maletta, oratore del duca di Milano (F. Maletta a G. M. Sforza, Napoli 1.VI.1473, ASM SPE, Napoli, 224, 18) – che avrebbe poi visitato e rassicurato circa l’approvazione alle trattative del duca di Mi-lano, il quale era al corrente di tutto (F. Maletta a G. M. Sforza, Napoli 5.VI.1473, ivi, 224, 24), come avrebbe confermato lo stesso Galeazzo Maria (G. M. Sforza a F. Maletta, Bel-reguardo 13.VI.1473, ivi, 224, 47) – e sarebbe ripartito circa un mese dopo (F. Maletta a G. M. Sforza, Napoli 29.VI.1473, ivi, 224, 75). L’atto della condotta è edito in Documenti

per servire alla storia della milizia, pp. 201-205.

56

(26)

A Napoli Nicolò e Giacomino Bagarotto trattarono contestualmen-te anche il futuro matrimonio del condottiero pesarese con una principessa di casa reale. Inizialmente il re aveva proposto a Costanzo Sforza di spo-sare la sorella del principe di Bisignano57, ma alla fine il condottiero

pe-sarese avrebbe sposato nel maggio 1475 la duchessa Camilla Marzano d’A-ragona – figlia di Marino principe di Rossano e nipote ex sorore del re – e Nicolò da Barignano sarebbe stato uno dei capisquadra sforzeschi che, in occasione del trasferimento della duchessa nella cittadina marchigia-na, le sarebbe andato incontro «cum gran numero di soldati et cavalli et homini d’arme» al castello di Novilara per poi scortarla fino a Pesaro58.

Occupatosi per conto di Costanzo Sforza dei lavori necessari alla costruzione della nuova rocca di Pesaro nel 1474, nel gennaio 1477 fu inviato dal suo signore a Milano, per le condoglianze alla vedova Bona di Savoia dopo la tragica morte del cugino Galeazzo Maria Sforza59. In quello stesso anno

si recò nuovamente a Napoli, stavolta insieme ad Almerico Almerici, per la riconferma della condotta del signore di Pesaro con re Ferrante.

Nel maggio 1478 a seguito della richiesta d’aiuto contro il pontefice fatta da Lorenzo il Magnifico dopo la rivolta dei Pazzi, gli venne ordina-to di condurre in Toscana una compagnia di 80 uomini d’arme e 300 fan-ti. Ritornò a Firenze ai primi di settembre dell’anno successivo per diri-mere alcune questioni legate al pagamento della prestanza dovuta a Co-stanzo Sforza, che qualche giorno dopo lo inviò d’urgenza con 30 uomi-ni d’arme per provvedere alla custodia di Pesaro, in vista di una possibile

Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

57

F. Maletta a G. M. Sforza, Napoli 10.VI.1473, ASM SPE, Napoli, 224, 25-26. La dote offerta dal re era «de XVmducati cuntanti et XVmde corero et gioie et de scherpa» (F. Maletta a G. M. Sforza, Napoli 8.VI.1473, ivi, 224, 38), ma Costanzo sembrava interes-sato anche all’avvenenza della sua futura consorte, avendo fatto sapere che «se gli vora-no dare mogliere che sia bella, che altramente vora-non l’acceptarà may» (F. Maletta a G. M. Sforza, Napoli 21.VI.1473, ivi, 224, 59-62).

58

Le nozze di Costanzo Sforza e Camilla d’Aragona celebrate a Pesaro nel maggio 1475, a

cura di T. de Marinis, in Nozze Ricasoli-Firidolfi Ruffo di Guardialombarda, Firenze [1946], pp. 4, 55, 58-59.

(27)

minaccia da parte di un contingente papale-aragonese guidato, ironia del-la sorte, proprio da Matteo da Capua.

Nel 1482, infine, Nicolò partecipò alla spedizione di Costanzo Sfor-za nel ducato milanese contro Pietro Maria Rossi. A seguito della scom-parsa del condottiero pesarese, che morì agli inizi di luglio 1483, il Se-nato della Repubblica di Venezia, in ottemperanza alla promessa fatta allo Sforza di proteggere Pesaro in tal caso, dispose che il provisore di Romagna si recasse nella cittadina e fra le istruzioni a cui dovette ot-temperare vi fu anche quella di dover nominare proprio Nicolò da Ba-rignano a conduttore dell’esercito pesarese, affiancandogli un castella-no di castella-nomina veneziana60. Forse fu proprio la posizione di rilievo

ac-quistata da Nicolò a Pesaro – che è testimoniata da questa disposizio-ne vedisposizio-neziana, la quale è anche l’ultima notizia documentata che lo riguarda – a farlo includere tra coloro che sarebbero stati sospettati dalla duchessa Camilla di appoggiare l’infruttuoso tentativo di impadronirsi del potere da parte di Carlo Sforza61.

Nicolò da Barignano avrebbe quindi concluso la sua esistenza a Fano nel 148462.

3. La ricostruzione della biografia, della carriera e dei comportamen-ti di un personaggio poco conosciuto e controverso quale Nicolò da Ba-rignano sulla base delle ‘nuove’ fonti sforzesche, seppure delineata soltanto nei suoi tratti fondamentali, avendo scelto di restringere l’analisi ai soli dis-pacci da Napoli, può essere considerata come un esempio della potenzialità della fonte in ambito prosopografico, soprattutto al fine di riscoprire quel-l’ampio universo di personaggi minori e di microstorie significative, spes-so disperse e schiacciate dal pespes-so della grande storia, che si celano nel mare magnum della documentazione sforzesca.

60Scorza, Costanzo Sforza, p. 360. 61

Ambrogiani, Vita, pp. 93, 99, 115, 158, 200; Scorza, Costanzo Sforza, pp. 141, 168, 171. 62Eiche, Towards a Study, p. 100.

(28)

Appendice

*

1.

Nicolò da Barignano a Alessandro Sforza e Federico da Montefeltro Chieti, 22 agosto 1460

Raggiunta la città, Nicolò ha convinto la comunità a restare fedele al re. Il condottiero Matteo da Capua ed il luogotenente regio Filippo Malombra esortano le truppe sforze-sche ad avanzare, anche per il disaccordo che sembra esserci tra Francesco da Ortona e Orso Orsini. Accordo di Lanciano con il Piccinino, che si avvicina pericolosamente a Chieti.

ASM SPE, Napoli, 204, 29-30. Originale autografo.

Illustres ac potentes domini domini mey singularissimi post recomendationem. Aviso vostre illustri signorie commo Dey gratia sonno arivato sano et salvo dal signore Mateo et da tutta questa comunità, et subito gli exposi quanto el no-stro illustre signore et il cardinale et vostre illustri signorie me havevano inpu-siaet narali distintamente el provedimento et per terra et per aqua se fa in

se-guire questa impresa com victoria. Et inteso che ebeno tutto, me risposeno ge-neralmente volere vivere et morire com questa feda bona verso el stado de re, quantunche me dicono non credavano ormay più ale vostre illustri signorie ma, di poy che’l nostro illustre signore et il cardenale da parte della santità di nostro Signore scrive, vogliono credere questi tali provedimenti se fazino et sperare ha-vere secorso et presto, el quale – et da parte loro etiam per quello io cognosco et comprendo – bisogna sia presto altramente le cose non poriano passare pez-zo como fanno. Siché, illustri signori, al signore Mateo et a monsignore et al si- gnoreFilippopare,nonaspettandoelsignoreRoberto,pursolamentecomquel-li gienti che sonno glì et com quelgnoreFilippopare,nonaspettandoelsignoreRoberto,pursolamentecomquel-li dela Giesa che debbieno arivare, essendo in ordine di cavalli quelli chi erano a piedi, vostre illustri signorie se fazino vanti verso la Pescara, et loro ve mettirano in uno luocho sicuro senza uno dubio del conte, vostre illustri signorie porano stare et loro se obligano provedervi di vi-tualie per uno mese. Le terre che aspectano vostre illustri signorie non ve dico, che per Dio me zura monsignore – et io l’ho sentito per il camino – che sara-Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

(29)

no suficienti mantenervi di qua, spicialmente che monsignore me dice miser Francesco d’Ortona et miser Orso sonno in differencia perché el conte Jacomo pare favorezi più uno che l’altro, avisando vostre illustri signorie che miser Fran-cesco ha mandato a dire a quelli souy castelli commo vedono vostre illustri si-gnorie non se tengono niente, et cussì aquilani se diliberano acordarse perché a loro pare el conte facia per sí stesso e non per il duca Ranero. Siché per ogni rispetti a questi signorila vostra venuta gli pare sia prestaet farà tantofruttoades-so in uno giorno che di poy in uno mese, perché pocho ormay se pò campaza-re spicialmente di qua, commo sanno vostcampaza-re illustri signorie, di formenti et de-l’erbe n’è tanti su per queste valle che non se consumariano in uno mese. El con-te Jacomo com quelli de Lanzano è d’acordio, et questo perché a loro non pa-reva el secorso dovesse più venire. Purro el signore Mateo gli ha mandati le let-tere et mandato a narare commo el secorso sarà di qua presto. Del’intencione del signore Mateo, secondo intendo et per monsignore et per el signore Filip-po, etiam secondo posso cognoscere da soua signoria, me parebsarà perfecta et

bona fin ala fine, et cussì me ha zurato. Purro solicita el secorso che venga pre-sto, et in vero me pare sia necessario perché el conte Jacomo non perde tempo de niente: domani se aspetta ala Rippa de Chieti, che l’è apresso a Civita a duy miglia. Le fantarie che haveva prima non stimate che gli habbia più, che me dice el signore Mateo non ha uno terzo. Se purro non se potesse cussì presto veni-re le giente tutte, è necessario, et cussì el signoveni-re Mateo dice, subito se gli man-di le tre squadre et li ducenti fanti che ha richesti. La lettera ch’io scrivo al’illu-stre signore duca l’ho fatta ad comtemplacione di questi signori etiam per dare ben ad intendere ch’io venisse dala soua illustre signoria, perché hanno fatto più caso dela mia venuta per parte del duca che se li vostre illustri signorie gli man-dasse cente volte. Avisando vostre illustri signorie ch’io gli ho tanto confortati che li pare proprio havere avuto uno mezo secorso, commo sa el capellano la-tore presente, com lo quale non vengo per esser multo fracassato et derotto. Me repossarò in questo mezo et tutta via tenerò comfortata la brigata. Se in que-sto mezo gli accade altro ch’io possa, vostre illustri signorie me scriva. Tutto ho exequito et bene da Lanzano in fora. Me ricomando a vostre illustri signorie, li quale vederano quanto gli scrive ciascuno di questi signori. Datae Civite Thea-tine 22 augusti 1460.

Servitor Nicolaus de Bergnano

aSic.

(30)

2.

Nicolò da Barignano a Alessandro Sforza e Federico da Montefeltro Chieti, 27 agosto 1460

Seppure a malincuore, Nicolò è rimasto in città per evitare che i cittadini si sentis-sero nuovamente abbandonati ed ha rifiutato il colloquio chiestogli dal Piccinino, che è alle porte di Chieti, pur rendendosi disponibile ad incontrarlo se gli sarà or-dinato.

ASM SPE, Napoli, 204, 76-77. Originale autografo. Edizione parziale. Apresso, como sa el capellano me ne voleva [...]avinirmene, ma el signore

Ma-teo, monsignor et el signore Filippo me hanno tenuto dicendomi che la ve-nuta mia da parte del’illustre signore duca et da parte delo cardena[le et]bda

parte de vostre illustri signorie ha fatto tanto frutto in confortare loro et que-sto popolo, quali erano quasi fora di speranza de aspettare più secorso che non se poria dicere più, et che mo’ andandomene, essendo el conte Jacomo sule porte, el popolo perdiria ogni speranza et anche loro se rifredariano et non saperiano in che modo comfortare più dicto popolo. Io, vedendo cussì et per <non> guastare quanto ho facto, sonno rimasto, ma molto di malvoglia, per-ché stago in presone dove non foy may, et tuto el dì me conviene essere so-dicatore et comfortare ogniuno, et cussì farò, et de quanto occorerà di tutto ne avisarò vostre illustri signorie, le quali prego ben presto me advisano me ne debbia venire, non facendolo me ne veniria senza aspettare più. Non al-tro, salvo che aviso vostre illustri signorie commo el conte Jacomo ha presentito da miser Tucio da Lanzano commo sonno qua mandato dal’illustre signore duca et da vostre illustri signorie et àme facto pregare da parte soua per Ni-colò di Benzi et per Brunoro gli vada un pocho a parlare perché volentera par-laria com mi. Io non gli sonno andato né pur gli ho data risposta alcuna per-ché al signore Mateo et a mi n’è parso la richiesta meriti cussì. Pur, quando vostre illustri signorie me’l scrivesse gli andassi, gli andria et faria quanto me comandasseno et non guardaria a pericolo veruno. Ricomandandomi di con-tinuo ad prelibate illustri signorie. Datae Civitatis Theatine die 27 augusti 1460. Servitor Nicolaus de Bergnano

aLacerazione della carta. bLacerazione della carta.

(31)

3.

Mandato di Francesco Sforza a Nicolò da Barignano Milano, 20 marzo 1461

ASM, Sforzesco, Trattati, 1528, s. n. Sottoscrizioni autografe di Francesco Sfor-za e Cicco Simonetta.

Franciscus Sforcia Vicecomes dux Mediolani etc., Papie Anglerieque co-mes ac Cremone dominus. Licet nobis persuadeamus non opus fore no-stra intercessione aut medio inter serenissimum principem et excellentem dominum dominum Ferdinandum Dei gratia regem Sicilie etc., affinem et maiorem nostrorum observandissimum, et eos barones et vasallos, com-munitates, civitates et populos Aprutine provintie et aliarum partium re-gni Neapolis qui, varia superioribus mensibus mutante fortuna et bello-rum turbinibus, a corona regia deviarunt, et indubitato credamus regiam ipsam maiestatem pro sua in omnes clementia et benignitate ipsorum om-nes liberaliter et misericorditer suscepturam et parta ex hostibus victo-ria, quam superni Dei numine et virtute sua nonminus quam amicorum suffragiis omni ex parte subsecuturam speramus; tamen ut nobis ipsis sa-tisfaciamus qui et iure affinitatis et caritatis qua prelibato serenissimo do-mino regi convincti sumus et naturali quodam amore et cordis affectu quo universam illam provinciam et popules omni etate nostra prosecuti su-mus et prosequimur merito teneri, videmur omnia procurare atque age-re pro viribus que honoage-rem et commodum page-refati seage-renissimi domini age- re-gis pariter atque regni illius sui pacem ac tranquillitatem concernunt. Non incongruum nobis visum est in mandatis dare nobili et strenuo viro Ni-colao de Brignano familiari nostro dilecto, quem ad partes illas impre-sentiarum remittimus et ita dedimus et presentes damus ex omni cura, stu-dio et diligentia incumbat ac invigilet una cum quibuscunque officiali-bus, nuntiis et mandataris prelibati domini regis reducendis ipsis omni-bus et singulis baroniomni-bus, vassallis, communitatiomni-bus, civitatiomni-bus et populis dicte provintie Aprutine et aliarum etiam partium Apulie ad gratiam et obedientiam prelibati domini regis nihilque pretermittat e latere suo quo tam pium et sanctum operis ad votuum effectum producatur, facientes ipsum Nicolaum nuntium, actorem, procuratorem et mandatarium no-strum et quicquid melius dici et esse possit spetialiter et expresse ad pre-dicta omnia et singula exequenda; eique dantes et concedentes arbitrium, potestatem et omnimodam facultatem cum ipsis omnibus et singulis

(32)

no-mine nostro pro prelibata regia maiestate praticandi et tractandi et se in-terponendi inter eam regiam maiestatem seu quoslibet nuntios et man-datarios regios et ipsos omnes et singulos reducendos ut premittitur. Et si expedierit ad maiorem rerum stabilitatem et concordiam nomine no-stro pro prelibato domino rege Ferdinando versus ipsos omnes et singu-los barones, vasalsingu-los, communitates, civitates, universitates et popusingu-los re-ducendos eresapromittendi, fideiubendi et omne genus cautionis tractandi

et ineundi et proinde nos et bona nostra obligandi, cetera denique agen-di et exequenagen-di in premissis et circa premissa que eius prudentie et defectioni de qua optime concipimus necessaria videbuntur et opportuna, non ali-terque si nos ipsi personaliter intessemus et predicta facerimus, in quibus omnibus eidem Nicolao, de mente nostra superinde plene instructo, da-mus largum, generale et spetiale mandatum cum larga, generali et spetiali administratione, promittentes ex nunc prout ex tunc bona et sincera fide et sub verbo principis ratum et firmum perpetuo habituros quicquid per eundem Nicolaum nomine nostro in premissis omnibus et singulis dic-tum acdic-tum gesdic-tum, procuradic-tum, promissum et obligadic-tum fuerit et id ip-sum realiter executuros et impleturos sub obligatione nostri et omnium bonorum nostrorum presentium et futurorum. In quorum fidem presentes annum dominum firmiter valituras fieri iussimus et registrari nostrique sigilli munimine roborari ac insuper manu nostra propria subscripsimus. Dat(um) Mediolani die XX marcii MCCCC°LXI. Registrata Jo(hannes) Bl(anchus).

Francischu<s> Sforcia Vicecomes manu propria subscripsi Cichus

aSic.

(33)

4.

Memoriale di Angelo Probi ad Alessandro Sforza Pesaro, 7 febbraio 1464

OLIVIERI, Memorie, pp. 74-75. Edizione parziale.

Iesus

Memoriale all’Illustre Signore Gran Contestabile per me Angelum. […]

In Atri con lo Signore Matheo et Signore Bosio.

Da sua signoria intesi primamente lo mal allogiamento de soldati, e poi lo intesi da molti homini d’arme in modo che tutti gridano a una voce et senza fallo stanno malissimo da due o tri conductori in fora. […] Il pre-fato signore dice de allogiamento de soldati assai pegio che l’altri, e cusì ha scripto al duca et me ha comesso a mi che dica, ma perché trovò che Nicolò da Brignano non mette la cosa cusì disperata, anci dice lo contrario, io parlerò più moderatamente con lo duca.

In Teramo con Nicolò da Brignano, Ioanni Andrea non gle era. Con Nicolò disse quanto havrà inteso de mali allogiamenti et trattamenti de soldati e racomandagle per parte de vostra signoria che dovesse, e lui e Giovanni Andrea et cusì Antonio da Pesaro, vedere de remediare con diligentia e sollecitudine al bisogno de soldati, facendogle intendere l’im-putatione che havriano loro di questo manchamento dal signore Matheo e signore Bosio. E cusì è vero che l’uno e l’altro di questi signori imputantur grandemente, anci se dolevano de costoro et maxime de Nicolò dicendo che Nicolò non havia facto stima de loro, et che lui et questi altri haria-no usato del capitanio et altro fortemente. Nicolò assai se scusò e disse-me cose assai in una sua scusa et dissedisse-me le cose non esser cusì disperata come costoro me haviano decto et che faria et diria in modo che prove-deria assai bene al tucto. Mandai a dire ad Antonio da Pesaro per Ioan-ni da Faenza che per Ioan-niente non partesse et che lui insieme con questi al-tri fosseno con lo signore Matheo e signore Bosio per provedere al biso-gno de soldati, et cusì credo haverà facto etc. Del facto de Civitella io dis-se con Nicolò predicto orribilia del dispiacere et affano che vostra signoria havra preso de quello facto imputando il manchamento a tucti insieme, comandandogle che dovesse investigare soctilmente et diligentemente che la roba se trovasse fino ad un puntale de strengha. Et quello dì che io stec-ti a Teramo mandai per quelli da Civitella, ne vennero fino in XV o XX

(34)

homini et publicamente, che gle erano cittadini de Teramo e gente assay. Gle feci intendere lo dispiacere et affanno grande che vostra signoria ha-via del caso loro et che non obstante che in parte loro fosseno stati casione del caso per la renitentia et disobidientia, che havianno ustao etc., che vo-stra signoria faria tale demovo-stratione de questa cosa che faria intendere a loro et a tucto el mondo che la cosa gle dolesse et recrescesse, non al-trimenti che el caso fosse intervenuto in Pesaro proprio, et a la presentia loro havia ordinato de pigliarne parechi, ma lo disegno me fò guasto. Pur insieme con Nicolò predicto ne pigliamo et impresionamo tre, ali quali io disse cose assai da vostra parte in satisfactione de quelli homini, li qua-li invero remasero molto quieti et satisfacti, assai e delle parole bone, che io gle disse da vostra parte, et anche del’atto che Nicolò e mi fessimo di pighiare co lloro etc.

Li predicti da Civitella gridano al cielo et lamentanse de tucti, ma più del Thesaurero che d’altri. Et qui allegano rasoni assay et aspectano vostra si-gnoria con desiderio con speranza de retrovare la roba loro, et cusì io glie ho facto intendere che non dubite che vostra signoria farà trovare que-sta roba tucta quando la fosse ben sotto terra mille passi, et con questo li ho lassati assai quietati, et se io fosse stato la qualche dì più, era in via in-seme con Nicolò de pigliare una frocta de quelli corsi che se trovareno al facto et haressimo facto due cose: prima che lo pigliare de coloro saria sta-to satisfactione de quelli uomini, poi haressimo senza fallo trovasta-to roba assay, il che saria stato grand honore de vostra signoria. Spero che Nico-lò e Giovanni Andrea haranno soplito loro et cusì glie ordenai et comandai da parte de vostra signoria. Quelli da Civitella dicono che gle manca an-cor tra denari et an-coraze et perle et altre cose la valuta de ducati 5000 ma non dicono il vero. Io volsi pigliare alcuni de casa vostra, che lo haveria facto più vultero [sic] che de pigliare de li altri, ma non lo seppi né potey fare, che altri se acorse del facto, come vostra signoria intenderà da ma-donna Pacifica etc. Conforto vostra signoria per l’honore di quella voler far ogni dimostratione possibile in questo facto, certificandovi che la roba se troverà tucta peroché tucti quelli se trovarano al facto gli sono tucti, et Nicolò tucti riconosce, et cusì il Chierico e gli altri, et Sforza. […]

De denari de la subvenzione de Apruzo

Io non trovai che in man de madonna Pacifica ne fosse pur un soldo de questi denari, come vostra signoria intenderà da ley, et se ha voluto las-sare qualche dinaro a quelli che sono remasti là de vostri, et per le spese del suo venire in qua m’è bisognato imprestarglieli mi de dinari del vecovo. Emanuele Catone, L’apporto prosopografico dei Dispacci sforzeschi

(35)

Li 400 ducati da Teramo li teramani non feriano conto de pagarli per nien-te. Io gle feci intendere che bisognaria omnamente pagarli, et cusì fu or-dinato a Sforza, et Nicolò da Brignano che li sollicitassi haverli. Iohanandrea, che doveva havere qualche denaro rescosso de questa soventione, non era lì, siché io non so dire né quali né quanti ne habia, né anche possetti fare al dicto Iohanandrea l’ambasciata de vostra signoria mi comise circa la ma-teria ve disse Polo da Fano etc.

Nicolò da Brignano aspettava Iohanandrea et tucti dui loro overo uno de loro con Sforza dovrà venire ad Fermo per lo facto del’allogiamento ha-vuto dalla santità di nostro Signore per squadre sette, dicendo esso Ni-colò che gle bastava l’animo reassectare per tal modo li allogiamenti de Abruzo de quelli soldati nostri, che non bisogneria moverne veruno, et cusì deliberava fare composicione con li fermani del’allogiamento per le decte secte squadre in dinari, et cusì diceva haverne avisata vostra signo-ria quantuncha voleva far intendere ali fermani di volere mandare la gen-te ad allogiare etc. […].

Riferimenti

Documenti correlati

In Italia, nel febbraio 2018 i dati della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e violenza contro le donne hanno evidenziato che circa il 50 per cento dei processi

Muovendo da tali contrastanti effetti che, nella realtà aziendale, la presenza di membri della famiglia nella proprietà e nel governo dell’impresa potrebbe ingenerare

Se escludiamo il versante cipriota – che stava comunque a cuore a Ferrante, al punto da cercare anche in quel caso una doppia unione – il grosso della partita si giocava tra

Un tale risultato (capitolo 1), congiuntamente alla trascrizione (in appendice) e all’analisi dottrinale delle distinzioni 35-48 sugli attributi divini di scienza, potenza e

Al centro del riquadro è la nicchia che ospitava la statua di San Michele, oggi conservata nella chiesa di San Pietro in Aldifreda a seguito del dono dell’Associazione

- Scenario di Riferimento - Tangenziale ovest (corso Australia - Foro Boario/Leroy Merlin) NUOVA STRADA PRINCIPALE. Ferrovia STATO

Doctoral researchers in fMRI are experienced to varying degrees in cognitive task design, data acquisition, and analysis, but frequently lack knowledge of brain pathology, clinical

ELTRAMI , Documenti e memorie su la vita e le opere di Leonardo da Vinci in ordine cronologico, Milano, F.lli Treves, 1919, doc. 266 Per quanto riguarda quella del Perugino,