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Sabrina Minuzzi, Inventario di bottega di Antonio Bosio veneziano, 1646-1694, indici a cura di Alessia Giachery, Venezia, Regione del Veneto, Edizioni Ca' Foscari, 2013

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ni cattoliche, repubblicane, radicali e democratiche di matrice operaia, organizzazioni filantropiche, assisten-ziali e previdenassisten-ziali, culturali operaie e popolari. Ogni scheda catalografica è strutturata in due sezioni. La prima più bibliografica include dati descrit-tivi del periodico o dello stampato, titolo e varianti, motto, sottotitolo, supplementi sequestri e censure, pe-riodicità, nomi del direttore respon-sabile, del gerente, formato paginazio-ne, stile tipografico.

La seconda parte di ciascuna sche-da è in sostanza una preziosa, quasi sempre inedita, interessante e insosti-tuibile per gli studi storici, monogra-fia. Un lavoro certosino e inestimabile sul piano informativo essenziale che analizza e studia il periodico o la pub-blicazione in oggetto.

Gli indici cronologici, alfabeti-ci dei periodialfabeti-ci con l’indice di nomi e pseudonimi chiudono il poderoso censimento al quale forse ulteriore lu-stro avrebbe dato un, pur succinto, in-dice della cose notevoli o di argomenti principali che avrebbe potuto facilita-re la navigazione in tutte quelle pagi-ne da cui emergono dolorose notizie di sequestri, informazioni preziose su rubriche periodiche, versi celebrativi, condizioni dei salariati, soprusi e spe-ranze.

Anna Giulia Cavagna

Sabrina mInUzzI, Inventario

di bottega di Antonio Bosio veneziano (1646-1694),

indi-ci a cura di Alessia GIachery, Venezia, Regione del Veneto, Edizioni Ca’ Foscari, 2013, 256 p., [8] carte, ill. (Studi di archivistica, bibliografia, pa-leografia, 2), Isbn 978-88-97735-48-9, versione digitale http://edizionicafo- scari.unive.it/col/exp/30/148/Archi-vistica/2

L’Autore tempo fa dedicò una otti-ma monografia a un, allora, abbastanza oscuro libraio tipografo della Venezia secentesca: un operatore minore sul piano produttivo ma certo attivissimo come distributore e libraio, mercante di stampe e illustratore, la cui attività mercantile faceva trasparire non solo una discreta agiatezza materiale, ma anche un universo di valori religiosi, sociali, culturali popolari di immenso interesse, a volte insospettabili o solo ipotizzati. Segnalando a suo tempo lo studio che già allora rinviava ad un documento elettronico che avrebbe dovuto contenere l’inventario intero avevo rilevato l’impossibilità di con-sultazione del medesimo, in quanto il sito che l’ospitava sembrava non più operativo. Questo nuovo lavoro non solo colma la lacuna pubblicando in versione cartacea l’inventario allora irrintracciabile e sul quale il preceden-te studio si basava, ma arricchendo la trascrizione anche con il catalogo delle edizioni uscite a nome della ditta Bo-sio, e il catalogo delle sue incisioni. Il volume esce in una edizione cartacea non venale (e dunque si immagina a ti-ratura limitata e dunque chissà, magari un giorno oggetto di culto bibliofilico) con molte belle illustrazioni ma è re-peribile più comodamente come do-cumento elettronico on line.

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I titoli presenti nella bottega Bosio vengono identificati, tramite reperto-ri, quando possibile o commentati e annotati con indicazioni utili a circo-scrivere la famiglia di opere cui po-trebbero riferirsi le stringate o elusive note bibliografiche stese dal notaio nel documento inventariale. Opinabile la scelta di omettere nelle identificazioni (p. 27) il numero di pagine. Altre mi-gliaia di risme di carta di “libri strazzi” con orazioni, salteri, indulgenze, pri-vilegi, libri rossi e neri, libri usati, og-getti vagamente misteriosi come le 494 paia di “capete de azal” identificabili o come oggettini liturgici o come ciotoli-ne popolano l’inventario che annovera circa tremila voci.

Particolarmente interessanti i pa-ragrafi conclusivi dell’introduzione da cui si apprende, senza sorpresa ma con un certo intellettuale disagio, che oltre il 90% della produzione effimera o di natura devozionale e popolare è irrintracciabile o addirittura del tutto sconosciuta. Gli indici finali (tipografi, editori, librai, dedicatari, intestazio-ni principali e secondarie, dei nomi) avrebbero potuto (dovuto!) essere arricchiti da un elenco di tipologie di prodotti con i loro nomi ‘commerciali’ registrati nel documento: ciò avreb-be aiutato altri studiosi che si fossero imbattuti in analoghi prodotti magari con varianti terminologiche a parago-nare i dati.

Anna Giulia Cavagna

A Bibliographical Catalogue of Italian Books Printed in England 1603-1642,

com-piled by Soko tomIta and Masahiko tomIta, Ashgate, 2014, 578 p., ill. (Anglo-Italian Renaissance Stu-dies) Isbn 978-1-4094-2289-1, £ 80.

Si conclude con questo secondo tomo la brillante fatica dell’autrice docente di letteratura inglese alla Ta-kushoku University, ora coadiuvata da Masahiko Tomita ex Senior Fellow presso il Social Infrastructure Systems Company di Toshiba e Executive vi-cepresidente di NEC Toshiba Space Systems Ltd. Il primo volume copri-va con il censimento il periodo 1558-1603 (con 291 voci schedate, cui il presente catalogo apporta integrazio-ni e informaziointegrazio-ni suppletive in una settantina di schede alle p. 348-412); questo secondo fornisce i dati edito-riali e storico-culturali per i successi-vi 40 anni, coprendo i tempi dei, non sempre sereni, regni di Giacomo I e dello sfortunato amante dell’arte ita-liana (che, ricordo, commissionava e comprava incamerando per esempio pregevoli collezioni come la gonzaghe-sca!) Carlo I.

Ne emerge un corpus di ulteriori 187 descrizioni bibliografiche (che rimandano ad un insieme di 335 edi-zioni totali) di opere stampate in In-ghilterra che per lingua, argomento, responsabilità intellettuale, legami contenutistici, scelte, interventi e col-laborazioni editoriali hanno a che fare direttamente o indirettamente con l’I-talia. Ne emerge, come nel precedente lavoro, un affresco affascinante e ric-chissimo di dati, informazioni, notizie, approfondimenti, micro-studi su edi-zioni italiane, italianizzanti, imparen-tate con l’Italia stampate sull’isola: una

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