John Rawls (1)
Il primato della giustizia
Per Rawls, «la giustizia è la prima virtù dei sistemi sociali, come la verità lo è dei sistemi di pensiero. Una teoria per quanto elegante ed economica deve essere rifiutata o rivista se non è vera; allo stesso modo leggi e istituzioni non importa quanto efficienti e ben costruite devono essere riformate o abolite se sono ingiuste».
Progettare un sistema di istituzioni in grado di rendere la società “equa” [fair] vuol dire progettare le basi pubbliche di una società “bene-ordinata”. Una società è bene-ordinata – secondo Rawls – «[…] quando non è progettata soltanto per promuovere il bene dei suoi membri ma quando è anche regolata da una concezione pubblica della giustizia.»
I principi della giustizia
(1) «Ciascuna persona ha una eguale pretesa a uno schema pienamente adeguato (fully adequate) di eguali diritti e libertà di base, schema che deve essere compatibile con il medesimo schema per tutti; e in questo schema alle libertà politiche eguali e solo a queste libertà ha da essere garantito un valore equo».
(2) «Le ineguaglianze sociali ed economiche devono soddisfare due condizioni: in primo luogo, devono essere collegate a posizioni e cariche aperte a tutti in
condizioni di equa eguaglianza di opportunità; e in secondo luogo, devono favorire il massimo vantaggio dei membri meno avvantaggiati della società».
Il contratto sociale
«L’idea guida è che i principi di giustizia per la struttura di base della società
(l’insieme delle istituzioni maggiori: mercati, apparati statali, organi giurisdizionali, ecc.) sono l’oggetto di un accordo originario. Sono quei principi che persone libere ed eguali, preoccupate di far valere i propri interessi, accetterebbero in una
posizione iniziale di eguaglianza per definire i termini fondamentali della loro associazione».
Nell’età moderna il concetto di contratto sociale era– il nucleo profondo di una giustificazione dell’autorità politica (Hobbes, Locke, Rousseau e Kant).
Il contratto di Rawls è di natura ipotetica e contrafattuale (la posizione originaria) e si conclude sotto un velo d’ignoranza che nasconde alle persone le loro identità.
Punto di partenza (1): critica dell’utilitarismo
Rawls distingue la sua teoria della giustizia dall'utilitarismo, da un lato, e dall'intuizionismo dall'altro lato. L’utilitarismo è una teoria teleologica
(massimizzazione del bene) che definisce il bene indipendente dal giusto. Rawls ne fa due critiche fondamentali:
(1) L’utilitarismo è illiberale: L’utilitarismo aggrega gli individui che fanno parte della società come fossero un singolo uomo che fa delle scelte razionali. Ma le persone sono separate.
(2) L’utilitarismo è irrazionale: Visto che l’utilitarismo guarda solo alla
massimizzazione, non può distinguere tra diversi schemi di distribuzione se questi hanno la stessa utilità totale. Tra i tre schemi di distribuzione (a) 17: 2: 1 (b) 10: 5: 5 e (c) 7: 7: 6 l’utiliarismo è indifferente.
Punto di partenza (2): critica dell’intuizionismo
Rawls critica l'intuizionismo (1) per aderire ad una pluralità di primi principi che potrebbero entrare in conflitto e (2) per non avere regole di priorità che decidano tra questi principi contro l'altro. Siamo lasciati a trovare un equilibrio tra diverse intuizioni solo con l'aiuto di altre intuizioni.
Il progetto Ralws è quello di trovare un criterio etico che stabilisce delle priorità tra i precetti conflittuali (ad esempio, tra libertà e uguaglianza).
La posizione originaria
(i) Il primo elemento della posizione originaria è costituito dalla lista delle alternative tra cui si scelgono i princìpi di giustizia.
(ii) Il secondo elemento è costituito dalle circostanze di giustizia (scarsità dei beni, egoisimo moderato degli umani). L’atteggiamento soggettivo delle persone è di «reciproco
disinteresse» [mutual disinterestedness].
(iii) I vincoli formali del concetto di giusto: generalità, universalità, pubblicità, ordinamento, definitività.
(iv) La scelta in posizione originaria presuppone la razionalità delle parti.
(v) La posizione originaria crea una situazione iniziale di equità procedurale (velo d’ignoranza).
Velo d’ignoranza e scelta razionale
Velo d’ignoranza: In posizione originaria, nessuno conosce «il proprio posto nella società, la sua posizione di classe o il suo status sociale; lo stesso vale per la fortuna nella
distribuzione delle doti e delle capacità naturali, come la forza l’intelligenza, e simili. Inoltre nessuno conosce la propria concezione del bene, né i particolari del proprio piano razionale di vita, e neppure le proprie caratteristiche psicologiche particolari, come l’avversione al rischio o la tendenza all’ottimismo o al pessimismo»
Razionalità: «Si ritiene che una persona razionale abbia un insieme coerente di preferenze tra le opzioni disponibili. Egli ordina tali preferenze secondo come sono in grado di
promuovere i suoi scopi; segue il piano che è in grado di soddisfare maggiormente i suoi desideri piuttosto che meno, e che ha la possibilità più grande di essere portato a
Maximin
Si prescrive alle parti in posizione originaria di optare in condizioni di incertezza per la regola del maximin, una regola che impone di scegliere l’alternativa in cui l’esito peggiore è migliore degli esiti peggiori legati ad altre alternative.
Immaginiamo tre possibili esiti in una scelta distributiva che coinvolge tre soggetti:
a. b. c.
(i) 10 15 -1
(ii) 8 11 1
(iii) 5 7 4
La regola del maximin invita a scegliere la soluzione (iii) per prima, la (ii) per seconda, anche se la somma dei numeri imporrebbe una scelta diversa.
Maximin e scelta razionale
Rawls ammette che il maximin non sia di solito una regola di scelta in condizioni di incertezza particolarmente convincente, ma sostiene anche che ci sono tre
caratteristiche speciali della posizione originaria «che danno plausibilità» alla scelta del maximin.
(1) Sotto il velo di ignoranza, non c’è informazione sufficiente per avere stime probabilistiche comparate degli esiti della scelta.
(2) Ciascuna parte in posizione originaria si accontenta del minimo garantito dal maximin.
Problema: presuppone un’utilità marginale decrescente dei beni.
(3) Gli esiti peggiori delle alternative sono tali che «difficilmente potrebbero essere accettati» (vedi libertà).
Ordine lessicografico dei principi di giustizia
Rawls sostiene che il primo principio è prioritario rispetto al secondo, nel senso che non si possono sacrificare libertà in nome di altri beni sociali primari. E anche che alla prima parte del secondo principio sia assegnata una priorità nei confronti della seconda. L’eguaglianza di opportunità non può essere scambiata con
Il primo principio di giustizia: la libertà
Le libertà nella teoria di Rawls sono inalienabili, anche se non sono assolute. Non sarebbero altrimenti possibili quelle compensazioni interne al sistema che lo
rendono ‘un sistema pienamente adeguato’.
Ci sono due scambi tra libertà fondamentali: (1) una libertà meno estesa deve servire a rafforzare il sistema totale di libertà; (2) se c’è un gruppo che vede perdere parte delle sue libertà fondamentali, bisognerà essere in grado di giustificare tale perdita a questo stesso gruppo (ad esempio servizio di leva). Per Rawls la libertà non rimane astratta. Le persone devono avere poteri, risorse e opportunità che consentano loro un effettivo uso della libertà.
Beni primari
I beni primari costituiscono il distribuendum, cioè l’oggetto principale da distribuire all’interno di una teoria della giustizia distributiva. Si deve distinguere tra due tipi di beni primari, quelli naturali e quelli sociali. I beni primari naturali sono qualità e talenti, come la salute, la bellezza, l’intelligenza e così via. I beni primari sociali comprendono il potere associato con la posizione di lavoro, reddito e ricchezza, e le basi sociali del rispetto di sé che non sono già incluse nei primi due tipi di beni.
Il distribuendum sono i beni primari sociali. «La distribuzione naturale non è né giusta né ingiusta... Ciò che è giusto o ingiusto è il modo in cui le istituzioni tengono conto di questi fatti»
Il principio di differenza (2° principio di giustizia, 2° parte)
Il principio di differenza sostiene che le ineguaglianze sociali ed economiche sono necessarie, e sono legittime, solo per assicurare il più grande beneficio dei meno avvantaggiati della società.
Le posizioni socio-economiche rilevanti sono definite in termini di ‘beni primari sociali’. I più svantaggiati sono quelli che figurano nelle posizioni più basse rispetto a un indice che riguarda tutti i beni primari sociali congiuntamente, ma esclude quelli naturali. Tutte le disuguaglianze devono poter essere giustificate a tutti, a cominciare dai più svantaggiati. Le disuguaglianze sono giustificate solo se creano una situazione migliore per tutti. In questa ottica, il principio di differenza può consentire grandi disuguaglianze.
Obiezione: le disuguaglianze naturali
Due persone stanno ugualmente bene se hanno lo stesso paniere di beni primari sociali, anche se uno dei due può essere senza talento, portatori di handicap o disabile mentale. Allo stesso modo, se qualcuno ha anche un piccolo vantaggio nei beni sociali rispetto ad altri, questo sta meglio sulla scala di Rawls, anche se il reddito supplementare non è sufficiente per pagare i costi aggiuntivi dovuti a
qualche svantaggio naturale - ad esempio i costi del farmaco per una malattia o le attrezzature speciali per alcuni handicap.
Soluzione: esiste un ambito di «remedial justice», in cui è pensabile che situazioni speciali vengano considerate nella loro specificità nel tentativo di riparare i guasti individuali che esse comportano.
2° principio, 1° parte: perché la pari opportunità non
basta
Il principio di pari opportunità è interessante perché mira a garantire che il destino delle persone è determinato dalle loro scelte, piuttosto che dalle loro circostanze. Il successo nella vita non dovrebbe essere determinato da fattori moralmente
arbitrari come razza, classe o sesso. Programmi di non-discriminazione legale o di azione positiva sono politiche di pari opportunità.
Tuttavia, l'ideale di uguaglianza di opportunità è 'instabile', visto che le contingenze sociali e la lotteria naturale influenzano e determinano la distribuzione.
Equa eguaglianza di opportunità
Il principio di differenza si occupa solo degli effetti socio-economici di una distribuzione di beni primari. Ma questo non esclude che alcuni membri della società sono esclusi da certe posizioni sociali importanti (vedi sistema di
istruzione privata).
Il principio di equa eguaglianza di opportunità rimuove questo tipo di
discriminazione. Dobbiamo avere pari opportunità indipendemente dal nostro punto di partenza all’interno del sistema sociale.
Ma è possibile di creare veramente una base di partenza uguale per tutti? Rawls non interviene nella sfera privata della famiglia (si vede anche la critica femminista a questo riguardo) ma vuole l’abolizione delle barriere di classe.
Interpretazione democratica del secondo principio
L’interpretazione liberale consente che abilità e talenti naturali determinino le quote distributive. Ma «non c’è più ragione di acconsentire a una determinazione della distribuzione di reddito e ricchezza da parte della distribuzione di doti naturali di quanta ce n’è nel lasciarlo fare alla fortuna storica e sociale».
Solo l’interpretazione “democratica” del secondo principio combina
opportunamente il principio di equa eguaglianza di opportunità con il principio di differenza.
Ma il frutto dei talenti è davvero moralmente arbitrario? Per Rawls il merito dipende interamente dal sistema istituzionale, nel senso che ognuno di essi trasforma o non trasforma un insieme di talenti in beni secondo certe regole.
Istituzionalizzazione dei principi di giustizia
Esiste una mediazione in quattro stadi tra la capacità orientativa dei principi di giustizia e la loro realizzazione effettiva in un regime democratico:
(1) Il primo stadio è quello della posizione originaria, che culmina con l’affermazione dei due principi di giustizia.
(2) Il secondo stadio ha come oggetto la formazione e il funzionamento di una costituzione giusta.
(3) Il terzo stadio, riguarda la capacità degli organi legislativi di formulare leggi plausibilmente giuste.
(4)Il quarto stadio concerne l’applicazione giudiziaria e amministrativa delle leggi ai cittadini.
Fini: il bene thin di una persona
Senza una teoria thin del bene sarebbe impossibile pervenire ai principi di giustizia, perché non sapremmo nulla di ciò che le parti vogliono in posizione originaria. Non avremmo, senza la teoria thin, alcuna idea sulla razionalità delle parti e sulla natura dei beni primari.
La goodness è vista – da Rawls – come razionalità. Ciò implica che un piano di vita di
una persona è razionale, se: (i) è coerente con una teoria della scelta razionale; (ii) è applicato con piena razionalità deliberativa, cioè con una piena conoscenza dei fatti rilevanti e un’attenta considerazione delle conseguenze.
Il Aristotelian principle caratterizza i desideri e bisogni umani. «Human beings enjoy the
exercise of their realized capacities…, and this enjoyment increases the more the capacities is realized, or the greater its complexity».
Fini: il bene thick di una persona
Secondo la teoria thick del bene, una «good person» è quella che possiede al più alto grado quelle qualità morali che noi desidereremmo vedere negli altri. Prima tra queste virtù è il senso di giustizia.
Il senso di giustizia, definito come un desiderio di rispettare le istituzioni giuste e darsi
reciprocamente ciò che è dovuto, è indispensabile per assicurare la stabilità di una società bene-ordinata.
Il senso della giustizia si basa su di una generale disposizione umana alla «reciprocità». Ciò vuol dire che per una sorta di legge psicologica in condizioni favorevoli a un retto sviluppo morale, se una persona trae beneficio dalle istituzioni, e queste sono giuste ed è
pubblicamente noto che lo siano, allora questa stessa persona svilupperà un senso di giustizia.
Il bene della giustizia (1)
Rawls cerca di mostrare che «justice as fairness and goodness as rationality are congruent» - congruence argument.
(1) esiste una connessione di fondo tra agire giustamente e gli atteggiamenti naturali dell’essere umano;
(2) il principio aristotelico ci invita ritenere un bene il partecipare alla vita complessa di una società giusta
(3) l’interpretazione kantiana mostra che agire giustamente è qualcosa che noi vogliamo in quanto agenti liberi e razionali
(4) gli esseri umani hanno necessità di esprimere la loro natura profonda come esseri morali;
(5) i principi di giustizia scelti in posizione originaria in quanto scelti da parti che sono esseri liberi ed eguali corrispondono a quanto richiesto in (1)-(4);
Il bene della giustizia (2)
(6) in particolare, agire in base a essi da forma a un desiderio razionale fondamentale chiamato «senso di giustizia»;
(7) ma il bene è costituito proprio dalla soddisfazione di un desiderio razionale, coerente con il nostro essere liberi ed eguali;
(8) in particolare questo desiderio è in grado di contribuire a formulare un piano di vita armonico in quanto – data la condizione di finality - è un desiderio regolativo e overriding rispetto ad altri;
(9) dato quanto detto in (1)-(8), è bene per ciascuno agire in conformità con il senso di giustizia che dipende dai principi della teoria della giustizia come equità.
L’equilibrio riflessivo
Lo scopo del metodo dell’equilibrio riflessivo consiste nel trovare un criterio generale di accettabilità per una teoria etico-politica, che consiste nella condivisione delle premesse della giustificazione.
L’equilibro riflessivo consiste in un bilanciamento tra i princìpi di giustizia e i nostri «giudizi ponderati» [considered judgements]: “Possiamo modificare la versione della situazione iniziale oppure i nostri giudizi preesistenti, poiché anche i giudizi che prendiamo come punti fissi sono soggetti a revisione. Andando avanti e indietro, talvolta alterando le condizioni delle circostanze contrattuali, e altre volte ritirando i giudizi per renderli conformi ai princìpi, assumo che alla fine troveremo una descrizione della posizione iniziale che
contemporaneamente esprima condizioni ragionevoli e consenta princìpi che corrispondono ai nostri giudizi ponderati opportunamente rivisti e aggiustati. Questo stato di cose è quello che chiamo equilibrio riflessivo.”