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Il Tribunale delle Donne di Sarajevo all’Università di Torino. Una breve introduzione ai lavori.

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Academic year: 2021

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Il Tribunale delle Donne di Sarajevo all’Università di Torino. Una breve introduzione ai lavori.

Angela Calvo, Presidente del CIRSDe

Non è facile introdurre un evento che ha nel titolo parole come: ‘Tribunale delle Donne’ e ‘giustizia’ (o, utilizzando il modo di scrivere di Dasa Duhacek, ‘in/giustizia’). Immergersi in problemi così emotivamente grandi che hanno generato tanto dolore ma anche tanta consapevolezza in donne che non si sentono vittime passive, bensì testimoni attive, è un onore e contemporaneamente una grande responsabilità per una persona che rappresenta il CIRSDe (Centro di Ricerca e Studi di Genere e delle Donne dell’Università di Torino). Non riesco a non immaginare il volto di Duska e di Eva (due testimoni del Tribunale delle donne di Sarajevo) quando dicono: “… Noi che siamo sopravvissute al trauma della guerra dobbiamo parlare …” e “… Quello che dicono le donne … dovrebbe essere incluso nel sistema educativo: è necessario per le generazioni future”.

Si parla poco, ormai, della ex-Jugoslavia: il rischio che le nuove generazioni ‘non conoscano’ e ‘non sappiano’ ciò che è realmente successo è concreto. E’ necessario non dimenticare le ingiustizie subite dalle donne della ex-Jugoslavia durante la guerra così come nei successivi periodi di pace, ma i quotidiani e i media non ne parlano e scrivono quasi più: anche per questo motivo il Tribunale delle Donne di Sarajevo è importante. Anche se non è un tribunale nel senso letterale del termine, la sua esistenza ma, soprattutto, la testimonianza delle sue attiviste è più forte di una sentenza (oltre che essere di aiuto al sistema giudiziario ufficiale). Sono trascorsi 26 anni dall’istituzione del primo Tribunale delle Donne a Lahore (Pakistan) e, purtroppo, sono ancora molte le ferite aperte che continuano a renderlo sempre necessario e attuale: crimini di guerra, violenze militari, sociali e familiari contro le donne che sembrano non finire mai. I Tribunali delle Donne non si focalizzano sugli imputati, ma su chi ha sofferto, su coloro che hanno subito gravi ingiustizie e sui loro

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diritti violati. La costruzione e il mantenimento dei Tribunali delle Donne non è cosa semplice, in quanto parte dalle persone, dai loro vissuti e dalle loro emozioni, esponendole pubblicamente e facendo rivivere ferite che, invece di generare rancore, si levano a gran voce a condannare le violenze e i crimini. Il percorso femminista, incentrato anche sul sostegno alle testimoni permette loro di condividere uno spazio sicuro. Il riconoscimento della solidarietà, dell’aiuto e della vicinanza consente alle donne che accettano di rendere pubblici i loro drammi di affrontarli in modo meno traumatico e permette loro di diventare sempre più consapevoli di essere testimoni importanti.

Il CIRSDe è un centro di ricerca e di studi e tra i suoi obiettivi c’è quello di essere collante tra l’approccio teorico e il quotidiano, perché gli studi di genere e delle donne riguardano persone reali, che si devono confrontare con pregiudizi, stigmatizzazioni e, purtroppo, anche con violenze dirette e indirette. Per il CIRSDe ospitare un’iniziativa come questa, ‘Bisogno di verità. Il Tribunale delle donne, un approccio femminista alla giustizia’ è un grande onore e per questo motivo ringrazio Elisabetta Donini (CIRSDe e Donne in Nero di Torino), Miryam Carlino (Donne in Nero di Padova), Melita Richter (Università di Trieste), Mia Caielli (CIRSDe e Dipartimento di Giurisprudenza), le Donne in Nero di Torino, Trieste, Padova, Belgrado e, soprattutto, le splendide e coraggiose testimoni del Tribunale delle Donne di Sarajevo. Al di là delle loro etnie, appartenenze religiose, condizioni sociali ed economiche, le loro voci si levano insieme dalla Bosnia Erzegovina, dalla Croazia, dalla Macedonia, dalla Serbia e dal Montenegro a chiedere, semplicemente, giustizia.

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