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Le difese campali sabaude tra La Thuile ed il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. Ricognizione archeologica e documenti storici a confronto.

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(1)23 2019. Se l’abbazia cistercense di San Galgano in Toscana è un sito medievale di fama internazionale per le sue caratteristiche storiche, architettoniche e paesaggistiche, assai meno conosciute sono le vicende del suo abbandono e della sua destrutturazione. La ricerca appena iniziata nel 2019 a San Galgano suggerisce come l’archeologia abbia grandi potenzialità di scrivere pagine rilevanti che poco o niente interesseranno alla storia dell’architettura, ma molto a quella delle vicende del monumento e delle sue trasformazioni funzionali, economiche e ambientali nella strutturazione dei nuovi paesaggi postmedievali, con l’introduzione della mezzadria. Un tema storico di grande respiro al quale ci avvicina questo saggio, che rilancia implicitamente un’archeologia della mezzadria talvolta sfiorata dalla ricerca archeologica ma mai affrontata con uno scavo di questa qualità ed estensione, che sottolinea il passaggio da un monumento di dimensione europea a una rurale di piena marginalità. Il contributo di Giuliano Volpe si presenta originale e innovativo soprattutto per la metodologia, per una riflessione sulle inattese potenzialità anche qualitative del patrimonio e sul tema della delicatezza dell’intervento strutturale nel recupero dell’edilizia storica, che per le informazioni in sé, utili e importanti comunque per lo studio delle trasformazioni di un campione del centro storico medievale di Foggia, a seguito del terremoto che colpì questo centro nel XVIII secolo. Il gruppo di ricerca di Archeologia Medievale dell’Università Ca’ Foscari di Venezia discute il contributo dei dati archeomalacologici per l’interpretazione dei processi formativi della stratificazione archeologica e della sua interpretazione. Il caso di studio, ubicato nel centro storico di Marano (Cupra Marittima) appare significativo, in quanto sottolinea il ruolo dello studio (qualitativo e quantitativo) della malacofauna per individuare le pause dei processi di crescita della stratificazione e la formazione di paesaggi ruderali, talvolta estesi, talvolta limitati invece a singoli ambienti. Chiara Maria Lebole e di Roberto Sconfienza presentano un importante approfondimento sul tema dell’architettura militare del Ducato di Savoia nel XVII secolo, in quanto gli Autori illustrano i risultati delle ricerche su Le difese campali fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo, condotte come in altre occasioni con un’intensa interazione tra fonti scritte e fonti archeologiche. Il saggio di Luciano Mingotto sul restauro e sulle indagini stratigrafiche condotte durante il restauro della seicentesca villa Morlini-Trento a Costozza di Longare (Vicenza), a partire da questo case study suggerisce anche una riflessione più generale sul tema della tutela e della documentazione delle tracce delle trasformazioni nel tempo del patrimonio architettonico rappresentato dalle grandi ville aristocratiche d’età moderna e della fragilità dei resti delle azioni costruttive, funzionali o decorative.. ARCHEOLOGIA POSTMEDIEVALE S O C I E T À   A M B I E N T E   P R O D U Z I O N E. A RCHEOLOGI A POSTMEDIEVA LE. 23. € 44,00. APM-23. ISSN 1592-5935 e-ISSN 2039-2818 ISBN 978-88-9285-018-7 e-ISBN 978-88-9285-019-4. 2019 All’Insegna del Giglio.

(2) Con il contributo di. Università degli studi Sassari Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione Cattedra di Archeologia Postmedievale (Fondo di Ateneo per la Ricerca – 2019).

(3) ARCHEOLOGIA POSTMEDIEVALE Rivista Internazionale di Studi Fondata da Marco Milanese Direttore responsabile: MARCO MILANESE Comitato scientifico: HENRI AMOURIC, CNRS, LA3M Université d’Aix-Marseille CARLO BELTRAME, Università Ca’ Foscari di Venezia HUGO BLAKE, Royal Holloway, University of London GINO FORNACIARI, Università di Pisa ALBERTO GARCÍA PORRAS, Universidad de Granada SAURO GELICHI, Università Ca’ Foscari di Venezia ENRICO GIANNICHEDDA, Istituto per la Storia della Cultura Materiale di Genova (ISCuM) PAOLO GÜLL, Università del Salento MAURO LIBRENTI, Università Ca’ Foscari di Venezia ANTONIO MALPICA CUELLO, Universidad de Granada MARCO MILANESE, Università degli Studi di Sassari DIEGO MORENO, Università degli Studi di Genova LAURO OLMO ENCISO, Universidad de Alcalá FABIO PINNA, Università degli Studi di Cagliari Redazione: MARCO MILANESE, MARCELLA GIORGIO, GIUSEPPE CLEMENTE, ANNA MARIA STAGNO Periodico annuale – Registrazione n. 4714 del 4 agosto 1997 presso il Tribunale di Firenze Indirizzi redazione: Università degli Studi di Sassari, Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Via Zanfarino, 62, 07100 Sassari; tel. 333 7965091 e-mail: redazione@insegnadelgiglio.it; milanese@uniss.it; marcellagiorgio@hotmail.com. Edizione e distribuzione: Edizioni ALL’INSEGNA DEL GIGLIO s.a.s. via Arrigo Boito, 50-52 – 50019 Sesto Fiorentino (FI) tel. +39 055 6142675 sito web: www.insegnadelgiglio.it e-mail: redazione@insegnadelgiglio.it – ordini@insegnadelgiglio.it Abbonamento: https://www.insegnadelgiglio.it/categoria-prodotto/abbonamenti/ Per l’estero sono aggiunte le spese di spedizione..

(4) ARCHEOLOGIA POSTMEDIEVALE S O C I E T À   A M B I E N T E   P R O D U Z I O N E. 23 2019. All’Insegna del Giglio.

(5) Con il patrocinio di. Università degli studi Sassari Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione. In copertina: Carta da parati con fogliame, fiori e uccelli esotici, acquistata nel 1839 per lo studiolo della villa MorliniTrento a Costozza di Longare (Vicenza).. ISSN 1592-5935 e-ISSN 2039-2818 ISBN 978-88-9285-018-7 e-ISBN 978-88-9285-019-4 © 2020 All’Insegna del Giglio s.a.s. Stampato a Sesto Fiorentino (FI), ottobre 2020 MDF print.

(6) Indice. Editoriale, di Marco Milanese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 1. METODOLOGIA METHODOLOGY La vita dopo la fine dell’Abbazia: corredi ceramici di una comunità contadina a San Galgano (Chiusdino – SI), secoli XVIII-XIX . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Stefano Bertoldi Case vicine, storie lontane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 Giuliano Volpe Dati archeomalacologici per un inquadramento topografico-funzionale di stratificazioni indagate a campione: il caso di Marano (Cupra Marittima – AP) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 Alessandro A. Rucco, Marco Palmieri, Margherita Ferri, Tommaso Frattin 2.. CONFLICT ARCHAEOLOGY. Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. Ricognizione archeologica e documenti storici a confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza Spécificités architecturales et chronologiques de l’habitat d’Aculontra (Gavignano, Haute-Corse) . . . . . . . . . . . 87 Kewin Peche-Quilichini, Émilie Tomas 3.. ARCHEOLOGIA DELLA PRODUZIONE ARCHAEOLOGY OF PRODUCTION. Villa Morlini-Trento a Costozza di Longare (VI). Restauro, indagine stratigrafica muraria e ventidotti palladiani . .103 Luciano Mingotto 4.. INDICATORI ARCHEOLOGICI, PRODUZIONE, COMMERCI ARCHAEOLOGICAL INDICATOR, PRODUCTION, COMMERCE. Glazed tiles on the pavements of the churches in Greece. The distinctive case of a Post-Byzantine church in Mani . . .141 Konstantina Gerolymou 5.. STORIA DELLA MENTALITÀ HISTORY OF MENTALITIES. Rinvenimento di incisioni rupestri nella Valle di Sant’Eustachio presso Sanseverino Marche (MC) . . . . . . . . . .159 Luca Natali, Giuseppe Crocetti.

(7) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. Ricognizione archeologica e documenti storici a confronto Chiara Maria Lebole*, Roberto Sconfienza** la data e l’ora esatta di volo non permettendo l’applicazione di una rigorosa calibrazione/correzione dell’immagine atmosferica. Per questa ragione, per poter leggere correttamente il territorio, è stato necessario incrociare innumerevoli dati tra loro molto differenti come «nuvole di punti di media densità provenienti da SLA, immagini iperspettrali aeree, ortoimmagini digitali aeree RGB a colori ad alta risoluzione» 3, strumenti forniti gratuitamente dall’Ufficio Cartografico della Regione Valle d’Aosta ed elaborati da Enrico Borgogno Mondino (DISAFA, Università di Torino). I risultati sono stati sorprendenti. Le ricognizioni sul territorio, grazie alla restituzione del MIVIS, sono state condotte seguendo delle traiettorie mirate, permettendo di trovare una consonanza tra volo aereo e realtà sul campo. In area montana questo tipo di indagine incrociata è assolutamente indispensabile considerando che il terreno si presenta assai compatto, con prativi adibiti a pascolo e, per questa ragione, mai soggetti ad alcuna opera di dissodamento e/o aratura. Le strutture architettoniche riconosciute sono state classificate, fotografate e schedate in modo da fornire un quadro d’insieme della situazione antropica riferibile all’età moderna. Se queste strutture si siano impostate su preesistenze è difficile dirlo. Indubbiamente le condizioni di vita, oltre una certa quota, sarebbero state proibitive, mentre il sito di Orgères presenta tutte le caratteristiche necessarie per costruire un insediamento organizzato e funzionale ad un’efficace economia di valle, al controllo dell’area di strada ed al presidio, non solo militare, del vallon des Chavannes e del relativo colle che, seppur più alto rispetto al Piccolo San Bernardo, presenta delle curve di livello più «dolci» agevolando il transito anche per veicoli leggeri. Inoltre, la vicinanza del sito alla Dora di Verney, le curve di livello compatibili con un abitato – nonostante l’esposizione a fenomeni naturali quali frane e/o valanghe testimoniate anche a livello di scavo. 1. Archeologia del sito, archeologia del contesto L’attività archeologica ad Orgères è iniziata nel 2014: il sito, privo di toponimo sulle carte attuali, è stato ribattezzato «Orgères» dal nome dell’odierno nucleo abitato più prossimo. Si tratta di un insediamento ubicato ad una quota elevata (1665 m s.l.m.), nei pressi della Dora di Verney e vicino alla strada che permetteva di raggiungere il col des Chavannes, considerato come valida alternativa al valico del Piccolo San Bernardo 1. Nel corso degli anni il gruppo di ricerca ha studiato non solo le fasi strettamente legate alla stratigrafia archeologica, ma ha impostato anche una serie di ricognizioni sul campo per verificare eventuali tracce antropiche nel tratto di valle che da Orgères porta fino al col des Chavannes comparandole con quanto presente lungo la strada del Piccolo San Bernardo. L’attività di survey è stata preceduta ed integrata con l’analisi geomatica considerata un supporto essenziale allo studio storico-territoriale sia con rilevamento tradizionale e fotogrammetrico sia con rilevamento remoto e prossimale basato su immagini scanner laser aereo (ALS), sistema globale di navigazione satellitare (GNSS), geostatistica, GIS, cartografia digitale, immagini Lidar e voli MIVIS 2. Il MIVIS (Multispectral Infrared and Visible Spectrometer) è uno scanner iperspettrale per whiskbroom che opera con un’alta risoluzione spettrale e geometrica dipendenti dall’altezza di volo e risulta particolarmente utile per mappare tracce che potrebbero essere correlate a manufatti sepolti come strutture murarie, strade, etc. Bisogna specificare che per alcuni dati rilevati in passato non sempre sono state fornite tutte le caratteristiche tecniche adeguate come, ad esempio, *  Dipartimento di Studi Storici – Università degli Studi di Torino (chiara.lebole@unito.it). **  Società Piemontese Archeologia e Belle Arti (SPABA), Torino (robertosconfienza@libero.it). 1   Da ultimo Di Gangi, Lebole 2018 e relativa bibliografia. 2   Borgogno Mondino, Di Gangi, Lebole 2018..   Ibid.. 3. 65 Archeologia Postmedievale 23, 2019, pp. 65-86 doi 10.36153/apm23004.

(8) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. le fasi moderne rappresentano uno dei suoi ultimi tasselli. Lo studio del territorio non può prescindere dal contesto ambientale e biologico 4: dall’impostazione di un archivio biologico – grazie alla ricerca archeozoologica, botanica e geologica – è possibile ricavare informazioni indispensabili per la ricostruzione diacronica non solo dell’aspetto economico-produttivo, ma anche della vita quotidiana.. – l’irradiazione solare, le risorse vegetazionali fanno di questo insediamento l’ultimo punto d’appoggio e di controllo prima di affrontare il percorso verso la val Verney o la Tarantasia. Infine, non dobbiamo dimenticare che la parte meridionale dell’insediamento è naturalmente protetta da uno sperone roccioso e da una ripida scarpata che porta direttamente sulle rive del fiume rendendo difficile l’accesso all’abitato da questo versante. La posizione strategica del pianoro non è da mettere in discussione come si può evincere non solo dal territorio analizzato su scale differenti e con metodologie integrate, ma anche dalla forte diacronia archeologica: colpisce, infatti, che le strutture di età romana (I-III secolo d.C.) siano state inglobate nelle fondazioni di un grande edificio, identificato come casaforte di controllo signorile durante il XIII-XV secolo e che sul suo crollo sia stata edificata la ridotta di età moderna (XVII-XVIII secolo). Ancora durante la seconda guerra mondiale questo sito è stato utilizzato come zona militare, come testimoniato dai bossoli rinvenuti negli strati di abbandono. Da un punto di vista scientifico, questo lavoro non è certamente concluso. Le esperienze preliminari presentate sono incoraggianti perché sono stati raggiunti, seppur a livello parziale, due obiettivi. In primo luogo si è dimostrato che i dati gratuiti messi a disposizione dalla Regione Valle d’Aosta possono essere estremamente utili per l’archeologia, rendendo possibile condurre ricerche mirate e limitandone i costi; inoltre, da un punto di vista squisitamente tecnico, si è messo in evidenza come i dati MIVIS siano ancora un patrimonio affidabile per la ricerca territoriale nonostante il volo sia stato eseguito nel 1999. Ulteriori sviluppi sono previsti in futuro per una più ampia esplorazione dell’attuale sito archeologico: in particolare le bande termiche, al momento inutilizzate, dovrebbero fornire informazioni interessanti per leggere meglio il paesaggio. L’uso congiunto di MIVIS, ortoimmagini aeree e DTM/DSM ha ulteriormente dimostrato di essere uno strumento potente non solo per documentare le forme del paesaggio, ma anche per leggere e interpretare oggetti fuori terra. Nelle prossime campagne di scavo si continueranno ad indagare le fasi più antiche senza tralasciare la lettura corretta di un palinsesto articolato e complesso come quello identificato ad Orgères, dove. C.M.L.. 2. Il contesto militare territoriale alla fine del ’600 Le prime risultanze delle indagini archeologiche che hanno interessato le fasi d’età moderna dello scavo di Orgères sono state presentate recentemente su APM 20, 2016 5; caratteristiche di quei livelli sono le tracce di una frequentazione militare, che collocherebbe il sito in seno ad un gruppo di località analoghe lungo il vallone delle Chavannes a monte di Pont Serrand, di cui è conservata memoria in alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Torino, risalenti al 1691. Nel giugno di quell’anno le truppe francesi di Luigi XIV, al comando del marchese Charles Fortin de La Hoguette, attraversarono il Piccolo San Bernardo, superarono le difese sabaude di La Thuile e del campo del Principe Tommaso e giunsero fino ad Aosta, occupando e mettendo a contribuzione l’alto e medio ducato durante la bella stagione fino a Montjovet 6. Sappiamo che il duca di Savoia Vittorio Amedeo II nella primavera del 1691 mandò in Val d’Aosta l’ingegnere militare Giuseppe d’Estienne, per mettere in condizione di difesa i siti opportuni lungo il cammino fra il Piccolo San Bernardo e La Thuile, corrispondenti in gran parte a quelli indicati nella memoria più interessante, ai fini di questa ricerca, fra quelle coro4   Lebole, Mascarello, Di Gangi 2018; Lebole et al. 2019; Sartorio et al. 2019 e relativa bibliografia. 5   Lebole, Sconfienza 2016, con bibliografia pregressa relativa al sito e alle indagini archeologiche, nonché supra nota 4. È doveroso e soprattutto gradevole ringraziare i responsabili dello scavo dell’Università di Torino, prof.ri Chiara Maria Lebole e Giorgio Di Gangi, per il coinvolgimento dello scrivente nell’ambito del Progetto Orgères con l’affidamento dello studio delle fonti storiche e delle tracce di manufatti militari d’età moderna nel sito in esame e nel suo comprensorio. 6   Lebole, Sconfienza 2016, p. 65 con bibliografia pregressa in merito alla vicenda storica; si faccia comunque riferimento a Lucat 1893, opera monografica relativa all’evento, e de Saluces 1818, pp. 40-41; fonti coeve sono anche de Saint-Hilaire 1722, pp. 195-196; de Quincy 1726, pp. 428-431; de Tillier 1737, pp. 79-81.. 66.

(9) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. fig. 1 – Carta geografica del comprensorio di La Thuile, Chavannes, Verney, Lex Blanche. 1) Mont Fortin, Col des Chavannes; 2) Sito delle fortificazioni di «Chavanne di sotto»; 3) Sito della baita fortificata «à redan»; 4) «Ligne à redan» delle Arpettes; 5) Fortificazioni di Porassey; 6) Sito dell’antico villaggio di Orgères; 7) Fortificazioni di Planey (sito dello scavo universitario); 8) Ridotta di Pont Serrand; 9) Sito delle «Tranchées du Pussoret»; 10) Frazioni di Golette e Entréves (Geo4Map [a cura di], Monte Bianco, Valdigne. Courmayeur, La salle, La Thuile, Morgex, Pré-Saint-Didier, scala 1:25000, Novara 2019).. grafiche e difensive dell’Archivio di Stato di Torino, ovvero la Recit des passages de la Val d’Aoste depuis la Cittè et la ville neufue en haut, databile al marzo 1691 7. Il signor Arnoudi, castellano di Saint-Pierre e autore della memoria, dedica molta attenzione ai vari cammini che permettevano di accedere dalla Tarantaise al valico e all’abbazia di San Bernardo, ma altrettanta cura è profusa nella disamina del settore della «grande routte» dal valico stesso a La Thuile, considerando l’importanza strategica del vallone delle Chavannes quale percorso alternativo a quello del cammino principale e in collegamento. con la val Veny 8. I siti, che l’autore segnala per rilevanza strategica e difensiva, sono scendendo in direzione di La Thuile: le Arpettes e Porassey, Orgères, Planey, Pont Serrand, Pussoret, Golette e Entrèves 9 (fig. 1). L’indagine territoriale è stata condotta soprattutto nelle estati degli anni 2017 e 2018, operando sia su ampia scala, tramite squadre di archeologi partecipanti allo scavo dell’Università di Torino, guidati da Paolo Rivoira 10, che hanno percorso i due versanti del vallone delle Chavannes da Pont Serrand al col de Chavannes, sia in «siti particolari», individuati grazie all’ausilio di fonti storiche o da emergenze archeologiche evidenti.. 7   Lebole, Sconfienza 2016, pp. 65-66. Si tratta di tre relazioni riunite sotto il titolo Passages par ou l’Ennmey peut entrer en la Val d’Aoste – Gouvernement et Force de icelle (Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 2, Fascicolo 16); sono nell’ordine, la succitata Recit des passages, i Sentiments pour la deffence de la Vallée d’Aoste del 7 aprile 1691 e la Memoire faite par M.r le Marquis de Pianezze touchant la deffence des postes de la Val d’Aoste uers la Tarantaise del 21 aprile 1691..   Lebole, Sconfienza 2016, pp. 66-68.   Ibid., pp. 68-70. 10   L’occasione induce certamente a ringraziare Paolo Rivoira, esperto ricognitore soprattutto dei contesti alpini occidentali, per la sua disponibilità e attitudine alla collaborazione, la cui competenza e simpatia sono ben presenti nella memoria di chi scrive. 8 9. 67.

(10) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. Nel primo caso la ricognizione sistematica in estensione si è svolta tenendo presente le elaborazioni cartografiche del succitato Enrico Borgogno Mondino ed esaminando sul terreno la maggior parte delle tracce di manufatti antropici emergenti; il secondo intervento ha assunto maggiore intensità e carattere di ricognizione autoptica non sistematica per puntualizzare la natura e la destinazione delle evidenze che potevano verosimilmente avere destinazione militare e corrispondere ai dati delle fonti. Nel presente contributo si rende conto dei risultati emersi dallo studio dei siti particolari indagati con la ricognizione non sistematica e si rinvia ad interventi pregressi la necessaria puntualizzazione sulle metodologie di ricerca specificamente adottate per manufatti di fortificazione campale, tali quali risultano quelli studiati in questa sede 11.. dalla parte dell’accesso al valico, salendo dalla Tarantaise 13. In direzione ovest la fotografia aerea permette di cogliere una linea in terra allineata alla dorsale dell’acrocoro con un saliente centrale, il cui vertice è rivolto verso l’ospizio e la «grande routte»; si tratta di un trinceramento avanzato rispetto alla ridotta, verosimilmente coevo ad essa e ad essa collegato alla gola tramite il fossato ad Y 14.. 2.2 Il vallone delle Chavannes Certamente la Recit des passages dà molto spazio al vallone delle Chavannes, in ragione del suo valore strategico di via alternativa e di doppiaggio del cammino del Piccolo San Bernardo 15, a partire dai siti delle Arpettes e Porassey alla confluenza delle Doire de Chavannes e de Verney. La ricognizione tuttavia s’è spinta più a monte, fino al col des Chavannes che immette a nord nella val Veny, importante via di collegamento fra la Tarantaise e Courmayeur tramite il col de la Seigne. Per questo settore esiste un altro documento storico, redatto nel 1743 dall’ingegnere luogotenente Michele Antonio Rombò 16, per ordine del re Carlo Emanuele III durante la Guerra di Successione Austriaca, quando l’esercito spagnolo dell’infante don Filippo di Borbone, occupante la Savoia, minacciava d’invasione il Ducato d’Aosta. La Relazione fattasi d’ordine di S.M. segnala gli interventi fortificatori realizzati dal mese di luglio del 1743 presso il Piccolo San Bernardo e altre precise disposizioni di Carlo Emanuele III, ovvero di. 2.1 La difesa dell’Abbazia di San Bernardo Lo studio della Recit des passages, nonché della bibliografia a disposizione, è stato l’atto preliminare all’intervento sul terreno ed è proprio nel testo del signor Arnoudi che viene segnalato come primo sito di difesa l’abbazia di San Bernardo, presso la quale furono apprestate già nel 1690 le trincee della «garde de l’Abbaye»; tali risultanze archeologiche sono state studiate in passato 12, ma la ricognizione svolta per la presente ricerca non ha voluto escluderle, costituendo esse la posizione avanzata e più forte a interdizione della «grande routte» (fig. 2). Poco più a nord dell’edificio abbaziale sorge un basso acrocoro dai contorni irregolari, la cui porzione orientale è piana e si rastrema in un saliente naturale. Grazie anche alla fotografia aerea si scorgono lungo i margini dell’acrocoro tracce di linee a salienti e rientranti, evidentemente elevate a suo tempo in terra, e soprattutto un angusto fossato ad Y perimetrale lungo il limite occidentale e parte del limite nord con l’aspetto di una trincea d’approccio e probabilmente funzionale anche alle comunicazioni; è verosimile che il trinceramento in terra circondasse la superficie spianata dell’acrocoro a costituire una ridotta irregolare con tenaglia alla gola e fossato sui fronti d’attacco nord e ovest. 13   L’opera, se tale è la ricostruzione, potrebbe appartenere al tipo delle ridotte tenagliate irregolari di complesso (Tipo RD2; Sconfienza 2011, pp. 54, 84-85). 14   La linea corrisponde al tipo LB4 e la sua freccia o redan al tipo FB (ibid., pp. 53, 64-67, 70-71). Una situazione analoga risalente allo stesso periodo e verosimilmente non oltre gli anni ’40 del XVIII secolo è il trinceramento a redan, raccordato ad un bonetto antistante il forte seicentesco del Sellery in val Sangone, allineato alla dorsale ortogonale alla linea magistrale del forte (Minola 2006). 15   In merito a questo tema si veda Sconfienza 2005, p. 232; Id. 2008-2009, p. 147; Lebole, Sconfienza 2016, pp. 65, 78. 16   Michele Antonio Rombò, Relazione fattasi d’ordine di S.M. de’ movimenti delle armate in Savoja e della situazione del Monte S. Bernardo, come pure delle Montagne attigue Valli, Strade, Sentieri, loro situazione, e natura d’esse nel Ducato d’Ao­ sta. Col Regolamento da osservarsi per difendere quel Ducato e le Istruzioni date ai rispettivi Comandanti, s.l., 1743 (Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 13, Fascicolo 6); altre copie: Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese Militari, Mazzo 6 d’addizione, Fascicolo 6; Biblioteca Reale di Torino, Manoscritti: Mil 153.13, STP 524 (quest’ultimo sovrapponibile alla Relazione fattasi d’ordine di S.M. … cit.). Sull’ingegnere Rombò Ponzio 2018.. 11   Sconfienza 2009, pp. 23-32, in particolare p. 24 e nota 94 (con bibliografia pregressa sull’argomento); inoltre Sconfienza 2020. Sul tema della ricognizione in «siti particolari» Cambi, Terrenato 2004, pp. 122-144; Cambi, Salzotti 2016. 12   Le système 2006, pp. 49-50; Lebole, Sconfienza 2016, pp. 66-67.. 68.

(11) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. fig. 2 – La «Garde de l’Ab­ baye»: 1) Ridotta tenaglia­ ta sull’acrocoro a nord del­ l’Ospizio; 2) Fossato-trincea ad Y antistante la ridotta; 3) Trinceramento in terra con «re­ dan» centrale (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. fig. 3 – Colle delle Chavannes: 1) Mont Fortin, baraccone e contenimento in opera a secco dell’area insediativa; 2) Trinceramento a salienti e rientranti del Mont Fortin; 3) Col des Chavannes; 4) Edificio novecentesco in cemento (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. cosiddetto Mont Fortin 18, esistono i resti di un baraccone in muratura, rettangolare allungato 19, con confronti della fine del XVIII secolo alle pendici del Mont Vallaisan, presso la «Redoutte Sarde», e in val Veny 20, sebbene la documentazione curiale torinese del 1793, a proposito delle Chavannes, parli della costruzione di un baraccone in legno 21. Ammettendo che il baraccone sia stato edificato in pietra in corso d’opera, o rifatto successivamente, è sicuramente confermata dalla ricognizione la rilevanza strategica del colle delle Chavannes, tanto più che lungo il margine della cresta dalla parte. […] riffare quelli antichi trinceramenti del prencipe Tommaso alla Tuille, chiudere la Valle di Grisanche […] serare la Valle di Reme riffare gli esistenti vechi trinceramenti in quel sito detto Le Combales nella Valle di Courmajeur. S’è pur praticata una Diga, con la quale s’è formato un gran Lago ch’inondava quella pocca pianura, e si fece un picciol trinceramento lateralmente alle Combales in un sito detto Chavane di sopra, ed altro alla Chavane di sotto con gran fosso avanti […] 17. Il colle delle Chavannes (2592 m s.l.m., fig. 3) è un sito che testimonia una frequentazione militare fino al XX secolo con una struttura di ricovero in cemento prossima alla schiena del valico, ma poco più a monte (2753 m s.l.m. ca.), a nord-est sul.   Sconfienza 2008-2009, p. 152.   Tipo BaA1 (Id. 2011, pp. 55, 92-93). 20   Le système 2006, p. 72; Id. 2008-2009, pp. 145, 156-157. 21   Ibid., pp. 135 nota 24, 152-153. 18 19. 17   Michele Antonio Rombò, Relazione fattasi d’ordine di S.M. … cit., pp. 7-8.. 69.

(12) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. fig. 4 – Sito di «Chavanne di sotto»: 1) Acrocoro fortificato; 2) Taglio del fossato-cammino; 3) Trinceramento di nord-ovest; 4) Area insediativa-militare di nord-est (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. fig. 5 – Sito di «Chavanne di sotto»: 1) Tenaglia ovest dell’acrocoro; 2) Ttaversa di collegamento fra la tenaglia e il bonetto; 3) Bonetto est dell’acrocoro; 4) Trincea sudovest dell’acrocoro; 5) Taglio marginale all’arocoro con fun­ zione di fossato-cammino; 6) Muro in opera a secco a con­ tenimento del taglio-fossato; 7) Trinceramento di nord-ovest; 8) Area spianata d’attendamento; 9) Area spianata di nord-est; 10) Baraccone di nord-est; 11) Piccolo edificio est; 12) traccia del cammino delle Chavannes che attraversa il complesso (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. della val Veny, antistante il baraccone, si scorgono i resti piuttosto labili di un trinceramento a salienti e rientranti in pietre a secco 22, quello forse citato nella relazione del Rombò e che può quindi supportare l’attribuzione del toponimo di «Chavane di sopra» al sito del colle omonimo, quando attualmente prende il nome di «Chavannes d’En Haut» la collocazione della bergeria prossima e più alta della valle (2424 m s.l.m.). Scendendo da «Chavannes d’En Haut» a fondo valle, dove presso il bivio della strada che porta alla bergeria alta si incontra quella di «Chavannes d’En Bas», si è individuato poco più sotto, su un acrocoro a dominio della Doire (2100 m s.l.m.. ca.), un complesso di strutture conservato con parti minime d’elevato, destinato verosimilmente per morfologia a funzioni militari (fig. 4). L’acrocoro si innalza con ripida scarpatura in una sezione angusta del vallone delle Chavannes, è contornato a sud e sud-ovest da un cammino circolare e piano, il cui limite meridionale scende ripido verso il torrente ed è contenuto da un terrazzamento in opera a secco nella porzione più a sud, possibile fondazione di un trinceramento. La sommità dell’acrocoro rivela l’intervento umano, essendo sagomato in maniera singolare con una tenaglia in terra ad ovest, raccordata al vertice tramite un segmento rettilineo al rientrante meridionale di una doppia tenaglia, o bonetto, ricavata ad est; il complesso ha un aspetto particolare (fig. 5), tuttavia, l’impiego.   Ligne del tipo LA2 (Sconfienza 2011, pp. 53, 59-60).. 22. 70.

(13) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. di due opere a tenaglia simmetriche, pur collegate fra loro, è quanto mai adeguato per i siti d’altura secondo l’istruzione di fortificazione campale del XVIII secolo 23. Ricorrono pertanto alla mente le parole del luogotenente Rombò riguardo alle difese di «Chavane di sotto» e sembra dunque opportuno identificare con tale toponimo il sito e datare il complesso difensivo al 1743 24, ritrovando nel taglio del cammino circolare intorno all’acrocoro il «gran fosso avanti», che in antico era verosimilmente limitato lungo il margine da una palizzata 25. Il raccordo fra le due strutture a tenaglia crea quasi una ridotta, aperta tuttavia presso l’angolo nord-ovest, mentre il fronte ovest è ulteriormente potenziato dalla presenza di una trincea scavata attraverso la scarpatura dell’acrocoro e in corrispondenza del corno meridionale della tenaglia 26. Sempre ad ovest, sul terreno immediatamente antistante l’acrocoro, si apprezzano i cospicui crolli di una struttura a secco, il cui limite a monte è però ben leggibile e definisce un trinceramento con una freccia all’estremità orientale, uno sviluppo rettilineo di circa 12 m e alla testata occidentale un’ampia freccia, il cui rene ovest si raccorda ad un piccolo bastione pentagonale, aperto alla gola e con saliente rivolto a occidente 27; il trinceramento, di cospicua fattura, era stato pensato per difendere il cammino d’accesso al settore in esame e rivolgeva il fronte al pendio della montagna, dovendo ovviare ad una posizione infelice poiché dominata dall’alto,. mentre il suo tergo era protetto dalle opere dell’acrocoro 28. Nel settore settentrionale del complesso, in un’area pianeggiante limitata a nord dal versante sinistro del vallone, si apre una spianata quadrangolare (10×12 m ca.) marginata da una cunetta continua e un rilevamento di terra esterno, che potrebbe essere la risultanza dell’impianto di una palizzata; tale perimetro è interrotto sul lato ovest da un varco, mentre il lato est si apre su una seconda spianata, inferiore e disassata rispetto alla prima. La seconda area aperta ha un perimetro subquadrangolare (10×10 m ca.) definito a nord e ovest da un semplice margine in terra, mentre il lato sud è strutturato con un muretto a secco contro terra e un piccolo edificio in muratura a secco che si attesta poco a nord del corno della doppia tenaglia; il lato est è costituito dai resti di un muro in pietre a secco di contenimento, in soluzione di continuità dallo spigolo nord-est del piccolo edificio, e dal lato occidentale di un edificio più grande in opera a secco, rettangolare allungato e incassato nel pendio del versante sinistro del vallone. L’edificio e il muro di contenimento sono separati da un passaggio che, con il precedente mette in collegamento la seconda spianata con una prateria esterna digradante dolcemente verso la Doire des Chavannes. È possibile interpretare l’intero settore nord come zona insediativa per le truppe, eventualmente inviate a presidio delle fortificazioni, e fu sicuramente frequentata e riplasmata in epoche successive come stazione rurale e pastorale; la prima spianata sembrerebbe pertanto concepita per contenere gli attendamenti 29, grazie in particolare alla presenza delle cunette marginali a protezione dalle acque meteoriche, la seconda parrebbe destinata a svolgere la funzione di una sorta di piazza d’armi e gli edifici corrispondono verosimilmente ad un baraccone 30, il maggiore, e ad una struttura. 23   Sono i tipi della tenaglia isolata TA (Sconfienza 2011, pp. 53, 72) e della tenaglia doppia isolata TdA (ibid., pp. 53, 73-74). Per l’impiego delle tenaglie, semplici e doppie e in particolare sugli acrocori ibid., pp. 71-75; citiamo il più famoso confronto della tenaglia dell’Assietta, realizzata nel 1747 però a terminazione di un complesso trincerato (Assietta 1997, pp. 76-77, 87, 200-204) e, per la tenaglia doppia, il bonetto delle fortificazioni delle Fattières del 1744 (Sconfienza 2014, pp. 108-109, 323-324). 24   È questa l’occasione per rettificare opinioni e riflessioni pregresse sull’identificazione del sito di «Chavannes d’En Bas», sviluppate in altra sede e in assenza di una ricognizione profonda nel vallone delle Chavannes contestualmente a ricerche dedicate alle difese del Piccolo San Bernardo (Id. 2008-2009, p. 152 nota 89). 25   Sul posizionamento delle palizzate nelle opere campali si veda Id. 2014, pp. 72-73 con bibliografia pregressa in nota. 26   Si tratta del tipo LA1, linea isolata rettilinea (Id. 2011, pp. 58-59); confronti nello stesso comprensorio del Piccolo San Bernardo si trovano presso il forte del Dou de La Motte, probabilmente dell’inizio del ’700, e della «Redoutte Sarde», databile al 1793 (Le système 2006, pp. 56-57; Sconfienza 2008-2009, p. 142). 27   Il trinceramento corrisponde al tipo LB4, linea a frecce o bastionata (Id. 2011, pp. 53, 64-67), seppur distinta dalle difese dell’acrocoro, ma appartenente al contesto generale del complesso.. 28   Allo stato attuale manca purtroppo una documentazione storica che permetta di datare con precisione la struttura, la quale potrebbe risalire al 1743 oppure, data la differenza di tecnica costruttiva e la sua discontinuità rispetto alla compattezza del complesso dell’acrocoro, ad una fase di rinnovamento difensivo, riconducibile verosimilmente al 1793. 29   Le aree per gli attendamenti erano settori necessariamente previsti in prossimità delle fortificazioni campali, spesso alla gola delle difese; confronti interessanti del XVIII secolo si trovano per esempio in val Veny presso i triceramenti di Combal (Sconfienza 2008-2009, 155-156), in val Maira ai trinceramenti della Gardetta Superiore ed Inferiore (Id. 2018), al campo delle Fattières (Id. 2014, pp. 316, 322, 326, 329). 30   Tipo BaA1 (Id. 2011, pp. 55, 92-93); la struttura incassata nel pendio trova confronto con il baraccone B dell’avancorpo sud del campo delle Fattières (Id. 2014, pp. 317).. 71.

(14) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. fig. 6 – Sito a monte delle Arpettes, versante sinistro del vallone delle Chavannes: 1) Insediamento delle tre baite; 2) Baita fortificata con «redan» anteriore; 3) Muri a secco rustici di regolarizzazione; 4) Muro a saliente fra due piccoli acrocori, antistante la Doire, con possibile funzione difensiva (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. fig. 7 – Sito a monte delle Arpettes, versante sinistro del vallone delle Chavannes: Baita fortificata con «redan» sul lato breve sud, rivolto al corso della Doire (foto Rivoira).. di servizio o magazzinaggio, il minore 31. Va infine rilevato che il cammino antico del vallone delle Chavannes, originantesi in prossimità del ponte di Pont Serrand sulla sinistra della Doire, giunto a «Chavanne di sotto» attraversava il complesso fortificato entrando nella spianata inferiore e poi in quella più ad ovest, costeggiando la gola del. trinceramento occidentale in pietra; è suggestivo immaginare che anche il fossato circolare intorno all’acrocoro potesse costituire un cammino esterno al complesso difensivo e controllato dall’alto, tanto da indurci a pensare che non esistesse un fronte principale delle fortificazioni, ma che la loro finalità principale fosse quella di interdizione del vallone, sia in ascesa sia in discesa. Il significato strategico delle Chavannes è già stato sommariamente affrontato in passato 32; l’aggiramento di La Thuile e del campo del Principe. 31   In genere questi piccoli edifici, arretrati rispetto al fronte principale, potevano fungere da polveriera o da ricovero dei viveri, come per esempio il cosiddetto Magazzino D, una piccola costruzione quadrangolare collocata ad una quota di poco inferiore alla ridotta sommitale Sant’Antonio del campo delle Fattières (Sconfienza 2014, p. 318)..   Id. 2008-2009, p. 152 nota 89.. 32. 72.

(15) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. in presenza di una ridotta a freccia con baraccone alla gola 33, databile a parere di chi scrive al 1743 o al 1793, fra la Guerra di Successione Austriaca e quella delle Alpi, anche se l’opera a secco è ben paragonabile a quella della ridotta di Pont Serrand del 1688.. Tommaso poteva anche avvenire superando il Piccolo San Bernardo e risalendo le Chavannes per sbucare in val Veny e a Courmayeur, magari in supporto ad un altro corpo d’invasione che, evitando il Piccolo San Bernardo, scendesse direttamente in val Veny attraverso il col de La Seigne; d’altro canto lo sfruttamento del col de Chavannes, passando attraverso quello de La Seigne e l’alta val Veny, per evitare le difese del Piccolo San Bernardo e doppiarle lasciandosele alle spalle, era un’opzione strategica praticabile per un invasore proveniente dalla Savoia, quindi è ragionevole che le fortificazioni interne al vallone non abbiano un fronte principale stabilito, ma sfruttino natura e orografia dei siti ad interdire il cammino o il corso della Doire, veri e unici oggetti fondamentali per la difesa del settore. Scendendo dalla testata delle Chavannes verso valle, si incontrano lungo il versante sinistro del vallone molti insediamenti rurali, costituiti da baite più o meno grandi, accorpate in piccoli gruppi o anche isolate, presso le quali furono apprestati in passato dei terrazzamenti in opera a secco, generalmente allineati al corso della Doire, per regolarizzare i pendii. Si sono anche individuate delle strutture a secco, collocate fra due eminenze orografiche quasi sulle rive del torrente a creare una sorta di sbarramento delle praterie antistanti le baite e il corso d’acqua; datazione e funzione di tali opere sono incerte, tuttavia nulla impedisce di pensare che, sempre in ragione delle motivazioni di interdizione e controllo della Doire, i muri a secco abbiano assunto in determinati momenti e all’occorrenza il ruolo di trinceramento. Poco più a monte dei siti delle Arpettes e Porassey e sempre lungo il versante sinistro del vallone, a circa 1880 m s.l.m. (fig. 6), si è individuato un edificio quadrangolare in un gruppo di altre due baite, dotato di un avancorpo triangolare, pieno e in opera a secco come l’intera struttura, appoggiato e non legato al muro perimetrale sud della baita. È evidente la recenziorità dell’avancorpo, che potrebbe avere una semplice funzione di contenimento strutturale, ma la pezzatura dei conci angolari del muro sud dell’edificio è tale da far pensare ad un buon assetto statico dell’opera e da permetterci quindi di interpretare la struttura triangolare, con il saliente rivolto al percorso della Doire, come un complemento con possibile funzione difensiva, una sorta di «redan» riempito, ma praticabile su un’area interna probabilmente limitata da un parapetto, oggi crollato (fig. 7); se effettivamente era tale la configurazione della struttura, saremmo. 2.3 La confluenza delle Doire de Chavannes e Verney La Recit des passages definisce con il toponimo di Porassey «une pleinure estroitte qui se trouve entre la montagne de l’arpetta, et le Mont de Varney», scostandosi un po’ dalle denominazioni attuali che individuano in Porassey il versante sinistro del vallone delle Chavannes, alla confluenza della Doire de Verney, e con Arpettes il versante destro antistante. Nell’ambito della ricognizione si sono mantenuti i toponimi attuali, individuando sulla prateria del piano alle pendici delle rocce delle Arpettes e alla confluenza delle due Doire, poco a monte degli edifici rurali ivi esistenti (fig. 8), una traccia a solco con terreno rilevato antistante, riferibile probabilmente ad un trinceramento rivolto verso il vallone delle Chavannes e dotato di un ampio «redan» centrale, ovvero quella che poteva essere la difesa di «un bon corps de garde», raccomandato dal signor Arnoudi nel sito da lui detto di Porassey (fig. 9). Il trinceramento doveva essere realizzato in terra, sfruttando l’assetto pedologico del sito, con il corpo di fabbrica a profilo trapezoidale e scarpatura frontale sfumante sul terreno esterno; secondo lo sviluppo in pianta si potrebbe attribuire l’opera al tipo della linea isolata a salienti e rientranti 34. Risalendo dalla confluenza delle Doire alla strada moderna delle Chavannes, sul versante sinistro del vallone nella zona attualmente denominata di Porassey, esiste un agglomerato di baite (1928 m s.l.m.; fig. 10) all’imbocco del cammino che conduce alla bergeria del Plan Bovard (1968 m s.l.m.), la cui area insediativa è limitata ad est da un rilevamento in roccia e terra ortogonale alle isoipse, che giunge a ridosso del muro moderno di contenimento del primo tornate del cammino per Plan Bovard; presso la giunzione in allineamento   Tipo RA3 (Sconfienza 2011, pp. 54, 79-80).  Tipo LA2 (ibid., pp. 53, 59-60); in merito alla topo­ nomastica, ovvero all’attribuzione attuale del nome Arpettes al piano di confluenza fra le Doire des Chavannes e de Verney e di Porassey al versante sud del monte Combe Varin, antistante la bastionata rocciosa delle Arpettes, anche la cartografia torinese del XVIII secolo propone le identificazioni presenti oggi in loco: si veda infra nota 56. 33. 34. 73.

(16) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. fig. 8 – Le Arpettes: 1) Conflu­ enza delle Doire de Chavannes e de Verney; 2) Insediamento rurale delle Arpettes; 3) Trac­ cia della freccia in terra del trinceramento delle Arpettes; 4) Traccia del tratto rettilineo del trinceramento (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. fig. 9 – Le Arpettes: 1) Insedia­ mento rurale delle Arpettes; 2) Traccia della freccia in terra del trinceramento; 3) Traccia del tratto rettilineo del trincera­ mento (foto-rielaborazione Sconfienza).. ottuso che raccordava il tratto rampante a quello di foderatura e che il terreno antistante a quest’ultimo sembra deprimersi lungo la prateria là dove il pendio scende più dolcemente, tanto da far pensare all’esistenza di un fossato, ormai molto colmato dalle deiezioni di terra. Il trinceramento dovrebbe appartenere pertanto al tipo assai diffuso della linea isolata adeguata al terreno 35. A proposito delle fortificazioni degli ultimi due siti considerati, giova notare che le fonti documentarie confermano la loro antichità e una datazione pre-. all’emergenza suddetta si apprezzano i pochi resti di un’opera a secco tagliata dal tornante, a est del quale riemerge, parallelo alle isoipse, il proseguimento del muro a secco rasato poco al di sopra della fondazione e caratterizzato da un andamento a successivi salienti molto ottusi per foderare il pendio roccioso a sud-est di Plan Bovard (fig. 11). La risultanza individuata può corrispondere interamente ad un trinceramento, con fronte rivolto ad oriente a guardia del cammino delle Chavannes, collocato su una sporgenza strategica del versante nord del vallone in faccia alle Arpettes; va detto che il tornante moderno ha obliterato il rientrante.   Tipo LA1 (Sconfienza 2011, pp. 53, 58-59).. 35. 74.

(17) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. 2.4 Il vallone della Doire de Verney. […] strada della montagna detta La Chavane, e s’impadroniranno de’ trinceramenti, che vi sono per impedire il passaggio, ed avendo forzate elleno prenderanno la strada che cade fra S.t Didier, e Courmajeur, di poi a Morges da dove anderanno ad occupare il posto di Roche Taille 36. Il riferimento ai passi delle relazioni del signor Arnoudi e del luogotenente Rombò, appena citati, evidenzia la possibilità di transitare dal vallone delle Chavannes non solo in val Veny, ma anche su Courmayeur o Pré Saint Didier attraverso i cammini dei colli dell’Arp o della Youlaz sulla dorsale fra la valle di La Thuile e la val Veny; dalla zona delle Arpettes, Porassey e Plan Bovard per accedere ai colli suddetti l’unica via è quella impervia che sale lungo il vallon des Orgères a monte dell’omonima borgata antica, oggi abbandonata e a dominio della Doire de Verney sulla sinistra del vallone. Sebbene i documenti d’archivio non mantengano memoria di fortificazioni ad Orgères, la ricognizione ha permesso di individuare alcune strutture interpretabili anche verosimilmente con funzione militare difensiva, forse riconducibili al gruppo di quei «trinceramenti, che vi sono», citati dalla Relazione fattasi d’ordine di S.M., in ragione dell’importanza strategica del sito in esame. Il grande acrocoro di Orgères (1874 m s.l.m.) presenta un insediamento d’altura con edifici d’abitazione, il cui asse longitudinale è spesso orientato est-ovest e le aree aperte circostanti sono limitate o contenute da muri a secco paralleli e ortogonali alle isoipse (fig. 12); i più interessanti fra questi muri, composti da segmenti raccordati alle fondazioni delle case, sono quelli che in soluzione di continuità fra loro definiscono il margine meridionale dell’acrocoro. Lungo il margine nord dello stesso si trovano almeno tre lunette con saliente arrotondato e aperte alla gola, realizzate con un’opera a secco molto ariosa, ben diversa da quella serrata e compatta delle strutture antiche, e sono attribuibili alla frequentazione odierna del sito e dell’intero vallone delle Chavannes da parte delle truppe alpine italiane per le esercitazioni di tiro. Alle pendici settentrionali dell’acrocoro e parallela alla strada attuale delle Chavannes esiste una lunga struttura in opera a secco che contorna l’eminenza e contiene un cammino perimetrale; lo sviluppo della struttura è costituito verso ovest da segmenti successivi raccordati da salienti ottusi e nei tratti centrale e orientale da una linea sinuosa adeguata al terreno; l’aspetto attuale, grazie alla conservazione di rari tratti con un minimo d’elevato, induce a considerare la possibilità che si tratti di un trinceramento marginale 37, atto a governare il terreno. 36   Michele Antonio Rombò, Relazione fattasi d’ordine di S.M. … cit., p. 12.. 37   Tipo LA1, linea isolata adeguata al terreno (Sconfienza 2011, pp. 53, 58-59).. fig. 11 – Porassey: 1) Tratto rampante del trinceramento; 2) Settore obliterato dalla muratura del tornante; 3) Trinceramento a secco rasato e allineato alle isoipse; 4) Saliente ottuso del trinceramento in opera a secco (foto-rielaborazione Sconfienza).. cedente alla prima metà del XVIII secolo, poiché la Recit des passages, dopo aver raccomandato di difendere Porassey, aggiunge che Il y a neantmoins a craindre, que l’Ennemy ne remontast par la Combaz de Chauanaz, et qu’a l’endroit d’une ouverture, qu’il y a en la montagne de Berry exblanc il ne passast par derrier le mont de la Thuile par ou il peut prendre un passage estroit, qui descend a Checruy du costé de Courmajeur; ou bien venir descendre entre la barmaz, et heleuaz par la montagne d’youlaz;. inoltre la Relazione fattasi d’ordine di S.M. nel 1743, a proposito delle disposizioni difensive per il comprensorio fra il Piccolo San Bernardo e La Thuile, parla di fortificazioni preesistenti proprio nei siti in esame, dicendo che le truppe poste a difesa delle «alture latterali» al valico devono ripiegare sulla. 75.

(18) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. fig. 12 – Villaggio di Orgères: 1) Acrocoro dell’abitato antico di Orgères; 2) Muri a secco di contenimento verso valle; 3) Lunetta contem­ poranea per le esercitazioni di tiro degli Alpini; 4) Trinceramento marginale nord; 5) Raccordo fra il trinceramento marginale nord e la doppia linea; 6) Doppia linea di comunicazione con saliente ad angolo retto (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. fig. 13 – Villaggio di Orgères: Tratto orientale del trincer­ amento marginale nord a contenimento del cammino antico delle Chavannes; sullo sfondo la strada moderna delle Chavannes (foto Sconfienza).. delle fortificazioni di «Chavane di sotto». In tale contesto interpretativo trova inoltre una sua collocazione adeguata la risultanza più evidente, anche dalla foto aerea, e qualificante del sito di Orgères, ovvero la coppia di muri paralleli in opera a secco, che definiscono sul terreno un saliente ad angolo. fra l’acrocoro e il pendio allo sbocco inferiore del vallon des Orgères, poiché tutto lascia pensare che l’antico cammino delle Chavannes passasse proprio fra il trinceramento e le pendici dell’acrocoro abitato (fig. 13), analogamente a quanto si è ipotizzato per lo stesso cammino in corrispondenza 76.

(19) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. fig. 14 – Villaggio di Orgères: Linea di comunicazione occi­ dentale a doppio trinceramento con saliente ad angolo retto (foto Sconfienza).. retto, rivolto verso sud-ovest (fig. 14); sembra che i due muri contenessero il cammino d’accesso all’abitato da ovest, lo stesso cammino proveniente dal settore trincerato alle pendici nord dell’acrocoro, e che, conservandosi ancora bene in elevato, abbiano svolto la funzione di incolonnamento di mandrie e armenti usciti al pascolo fino agli ultimi anni di vita della borgata. Tuttavia il raccordo fra il muro settentrionale della coppia con la testata occidentale del trinceramento marginale e lo sviluppo in pianta del saliente inducono a pensare che coesistesse una funzione difensiva e che l’opera sia classificabile con il tipo della linea doppia di comunicazione 38, non tanto fra due capisaldi difensivi, ma fra l’acrocoro e la prosecuzione verso monte del cammino delle Chavannes su un terreno aperto quale quello dell’altopiano fra Orgères e Porassey. Proseguendo la discesa lungo il vallone di Verney e lasciatisi alle spalle i tornanti della strada moderna ad est di Orgères, la ricognizione raggiunge le praterie limitate a sud dalla sponda sinistra e precipite della Doire, dove si estende lo scavo archeologico dell’Università di Torino; da questo sito ha preso avvio la presente ricerca, avendo come obiettivo la comprensione del contesto territoriale per le fasi d’Età Moderna dello scavo, le cui risultanze sono da ricondurre in prevalenza ai secoli del Medio Evo (fig. 15). Come è già stato riferito in altra sede 39, tuttavia, sulla rasatura di un edificio rettangolare. d’epoca medievale, interpretato ad oggi come casaforte, si impostano i resti di un’opera quadrata (5×5 m ca. al perimetro esterno), la cui muratura a secco, realizzata sfruttando evidentemente il materiale delle preesistenze a disposizione in situ, si distingue decisamente rispetto a quella dei livelli inferiori per la pezzatura eterogenea dei conci e per la sommarietà di una realizzazione veloce (fig.16). L’edificio, riconducibile per datazione stratigrafica relativa ad una fase postmedievale, è dotato di ingresso presso l’angolo nord-est, protetto da un’anta ortogonale a sud e una obliqua a nord; è possibile quindi ipotizzare che si tratti di un’opera militare, verosimilmente della fine del XVII secolo, dato il contesto territoriale finora esaminato, attribuibile al tipo della ridotta quadrata di complesso 40. La riconduzione della ridotta ad un tipo «di complesso» è motivata dal fatto che essa non è isolata, ma appartiene ad un sistema di trinceramenti esteso ad ovest dello scavo in direzione della strettoia in cui è serrato il corso della Doire de Verney poco più ad occidente delle praterie. La presenza infatti di un muro rasato in opera a secco con andamento sud-est/nord-ovest, che segna il limite occidentale dello scavo, contiene il terreno antistante la ridotta e, formando un rientrante ottuso, si raccorda ad un altro muro, tecnicamente analogo con direzione est-ovest, ha indotto ad estendere l’esame del terreno in direzione ovest portando all’individuazione di una linea trincerata di complesso, molto mal. 38   Tipo LC1, linea di comunicazione rettilinea/adeguata al terreno (Sconfienza 2011, pp. 53, 67-68). 39   Lebole, Sconfienza 2016, pp. 75-78..   Tipo RB2 (Sconfienza 2011, pp. 54, 80-81).. 40. 77.

(20) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. fig. 15 – Contrada antica di Planey: Rilievo da ortofoto delle risultanze archeologiche seicentesche dello scavo universitario di Orgères con la linea del trinceramento occidentale a salienti e rientranti; in azzurro la collocazione della ridotta quadrata e la ricostruzione della linea magistrale dei trinceramenti (Ortofoto di Nicolò Masturzo, Dipartimento di Studi Storici, Università di Torino).. conservata, a salienti e rientranti 41 (fig.15). L’opera, la cui testata orientale ha origine ed è difesa dalla ridotta quadrata, si compone di un primo tratto, parallelo alle isoipse sopra accennato, caratterizzato dal rientrante ottuso e da una struttura in terra, il cui «talus» si appoggia al piede sul muro a secco est-ovest e il cui parapetto è costituito da un secondo muro in opera a secco parallelo al primo, del quale si colgono soltanto alcuni conci emergenti dal terreno ad una quota superiore quasi presso il rientrante 42 (fig. 17); alla distanza di circa. cinquanta metri dal rientrante, il trinceramento ripiega verso nord, con andamento ortogonale alle isoipse, seguendo un percorso a due salienti ad angolo retto e rientranti 43, in opera a secco e terrapieno retrostante appoggiato su preesistenze di opere insediative o rurali crollate in antico, così da sfruttare la differenza di quota fra il terreno antistante e la gola della fortificazione campale. Il tratto finale del trinceramento, là dove il pendio si fa più dolce, pur adeguandosi alla natura del sito, si sviluppa secondo un percorso di «ligne à redans» 44, delineando due salienti in successione, rivolti ad ovest e raccordati da fianchi ortogonali ai tratti di trinceramento rampante, per terminare a nord con l’ultimo fianco est-ovest su un’eminenza a dominio della prateria (fig. 15); alla gola di ciascun redan sono apprezzabili ancor oggi due aree depresse, rettangolari e spianate, con verosimile funzione di disimpegno o sede d’attendamenti, secondo le. 41   Tipo LB2 (Sconfienza 2011, pp. 53, 61-63). Si noti inoltre la somiglianza fra l’opera secco della struttura in esame con quella della ridotta di Pont Serrand, datata al 1688 (cfr. figg. 16 e 19). 42   Questo genere di struttura, costituita da un corpo di fabbrica in terra, scarpato sulla fronte, fondato su un muro a secco emergente dal terreno, in genere a livello del piano del fossato, e completato al culmine dal muro a secco del parapetto, trova due importanti confronti del XVII e XVIII secolo nello stesso comprensorio difensivo di La Thuile, ovvero la linea principale dei trinceramenti del Principe Tommaso (Le système 2006, pp. 15-37 passim, 49, 58-64, 73-79; Sconfienza 2009, pp. 53-55) e quella della grande freccia dei trinceramenti del Reclus, appartenente al sistema campale dei «Retranchements Sardes» presso il Piccolo San Bernardo (Id. 2005, pp. 233-235)..   Tipo LB2 (Id. 2011, pp. 53, 61-63).   Tipo LB4 (ibid., pp. 53, 64-67).. 43 44. 78.

(21) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. fig. 16 – Contrada antica di Planey: ridotta quad­ rangolare seicentesca real­ izzata sulle demolizioni di un edificio medievale, reimpiegando il materiale lapideo più antico; in primo piano le ante a protezione dell’ingresso sullo spigolo di nord-est (foto Sconfienza).. fig. 17 – Contrada antica di Planey, trinceramento est-ovest ad occidente della ridotta seicentesca: 1) Muro a secco di appoggio del terra­ pieno scarpato; 2) Resti del terrapieno scarpato o «ta­ lus»; 3) Resti del muro del parapetto superiore; 4) Pro­ filo a trapezio del trincera­ mento (foto-rielaborazione Sconfienza).. pratiche militari diffuse fra XVII e XVIII secolo e già notate per il sito di «Chavane di sotto» 45. Tornando alla Recit des passages, merita citare un passo che sembra illuminante riguardo al problema del toponimo relativo al sito delle fortificazioni appena esaminate e dell’area dello scavo 46:. Et reuennant au Porassey, et Orgeres le torrent de Chauannaz fait depuis ce lieu en bas, un gouffre inaccessible d’un costé et d’autre jusques au pertinences du Planey la ou il y a deux endroits du terrein, qui descendent incensiblement au torrent du costé du Pontserrant, et remontent aussy incensiblement du costé du Planey, ou l’on faict le corps de garde, et c’est la ou l’on a faict quelques trancheres mais elles sont dominées de l’hauteur du costé de l’ennemy, et si en ce lieu l’on ne faict des fortifications et une forte deffence il sera bien difficile de soustenir le premier choc 47.   Si veda supra e nota 29.   Si vedano alcuni cenni sul tema in Lebole, Sconfienza 2016, pp. 68-69, 72-73, 78. 45 46.   Ibid., p. 68.. 47. 79.

(22) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. Il signor Arnoudi dice che «le torrent de Chauanaz», per noi ormai la Doire de Verney, entra nella strettoia, il «gouffre», a valle di Porassey, individuata ad ovest delle praterie dello scavo, «jusques au Pertinences de Planey», toponimo logicamente attribuibile al sito in esame 48, perché collocato all’opposto «du costé du Pontserrant», che si trova sulla destra orografica della Doire, là dove le fortificazioni campali descritte si estendono sulle praterie alla sinistra orografica della medesima. La Recit des passages permette inoltre di datare le fortificazioni allorché riferisce che nel 1691 esistevano già in situ un «Corps de garde» e «quelques trancheres», probabilmente realizzati nel 1688, quando fu costruito il posto di guardia di Pont Serrand, o più credibilmente nel 1690 in occasione dei lavori difensivi affidati dal Conseil des Commis di Aosta a Giovanni Baldassarre di Aymoinier e compiuti sotto il comando di Giuseppe Filiberto de la Crête 49. Conferma infine tali interpretazioni la considerazione del signor Arnoudi riguardo alla cattiva collocazione delle opere «dominées de l’hauteur du costé de l’Ennemy», pienamente confacente a quanto si può osservare sui luoghi e dal fatto che la testata nord del trinceramento rampante raggiunge una gobba dominante tutta l’area difesa fino a quella dello scavo archeologico, ma che a monte di essa altre posizioni analoghe e l’intero pendio governano il terreno inferiore. «Depuis ce lieu de Planey recommence le Gouffre, sur le quel estoit establi le Pontserrant»; così prosegue il testo della Recit des passages, fornendo un ulteriore argomento per l’identificazione del toponimo «Planey» con il sito dello scavo dell’Università di Torino, e la stessa Recit nota che per controllare il cammino presso Pont Serrand (1626 m s.l.m.) è sufficiente una «petite garde», evidentemente per via della presenza della ridotta del corpo di guardia, non citata dal signor Arnoudi, ma ancor oggi apprezzabile (fig. 18). L’importanza strategica del sito di Pont Serrand e della sua fortificazione è più volte segnalato nelle fonti documentarie già a partire dal XVII secolo, come per esempio nelle altre relazioni dell’Archivio di Stato di Torino datate al 1691 di François. Jerôme de Challant e di Carlo Giovanni Battista di Pianezza 50, ma anche la relazione del luogotente Rombò individua nel sito un punto chiave della difesa di La Thuile, allorché il nemico avesse valicato il Piccolo San Bernardo 51; è opportuno segnalare inoltre una memoria della metà del XVIII secolo, sempre conservata all’Archivio di Corte di Torino, in cui si legge che Al di sopra del villaggio La Thuile evi un Ponte detto del Seran, su cui passa la strada maestra. In attinenza di questo ponte evvi una roccia scarpata, la quale forma un posto considerevole per opporsi all’inimico veniente dal P.o S.t Bernardo per la strada maestra. Questo Posto dee per altro essere assicurato sul fianco destro [guardando a monte, sito della ridotta, n. d.a.], senza del che può l’inimico per una strada da pedone circuirlo, e tagliarlo fuori […] 52.. La ridotta di Pont Serrand (1627 m s.l.m.) si trova pertanto all’esterno dell’abitato, alla sinistra della Doire e fu quindi pensata, già nel 1688 53, per difendere la testata a valle del ponte, grazie al quale la «grande routte», proveniente dal Faubourg di La Thuile e ascendente lungo la sinistra della Doire de Verney, transitava sulla destra orografica della valle per salire alla sella fra la Tête du Chargeur e la Tête de l’Âne e da lì al Piccolo San Bernardo 54. Oggi la ridotta è parzialmente obliterata dal tratto d’imbocco della strada moderna delle Chavannes, ma è ben apprezzabile l’opera a secco ancora in elevato, molto simile a quella della ridotta quadrata di Planey, costituita da conci di pietra subrettangolari,   Ibid., pp. 66 nota 8, 70, 71.   Michele Antonio Rombò, Relazione fattasi d’ordine di S.M. … cit., p. 12. 52  Anonimo, Descrizione delle Alpi, e Valli che costeggiano il Piemonte, principiando dal Gran S. Bernardo sino al Tanarello, divisa in numero di venti scritti de’quali nell’Indice esistente in principio, s.d. [post 1743]; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Materie Militari, Imprese militari, Mazzo 13, Fascicolo 1, p. 13. Negli ultimi decenni del XVIII secolo esprimono opinioni analoghe il barone Joseph Guillet Pougny de Monthoux (Descrizione militare del Ducato d’Aosta, s.l., s.d.; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche segrete, Aosta A 13 Nero) e l’intendente d’Aosta Jacques Alexis Vichard de Saint Réal (Observations sur les Vallées et les Gorges du Duché d’Aoste suivies de quelques reflexions sur la défense de le Duché présentée à S.A.R. Monseigneur le Duc de Monferras le 29e. may 1793 par le chevalier de S.t Real Inten­ dant d’Aoste, s.l., 1793; Biblioteca Reale di Torino, Manoscritti Miscellanei, 18, 2). 53   Lebole, Sconfienza 2016, pp. 65, 69. 54   Si noti che in ragione della guerra fra la Francia e la Savoia il ponte fu abbattuto una prima volta già nel 1690 (ibid., p. 69). Il cammino antico della «grande routte» è stato oggetto di ricognizione e studiato attentamente, recuperando in primis l’itinerario, le fasi storiche delle carreggiate, là dove possibile, e i tratti in terra battuta in occasione del progetto transfrontaliero Alpis Graia nei primi anni di questo secolo (Cavallaro, Mauriello, Vanni Desideri 2005; Le système 2006, pp. 43-47). 50. 51. 48   Si fa notare che il toponimo «Planey» è assai diffuso in valle d’Aosta, indicando esso un settore pianeggiante lungo i versanti di valle; nel territorio di La Thuile per esempio esiste un sito di nome Planey (1823 m s.l.m.) alla destra orografica di Pont Serrand o in Val Digne, sempre sulla sua destra orografica, si trova un sito omonimo (1180 m s.l.m.) di fronte alla borgata Verrand di Courmayeur. 49   Lebole, Sconfienza 2016, p. 65 e nota 3 con bibliografia pregressa.. 80.

(23) Le difese campali sabaude fra La Thuile e il Piccolo San Bernardo alla fine del XVII secolo. fig. 18 – Pont Serrand: 1) Imbocco del cammino delle Chavannes, strada moderna; 2) Sito della ridotta del 1688; 3) Tratto conservato della «grande routte» ascendente al Piccolo San Bernardo; 4) Ponte mod­ erno della SS26 sulla strettoia della Doire de Verney e vero­ simile collocazione del ponte an­ tico; 5) Abitato di Pont Serrand (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. fig. 19 – Pont Serrand: ridotta pentagonale del 1688, fronte sud conservato; ben evidente la muratura a secco a conci et­ erogenei e di grandi dimensioni per la tessitura degli spigoli (foto Sconfienza).. eterogenei e parzialmente regolarizzati a formare spigoli netti alle giunzioni delle facce scarpate; il perimetro completo era pentagonale 55, con saliente rivolto ad ovest, in direzione delle Chavannes, volume interno ricolmo di terra e ciottoli, e in antico la ridotta, fondata lungo il pendio del ver-. sante sinistro di valle, doveva essere dotata di un parapetto a protezione della piazza interna (fig. 19).. 2.5 Sulla destra della Doire de Verney Il poderoso acrocoro della Tête du Chargeur domina la confluenza delle Doire de Chavannes e de Verney, la contrada di Planey e Pont Serrand, ma crea anche una sella con il versante nord del Mont Chaz Duraz (2581 m s.l.m.) alla destra della Doire de Verney. L’antico cammino del Piccolo San Bernardo, come si è già detto, saliva attraverso questa sella guardando a nord la Tête du Chargeur e raggiungendo le pertinenze dell’antico villaggio di La Jou e della contrada di La Tour (1993 m s.l.m.), toponimo ancor oggi individuato poco sotto la Tête. 55   Si tratta di un’opera dalla natura semipermanente o permanente, dall’impegno costruttivo maggiore rispetto alle opere campali finora viste, ad esclusione della ridotta di Planey, e costruita ex novo senza sfruttare preesistenze e materiali di reimpiego, a testimonianza dell’importanza che era attribuita al settore del ponte di Pont Serrand; anche la tipologia della ridotta conferma quanto detto, trattandosi di una struttura chiusa alla gola del gruppo delle ridotte a freccia (Tipo RA1; Sconfienza 2011, pp. 54, 80-81), che di fatto ha un perimetro pentagonale essendo esso costituito da un quadrato con un triangolo associato sul lato ovest.. 81.

(24) Chiara Maria Lebole, Roberto Sconfienza. fig. 20 – Pussoret: 1) Praterie di Pussoret alle falde del versante nord del Mont Chaz Duraz; 2) Trinceramento in opera a secco a grandi salienti e rientranti lungo il cammino antico del Piccolo San Bernardo; 3) Ba­ raccone rettangolare riferibile alla frequentazione militare dei trinceramenti (da Apple Maps, rielaborazione Sconfienza).. fig. 21 – Pussoret: 1) Sali­ ente centrale delle «Tranchées du Pussoret»; 2) Rientrante in direzione est dello stesso trinceramento; 3) Sentiero corrispondente all’antico trac­ ciato della «grande routte» del Piccolo san Bernardo; 4) Baraccone rettangolare coevo ai trinceramenti; 5) parterie di Pussoret (foto-rielaborazione Sconfienza).. de l’Âne. La ricognizione ha confermato la scomparsa odierna del villaggio, segnalato comunque su alcune carte geografiche settecentesche dell’Archivio di Stato di Torino 56, e si è estesa in questo. settore, seguendo ancora una volta le parole della Recit des passages: A droitture de l’autre costè sont le Tranchées du Pussoret les quelles pourroient estre dominées par l’eleuation de la prairie, qui reste au deuant du costè du village de la Jou et par la sommitè de la montagne, si l’Ennemy auoit gaignè le passage du boix il seroit bien difficile de s’y soustenir. 56   Lebole, Sconfienza 2016, p. 68 fig. 3 e p. 69 fig. 4; Anonimo, Carta topografica del Ducato d’Aosta con parte delle provincie di Morienna, Tarantasia e Faucigny, s.l., s.d. (post 1743; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Aosta n. 3); Giovan Giuseppe Avico, Domenico Carelli, Antoine Durieu, Giovanni Battista Sottis, Carta topografica in misura del Ducato d’Aosta divisa in quattro parti (Aosta IV/I e IV/II), s.l., s.d. (fine XVIII-inizio XIX secolo; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Aosta n. 4); Anonimo, Carta topografica e descrizione delle selve d’una parte della Valdigna nel Ducato D’Aosta, s.l. s.d. (post 1743; Archivio di Stato di Torino, Sezione di Corte, Carte topografiche e disegni, Carte topografiche per A e B, Aosta n. 7).. Effettivamente la ricerca in situ lungo la sella alle falde della Tête du Chargeur, grazie anche all’ausilio della fotografia aerea (fig. 20), fra La Tour e Vielle (1903 m s.l.m.) ha condotto all’individuazione di una lunga linea ad ampi salienti e rientranti 57, con il 57   Si tratta di una linea piuttosto estesa che può essere considerata un vero e proprio complesso difensivo e non solo una fortificazione isolata, perciò la attribuiremmo al Tipo LB2 (Sconfienza 2011, pp. 53, 61-63).. 82.

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