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Aumentata eccitabilità della corteccia motoria, in soggetti altamente suscettibili all'ipnosi: un fattore che favorisce la plasticità neuronale

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Indice

Introduzione

Capitolo 1. Ipnosi e teorie

1.0 Breve storia …...3

1.1 Ipnosi ericksoniana e ipnosi sperimentale, punti di contatto...4

1.2 Correlati neurali dell'ipnosi...11

Capitolo 2. Suscettibilità ipnotica 2.1 Differenzia fra soggetti di diversa ipnotizzabilità, scale di misura...20

2.2 Correlati comportamentali e corticali...22

2.3 Suggestioni sensorimotorie, capacità immaginativa, equivalenza funzionale tra immaginazione e percezione...24

2.2 Scopo dello studio...26

Capitolo 3. Metodi 3.1 Soggetti...27 3.2 Procedura sperimentale...27 3.3 Analisi statistica...28 3.4 Risultati...29 3.5 Discussione...31 Capitolo 4. Conclusioni………...……...33 Bibliografia Appendice A

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Riassunto

La suscettibilità all’ipnosi, o ipnotizzabilità, è un tratto psicofisiologico

misurato da scale e associato a caratteristiche morfofunzionali del cervello,

differenze nell’integrazione sensomotoria, nel controllo cardiovascolare e nella

relazione tra immaginazione e percezione. Una maggiore equivalenza funzionale

tra queste ultime è stata suggerita da studi comportamentali, che hanno mostrato

maggiore probabilità di risposta a suggestioni sensorimotorie, e confermata da

indagini elettroencefalografiche che hanno descritto minori differenze

topologiche tra movimento/percezione reale e immaginata.

Lo studio oggetto della tesi esplora l’ipotesi che la maggiore equivalenza

funzionale tra immaginazione e percezione osservata nei soggetti di alta

ipnotizzabilità (Highs) rispetto a quelli di media (Mediums) e bassa suscettibilità

ipnotica (Lows) dipenda da una maggiore eccitabilità della loro corteccia

motoria. Negli Highs questa aumenterebbe la probabilità di comportamenti

ideomotori, cioè di risposta alle suggestioni sensorimotorie.

Sono stati studiati soggetti sani classificati attraverso la Scala Stanford di

Suscettibilità Ipnotica, forma A in Highs (N=10, punteggio > 8 su 12), Mediums

(N=10, punteggio compreso tra 5 e 7) e Lows (N=10, punteggio <4). E’ stata

applicata stimolazione magnetica transcranica sulla corteccia motoria destra per

evocare potenziali evocati motori (MEPs). Di essi è stata studiata la Resting

Motor Treshold (RMT) e l’intensità di stimolazione necessaria a produrre MEPs

di ampiezza 1mv (I1mv) durante condizioni di riposo e durante immaginazione

di movimento dell' abductor pollicis brevis (APB) sinistro.

I risultati hanno mostrato i) valori di RMT minori negli Highs che nei

Lows, con i Mediums con valori intermedi, in condizioni basali e ii) valori di

RMT e I1mv minori negli Highs durante immaginazione motoria. Inoltre, la

vividezza dell’immaginazione soggettivamente riportata correlava

negativamente con RMT e I1mv.

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Dunque, la corteccia motoria degli Highs è più eccitabile di quella di Lows

e Mediums. Di conseguenza, fenomeni plastici dovrebbero essere facilitati negli

Highs, che di conseguenza sarebbero meno esposti a neurodegenerazione.

Inoltre, la misura dell’ipnotizzabilità può predire gli effetti di trattamenti

immaginativi attuati per la neuro-riabilitazione e l’attività fisica.

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1.1 Breve storia

È il 1820 quando E. F. de Cuvillers conia i termini ipnosi e ipnotismo sull'onda di quella che era la fiorente e giovane scienza della psicologia. Nel 1840 questi due termini diventano famosi grazie a James Braid. Nel testo non pubblicato “Saggio pratico sull'azione curativa del neuroipnotismo” si contrappone il sonno nervoso, al sonno normale: “L'origine della condizione ipnotica è l'induzione di una condizione mentale, in cui il potere della mente è così assorbita da una singola idea, da rendere l'individuo inconscio o differentemente conscio a tutte le altre idee e impressioni.”8 Successivamente Braid stesso riserverà questa definizione solo al 10% dei soggetti, coniando invece il termine “monoideismo”: concentrazione su una singola idea, che susciti una maggiore stato di allerta.9

Anton Mesmer, a inizio secolo, aveva dato vita al Mesmerismo: i fenomeni organici sarebbero influenzati dall'alterazione del fluido biologico, a seguito di influenze magnetiche gravitazionali e tramite magneti si potesse ristabilire l'equilibrio. Questi riprendeva le teorie di Paracelso del magnetismo animale secondo la quale l'universo è percorso da un fluido che fa da mediatore fra l'uomo e il cosmo, se in un individuo le quantità di questo fluido è alterato insorge una malattia, per curarla bisogna ripristinare questo equilibrio, e questo è possibile grazie a delle persone a cui la natura ha donato una quantità di fluido maggiore rispetto agli altri. A fine '700 Mesmer fu sottoposto a una commissione d'inchiesta, a cui presero prarte fra gli altri B Franklin, Lavoiser e Guillotin, per verificare le sue tesi sul magnetismo. Al termine dei lavori, la commissione dichiarò che il mesmerismo funzionava tramite un atto immaginativo10.

Braid cercò di dare una revisione strutturale a queste teorie e postulò che il “trance mesmerico” fosse un processo fisiologico risultante dalla fissazione prolungata di un oggetto, questo avrebbe affaticato alcune zone dell'encefalo e indotto quello che Braid stesso definì “sonno nervoso” o “neuro-ipnosi”.

Oltre a queste disquisizioni, già molto focalizzate sulla materia, si noti che l'induzione di uno stato ipnotico o di qualcosa molto simile, emerga già dalle radici della storia dell'uomo. I primi indizi si ritrovano nelle civiltà preistoriche del sud Asia, le quali portavano i malati al tempio per essere curati tramite quello che venne definito dagli storici “sonno del tempio”11. Nel papiro di Ebers (circa 1.500 a.C.) si descrivono rituali magici che inducono la persona in uno stato alterato con il fine di guarirla. Tra alcune tribù pellerossa, la trance ipnotica indotta

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attraverso la ripetizione del canto dello sciamano aveva funzione analgesica12. Fu Avicenna il primo a definire strutturalmente la differenza fra sonno e ipnosi, definendo lo stato ipnotico come una tecnica per fare si che un'altra persona potesse accettare la realtà proposta dall'ipnotizzatore.13

Quindi per quanto il soggetto di questa trattazione possa sembrare nebuloso, la galassia che gli ruota attorno ha suscitato l'interesse dell'uomo da moltissimo tempo.

La definizione di ipnosi proposta dall’American Psychological Association (Green et al., 2015) è quella di :stato di coscienza consistente in

 focalizzazione dell’attenzione

 riduzione del contatto con l’ambiente  aumentata capacità di accettare suggestioni

1.2 Ipnosi eriksoniana/naturalistica e ipnosi sperimentale

Lo psichiatra Milton Hyland Erickson (1901-1980) è probabilmente la persona che più a contribuito allo sviluppo e alla rivisitazione delle tecniche ipnotiche. Per Erickson lo stato ipnotico implica “la perdita di orientamento nei confronti della realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà astratta”.14 Quindi è un vero e proprio stato della coscienza, che differisce dalla veglia, precisamente l'ipnosi è un modo per accedere all'inconscio del soggetto e permettere di ristrutturare i meccanismi mentali che inducono uno stato patologico.

Secondo Erickson, Tutte le persone sarebbero ipnotizzabili: in tutte le persone l'inconscio è sempre vigile durante la vita e la suggestione ipnotica avrebbe efficacia quando le suggestioni riescono ad entrare in contatto con l'inconscio stesso, con o senza presa di coscienza da parte del soggetto. L’induzione di uno stato di ipnosi corrisponde solo a favorire e approfondire uno stato di alterazione di coscienza già presente nella vita. “Una delle considerazioni più importanti quando si induce l’ipnosi è, come personalità, andare incontro in maniera adeguata al paziente e, come individuo, rispondere ai suoi bisogni. Si cerca troppo spesso di adattare il paziente ad una tecnica formale di suggestione, invece di adattare la tecnica al paziente, secondo la sua situazione personale del momento.”15 È lui stesso a definire il suo modus operandi Approccio Naturale: “significa l’accettazione della situazione che si incontra e l'uso di questa, senza tentare di ristrutturarla psicologicamente. Quando lo si usa, il comportamento che il paziente presenta diventa un preciso aiuto e una parte effettiva

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nell’induzione della trance, invece di un probabile impedimento.”15

L'inconscio secondo Erickson sarebbe molto diverso da quello freudiano16: esso sarebbe un grande serbatoio di risorse: "Associa immagini, sensazioni, idee e simboli secondo rapporti di analogia e somiglianza che hanno fra loro, operando in un presente permanente. Queste catene di associazioni si spezzano e si intersecano”17. Esso è così complesso che bisogna lasciare che sia esso stesso a disfare ciò che ha fatto, poiché i mezzi del conscio sono troppo scarsi (mentre Freud proponeva proprio di far emergere alla coscienza ciò che era sepolto nell'inconscio). La terapia deve solo fornirgli il contesto in cui farlo. Tutte le persone sperimenterebbero il trance quotidianamente senza che se ne rendano conto: “Nel quotidiano captiamo la realtà nel suo insieme, ma succede che l'attenzione si fissi su un'esperienza insolita o un fatto stupefacente, qualsiasi cosa in grado di attrarre l'attenzione del soggetto. […] A questo punto il corpo tende a immobilizzarsi (una sorta di cataplessia), alcuni riflessi (sudorazione, respiro...) possono essere soppressi ed egli sembra momentaneamente abbandonato da ciò che lo circonda, finché nel suo inconscio non abbia preso forma una nuova idea”18 Erickson si rese conto che molte persone fossero intimidite dall'ipnosi e che instaurassero una sorta di resistenza. Bisogna quindi cercare suggestioni che fossero accettate più facilmente dal soggetto, perciò “La tecnica si adatta ai bisogni attuali del paziente e parte essenziale del procedimento di induzione è proprio quel comportamento da cui egli è dominato.”15 Ad esempio invece di ordinale al soggetto di smettere di mordersi le unghie, dirgli di lasciarne crescere alcune così che potesse avere maggiore piacere nel mangiarle, dopo poco tempo il soggetto smise di mangiarsi le unghie. “Certo, la suggestione diretta può alterare il comportamento del paziente e la guarigione almeno temporanea del sintomo. Ma questa ‘guarigione’ è una semplice risposta alla suggestione e non comporta quella riassociazione e riorganizzazione di idee, modi di vedere e ricordi, che sono essenziali per la vera guarigione. [la guarigione] non è data dalla manifestazione del comportamento responsivo che, nel migliore dei casi, può soddisfare soltanto l’osservatore.”19 Per riassumere, l'ipnosi è un modo per accedere all'inconscio del soggetto e permettere che egli riordini una serie di meccanismi mentali che inducono uno stato patologico.

Il colloquio terapeutico, per Erickson può avere momenti di normale dialogo e momenti formali di induzione ipnotica, ma comunque vedrà continue oscillazioni tra vari stati di coscienza, indotti direttamente, ma ancor più indirettamente dal terapeuta, allo scopo di creare e mantenere quell'esperienza di generazione e associazione tra la situazione problematica riportata e le sue possibili evoluzioni. Il cambiamento – o la guarigione se preferite – si raggiunge sempre in modo consapevole, ma non per forza tale consapevolezza si trasferiranno

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a quella che viene definita coscienza ordinaria. Dunque nell'ipnosi ericksoniana centrale il ruolo del paziente, non quello dell'ipnotista.20

L'ipnosi sperimentale partì invece dalla premessa opposta a quella ericksoniana sia sui soggetti (che sarebbero tutti ipnotizzabili),

sia sul rituale ipnotico (che fosse solo un colloquio, con oscillazioni fra stati in ipnosi e non). Essa nacque con Clark Hull all'inizio del '900, il quale, al di là delle importanti ricerche sul comportamento umano come frutto dell'interazione uomo-ambiente, introdusse l’analisi statistica allo studio dell’ipnosi22 e la sottomise al metodo scientifico. In primis, sfatò il mito che l'ipnosi potesse essere una sorta di sonno, anzi essa venne descritta come uno stato di allerta. Le differenze di questa con uno stato di veglia normale sarebbero: la risposta più rapida alle suggestioni durante ipnosi e che i soggetti sembravano più capaci di ricordare eventi passati23. Secondo Hull, la suggestione era basata sull’associazione tra stimoli e risposte, gli stimoli diventano suggestivi perché ripetutamente associati a specifiche risposte con una procedura di condizionamento24.

Come si potessero generare comportamenti ed esperienze, vissuti dal paziente, grazie ad una suggestione che è fondamentalmente verbale, non si è saputo con certezza prima del 1980, poiché mancavano gli strumenti per poter cercare una base morfofunzionale di questo processo, ma questo non ha impedito la formulazione di teorie, alcune delle quali hanno trovato sostegno più tardi.

Una risposta fu proposta da Hilgard, che seguendo il filone cognitivista del suo tempo, nel 1977 sviluppò la teoria Neodissociativa, dando vita a quella corrente, a cui si collegano anche i teorici del Controllo dissociato, secondo cui la divisione della coscienza è alla base dei fenomeni ipnotici. Già Charcot ipotizzò che il comportamento sotto ipnosi fosse causato da una divisione della coscienza in più parti26, e fu seguito da Freud e Hull, ma Hilgard aggiunse che la dissociazione potesse essere parziale e che questo atto di dissociazione richiedesse uno sforzo, precisamente di tipo attentivo27. Egli teorizzò l'esistenza di un sistema di controllo dell'esecuzione delle azioniexecutive control sistem (che sarà poi ripreso da

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Norman e Shallice quando parleranno di Supervisory Attentional System) definito Ego Esecutivo: una struttura che controlla i meccanismi che ci permettono di decidere le azioni e le scelte da compiere e di monitorare sia le conseguenze di esse, sia le informazioni provenienti dall'esterno. Una volta attivati i sottosistemi, il ruolo del controllo esecutivo può diventare marginale, con il risultato che possiamo accorgerci di aver compiuto scelte/azioni senza riconoscerne le ragioni. L'involontarietà percepita nelle risposte alle suggestioni sarebbe quindi un'illusione: un controllo su ciò che facciamo c'è sempre, anche se non ce ne rendiamo conto28: “sebbene possa sembrare così, il soggetto in realtà, a livello più profondo, è cosciente dell'azione che sta compiendo”29.

Le suggestioni agirebbero sul controllo esecutivo dissociandolo dal comportamento in modo che il sistema esecutivo continua a monitorare gli eventi ma non è più in grado di trasferire le informazioni alla coscienza, a causa di una “barriera amnesica”. Dunque, il soggetto è conscio del comportamento dettato dalla suggestione ma ignaro del processo che lo causa.”. In breve (Figura 1), nel movimento l'ipnotista non ha accesso diretto alle strutture cognitive e comportamentali, è sempre il sistema esecutivo che attiva/inibisce il movimento, se il movimento è percepito come involontario è perché controllato da una porzione del sistema esecutivo separata dalla coscienza. Nella percezione del dolore l'analgesia sarebbe dovuta ad una “volontaria riduzione dell'attenzione [al dolore]”30, se il soggetto non è conscio che sta riducendo intenzionalmente il dolore è perché il dolore è percepito solo dalla parte di ego dissociata; discorso simile per l'amnesia: l'output dalle strutture mnemoniche è percepito solo dalla parte di sistema esecutivo dissociata.

Negli anni '90 Woody e Bowers, partendo dal modello del Supervisory Attentional System (SAS) di Norman e Shallice, riformularono la teoria di Hilgrad, elaborando quella del Controllo Dissociato: la dissociazione non sarebbe causata da una divisione della coscienza, ma da dissociazione dei sottosistemi cognitivo-comportamentali dal controllo esecutivo. Precisamente l'ipnosi scioglie “l'interazione delle funzioni inferiori normalmente imposte dalla coscienza”31, quindi i sottosistemi sarebbero attivati automaticamente, senza il controllo di sistemi superiori.

Per quanto derivata dalla teoria di Hilgard, questa è molto diversa: se per il secondo, rispondere all'ipnosi è uno sforzo intenzionale e non riconoscerlo come intenzionale è dovuto ad un altro sforzo intenzionale (creare e mantenere una barriera amnesica), questo provocherebbe maggiore interferenza tra due compiti svolti simultaneamente quando uno è compiuto inconsciamente (dimostrato dal maggior numero di errori compiuti dagli Highs nel test di Stroop). Al contrario, secondo Woody e Bowers l'attivazione diretta del sottosistema

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comportamentale tramite suggestione avverrebbe in modo automatico e quindi con un costo inferiore32,

Una delle prove a sostegno della teoria di Hilgrad è il fenomeno dell'Osservatore Nascosto: uno spettatore dietro le quinte che osserva ciò che si svolge sul palcoscenico. Questi rappresenta la divisione tra monitoraggio della coscienza in più parti divise dalla barriera amnesica. Spanos, uno dei maggiori esponenti delle teorie sociocognitive dell’ipnosi, oppose una forte critica all'ON in quanto l'esistenza dello stesso dipendeva dal quali e quanto esplicite fossero le suggestioni date ai soggetti, quando invece avrebbero dovuto essere indipendenti da queste: così l'ON non sarebbe più colui che permette l'accesso alla parte di coscienza separata, ma solo uno dei prodotti scaturibili dalla suggestione. Secondo Bowers, il fenomeno dell’osservatore nascosto dipende dalla specifica situazione (più esplicito il comando, più spesso è riportato l'ON)36. In effetti, la risposta alle suggestioni è influenzata dalle specifiche istruzioni somministrate con le suggestioni, che dalle aspettative del soggetto e da varie sue caratteristiche come la capacità immaginativa, la tendenza a comportarsi come apparentemente richiesto dalla situazione, l'attitudine a essere profondamente assorbito nelle proprie fantasie. In particolare, il tatto multidimensionale di ipnotizzabilità avrebbe un ruolo nella risposta alle suggestioni. Kirsch e Lynn più tardi interpretarono infatti il fenomeno dell’osservatore nascosto come il risultato di numerosi fattori individuali e contestuali piuttosto che una dissociazione spontanea della realtà37

Riassumendo, la teoria neodissociativa spiega numerosi fenomeni tramite lo stesso meccanismo, ma non ci sono dimostrazioni per la barriera amnesica e la possibilità di provare l'esistenza dell'ON è scarsa (quando invece esso dovrebbe essere presente in tutti i soggetti, se fosse il meccanismo principale con cui lavorano le suggestioni). Il termine dissociazione in più non ha una valenza netta: viene inteso sia come divisione della coscienza, che come cambio delle posizioni gerarchiche dei sottosistemi30 e in questo secondo caso è difficile dimostrare come l'ipnotista modifichi le gerarchie dei sistemi. Infine non spiega bene la correlazione fra ipnotizzabilità del soggetto e capacità immaginativa (sembra che la correlazione fra dissociazione e responsività ipnotica sia quasi nulla38). La forza della teoria del controllo dissociato, sta nell'automaticità attribuita alle risposte comportamentali. ma non ci sono risultati sperimentali sufficienti a stabilire quale delle due – dissociazione dell’esperienza o del controllo- sia maggiormente sostenuta dai meccanismi fisiologici coinvolti. Tuttavia, Hilgard descrisse l'immaginazione sotto ipnosi come “una forma di attività dissociata”39, una parte della quale produce risposte ideomotorie40. Questa visione rimane attuale, sia pure in un quadro di riferimento completamente diverso e può ridurre la distanza

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tra teorie neodissociative e sociocognitive .

Secondo l’approccio socio-cognitivo, l'ipnosi è simile a qualunque altro comportamento di relazione. I comportamenti sotto ipnosi, come quelli del quotidiano, agiscono in funzione di un obiettivo, partendo dal punto di vista del soggetto e in relazione alla sua interpretazione se il comportamento sia corretto48. Robert White 1941 fu il primo a sottolineare questa natura obiettivo-mirata dell'ipnosi (nel caso di una seduta, gli obiettivi corrispondono agli ordini forniti dall'ipnotista). Sarbin e Coe negli anni '70 affermano che l'ipnosi sia credere in ciò che si immagina e che sia l'ipnotista che il soggetto siano guidati dal contesto. Barber prese spunto da questi e dimostrò come individui sia ipnotizzati, che non, rispondessero allo stesso modo, se altamente motivati. Spanos circa dieci anni dopo49 e Wagstaff50 sottolinearono l'importanza dei processi sociali e cognitivi: sia le aspettative, che le interpretazioni della comunicazione ipnotica, che le azioni, modulerebbero la risposta del soggetto. Sempre Spanos51 fu il primo a notare che la risposta alle suggestioni ipnotizzabilità fosse modificabile, in particolari condizioni. Lynn diede maggiore importanza a come relazioni e affetti modifichino la risposta ignota, mentre Kirsch sottolineò il delle aspettative, nel generare un senso di involontarietà.

L’approccio socio-cognitivo è particolarmente focalizzato sull’interpretazione dell’involontarietà della risposta alle suggestioni riportata dai soggetti, che viene interpretata come il risultato di numerose caratteristiche individuali e contestuali e suggerisce che l’induzione dell’ipnosi possa non essere necessaria perché le persone rispondano alle suggestioni.52,53 Infatti, le teorie sociocognitive, non negano che profonde alterazioni della coscienza possano avvenire durante il rituale, l'effetto di risvegliare le suggestioni è spesso impressionante e comparabile agli effetti dell'ipnosi55. In proposito56, Lynn e Green propongono un modello integrato del comportamento di risposta alle suggestioni – genericamente definito “ipnotico”- che riconosce l'importanza di tratti cognitivo-emotivi e contesti relazionali che cooperano nella tendenza di ciascuno a rinunciare al controllo ed entrare in una relazione cooperativa con l’altro. Dunque, sarebbero importanti anche la motivazione del soggetto ad assecondare l'ipnotista, come dimostrato da vari autori57, 58. Inoltre, Lynn e Green60 considerano che anche al di fuori di ogni contesto “ipnotico” la maggior parte della popolazione non è sempre consapevole delle ragioni che motivano il proprio comportamento. Alla percezione di involontarietà del comportamento contribuirebbero l’aspettativa che le risposte ipnotiche siano indipendenti dalla volontà e la capacità di trasformare la realtà immaginata in realtà percepita.

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come involontarie, per diversi fattori: preconcetti e aspettative che ipnosi è sinonimo di involontarietà; la struttura e l'induzione che incoraggia un set di risposta passivo e informi il soggetto che qualcosa stia accadendo in lui; pattern di attività immaginativa; l'abilità dell'ipnotista, il tipo di istruzioni che permettano di immaginare la suggestione il rapporto con l'ipnotista auto osservazione delle risposte ipnotiche/vedere le risposte ipnotiche “da dentro”); forte motivazione a rispondere; più queste variabili sono attive, più il soggetto proverà quelle sensazioni come involontarie.50,

In conclusione, l’approccio socio-cognitivo e neodissociativo non sono così distanti: i comportamenti obittivo-diretti in ipnosi hanno dei lati inconsci, e l'inconscio hanno una loro valenza in pensieri e azioni della vita quotidiana61 (un concetto già osservato da Spanos e Chaves nel 1991). Se consideriamo la teoria dissociativa nel modo più ampio (le azioni accadono senza che ce ne rendiamo contro), allora la teoria Response Set di Kirsh e Lynn può considerarsi una riformulazione della teoria dissociativa: tutte le azioni, ipnotiche o meno, sono, quando scaturite, scaturite in modo involontario "non è l'automaticità della risposta motoria che si prova ad essere un'illusione, ma lo è l'esperienza di volontà che si prova nei comportamenti quotidiani"60

Se ognuno di noi possiede un preset di risposta ad una situazione, che include intenzioni e aspettative e si attiva in modo automatico facendo sì che il soggetto sia più pronto per rispondere a un determinato stimolo51, allora un soggetto altamente ipnotizzabile è paragonabile ad un soggetto molto preparato nel rispondere ad una particolare situazione, in questo caso la suggestione ipnotica64. L'idea che set di risposta e le intenzioni siano determinanti nella responsività ipnotica non è limitata ai socio-cognitivi. Sheehan 199165 ritiene che l'impegno cognitivo motivato della persona ipnotizzata, aumenta la responsività del soggetto, mentre Tellegen66 ha suggerito che gli Highs siano più pronti a rispondere perché maggiormente in grado di adottare un set, che è nella loro esperienza (a subire eventi esperienziali suggeriti). Le azioni in ipnosi sarebbero mosse non solo da idee suggestionate ma anche dall'esperienza di sensazioni suggestione-correlate. Quindi le attività goal-dirette possono accadere fuori dalla coscienza.

Comunque anche se le nostre azioni sono iniziate involontariamente possiamo poi diventarne coscienti ed esercitare su di loro un certo grado di controllo.52, 67 A tal proposito, Custer e Aarts68 dichiarano che gli obiettivi che le persone hanno durante l'ipnosi sono modellati da suggestioni e il set di riposta, che può operare nell'inconscio, comunque motiva e guida il comportamento: "il semplice insorgere dell'idea di svolgere un comportamento muove e programma il corpo umano senza che ci sia una presa di decisione conscia”. Sempre

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secondo questi autori, le persone diventano consce però solo dopo che il comportamento è attuato e solo dopo che gli è stato chiesto di rifletterci attivamente69 Inoltre, Lynn e Green suggeriscono che l'automaticità sperimentata può essere interpretata come una dissociazione.

Quindi le differenze inter-individuali influenzano la capacità di rispondere alle suggestioni, in particolare ci sono dei tratti cognitivi fondamentali che determinano la suscettibilità all'ipnosi42; Tra essi, un ruolo importante lo svolgono la capacità di focalizzare e mantenere l’attenzione70 e un processamento più automatico delle informazioni71,72. I maggiori conflitti suscitati negli Highs durante test di stroop73,74 potrebbero indicare che questi processino le informazioni in modo più automatico, o che il loro executive attention network sia più efficiente dei Lows.72 Questo però non basta: sembra più ragionevole pensare che all'involontarietà concorrano più e più fattori sia cognitivi che dissociativi In conclusione, le teorie suggerite nell’ambito dall’ipnosi sperimentali concordano con l'idea che

1. L'ipnosi rappresenta una modalità in cui i soggetti (persone ipnotizzate) si comportano diversamente rispetto a come farebbero nel quotidiano, seguendo le istruzioni ricevute da un ipnotista (persona che somministra le suggestioni).

2. esistono vari livelli di suggestionabilità che sono misurabili con apposite scale 3. l'ipnosi è uno stato di coscienza alternato , non alterato ma assolutamente fisiologico 4. le risposte all'ipnosi non sono involontarie, ma possono essere percepite come tali 5. non è possibile decidere quando una persona risponde in base a suggestioni.

1.3 Correlati cerebrali dell'ipnosi

Ad oggi non esiste un fattore discriminate per lo stato ipnotico, nonostante ne esistano numerosi correlati74. Sono descritti anche risultati contrastanti, che possono essere spiegati in vari modi

il metodo di induzione della trance ipnotico72  la selezione delle variabili analizzate

la focalizzazione su particolari regioni, che impedisce la possibilità di uno studio del cervello in toto

l’uso di diversi tipi di suggestione74

la possibilità di individui diversi di utilizzare strategie cognitive diverse75.

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Connectivity Networks, sembrano in relazione con il controllo esecutivo, memoria episodica e autobiografica, registrare eventi importanti (a cui se ne aggiungerebbero molti altri75b). Questi sono il Central Executive Network (CEN) e il Salience Network (SN): essi hanno la loro area funzionale principale rispettivamente nella corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC) e parietale posteriroe (PPC) e nel cingolo anteriore (ACC) e nell'insula anteriore (IA)73, due circuiti che si attivano quando il soggetto è ipnotizzato, e il Default Mode Network (DMN, che include il lobo temporale mediale, il giro angolare, il cingolo posteriore (PCC) e la corteccia prefrontale ventromediale-(VMPCF)). L'attivazione di questi circuiti è direttamente proporzionale alla richiesta del compito. Al contrario il default-mode network (DMN) mostra una riduzione dell'attivazione in ipnosi74.

Sembra che il CEN sia fondamentale per manipolare le informazioni della memoria di lavoro e per prendere decisioni e giudizi che permettano comportamenti atti al raggiungimento di obiettivi75

Il PCC è attivo quando utilizziamo la memoria autobiografica76, la VMPFC durante i comportamenti relazionali77; il lobo temporale mediale nella memoria episodica e autobiografica78, e il giro angolare nei processi semantici79

Il DMN servirebbe nel contatto con sé stessi e fra sé e gli altri e lo svolgimento di un compito relazionato ad una di queste funzioni porta all'attivazione dell'intera rete80.

Il Salience Network fa parte dei Large Scale Brain Network ed è formato dall'insula anteriore e dal giro del cingolo dorso anteriore, collegati da sostanza bianca parte del fascicolo uncinato (a questi si aggiungono sostanza nigra, area tegmentale ventrale, striato ventrale, amigdala,ipotalamo e talamo dorsomediale). Sarebbe inoltre formato da cellule particolari: i neuroni di von Economo (neuroni a fuso)81: assoni con un soma affusolato da cui si dipartono un unico assone e un unico dendrite in direzione opposta, ritrovati solo nei grandi mammiferi (cetacei, elefanti e primati superiori). Esso ha il compito di filtrare gli stimoli importanti e reclutare le reti funzionali utili alla risposta a questi.82 Inoltre rileva e integra stimoli emotivi significativi e stimoli del mondo esterno83 e, a seconda di questi, attiva il Default Mode Network (DMN, attivato durante i processi mentali interni) e il Central Executive Network (CEN, utile per la coscienza degli eventi esterni)84.

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Una dimostrazione deriva da studi con oddball task in cui dopo che la risposta iniziale di errore viene trasmessa "dal basso verso l'alto" dalle regioni sensoriali, si verifica un segnale "dall'alto verso il basso" (top down) localizzato nell'IA e nel dACC, a cui fa seguito un potenziale evocato diffuso che corrisponde allo spostamento dell'attenzione85. Le modifiche rilevate nel SN durante lo stato ipnotico potrebbero corrispondere a un'alterazione della consapevolezza di eventi interni ed esterni,86 quindi la caduta in uno stato ipnotico richiederebbe concentrare l'attenzione su un particolare gruppo di esperienze, escludendone altre87. A supporto di questa interpretazione, si è osservato che il coinvolgimento sperimentato

Da Landry et al., 2017 – Correlati neurali dell'induzione ipnotica. Attivazione e deattivazione regionale. Cambiamenti nella connettività funzionale.

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durante lo stato ipnotico correla con l'attivazione dell'insula anteriore e del cingolo, la connettività tra SN e CEN aumenta dopo induzione ipnotica88 e che il SN media l'interazione fra CEN e DMN89

Il CEN è invece composto dalle regioni fronto-parietali (corteccia prefrontale dorsolaterale e corteccia parietale postero laterale), servirebbe a usare e mantenere informazioni per funzioni cognitive superiori (memoria di lavoro, problem solving e prendere decisioni)90

Il termine Default Mode fu coniato nel 2001 da Raichle per descrivere lo stato del cervello durante il riposo. Inizialmente questa rete neurale si pensava fosse maggiormente attiva quando il soggetto non fosse concentrato sul mondo esterno (es sognare a occhi aperti), poi si è scoperto essere attivo anche quando pensiamo a noi stessi o agli altri, o pensiamo al passato e al futuro91, mentre sembra effettivamente spegnersi durante lo svolgimento di compiti relativi al mondo esterno, e attivarsi per compiti riguardanti quello interno. Si è poi dimostrato che esso fosse attivo quando si effettuano compiti esterni autobiografici o la social working memory92. Ad oggi, questa rete sarebbe la base neurologica del self93, ricordare il passato e immaginare il futuro, mantenere una precisa rappresentazione delle informazioni riguardanti il compito durante la decodifica della memoria di lavoro (si attiverebbe immediatamente dopo aver terminato di eseguire un compito94). Una curiosità: sembra che si abbia lo stesso pattern di attivazione del DMN tra persone diverse ma che guardano lo stesso film o ascoltano una storia, se questo è in una lingua a loro comprensibile95.

Tutto il network può essere suddiviso in sottosezioni93: un centro funzionale: pcc e precuneo per l'attenzione, corteccia prefrontale mediale96, 97 per le decisioni sul sé (obiettivi futuri, memoria autobiografica), giro angolare per l'attenzione e la cognizione spaziale; un sistema dorso mediale, sempre legato a PCC, giro angolare e corteccia prefrontale, ma anche al lobo temporale laterale e al lobo temporale anteriore; un sistema medio-temporale: sempre PCC e AG, più ippocampo, corteccia retrospleniale e lobo infero parietali. Tutti questi studi hanno trovato buone conferme grazie all'analisi di componenti indipendenti.98

Questo network sembra poter essere modulato da numerosi interventi: la meditazione causa modificazioni nella giunzione temporoparietale, nella corteccia cingolata posteriore e nel precuneo99; sonno e veglia a riposo: in particolare le connessioni sono molto attive durante la veglia a riposo, e si riducono con l'avanzare del sonno per poi riattivarsi nel REM100; ma anche psicoterapia o assunzione di antidepressivi.

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anteriore (ACC) e la corteccia prefrontale dorso-laterale (DLPFC). La prima si è dimostrato controlli i processi cognitivi e attentivi. È difficile studiare il suo ruolo per processi particolari in quanto essa è attivata da ACC, da DLPFC, da VLPFC e dal PPC, ma si è riusciti a dividerne una regione frontoparietale e una cingolo-opercolare101. Si è concluso che l'insula anteriore sia una stazione di scambio per integrare le informazioni fra reti cerebrali comprendenti l'attenzione verso l'esterno e verso se stessi102. Quindi le funzioni dell'insula in un modello di rete sono: mandare segnali ai sistemi superiori in caso di eventi salienti per attivarli, selezionare quale Large Scale Network attivare per focalizzare attenzione e memoria di lavoro sugli eventi importanti, interagire con l'insula posteriore per modulare le risposte del sistema nervoso autonomo, forte accoppiamento con l'ACC per accelerare il controllo sul sistema motorio. Altri studi confermano che il giro frontale e l'ACC siano interessati nel monitoraggio, prendere decisioni e controllo dei processi motori103. Dunque sembrerebbe che una volta che uno stimolo abbia attivato l'insula, questo abbia una via d'accesso preferenziale alla memoria di lavoro e attentiva.

Mentre l'IA (insula anteriore) riceve input motori vari, l'ACC e la DMPFC ricevono ben pochi input sensoriali104. Al contrario, mentre ACC e DMPFC inviano forti output motori (hanno addirittura connessioni dirette con il midollo spinale e aree oculomotorie105), quindi probabilmente agiscono direttamente sul movimento; l'IA ha poco a che fare con questi. Quindi il SN influenzerebbe sia l'attenzione, che le risposte motore a stimoli sensitivi importanti. Considerando il modello top-down, questo sarebbe quindi importante nel selezionare la gerarchi dei sistemi. Menon conferma106 che questi segnali attivano le varie aree interessate dalla memoria di lavoro e processi cognitivi superiori, mentre sganciano il DMN. Questo switch permette di focalizzarsi sugli stimoli esterni.

Viste le premesse, Menon propone che l'insula anteriore sia legata più al rilevare gli stimoli salienti, mentre l'ACC nel modulare le risposte associate, studi con l'uso di risonanza magnetica funzionale (fMRI) confermerebbero l'idea che l'ACC serva a selezionare le azioni. Queste due strutture, integrandosi, permetterebbero di selezionare solo gli stimoli più rilevanti e utili alla situazione attuale107.

L'aumento di attività del DMN quando rivolgiamo l'attenzione su noi stessi108 e la speculare riduzione quando ci focalizziamo sull'esterno109 può essere una prova che la rispettiva riduzione della sua attività in ipnosi indichi una riduzione nel mind wondering110 e un aumento del focus sui processi top-down. Così la riduzione di attività nella parte anteriore del DMN (specialmente l'mPFC) potrebbe essere la causa della distorsione del senso del self che si sperimenta durante l'ipnosi111 e del senso di relax post induzione descritto da alcuni

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soggetti112.

Durante ipnosi si è evidenziato un pattern di attivazione della DLPFC simile in Highs e Lows, ma un aumento significativo dell'attività dell'ACC è stata descritta solo negli Highs. Questa maggiore attività dell'ACC senza un corrispondente nella DLPFC indicherebbe un incremento dell'attività di monitoraggio senza un corrispettivo dell'attività di controllo, evidenziando quindi un'interruzione della comunicazione fra questi due sistemi, dando sostegno alla teoria dissociativa. Questo sarebbe confermato da una riduzione dell'attività delle connessioni fra i due113.

Oltre alle teorie di controllo top-down, altri evidenziano la correlazione fra ipnosi e deattivazione della corteccia prefrontale mediale (mPFC)114, più che il controllo di processi inferiori, ci si è concentrati su come l'ipnosi moduli quei network legati al controllo della produzione dei pensieri.

Sebbene sembri esistere una differenza tra i processi top down fra soggetti altamente e scarsamente suscettibili supportata dal neuroimaging, queste differenze sembrano dovute più a diversi modi di processare le informazioni anziché semplicemente un maggiore controllo dell'attenzione115. Quindi una maggiore connettività fra CEN e SN facilita il mantenere l'attenzione e l'orientamento su un particolare oggetto (la voce o un punto) durante l'induzione114.

Landry115 suggerisce che se il CEN permette il mantenimento dell'attenzione attraverso rappresentazioni mentali durante l'assorbimento cognitivo, questo potrebbe attivare strategie mentali importanti durante la risposta ipnotica. Difatti il CEN si attiva durante processi mentali come generare, mantenere, manipolare e aggiornare rappresentazioni mentali116. Quindi le funzioni del CEN contribuiscono a produrre e mantenere immagini mentali (una strategia utile all'ipnosi). Poiché questo pattern neurale può impattare l'attività del DN117, i cambiamenti di attività del CEN durante l'ipnosi potrebbero corrispondere all'alterazione di valutazioni di azione soggettiva durante la risposta ipnotica (come secondo le teorie sia dissociative che COLD control)118. A sostegno di quest'ultimo punto troviamo ricerchè che mostrano come il CEN è attivo quando bisogna passare dall'intenzione all'azione (e il sense of control che ne risulta).

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2. Suscettibilità ipnotica

Le premesse e i metodi dell’ipnosi sperimentale sembrano scontrarsi con l'idea ericksoniana nello spiegare il meccanismo alla base dei risultati predetti: la seconda prevede che l'ipnosi sia uno strumento per accedere all'inconscio del soggetto e che quindi tutti sono potenzialmente ipnotizzabili, la prima invece che la possibilità di sviluppare delle suggestioni sia legata sia a differenze interpersonali, che al tipo di suggestioni ricevute.

Una prima soluzione potrebbe trovarsi nella parola stessa, o meglio nel suo significato e come sia stata frainteso. I problemi legati alle definizioni di stato ipnotico, suscettibilità e ipnotizzabilità, sono dovuti al significato diverso che hanno ricevuto dal contesto in cui sono nati. Ad esempio Pekala111, molto di recente, definisce il trance come “stato soggettivo che gli Highs riferiscono dopo induzione ipnotica” (quindi l'esperienza che segue l'induzione ipnotica, misurabile quindi con pHGSa). Se così fosse, addirittura qualsiasi stato di profondo rilassamento, alterazione o meditazione può definirsi trance e quindi stato ipnotico. Sembrerebbe proprio così: molte ricerche hanno trovato somiglianze fra gli effetti prodotti da un induzione ipnotica e altre come training autogeno e rilassamento119.

Il termine trance, inteso come stato dell'essere che ha apparenza di coscienza ma è diverso da questa, viene rifiutato dai socio-cognitivi ((sarbin, spanos, kirsh e altri, secondo i quali credenze, aspettative e immaginazione sull'ipnosi e le interpretazioni di queste sono sufficienti a spiegare l'ipnosi)120, a differenza dei dissociativi (hilgard, bowers, gruzelier...), che invece ritengono ci debba essere un qualche “processo speciale” per parlare di ipnosi, sebbene sia sempre stato difficile dimostrare questo stato di alterata coscienza, finché non sono arrivate le neuroscienze. Per quanto questo conflitto non sia ancora risolto, come già detto, si ritiene che il trance sia solo uno degli elementi causali.

Quando nacque, il termine hypnotic depth era inteso sia come alterato stato di coscienza, che come trance con vari gradi di profondità121, 122. Assunto che più uno va in profondità più diventa suggestibile, misurando la responsività alle suggestioni si può determinare quanto sia in profondità123. Quindi suggestibilità (grado di risposta alla suggestione), diventa sinonimo di suscettibilità (oggi, ipnotizzabilità). Nel caso mancassero le suggestioni, posso comunque misurare tale profondità tramite scale in cui è il soggetto a riferire quanto si sentiva nello stato, una sorta di automisurazione, questo è possibile perché lo stato ipnotico produce cambiamenti nell'esperienza soggettiva, che possono essere riferiti dal soggetto. Trovando una corrispondenza significativa fra le due misure, la profondità riportata a Una scala da lui formulata su cui non mi soffermerò

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e la responsività alle suggestioni misurano la stessa cosa, che la si chiami ipnotizzabilità o esperienza di trance.

Quindi se “ipnosi” è uno stato alterato di coscienza che segue un'induzione e aumenta la risposta alle suggestioni, allora l'ipnotizzabilità è la capacità di entrare in questo stato. Le risposte alle suggestioni durante ipnosi (suscettibilità ipnotica) e i report riguardo quanto in profondità si sia trovato il soggetto sono misure che possono essere usate sia per stimare il grado di profondità del trance/ipnosi raggiunto, che l'abilità di raggiungere questa profondità (ipnotizzabilità o suscettibilità)124

Nel momento in cui è stata trovata tale correlazione, si è dovuto dimostrare che questa corrispondesse a che livello il soggetto fosse ipnotizzato. Una scoperta si deve Gandhi e Okley125: dare istruzioni ai pazienti parlando di “ipnosi” invece che di rilassamento aumentava significativamente la suggestionabilità nel primo caso. Il che darebbe anche sostegno alla teoria socio-cognitiva riguardo all'importanza del vissuto del soggetto. A questo punto bisognerebbe distinguere fra suggestioni ipnotiche e non ipnotiche. Se fosse l'uso di termini come appunto “ipnosi” ad aumentare la suscettibilità, allora le risposte sono aumentate non perché mi trovo in trance, ma perché sono modi particolarmente efficaci di somministrare suggestioni che permettono ai partecipanti di entrare in quello stato di consapevolezza che definiamo ipnosi126. Se ciò che collega lo stato psicologico prodotto dalle procedure di induzione standard ai fenomeni associati all'ipnosi è l'etichettare il contesto come “ipnotico”, allora più che equiparare lo stato ipnotico ad uno stato di trance, avulso dalle suggestioni, questo sarebbe uno dei tanti prodotti scaturibili dalle suggestioni (come già affermato dai socio-cognitivi e ribadito poi dalla scuola di Nancy). Da questo punto di vista, l'ipnosi agirebbe come una suggestione preliminare, che i partecipanti subiranno in modo diverso rispetto a quelle che seguiranno.127

Partendo da questo punto di vista, le scale SHSS e HGSHS includerebbero 13 suggestioni: le 12 classiche, più la suggestione Ipnosi. Se il soggetto accetta questa suggestione, allora sarà definibile “in stato ipnotizzato” e considerabile “ipnotizzabile” (fermo restando che il grado in cui accetta la suggestione corrisponderà alla profondità dell'ipnosi). Tutto ciò sosterrebbe la validità di utilizzare la profondità autodichiarata dal soggetto e i cambi di responsività alle suggestioni osservati, dopo l'induzione, come misure di quanto la suggestione sia stata accettata, evitando la necessità di distinzioni semantiche sulla base di cosa sia la suggestione.

Un altro punto di incontro fra ipnosi clinica e sperimentale lo troviamo nell'idea sperimentale odierna, che ci sia una parte di involontarietà in ciò che i soggetti sperimentano.

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Erickson accetta l'autonomia dei processi mentali, in particolare quando le direttive del terapista hanno facilitano l'espressione di ciò che fluisce (inteso come ciò che sta vivendo il soggetto in quel momento). Quindi i soggetti non si trovano in uno stato di trance, ma vivono l'esperienza come involontaria per i motivi suddetti. Allo stesso modo questa attivazione vissuta come automatica può essere vista come quella separazione delle coscienze descritta dalla corrente di pensiero dei neodissociativi.

Secondo alcuni autori128, lo stato d’ipnosi differiva soltanto quantitativamente rispetto a una condizione psicologica normale, dunque tutti risultavano ipnotizzabili, poiché le tecniche di induzione servivano soltanto a intensificare livelli di consapevolezza e modalità di funzionamento già presenti. Secondo altri129, queste tecniche producevano un’alterazione qualitativa, che rendeva diverso lo stato ipnotico rispetto ad altre condizioni psicologiche e che poteva essere ottenuto attraverso specifiche procedure e variabili psicologiche, contestuali e relazionali. Attualmente, in ambito scientifico, sembra dominare una posizione integrata che riconosce la molteplicità dei fattori implicati nei fenomeni ipnotici e differenzia i livelli di suggestionabilità130.

Se tutti i fattori sopra elencati generano un senso di involontarietà, e questi fattori, per loro natura, sono presenti nella vita di tutti i giorni, allora le suggestioni agiscono anche in uno stato di coscienza ordinario. Già i socio-cognitivi, parlando di differenze individuali, si accorsero che la suggestionabilità immaginativa, definita anche suggestionabilità non ipnotica, fosse la miglior predittrice della risposta ipnotica, Kirsch trovò una correlazione con le aspettative e la suggestionabilità. Braffman e kirsch nel '99131 si accorsero che la risposta alle suggestioni variava solo di poco sotto ipnosi e elaborarono la teoria della suggestionabilità immaginativa: non il trovarsi in uno stato ipotico, ma le aspettative di risposta e la motivazione sono i maggiori responsabili della responsività. Lynn nel 2002132 dimostrò che alle persone a cui era detto che la loro capacità di rispondere dipendesse solo dalla capacità di entrare in uno stato alterato, rispondevano a meno suggestioni (rispetto a quelli a cui era detto che questo dipendesse dalla loro volontà di collaborare con l'ipnotista). Meyer e lynn133 ribadiscono come non sia l'induzione ipnotica a causare una maggiore risposta alle suggestioni, ma che questo sia dovuto ad aspettative motivazioni e imaginative suggestibility. Quindi l'ipnosi non induce uno stato più alterato rispetto alle suggestioni somministrate in contesto non ipnotico.

Ad oggi permane la difficoltà nel distinguere il limite che esiste fra stato ipnotico e siamo portati a credere che questo non esista, affermazione che trova conferma nel fatto che se l'ipnosi è un modo particolare di rispondere a determinate suggestioni e se gli Highs sono

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più proni ad accettare queste suggestioni agendo di conseguenza (la suscettibilità predice le differenze di una persosna nel rispondere a una suggestione134), quando queste suggestioni sono fornite al di fuori di uno stato ipnotico susciteranno comunque delle risposte. Inoltre se si attivano gli stessi circuiti neurali, troviamo pure una conferma anatomo-fisiologica.

2.1 Differenzia fra soggetti di diversa ipnotizzabilità, scale di misura

Spesso parlando di ipnosi, si è confusa la procedura con il prodotto di questa135 (rispettivamente l'ipnosi e l'ipnotizzabilità) ed è su questo prodotto che i vari tecnici hanno ritenuto importanti determinati aspetti da misurare per valutare l'ipnotizzabilità. Secondo studi ormai classici (Brown136, Laurence, Barber e altri) il dominio dell'ipnosi si compone di 3 elementi: alterato stato di coscienza, aspettative e suggestionabilità (intesa come risposta alle suggestioni) e relazione con l'ipnotista; la profondità dipende da 1. la credenza che ci siano alterazioni di ciò che si prova durante l'ipnosi e 2. risposta alle suggestioni, più questi due aspetti sono presenti nel soggetto, più questi sarà prono a rispondere alle suggestioni (in realtà abbiamo visto che i socio-cognitivi individueranno molte più variabili nel corso del tempo). Laurence137 aggiunse che l'ipnotizzabilità dipendesse anche da variabili sperimentali cognitive e contestuali. Seguendo Barber (che credeva nell'esistenza di tre pattern di risposta all'ipnosi) e altri138,139, Holroyd140 suggerisce che 3 variabili (immaginazione/suggestionabilità, effetti dello stato alterato e aspettative) contribuiscono alla risposta ipnotica.

La suggestionabilità può corrispondere all'incirca “alla risposta involontaria relativa al contenuto di una comunicazione che vuole essere una suggesitione”141 a questa è molto legata l'immaginazione, la quale “esprime l'interesse dell'individuo in quelle esperienze in cui immaginazione e fantasia apportano all'individuo grande soddisfazione”142 ed è diventa uno dei maggiori fattori predittivi dell'ipnotizzailità (assieme a attributi cognitivi, motivazionali e alla personalità)143. L'aspettativa viene invece valorizzata da Kirsh144: l'induzione ipnotica può considerarsi una procedura di modifica delle aspettative “la capacità che le aspettative delle persone siano in grado di suscitare cambiamenti nella vita quotidiana potrebbe essere l'essenza dell'ipnosi”. Quindi le persone rispondono all'ipnosi in funzione di: credere che la risposta sia appropriata al loro ruolo di soggetti, la situazione permette l'accadimento di un comportamento ipnotico, loro sono un buon soggetto ipnotico. Benham aggiunse che le aspettative non solo abbiano una forte influenza sulle risposte, ma inoltre le risposte ipnotiche influenzerebbero le aspettative conseguenti145.

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Recenti studi confermano quanto sopra: la risposta alle suggestioni non richiede l’induzione ipnotica146,52, e che altri fattori, come l’aspettativa e la suggestionabilità sono invece determinanti52

E stata proposta una definizione di suscettibilità ipnotica che integra l’ultima proposta dell’American Psychological Association e tiene conto del fatto che essa non possa più essere considerata solo un tratto cognitivo-emotivo che predispone ad accettare le suggestione ma sia un tratto psicofisiologico che interviene in molti aspetti della vita quotidiana anche in assenza di suggestioni e nello stato ordinario di coscienza147. La definizione proposta definisce la suscettibilità ipnotica “Un tratto psicologico con dei suoi propri tratti corticali, sensori-motori e cardiovascolari, che si accompagna alla capacità di alterare l'esperienza del soggetto e, per la maggior parte, i suoi correlati fisiologici, in accordo con il contenuto delle suggestioni date”.

La capacità di entrare in ipnosi e rispondere alle suggestioni si può misurare. Il vantaggio di misurare la responsività ipnotica in un contesto clinico è importante149: Fin dagli anni ‘50 sono state costruite e validate scale comportamentali, esperienziali, abbreviate per uso clinico e modificate per l’uso nei bambini. Tra le più usate, ricordiamo le scale Stanford e Harvard. In generale, esse consistono in una procedura di induzione ipnotica seguita dalla somministrazione di suggestioni di vario tipo (inibizione motoria, dissociazione, allucinazione). Il punteggio viene assegnato in base al numero di items superati e varia tra 0 e un valore massimo diverso nelle varie scale. La critica mossa a queste scale è che esse, prevedendo una fase di induzione ipnotica confondono l’ipnotizzabilità con la suggestionabilità. Questa sarebbe più correttamente misurata da scale che non prevedono induzione ipnotica, come quella di Barber e quella recentemente proposta da Elkins150.

In generale, utilizzando scale si possono classificare le persone come altamente (Highs), mediamente (Mediums) e poco suscettibili all’ipnosi (Lows) , sebbene si sia ormai accertato che soggetti diversi, quindi anche Mediums e Lows, sono capaci di accettare suggestioni diverse attraverso specifici meccanismi individuali151,152. Se vogliamo dare fede ai socio-cognitivisti, potrebbe esistere un gruppo della popolazione insensibile all'ipnosi, ma la restante parte sarebbe in grado di rispondere alle suggestioni, in particolare in modo variabile.

Dunque, l’approccio clinico all’ipnosi tutti sono ipnotizzabili e quello sperimentale la capacità di rispondere alle suggestioni dipende da una serie di fattori e si misura con scale -possono essere riconciliati proprio sulla base di risultati sperimentali.

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2.2 Correlati comportamentali e corticali della suscettibilità

Analizzando le differenze anatomiche fra soggetti altamente e scarsamente suscettibili, si sono trovate differenze significative nel volume della materia grigia cerebrale e in quello del corpo calloso115 (tabella1) nella materia grigia cerebellare153

STUDIO Esperimento Risultati

Horton et al 2004 Soppressione della percezione dolorifica

Aumento della sostanza bianca nel copocalloso degli Highs

Huber et al 2014 Registrazione MRI Aumento del volume della sostanza grigia nel giro frontale superiore e riduzione di quella dell'insula negli Highs.

Mc Gewon 2015 Registrazione MRI Aumento del volume della grigia per il giro medio occipitale e sopra e medio-temporale

Hoeft et al 2012 Registrazione fMRI a riposo

Aumento della connettività funzionale tra dlpfc e ACC

Huber et al 2014 Registrazione fMRI a riposo

Riduzione della connettività tra talamo e rete fronto-parietale destra; aumento della connettività tra corteccia cingolata posteriore e precuneo con network fronto parietale sinistro

Cojan et al 2015 Test di Flanker Aumento attività neurale nel giro frontale inferiore, ACC e lobulo parietale ssuperiore durante lo svolgimento del test

Lifshitz e Raz 2015 Test di Stroop Aumento attività neurale nel pulvinuar e nel giro fusiforme

Huber et al 1013 Analgesia placebo La suscettibilità ipnotica correla positivamente con l'attività del DLPCF

Volume della materia grigia cerebellare e ipnotizzabilità. Da Picerni et al 2018

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Inoltre sono state trovate differenze nella connettività funzionale tra circuito esecutivo e circuito della salienza154, una maggiore autocorrelazione dell’attività elettroencefalografica misurata dal Plot delle Ricorrenze in regioni parietali mediane155. Al contrario, dati di analisi spettrale hanno dato risultati inconsistenti. Tuttavia, è stata dimostrata da studi comportamentali una maggiore attivazione dell’emisfero sinistro negli Highs nello stato ordinario di coscienza, che cede il posto ad una prevalente attivazione destra dopo induzione ipnotica156,157. In particolare,

la risposta elettrodermica dei soggetti altamente suscettibili è maggiore e l'analisi dell'informazione tattile è più veloce per la mano sinistra, rispetto alla destra158

la fluenza nel parlato, una funzione prefrontale159, è maggiore negli Highs rispetto ai

Lows160

nei soggetti altamente suscettibili, la capacità di valutare la situazione contemporanea è più rapida nell'emisfero sinistro che nel destro, ma questo processo si inverte durante induzione ipnotica161

A. Correlati strutturali della suscettibilità ipnotica. Cambi nel volume di materia griga e bianca in funzione della suscettibilità ipnotica. B. Correlati funzionali. Aumento dell'attività e delle connessioni funzionali Da Landry et al 2017

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nel test di divisione di una linea162, l'errore degli Highs è diretto verso il lato destro, indipendentemente dalla distanza a cui gli viene presentata la linea163, al contrario, nella popolazione generale e tra i soggetti scarsamente suscettibili si riscontra un errore verso sinista in caso di presentazione della linea ad una distanza breve e verso destra nel caso di distanze maggiori164

l'analisi del linguaggio scritto negli Highs evidenzia una maggiore uso di nomi astratti, compito svolto principalmente dall'attività dell'emisfero sinistro165

le risposte ideomotorie sono più frequenti nel lato sinistro, anche se non sempre riferite166 durante suggestione di pesantezza dell'arto, negli altamente suscettibili il braccio sinistro si abbassa di più che il destro, il che suggerisce una minore attivazione dell'emisfero destro.167

solo per gli Highs, la rabbia è identificata più rapidamente quando le immagini relative sono presentate all'emisfero destro168

Altri studi hanno dimostrato che la dilatazione flusso mediata post-occlusione (FMD) nella popolazione generale è ridotta durante stress psichico e stimolazione nocicettiva169, invece gli Highs non mostrano una significativa riduzione di FMD durante stress170 e durante stimolo nocicettivo171, 147

durante il rilassamento prolungato, gli Highs mostrano un maggior prevalenza parasimpatica nel controllo dell'attività cardiaca172

Esistono anche numerosi correlati comportamentali della suscettibilità ipnotica. I principali sono riportati in tabella. Tra essi, l’elemento rilevante, che ha motivato lo lo studio riportato in questa tesi, è la differenza nella capacità immaginativa tra soggetti di diversa ipnotizzabilità, e, in particolare, la differenza nel grado di equivalenza funzionale tra immaginazione e percezione173. Attenzione, in tabella sono riportate differenze comportamentali osservate in stato non ipnotico.

Riflessi spinali Abituazione del riflesso H durante rilassamento prolungato

Diminuzione della freqienza di comparsa dell’ondaF (abductor digiti minimi destro)

Santarcangelo et al 1989 Santarcangelo et al 2003

Controllo posturale e locomotorio

Meno accurato durante alterazione sensoriale Santarcangelo et al 2008 Menzocchi et al 2010 a/b Solari et al 2015

Controllo visuomotorio Meno accurato Menzocchi 2015

Esplorazione aptica Migliore performance nel riconoscimento visivo di oggetti privi di significato esplorati bimanualmente

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migliore performance nella riproduzione ad occhi chiusi di angoli esplorati con un dito

Menzocchi 2012

Controllo autonomico Controllo parasimpatico prevalente durante rilassamento di lunga durata

Controllo simpatico ridotto in posizione eretta

Santarcangelo et al 2010

Santarcangelo et al 2007 Dilatazione arteriosa

flusso-mediata

Non ridotta durante stress o stimolo nocicettivo

Jambrik et al 2007

Equivalenza funzionale tra immaginazione e percezione

Maggiore durante immaginazione sensori-motoria

Papalia et al 2014 Santarcangelo et al 2014

Controllo cerebellare del dolore

Controllo paradosso dopo stimolazione cerebellare anodica

Bocci et al 2017

Polimorfismo dei recettori μ1

Maggiore frequenza della variante meno sensibile agli oppioidi

Presciuttini et al 2018

Maggiore reattività Maggiore Facco et al 2016

Kirenskaia et al 2011 Sensibilità interocettiva Maggiore Diolaiuti et al 2020 Precisione interocettiva Minore Rosati et al, in press

2.3 Suggestioni sensorimotorie, capacità immaginativa, equivalenza funzionale tra immaginazione e percezione

Si definisce Mental Imagery (immaginazione mentale, MI) la capacità di generare, mantenere e manipolare oggetti ed eventi non presenti174 e Functional Equivalence (Equivlenza Funzionale tra immaginazione e percezione)175,176 la parziale sovrapposizione tra le regioni corticali attivate dalle due attività.177, 178

La MI può essere visto in prima persona, Sia nel senso che la persona vede sé stesso compiere il movimento (modalità visiva interna, VMI) o sente di compierlo attraverso sensazioni cinestesiche (modalità cinestesica, KMI) che in 3° persona (modalità visiva esterna, VME). L'individuo ha generalmente difficoltà a utilizzare una sola modalità, come dimostrato dalla scarsa selettività delle attivazioni per le diverse attività immaginative (quale sarà prevalente dipende da più fattori, tra i quali il compito: se questo richiede maggiori proprietà cinematiche precise dà risultati migliori usare il KMI), ma è noto che la modalità cinestesica è la più efficace179 probabilmente perché è la più adatta a produrre un’immagine corporea180.

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programmazione del movimento immaginato è molto simile a quella del movimento reale, e che alla programmazione si aggiunge però la sua inibizione operata dall’area motoria supplementare. E’ molto variabile l’attivazione dell’area motoria primaria181 e EEG182 , osservata solo per il movimento della mano. Sono invece attivati il cervelletto e i gangli della base183, 184

La stimolazione magnetica transcranica ha dimostrato che l’immaginazione motoria attraverso la modalità cinestesica influenza l'eccitabilità corticospinale185. Questa è maggiore in soggetti con maggiore abilità immaginativa186 e nei soggetti esperti nel gesto immaginato187 . Inoltre, è modulata da stati emozionali188.

Il legame tra immaginazione motoria e comportamenti ideomotori è il feed forward model for motor control189. Infatti, una risposta ideomotoria dipende dall’anticipazione delle conseguenze sensoriali di un movimento immaginato187, 190

Un ruolo fondamentale nel feed-forward model for motor control è esercitato dalla corteccia parietale posteriore191 , depositaria insieme con il cervelletto dei modelli interni di controllo motorio, che si formano attraverso l’esperienza di movimento programmato ed eseguito attraverso l’attività delle aree premotorie, motoria e supplementare motoria193. La richiesta di immaginare un movimento (suggestione sensorimotoria) attiva il sistema di programmazione del movimento194 e aumenta l’eccitabilità corticospinale195 facilitando l’esecuzione del movimento immaginato.

La suggestione sensorimotoria può attivare le vie discendenti motorie ad un livello sotto soglia196. Sembra che appena si comici a immaginare si produca un potenziale che termina appena si smette di immaginare197. La richiesta di immaginare un movimento (suggestione sensorimotoria) attiva il sistema di programmazione del movimento194 e aumenta l’eccitabilità corticospinale195, 196, 198 facilitando l’esecuzione del movimento immaginato. Il cervelletto sarebbe fondamentale nell'integrare afferenze sensitive ed efferenze motorie e produrre la rappresentazione istantanea del sistema motorio199, questo è fondamentale al KMI perché le conseguenze delle azioni sensoriali possano essere predette in modo accurato e essere modulate in modo fine. Questo tipo di organizzazione ha fatto ipotizzare che al di là dell'attivazione neurale e muscolare, l’equivalenza funzionale preveda anche un modello predittivo delle conseguenze sensoriali delle azioni200 delle azioni immaginate201

Le suggestioni sensorimotorie sono istruzioni di immaginazione di movimento che attivano la programmazione del movimento immaginato e la sua inibizione da parte della corteccia supplementare motoria. L’efficienza dell’inibizione da parte dell’area supplementare motoria potrebbe essere ridotta nei soggetti con eccitabilità corticale maggiore, che

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manifestano una maggiore tendenza a comportamenti ideomotori durante immaginazione di movimento.

2.2 Scopo dello studio

Studi comportamentali hanno suggerito che l’equivalenza funzionale tra immaginazione e percezione sia maggiore negli Highs e che questo sostenga la maggiore tendenza degli Highs a produrre comportamenti ideomotori in risposta a suggestioni sensorimotorie202

Tra essi, una particolare importanza è rivestita da dati che hanno mostrato che l’immaginazione di avere la testa ruotata da un lato si associa negli Highs alla stessa modificazione del riflesso vestibolo spinale evocata dalla stimolazione del labirinto. Siccome questo riflesso non è controllato dalla volontà e dall’aspettativa, si è potuto ipotizzare una maggiore equivalenza funzionale negli Highs203.

Ipotesi: questo maggior FE dovrebbe associarsi a immagini mentali più vivide e con minor sforzo. Da studi EEGrafici si è visto che gli Highs rispetto ai Lows. 1. hanno un tracciato più omogeneo 2.cambiano meno durante l'immaginazione 3.meno differenze nell'eeg quando ricevono le percezioni e quando le immagino 4. riportano maggior vividezza soggettiva delle immagini e il relativo sforzo 5.mostrano di imparare il mental imagery dopo aver provato la percezione reale. Questi dati sono stati confermati dall’analisi topologica dell’attività elettroencefalografica associata alle condizioni di testa dritta, ruotata realmente e immaginata in posizione di rotazione173. L’analisi topologica descrive l’assetto delle connessioni funzionali tra regioni cerebrali, dunque i suoi risultati sono rilevanti nella descrizione dei meccanismi coinvolti nelle due attività. La più forte equivalenza funzionale tra immaginazione e percezione e la maggiore tendenza degli Highs a produrre comportamenti ideomotori e sperimentarli come involontari potrebbe essere sostenuta da una maggiore eccitabilità corticale. Dunque lo scopo dello studio è stato quello di valutare l’eccitabilità della corteccia motoria di soggetti di diversa ipnotizzabilità in condizioni di riposo e durante immaginazione di movimento

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3. Metodi

3.1 Soggetti

Lo studio, approvato dal Comitato Etico locale, è stato condotto in accordo con la Dichiarazione di Helsinki. Dopo la firma del consenso informato, sono stati inclusi nello studio 30 partecipanti sani, che non assumevano farmaci da almeno 15 giorni (età (mean+SD):23.6±1.9) classificati per suscettibilità ipnotica attraverso la versione italiana204 della Stanford Hypnotic Susceptibility Scale, forma A205 in Highs (N=10, 6 donne), Mediums (N=10, 6 donne) e Lows ((N=10, 4 donne) estratti dal database del Laboratorio di Neuroscienze Cognitive e Comportamentali dell'Università di Pisa. Ai partecipanti si è chiesto di non assumere alcool o caffeina nelle 3 ore precedenti la sessione sperimentale.

3.2 Procedura sperimentale

Le sessioni sperimentali sono state tenute tra le 14 e le 17 del pomeriggio in una stanza a temperatura costante, luminosità e rumori attenuati. I soggetti sono stati sottoposti alla misurazione della Soglia di potenziale d'azione del Potenziale Motorio Evocato (Motory Evoked Potential-MEPs Resting Motor Thresholds-RMT) e della misura dell'intensità di stimolazione Transcranica Magnetica (TMS) richiesta per ottenere un MEPs dell'ampiezza di 1mV (I1mV). La TMS è stata somministrata con intervalli fra gli stimoli di 3-5 secondi, utilizzando uno stimolatore MagProX100 (MagVenture, Farum, Denmark) connesso ad una sonda con una bobina a otto. Durante la stimolazione, la bobina veniva puntata in direzione postero-laterale con angolo di 45° dalla linea mediata, i partecipanti erano seduti comodamente su una sedia con l'avambraccio e la mano supini e il gomito flesso a 90°. I punti di registrazione dell'elettromiografia (EMG) sono stati posizionati sull'adduttore breve del pollice sinistro. È stata poi identificata sull'emisfero destro la posizione ottimale in cui la stimolazione produca il maggior potenziale motorio evocato (MEP) nell'APB controlaterale. Il segnale. Il segnale EMG grezzo acquisito alla frequenza di campionamento di 512 Hz, è stato quindi amplificato e filtrato per la banda a 30-1000 Hz da Neurotravel Win— Cadwell (dispositivo medico Ates) utilizzando il software Sierra Wave. I parametri della soglia di attivazione motoria (RMT) sono stati raccolti dall'emisfero destro in tutti i soggetti. La RMT è stata definita come l'intensità necessaria per produrre una risposta con un'ampiezza 50 μV (di picco) in almeno 5 stimoli su 10206. All'RMT è stato dato il valore di 100% se nessun MEP poteva essere evocato alla massima potenza dello stimolatore (MSO)207. I valori normativi di

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