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Valutazione dell'influenza della taglia sulla manifestazione dei comportamenti indesiderati nel cane domestico

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Academic year: 2021

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Università di Pisa

Dipartimento di Scienze Veterinarie

Corso di Laurea Specialistica in Medicina Veterinaria

Valutazione dell’influenza della taglia sulla

manifestazione dei comportamenti indesiderati

nel cane domestico

Candidato

Relatore

Amanda Martino

Dott. Angelo Gazzano

Correlatore

Dott.ssa Chiara Mariti

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Indice

Riassunto/abstract pag. 5 Capitolo I: Introduzione pag. 6

1.1 Domesticazione pag. 7 1.2 Selezione delle razze pag. 8 1.3 Classificazione delle razze pag. 12 1.4 Medicina comportamentale pag. 16

1.4.1 Paura e ansia pag. 18

1.4.2 Disordini compulsivi pag. 21 1.4.3 Aggressività pag. 22

1.5 Scopo pag. 23

Capitolo II: Materiali e Metodi pag. 24 2.1 Questionario pag. 25 2.2 Soggetti pag. 26 2.3 Analisi dei dati pag. 28 Capitolo III: Risultati pag. 29

3.1 Dati del proprietario pag. 30 3.2 Dati del cane pag. 30

3.3 Comportamenti indesiderati del cane pag. 31

3.3.1 Comparazione fra le tre taglie di cani (piccola, media, grande) pag. 31

3.3.2 Comparazione fra taglia piccola e taglia media di cani pag. 34 3.3.3 Comparazione fra taglia piccola e taglia grande di cani pag. 35 3.3.4 Comparazione fra taglia media e taglia grande di cani pag. 36

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3.3.5 Riassunto della comparazione fra le tre taglie (piccola, media, grande) pag. 41

Capitolo IV: Discussione pag. 56 Capitolo V: Conclusioni pag. 71 Bibliografia pag. 73

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Riassunto

Parole chiave: cane, comportamenti indesiderati, taglia, questionario, razze.

Lo scopo di questa ricerca è stato quello di valutare l’influenza della taglia (piccola, media e grande) sulla manifestazione dei comportamenti indesiderati nel cane domestico. I dati ottenuti tramite 1156 questionari anonimi compilati dai proprietari sono sati analizzati statisticamente mediante il test di Kruscal Wallis (p<0,05) e il test di Mann Whitney (p<0,05). È emerso che i cani di piccola taglia esibiscono con maggior frequenza i seguenti comportamenti: defecare, urinare e marcare in casa, fare troppe feste al rientro dei proprietari, non obbedire ai comandi, mordicchiare parti del corpo delle persone, leccare insistentemente la bocca e altre parti del corpo del proprietario, abbaiare se lasciato solo, abbaiare insistentemente (non da solo), inseguirsi la coda, mimare l’atto sessuale, abbaiare ad altri cani, tentare di mordere altri cani, ringhiare contro altri cani, mostrare paura del veterinario/ambulatorio veterinario, non gradire l’entrata di persone, soprattutto estranei, nel suo territorio, difendere uno o più oggetti che considera suoi. I cani di taglia grande manifestano maggiormente i seguenti comportamenti: saltare addosso ad altre persone, scavare buche, mordicchiare oggetti, inseguire veicoli/biciclette/persone, mangiare le proprie feci, distruggere oggetti se lasciato solo, tirare al guinzaglio, inseguirsi la coda, correre dietro ai gatti, rizzare il pelo quando incontra altri cani. Il comportamento dei proprietari è considerato come una possibile causa della manifestazione dei comportamenti indesiderati nel cane. In base a questi risultati, i veterinari comportamentalisti dovrebbero enfatizzare l’importanza sia dell’etogramma del cane, sia della socializzazione intraspecifica, soprattutto con i proprietari di cani di taglia piccola.

Abstract

Keyword: dog, undesirable behaviour, size, questionnaire, breed.

The aim of this study was to evaluate the effects of the size of the dog (small, middle and large) on the expression of undesirable behavior. Data obtained by 1156 anonymous questionnaires filled in by dog owners were statistically analyzed by using the Kruscal Wallis test (p<0,05) and the Mann Whitney test (p<0.05). It emerged that small dogs exhibit more frequently the following behaviours: house soiling, exaggeratedly jumping-up on owners when they come back, not obeying commands, chewing people’s body parts, licking insistently the mouth and other parts of owners’ body, barking when left alone, barking insistently (when not alone), tail chasing, mounting and humping, barking at other dogs, attempting to bite other dogs, growling at other dogs, fearing veterinarians/veterinary clinics, disliking when people (especially strangers) enter their territory, defending one or more objects considered as their own. Large dogs show more frequently the following behaviours: jumping-up on other people, digging holes, chewing objects, chasing vehicles/bicycles/people, eating their own feces, destroying objects when left alone, pulling on the leash, tail chasing, chasing cats, bristling when meeting other dogs.The owner’s behaviour is regarded to be a possible cause of unfavourable behaviour in dogs. Based on these results, the veterinary behaviorists should emphasize the importance of the ethogram and the intraspecific socialization, especially with smaller dog owners.

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CAPITOLO I

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1.1 Domesticazione

Per molto tempo si è discusso quale fosse stato il progenitore selvatico del cane domestico: alcuni Autori ritenevano che esso derivasse dallo sciacallo (Canis aureus L.) mentre altri affermavano che derivasse dal lupo (Canis lupus L.). L’etologo Konrad Lorenz (1974) ipotizza l’inizio della domesticazione dello sciacallo, che secondo l’autore è, insieme al lupo, il progenitore selvatico del cane. In base al comportamento, Lorenz distingue fra cani “lupini” e cani “aureus”, rispettivamente con preponderanza di sangue di lupo o di sangue di sciacallo. L’origine polifiletica proposta da Lorenz è senz’altro da rifiutare.

Attualmente, sulla base delle caratteristiche fisiche e comportamentali e degli studi genetici, si ritiene che l’unico progenitore selvatico del cane domestico sia stato il lupo (Savolainem, 2007).

Tra tutti i canidi infatti, il lupo, il coyote e lo sciacallo hanno lo stesso numero di cromosomi (78) come il cane e possono incrociarsi per produrre prole fertile (Clutton - Brock, 1984), ma solo cani e lupi condividono da 71 a 90 pattern comportamentali, più di quelli condivisi da qualsiasi altra coppia di specie (Scott, 1967). Gli studi genetici mostrano che il cane è molto più imparentato col lupo che con altri canidi (Hemmer, 1990; Milgram, 1993; Unterwald, 1993).

Le testimonianze archeologiche indicano che il lupo è stato addomesticato approssimativamente 15.000 anni fa e gli studi sulla genetica di popolazione, basati sull’analisi del DNA mitocondriale, mostra come tutti i cani derivino da un pool di geni comuni (Leonard et al., 2002). Savolainem e collaboratori (2002), confrontando la diversità degli aplotipi del cane in diverse parti del mondo, hanno concluso che si è verificato un singolo episodio di domesticazione in Asia Orientale dalla quale poi i cani si sono diffusi negli altri continenti.

Due sono i sistemi proposti che possono essere stati utilizzati per arrivare al lupo domestico:

 l’adozione diretta dei cuccioli allevati a mano;  la progressiva integrazione-commensalismo.

Non è da escludersi, però, che entrambi questi processi siano avvenuti, in tempi diversi: prima l’adozione, più tardi nel Neolitico il commensalismo. Raymond e Lorna Coppinger (1998), analizzando la situazione ecologica dei cani presenti ancora oggi nei villaggi, ipotizzano che il fiorire dei villaggi nel Mesolitico abbia creato la nuova nicchia che

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attrasse diverse specie selvatiche. Non fu quindi l’uomo a cercare il lupo ma esattamente il contrario, l’addomesticabilità precedette la domesticazione. Come evidenza della domesticazione, gli scienziati mostrano:

1. riduzione della taglia;

2. riduzione encefalica del 20-30% circa rispetto al volume dei lupi giovani a carico delle aree sensitive;

3. declino precoce della percezione sensoriale (adattativo): minor reattività, attenuazione dei comportamenti emotivi e aggressivi (Kruska, 1988);

4. mutazioni a carico dei colori: fulvo e bianco; meno melanina, meno tirosina, dopamina e adrenalina (temperamento più tranquillo);

5. modifiche allometriche della forma della testa: espressione infantile (muso corto, cranio rotondeggiante, stop, denti più piccoli);

6. isolamento: deriva dei caratteri stocastici (ininfluenti o selettivamente neutrali). La selezione di ogni singola caratteristica porta con sé la modifica di molti tratti, del tutto involontaria (Belyaev, 1979);

7. effetti geo-climatici.

1.2 Selezione delle razze

La razza è una popolazione estremamente omogenea, all’interno di una specie, originata o per limiti geografici o, come nel caso del cane, per volere dell’uomo. Le moderne razze canine mostrano una enorme varietà morfologica e caratteriale, di gran lunga maggiore di quella esistente tra le diverse specie di Canidi selvatici (Wayne, 1986a, b).

Attualmente la Federazione Cinologica Internazionale riconosce 347 razze di cani, classificate in dieci gruppi secondo la loro funzione e, a un minor livello, area di origine. Ciascuna di queste razze è caratterizzata da una morfologia unica e spesso anche da un comportamento caratteristico che la rendono facilmente riconoscibile (Vilà e Leonard, 2007). Le basi genetiche delle caratteristiche morfologiche sono evidenti ma, similmente, anche alcuni comportamenti tipici di razza sono ereditari (Schmutz e Schmutz, 1998). Questa tipologia uniforme di ciascuna razza è spesso il risultato di un lungo periodo di

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isolamento. Crowley e Adelman (1998) sostengono che le razze abbiano avuto origine centinaia o migliaia di anni fa. Ad esempio, le testimonianze archeologiche provenienti dall’antico Egitto suggeriscono che cani morfologicamente simili ai mastini e ai levrieri esistessero già 4000 anni fa e che i Romani possano essere stati il primo popolo ad aver allevato le razze canine in Europa (Clutton-Brock, 1999). Conforme con questa differenziazione al livello fenotipico, diversi studi basati sui marker autosomiali hanno mostrato che le razze sono chiaramente state differenziate (Lingaas et al., 1996; Zajc et

al., 1997; Zajc e Sampson, 1999).

L’analisi genetica di Parker e collaboratori (2004) delinea solo quattro suddivisioni genetiche nei cani. L’organizzazione in gruppi primitivi includeva un’ampia diversità di razze, che in base alle origini geografiche si estendeva dall’Africa (Basenji) all’Asia (Chow – Chow e Akita) all’Artico (Siberian husky e Alaskan Malamute), questo suggerisce che i cani si siano diffusi in un’area molto grande subito dopo la domesticazione.

Con l’analisi genetica è possibile definire altri tre gruppi di razze: I. razze Europee che si sono divise nel diciannovesimo secolo;

II. cani pastore, inclusi il collie, i cani da gregge e simili al gruppo I della FCI (cani da pastore e bovari);

III. cani simili al mastino, inclusi il bulldog e il boxer.

Studi correnti basati sui microsatelliti (Koskinen e Bredbacka, 2000) hanno individuato almeno quattro raggruppamenti distinti. I quattro gruppi con raggruppamenti genetici simili tendono anche a condividere l’origine geografica, morfologia, e/o somiglianze genetiche al lupo del sud est dell’Asia, che hanno seguito gli umani in differenti parti del mondo. Ricerche nei comportamenti comuni mostrano anche alcune similitudini all’interno dei quattro gruppi. Quelli più vicini al lupo mostrano più aggressività e meno richiesta di affetto rispetto a quelli più lontani (Hart, 2004).

Cinque sono i meccanismi evolutivi principali che hanno permesso la formazione delle razze (Gallicchio, 2001):

1. Mutazione, che produce nuovi tipi genetici. Le mutazioni sono variazioni del patrimonio genetico che determinano i cambiamenti morfologici, ovvero le novità sulle quali la selezione può operare le sue scelte. Originano la variazione discontinua, basata su mutazioni visibili che compaiono improvvisamente e sono ereditarie, perciò, se gradite, vengono mantenute grazie alla prole del soggetto che ne è portatore, e continua che risulta dall’azione di poligeni ed è il mezzo più

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potente per modificare i cani, generazione dopo generazione, non rapido ma efficacissimo.

2. Selezione naturale, che sceglie coloro che meglio si adattano all’ambiente in cui vivono; essa elimina, presto o tardi, tutte le mutazioni nocive, consentendo la sopravvivenza dei più adatti.

3. Selezione artificiale, che sceglie coloro che più rispondono per le qualità fisiche o temperamentali al gusto dell’allevatore. La selezione forzata dall’uomo venne sicuramente messa in atto fin dagli albori del rapporto fra le due specie. Inoltre quei caratteri che sono fondamentali per la convivenza insieme, come la propensione alla collaborazione, sono fortemente ereditari. Pfaffenberger (1963) ha individuato, con studi genetici e di riproduzione consanguinea, sei tratti temperamentali trasmissibili:

 spiccata curiosità per l’ambiente e gli oggetti nuovi;  reazioni indagatrici nei confronti dei rumori nuovi;  buona tolleranza al contatto fisico;

 attitudine spontanea per la gente;  facilità ad imparare;

 retrieving test (riporto della palla o di altro oggetto).

4. Deriva genetica, che è l’effetto del caso dovuto alle fluttuazioni statistiche delle frequenze geniche da una generazione all’altra. Tale fluttuazione può condurre all’aumento di un tipo genetico o di un altro, e con una tendenza generale all’omogeneizzazione della popolazione.

5. Migrazione di individui da una popolazione all’altra o da un luogo all’altro. Comparabile, dal punto di vista genetico, alla migrazione è l’incrocio che è sempre stato utilizzato per introdurre rapidamente i caratteri desiderati in una certa popolazione. Solitamente, dopo l’incrocio si opera in consanguineità per eliminare tutti gli altri caratteri.

L’eterocronia dà luogo a due fenomeni biologici di grande interesse ed importanza nell’ontogenesi delle razze, la pedomorfosi, cioè l’arresto dello sviluppo a uno stadio giovanile, e la neotenia, che è la persistenza dei caratteri giovanili fin nello stadio adulto. Abbiamo particolare interesse per la scomparsa parziale o totale di alcuni comportamenti tipici del canide adulto, come la reazione alla fuga, poiché solo riducendo tale spontanea tendenza è possibile instaurare un rapporto. Schemi motori possono insorgere in sequenze

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non funzionali e costituire nuovi comportamenti, non presenti nell’ancestrale, che non danno vantaggi nelle specie in sé, ma rappresentano interessanti possibilità nel rapporto con l’uomo (Bemis, 1982; Coppinger et al., 1987). L’idea che il cane si sia evoluto come forma neotenica è stata proposta inizialmente da Bolk (1926) e poi da Dechambre (1949), sulla base della morfologia. Fox (1965, 1978), Frank e Frank (1982) e Coppinger e collaboratori (1982, 1983, 1985, 1987) hanno esteso il discorso a includere il comportamento. Coppinger e Coppinger sono stati i primi a trattare diffusamente l’argomento, correlando tipologia di struttura fisica con caratteristiche del comportamento e identificando stadi distinti dell’ontogenesi ancestrale della specie, nei quali le razze possono essere ricondotte in base alla forma della testa. Gli studi sulla ontogenesi delle razze, cioè sui processi evolutivi e di sviluppo che hanno condotto e conducono alla loro formazione, hanno dimostrato che le alterazioni dei geni regolatori dello sviluppo sono alla base della diversificazione delle razze canine. Si può classificare virtualmente ogni cane per il suo grado di pedomorfosi fino ad arrivare ai casi limite di razze che, da adulte, hanno l’aspetto di un cucciolo di poche settimane. Questa classificazione suddivide i cani in:

I. primitivi: hanno proporzioni della testa fortemente lupine, come la struttura generale e la distribuzione del mantello, lunghezza e colore variabilissimi, sono i meno disposti alla sottomissione, fortemente indipendenti, di solito molto rapidi nell’apprendimento e con un grado di addestrabilità variabile secondo il ceppo;

II. pedomorfi di primo grado: hanno teste allungate, stop più accentuato o inverso, orecchie semierette o pendenti, cute tesa e sottile, lassa nei segugi, mantelli e colori vari, sono cani paratori, con spiccato inseguimento delle prede in movimento;

III. pedomorfi di secondo grado: hanno teste più larghe, musi più quadrati, stop marcato, orecchie sempre pendenti, pelle più spessa, facile l’accumulo di grasso, ossatura robusta, addome non retratto, mantelli anche lanosi di tutti i colori, molti con bianco prevalente;

IV. pedomorfi di terzo grado: hanno accentuati diametri trasversali della testa, muso corto o cortissimo se condrodistrofici, occhi frontali e piccole orecchie cadenti, cute sovrabbondante che forma rughe e pliche, tipico il pelo corto, predisposti all’accumulo di grasso, hanno struttura pesante e spesso patologie articolari; fase evolutiva della lotta giocosa, cani lottatori, territoriali e diffidenti.

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1.3 Classificazione delle razze

Il problema di un ordinamento delle razze canine è plurisecolare.

Già gli antichi Greci (Aristotele, Senofonte, ecc.) avevano descritto razze con particolari attitudini e molti antichi Romani si occuparono della questione. Essi suddivisero i cani in:

 Venatici (cane da caccia);  Sagaces (da traccia);  Celeres (da seguita);  Pugnates (da attacco);  Pastorales (cani da pastore);  Villatici (cani da guardia).

Si sono poi susseguite numerose classificazioni. Una delle più diffuse per l’indubbia praticità è ancora quella proposta da Pierre Megnin nel 1932 (Gallicchio, 2001), che si basa sulla morfologia generale, con particolare attenzione alla testa. Ciascun gruppo considera cinque stature o taglie, riferendosi all’altezza del garrese:

 Grande: 65 cm e oltre:  Media: 40-65 cm;  Piccola: 20-40 cm;  Nana: fino a 20 cm;

 Bassotta: per lo più da inserire nelle nane o piccole. I cani sono divisi, poi, in quattro tipi morfologici:

a) Lupoidi: testa a forma di piramide orizzontale, orecchie generalmente dritte, muso allungato, piccole labbra serrate, le superiori non oltrepassano la base delle gengive inferiori.

b) Braccoidi: testa di forma piuttosto prismatica, con il muso tanto largo all’estremità quanto alla base, con stop marcato, orecchie pendenti, labbra lunghe e pendule, le superiori, come la commissura, oltrepassano di molto il livello della mascella inferiore.

c) Molossoidi: testa voluminosa, rotonda o cuboide, orecchie piccole, cadenti, muso corto, labbra lunghe e spesse, corpo massiccio, tipi normali di grande statura. d) Graioidi: testa a forma di cono allungato, cranio stretto, orecchie piccole, portate

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naso saliente ed angoloso debordante sulla bocca, labbra piccole, corte e serrate, corpo slanciato, membra sottili, ventre molto retratto.

Giungiamo quindi alle classificazioni adottate dai vari enti cinofili moderni sulla fine del 1800: quasi tutte seguono un criterio di destinazione utilitaristica delle varie razze, eventualmente integrato dal raggruppamento per tipologie strutturali o ceppi d’origine. La Federazione Cinologia Internazionale classifica le razze in dieci gruppi:

1° gruppo: Cani da pastore e bovari (escluso i bovari svizzeri)

Conduttori degli armenti, selezionati per lavorare a fianco dell’uomo e al suo comando, pronti nella comprensione e nella comunicazione a due vie; grande personalità e intraprendenza, molto sensibili, talora eccitabili e reattivi ma obbedienti, di facile controllo anche da non esperti; hanno comportamenti agonistici, possessivi e assertivi verso i conspecifici; alcuni sono geneticamente motivati e atleticamente indistruttibili (Fonte F.C.I).

2° gruppo: Pincher e Schnauzer, razze molossoidi, cani da montagna e bovari svizzeri

Viene privilegiata una spiccata diffidenza verso gli estranei, associata a scarso riconoscimento delle gerarchie (lavorano da soli), possono prendere iniziative avversive in base a sensazioni di incombente pericolo o invasione territoriale. I pesanti molossoidi sono più flemmatici (veri mastini). Fanno eccezione il Terranova, il Bovaro del Bernese (eccellente tolleranza alle manipolazioni) e il Boxer (cerca il contatto, è esuberante e iperattivo) (Fonte F.C.I).

3° gruppo: Terrier

Agonistici, combattivi, specie i maschi, predatori tenacissimi nel perseguire lo scopo, imprevedibile per la reattività sopra la media (soprattutto le linee da lavoro), difficile la convivenza con altri animali; i piccoli (Westie, Norwich), sono gioiosi e vivaci ma non troppo e sono più tolleranti per la selezione estetica (Fonte F.C.I).

4° gruppo: Bassotti

Meno combattivi ma ostinati, vocali; evidente dimorfismo sessuale (femmine più quiete), e differenze anche tra le varietà di pelo e taglie (Fonte F.C.I).

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14 5° gruppo: Spitz e razze primitive

Indipendenti, refrattari all’addestramento, predatori (non tutti), spesso gerarchici e agonistici, alcuni combattivi, non troppo manipolabili, mai minacciosi né aggressivi o territoriali (fanno eccezione gli Spitz cinesi e alcuni giapponesi); possono ricercare il contatto affettivo; quelle da pastore sono più collaborativi e obbedienti (Samoiedo, Wolfspitz); quelli di piccola taglia sono molto acuti nell’apprendimento e buoni allertatori (Fonte F.C.I).

6° gruppo: Segugi

Non molto addestrabili, alcuni motivati, docili, gregari, indipendenti, dinamismo accentuato; i Beagle e i Basset Hound allevati per le mostre sono più tranquilli (Fonte F.C.I).

7° gruppo: Cani da ferma

Reattivi, atletici, possessivi, motivazioni geneticamente determinate nelle linee da lavoro; sono dipendenti, obbedienti, addestrabili (Setter inglese), affidabili per la compagnia, tolleranti e a loro agio anche con bambini irruenti (Fonte F.C.I).

8° gruppo: Cani da riporto, da cerca e da acqua

Molto docili, non troppo grandi, poco agonistici, gregari, collaborativi, molto sportivi; le femmine sono inclini a sottomissione passiva, molto adatte anche per bambini piccoli (Labrador, Golden Retriever, Lagotti); per compagnia sono perfetti anche gli Spaniel, i Cani da acqua e i Lagotti, di taglia più contenuta (Fonte F.C.I).

9° gruppo: Cani da compagnia e toys

Già diffusi tra i greci e i romani; selezionati per essere compagni, a loro agio in braccio e coccolati, sensibili, delicati, simpatici, spesso di grande personalità nella mole minuta; l’origine da tipologie e attitudini diverse ne influenzano il temperamento: i Bichon erano cacciatori, come i Barboni, i Tibetani erano pastori, spaniel orientali e europei erano allevati solo per la bellezza (Chin, Papillon), alcuni per l’aspetto particolare e buffo (Carlino, Griffoncini), altri per la taglia minima (Chihuahua, Pechinese da manica). Non sopportano manipolazioni rudi e non sono sempre adatti ai bambini piccoli (Fonte F.C.I).

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15 10° gruppo: Levrieri

Misconosciuti in Italia; affascinanti per la bellezza, criticati per il carattere non espansivo e non sempre cooperativo. Intraprendenti se motivati, dimostrano astuzia e prontezza nell’apprendimento, sono abili cacciatori. Sono perfetti per le persone quiete, attraenti e dignitosi, puliti in appartamento, grandi, calmi, docili, ricercano il contatto ma in modo riservato, mai irruenti. Hanno una pelle sensibilissima, bassa soglia del dolore e non tollerano mani pesanti (Fonte F.C.I).

Il Kennel Club inglese classifica le razze in sette gruppi: Gruppo 1. Hound – Segugi e Levrieri

Gruppo 2. Working – Cani da lavoro Gruppo 3. Gundog – Cani da caccia Gruppo 4. Terrier

Gruppo 5. Utility – Cani da compagnia – non Toys Gruppo 6. Pastoral – Cani da pastore e bovari Gruppo 7. Toy – Cani da compagnia

Anche il Kennel Club americano classifica le razze in sette gruppi: Gruppo 1. Sporting dogs – Cani da caccia

Gruppo 2. Hounds – Segugi e levrieri Gruppo 3. Working Dogs – Cani da lavoro Gruppo 4. Terrier

Gruppo 5. Toys – Cani da compagnia – piccoli

Gruppo 6. Non-sporting Dogs – cani da compagnia – altri Gruppo 7. Cani da pastore

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1.4 Medicina comportamentale

La selezione delle razze finalizzata ad una particolare funzione ha progressivamente perso la sua importanza e gli attributi comportamentali, per i quali originariamente si selezionava, ora sono spesso considerati problematici nel contesto familiare. Anche quando non si seleziona per una particolare abilità, infatti, per diverse generazioni molte razze mantengono una certa predisposizione: i Labrador retriever sono predisposti al riporto, i terrier ad uccidere piccoli animali (Stafford, 2006).

Una buona percentuale di proprietari considera il comportamento del proprio cane inappropriato. In uno studio su 1422 proprietari di cani, l’87% segnala uno o più problemi comportamentali nel proprio cane (Campbell, 1986). Nella selezione dei cani da lavoro, i soggetti non adatti venivano uccisi. D’altra parte, l’uccisione dei cani che presentavano comportamenti inadeguati è stato fondamentale per la domesticazione e l’evoluzione del cane.

Negli Stati Uniti, circa i 50% dei cani è di razza pura (Overall, 1997). Gli allevatori che allevano razze per le esposizioni selezionano un temperamento che andrà a rappresentare quella razza. Overall (1997) suggerì che questa selezione potesse tendere a produrre un maggior numero di cani aggressivi nelle generazioni successive.

È difficile definite in che misura il temperamento sia ereditabile, ma è generalmente accettato che sia ereditario (Willis, 1995). I proprietari di cani da compagnia vogliono che i loro cani siano equilibrati, non aggressivi o nervosi, inattivi, di facile gestione (Willis, 1995), che siano tranquilli, obbedienti e che abbiano poca necessità di esercizio e attività. Dovrebbero essere in grado di resistere all’isolamento, abbaiare poco ed essere tolleranti con le persone. Selezionare per queste caratteristiche potrebbe non essere difficile ma servirebbe una diversa metodologia e attenzione di quella usata dalla maggior parte degli allevatori di cani di razza. I cani non dovrebbero riprodursi prima di aver raggiunto la maturità e aver delineato il comportamento. Le caratteristiche temperamentali dovrebbero avere la precedenza su quelle fisiche e di bellezza.

L’esistenza di un comportamento specifico di razza è stato dimostrato da Scott e Fuller (1965) ed è stato classificato per le diverse razze da Hart e Hart (1985) e Bradshaw e collaboratori (1996), rispettivamente negli Stati Uniti e in Inghilterra. In Inghilterra le razze sono state classificate in base all’aggressività, alla reattività e all’immaturità mentre nello studio americano sono state classificate anche in base all’addestrabilità ma non all’immaturità.

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Negli Stati Uniti cinque delle dieci razze più popolari erano di taglia piccola. In generale la loro aggressività (territoriale, da dominanza, da guardia, verso altri cani) era media, la reattività (abbaio eccessivo, eccitabilità, richiesta di attenzione) alta e l’immaturità (giocosità, distruttività) bassa. L’alta reattività potrebbe essere considerata inappropriata in un ambiente urbano, ma appare accettabile da molti proprietari, almeno nei cani di piccola taglia. In Inghilterra, al contrario, le razze più popolari erano per lo più di taglia grande. Il Pastore Tedesco e il Cocker Spaniel (Bradshaw et al., 1996) sono state classificate ad alta aggressività e il loro numero è in declino.

Teoricamente, molte razze non sono adatte ad essere animali da compagnia.

Bradshaw e collaboratori (1996) hanno identificato undici razze in Inghilterra classificate come molto aggressive. È interessante notare che queste razze, ad eccezione del Pastore Tedesco e del Corgi, hanno mantenuto la loro popolarità. Le razze toy con reattività alta (abbaio eccessivo, eccitabilità, richiesta di affetto eccessiva) ma aggressività media o bassa e bassa immaturità sono in declino in Inghilterra. Sette delle dieci razze più popolari negli Stati Uniti, sono in declino in Inghilterra, questo suggerisce che non si può facilmente generalizzare su cosa richiedono le diverse società ai rispettivi animali da compagnia.

I problemi comportamentali dei cani sono ovviamente una seria preoccupazione per i proprietari e i veterinari. Nelle ultime tre decadi sono stati pubblicati moltissimi libri riguardanti l’addestramento e i problemi comportamentali dei cani.

In diverse valutazione, la maggior parte dei proprietari ha riferito che i propri cani hanno dei comportamenti inaccettabili. Nella zona suburbana di Melbourne, in Australia, il 65% dei proprietari affermano che il proprio cane ha un problema comportamentale (Kobelt, 2004), e negli Stati Uniti l’87% dei clienti dei veterinari proprietari di cani sostengono la stessa cosa (Campbell, 1986). Beaver (1994) ha riesaminato la letteratura riguardo le lamentele dei proprietari sul comportamento del cane, da nove relazioni per un totale di 4487 persone che esaminavano l’Australia, il Nord America e l’Inghilterra. I risultati hanno indicato che il problema più comune era l’aggressività, seguito dall’abbaio, dalla masticazione e dallo scavare. Le più comune forme di aggressione sono state identificate come territoriali e di protezione del proprietario. Quando sono stati esaminati i casi clinici sia dalla letteratura sia dai dati clinici personali di Beaver, il maggior problema è rimasto l’aggressione, ma soprattutto da dominanza e il morso da paura. Inoltre, gli altri problemi comportamentali erano leggermente differenti da quelli identificati dai proprietari esaminati.

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Overall (1997) ha catalogato i problemi comportamentali in quelli legati al lavoro, allo stress e all’ansia, e questi hanno basi fisiologiche. Sono importanti in relazione al benessere del cane perché riflettono uno stato di esistenza spiacevole, che noi possiamo chiamare ansia o paura. Il comportamento può riflettere uno stato mentale anormale o può essere la conseguenza del modo in cui è stato trattato l’animale, in entrambe i casi si ha effetto sul benessere del cane. I problemi patologici, come quelli dovuti ad un’ansia eccessiva, e i comportamenti stereotipati riflettono uno stato mentale anormale e i cani che manifestano tali comportamenti soffrono probabilmente di alcune forme di distress. I problemi comportamentali possono avere un importante impatto fisico o psicologico sul benessere dell’animale, causare il deterioramento della relazione tra i cane e il proprietario, aumentare la probabilità di maltrattamento e soppressione del cane, e creare molti problemi al proprietario del cane e ai proprietari degli altri cani quando lasciati senza guinzaglio.

1.4.1 Paura e ansia

La paura è un’emozione primaria, vantaggiosa per la determinazione di una risposta ad uno stimolo potenzialmente pericoloso. La paura può essere acuta o cronica ma in tutti i casi è, per definizione, spiacevole. Il cane può essere esposto a numerosi stimoli potenzialmente pericolosi nella sua vita ma dovrebbe imparare a identificare quelli pericolosi da quelli che non lo sono. Il comportamento in risposta alla paura è una risposta adattativa che permette una reazione difensiva che favorisce la sopravvivenza. La paura diventa un problema sul benessere quando la risposta comportamentale è provocata da stimoli non pericolosi o è eccessivamente intensa o dura troppo a lungo, o quando la risposta del proprietario è inappropriata. Se la paura si presenta frequentemente, diventa cronica e conduce alla fobia o all’ansia, e diventa un problema per il benessere dell’animale d’affezione. Ciò può influenzare la salute del cane e alterare o esagerare le sue risposte fisiologiche ai comuni stimoli ambientali. Le risposte alla paura possono diminuire con la graduale esposizione allo stimolo grazie alla desensibilizzazione. La paura può essere classificata da normale a patologica, con gradi proporzionale alla percezione del pericolo. Una risposta anormale improvvisa e intensa tutto o nulla che si risolve in un comportamento estremo è chiamata fobia (Overall, 1997). Le fobie sono delle paure eccessive che sono sproporzionate al pericolo dello stimolo che le ha causate (McCobb et al., 2001).

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Le fobie devolvono rapidamente e non diminuiscono con l’esposizione ripetuta allo stimolo. Quando un cane risponde in maniera eccessivamente paurosa a un comune e non pericoloso stimolo, il benessere dell’animale può essere compromesso significativamente. Quando questa risposta comportamentale provoca attenzione da parte del proprietario, essa viene rinforzata e probabilmente incrementata, ma anche se il comportamento viene punito la paura aumenta (Landesberg et al., 1997).

I comuni stimoli che evocano risposte di estrema paura nei cani includono alcune tipologie di persone, rumori come spari, fuochi d’artificio, temporali, o particolari posti come la clinica veterinaria. Le risposte di paura di fronte ai bambini o altre persone sono comuni e sono facilmente trattabili con la desensibilizzazione e il controcondizionamento, eventualmente associati a farmaci, così come la fobia dei rumori e gli attacchi di panico ai rumori improvvisi.

In un’indagine, il 40% dei cani che soffre di fobia per il temporale ha mostrato il primo segno entro l’anno di età, e i cani provenienti dai canili sono i più rappresentati (McCobb

et al, 2001.). I cani con fobia da temporali hanno mostrato segni fisici come affanno,

tremori, salivazione, perdita del controllo della vescica e intestino, dilatazione pupillare, e molti hanno ricercato l’attenzione del proprietario diventando distruttivi, vocalizzando, auotomutilandosi e nascondendosi (McCobb et al., 2001; Crowell-Davis et al., 2003). Il trattamento non è sempre sufficiente, sebbene l’uso di combinazioni di farmaci è riuscito a migliorare maggiormente il comportamento in 30 su 32 cani in uno studio di Crowell-Davis e collaboratori (2003). I feromoni appaganti canini hanno ridotto la risposta comportamentale dei cani ai fuochi d’artificio (Mills et al., 2003; Sheppard e Mills, 2003) e possono essere usati nel trattamento delle altre fobie (Sherman e Mills, 2008).

L’ansia è definita come un’anticipazione apprensiva di un futuro pericolo (Overall, 1997), con aumento della vigilanza, tensione e spesso iperattività. L’ansia da separazione è definita come un distress associato alla separazione dalla compagnia preferita. È stata diagnosticata nel 20-40% dei cani che sono ricorsi ad esperti del comportamento nel Nord America (Voith e Borchelt, 1996; Simpson, 2000), ed è stato stimato che almeno il 14% dei cani che sono presenti nelle cliniche veterinarie mostrano segni di ansia da separazione (Overall et al., 2001). I cani con fobia per i rumori o i temporali soffrono spesso anche di ansia da separazione (Overall et al., 2001). Nei cani i comuni segni di ansia da separazione sono la distruzione, l’eccessiva vocalizzazione, l’eliminazione inappropriata e l’automutilazione. Ciò accade solitamente a casa ma può succedere anche in auto o in altri posti. Una video analisi di cani che soffrono di ansia da separazione

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(Palestrini, 2010) ha mostrato che questi cani esibiscono, quando lasciati soli, per la maggior parte del tempo comportamenti di vocalizzazione ed esplorazione dell’ambiente; possono mostrare affanno ed essere distruttivi durante l’assenza del proprietario. La maggior parte dei cani comincia a manifestare i primi segnali in meno di dieci minuti dall’uscita del proprietario, come le vocalizzazioni e i comportamenti distruttivi; l’abbaio e l’esplorazione dell’ambiente tendono a diminuire col passare del tempo, al contrario l’affanno tende ad aumentare. Comportamenti suggestivi di ansia da separazione sono comunemente identificati dalle persone che hanno adottato cani nei canili (Miller et al., 1996). I cani che provengono dai canili, trovati abbandonati o adottati dalle strutture veterinarie, tendono probabilmente a soffrire di più di ansia da separazione di quelli presi dagli allevatori, amici o negozi di animali. Inoltre, i cani che vivono in casa con un solo adulto hanno 2,5 volte più probabilità di soffrire di ansia da separazione di quelli che vivono con diverse persone; animali interi hanno tre probabilità in meno di soffrirne rispetto ai castrati (Flannigan e Dodman, 2001). Viziare il cane, il sesso del cane e la presenza di altri animali in casa non sembrano fattori collegati all’insorgenza dell’ansia da separazione (Flannigan e Dodman, 2001). Il trattamento si basa su modificazioni ambientali, trattamento farmacologico e terapia comportamentale (Amat et al., 2014). Quest’ultima è considerata la più importante e mira ad abituare il cane a stare solo e a ridurre la dipendenza dal proprietario. Un consiglio comune che viene dato ai proprietari di cani che soffrono di ansia da separazione è quello di simulare segnali di false partenze per prevenire nel cane l’anticipazione della partenza reale. Amat e collaboratori (2014), invece, raccomandano di incrementare la prevedibilità della partenza del proprietario mantenendo questi segnali. Considerando il fatto che cani ansiosi possono sviluppare di frequente paura semplicemente trovandosi in un posto dove hanno avuto un’esperienza negativa, gli stessi Autori suggeriscono che potrebbe essere parte della terapia comportamentale fingere segnali di partenza in posti differenti rispetto a quelli nei quali in cane viene solitamente lascato solo.

I cani per i quali sono soddisfatti i bisogni emozionali, psicologico e fisici, sviluppano meno frequentemente una eccessiva dipendenza che è alla base dell’ansia da separazione (Schwartz, 2003). Questi bisogni non sono stati ben definiti e verosimilmente sono differenti tra i diversi cani. Comunque, includono l’interazione sociale, la stimolazione psicologica e l’esercizio.

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1.4.2 Disordini compulsivi

Nei cani esiste un gruppo di comportamenti, considerati anormali, comunemente classificati come disordini compulsivi o comportamenti stereotipati (Luescher et al., 1991; Landsberg et al., 1997; Overall, 1997; Luescher, 2003). Sono stati classificati in cinque tipi (Luescher, 2003): locomotorio, orale, aggressivo, vocale, allucinatorio. La causa de questi comportamenti è ancora poco chiara ma il genotipo, l’esperienza, problemi medici, condizionamento e stress causati da inadeguate condizioni ambientali, sono considerati importanti. Particolari razze sembrano più predisposte a specifici disordini compulsivi. Ad esempio, leccarsi il fianco è stato visto più frequentemente nel Doberman Pincher, movimento in circolo nel Bull Terrier, inseguirsi la coda nel Pastore Tedesco. I cani possono presentare questi comportamenti perché in passato hanno attirato l’attenzione del proprietario. Anche l’aggressione idiopatica, dove essa sia incontrollata e non provocata, può essere un disordine compulsivo.

L’evoluzione dei disordini compulsivi è probabilmente un complesso di interazioni che include numerosi fattori. Non sono stati identificati specifici fattori ambientali importanti nello sviluppo dei disordini compulsivi nei cani ma Luscher (2003) ha suggerito che qualsiasi fattore ambientale che provoca frustrazione, come non fare esercizio fuori dalla proprietà, un’inadeguata interazione tra proprietario e cane, o lo stress come quello causato da altri comportamenti stressanti, contribuirebbero all’insorgere dei disordini compulsivi. Le risposte psicologiche dei cani con comportamenti compulsivi sono ancora poco comprese. Poiché le esperienze sopra citate sono comuni ci si potrebbe aspettare che anche i disordini compulsivi siano comuni, e probabilmente sono sotto diagnosticati. Comportamenti problematici come l’abbaio persistente o lo scavare potrebbero essere dei disordini compulsivi ma spesso non vengono diagnosticati come tali.

I disordini compulsivi sono quasi certamente indicativi di scarso benessere, sia per l’eziologia sia per il fatto che possono interferire col normale comportamento; sono autodistruttivi. Il trattamento è difficile poiché si combina di modificazioni ambientali e comportamentali e farmaci. Cambiamenti ambientali da soli generalmente non risolvono il problema ed è necessaria una terapia a lungo termine con antidepressivi triciclici (Overall, 1997). La prognosi per la completa guarigione è influenzata dalla durata del problema, ma spesso la terapia farmacologia è necessaria per tutta la vita (Overall, 1997, Luescher, 2003).

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Il livello al quale è compromesso il benessere di un cane con un disordine compulsivo è sconosciuto ed è probabilmente influenzato dallo stadio di sviluppo del disordine e dal tipo di disordine. Mason (1991) ha paragonato una stereotipia ad una cicatrice nella quale è raccontato qualcosa del passato del cane.

La percentuale di cani con disordini compulsivi non si conosce ed è difficile da stimare. I fattori di rischio e lo sfondo per individuare i disordini compulsivi necessita di chiarimenti per capire cosa esattamente sia deficitario nell’ambiente.

1.4.3 Aggressività

L’aggressività nei cani è stata classificata in molto modi. Una classificazione funzionale di aggressione comprende quella materna, da gioco, territoriale, protettiva, intraspecifica, rediretta, in relazione al cibo, possessiva, predatoria, idiopatica, d’impulso e indotta da paura o dolore (Overall, 2013). L’aggressività è significativa per il benessere dei cani perché può portare alla loro soppressione (Reinsner et al., 1994; Galac e Knol, 1997) piuttosto che al trattamento, quindi la prevenzione prima che essa si sviluppi dà una possibilità di sopravvivenza al cane. In Germania nel 1990, trentaquattro cani vennero uccisi dopo essere stati considerati pericolosi. I cani comprendevano 16 Pastori Tedeschi, 5 Pit Bull Terrier, 3 Boxer, 2 Rottweiler e 2 Pastori del Bernese (Roll e Unshelm, 1997). In molte forme di aggressione il cane protegge sé stesso (da paura), il proprio territorio (territoriale), o qualcosa o qualcuno di valore (protettiva, possessiva), cibo o cuccioli (materna). Alcune forme di aggressività possono essere causate da situazioni di ansia riguardo alla propria posizione nella gerarchia tra i cani e i costanti tentativi di definire il proprio stato (Overall, 1997). Secondo Bradshaw e collaboratori (2016), però, i comportamenti dei cani non sono guidati dalla motivazione di migliorare il proprio status sociale: gli Autori, infatti, sostengono che allo stato attuale delle conoscenze dei processi cognitivi, è fuorviante presumere che i cani domestici abbiano la capacità mentale di concettualizzare lo "status"sociale.

Questo tipo di aggressione probabilmente ha, a lungo termine, effetti sul benessere del cane, in aggiunta al rischio che il cane venga gestito da proprietari inesperti a fronteggiare questo problema. Molta enfasi riguardo le aggressioni canine è rivolta alle aggressioni verso le persone (Langley, 1992; Poberscek e Blackshaw, 1993; Sacks et al. 1996; Stafford, 1996). In uno studio australiano, il 36% e il 48% degli intervistati ha ammesso

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che il proprio cane ha morso delle persone o altri cani rispettivamente (Adams e Clark, 1989).

In una ricerca tedesca, i cani vittime di aggressioni da parte di altri cani in luoghi pubblici erano solitamente a passeggio con donne (Roll e Unshelm, 1997). La maggior parte delle lotte tra cani avvengono quando entrambi, vittima e aggressore, sono senza guinzaglio, ma il 14% degli aggressori e il 35% delle vittime sono al guinzaglio quando avviene lo scontro. I proprietari di cani aggressivi sono generalmente uomini, tipicamente di 30-39 anni, e spesso hanno preso il cane per ragioni di sicurezza. I cani vittime di attacchi da parte di altri cani possono diventare paurosi e aggressivi verso gli altri cani o cani di un particolare tipo. Alcune forme di aggressioni tra cani, infine, sono normali, ma considerate inaccettabili. Queste forme di aggressione di per sé possono non essere particolarmente significative, poiché generalmente sono moderate, ma la reazione dell’uomo a tale aggressione può causare restrizioni nella vita sia della vittima sia dell’aggressore, e ciò può avere un maggior impatto sul benessere del cane rispetto all’aggressione stessa.

1.5 Scopo

Lo scopo di questo lavoro è stato quello di valutare l’influenza della taglia (piccola, media e grande) sulla manifestazione dei comportamenti indesiderati nel cane domestico. Per la taglia piccola sono stati presi in esame soggetti appartenenti alle seguenti razze: Barbone nano, Bassotto tedesco, Yorkshire terrier, Jack russel; per la taglia media sono stati valutati soggetti apparteneti alle razze Beagle, Border collie, Cocker spaniel, Epagneul breton; infine per la taglia grande, i soggetti studiati appartenevano alle razze Pastore tedesco, Boxer, Golden retriever, Labrador retriever. Inoltre, per tutte e tre le taglie, sono stati presi in esame anche soggetti meticci.

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CAPITOLO II

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2.1 Questionario

Il presente studio è stato realizzato con l’ausilio di un questionario, distribuito a proprietari di cani di razza e meticci, reclutati attraverso vari canali come allevamenti, raduni di razza e centri cinofili, ambulatori, Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa. In totale sono stati analizzati 1156questionari. Sono state prese in considerazione le razze con un numero di soggetti superiore o uguale a 35, per avere un campione sufficientemente ampio per l’analisi statistica. Inoltre sono stati scartati i soggetti di età inferiore a 10 mesi.

I questionari sono stati compilati in maniera completamente anonima dal proprietario del cane, quindi direttamente recapitati al Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa ed esaminati per ottenere dati analizzabili statisticamente.

Il questionario (vedi Allegato A) era costituito da 4 sezioni con domande:  Chiuse: una o più risposte possibili;

 Semi – aperte: comprendenti una serie di risposte predefinite con la possibilità di aggiungere commenti;

 Completamente aperte: a completa discrezione dell’intervistato.

La prima sezione era relativa alla raccolta dei dati del proprietario, quali età, sesso, titolo di studio e attuale professione.

La seconda sezione analizzava i dati del cane: età, sesso, eventuale castrazione/ sterilizzazione, razza, taglia, tipo d’attività svolta e motivo dell’adozione da parte del proprietario; in particolare per quest’ultima domanda erano possibili più risposte.

La terza sezione era relativa al comportamento del cane ed era suddivisa in 3 parti. Nella prima si chiedeva se erano presenti altri animali in casa e, in caso affermativo, c’era la possibilità di indicarne la specie e il numero. Di seguito veniva richiesto di definire i rapporti del cane con gli eventuali altri animali secondo la seguente casistica: “buoni con tutti”, “non buoni con…” e “non buoni con alcun animale”.

La seconda parte di questa sezione contemplava un insieme di 43 comportamenti da considerarsi problematici e/o indesiderati; per ognuno di essi era esprimibile una frequenza di emissione a scelta fra le tre proposte (spesso, a volte o mai). Ad esempio al proprietario si chiedeva di illustrare con quale frequenza il cane mostrasse i vari comportamenti elencati, per esempio, il fatto che il cane urinasse in casa, mordicchiasse oggetti o parti del corpo del proprietario, che fosse molto agitato ed eccitabile, che ringhiasse contro altri cani e così via.

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Nell’ultima parte di questa sezione, si richiedeva se il cane mostrasse reazioni riconducibili a paura (pianto, ricerca di attenzioni, fuga, etc.) in tre occasioni: in caso di temporale, di rumori forti (traffico, fuochi d’artificio, botti, etc.) e in luoghi affollati. Le possibilità di risposta erano sì o no.

La quarta sezione era composta da 4 domande. Si chiedeva al proprietario se avesse intenzione di modificare alcuni comportamenti fra quelli sopracitati o altri da lui riportati, ed eventualmente come riteneva si potessero correggere; se erano già stati effettuati interventi su comportamenti indesiderati e, in caso affermativo, a chi si fosse rivolto; se c’erano altri comportamenti non graditi; se c’erano comportamenti incompresi.

2.2 Soggetti

Le caratteristiche dei cani appartenenti alle razze rappresentate nel campione sono riassunte nelle seguenti tabelle: tabella 1 per le razze di taglia piccola, tabella 2 per le razze di taglia media e tabella 3 per le razze di taglia grande. L’ultima riga di ogni tabella riporta i dati dei cani meticci, rispettivamente di taglia piccola, media e grande. I soggetti sono divisi per fascia d’età, young (10-24 mesi), adult (25-84 mesi), senior (85-143 mesi), geriatric (> 144 mesi) e per sesso, maschi castrati (MC), maschi interi (MI), femmine sterilizzate (FS), femmine intere (FI).

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Tabella 1: razza, fascia di età, sesso e numero totale dei soggetti di taglia piccola.

Young (%) Adult (%) Senior (%) Geriatric

(%) MC% MI% FS% FI% Tot Barbone nano 17,9 46,4 30,4 5,4 55,4 3,6 30,4 10,7 56 Bassotto tedesco 26,7 53,5 12,9 6,9 52,5 5,9 29,7 11,9 101 Yorkshire terrier 13,9 33,3 25,0 27,8 55,6 2,8 27,8 13,9 36 Jack russel 50,0 42,9 7,1 0,0 54,8 7,1 26,2 11,9 42 Meticci 20,1 48,2 18,0 13,7 38,8 5,0 20,1 36,0 139 Totale 374

Tabella 2: razza, fascia di età, sesso e numero totale dei soggetti di taglia media.

Young (%) Adult (%) Senior (%) Geriatric

(%) MC% MI% FS% FI% Tot Beagle 20,5 54,5 15,9 9,1 43,2 4,5 31,8 20,5 44 Border collie 26,3 64,5 6,6 2,6 39,5 6,6 44,7 9,2 76 Cocker spaniel 26,2 57,1 14,3 2,4 59,5 0,0 33,3 7,1 41 Epagneul breton 17,5 40,0 27,5 15,5 42,5 5,0 52,5 0,0 40 Meticci 17,3 45,3 25,2 12,2 46,8 4,3 12,2 36,7 139 Totale 340

Tabella 3: razza, fascia di età, sesso e numero totale dei soggetti di taglia grande.

Young (%) Adult (%) Senior (%) Geriatric

(%) MC% MI% FS% FI% Tot Pastore tedesco 24,8 41,6 26,7 6,9 46,5 5,0 29,7 18,8 101 Boxer 11,7 65,0 16,7 6,7 58,3 3,3 23,3 15,0 60 Golden retriever 24,7 50,7 20,5 4,1 42,5 1,4 46,6 9,6 73 Labrador retriever 30,8 35,8 29,2 4,6 49,2 7,7 32,3 10,8 65 Meticci 22,4 51,0 19,6 7,0 48,3 9,8 16,1 25,9 143 Totale 442

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2.3 Analisi dei dati

I dati ottenuti sono stati immessi in un file di Microsoft Excel® allo scopo di creare un unico database, ed in seguito elaborati tramite un’analisi statistica. La frequenza con cui, secondo i proprietari, i comportamenti problematici e/o indesiderati erano espressi dal proprio cane sono state trasformate in punteggi (spesso=3, a volte=2, mai=1, vedi tabella in allegato). Questi punteggi sono stati confrontati tramite una statistica non parametrica, prima con il test di Kruscall Wallis (p<0,05) considerando le tre taglie e, successivamente, con il test di Mann Whitney (p<0,05) per confrontare le taglie due e due. I risultati dell’analisi statistica ed i valori di mediane e percentili ottenuti grazie alla trasformazione in punteggi, ha consentito di stabilire se una taglia emettesse con maggiore o minore frequenza un determinato comportamento.

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CAPITOLO III

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Analizzando le risposte al questionario fornite dagli intervistati abbiamo ottenuto i risultati di seguito riportati.

3.1. Dati proprietario

La popolazione dei proprietari risulta abbastanza omogenea, anche se è formata prevalentemente da soggetti di sesso femminile; infatti è composta per il 65,9% (n = 758) da individui di sesso femminile contro il 34,1% (n = 393) di individui di sesso maschile, per quanto riguarda l’età, la media e la deviazione standard sono rispettivamente di: media (anni) 36,6±14,4.

Più della metà degli intervistati possiede un diploma di scuola media superiore (63,3%), mentre il 14,4% ha ottenuto la licenza di scuola media inferiore e solo il 17,7% degli intervistati ha conseguito una laurea.

3.2 Dati del cane

Dal presente studio emerge che la popolazione dei cani risulta essere abbastanza omogenea anche se i maschi sono più numerosi delle femmine e rappresentano il 52,9% dei cani presi in esame, di questi il 47,7% sono maschi interi, mentre il restante 5,3% sono castrati. Al contrario il 47,1% è rappresentato da soggetti di sesso femminile ed è composto per il 27,5% da femmine intere, mentre il restante 19,6% sono femmine sterilizzate.

Per quanto riguarda l’età, il 22,8% dei soggetti ha un’età compresa tra i 10 e i 24 mesi (young), il 49% tra 25 e 84 mesi (adult), il 19,8% tra 85 e 143 mesi (senior) e il restante 8,3% ha un’età superiore ai 144 mesi (geriatric).

Per quanto riguarda la razza, i soggetti puri rappresentano la categoria più numerosa (735- 63,6%), mentre i meticci sono il 36,4% (421). Dei soggetti di razza, l’8,7% sono Pastori tedeschi, l’8,7% Bassotti tedeschi, il 6,6% Border collie, il 6,3% Golden retriever, il 5,6% Labrador retriever, il 5,2% Boxer, il 4,8% Barboni nani, il 3,8% Beagle, il 3,6% Jack russel, il 3,5% Cocker spaniel, il 3,5% Epagneul breton e il 3,1% Yorkshire terrier.

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Per quanto riguarda la taglia, il 32,4% dei soggetti è di taglia piccola (< 10 Kg), 29,4% di taglia media (11-20 Kg) e il 38,2 % è di taglia grande (21-40 Kg).

3.3 Comportamenti indesiderati del cane

3.3.1 Comparazione fra le tre taglie di cani (piccola, media, grande)

Analizzando la serie di domande relative ad eventuali comportamenti che il cane può manifestare con diverse frequenze, sono stati ottenuti i seguenti risultati: è stato usato il test di Kruscal-Wallis su ogni singola domanda per valutare se ci fossero differenze tra le tre taglie. In caso di significatività (p < 0,05) è stato utilizzato il test di Mann-Whitney per comparare le taglie due a due.

In particolare, i seguenti comportamenti risultano presentarsi con frequenza statisticamente diversa all’interno delle tre taglie (tab. 4):

 urinare in casa in grande quantità;  urinare in casa in piccoli spruzzi;  defecare in casa;

 fare troppe feste al rientro dei proprietari;  saltare addosso ad altre persone;

 scavare buche;

 non obbedire ai comandi;  mordicchiare oggetti;

 mordicchiare parti del corpo delle persone;  leccare insistentemente la bocca del proprietario;

 leccare insistentemente altre parti del corpo del proprietario;  mangiare le proprie feci;

 abbaiare se lasciato da solo;

 distruggere oggetti se lasciato da solo;  abbaiare insistentemente (non da solo);  tirare al guinzaglio;

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32  mimare l’atto sessuale;

 correre dietro ai gatti;  abbaiare ad altri cani;  tentare di mordere altri cani;

 rizzare il pelo quando incontra altri cani;  ringhiare contro altri cani;

 mostrare paura del veterinario/dell’ambulatorio veterinario;

 non gradire l’entrata di persone, soprattutto estranei, nel suo territorio;  difendere uno o più oggetti (giocattoli, ciotola del cibo) che considera suoi. Per i restanti comportamenti indesiderati analizzati non sono state evidenziate differenze statisticamente significative tra le tre taglie (tab. 4):

 saltare addosso ai proprietari;  fuggire di casa;

 non tornare quando viene richiamato;  mangiare qualsiasi cosa per strada;  mangiare feci di altri cani;

 distruggere (non da solo);  leccarsi insistentemente;  fissarsi su un oggetto;  seguire le ombre;  girare su sé stesso;

 ripetere una certa azione insistentemente;  essere molto agitato ed eccitabile;

 atteggiamenti aggressivi quando gli si mette una mano sulla testa;

 atteggiamenti aggressivi quando gli si impone di fare qualcosa che non vuole;  atteggiamenti aggressivi quando lo si rimprovera;

 non gradire di essere accarezzato;  altro (specificare).

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33

Tabella 4: risultati delle analisi statistiche della comparazione fra le tre taglie di cani (piccola, media, grande) per i comportamenti indesiderati indagati.

Chi-quadrato p

1 Urinare in casa in grandi quantità 45,552 < 0,001* 2 Urinare in casa in piccoli spruzzi 73,033 < 0,001* 3 Defecare in casa 43,547 < 0,001* 4 Fare troppe feste al rientro dei proprietari 9,394 0,009* 5 Saltare addosso ai proprietari (non al rientro) 0,177 0,915 6 Saltare addosso ad altre persone 12,434 0,002* 7 Scavare buche 18,487 < 0,001* 8 Fuggire di casa 0,351 0,839 9 Non obbedire ai comandi (seduto, terra, resta) 21,273 < 0,001* 10 Non tornare quando viene richiamato 4,143 0,126 11 Mordicchiare oggetti 6,928 0,031* 12 Mordicchiare parti del corpo delle persone 10,475 0,005* 13 Leccare insistentemente la bocca del proprietario 34,950 < 0,001* 14 Leccare insistentemente altre parti del corpo del proprietario 33,980 < 0,001* 15 Inseguire veicoli/biciclette/persone 4,830 0,089 16 Mangiare qualsiasi cosa per strada 3,695 0,158 17 Mangiare le proprie feci 8,869 0,012* 18 Mangiare feci di altri cani 1,341 0,512 19 Abbaiare se lasciato da solo 16,124 < 0,001* 20 Distruggere oggetti se lasciato da solo 13,094 0,001* 21 Abbaiare insistentemente (non da solo) 15,485 < 0,001* 22 Distruggere (non da solo) 1,856 0,395 23 Tirare al guinzaglio 6,988 0,030* 24 Leccarsi insistentemente 3,374 0,185 25 Fissarsi su un oggetto 3,613 0,164 26 Seguire le ombre 1,728 0,421 27 Girare su sé stesso 0,361 0,835 28 Inseguirsi la coda 7,270 0,026* 29 Ripetere una certa azione insistentemente 2,226 0,329 30 Mimare l’atto sessuale 18,799 < 0,001* 31 Essere molto agitato ed eccitabile 1,736 0,420 32 Correre dietro ai gatti 18,189 < 0,001* 33 Abbaiare ad altri cani 10,437 0,005* 34 Tentare di mordere altri cani 5,784 0,055*

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35 Rizzare il pelo quando incontra altri cani 19,873 < 0,001* 36 Ringhiare contro altri cani 4,939 0,085 37 Atteggiamenti aggressivi quando gli si mette la mano sulla

testa 1,375 0,503

38 Atteggiamenti aggressivi quando gli si impone di fare

qualcosa che non vuole 4,406 0,110

39 Atteggiamenti aggressivi quando lo si rimprovera 2,390 0,303 40 Non gradire di essere accarezzato 4,480 0,106 41 Mostrare paura del veterinario/dell’ambulatorio veterinario 9,842 0,007* 42 Non gradire l’entrata di persone, soprattutto estranei, nel suo

territorio

7,016 0,030*

43 Difendere uno o più oggetti (es. giocattoli, ciotola del cibo)

che considera suoi 8,845 0,012*

44 Altro (specificare) 1,591 0,451

Legenda: * = p < 0,05, quindi statisticamente significativo.

3.3.2 Comparazione fra la taglia piccola e la taglia media di cani

Per i seguenti comportamenti, è stato riscontrato che i cani di taglia piccola li manifestavano in maniera statisticamente maggiore rispetto ai cani di taglia media:

 urinare in casa in grandi quantità (tab. 5, fig. 1);  urinare in casa in piccolo spruzzi (tab. 5, fig. 2);  defecare in casa (tab. 5);

 fare troppe feste al rientro dei proprietari (tab. 5; fig. 3);

 non obbedire ai comandi (seduto, terra, resta, ecc.) (tab. 5, fig. 6);  mordicchiare parti del corpo delle persone (tab. 5, fig. 8);

 leccare insistentemente la bocca del proprietario (tab. 5, fig. 9);

 leccare insistentemente altre parti del corpo del proprietario (tab. 5, fig. 10);  abbaiare insistentemente (tab. 5, fig. 14);

 inseguirsi la coda (tab. 5, fig. 16);  mimare l’atto sessuale (tab. 5, fig. 17);  abbaiare ad altri cani (tab. 5, fig. 19);  tentare di mordere altri cani (tab. 5, fig. 20);  ringhiare contro altri cani (tab. 5, fig. 22);

(35)

35

 difendere uno o più oggetti (es. giocattoli, ciotola del cibo) che considera suoi (tab. 5, fig. 25).

Per i seguenti comportamenti, invece, è stato riscontrato che i cani di taglia media li manifestavano in maniera statisticamente maggiore rispetto ai cani di taglia piccola:

 Scavare buche (tab. 5, fig. 5);  Tirare al guinzaglio (tab. 5, fig. 15).

Per i restanti comportamenti studiati, infine, non è emersa una differenza statisticamente significativa tra i cani di taglia piccola e i cani di taglia media:

 saltare addosso ad altre persone (tab. 5);  mordicchiare oggetti (tab. 5);

 inseguire veicoli/biciclette/persone (tab. 5);  mangiare le proprie feci (tab. 5);

 abbaiare se lasciato da solo (tab. 5);

 distruggere oggetti se lasciato da solo (tab. 5);  correre dietro ai gatti (tab. 5);

 rizzare il pelo quando incontra altri cani (tab. 5);

 non gradire l’entrata di persone, soprattutto estranei, nel suo territorio (tab. 5).

3.3.3 Comparazione fra la taglia piccola e la taglia grande di cani

Per i seguenti comportamenti, è stato riscontrato che i cani di taglia piccola li manifestavano in maniera statisticamente maggiore rispetto ai cani di taglia grande:

 urinare in casa in grandi quantità (tab. 6, fig.1);  urinare in casa in piccoli spruzzi (tab. 6, fig. 2);  defecare in casa (tab 6);

 fare troppe feste al rientro dei proprietari (tab. 6, fig. 3);

 non obbedire ai comandi (seduti, terra, resta, ecc.) (tab. 6, fig. 6);  leccare insistentemente la bocca del proprietario (tab. 6, fig. 9);

 leccare insistentemente altre parti del corpo del proprietario (tab. 6, fig. 10);  abbaiare se lasciato solo (tab. 6, fig. 12);

 abbaiare insistentemente (non da solo) (tab. 6, fig. 14);  mimare l’atto sessuale (tab. 6, fig. 17);

(36)

36

 mostrare paura del veterinario/ambulatorio veterinario (tab. 6, fig. 23);

 non gradire l’entrata di persone, soprattutto estranei, nel suo territorio (tab. 6, fig. 24);

 difendere uno o più oggetti (es. giocattoli, ciotola del cibo) che considera suoi (tab. 6, fig. 25).

Per i seguenti comportamenti, invece, è stato riscontrato che i cani di taglia grande li manifestavano in maniera statisticamente maggiore rispetto ai cani di taglia piccola:

 saltare addosso ad altre persone (tab. 6, fig. 4);  scavare buche (tab. 6, fig., 5);

 mordicchiare oggetti (tab. 6, fig. 7);  mangiare le proprie feci (tab. 6);

 distruggere oggetti se lasciato da solo (tab. 6, fig. 13);  tirare al guinzaglio (tab. 6, fig. 15);

 correre dietro ai gatti (tab. 6, fig. 18);

 rizzare il pelo quando incontra altri cani (tab. 6, fig. 21).

Per i restanti comportamenti studiati, infine, non è emersa una differenza statisticamente significativa tra i cani di taglia piccola e i cani di taglia grande:

 mordicchiare parti del corpo delle persone (tab. 6);  inseguire veicoli/biciclette/persone (tab. 6);

 inseguirsi la coda (tab. 6);

 tentare di mordere altri cani (tab. 6);  ringhiare contro altri cani (tab. 6);

3.3.4 Comparazione fra la taglia media e la taglia grande di cani

Per i seguenti comportamenti, è stato riscontrato che i cani di taglia media li manifestavano in maniera statisticamente maggiore rispetto ai cani di taglia grande:

 urinare in casa in grandi quantità (tab. 7, fig. 1);  abbaiare se lasciato solo (tab. 7, fig. 12).

Per i seguenti comportamenti, invece, è stato riscontrato che i cani di taglia grande li manifestavano in maniera statisticamente maggiore rispetto ai cani di taglia media:

 saltare addosso ad altre persone (tab. 7, fig.4);  mordicchiare oggetti (tab. 7, fig. 7);

(37)

37

 mordicchiare parti del corpo delle persone (tab. 7 fig. 8);  inseguire veicoli/biciclette/persone (tab. 7, fig. 11)  inseguirsi la coda (tab. 7, fig. 16);

 correre dietro ai gatti (tab. 7, fig. 18);  tentare di mordere altri cani (tab. 7, fig. 20);

 rizzare il pelo quando incontra altri cani (tab. 7, fig. 21).

Per i restanti comportamenti studiati, infine, non è emersa una differenza statisticamente significativa tra i cani di taglia media e i cani di taglia grande:

 urinare in casa in piccoli spruzzi (tab. 7);  defecare in casa (tab. 7);

 fare troppe feste al rientro dei proprietari (tab. 7);  scavare buche (tab. 7);

 non obbedire ai comandi (seduto, terra, resta, ecc.) (tab. 7);  leccare insistentemente la bocca del proprietario (tab. 7);

 leccare insistentemente altre parti del corpo del proprietario (tab. 7);  mangiare le proprie feci (tab. 7);

 distruggere oggetti se lasciato solo (tab. 7);  abbaiare insistentemente (non da solo) (tab. 7);  tirare al guinzaglio (tab. 7);

 mimare l’atto sessuale (tab. 7);  abbaiare ad altri cani (tab. 7);  ringhiare contro altri cani (tab. 7);

 mostrare paura del veterinario/ambulatorio veterinario (tab. 7);

 non gradire l’entrata di persone, soprattutto estranei, nel suo territorio (tab. 7);  difendere uno o più oggetti (es. giocattoli, ciotola del cibo) che considera suoi

(tab. 7).

(38)

38

Tabella 5: risultati delle analisi statistiche della comparazione fra la taglia piccola e la taglia media di cani per i comportamenti indesiderati indagati.

U di Mann-Withney

p

1 Urinare in casa in grandi quantità 555,264 < 0,001* 2 Urinare in casa in piccoli spruzzi 49542,500 < 0,001* 3 Defecare in casa 55837,500 < 0,001* 4 Fare troppe feste al rientro dei proprietari 57402,500 0,013* 6 Saltare addosso ad altre persone 60003,500 0,229 7 Scavare buche 55192,000 0,001* 9 Non obbedire ai comandi (seduto, terra, resta) 56375,500 0,005* 11 Mordicchiare oggetti 62867,500 0,894 12 Mordicchiare parti del corpo delle persone 58841,000 0,018* 13 Leccare insistentemente la bocca del proprietario 53530,000 < 0,001* 14 Leccare insistentemente altre parti del corpo del

proprietario 50526,000

< 0,001*

15 Inseguire veicoli/biciclette/persone 60508,500 0,219 17 Mangiare le proprie feci 61410,500 0,191 19 Abbaiare se lasciato da solo 59857,000 0,160 20 Distruggere oggetti se lasciato da solo 59637,000 0,085 21 Abbaiare insistentemente (non da solo) 57647,500 0,026* 23 Tirare al guinzaglio 57628,000 0,021* 28 Inseguirsi la coda 60969,500 0,292 30 Mimare l’atto sessuale 56364,000 0,004* 32 Correre dietro ai gatti 61094,000 0,337 33 Abbaiare ad altri cani 55232,000 0,001* 34 Tentare di mordere altri cani 58808,000 0,041* 35 Rizzare il pelo quando incontra altri cani 61766,500 0,471 36 Ringhiare contro altri cani 58088,500 0,035* 41 Mostrare paura del veterinario/dell’ambulatorio

veterinario 57584,500

0,029*

42 Non gradire l’entrata di persone, soprattutto

estranei, nel suo territorio 58999,000 0,067

43 Difendere uno o più oggetti (es. giocattoli, ciotola del

cibo) che considera suoi 58266,000

0,032*

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