• Non ci sono risultati.

Rituali funerari nel Neolitico in Liguria e confronti con il resto della penisola italiana

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Rituali funerari nel Neolitico in Liguria e confronti con il resto della penisola italiana"

Copied!
147
0
0

Testo completo

(1)

Università di Pisa

Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere

Corso di Laurea Specialistica in Archeologia

TESI DI LAUREA

Rituali funerari nel Neolitico in Liguria e

confronti con la penisola italiana

Candidato Federica Dotta Relatori Giovanna Radi Lucia Angeli Anno Accademico 2011-2012

(2)

2

INDICE

I.

INTRODUZIONE

I.1 Il Neolitico in Italia 4

I.2 Aspetto funerario del Neolitico italiano 17

I.3 Il Neolitico in Liguria 25

II.

LA DOCUMENTAZIONE ARCHEOLOGICA II.1

Siti liguri con sepolture 28

II.2

Catalogo sepolture della provincia di Savona 39

II.2.1 Arene Candide

39

II.2.2 Grotta Pollera

72

II.2.3 Arma dell’Aquila

89

II.2.4 Grotta dell’Edera e Grotta di Ponte di Vara

98

II.2.5 Arma di Nasino

102

II.2.6 Grotta del Sanguineto o della Matta

107

II.2.7 Caverna dei Pipistrelli

113

III.

I RITUALI FUNERARI IN LIGURIA

III.1 Neolitico antico 122

III.2 Neolitico medio 123

III.3 Neolitico recente 124

IV.

CONFRONTI CON LA PENISOLA ITALIANA

IV.1 Italia settentrionale 125

IV.2 Italia centrale 130

IV.3 Italia meridionale 134

V.

CONCLUSIONI

141

(3)

3

Capitolo I

Introduzione

L’interesse per l’aspetto funerario e antropologico che caratterizza il Neolitico nella penisola italiana mi ha portato a realizzare questa tesi di laurea specialistica. Partendo da una visione generale delle caratteristiche del Neolitico in Italia e del relativo aspetto funerario, ho cercato di analizzare più in dettaglio la Liguria, prendendo in considerazione i siti meglio studiati che hanno restituito sepolture, divisi in Neolitico antico, medio e recente.

L’obiettivo principale è stato quello di realizzare dei confronti con il resto della penisola, mettendo in luce differenze e affinità tra i vari periodi nelle diverse aree: Italia settentrionale, Italia centrale, Italia meridionale. Lo studio delle sepolture è un campo difficile da decifrare, gli stessi dati funerari sono spesso di non facile lettura anche perchè la maggior parte delle ricerche sono state effettuate, soprattutto in Liguria, con poco rigore scientifico. Dallo svolgimento dell’elaborato spero di aver messo meglio in luce le caratteristiche dei diversi siti e di aver delineato un quadro generale dell’aspetto funerario del Neolitico in Italia.

(4)

4

I.1 Il Neolitico in Italia

Il Neolitico rappresenta uno dei momenti cruciali nella storia dell’umanità. L’uomo abbandona lo stadio di cacciatore-raccoglitore e diventa produttore del proprio cibo, grazie all’acquisizione di un nuovo sistema economico basato sull’agricoltura e sull’allevamento. Il termine Neolitico è stato coniato per la prima volta da Sir John Lubbock nel 1865 nell’opera Prehistoric Times, per definire la nuova età della pietra caratterizzata dalle industrie in pietra levigata.

Il cambiamento rappresentato da questa nuova fase fu così fondamentale, che negli anni venti del Novecento Gordon Childe utilizzò la definizione di Rivoluzione Neolitica, per evidenziare l’importanza dei mutamenti verificatesi. La rivoluzione neolitica fu un processo lento, originatosi nell’area del Vicino-Oriente e da qui protrattosi fino all’Europa settentrionale (Pessina A., Tinè V. 2010).

L’uomo e l’ambiente crearono un nuovo legame che portò all’addomesticazione delle specie vegetali, essenzialmente orzo e grano, e delle specie animali, capra, pecora, bue e maiale. Le comunità umane divennero sedentarie, con la conseguente nascita di villaggi e l’incremento demografico. Il nuovo sistema di vita produsse importanti innovazioni tecnologiche come la produzione ceramica e l’introduzione dell’ascia in pietra levigata e più avanti della tessitura.

Dalla seconda metà dell’Ottocento il termine Neolitico diventa di uso comune in Italia. Il susseguirsi delle scoperte e l’accumularsi dei dati portano gli studiosi a individuare all’interno della sequenza neolitica le prime scansioni cronologiche. Nel 1882 Paolo Orsi divide il Neolitico in tre sottoperiodi, caratterizzati rispettivamente da capanne nel reggiano con strumenti romboidali in selce; stazioni all’aperto con industria a lame rettangolari e cuspidi di freccia in selce; stazioni palafitticole nell’area lombarda. Qualche

(5)

5 decennio dopo, Aldobrandino Mochi propose la divisione in Neolitico antico, medio e superiore, ripartizione utilizzata ancora oggi.

Per quanto riguarda l’origine del Neolitico, la questione è inizialmente affrontata da alcuni Autori ricorrendo a teorie di tipo diffusionista, con sostenitori di vere e proprie migrazioni di popoli da Oriente, a teorie di tipo evoluzionista, per le quali il progresso della civiltà neolitica sarebbe avvenuto gradualmente per influsso di nuovi gruppi o di contatti commerciali (Grifoni Cremonesi R. 1987).

Una svolta negli studi si verifica nei decenni centrali del Novecento grazie all’opera di Luigi Bernabò Brea, il quale definì le principali sequenze culturali del Neolitico italiano. All’accuratezza dell’indagine stratigrafica egli associò la capacità di collocare le facies neolitiche italiane all’interno del quadro mediterraneo ed europeo, intravedendo negli aspetti a ceramiche impresse e dipinte meridionali la testimonianza di influenze provenienti dal Mediterraneo orientale. Per l’Italia settentrionale mise in luce la tradizione balcanica presente nella cultura dei Vasi Bocca Quadrata e per quella della Lagozza i collegamenti con gli analoghi aspetti occidentali della cultura di Chassey (Pessina A., Tinè V. 2010).

Lo studio del processo di diffusione del Neolitico in Italia ha presentato non pochi problemi soprattutto per quanto riguarda le zone centrali e meridionali della penisola. Infatti fin dal primo apparire delle comunità con economia produttiva basata sull’agricoltura e sull’allevamento emergono delle differenziazioni tra i diversi gruppi, causate dalle diverse realtà locali (Fig.1-2-3) Si possono distinguere un processo a carattere “marittimo” e un altro a carattere “continentale” (Bagolini B., Grifoni Cremonesi R. 1994).

(6)

6

1. Neolitico antico

 Italia meridionale

Le zone chiave per lo studio dell’insorgere del Neolitico nell’Italia peninsulare sono le regioni del Sud-est, dove sono presenti le più antiche attestazioni delle prime comunità neolitiche. La caratteristica ceramica impressa arcaica (definita stile di Molfetta - Prato Don Michele) rappresenta il principale elemento diagnostico di questa più antica facies neolitica italiana datata dal C14 tra il 6100 e 5800 a.C. Cal. I caratteri di questo primo momento della ceramica impressa è ben esemplificato nella Sibaritide a Favella (Cosenza) e soprattutto nel Salento nel villaggio di Torre Sabea (Lecce), dove l’industria litica conserva tratti mesolitici con una forte presenza di geometrici trapezoidali.

La diffusione dei gruppi neolitici nelle aree interne è inoltre evidente nel Tavoliere, nella Valle dell’Ofanto e nella Murgia materana, dove sono presenti, già in questa fase arcaica, insediamenti con strutture complesse come i fossati. Tra i siti più significativi noto nel Melfese è il villaggio di Rendina (Potenza), nel quale sono state distinte tre fasi di insediamento (definite Periodo I, II, III). Rendina I ha restituito strutture di abitato, fossati, pozzi, sepolture in fossa e la ceramica è simile a quella di Torre Sabea; Rendina II e III documentano stratigraficamente l’evoluzione della ceramica impressa, con la presenza di decorazioni evolute più complesse e articolate, riferibili alla fase della ceramica impressa evoluta (definita Stile Guadone).

Il sito di Trasano nel Materano ha restituito la sequenza stratigrafica più completa, che ad oggi rappresenta un punto di riferimento fondamentale per la comprensione dei diversi aspetti della ceramica impressa meridionale. La struttura più importante è rappresentata da due grandi muri a secco: quello più grande e meglio conservato divide l’abitato in due zone distinte, Settore Est e Settore Ovest, dove sono conservate serie stratigrafiche riferibili

(7)

7 rispettivamente al Neolitico antico e al Neolitico medio (Guilaine J., Cremonesi G. 1987; Guilaine J. et al.1992).

A Trasano per il Neolitico antico sono state riconosciute tre fasi insediative (definite Trasano I, II, III). Trasano I ha restituito ceramiche riferibili alla fase arcaica della ceramica impressa; Trasano II testimonia una continuità di vita dell’abitato durante la fase evoluta (stile Guadone); infine Trasano III documenta un’ulteriore evoluzione, dal momento che all’interno della tradizione della ceramica impressa si affermano nuove decorazioni realizzate con la tecnica del graffito a linea dentellata, spesso associata alla tecnica della pittura realizzata sulla superficie interna dei medesimi recipienti (stile Lagnano da Piede). La fase terminale dell’orizzonte culturale della Ceramica Impressa è testimoniata nel Tavoliere dall’aspetto di Masseria La Quercia, che si diffonde solo verso Ovest e che vede, accanto alle tradizionali impressioni, una decorazione dipinta a sottili linee brune e rosse. Diversamente nel Materano e nel Salento, dove l’aspetto di Masseria La Quercia non risulta attestato, continua l’evoluzione delle ceramiche graffite a linea sottile (Stile Matera-Ostuni), che in questo periodo si configurano come una ricca produzione caratterizzata da raffinati ornati (triangoli, bande e scacchiere) su superfici accuratamente lucidate in rosso e bruno. Nel resto dell’Italia meridionale, le regioni della Calabria centro-meridionale, della Sicilia e delle isole Eolie seguono un ciclo culturale autonomo caratterizzato dalla Cultura di Stentinello.

Per quanto concerne lo sfruttamento delle materie prime, molto interessante è la scoperta della più antica miniera di selce nel Gargano, alla Defensola di Vieste, attribuibile ai gruppi della Cultura della Ceramica Impressa (Galiberti C. 1987).

 Centro e Nord Italia

La diffusione del Neolitico nell’Italia centro-settentrionale appare più complessa e risulta necessario distinguere i due versanti, adriatico e tirrenico. L’areale medio-tirrenico

(8)

8 (Toscana e Lazio) comprende varie entità raggruppate sotto la denominazione “Ceramica Impressa medio tirrenica” che unifica gli aspetti definiti di Pienza, Cardiale, Ceramica a linee dentellate e li inserisce in una più ampia area di rapporti che comprende la Sardegna, la Corsica, l’arcipelago toscano con le isole del Giglio e di Pianosa e l’arco ligure-provenzale. Lo sviluppo della Ceramica Impressa medio tirrenica si colloca nel VI millennio a.C.

Meglio conosciuta è la cultura della “Ceramica Impressa medio adraiatica” (definita inizialmente “facies abruzzese marchigiana”). Quest’aspetto si diffonde nelle regioni di Abruzzo e Marche, giungendo fino in Romagna: sono noti numerosi siti in grotta e all’aperto, in particolare si ricordano: Grotta dei Piccioni (Pescara), Grotta Sant’Angelo (Teramo), Grotta Continenza di Trasacco (L’Aquila), Colle Santo Stefano di Ortucchio (L’Aquila), Maddalena di Muccia (Macerata) e Ripabainca di Monterado (Ancona). Accanto alle tipiche ceramiche con impressioni digitali e strumentali di tipo coprente, appaiono ad esempio nel Fucino (Colle Santo Stefano e Grotta Continenza) elementi riconducibili alla facies meridionale del Guadone, in particolare sequenze impresse a secco, con motivi articolati e organizzati in bande o triangoli. Fin dall’inizio i gruppi a Ceramica Impressa dell’areale adriatico manifestano vivacità di scambi e di rapporti, attestati anche dalla presenza di ossidiane provenienti dalle isole di Lipari e Palmarola. Lo sviluppo della Ceramica Impressa medio adriatica si colloca in un arco cronologico compreso tra il 5600 e il 5100 a.C., con un possibile inizio più antico, intorno al 5800-5700 a.C. Cal.

 Italia settentrionale

Anche per questo areale sono distinguibili due diverse direttrici: tirrenica e adriatica. I gruppi della Ceramica Impressa che neolitizzano l’area tirrenica e in particolare la Liguria estendono la loro influenza nell’area padano-alpina occidentale. Altri gruppi della

(9)

9 Ceramica Impressa si spandono da Sud a Nord lungo le coste adriatiche della penisola (Bagolini B., Grifoni Cremonesi R. 1994). Assistiamo allo sviluppo di diversi aspetti definiti Fiorano, Vhò, Isolino, Gaban, gruppi friulani, gruppo dei Vasi a Coppa, cronologicamente riferibili alla seconda metà del VI millennio a.C. e ai primi secoli di quello successivo e alla cui formazione parteciparono i locali substrati indigeni dell’ultimo mesolitico.

6100-5800 a.C. 5800-5500 a.C.

Fig.1 - Distribuzione geografica delle Facies culturali del Neolitico italiano, fasi iniziali Fonte: Pessina A., Tinè V. 2010

(10)

10

2. Neolitico medio

 Italia meridionale

Durante le fasi centrali del Neolitico si diffondono vari stili di ceramiche figuline dipinte. L’origine di queste produzioni dipinte sembra individuabile nel Tavoliere, come indicherebbe la presenza in uno dei fossati del sito di Passo di Corvo (Foggia) di uno stile a bande bianche (Passo di Corvo arcaico), che precede lo stile a bande rosse semplici (Passo di Corvo tipico); quest’ultimo è caratterizzato da una vasta diffusione anche nel resto della Puglia e nella Basilicata (Pessina A., Tinè V. 2010). Contesti con ceramiche figuline a bande rosse, spesso associate a facies evolute della Ceramica Impressa, sono documentati in tutta l’area meridionale, dalla Campania al Golfo di Taranto fino alle Eolie, all’Abruzzo e alla Sicilia. Le datazioni radiometriche delle ceramiche a bande rosse si collocano si collocano tra il 6600-6200 BP. Tra il 5300 e il 5000 a.C. Cal. il Tavoliere ed altre aree meridionali sono interessate da facies a ceramiche tricromiche, caratterizzate da un decoro a bande rosse marginate di nero: nel loro ambito si distinguono gli aspetti di Capri, Lipari, Scaloria Alta. Le ceramiche figuline tricromiche sono note soprattutto da reperti sporadici in grotte o siti all’aperto.

L’ultima fase del Neolitico medio nell’Italia meridionale è caratterizzata dalla cultura di Serra D’alto documentata soprattutto nelle regioni di Puglia e Basilicata fino ad interessare Campania, Calabria settentrionale, Eolie e Sicilia nord occidentale. Nella cultura di Serra D’Alto l’aspetto principale è rappresentato dal variare delle anse e dalla decorazione, che passano da un esasperato “barocchismo” (Serra D’alto “meandro-spiralico”) a forme stilizzate e alla totale scomparsa della decorazione (Serra D’Alto acromo) (Geniola A. 1987).

(11)

11 Questa cultura arriva ad influenzare anche la cultura centro-adriatica di Ripoli, mentre importazioni ed imitazioni Serra d’Alto giungono ad interessare tutto l’arco peninsulare fino alle regioni di Liguria, Emilia Romagna e Trentino. La cronologia assoluta della cultura di Serra D’Alto copre la prima metà del V millennio a.C. Cal. (6100-5500 BP) (Pessina A., Tinè V. 2010).

 Italia centrale

Sul versante adriatico, la Cultura di Catignano segna la fase di passaggio dagli aspetti tardi a ceramiche impresse a quelli a ceramiche figuline dipinte. Una costante del Neolitico dell’Italia centrale è rappresentata dallo sviluppo di aspetti culturali fortemente influenzati dagli ambiti meridionali. Le datazioni al C14 ottenute dal villaggio di Catignano indicano un arco cronologico che va dal 5300 al 4900 a.C. Cal. (Pessina A., Tinè V. 2010). L’evoluzione della successiva Cultura di Ripoli è stata riconosciuta da Giuliano Cremonesi dall’analisi dei materiali raccolti nelle diverse capanne del villaggio eponimo. La cultura di Ripoli occupa prevalentemente la fascia adriatica dell’Abruzzo fino alla Romagna, con emanazioni anche nelle fasi tarde a ceramiche non dipinte. La data più antica del villaggio di Ripoli si colloca intorno al 4500 a.C. Cal, ma la presenza di ceramiche di quest’aspetto in contesti dell’Italia settentrionale (Arene Candide, strato 13) anticipa l’inizio di Ripoli ai primi secoli del V millennio a.C. Cal.

Sul versante tirrenico alla Ceramica Impressa segue nell’areale tosco-umbro-laziale la cultura della “Ceramica a linee incise”, rappresentata da una serie di aspetti definiti di Montevenere, Sasso, Sarteano, che presentano una base culturale comune. Nella Toscana settentrionale sono invece molto evidenti i legami con la cultura settentrionale di Fiorano. La ceramica a linee incise sembra protrarsi fino all’arrivo delle genti Chassey-Lagozza nella Toscana settentrionale e di quelle tardo-ripolesi in Umbria, Toscana meridionale e

(12)

12 Lazio. La cronologia assoluta è fissata dalle poche date C14 disponibili, tra il 5300 e il 4700 a.C. Cal.

Contemporaneamente ad essa si afferma in Sardegna la cultura di Bonu Ighinu.

 Italia settentrionale

L’insieme di facies che aveva caratterizzato il primo Neolitico dell’Italia settentrionale viene sostituito da un’unica cultura quella dei Vasi a Bocca Quadrata (caratteristici recipienti a bocca quadrata la cui posizione stratigrafica è stata riconosciuta da Luigi Bernabò Brea alla Caverna delle Arene Candide, nei livelli interposti tra la Ceramica Impressa e la Cultura di Chassey.

La cultura dei VBQ interessa un ampio areale geografico che dal Piemonte e dalla Liguria giunge fino al Friuli, mentre al Nord raggiunge l’Austria meridionale e a Sud la Toscana Centrale. Alla formazione di questa cultura contribuiscono stimoli esterni, ma essa ha preso corpo nell’Italia settentrionale con l’apporto delle varie tradizioni del locale Neolitico. Abbandonando l’ipotesi invasionistica come principale fattore del cambiamento, si può costatare una congruenza cronologica tra il sorgere della cultura VBQ ed un vasto orizzonte di trasformazioni che nell’Europa centrale e orientale danno luogo alle culture del pieno neolitico (Bagolini B., Grifoni Cremonesi R. 1994). Allo stato attuale delle conoscenze, aspetti formativi della cultura sono noti in Liguria e nell’Emilia occidentale. Nello sviluppo evolutivo della cultura VBQ, assistiamo a tre momenti, che danno luogo ad altrettanti momenti stilistici, così distinti:

 Stile geometrico-lineare (primi secoli del V millennio a.C. Cal.)

 Stile meandro-spiralico (secoli attorno alla metà del V millennio a.C. Cal.)

(13)

13

3. Neolitico Recente

 Italia meridionale

L’ultima fase di sviluppo del Neolitico meridionale è rappresentata dalla Cultura di Diana (ceramiche monocrome), che costituisce la più ampia koinè culturale della preistoria recente (Pessina A., Tinè V. 2010). Il legame di questa cultura con quella di Serra D’Alto è evidente nella continuità tipologica e nella diffusa presenza di aspetti di transizione tra le due culture, caratterizzati da ceramiche figuline acrome indistinguibili da quelle tipiche di Serra D’Alto, ma prive del caratteristico decoro dipinto. La cronologia assoluta di questa cultura abbraccia gli ultimi secoli del V millennio (4300-4100 a.C. Cal).

Le fasi finali del Neolitico e di passaggio all’Eneolitico sono caratterizzati in tutta la penisola da aspetti ceramici peculiari, in cui si riconoscono elementi di transizione Diana e nuove tecniche, forme e decori tipici dell’Età del Rame. I gruppi culturali del Neolitico finale prendono il nome di Spatarella, Macchia a Mare e Zinzulusa; l’arco cronologico di riferimento per questa fase sono i secoli a cavallo tra V e IV millennio a.C. Cal.

 Italia centrale

Sul versante adriatico, dopo le fasi a ceramiche tricromiche dipinte (Ripoli I e II) si verifica una parziale regionalizzazione della cultura di Ripoli con una notevole influenza delle culture neolitiche settentrionali nei siti marchigiani (aspetto di Santa Maria in Selva) e di Diana in quelli meridionali (aspetto di Fossacesia) Nell’areale meridionale si avverte l’arrivo di influssi dagli ambiti della fase finale di Diana, che caratterizzano l’aspetto di Paterno. Sulla fascia adriatica la cultura di Ripoli (Ripoli III) perdura fino alle fasi finali del Neolitico, mentre in area tirrenica, viene progressivamente sostituita dalle influenze degli aspetti liguri e toscani della cultura di Chassey.

(14)

14

 Italia settentrionale

Il quadro culturale dell’Italia Settentrionale cambia radicalmente verso la fine del IV millennio a.C. Cal., con la comparsa della Cultura Chassey-Lagozza. La cultura Chassey si manifesta nel meridione francese nei primi secoli del IV millennio a.C. Cal., sviluppando in alcuni siti sintassi decorative geometriche graffite. Attorno alla metà del millennio, la cultura Chassey raggiunge la Liguria, espandendosi in seguito verso l’area padana. In Liguria il Neolitico “occidentale” resterà sempre legato allo Chassey francese. Recentemente è stato possibile distinguere all’interno del complesso Chassey-Lagozza, una fase più antica, a matrice Chasseana, da una più recente propriamente Lagozziana; la prima è inquadrabile ancora nel Neolitico, la seconda in una fase finale e transizionale del periodo (Pessina A., Tinè V. 2010). Le datazioni C14 coprono un ampio arco cronologico che inizia intorno al 4200 e prosegue con l’aspetto Lagozza, fino al 3700 a.C.

(15)

15 Fig.2 - Distribuzione geografica delle Facies culturali del Neolitico italiano, fasi avanzate

(16)

16 Fig.3 - Facies culturali del Neolitico italiano: Cronologia

(17)

17

I.2 Aspetto funerario del Neolitico italiano

Il rituale funerario rappresenta il principale indicatore cronologico dell’organizzazione sociale dei gruppi preistorici (Pessina A., Tinè V. 2010). Il Neolitico italiano, nonostante le sua complessità, fornisce una documentazione abbastanza ricca che rivela un’omogeneità di fondo, in cui si possono individuare costanti e variabili del mondo rituale (Grifoni Cremonesi R. 2006). Attualmente siamo a conoscenza di un discreto numero di sepolture, sia in grotte, frequentate per uso funerario e cultuale o come zone di sosta collegate a pratiche di allevamento, sia negli abitati. Sono poche le sepolture per le quali possediamo tutti i dati desiderati, generalmente si tratta di quelle scoperte recentemente e quindi scavate con maggiore attenzione prestando maggiore considerazione allo studio del rituale funerario.

Per quanto concerne l’aspetto antropologico, si possono innanzitutto fare alcuni grandi raggruppamenti geografici: territorio padano, area veneta, area ligure, area tirrenica, area adriatica e Sardegna (Facchini F., Veschi S. 1994). Nell’Italia centro-settentrionale è stata rilevata una certa variabilità nelle popolazioni neolitiche italiane, pur presentando le caratteristiche del tipo mediterraneo. Sono state individuate due varianti: danubiana, gracile (cranio ovoide, dimensioni minori dello scheletro) più frequente nelle aree adriatiche ed occidentale, robusta (cranio ellissoidale, dimensioni maggiori dello scheletro) presente specialmente in Liguria e nel Veneto. Bisogna inoltre tenere presente che la penisola italiana è stata interessata, specialmente nel Neolitico antico e medio, da flussi culturali provenienti per via marittima dal Mediterraneo orientale, che hanno interessato le coste della Puglia e della Sicilia e sono poi risaliti lungo la penisola (Facchini F., Veschi S. 1994). Sono stati riconosciuti anche influssi per via terrestre derivati dalle regioni

(18)

18 balcaniche e dal Nord delle Alpi nel Neolitico antico (Cultura di Starcevo) e nel Neolitico medio.

1. Neolitico antico

Per questo periodo i dati più numerosi provengono dall’Italia centro-meridionale, in particolare da Puglia, Abruzzo e Basilicata, mentre più scarsi sono quelli provenienti dalla Calabria, Campania, Lazio, Umbria e Molise. Limitati sono invece i dati riguardanti il Neolitico nell’Italia settentrionale (Grifoni Cremonesi R. 2006).

- Italia meridionale

L’inumazione in fossa, con scheletro rannicchiato su un fianco e senza alcun corredo, costituisce la modalità di seppellimento standard nel Neolitico antico peninsulare ed insulare. Si tratta di sepolture isolate o a coppie in spazi abitati, in siti all’aperto o in grotta (Pessina A., Tinè V. 2010).

Le strutture tombali sono abbastanza semplici: si hanno fosse ovali od ellittiche scavate nel terreno, talvolta nella roccia, in alcuni casi delimitate da pietre, come a Balsignano (Puglia, Bari), o coperte da lastroni come a Torre Sabea (Puglia, Gallipoli); particolare è la tomba n.5 di Rendina I (Basilicata, Valle dell’Ofanto), costituita da due fosse comunicanti recinte da buche di palo. In rari casi si collocano sotto pavimenti di capanne come a Rendina III e a Favella di Sibari. A volte si hanno deposizioni sulla superficie del terreno, o deposizioni in fosse, pozzi-silos ed entro fossati tipiche delle fasi avanzate del Neolitico antico meridionale. Infatti a partire da questa fase avanzata del Neolitico antico, sembra essere già attestato nel Tavoliere l’uso di seppellire i morti in nicchie o ingrottamenti ricavati nelle pareti di fossati abbandonati e chiusi da muretti di pietra come è attestato a Masseria Valente (Ostuni, Puglia) e Madonna di Loreto (Puglia, Bari) (Grifoni Cremonesi R. 2006).

(19)

19 Tutte queste sepolture si trovano all’interno degli abitati, sia al centro delle aree abitate che ai margini di esse. Le inumazioni sono in genere singole, raramente duplici come a Rendina tomba n.3 con una donna e un bambino, Ripa Tetta (Puglia, Foggia) e Malerba (Puglia, Bari) con due individui. L’orientamento degli scheletri è costante all’interno dei singoli siti, la posizione sul fianco sinistro è quella più utilizzata (Grifoni Cremonesi R, 2006). Non sono presenti di norma elementi di corredo, ma possono essere presenti macine, come a Samari (Puglia, Lecce) od offerte di cereali come a Torre Sabea. Per quanto riguarda sesso ed età degli individui, è presente un’estrema variabilità. Oltre alle inumazioni più standardizzate, esistono casi particolari di aree occupate solo da fosse scavate nella roccia con accumuli di ossa di più individui, come quello di Samari con resti di grandi focolari (Grifoni Cremonesi R. 2006).

- Italia centrale e Sardegna

La consistente documentazione dell’Italia meridionale e centro-adriatica non trova corrispondenza, per il Neolitico antico, nel resto dell’Italia centrale. Molto povera è la documentazione dell’Italia centrale tirrenica; finora è stato rinvenuto soltanto un cranio di bambino nella Grotta di Settecannelle (Lazio,Viterbo), deposto in un circolo di pietre, con una macina con tracce di ocra. In Sardegna, tombe a fossa sconvolte, forse con blocchi di copertura, sono indiziate da due scheletri in posizione contratta rinvenuti nei livelli a ceramiche impresse tirreniche del Riparo di Su Carroppu di Sirri (Sardegna, Cagliari). - Italia settentrionale e Liguria

Per l’Italia Settentrionale, il quadro delle conoscenze sugli aspetti funerari delle popolazioni neolitiche appare molto diverso da quello dell’Italia peninsulare. Ai gruppi del primo Neolitico padano, sono riferibili la sepoltura isolata di Lovere (Bergamo) e quella di Casalmoro (Mantova) in Lombardia e infine la tomba di Piancada nella bassa pianura friulana (Pessina A., Tinè V. 2010). Nel caso della Liguria, è stata attribuita con sicurezza

(20)

20 al Neolitico antico una sepoltura proveniente dalle Arene Candide. Della stessa area, quella Finalese, potrebbero riferirsi a questo periodo anche le sepolture individuate negli scavi effettuati all’Arma dell’Aquila, Caverna della Pollera, Grotta dell’Edera e di Ponte di Vara. Gli elementi che caratterizzano i rituali funerari del Neolitico antico riconducono ad una omogeneità di fondo: strutture semplici, ovali o subcircolari, qualche silos, inumati rannicchiati sul fianco sinistro, generale mancanza di corredi. Riguardo al sesso ed all’età di morte è presente una forte variabilità che rende difficile avanzare ipotesi.

2. Neolitico medio

 Italia meridionale

Nelle fasi iniziali del Neolitico medio, la semplice tomba in fossa, con inumato rannicchiato, senza corredo, continua ad essere la modalità rituale più diffusa nell’Italia meridionale. In Puglia sono presenti sette sepolture in fosse ovali a Passo di Corvo (Puglia, Foggia); diverse sepolture in pozzetti e silos riutilizzati, sono documentate nelle fasi avanzate del Neolitico medio a Masseria Candelaro (Puglia, Foggia); resti di sepolture sconvolte di adulti e bambini, erano presenti nell’area abitativa di Villa Comunale (Puglia, Foggia). Buona è la documentazione della Basilicata, in particolare del Materano, dove sono state messe in luce sepolture in fosse scavate nella roccia all’interno dei villaggi di Tirlecchia, Murgia Timone e Murgecchia: si trovano sia all’interno delle aree abitative che presso i fossati (Grifoni Cremonesi R. 2006). In particolare a Trasano, in corrispondenza del crollo del muro nel Settore Ovest, sono state scavate due fosse contenenti inumati in posizione flessa. Il defunto maschio aveva subito la trapanazione del cranio. Le sepolture sono riferibili all’orizzonte culturale della ceramica figulina a bande rosse.

 Italia centrale e Sardegna

Anche nell’Italia centrale, la sepoltura in fossa continua a rappresentare la norma del seppellimento nel Neolitico medio. Le sepolture possono essere in fosse terragne ovali o

(21)

21 rettangolari, circondate o coperte da pietre, ma ci sono anche fosse scavate nella roccia, quasi sempre all’interno degli abitati, con differenti aree dedicate ad esse (Grifoni Cremonesi R. 2006). In Abruzzo si hanno due importanti testimonianze a Catignano (Pescara) e Villa Badessa (Pescara). Il contesto ordinario della ritualità funeraria in questa fase del Neolitico centro-adriatico e tirrenico sembra rappresentato ancora dalle grotte (Pessina A., Tinè V. 2010). Il migliore esempio di necropoli in grotta dell’Italia tirrenica è quello della Grotta Patrizi al Sasso di Furbara (Roma). Nella cavità erano presenti varie sepolture sconvolte di adulti e giovani e una sepoltura singola, isolata, di un uomo con il cranio trapanato (probabilmente rivestiva un ruolo particolare all’interno del gruppo). Modalità di seppellimento collettivo in grotta sono documentate anche in Sardegna nella Grotta rifugio di Oliena (Nuoro). La comparsa precoce nell’isola di necropoli di tombe a forno dotate di cella e pozzetto di accesso è stata dimostrata dagli scavi a Cuccurru s’Arriu di Cabras (Oristano), dove sono state rinvenute decine di tombe ipogeiche di questo tipo ed altre a semplice fossa. Quasi tutte accolgono un solo inumato, deposto in posizione contratta sul fianco sinistro (Pessina A., Tinè V. 2010).

 Italia settentrionale

Con la comparsa della cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, a partire dai secoli a cavallo del VI–V millennio a.C. Cal. disponiamo di una ricca documentazione. Si assiste a un mutamento e ad una diversificazione delle strutture funerarie, con ciste litiche nelle grotte liguri, in Veneto e Trentino, fosse semplici o pozzetti in Piemonte, Lombardia, Emilia. Compaiono anche necropoli più o meno estese e si possono notare delle codificazioni nelle modalità di deposizione: capo a Nord, viso ad Est, deposizione rannicchiata sul fianco sinistro (Grifoni Cremonesi R. 2006).

La maggior parte delle sepolture note provengono principalmente da tre aree geografiche: Valle dell’Adige, Liguria, Emilia occidentale. In Liguria, la documentazione è fornita

(22)

22 esclusivamente dalle grotte della provincia di Savona, quali le Arene Candide (circa 40 sepolture), La Pollera (circa 25 sepolture), l’Arma dell’Aquila e l’Arma di Nasino tutte oggetto d’indagini già nell’Ottocento. In Emilia sono presenti vere e proprie necropoli, organizzate negli abitati o poco fuori di essi. In Trentino, il sito più importante è la necropoli di La Vela (Trento), dove sono venute in luce almeno 15 sepolture databili alla I e II fase della cultura VBQ.

3. Neolitico medio e recente

 Italia meridionale

Un ulteriore mutamento si nota con gli aspetti delle ceramiche tricromiche, in particolare con le culture di Ripoli e Serra d’Alto. Molto ricca e diversificata è la Cultura di Serra d’Alto sia nei villaggi materani che in vari siti pugliesi. Sono utilizzate anche le grotte per lo svolgimento di riti funebri e di culti, con fenomeni nuovi quali: altari, stele, circoli d i pietre, oltre alle grandiose pitture di Porto Badisco (Puglia, Lecce) (Grifoni Cremonesi R. 2006). L’introduzione del corredo nelle sepolture è attestata a partire da questa fase, compaiono inoltre le prime significative aggregazioni di tombe in spazi riservati. Il più numeroso gruppo di tombe di questa fase, è quello del Fondo Azzolini al Pulo di Molfetta (Puglia, Bari); qui sono state portate alla luce 56 sepolture, costituite da fosse ovali rivestite di pietre. Sia gli ingrottamenti nei fossati che i silos sembrano preludere al fenomeno dell’ipogeismo, che nella cultura di Serra d’Alto ha la manifestazione più vistosa nell’ipogeo cultuale Manfredi di Santa Barbara (Puglia, Bari) e negli adattamenti delle grotte come Cala Colombo (Puglia, Bari) e Cala Scizzo (Puglia, Bari) , usate sia per deposizioni funebri che per culti (Grifoni Cremonesi R. 2006). Le inumazioni generalmente sono singole, la posizione del defunto è di norma rannicchiata, in qualche caso sul dorso o accoccolata. Per quanto riguarda i villaggi materani, oltre ai vecchi

(23)

23 rinvenimenti sono noti le sepolture in silos di Trasano: il silo 9 ha restituito una sepoltura bisoma accompagnata da una piccola ciotola decorata e dall’offerta di un cranio di bue, mentre nel silo 12 sono stati ritrovati i resti sconvolti di almeno tre individui.

Con le fasi finali di Serra d’Alto e con la cultura di Diana, il quadro diviene più vario. Conosciamo vari sepolcreti appartenenti a questa cultura, alcuni di questi, costituiti da molte sepolture come: Cala Tramontana (Puglia, Foggia), Scoglio del Tonno (Puglia, Bari) e Masseria Bellavista (Puglia, Taranto) ma vi sono anche inumazioni isolate e piccole necropoli in grotta come a Cala Colombo. Sia per Serra d’Alto che per Diana i dati provengono da sepolture, piccole necropoli isolate o da grotte e non si conosce alcun rapporto con i siti di abitato; si potrebbe ipotizzare un vero e proprio formarsi di spazi dei morti, distanti dagli abitati, che farebbe supporre un’organizzazione del territorio diversa da quella dei periodi precedenti (Grifoni Cremonesi R. 2006).

 Italia centrale e Sardegna

Per la cultura di Ripoli, i dati a nostra disposizione non sono molti. Per la fase tarda di Ripoli, si conoscono le deposizioni di una donna e di un bambino entro un silo nell’abitato di Settefonti a Prato di Ansidonia (L’Aquila); i resti di un bambino, oltre ad ossa cremate, sono stati rinvenuti in Lazio a Casale del Dolce di Anagni (Frosinone). I dati delle grotte sono scarsi, caso particolarmente interessante è quello di Grotta dei Piccioni (Pescara), con bambini deposti nei circoli di pietre; si hanno poi i resti di pochi individui a Grotta S. Angelo (Teramo), Grotta Maritza (L’Aquila) e Grotta La Cava (L’Aquila)

Per quanto concerne la Sardegna, alla cultura di Ozieri sono riferite tutte le altre necropoli sarde di tombe a grotticella, come Anghelu Ruju (Sassari) e Su Crucifissu Mannu (Sassari), in cui si assiste allo sviluppo di tipologie architettoniche più elaborate, note come Domus de janas (casa delle streghe).

(24)

24

 Italia settentrionale

Per quanto concerne la cultura Chassey Lagozza e i momenti finali del Neolitico, i dati sono molto scarsi, soprattutto quelli provenienti dalle grotte. In Liguria abbiamo la Grotta del Bandito (Imperia), Tana della Colombina (Savona), Caverna dei Pipistrelli (Savona), Tana Bertrand (Savona) e l’Arma del Sanguineto (Savona); in Trentino sono note le sepolture di Volano (Trento), in Piemonte il sito di Chiomonte (Torino) (Grifoni Cremonesi R. 2006).

(25)

25

I.3 Il Neolitico in Liguria

Il problema dell’origine del Neolitico in Liguria è stato più volte affrontato in passato da vari studiosi e visto principalmente come un fenomeno di colonizzazione da parte di popolazioni provenienti dal mare, in possesso di tutte le caratteristiche propriamente neolitiche (Biagi P. 1994). Tra le varie ipotesi è stata formulata quella di un’origine autonoma a seguito di una crisi economica e tecnologica, non resistente all’innovazione dell’economia produttiva. Fondamentali sono stati gli studi effettuati da Luigi Bernabò Brea alle Arene Candide (Bernabò Brea L. 1946; 1956). Da queste prime pubblicazioni, tutti gli studi successivi si sono dovuti confrontare con l’impostazione e le idee che l’Autore si era formato attraverso quelli che erano stati fino alla metà del secolo scorso i più ampi scavi neolitici condotti in Liguria (Odetti G, D.AR.FI.CL.ET, Genova).

In Liguria il Neolitico arrivò all’inizio del VI millennio a.C. Cal., trovando popolazioni mesolitiche che iniziarono ad assimilare la nuova economia e i nuovi elementi di cultura

(26)

26 materiale (Odetti G. 1996). Quest’area è considerata a basso potenziale per lo sfruttamento agricolo, a causa della situazione geografica e geomorfologica; scarseggiano infatti le zone di pianura e le poche presenti hanno un clima poco adatto all’agricoltura, soprattutto per quanto riguarda le valli interne.

I dati del Neolitico in Liguria provengono dalle grotte e quindi dalle aree carsiche (Fig.4) Le aree in cui si registrano le prime stazioni neolitiche liguri sono circoscritte ai territori del Finalese, Val Maremola, Toiranese e Val Pennavaira. In molte grotte del finalese, come della Val Maremola, la frequentazione riprende dopo l’interruzione verificatesi alla fine del Paleolitico. Gli scavi condotti alla caverna delle Arene Candide e alla grotta Pollera hanno messo in evidenza stratigrafie che si estendono per un arco cronologico compreso tra il Neolitico antico e il Neolitico medio-recente (Odetti G. 1996).

Tutte le stazioni del Ponente note sono in caverne che spesso si aprono a diversi chilometri dalla linea di costa attuale, in zone poco adatte alla coltivazione e all’allevamento.

Le caverne del Finalese, principalmente quelle delle Arene Candide e della Pollera, ma anche quelle dell’Aquila, della Matta, dell’Acqua delle Fate ecc. accolsero comunità sempre più consistenti e organizzate.

Durante il Neolitico antico a Ceramica Impressa furono prodotte ceramiche decorate con impressioni realizzate imprimendo sulla superficie cruda del vaso le dita oppure le valve di una conchiglia come il cardium. Il Neolitico Medio ebbe una particolare affermazione soprattutto nel Finale (Bernardini E. 1985). In contesti VBQ comparvero statuine femminili in posizione seduta, raffigurazioni della Dea Madre. Numerose inumazioni in posizione rannicchiata sul fianco sinistro e protette da lastroni segnano la costante frequentazione delle caverne. La facies iniziale del Neolitico medio ebbe nel Finalese uno sviluppo autoctono che fece delle Arene Candide, della Pollera e delle altre caverne della zona, i centri esclusivi che caratterizzano la Liguria di ponente.

(27)

27 Il Neolitico superiore corrisponde all’affermazione della cultura della Lagozza, che sostituì la precedente con ceramiche a pareti sottili. La fase lagozziana del Finale giunse in Liguria quale probabile diffusione regionale della cultura di Chassey dal Mezzogiorno francese (Bernardini E. 1985). La ricostruzione del Neolitico in Val Maremola (SV) è stata studiata con particolare attenzione da Giuliva Odetti a partire dal 1976; i siti che hanno restituito interessanti resti neolitici sono la Grotta dell’Edera (Giustenice) e la Grotta di Ponte di Vara (Tovo San Giacomo).

Il Neolitico è anche presente in numerose caverne della Val Pennavaira. L’Arma di Nasino (Savona) fu occupata per tutto il periodo ed ha restituito abbondanti materiali e sepolture; anche l’Arma dello Stefanin, la Grotta del Pertusello, hanno restituito sepolture. Tracce neolitiche sono state rinvenute a Toirano (Val Varatella) nella Grotta di Santa Lucia, nella Grotta del Colombo e nella Grotta Lubèa. La presenza di genti neolitiche, è documentata anche nella caverna di Bergeggi, mentre nell’interno le ultime segnalazioni provengono dalla Tana della Volpe presso Triora (Imperia) e da Sùvero in Val di Vara (La Spezia). Alcune ricerche effettuate a partire dal 1982, hanno permesso di individuare tracce di frequentazione antropica, nell’immediato entroterra di Genova alle spalle della riviera tra Sturla e Recco.

(28)

28

Capitolo II

La documentazione archeologica

II.1 Siti liguri con sepolture

Fig.4 - Collocazione delle principali zone liguri con siti neolitici (in giallo i siti presi in esame) Neolitico antico

Caverna delle Arene Candide Arma dell’Aquila

Grotta dell’Edera

Neolitico medio

Caverna delle Arene Candide Grotta del Sanguineto o della Matta

Arma dell’Aquila

Caverna della Pollera Grotta di Ponte di Vara

Arma di Nasino Neolitico recente

Caverna delle Arene Candide Caverna dei Pipistrelli Grotta del Bandito

1 - Caverna delle Arene Candide 2 - Caverna della Pollera

3 - Arma dell’Aquila 4 – Grotta dell’Edera 5 – Grotta di Ponte di Vara 6 – Grotta del Sanguineto (Matta) 7 – Grotta dei Pipistrelli

8 – Arma di Nasino 9 – Grotta del Bandito

Genova Savona Imperia La Spezia 8 1 2 3 4 - 5 6 - 7 9

(29)

29

ARENE CANDIDE

visione dall’alto della caverna ingresso della caverna

interno della caverna Fig.5 – Arene Candide

La caverna delle Arene Candide (Fig.5) si apre sul fianco meridionale del monte Caprazoppa ad 89 metri s.l.m; il monte forma tra Finale Ligure Marina (SV) e Borgio Verezzi (SV) un piccolo promontorio. Il suo nome deriva da una grossa duna di sabbie silicee che era stata addossata dal vento marino sulle pendici del monte, fin quasi a

(30)

30 raggiungere il livello di apertura della caverna. La grotta forma una sorta di loggiato naturale, la sua posizione e le sue caratteristiche, riparata e calda, dovevano offrire le condizioni ideali di alloggio ai primitivi abitanti della regione (Bernabò Brea L. 1946). Nel senso Est-Ovest, la grotta misura circa 70 metri di lunghezza e oltre 15 metri di larghezza nel senso Nord-Sud.

Le Arene Candide rappresentano uno dei siti preistorici più importanti non solo d’Italia ma dell’intero bacino del Mediterraneo, sia per le numerose sepolture sia per la ricchezza del materiale archeologico, dal Paleolitico superiore fino all’età romana. La scoperta paletnologica e l’esplorazione scientifica della caverna furono merito di Arturo Issel che salì per la prima volta alle Arene Candide nel giugno del 1864; attraverso i suoi scritti possiamo conoscere la storia degli scavi che vi si fecero.

Dopo circa trent’anni di scavi più o meno intensi, le ricerche cessarono completamente (Bernabò Brea L. 1946). Dopo gli scavi effettuati da Luigi Bernabò Brea e Luigi Cardini negli anni ’40, la soprintendenza Archeologica della Liguria nel 1966 decise di riprendere gli scavi affidandone la direzione a Luigi Cardini e lo scavo degli strati a ceramiche a Santo Tinè. L’improvvisa scomparsa di Cardini nel 1971 determinò la sospensione dei lavori. Nel 1974 la dott.ssa Mara Guerri poté iniziare in 4 settori (sett. A-B-C-D) lo scavo in profondità degli strati mesolitici e paleolitici; contemporaneamente veniva aperta una nuova trincea (sett. F-G-H-I) sempre relativa ai livelli più antichi del Neolitico (quelli recenti erano quasi completamente mancanti.) Nonostante la vicinanza delle due trincee, separate soltanto dal sett. E, lo strato a ceramica impressa in quest’area di scavo si presentava molto più spesso che nella prima (Fig. 6A-6B) e quindi si poteva effettuare una distinzione stratigrafica, per isolare alcuni livelli superiori (livello 13 e 12) caratterizzati da ceramiche decorate con motivi graffiti a secco. Per il resto la classe ceramica più frequente era costituita da frammenti inornati. Tra le forme più frequenti troviamo: ciotole che

(31)

31 tendono a diventare emisferiche, tazze globulari, fiaschi. I livelli sottostanti, strati 14-15 (strati 26-27 dello scavo Bernabò Brea) contenevano solo ceramica impressa, associata a gusci di molluschi. L’industria litica non è molto numerosa e comprende rari bulini, geometrici trapezoidali ed un’accetta di pietra verde.

Nel 1975-1977, l’allargamento della zona di scavo, esteso attorno alla trincea 1974 (sett. M-N-O-P-Q-R-S), aveva come scopo quello di conseguire ulteriori elementi di conferma alla possibilità di separare gli strati 13 e 14-15.

- Fig.6 A - Pianta orientale della caverna, con indicate le aree degli scavi recenti

(32)

32 Sepolture

Il totale degli inumati rinvenuti nella grotta delle Arene Candide è di circa 42, compresi i 6 scheletri di bambini non descritti dall’Issel, ma accertati da Raffaello Parenti e Piero Messeri dopo un riesame dei resti scheletrici umani del Neolitico ligure. È importante sottolineare che negli scavi condotti da Bernabò Brea e Cardini nel 1948, negli strati 22, 23 e 24 sono stati rinvenuti (non in sepolture) numerosi resti scheletrici (Delfino E. 1981). L’ocra rossa, considerata elemento tipico del rituale funebre, è presente in 9 tombe: in pezzi, per lo più in un vasetto che la conteneva; in polvere, sul fondo della tomba e talvolta sullo stesso scheletro. In questo caso è difficile stabilire se essa sia stata sparsa sulle ossa già scarnificate (sepoltura secondaria) o se abbia aderito allo scheletro dopo la consunzione della carne (Delfino E. 1981). La posizione rannicchiata è accertata per 14 inumati, 12 dei quali in cista litica. L’uso della cista litica alle Arene Candide sembra esclusivo degli adulti, perché dei 10 bambini inumati sono presenti 9 nella nuda terra, mentre per il decimo manca una precisa indicazione. Sono presenti 17 inumati con corredo, contro 14 senza e 11 per i quali nulla è precisato. Secondo Bernabò Brea, nel caso dei corredi, si ha un cambiamento significativo dei tipi delle conchiglie utilizzate come oggetti di ornamento: si passa dal genere della Nassa neritea del Paleolitico Superiore, alla Columbella rustica insieme a qualche Cardium.

Di seguito è riportato l’elenco dei rinvenimenti scheletrici umani del Neolitico alle Arene Candide, a partire dal 1864 (Parenti R., Messeri P. 1962; Delfino E. 1981):

1864 –

Scavi Issel

: resti scheletrici di due individui adulti nella camera occidentale alla profondità di 1,20 metri.

(33)

33

1874 –

Scavi Brown

Brooke

Issel

: due tombe

Tomba I: limitata da lastre di pietra, conteneva lo scheletro maschile di un adulto (di circa 30 anni), deposto in posizione rannicchiata, con arto inferiore leggermente flesso e uno degli arti superiori piegato sotto la testa. Accanto al cranio si trovavano: un corno di giovane cervo, ocra rossa ed una piccola accetta di giadeite; sul torace era presente una grossa zanna di cinghiale con due fori.

Tomba II: scheletro di bambino, sui 7 anni.

1874 –

Scavi Perrando

: tre tombe

Tomba I: scheletro parziale di un neonato.

Tomba II: scheletro di fanciullo di 7-8 anni, il quale presentava sul cranio “tracce di una frattura anteriore alla morte”.

Tomba III: limitata da otto lastre di pietra, conteneva lo scheletro maschile di un adulto (di circa 40 anni), sepolto con le braccia incrociate sul petto, con ocra rossa sulla fronte, frammento di ceramica con graffiti nella sepoltura.

1874 –

Scavo Barrilli

: una tomba

Scheletro femminile di adolescente, forse adagiato sul fianco destro con le braccia composte nell’atteggiamento di chi dorme, il cranio appoggiato su un ciottolo di spiaggia, il braccio sinistro sul torace, il destro intorno al cranio; accompagnato da conchiglie forate, ossa lavorate, cocci di ceramica e un frammento di testa di mazza.

1876 –

Scavi Issel

: sette tombe

Tomba I: limitata da grosse lastre di pietra, conteneva uno scheletro maschile di 18-20 anni incompleto e sconvolto, che ha subito l’azione del fuoco. Pezzi di ocra rossa, originariamente contenuta in un vaso di ceramica.

(34)

34 Tomba II: situata poco lontana dalla precedente, limitata e coperta da pietre, conteneva uno scheletro maschile di adulto, adagiato sul fianco sinistro con le ginocchia leggermente piegate e la mano sinistra collocata sotto la testa. Intorno allo scheletro sono stati rinvenuti pezzi di ocra rossa, conchiglie forate, valve di Pectunculus forate, punte di freccia in osso. Tomba III: scheletro maschile di 35-40 anni. Tomba circoscritta e coperta da 5 o 6 lastroni di calcare. Lo scheletro era coricato sul fianco sinistro, con la mano sinistra sotto il capo e la mano destra protesa in avanti; le sue ginocchia erano piegate. Sulla tomba ed ai due lati erano presenti: ossa spaccate, cocci, pezzi d’ocra e conchiglie, sulle vertebre cervicali tre canini di lupo forati; a 30 cm dalla mano destra una pietra verde, cocci di ceramica sopra e ai lati della sepoltura.

Tomba IV: Scheletro maschile di 25-30 anni, deposto in posizione rannicchiata sul fianco sinistro, la mano sotto il cranio, i piedi rivolti verso il mare. Nella sepoltura erano presenti Patelle, due punte di freccia in osso, una scheggia di selce, cocci di ceramica.

Tomba V: posta a un metro di profondità presso la tomba I, conteneva uno scheletro di fanciullo di 7-8 anni adagiato sul fianco sinistro con una mano sotto il capo e le ginocchia piegate. Ocra rossa sullo scheletro e nella sepoltura, conchiglie e raschiatoio di selce lungo 60 mm.

Tomba VI: senza delimitazioni di pietre, conteneva lo scheletro di un bambino di 3-4 anni, privo di corredo.

Tomba VII: posta a fianco della precedente, non delimitata da pietre, conteneva lo scheletro di un bambino privo di corredo.

1884 -

Scavi Wall

: cinque tombe

Cinque scheletri in cinque sepolture individuali

(35)

35

1940 –

Scavo Bernabò Brea

Cardini

: tre tombe

Nello strato 22 si rinvenne lo scheletro di un bambino lattante sepolto nella terra senza corredo e senza protezione.

Tomba I: contenente lo scheletro di un individuo femminile di 25-30 anni, alla profondità di 3 metri in cassa di lastroni di pietra (due per lato, due di copertura, due lastre ed una pietra presso il cranio, tre pietre presso i piedi), deposto in posizione rannicchiata sul fianco sinistro, il cranio rivolto a Nord-Nord-est, con la mano destra presso il mento e la sinistra sotto la regione fronto-parietale. Davanti al petto sono stati rinvenuti i frammenti di un vasetto semiovoidale di impasto a superficie non lucida che forse faceva parte del corredo; probabili resti di strumenti vicino al cranio (Fig.7).

Tomba II: scheletro indefinito rinvenuto in pessime condizioni in cassa di lastroni di pietra (sul lato sinistro un lastrone, su quello destro due lastre, presso il cranio una lastra, presso i piedi due blocchi di copertura, due lastroni ed una lastra piccola), deposto in posizione rannicchiata sul fianco sinistro, il cranio rivolto a Nord, accompagnato da un punteruolo ricavato da una costola di maiale (oggetto di corredo), gusci di Patelle e di conchiglie Trochus, erano nella sepoltura (Fig.7)

Tomba III: si trovava alquanto distanziata dalle altre due, al limite sinistro dello scavo. Tomba a lastre (una per ogni lato, due pietre di copertura) contenente uno scheletro maschile di circa 50 anni, rannicchiato e adagiato sul fianco sinistro, cranio rivolto a Nord accompagnato da un punteruolo d’osso che fu trovato presso il petto; gusci di Patelle e di conchiglie Trochus. La Tomba III riposava, come le altre due, sullo strato 27 ed era incavata negli strati 25 e 26; il terreno smosso sopra di essa interessava gli strati 24, 23 e 22 (Fig.7).

- A queste tre tombe di adulti, si deve aggiungere lo scheletro di un neonato sepolto nella terra dello strato 24, privo di protezione e corredo.

(36)

36

1941 –

Scavi Bernabò Brea – Cardini

: una tomba

Tomba IV: tomba a lastre (quattro, due lastre ed una pietra di copertura) contenente uno scheletro femminile di 20-25 anni collocato sul fianco sinistro e fortemente rannicchiato, il cranio rivolto a Nord-Nord-est. Le mani erano ravvicinate alla testa e il mento poggiava sulle dita di quelle. Sull’omero sinistro e sulla mano destra posava un punteruolo d’osso; gusci di Patelle e di conchiglie Trochus (Fig.8).

1941 –

Scavo Cardini – Chiappella

: una sepoltura

Strato 21: scheletro di un bambino di pochi mesi sepolto alla profondità di 2 metri nella terra, disteso, senza corredo e protezione.

1942 –

Scavo Cardini – Chiappella

: due tombe

Tomba V: tipologicamente uguale alle precedenti, conteneva uno scheletro femminile di 15-16 anni, in cassa di lastroni di pietra, deposto in posizione fortemente rannicchiata sul fianco sinistro, cranio rivolto a Nord-ovest, accompagnato da un punteruolo in osso (oggetto del corredo) situato davanti al bacino presso i gomiti (Fig.8).

Tomba VI: si trovava parzialmente al di sotto della precedente. La cassa che racchiudeva uno scheletro maschile di 25-30 anni era incompleta e questo vi giaceva adagiato sul fianco sinistro, in posizione meno flessa rispetto agli scheletri precedenti. A differenza degli altri scheletri questo non aveva il punteruolo sul petto, ma era accompagnato da una macina rettangolare arrossata dall’ocra, collocata davanti al petto (Fig.8).

1948 –

Scavi Bernabò Brea – Cardini

: due sepolture databili al Neolitico medio Tomba VII: scheletro femminile completo di adulto (60 anni?) in cista di pietre medie e piccole, adagiato sul fianco sinistro in posizione rannicchiata, ginocchia fortemente ripiegate e schiacciate; gusci di Patelle e di conchiglie Trochus nella sepoltura, una mandibola di bue era dietro la schiena (Fig.9).

(37)

37 Tomba VIII: scheletro di bambino di pochi anni. Il corpo addossato alla parete giaceva sul fianco sinistro con le gambe molto flesse. Il braccio sinistro era piegato in modo da portare la mano all’altezza della spalla. A circa 10 cm dalla testa è stato trovato un vaso a bocca quadrata, quasi certamente riferibile a questa tomba (Fig.9).

1950 –

Scavi Bernabò Brea

: due tombe

Tomba IX: scheletro non identificato sepolto in cassa di lastroni di pietra, deposto in posizione rannicchiata sul fianco sinistro, il cranio rivolto a Nord-est (Fig.10)

Tomba X: scheletro di bambino deposto in posizione rannicchiata sul fianco sinistro. (Fig.10)

1958 –

Scoperta casuale

Scheletro maschile di 50 anni, forse non sepolto intenzionalmente, deposto nella terra fuori della grotta, forse in posizione supina.

 L’attività diretta dal Prof. Santo Tinè all’inizio degli anni ’70 andava ad interessare prevalentemente gli strati del Neolitico inferiore e medio. Il materiale scheletrico umano riportato alla luce consiste in tre sepolture riferibili al Neolitico antico ed al Neolitico medio.

Sepolture rinvenute nel 1973

Le due inumazioni scoperte nel 1973, sono datate alla fase culturale della Ceramica impressa e a quella dei Vasi a bocca quadrata (Fig.11 A).

 Tomba I: lo scheletro più antico era deposto in una fossa, collocata nei livelli 14 e 15, riferibili alla cultura della Ceramica Impressa. L’inumato, privo di corredo e cosparso di ocra rossa, giaceva sul dorso con la testa rivolta a destra, le gambe leggermente

(38)

38 flesse a sinistra ed adagiato sulla parete della fossa (Tinè S. 1976). Il livello corrispondente alla sepoltura è stato datato con il metodo del C14 a 6490±100 BP

 Tomba II: il secondo soggetto, più recente e deposto in posizione fortemente contratta e privo di corredo, fu rinvenuto in una tomba a cista litica scavata nello strato 12 e con apertura nello strato 11: livelli riferibili al Neolitico medio II-III (Tinè S. 1976). Per il livello 12 sono disponibili due datazioni assolute: 5700±90 BP e 5940±80 BP.

Sepoltura rinvenuta nel 1976

L’inumazione era situata a ridosso della parete Nord della grotta ed affondava entro lo strato 13 dopo aver inciso lo strato 12, corrispondente alla fase iniziale dei Vasi a bocca quadrata. La tomba (Fig.11 B), priva di strutture litiche, conteneva lo scheletro di un bambino di 8-9 anni in buono stato di conservazione, mancante di alcune parti: avambraccio e mano sinistra, elementi del piede destro ed alcuni denti. Le superfici ossee presentavo diffusi segni di ocra rossa. Lo scheletro deposto sul fianco sinistro era orientato in senso Est-ovest, col volto verso Nord e gli arti flessi. Il capo, disposto a Ovest, poggiava su una sorta di scalino formato dallo sporgere della parete rocciosa. La lunga attività di scavo nei livelli neolitici delle Arene Candide, ha portato alla scoperta di numerosi resti infantili, purtroppo non sempre oggetto di un’adeguata attenzione. L’uso dell’ocra e la deposizione sul fianco sinistro con arti flessi fanno parte di un rituale funebre diffuso nel Neolitico ligure; nei livelli dei Vasi a Bocca quadrata, la mancanza di delimitazioni litiche della fossa distingue le inumazioni infantili da quelle degli adulti o dei giovani.

(39)

39

II.2 Catalogo sepolture

II.2.1 Arene Candide

Di seguito è riportata la schedatura delle singole sepolture neolitiche rinvenute alle Arene Candide, partendo da quelle più recenti e meglio studiate per poi effettuare successivi confronti. Lo stesso lavoro è stato condotto anche per gli altri siti liguri presi in esame. La schedatura ha interessato eseguito le schede solo per le sepolture che hanno fornito un minimo di dati. Per la realizzazione della scheda mi sono basata sul lavoro eseguito da Alessandro Canci e Simona Minozzi presente nel volume “Archeologia dei resti umani” del 2005.

(40)

40 SCHEDA 1

Sito: Arene Candide Sepoltura: Tomba I – adulto

Recuperata da: Santo Tinè Data: 1973

Dati archeologici

Scheletro deposto in una fossa ovale priva di struttura litica, collocata nei livelli 14 e 15, (strati 26 e 27 dello scavo Bernabò Brea) riferibili alla cultura a ceramica impressa

Datazione: C14 6490 ± 100 BP (Neolitico antico)

Tipo di sepoltura: fossa semplice Orientamento:

sepoltura: Decubito singola X X

bisoma prona

multipla laterale SX DX

Note: adagiato sulla parete della fossa, testa rivolta verso destra e gambe leggermente flesse a sinistra

Sesso: Età alla morte:

M X infantile I (0-6) giovane (20-29) F infantile II (7-12) adulto (30-39) X

N.D maturo (40-49)

Tipo di deposizione: Stato di conservazione delle scheletro: primaria X pessimo cattivo

secondaria discreto X

Presenza di elementi di corredo e la loro posizione rispetto al corpo

Soggetto privo di corredo, presenza di abbondante ocra rossa sul fondo della fossa e sullo scheletro dorsale

prona laterale

Età alla morte Infantile I (0-6) Infantile II (7-12) adolescente (13-19) giovane (20-29) adulto (30-39) maturo (40-49) pessimo cattivo discreto buono

(41)

41 SCHEDA 2

Sito: Arene Candide Sepoltura: Tomba II - giovane

Recuperata da: Santo Tinè Data: 1973

Dati archeologici

Scheletro rinvenuto in una tomba a cista litica con copertura di tre lastre di pietre, scavata nello strato 12 e con apertura nello strato 11 (strati 25, 24 dello scavo Bernabò Brea)

Datazione: per il livello 12 sono disponibili due datazioni: 5700 ± 90 BP e 5940 ± 80 BP (Neolitico medio II-III)

Tipo di sepoltura: tomba a cista litica Orientamento:

sepoltura: Decubito: singola X

bisoma X

multipla SX DX

Note: Scheletro con gambe fortemente contratte

Sesso: Età alla morte:

M infantile I (0-6) giovane (20-29)

F infantile II (7-12) adulto (30-39) N.D X X

Tipo di deposizione: Stato di conservazione delle scheletro: primaria X pessimo cattivo

secondaria discreto X

Presenza di elementi di corredo e la loro posizione rispetto al corpo dorsale

prona laterale

Età alla morte Infantile I (0-6) adolescente (13-19) giovane (20-29) adulto (30-39) maturo (40-49) pessimo cattivo discreto buono

(42)

42 SCHEDA 3

Sito: Arene Candide Sepoltura: Tomba III - bambino

Recuperata da: Santo Tinè Data: 1976

Dati archeologici

Scheletro situato a ridosso della parete nord della grotta nel settore RS/6, affondava entro lo strato 13, (strati 23,24 dello scavo Bernabò Brea) dopo aver inciso lo strato 12 corrispondente alla fase inziale dei vasi a bocca quadrata. Tomba priva di strutture litiche.

Datazione: Neolitico medio (fase culturale dei vasi a bocca quadrata)

Tipo di sepoltura: fossa semplice Orientamento: est-ovest

sepoltura: Decubito singola X

bisoma prona

multipla laterale SX DX

Note: volto orientato verso nord ed arti flessi, il capo poggiava su una sorta di scalino formato dalla sporgere della parete rocciosa

Sesso: Età alla morte:

M X infantile I (0-6) giovane (20-29) F infantile II (7-12) X adulto (30-39) N.D

Tipo di deposizione: Stato di conservazione delle scheletro: primaria X pessimo cattivo

secondaria discreto X

Presenza di elementi di corredo e la loro posizione rispetto al corpo Nessuna presenza di corredo ma diffuse tracce di ocra rossa

dorsale prona laterale

Età alla morte Infantile I (0-6) adolescente (13-19) giovane (20-29) adulto (30-39) maturo (40-49) pessimo cattivo discreto buono

(43)

43

Fig.11 A - Sepolture (cerchiate in rosso) rinvenute nel 1973da Santo Tinè Fonte: Archeologia in Liguria, 1976

Fig.11 B - sepoltura rinvenuta nel 1976

(44)

44 SCHEDA 4

Sito: Arene Candide Sepoltura: lattante

Recuperata da: Bernabò Brea-Cardini Data: 1940

Dati archeologici

Strato 22, scheletro di lattante, sepolto nella terra senza protezione

Datazione: neolitico medio (II fase dei vasi a bocca quadrata)

Tipo di sepoltura: nuda terra Orientamento:

sepoltura: Decubito singola X

bisoma prona

multipla laterale SX DX

Note:

Sesso: Età alla morte:

M infantile I (0-6) X

F infantile II (7-12) adulto (30-39) N.D X

Tipo di deposizione: Stato di conservazione delle scheletro: primaria X pessimo cattivo

secondaria discreto

esenza di elementi di corredo e la loro posizione rispetto al corpo dorsale prona laterale

Età alla morte Infantile I (0-6) adolescente (13-19) giovane (20-29) adulto (30-39) maturo (40-49) pessimo cattivo discreto buono

(45)

45 SCHEDA 5

Sito: Arene Candide Sepoltura: Tomba I - giovane

Recuperata da: Bernabò Brea-Cardini Data: 1940

Dati archeologici

Strato 27, scheletro rinvenuto in cassa di lastroni di pietra.

Datazione: Neolitico medio?

Tipo di sepoltura: tomba a lastre Orientamento: nord-est

sepoltura: Decubito singola X

bisoma prona

multipla SX DX

Note: cranio rivolto a nord-nord-est, mano destra presso il mento, mano sinistra sotto la regione fronto-parietale

Sesso: Età alla morte:

M infantile I (0-6) giovane (20-29) X

F X infantile II (7-12) adulto (30-39) N.D

Tipo di deposizione: Stato di conservazione delle scheletro: primaria X pessimo cattivo

secondaria discreto

Presenza di elementi di corredo e la loro posizione rispetto al corpo Frammenti di vasetto semiovoidale; probabili resti di strumenti vicino al cranio

dorsale prona laterale

Età alla morte Infantile I (0-6) adolescente (13-19) giovane (20-29) adulto (30-39) maturo (40-49) pessimo cattivo discreto buono

(46)

46 SCHEDA 6

Sito: Arene Candide Sepoltura: Tomba II

Recuperata da: Bernabò Brea-Cardini Data: 1940

Dati archeologici

Strato 27, scheletro in cassa di lastroni di pietra

Datazione: neolitico medio?

Tipo di sepoltura: tomba a lastre Orientamento: Nord

sepoltura: Decubito singola X

bisoma prona

multipla laterale SX DX

Note: cranio rivolto a nord Sesso: Età alla morte:

M infantile I (0-6) giovane (20-29)

F infantile II (7-12) adulto (30-39) N.D X

Tipo di deposizione: Stato di conservazione delle scheletro: primaria X pessimo X cattivo

secondaria discreto

Presenza di elementi di corredo e la loro posizione rispetto al corpo Punteruolo ricavato da una costola di maiale, gusci di patelle, conchiglie trochus

dorsale prona laterale

Età alla morte Infantile I (0-6) adolescente (13-19) giovane (20-29) adulto (30-39) maturo (40-49) pessimo cattivo discreto buono

(47)

47 SCHEDA 7

Sito: Arene Candide Sepoltura: Tomba III

Recuperata da: Bernabò Brea-Cardini Data: 1940

Dati archeologici

Strato 27, incavata negli strati 25, 26, tomba a lastre

Datazione: neolitico medio?

Tipo di sepoltura: tomba a lastre Orientamento: Nord

sepoltura: Decubito singola X

bisoma prona

multipla laterale SX DX

Note: cranio rivolto a nord Sesso: Età alla morte:

M X infantile I (0-6) giovane (20-29) F infantile II (7-12) adulto (30-39) N.D X

Tipo di deposizione: Stato di conservazione delle scheletro: primaria X cattivo

secondaria

Presenza di elementi di corredo e la loro posizione rispetto al corpo Punteruolo d’osso trovato presso il petto, gusci di patelle e conchiglie Trochus

dorsale prona laterale

Età alla morte Infantile I (0-6) adolescente (13-19) giovane (20-29) adulto (30-39) maturo (40-49) pessimo cattivo discreto buono

Figura

Tabella 1 – Siti del Neolitico ligure
Tabella 5 - Neolitico antico Italia settentrionale
Tabella 6 - Neolitico medio Italia settentrionale
Tabella 10 – Neolitico recente Italia centrale
+3

Riferimenti

Documenti correlati

Granados Zambrano, Paulina 2011, Understanding Individuals’ Beliefs European University Institute... Appendix 2.7: dprobit 1999 poldis==occasionally poldis==frequently

L'età dei metalli è il periodo storico in cui gli uomini iniziarono la lavorazione dei metalli per costruire i primi utensili, abbandonando progressivamente l'utilizzo della

Fiore I., Fugazzola Delpino M.A., Tagliacozzo A., 2004, L’utilizzo dei canini di suino nel villaggio neolitico del La Marmotta (Anguillara Sabazia- Roma), in Atti della

anelloni in pietra 3.2 Lo studio tecnologico 3.2.1 materia dura animale 3.2.2 anelloni in pietra 3.3 Convenzioni. 3.4

dall’eredità del mondo greco-romano alla diffusione del cristianesimo, allo sviluppo delle città e degli stati, dall’espansione coloniale alle rivoluzioni e ai nazionalismi,

assemblea – se non si considera il breve intervento di Atena, che si sottomette al volere del padre. La dea percorre boschi, fiumi e mare chiamando ciascuno a raccolta, e nessuno

Quali scoperte resero la vita dell’uomo sedentaria e non più nomade2. Quali erano i vantaggi di costruire utensili

Incisione rupestre della Val Camonica , mostra una veduta aerea di un contadino e del suo terreno, in cui l'aratro viene tirato da due buoi dalle lunghe corna.. L'opera è