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(1)

Anna Pia Ruoppo

Vita

e

metodo nelle prime lezioni

friburghesi

di

Martin Heidegger

(1919"1923)

Presentazione di Giuseppe Antonio Di Marco

t

Le Càriti

(2)

Questo volume è stato realizzato con un contributo del MIUR e dell'Università degli Studi di Napoli FedericoIl.

Coordinamento editoriale: Mascia Cardelli. Prima edizione: gennaio ~008.

©Le Càriti Editore. Tutti i diritti riservati. Èvietata la riproduzione. Impaginazione e grafica: Augereau & Co., Firenze.

Stampa presso Digital Team, Fano, con la consulenza di Phasar, Firenze. ISBN: 978-88-87657-42-5. Èvietata la riproduzione.

Le Càriti Editore,C.P. 1394, 1-50IDOFirenze www.lecariti.com;lecariti@iname.com

(3)

PRESENTAZIONE

di

Giuseppe Antonio

Di

Marco

I.Martin Heidegger cominciò a strutturare un proprio metodo filosofico negli anni di radicale trasformazione sociale e politica che seguirono la Prima guerra mondiale, vale a dire in quei primi anni Venti in cui avvenne-ro i passaggi storici decisivi che avrebbeavvenne-ro caratterizzato il secolo

xx,

pressappoco fino agli anni Cinquanta-Sessanta. Qpeste prime autonome elaborazioni filosofiche furono esposte nelle lezioni tenute all'Università di Friburgo tra il 1919 e il 1923. Il loro presupposto

è

senza dubbio un intenso la-voro di confronto con la filosofia antica, al cui centro è posto Aristotele, con la scolastica e la mistica medievali, e, per quanto riguarda gli interlocutori contemporanei, con il neokantismo e la fenomenologia di Husserl. Questo lavoro di formazione caratterizzò gli anni degli studi universitari, iniziati nel semestre invernale 1909-1910 alla Facoltà di teologia dell'Università di Friburgo, e gli anni della guerra, durante i quali Heidegger poté combinare servizio militare e lezioni universitarie come libero docente.

Il problema filosofico che Heidegger viene enucleando nelle lezioni del dopoguerra è quello di giungere a una comprensione della vita cogliendone i caratteri costitutivi e originari. Tale scopo non potevano raggiungere né le scienze d'esperienza (assumendo qui "esperienza" nel senso delle scienze naturali moderne, il cui criterio di validità investe sia le scienze generaliz-zanti che quelle individualizgeneraliz-zanti, dunque anche le scienze storiche), né un modo di filosofare "teoretico", nel senso in cui esso ha caratterizzato in Oc-cidente il pensiero medievale e moderno, e - in un senso almeno potenzial-mente ambivalente, la cui definizione impegna continuapotenzial-mente Heidegger - quello greco. Non si tratta di eliminare le scienze moderne, ma di coglierne la collocazione "regionale" entro l'orizzonte della rnotilità della vita. Ma prima di tutto e soprattutto,

nella prospettiva specifica

di

questo primo

Heidegger

(diversi saranno gli sviluppi successivi su questo tema) l'orienta-mento a una comprensione non teoretica della vita non significa rinuncia alla filosofia, bensì il contrario. Heidegger, infatti, intende, in questa prima elaborazione del suo pensiero, sperimentare la possibilità di una filosofia,

"l

ottare per un metodo filosofico" che permetta di cogliere quei caratteri originari della vita, che gli dia insomma la possibilità di declinare in modo

(4)

Il

originale il programma renomenologico dell'"L d

11

Dunque, da un lato c'è il rifiuto di una fl an, a~e a e cos~ stesse", criticistico, dove proprio la t' ,,1 osofia mtesa VUOlnel senso

pre-eona costituisce la ' d'

costitutivo, originario essenzi l 'l via 1 accesso a ciò che è

, , ,la e, VUOlne senso p t- '" ,

teona e un sistema di pura l'd" d' os cnticistico, dove la va 1ita o 1pure fu ' , f

la vita come tale inaccessibile f'l f' nzioru, a ronte del quale sta 1oso icamente nel s d' , l

e costituzione ultimi Dall'

lt

l uo tverure, ne suo senso

. a ro ato, appunto c" 'l

ifi

d'

della vita come inaccessibile

11

"

e 1 n iuto 1una concezione

, a a comprenS1One della s "

nana attraverso categorie fil f' h S' , ua costituzione

erigi-doso lC e. 1tratta m d'

f

l

urre una lotta "per la deterrni , d Il vece 1 are un avoro o

con-l" , mmaztone e a filosofia" d l

itadi un accesso alla vita neli " ' unque per a

possibi-"d " a suacostttuzione origi " , .

orruruo del teoretico". m nana m OppOS1Z1Oneal

d ' a segnatamente entro

eterminare un metodo dell

fil

f

h "questo percorso bisogna a 1oso la c e non si id

t'E'

h'

con quel modo teoretico d' f' en 1 lC 1necessariamente

, ornmante mo a che l b l '

aperto una strada a diverse p ibili , a enomeno ogla non ha

, OSSl1ita non rneno ri d'

vita. Insomma è la vita st h h' l o ngorose, 1 accesso alla

, essa c e a a ibili , d'

filosofia deve rendere espli , pOSSl iuta 1 comprendersi e la

retta questa possib'l" l b

circolare dalla vita effettiva alleca egone et ' d Il 1a e itat'Ile a orando il percorso' ' sto contesto, volto alla deterrni , d Il fìlosoì egone a a vita. E in que

-, nazrone e a i os

E'

d 1

Sl vuole, volto ancora a tale co " o la e e suo metodo (o, se mplto V1StOche p" t d' H 'd

parlato di "fine della filosofia" 'd "f' tu ar 1 ei egger avrebbe

d ,1 enti icata con la f' ,

elineazione di un "compit del oensiero" meta rsica senz'altro, e di

'l nf o e penSlero ) che assu l' ,

1 co ronto con Aristotele T " me centra ita strategica

1 ' . uttavia per quant l' bi , d

ezioni friburghesi sia il radi

d,

icarnento d'Ile a ilosofif' , o o

11

iettivo

'

l'elle prime ne 1categorie filosofiche in d d' a ne a vita e

elaborazio-" , gra o 1comprendere l' Il '

neta, sara Heidegger stess ' d' a vita ne a sua

origina-o a ncorigina-or are m un se' ,

1951, che il collegamento decisivo d' 'l ml~ano tenuto a Zurigo nel

, d e essenzra e a C10eh li d

Z10ne el pensiero europeo era'm eso come 1ost fil

E

'

f e ne a gran e tradi-fb d con la scuola della filosofia de'

1

'fr o la, u o erto al confronto

, 1va on, a onte del fatt h l

'

1

nmentale aspirava a essere la fl1oso la scient ica per eccellenza.f' ientifi o c e a pS1COogia

spe-II.Il libro di Anna Pia Ruoppo,ch'e qUl presento al lett, 'h

if

mente per oggetto queste lezi, , 10m 1 n urgo tra tl 19'd' F ib ' 'lon, 'a spec

ica-umtanamente intorno ali 'd li 19 e 1 1923, interpretate

fil a quest10ne e a d t ' ,

ilosofia, Posto che la filos

E

'

d

f

,e errrunazione dell'idea di

, o la eve are seriamente i ,

1

S10nedella vita partendo d Il' ,e 1contr con a

compren-bl a a vita stessa Sl de ff

ema da cui deriva la scansio d' 'l'b ~e a rontare un doppio

pro-D

1

'l ne 1questo 1 ro m due parti

a un ato 1 problema del ass 'd

11

fl ' .

nucleazione di un metodo h p agg1Od,a a 1osofia alla vita, ossia dell'e-c e permetta 1comprendere la dimensione pre-'

ic. nn ln

lel

:ia tTU vit afj de pa sa

l'e

m pl se nl pl tr v CI s'

f

s

teoretica della vita effettiva. A tale scopo, se la filosofia non vuole ricadere nella dimensione del"teoretico", deve portare a espressione "l'intero".

Dall'altro lato il problema del passaggio dalla vita fattuale alla filosofia, e qui diventa centrale l'indagine sulla natura di quest'esperienza di vita fattuale, il che significa l'interpretazione della struttura stessa dell"'intero": ed ecco che in questo "intero" si configura centrale l'esperienza storica, intesa come carattere della stessa irrequietezza e immediatezza della vita. In ultima analisi,ciò che Heidegger cerca potrei aggiungere: cerca fin da ora -è la possibilità di un pensiero e di un linguaggio non oggettivanti in cui l'in-tero della vita fattuale possa esprimersi. Ed è su questo tema che Anna Pia Ruoppo sofferma l'attenzione nei due capitoli conclusivi del suo libro, nei quali vengono alla luce elementi importanti per la ricostruzione del percorso teorico di accesso alla vita storica attraverso la fenomenologia della vita reli-giosa e, come punto di caduta di tutto il suo progetto interpretativo, attraver-so le interpretazioni fenomenologiche di Aristotele.

L'interpretazione del grande filosofo greco e l'assunzione del suo pensie-ro come "modello" derivano dalla ppensie-roblematica contemporanea del concetto di vita, al centro del lavoro heideggeriano di questo periodo. Aristotele costi-tuisce un modello in cui il problema e il metodo filosofici vengono a espres-sione partendo dalle cose stesse. Specificamente, la vita umana è compresa qui nell'orizzonte di quella che per Aristotele è la poiesis e che Heidegger in-tende come "pro-duzione", ossia disponibilità all'uso. T ale comprensione

della vita è la base della filosofia intesa come theorein. Tuttavia nell'interpre-tazione heideggeriana la nozione aristotelica di "pro-duzione" mostra un du-plice volto, giacché se da una parte conserva un legame alla vita effettiva, dall' altra estende a tutto l'essere quella che è piuttosto una determinata

re-gione d'essere, improntando così il tipo di ontologia che qui Aristotele elabora. Da questa ultima possibilità prende avvio la tendenza degenerativa del pensare oggettivante, che nella filosofia occidentale avrebbe costituito la via d'accesso alla "natura" delle cose.In coerenza con questa doppia possibi-lità, nell'Etica Nicomachea le forme più appropriate del sapere sono la sophia e la phronesis, che mediano l'assolutezza intuitiva del puro nous, vale a dire comprendono i principi non come per se stanti ma in un orizzonte di con-nessioni. La sophia è il puro comprendere che "prende in custodia" l'ente che necessariamente è, mentre la phronesis prende in custodia un ente che può essere diverso dal suo "essere sempre necessariamente ciò che è" in base al suo provenire. Nella prospettiva della determinazione del compito e del metodo di una filosofia che provenga dalla vita effettiva e la comprenda come "intero" neUa sua motilità e inquietudine, Heidegger è interessato al

(5)

I

l

modello di sapere della,

phrones

'

IS, glacc e quest' lti

,

h' '

tipo meramente contemplante l ' , u ima e un sapere non di

, , a situazrone ma' d' ,

situazione. Certamente essa d' 'l " in rverure

entro

la

, me la tra 1 particolare l" l

non e una semplice mediazi l e uruversa e, e tuttavia

, l ' tone ne senso hegeliano h

nso utrvo, ossia porta alla decisi S d l ,ma a un carattere

l ione. econ o a lettu d' A P'

a

phronesis,

pur conservand ra 1 nna la Ruoppo,

o un carattere for l ' d

comprensione della vita un elem t d' L ~a e, «rntro uce nella

d, d'

eno 1trasrorrnazion [ ] '

1 isvelamento che riguarda l' LL '" 11 ' e..., e una modalità

d

ertettivìta, ne a rrrtstrra ' ,

compren ere, essa compie Cl

h

'o' hc e e»' (,

.c:

m CUl,attraverso il

In), a

p

213)

C

"l

"L

P ronesis

come modello di

fil

fi

:'

.

OSl1 formale" della

una 1oso la onentat 11 ' f'C

passa dalla mediazione alla d "d a a a vita e rettiva e che

b

eC1SiOne, a un lato non ' - '

ormale _ applicazione contenutistica del e a~punto m quanto

non

è

vuoto formalismo logico 'd f' ,gene~ale al particolare, dall'altro

, ma Sl e irusce nspett l '

concretizzazione il cui senso autenti o a complmento e alla

l"intero. ' o autentico sta nel mettere sempre m gioco'

.Cc U! .n le]

'

.

la ru ,il lfj :le

pa

sa

l'

E

m pl se ru

P

'

tI v

III,Ho potuto seguire A P' R '

, nna la uoppo m qu t '

ncerca, svolta tra Napoli e l G'" a ermama, con grande 'es a sua pnma fase di, ,

entusiasmo nel tristissimo cont t d 11 ,lmpegno, generoslta ed

l ' es o e a precarizzazi d 11

e e mtellettuale,portata dall' d'o ierna g o a izzazil b l' ,iOne ' le avoro, rnanua' ,

-parassitari apparati di domi' l' , l one caplta istica e dai suoi

, ruo po itico e cu turale N 11

na Pia mi ringrazia con paro el dettate da gra d ' e a sua premessa An-' , ,

tezza delle quali spero di esse n.' n e arrucizra e affetto, all'al

-l re. '-<!l1non posso che l" 'd

co a testimonianza dello stil d'l irrntarrm a are una

pie-11' 1e 1 avoro comune svolt ' "

ne autonomia delle scelte d' , " , o m questi anru con lei,

, , 1 pnnclpiO e lnterp t' d' ,

insieme a molti di quelli ch 11 re atrve 1 ciascune e

e ne a premess 11" '

di viaggio". Abbiamo l ' a e, a nngraZia come "compagni

d avorato Clascuno con 11" ' "

010 come una connessione d' blemi propno autore,

assumen-d d, , 1 pro erru, come propost

meto o 1ncerca e per verificare ed'la etuzzarel ' o a per maturare unlrn

prese di posizione filosofiche n. ' h' d ' eventua ente costruirsi

d, . '-<!lesto nc le e un diff 'l d'

re 1comprensione delle cat " 1 lCle stu

10prelimina-l" d ' egone interne proprie d' ,

m agme filologica dello s 'l d 11 1ogm autore, attraverso

, Vl uppo e e sue op T l' '

pre dinamiche ma anche' d d' d ere. al categone sono

sem-, m gra o 1 arci il "filo d " d 11'

stesso.Con questo rigore riten h A P' con uttore e autore

l, go c e nna la Ruopp bbi l

rea izzazione di questo libro. o a la avorato per la

Nel quadro di questo lavoro comune vorrei a

qualche mia personale riflessione a ' d'" d' ,questo punto aggiungere

, 'l mo 1m icazrone de' bl "

a CUll nostro dialogo-confront " 'l 1pro erm mtorno

, o si e SVluppato.

Il mio autore di riferimento

è

Karl Marx.

È

'

muti e sottolineare quanto'l '

s

f

s

12

Nlarx, Nietzsche e Heidegger, proprio nelle loro abissali differenze e opposti

principi affermat~ e svilup~ati da ciascuno, abbiano insieme costit~ito u,n

unitario plesso

di

problerru che hanno profondamente segnato la

filosofia

del secoloscorso e che, anche al di sotto dei linguaggi più di tendenza oggi,

continuano in un modo o in un altro a operare.

Nell'Ideologia

tedesca

Engels e Marx affermano che il sapere reale

è

«la

rappresentazione dell'attività pratica, del processo pratico di sviluppo degli

uomini»

(tr.

it.

F.

Codino, Roma 1992, p. 23), quindi

è

la «scienza reale e

po-sitiva»

(ibidem)

rispetto a cui la filosofia perde autonomia e può essere

sosti-tuita tutt'al più da una sintesi di quei risultati più generali che si possono

astrarre dalla rappresentazione scientifica dello sviluppo storico reale. Tali

astrazioni sono utili per ordinare il materiale storico, indicare la successione dei suoi singoli strati, ma non danno uno schema o una ricetta in cui rita-gliare e sistemare le epoche storiche. Come si vede, in Engels e Marx il

ruo-lo del sapere, radicato esclusivamente nell' attività pratica degli uomini, è

molto diverso dal ruolo, sebbene anche esso non contemplativo, che Hei-degger attribuisce al sapere nelle prime lezioni friburghesi, orientandolo alla

phronesis

e includendovi in questo modo, come ritiene Anna Pia Ruoppo, un momento pratico in un senso molto specifico. In Engels e Marx si tratta proprio di quel sapere reale e positivo che Heidegger vedrebbe come vante al massimo grado; e benché la critica di Heidegger al pensiero oggetti-vante non escluda l'oggettivazione propria del discorso positivo delle scien-ze, nel marxismo invece proprio l'oggettivazione viene estesa a tutta la vita storica, Ma appunto ben diverso è il concetto marx-engelsiano di vita storica come processo pratico di sviluppo degli uomini da quello heideggeriano di vita effettiva. Le osservazioni di Anna Pia Ruoppo sulla prima elaborazione che Heidegger fa di un metodo della filosofia attraverso un'interpretazione fenomenologica della religione proto-cristiana e di Aristotele - interpreta-zione su cui egli proietta i problemi suoi e della sua epoca -, sono perciò utili, dal mio punto di vista, per continuare a verificare questa differenza col rnar-xismo, differenza e conflitto che hanno animato tanta parte del pensiero

contemporaneo,

Nel Poscritto

alla seconda edizione

del Primo libro del

Capitale

Marx precisa

in che cosa consiste la "diretta" opposizione del suo metodo dialettico con quello hegeliano. Il famoso "nocciolo razionale" entro il "guscio mistico", che si può scoprire rovesciando la dialettica di Hegel, consiste nel fatto che

essa, nel comprendere positivamente lo stato di cose presenti, allo stesso

tempo comprende la necessità del tramonto di questo stato di cose,perché

una siffatta dialettica «concepisce ogni forma divenuta nel fluire del

(6)

mento, quindi anche dal suo lato transeunte erché [ 'o

luzionaria per essenza (tr °t D C o .' p e 000]essa e critica e rivo

h ' o1o o antlmon, Roma 198 ) Il b

c e e uomo pratico ha orrore dol o 9,

P:

45 o orghese

o 'per questa la etttca i lo b '

pisce le vicende alterne d l o l od o o n quanto eg1 en perce

-e CICo p-eno lCO md t o l 01

queste alterne vicende nella o o l us ria e e 1 culminare di

«cnSl genera e»

(ibidem) (

"

).

oo

Marx vedeva nei suoi stadi lo o o o '<!lesta crrsi generale

1pre rrrunari e preved l' o

manifestarsi»

(ibidem)

O b lo o o eva « uruversalità del suo

. rene, g1anni Diec] e V od l

correntemente percepiti e indi o enti e secolo

xx

sono

o tcati come epoca do o o l l

tuisca indubbiamente ilcontesr h d Il l ~cr~sl,oa qua e perciò

costi-s

o anc e e e ezioru fr b h odo

ger, e, come io credo con M l od o 1urg esi 1Heideg

-l arx, e1ee sono

il

mod o o lo

oro cervello trasferiscono e trad il 00m CUlg1uomini nel

sviluppo, la natura di quella eri ou~on~ Pdr~cessostorico materiale del loro

Inf o Sl e pnrna 1tutto" o l " o o

attr

essa è caratterizzata d l o

11

matena e , OSSla

sociale,

do a passaggro a a forma do d o

gran e mdustria fordista quindi d Il lo 1pro uzione della

,la a centra ità

poliri

d Il

to, dal capitalismo giunto alla f d Il,0 o lo 1rea e avoro estrania

-l o ase e irnperia rsmo d

11

d

UZlOnecomunista dal fas o d l o ' a a guerra, alla

rivo-, crsmo e a nazismo

Q

che si gioca nella vita reale ossia nell' tti o, o uesto passaggio storico,

, a rvita storico-p t" d lo o o

rappresentato in modo rovesciato l d oo ra rea eg1uomirn, è

sofia, nella relic:rioneoDunque o, neh lnltlto,~ello Stato, nell'arte, nella filo

-o o: ,CIOc e ne a vita r l o

sociale complessiva nella rapp o o ea esipresenta come crisi

LOl ,resentazlOne e imm o o

nosofo Heidegger si prese t o o oo agrnaZlOne rovesciate del

o " n a come lmposSlblhtà do fi"l LO"

ttca ,e come necessità di un mod Il fil fo o 1una 1osona teore

-l o

f

e o oso lCOm conn o o l

a vita e fettiva intesa come tili 'h essione CltCOare con

mo 1lta e c e porto o

conseguenza il modell do ' 1a espreSSlOne l'interoo Di

o ' o 1sapere non teoretico o l 'o

movimenm, si sviluppa in direz] d

11

d oo ma onentato a l mtero e al

G

ione e a ecisione e d Il do

yorgy Lukacs ne

La distruzione della ra

o onon e a me iazione.

la categoria di esistenza va ass d o

gtone

ha VIStOnella centralità che

periodo, la radicalizzazione delumen o:l~ gen~rale nella filosofia di questo

o soggettlvlsmo 1 do od lo o

isolato, depresso e disperato d o

11

oo no rvi ua isnco del borghese

o avanti a a crisr Held (L k'

nsce al periodo di

Essere

e T. ) b o egger u acs qui si

rife-d d'o

empo

sem ra che affronti il t d

11'

o

« an o llmpressione che si t tti do , erna e eSlstenza

ra 1 1un oggem o , odo d

scienza umana sebbene per D o lo rvita m ipen ente dalla

co-,

asem

eg 1 o

d

l

esistenza, anzi in definitiva solt 01 non mten a a tro che l'umana

o anto 1 suo rnanif t o

11

o

it,

E.

Arnaud, Torino 1959,po 500)0 Qtindi la es arsi ne a C~s~l:nza» (tr,

quella che nel linguaggio

di

H Od 'l' pretesa oggettlvlta, ovvero

ei egger e a po ibilità do

gettivante ma parimenti o o SSl1tta 1un pensiero non

og-ngoroso, marufesta i' h o

Scheler, il carattere in ultim loo .' oP~ c e m Husserl o in

d ,a ana ìsi, soggettlvlstlc d Il E;

unque essa copre soltanto l'indi Od lo do o e a enomenologia,

L lVl ua ismo isperan, d Il o o

attoo« a crisi tedesca del d l' o o e acnsi sociale in

opoguerra e acurrsr delle lotte di cla h

sse c e ne

consegue, con l'esistenza e il crescente rafforzamento dell'Unione Sovietica

nello sfondo, con la diffusione del marxismo ulteriormente sviluppato da

Lenin e da Stalin fra la classe operaia e anche nel ceto intellettuale, costrin-gono tutti ~li uom~nio~ pren~ereou~ decisione perso~ale più di quanto ~on

avvenisse m templ plU calmi» (ivi,

P:

510)0Ora, Heidegger non polemizza

direttamente contro il marxisrno-leninismo né contro le conseguenze

po-litiche che da esso derivano, ma si pone su un terreno "ontologico", ossia "non politico" e da questo punto di vista scredita l'esistenza pubblica come inautentica, trovando così risonanza in un ceto intellettuale spaventato dalla crisi e ripiegato sull'individualità soggettiva. In questo abbandonare la

di-mensione politica e sociale nella sua totalità, Heidegger assomiglia allo

Schopenhauer a suo tempo critico del progresso e delle riforme

democrati-che, «Tuttavia la posizione di Heidegger è implicitamente molto più reazio-naria di quanto non fosse il quietismo di Schopenhauer» (ivi,

P

:

5II), il quale

peraltro trovava una via per redimersi nella contemplazione artistica e

religiosa, mentre in Heidegger l'analisi della precarietà riguarda tutto il

cam-po dell'esistenza oMa come dal quietismo di Schopenhauer Nietzsche poté

sviluppare, a fronte della rivoluzione in atto, un attivismo

controri-voluzionario, così dai presupposti di Heidegger, solo implicitamente reazio-nari perché si presentano come ontologici e non politici, l'epoca di Hitler e di Rosenberg poté trarre tutte le conseguenze politiche o Nella concezione che Heidegger ha della socialità non sono più in gioco i problemi del rappor-to tra soggettività e oggettività, della separazione che nella società borghese avviene tra i due momenti, e del superamento rivoluzionario della scissione,

ma è in gioco il contrasto tra autentico e inautentico, il cui piano coincide con l'attività sociale

tout

court. Così, se apparentemente il superamento della realtà oggettiva sociale tende a una descrizione "oggettiva" più profonda, in effetti dietro tali analisi c'è una radicalizzazione del piano della soggettività

(stato d'animo, angoscia ecc.). Nonostante perciò la pretesa di porsi al di

sopra dell'antitesi tra razionalismo e irrazionalismo, «l'ontologia di Heideg-ger è costretta a diventare tanto più irrazionalistica quanto più manifesta la sua propria e vera essenza» (po 513),quindi si colloca entro la linea che,

par-tendo da Schopenhauer e Nietzsche, caratterizza l'imperialismo e ha lo

sbocco nel pensiero anticomunista e in particolare nel nazismo,

Sono d'accordo con Lukàcs nel collocare il pensiero di Heidegger nel contesto delle ideologie della crisi, intesa come crisi sociale capitalistico-im-perialistica e come risposta alle lotte rivoluzionarie e proletarieoMa il ter-mine "irrazionalismo" e il nesso irrazionalismo-nazisrno mi sembrano trop-po stretti e fortemente condizionati dall'anti-imperialisrno della Terza

(7)

In-ternazionale, mentre invece io collocherei questa ideologia, proprio per

1

sua pretesa di essere un sapere rigoroso oltre il semplice soggettivismo, inu orizzonte più ampio. Di tale orizzonte di riferimento il fascismo e il nazi

smo costituiscono certo un aspetto importante, ma in esso vanno messi i

conto anche l'intervento dall'alto dello Stato nel ciclo economico che si h nel New Deal americano, e la contraddizione profonda che si apre nell'Unio ne sovietica, soprattutto dopo la Nep, tra il progetto comunista di estinzion dello Stato e la dittatura burocratica che ne segue. Si tratta di una radical trasformazione nella composizione delle classi sociali e delle soggettività p o-litiche a cui esse danno luogo (in queste soggettività includo i sindacati, i movimenti, i Partiti e lo Stato stesso), e questa trasformazione è trasversale a tutte e tre le forme politiche allora dominanti. Denominatore comune è la fine dell'epoca liberal-borghese nel senso sviluppatosi nell'età moderna fino all'imperialismo del passaggio tra XIX e XX secolo, tema che ErnstJiinger ha ben messo in luce nell'Operaio, libro che sarà un'importante fonte per Hei -degger, dopo Essere e Tempo. Da questa crisi del liberalismo del secolo XIX,la stessa liberaldemocrazia vincitrice della Seconda guerra mondiale nel blocco

occidentale, uscirà radicalmente trasformata. A mio avviso, è questo oriz

-zonte complessivo che Heidegger coglie, ovviamente nella mistificazione

dell'ideologia, teorizzando il passaggio dalla mediazione, tema al centro

della riflessione del grande teorico della società moderna, Hegel, alla deci -sione, forma generale con cui si risponde alla crisi generale che lo scontro col proletariato "tra massa e classe" nella grande industria fordista ha messo in moto.

Se proprio si vuol parlare di "irrazionalismo", userei anche questo termi

-ne in un senso più ampio. Nella dialettica razionale marxiana - ovvero -nel

metodo marxiano che inverte e scopre il nucleo razionale della dialettica

-viene compresa ed espressa, come abbiamo visto, la simultaneità tra positi-vità e necessario tramonto dello stato di cose esistenti, quindi viene espresso, specificamente, il movimento storico contraddittorio della società capitali-stica, caratterizzato dalle alterne vicende del ciclo industriale, e il suo culmi -nare nella crisi generale, non nella mediazione hegeliana, la quale invece è la trasfigurazione dello stato di cose esistenti. Nel metodo filosofico che in questi anni friburghesi Heidegger elabora e successivamente sviluppa, me-todo ove è previsto il passaggio dalla mediazione alla decisione, si esprime in modo deformato esattamente questa crisi, la cui natura è sociale e riguarda segnatamente lo scontro tra capitale e lavoro. Perciò, le categorie della

mo-tilità estoricità come caratteri della vita effettiva, con cui la filosofia si mette in relazione, colgono sì la portata della trasformazione in atto e la sua si

-16

.

1

d

di

Heidegger -, e tuttavia sono lo

. , . _ è qUl a gran ezza l .

gnificativlta stonca d Il

di

questa vita reale, come processo pratico

d

t

to e a natura ddizi .

specchio e orma . .. rattutto nell'accelerarsi delle contra iztoru

·1

degh uorrurn sop . .

luzi

.

dello SVluppo .

1

" .

nell'e oca della crisi imperialistica erivo UZlOnana

della società caplta lstlca

1

yp . La figura dell'intero, se da un lato

d .delseco o enteslmo. l

di primi ecenm . . . deforma al tempo stesso a

e enerale

di

questa crtsi, ne l

vverte il carattere g d. . .della società capitalistica ne suo

a . ,

1

dire quella l essere crist f·l

P

eculianta, va e a d

11

d

ì

ndustr

ì

e-

E di conseguenza la l

oso-lrni t'epoca e a gran e

11

d .

punto cu .mante, odello della hronesis, passa dalla mediazione a a.

eci-fia che, onentata al n: .. P·l· ificato rivoluzionario della dialet

-de lmphcltamente l slgn

di

sione, se compren l d ·mpossibile appunto la figura della me

la-. la qua e ren e l c .

di

tica rnarXlana, l. l .

di

mpimento e di trasrormazlOne l

. d ce queg l e ementi l co .

luzi

.

zione, e se lntro u il carattere critico e rivo UZlOnano

, . assume essa stessa .. l

ciò che e, tuttavla non. l im ento del divernre, ma ftmsce co

.

t

a diVenuta ne mov f

del mettere ogm o~. h l l .dominanti dell'epoca vanno a are

.. l b litazione c e e c asst . . E .,

leglttlmare a mo l d l ero nemico rivoluzlOnano. C10

l .

1

rappresentato a v . .

rispetto a penco o l. ma tutte le posizioni dommantl

d l l sbocco ne nazlsmo,

11

.

riguar a non so o o . d ll'altro a rispondere a a

rm-i"

.

mun mo o o ne .

dell'epoca, le qua l Sl trovano

l

.

.

forme nuove ossia con la mobi

-. di

.

l ione pro etana m ' . d

1

naCCla l una rrvo UZl l. ti mediatori ed equilibraton e

1

.,

con g l strumen l

litazione tota e e non plU.l .

li

d lla Seconda internazionale. ~esta

. lib l· con l socta smo e l

vecchlO l era ismo o (insi

J..

er) rovescia coerentemente

ne-dinamica epocale Heidegger lnsleme a ung

l'ideologia. d l l rso sono caratterizzati da un'

al-Gl· .Sta-Settanta e seco o sco

.

.

l anru essan .. d. . gli assetti socia lusciti

.

nClano a ìsgregarsi

tra crisi genera e,

m

CUlcorm d. . irnenti di massa e di classe

l

·

. Y

.

T

ta manzi a movi

dalla crisi deg l anni enti- ren ~, . listi cominciano a scuotere

l

f

d l

creta capita istica e

che scuotono ne pro on o a so. .di d olonizzazione le lotte

.

1'·

·

·

del processl l ec ,

anche quella comumsta: inizio . d

.

Settanta il

.. . .. . ., l 1962 e Sl esten ono ag l anru , .

operale m Italia che ìruziano gla ne . G . America e Italia, l

d .d l 68 in Francia, ermama,

movimento deg l stu enti e 19 .

·

lismo

burocra-.

. C

lovacchla contro l SOCla

movimenti dicontestazione m ecos b 6 Heidegger

po-. .. L Thor nel settem re 19 9, '

tico, In un seminano tenuto a e l" iti "dell'

epo-l .d ente su terreno cn lCO

nendosi di nuovo correttamente e UCl am b h hi d dosi però se «c'è

l l· , d ll'XI t .su Feuer ac ,c e en

ca, riconosce a centra ita e est . . d

1

mondo» (tr,

. . . t lOne e trasformaztone e

una vera e propria antitest tra tnterpre az . fr tto di un

. .. ) . cché ogni interpretazlOne, se u

tt,F. Y olpi, Milano 1992,p.122 ,gla . d

1

d d

11'

altro lato, ogni

. ., ., c maZlone e mon o e, a

pensiero genUlno, e gla una trasror visione

e suo strumento una

trasformazione del mondo presuppone com . .. b no una

veri-.. t ffermazlOm rrn sern ra

teoretica preliminare. Per mClSO,ques e a

(8)

fica dell'interpretazione in senso non contemplativo che Anna Pia Ruop propone già a proposito del concetto di metodo filosofico dello Heidegg

che negli anni Venti inizia a elaborare un suo percorso, introducendo nel]

comprensione un elemento di trasformazione, ovviamente in un sens

diverso e opposto a come lo vede il marxismo. Ebbene, per Heidegger, po

ché in Marx la trasformazione avviene nei rapporti di produzione e il post

della produzione

è

la prassi, ecco che questa prassi

è

determinata «da un

certa teoria che conia il concetto di produzione in quanto produzione de l'uomo mediante se stesso» (ibidem); alla base di questa nozione starebbe l

filosofia hegeliana. Qui

è

come se Heidegger a sua volta rovesciasse il rove

sciamento della dialettica hegeliana fatto da Marx, riportando la prassi ali

teoria. E questa teoria per la quale l'uomo produce se stesso e per la qualel

radice, per l'uomo,

è

l'uomo stesso, ha un anello mancante, come egl' sostiene in un seminario tenuto a Zahringen nelI973, vale a dire «il pensier

che l'uomo sia la cosa che è in questione» (ivi, p. 177.). Ma questa mancanza s

a-rebbe decisa fin da principio. Quindi per spiegare da dove proviene questa

decisione, si può rimandare solo alla storia della metafisica di cui Marx r

ap-presenta l'estremo compimento nichilistico, giacché il dominio delle coer

-cizioni non può essere spezzato dall'uomo stesso. Come in ogni ideologia,

qui la soluzione di Heidegger

è

tutta autoreferenziale al pensiero, e infatti

egli insiste sul carattere non politico, ma metafisico, della sua interpretazi

o-ne di Marx, poo-nendo in secondo piano (benché non o-ne misconosca l'imp

or-tanza) l'opposizione della dialettica rnarxiana a quella di Hegel. Inoltre egli

avanza la supposizione «che l'autoproduzione dell'uomo dà origine al peri-colo della sua autodistruzione» (ivi, p. I64). Ma a mio parere qui l'uomo

è

inteso come un essere astratto e non come gli individui che storicamente producono la loro esistenza in società, cosicché quella che Heidegger intende

come l'autodistruzione dell'uomo

è

in realtà solo la fine di un'epoca della produzione e il passaggio trasformatore a un'altra. Ancora una volta, Hei

-degger, affermando a modo suo il nesso circolare tra interpretazione e tra

-sformazione e proponendosi, nella Lettera sull'«Umanismo», di pensare «in

modo [...] decisivo l'essenza dell'agire» (tr, it.

F.

Volpi, Milano I994, p.7.

6

7),

tiene indirettamente conto del rovesciamento marxiano che rende impossi-bile riproporre la mediazione hegeliana. Ma negando che l'uomo possa spez-zare il dominio delle coercizioni, e rimandandolo al "pensare" e al rapporto di oltrepassamento con la storia della metafisica, egli mistifica e deforma il

carattere sociale e produttivo storicamente determinato, proprio delle trasformazioni della metà del secolo

xx,

che sarebbero sfociate nel passaggio

capitalistico alla produzione post-fordista, nella globalizzazione liberista

N anta e nel crollo del socialismo sovietico'

-. Ott

nta- ov .

l

iniziata negli anru a L azioni sono la risposta alle lotte operme e a _

.' n. este trasrorm . .

S

t ma

dustriahstlco. '-0l . 'all' alternativi negli anru ettan a,

di . soggettl SOCl . . d l l

l'emergenza 1 nuov~ l tte si sarebbero affermate all'inizio e seco o nche il terreno sucui nuo~e o d

Il

la guerra diffusa e la distruzione

a . zaZlOne e avoro, d' ..

XXI contro la precanz ., " tra di nuovo il carattere 1crisi

'

f,

eru ln CUl Sl mos , ,

dell'ambiente,

'

enom

d l

apita tsmo'l' ,

S

'

1tratta di lotte eterogenee e interrnittenti,, generale propno e ~ on il carattere di singoli eventi sparsl su

l 'l' h Sl presentano c , h'

spesso vo anu, c e d ibile" ovvero nel linguaggio

ei-'

U

"nuovo mon o pOSSl1"

11

tutto il planeta, n d l d "delle coercizioni, può nascere dal co

e-' l ttura e orruruo " 'l '

deggenano,d' a rote diversità, m mo o c, '" d he socialità e singolarita Sl SVluppmo gamento 1ques , d

Il

t ia dell' essere un carattere

evenemen-l tan Dan o a a s or d l 'l d

come comp emend l tempo stesso c e, h l'uomo possa spezzare a so o 1, o-ziale, ma negan ~ ~, , er antici a e coglie da par suo questa situa-minio delle COerClZlOn1,Heidegg d' p nella deformazione

dell'ideo-lpresente post-rnoderno, ma 1nuovo ,

zione de presente po d" d Il'uomo che egli paventa m

"l 'l dell'auto istruzione e ,

logia, Infatti 1 penco o, d

Il

sua attività storica reale (che e cosa

" 'h nman ano a a

l

Il

tutte le pOS1ZlOn1c e , ione") d che sia solo la paura de ero o

"l m questlOne ,cre o L

pratica e non a cosa ll'azi di ogni movimento trastorrna-dell'ordine esistente, conseguente a azione

tore. "o non schiacciato sul solo rapporto col

nazi-In questo senso p1Uprofond , 'ottica lib ldemocratica ma "epoca-" l' , " ndo un ottica 1 era ,

smo o col tota itarismo seco l l'al capitalismo e al

socia-l d' 't asversa e a nazismo,

le", come si suo e rre,ossla, r , "" a riproduzione burocratica, ' ", d t' lizzazione lnSleme

lismo divenuto m us na, bili e ditutti i poteri

dorninan-' plessiva emo 1itazton

dunque come nsposta com d'

f

'

di cicli dilotte che si so-' , l' reso) 1 ronte al gran

ti (soClahsmo rea izzato comp, , d' Heidegger di "indiretto

' l N rlerei a propOSltO 1 ,

no succeduti ne ovecento, pa

'f

l d' fferenze storiche e

"1

"

l' 'chiama atte tutte e 1

reazionarismo, n Cl0 eg 1 n

N' ,

h 'l uale proclamandosi un 'h 'l d decessore ietzsc e 1 q ,

teonc e, 1 suo gran e pre H 'd rebbe ritenuto ancora

"L he certo ei egger av

"contromovirnento - rorma c t tativo di superamento

Il

fisi

d nque come un en

dentro la storia de a meta istca e u 'tra l'altro anche il

d'l ichilismo - ascnveva, ,

del nichilismo ancora entro 1 n1~ (ed C~lli e Montinari, vol. VIII, tomo

I848 a «una razza di natura contrana» 'f'L ' personalità supre-' Il prema a rerrnazione,

I1I,p,4u), benché necessana a a su l' d' ,fece persona (<<lo h ' l' lla sua soitu me si Il

ma e autoredenzione c e m ui e ne

Il'

d' n ho potuto volere

'

l

"

he a 'in tetro,- no

non voglio nulla a trrmenti, neanc

nulla altrimenti ' .. Amar fati, ..», ibidem), , 'd "volte da un pun-M l, orre queste rme consi erazioru, s

a non vog 10sovrapp , Il' l" d' rsamente orientata ll'i t one e a ana lSl ive

(9)

che Anna Pia Ruoppo offre. O!Ii mi resta solo l'augurio che questo suop mo libro trovi presso il pubblico degli studiosi tutta l'attenzione e i ricon scimenti che davvero merita e che la sua ricerca attuale, orientata appunt

all'approfondimento del tema dell'agire nel pensiero di Heidegger, di

ulteriori e ancor più ricchi risultati.

Napoli, settembre 200 c 2 I

r

I 2 c C I

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I I

~

l l 20

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