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The planning of a territorial network among food, health and design

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Academic year: 2021

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ABSTRACT

Oggigiorno i modelli di produzione e consumo alimentare ad alto impatto, stanno contribuendo alla perdita di biodiversità e identità culturale, innescando un cambia-mento irreversibile. Per questo, tra le sfide suggerite dagli Obiettivi di Sviluppo Soste-nibile 2030, il tema di una nutrizione sana, come fondamento di un equilibrio socio-ambientale, è trattato trasversalmente. Lo scopo di questo articolo è indagare come, attraverso un progetto territoriale multidisciplinare, sia possibile il perseguimento di un migliore stato comunitario di salute. L’articolo descrive il progetto Cibo, Comunità e Salute – sviluppato dal Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Tori-no e l’Associazione CioCheVale – il quale ha avviato un confronto utile tra stakeholder differenti attorno al tema del cibo, della salute e della sostenibilità, mediato e guidato dalla progettazione sistemica.

Today’s high-impact food production and consumption patterns are contributing to the loss of biodiversity and cultural identity, triggering irreversible change. This is why healthy nutrition, as the foundation of a socio-environmental balance, is considered transversally in the challenges suggested by the 2030 Sustainable Development Goals. The aim of this article is to investigate how the pursuit of better health at com-munity level can be achieved through a multidisciplinary territorial project. The article describes the Cibo, Comunità e Salute project – developed by the Department of Ar-chitecture and Design of Politecnico di Torino and the CioCheVale Association – which has initiated a useful discussion between different stakeholders on the themes of food, health and sustainability, mediated and guided by systemic design.

KEYWORDS

multidisciplinarietà, design sistemico, sistemi agro-alimentari sostenibili, benessere territoriale, comunità consapevole

multidisciplinarity, systemic design, sustainable agri-food systems, territorial well-being, conscious community

Pier Paolo Peruccio, Alessandra Savina

LA PROGETTAZIONE DI UN

NETWORK TERRITORIALE TRA

CIBO, SALUTE E DESIGN

THE PLANNING OF A

TERRITORIAL NETWORK AMONG

FOOD, HEALTH AND DESIGN

Pier Paolo Peruccio, Architect and PhD, is an Associate Professor of Design at the Department of Architecture and Design of the Politecnico di Torino (Italy) where he carries out research mainly in the field of the Design History and Environmental Sus-tainability. Mob. +39 333/81.79.241 | E-mail: pierpaolo.peruccio@polito.it

Alessandra Savina, Systemic Designer, is a PhD Candidate in Management, Produc-tion and Design at the Department of Architecture and Design of the Politecnico di Torino (Italy), where she carries out research mainly in the field of Systemic Design for agri-food networks, health systems and sustainable living. Mob. +39 389/34.35.866 | E-mail: alessandra.savina@polito.it

R

ESEARCH

& E

XPERIMENTATION

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Nel panorama attuale il tema dei sistemi agro-alimentari virtuosi come forma di sosten-tamento necessario al benessere presente e futuro di ogni individuo sul Pianeta è divenuto una priorità, essendo elemento fondamentale di un concetto più ampio di salute (Capra and Luisi, 2014; Berrino, 2015; Shiva, Patwardhan, and Shiva, 2018). Oggi, i modelli di produzione e consumo alimentare ad alto impatto, con-nessi alle complesse e predominanti dinami-che della globalizzazione, stanno contribuendo progressivamente al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità e identità cultura-le, innescando così un cambiamento probabil-mente irreversibile. Per tale ragione, tra le linee guida suggerite dagli Obiettivi di Sviluppo So-stenibile 2030 presentati dalle Nazioni Unite (United Nations, 2015), il tema di una nutrizio-ne sana e adeguata, come fondamento di un equilibrio sociale, ambientale ed economico, è trattato in maniera trasversale.

Nella sua evoluzione, anche il design ha af-frontato i grandi temi del cibo e della salute in maniera indipendente, indagandone le connes-sioni non sempre con strumenti adeguati a comprendere la reale complessità di due siste-mi che nella realtà si contasiste-minano fortemente. Esso si è focalizzato da un lato sullo studio di prodotti e ambienti sanitari (Ulrich et alii, 2008), in ottica di maggiore funzionalità ed efficienza, dall’altro sulla ri-progettazione di filiere agroali-mentari lineari, in ottica di riduzione dell’impatto socio-ambientale e valorizzazione territoriale (Bi-stagnino, 2011). Tuttavia, negli ultimi anni il de-sign ha colto le responsabilità del proprio ruolo, non solo come ambito disciplinare di progetta-zione di prodotti e processi. Nello specifico, il design sistemico e il design per territori si sono prestati a svolgere azioni di connessione e me-diazione tra professionisti che gravitano attorno alla sfera alimentare e sanitaria. Si tratta di figu-re che nella figu-realtà dialogano purtroppo con dif-ficoltà, raggiungendo pertanto risultati non sem-pre duraturi in termini di cambiamento respon-sabile e benessere comunitario.

Lo scopo del presente articolo è indagare come, attraverso un progetto territoriale multi-disciplinare, sia possibile raggiungere in manie-ra egualitaria un migliore stato di salute comu-nitaria, promuovendo realtà agricole sostenibili, riconvertendo città e comunità e divulgando modelli produttivi più responsabili; per lo sco-po, si illustrerà il progetto Cibo, Comunità e Salute, sviluppato nell’ambito di una collabora-zione tra il Dipartimento di Architettura e Desi-gn del Politecnico di Torino e l’Associazione CioCheVale.

I sistemi agro-alimentari ad alto impatto: conseguenze sulla salute di cittadini e terri-tori | Gli attuali modelli di produzione e

consu-mo sono oggi tra gli elementi più responsabili della perturbazione dello stato di salute di inte-re comunità e territori (Robin, 2012). L’ingente utilizzo di sostanze di derivazione chimica (pe-sticidi, fertilizzanti, antibiotici, ormoni, additi-vi, ecc.) all’interno delle grandi monocolture in-dustriali, dei vastissimi allevamenti intensivi e dei sistemi di trasformazione del cibo è infatti strettamente connesso all’insorgenza di diffe-renti malattie croniche non trasmissibili, tra cui

è possibile citare le malattie neurodegenerati-ve, quelle cardiovascolari, il cancro, il diabete, l’obesità (Trasande, 2019). È chiaro che, in questo scenario, da un lato emerge una pro-duzione alimentare malsana ad alto impatto anche per i sistemi agro-ambientali, dall’altro è complice un consumo sempre più inconsape-vole di cibo altamente processato e sempre più a basso costo. Gli Obiettivi di Sviluppo So-stenibile 2030 hanno già denunciato l’urgente necessità di gestire una sfida multisettoriale di così grande portata. Nello specifico si fa riferi-mento agli Obiettivi 2 – Zero Hunger, 3 – Good Health and Well-Being, 11 – Sustainable Cities and Communities e 12 – Responsible Consump-tion and ProducConsump-tion.

Le questioni relative ai temi del cibo, della salute e della sostenibilità ambientale sono sta-te trattasta-te in maniera distinta e indipendensta-te al-l’interno di tali Obiettivi, sebbene si tratti una sfida sistemica che richiede un approccio tran-sdisciplinare e un dialogo sempre più solido tra gli attori coinvolti. Tali obiettivi e i loro specifici indicatori sono infatti estremamente intercon-nessi (Fig. 1) e richiedono un’azione congiunta per la riconversione sostenibile di un presente ad alto impatto e la costruzione di un futuro vi-vibile e accogliente per le generazioni future. Allo stesso tempo, all’interno di territori e co-munità, le relazioni tra professionisti afferenti al settore agro-alimentare e quelli invece connes-si al settore sanitario appaiono difficoltose e ra-ramente affrontate, con un conseguente tratta-mento settoriale di questioni complesse quale la tutela della salute pubblica e dei territori, la gestione della malnutrizione per eccesso, per difetto e per mancata consapevolezza alimen-tare, la prevenzione di malattie croniche non trasmissibili in costante crescita (GBD 2017 Diet Collaborators, 2019).

Tali argomenti sono stati raramente affron-tati all’interno di una disciplina quale il design, che tuttavia oggi si presta in maniera sempre più adeguata alla gestione delle complesse sfi-de globali (Irwin, 2015), non solo per la sua ca-pacità di problem solving, ma anche e soprat-tutto per il suo ruolo di catalizzazione e media-zione tra i diversi stakeholder di un territorio, e per la sua capacità di influenzare i comporta-menti quotidiani attraverso la progettazione di prodotti, servizi e strategie utili all’adozione di abitudini quotidiane maggiormente virtuose (Wendel, 2013). Si tratta di un ruolo che rende il designer attivatore di nuovi network e stra-tegie in grado di raggiungere specifici obietti-vi di rigenerazione di territori e di sobietti-viluppo di ca-pitale umano.

È necessario ricordare infatti che per nutri-re quest’ultimo non è sufficiente la progettazio-ne dell’ambiente costruito, ma anche e soprat-tutto un processo di engagement costante che conduca a un’interazione costruttiva tra gli at-tori terriat-toriali (Parente and Sedini, 2018). Nello specifico, quello alimentare è uno dei settori che meglio si presta a una progettazione terri-toriale di questo tipo, considerando che l’iden-tità di un luogo coinvolge la sua cultura, la qua-lità dei suoi prodotti, le attività che si sviluppa-no attorsviluppa-no alle sue risorse, le sue filiere, le tra-dizioni e i rituali (Fagnoni, 2018). Lo testimonia-no differenti progetti territoriali tra cui è

possibi-le citare il progetto Social Food Club promosso dal Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, all’interno del quale, attraverso il coin-volgimento e l’interazione tra Università, asso-ciazioni, istituzioni privati e cittadini, è stato svi-luppato un percorso imprenditoriale centrato sul cibo che ha supportato le comunità locali più deboli (Maffei et alii, 2016).

Sono inoltre numerosi anche i progetti di design all’interno dei quali, in termini di econo-mia circolare, ci si focalizza su tipici prodotti agroalimentari e sulla rivalutazione degli scarti provenienti dalla loro produzione, per avviare delle innovazioni territoriali atte a valorizzare il patrimonio culturale e le tradizioni locali (Cata-nia, 2017). In questo modo, agendo con le co-munità e per i territori, il l design diviene stru-mento per creare relazioni tra le realtà produtti-ve territoriali, innescando un legame virtuoso e sostenibile tra tradizione e innovazione (Russo and Tamborrini, 2018).

Il progetto Cibo, Comunità, Salute: struttu-ra, obiettivi e metodologia | All’interno dello

scenario indagato, si sviluppa il progetto Cibo, Comunità, Salute attraverso la collaborazione tra il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e l’Associazione di Pro-mozione Sociale e Ambientale CioCheVale. Il progetto coinvolge 40 Comuni appartenenti al territorio della collina torinese (Fig. 2), molti dei quali sono caratterizzati dalla produzione di prodotti alimentari tipici del Piemonte. Il cibo ha da sempre rappresentato un elemento car-dine dell’equilibrio psico-fisico dell’essere uma-no (Berriuma-no, 2015), oltre a essere un elemento che nutre le nostre comunità e i nostri territori da un punto di vista culturale, relazionale ed economico. Per tale ragione, il progetto mira alla creazione di un network territoriale che riu-nisca, attraverso un approccio sistemico, pro-duttori agroalimentari, cuochi, chef e ristora-tori, medici di base, professionisti sanitari e ov-viamente cittadini attorno al tema del cibo, esplorando le potenzialità che esso ha per crea-re salute e crea-relazioni.

Il progetto ha seguito una metodologia pcisa che ha accolto una prima fase di desk re-search, all’interno della quale è stata vagliata la letteratura scientifica legata ai temi del De-sign for Food (Fassio and Tecco, 2018) e del Design for Health (Jones, 2013). Inoltre al fine di mappare geograficamente il modo in cui la cultura del design dialoga con gli attuali temi del cibo, della salute e dello sviluppo soste-nibile è stata utilizzata la lente della WDO1 (World Design Organization). Sono stati infatti intervistati differenti membri a essa afferenti provenienti da diverse aree geografiche del mondo (Africa, Australia, Asia e Nord Ameri-ca). Tra questi, è possibile citare Srini Sriniva-san, Mugendi K. M’Rithaa e Brandon Gien2. Tale analisi è stata in seguito supportata da una raccolta e categorizzazione di diversi casi studio nazionali e internazionali attraverso i quali è stato possibile definire punti di forza e criticità su cui lavorare. In particolar modo, lo studio diretto di alcuni casi come il proget-to canadese Nourish – The Future of food in Healthcare (Hsu and Lapalme, 2019) ha per-messo di incrociare questa fase di ricerca

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teo-rica a una prima fase di field research. Tale momento ha assistito alla conduzione di una serie di workshop multidisciplinari che hanno permesso di sperimentare un primo dialogo tra gli stakeholder del progetto e un’analisi quali-tativa delle loro attuali relazioni.

A seguito di queste due fasi sono state tracciate cinque Linee Guida Progettuali indi-spensabili per lo sviluppo del progetto Cibo, Comunità, Salute. Esse si indirizzano verso una restituzione di valore al cibo sano e locale, una riconnessione degli attori della filiera agro-ali-mentare e sanitaria, la generazione di maggio-re consapevolezza alimentamaggio-re in cittadini e stakeholder, una creazione di relazione e reci-proca responsabilità e, infine, la produzione di un impatto positivo a lungo termine sul territo-rio. Tali direzioni progettuali hanno rappresenta-to le basi della progettazione del network terri-toriale. Esso è supportato dallo studio di una piattaforma virtuale, ovvero da una serie di ca-nali di connessione e divulgazione, in relazione tra loro, che si servono di realtà locali già esi-stenti e affini al progetto. Nello specifico, tale piattaforma virtuale si basa sulla progettazione di tre canali fondamentali (Fig. 3): 1) una rubrica multidisciplinare all’interno di una webtv locale la quale prende il nome del progetto da cui si sviluppa (ovvero Cibo, Comunità e Salute) e si presenta come il programma di punta di Chie-riWebTv3; 2) una rubrica dal medesimo nome all’interno di Picchioverde4, una rivista di cultura e promozione del territorio, disponibile online e in tutte le edicole dell’area geografica coinvol-ta nel progetto; 3) un’applicazione mobile (an-cora in fase di progettazione) in grado di racco-gliere i contenuti dei primi due canali e perpe-tuare le relazioni create tra gli attori in gioco, of-frendo tuttavia un kit di servizi aggiuntivi.

Nello specifico gli obiettivi del progetto so-no molteplici: 1) condurre a una riflessione par-tecipata sui temi interconnessi del consumo e della produzione alimentare, della salute e della prevenzione, generando un’interazione concre-ta tra professionisti che generalmente non dia-logano tra loro; 2) generare maggiore consa-pevolezza alimentare, attraverso relazioni diret-te, eventi, esperienze; 3) guidare a un consu-mo alimentare consapevole, sano, sostenibile e locale, riducendo la dipendenza da un cibo altamente processato o prodotto con metodi intensivi, proveniente dalle grandi compagnie agro-industriali (Petrini, 2016); 4) riumanizzare, a livello locale, il processo di produzione e ven-dita del cibo, tracciandone le connessioni con la sfera sanitaria; 5) produrre un impatto positi-vo a lungo termine a livello sociale, ambientale ed economico.

Tali obiettivi, spiegano l’esigenza di proget-tare un network territoriale virtuoso che coin-volga gli attori generalmente presenti all’interno dei sistemi agroalimentari e sanitari. All’interno di questo network entrano in gioco però nuo-ve figure, ovnuo-vero quella del designer sistemico come mediatore e progettista di relazioni e quel-la delle Associazioni locali, che divengono ele-mento di connessione strategico con il territo-rio e la sua comunità.

Analisi qualitativa delle relazioni attuali tra gli stakeholder del progetto | Il network

terri-toriale, che il progetto Cibo, Comunità, Salute intende strutturare sui territori espressi, punta a creare le basi per una solida relazione tra produttori e trasformatori agro-alimentari, cuo-chi, chef, specialisti sanitari, Associazioni locali, designer ed esperti di vario genere connessi al settore alimentare e della salute. Per il

raggiun-gimento di tale obiettivo è stata essenziale un’analisi qualitativa dello stato attuale delle re-lazioni presenti tra gli attori coinvolti all’interno del territorio selezionato. Per facilità, tali rela-zioni sono state categorizzate in: 1) relarela-zioni critiche e/o frammentarie, 2) relazioni buone o in crescita, 3) relazioni assenti (Fig. 4).

Attraverso un questionario e differenti inter-viste a un panel di professionisti locali e un workshop che li ha riuniti allo stesso tavolo, è stato possibile formulare delle schede che rias-sumessero il loro profilo in cinque sezioni, ov-vero interessi, tendenze, necessità, limiti e strategie auspicabili. Da tale analisi è emersa una scarsa collaborazione tra specialisti sanita-ri e medici di base, nonostante in molti abbia-no ritenuto che una maggiore interazione ridur-rebbe le diagnosi errate e incrementeridur-rebbe la ricerca di cure efficaci. L’interazione con il cit-tadino malato risulta frammentata e quasi as-sente nei casi di individui sani, dove, le infor-mazioni sanitarie per la prevenzione e un cor-retto stile di vita, arrivano da politiche comunali o governative. La relazione tra medico e duttore alimentare è del tutto assente. I pro-duttori alimentari si attengono alle leggi e ai si-stemi di controllo nazionale per la gestione del rischio microbiologico e per l’utilizzo di conta-minanti chimici (Robin, 2012). La medesima va-lutazione può essere condotta per chef, cuochi e trasformatori.

Per quanto concerne le Associazioni, si no-ta una prevalente adesione a piatno-taforme di ca-tegoria, o altre forme di associazionismo tradi-zionale. Non si tratta quindi di realtà eteroge-nee multidisciplinari, all’interno delle quali ap-paiono invece presenti i produttori alimentari locali. Rispetto all’interazione medico-medico, quella produttore-produttore è abbastanza ra-dicata, soprattutto se si fa riferimento alle coo-perative locali. Tuttavia, anche in questo caso sarebbe auspicabile un’interazione che in una nuova ottica di circolarità, possa innescare una produzione a impatto zero, mirata a una mag-giore valorizzazione degli output organici, dun-que a una maggiore generazione di valore. La relazione tra produttore alimentare locale e cit-tadino, invece, varia a seconda dei territori, del-la loro dimensione e deldel-la loro struttura. In siti urbani decisamente ampi, predomina il potere della Grande Distribuzione Organizzata e la for-za magnetica di un’offerta alimentare interna-zionale (Petrini, 2016); tuttavia nei piccoli siti periferici caratterizzati da una prossimità alle zone rurali, il rapporto tra consumatore e pro-duzione locale si intensifica.

In tale scenario, cuochi e trasformatori ap-paiono figure che agiscono dietro le quinte e che pertanto non coltivano alcun rapporto di-retto con cittadini e medici se non attraverso la preparazione del loro cibo. Per ovvie ragioni è maggiormente presente la relazione tra cuoco e produttore alimentare, sebbene spesso mi-nacciata da forme di vendita e distribuzione di prodotti all’ingrosso non locali e a basso costo. Anche in questo caso, la predilezione di forme di associazionismo di settore ha lasciato meno spazio all’adesione a realtà multidisciplinari. L’associazionismo settoriale manifesta in ma-niera tangibile la disconnessione e il mancato dialogo tra gli stakeholder analizzati, che nel mi-Fig. 1 | Links between the indicators of the 2030 Sustainable Development Goals, which best respond to the global

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Fig. 2 | The involved territory in the Cibo, Comunità e Salute project. It was developed through the collaboration between the Department of Architecture and Design of Politec-nico di Torino and CioCheVale Association.

Fig. 3 | Actors, platforms and channels of the Cibo, Comunità e Salute project. Fig. 4 | Qualitative analysis of the current relationships between the stakeholders of the Cibo, Comunità e Salute project.

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gliore dei casi dialogano solo con i professioni-sti del loro medesimo campo disciplinare. L’e-lenco di Associazioni, Organizzazioni, piattafor-me e realtà in cui identificarsi e del quale poter essere membri, oggi è estremamente ampia. Tuttavia, se si fa riferimento al binomio cibo-salute, la lista si riduce a pochi sforzi di natura prevalentemente alimentare.

Pertanto, rimane responsabilità del cittadi-no o nel migliore dei casi dei gruppi di consu-matori, perseguire scelte e azioni in grado di innescare un’inversione di tendenza. È quindi compito del progettista sistemico agevolare ta-le dinamica, progettando punti di contatto e in-terazione che possano consolidare le buone relazioni, nutrire quelle frammentarie e instabili, tesserne di nuove e fruttuose attraverso la pia-nificazione di una piattaforma multisettoriale dove professionisti differenti che condividono stessi valori, obiettivi e stesso codice etico, possano mettere le proprie competenze o la propria produzione a disposizione del cittadino e degli altri professionisti aderenti.

I canali utilizzati dal progetto | Connettersi al

territorio e alla comunità locale è un processo lento che richiede non solo le strategie giuste ma anche il tempo adeguato ad acquisire la fi-ducia dei cittadini e degli attori coinvolti. Per ta-le ragione il progetto Cibo, Comunità e Salute sceglie di appoggiarsi a realtà già esistenti co-me ChieriWebTv e Picchioverde, servendosi del loro legame con il territorio, consolidandolo e rinnovandolo. È chiaro però che un’alleanza di questo tipo, può avvenire solo se tra realtà territoriali vi è una condivisione di intenti e valori e se l’utenza di riferimento coincide. Inoltre, la pandemia da Covid-19 ha condotto a un cam-bio drastico delle abitudini comportamentali quotidiane, toccando anche la sfera del consu-mo alimentare; tra queste, il distanziamento so-ciale forzato ha condotto a una minore predi-sposizione all’incontro come forma di tutela e prevenzione anche nelle fasi che hanno segui-to il periodo di quarantena.

Le nuove modalità di smart-working hanno reso maggiormente flessibili gli orari di lavoro, permettendo ai cittadini di avere più tempo da

dedicare ad altre attività. Tali condizioni hanno prodotto uno scenario di grande fermento onli-ne, negli ambiti più disparati, creando un’op-portunità proficua per il progetto e per il dialo-go multidisciplinare che esso intendeva e in-tende creare. Da qui, nasce la volontà di pro-gettare e mediare un programma settimanale su una webtv locale (Fig. 5) che, attraverso l’approccio del design sistemico, creasse un dialogo tra gli stakeholder del progetto, sfrut-tando la possibilità di incontro virtuale e aggi-rando gli ostacoli prima rappresentati da orari di lavoro e impegni differenti per ogni profes-sione. Il programma ha permesso di rendere questi incontri accessibili a tutti senza limiti spazio-temporali attraverso modalità parteci-pate sulle piattaforme Zoom, Facebook e You-tube, creando progressivamente una raccolta online di incontri, interviste e dibattiti, sempre consultabili.

Tutti i contenuti del programma Cibo, Comu-nità e Salute mandati in onda su ChieriWebTv sono poi stati elaborati in forma grafica e te-stuale al fine di essere divulgati anche in for-mato stampa, sulla rivista di cultura e promo-zione del territorio Picchioverde (Fig. 6). Tale scelta è stata affrontata per offrire la possibilità a chi non ha l’opportunità di accedere alle mo-dalità online, di conoscere il contenuto degli incontri e accedere alle informazioni divulgate. La rubrica prevede un tema per ogni appunta-mento, il quale è strutturato essenzialmente in due sezioni (Fig. 7): 1) una sezione teorica che prevede un’introduzione al tema della puntata da parte del designer, progettista e mediatore, una presentazione degli ospiti in connessione, ma soprattutto un dibattito con un professio-nista sanitario o un esperto del settore agroali-mentare; 2) una sezione pratica che prevede lo sviluppo di una ricetta adeguata ai contenuti teorici precedentemente presentati, la presen-tazione dei prodotti locali e stagionali utilizzati, selezionati sulla base delle loro proprietà, e un dibattito con una cuoca e il produttore agroali-mentare locale da cui i prodotti sono stati ac-quistati. Entrambe le sezioni sono seguite da tempi di interazione con il pubblico che, colle-gandosi sulle piattaforme online

precedente-mente citate, può prendere parola, esternan-do commenti, curiosità, dubbi o quesiti.

Risultati raggiunti: le nuove relazioni tra gli stakeholder | Nel mese di Ottobre 2020, a

se-guito del lancio del progetto Cibo, Comunità, Salute sui canali di ChieriWebTv e Picchioverde, è stato possibile monitorare le nuove relazioni innescate tra gli stakeholder. L’indotta e media-ta interazione tra media-tali attori, afferenti a settori di-versi, ha facilitato il dialogo, mitigato ostacoli comunicativi, mediato background differenti, fa-cilitato la condivisione di un obiettivo e una vi-sione comune. Il livello di soddisfazione espres-so dai professionisti coinvolti (Fig. 8) ha dato vi-ta a nuove forme autogestite di relazioni territo-riali, esterne al progetto, le quali hanno conse-guenzialmente prodotto una situazione di fer-mento nel tessuto sociale locale. Professioni-sti sanitari e agroalimentari hanno dimostrato maggiore predisposizione a nuove forme di col-laborazione, ma soprattutto minore diffidenza verso ambiti disciplinari diversi da quelli di ap-partenenza e volontà di superare ostacoli con-cettuali spesso propri di scenari caratterizzati da linguaggi e metodologie differenti. Allo stes-so tempo, i cittadini interlocutori del progetto hanno dimostrato interesse e partecipazione crescente e predisposizione a modificare scelte d’acquisto e abitudini alimentari ad alto impatto. Tali riscontri, raccolti attraverso nuove in-terviste e dialoghi diretti, hanno permesso di svolgere un’ulteriore analisi delle nuove relazio-ni innescate tra gli stakeholder (Fig. 9). Innanzi-tutto, è possibile affermare che dopo solo 5 mesi dal lancio concreto del progetto, le rela-zioni precedentemente definite critiche e/o fram-mentarie sono state rafforzate, le relazioni buo-ne sono state maggiormente consolidate e le relazioni assenti sono state innescate. Sono queste ultime, in particolar modo quelle tra me-dici e produttori, le relazioni che necessitano di maggiore cura e nutrimento nel tempo. Per fa-cilità, all’interno di questo nuovo processo di analisi qualitativa, le relazioni tra singoli attori locali sono state contrassegnate da specifiche attività, fortemente interdipendenti, connesse ai settori di riferimento degli attori in gioco (pro-gettazione, connessione e mediazione, produ-zione e trasformaprodu-zione alimentare, aggregazio-ne, condivisioaggregazio-ne, azioaggregazio-ne, guida e consiglio, ac-quisto, recezione e consumo, informazione e di-vulgazione).

La relazione maggiormente rafforzata è sta-ta senza dubbio quella tra citsta-tadini e produt-tori locali agro-alimentari virtuosi. Il progetto ne ha infatti permesso una più ampia conoscenza sul territorio, generando maggiore interesse da parte dei cittadini a connettersi con le lo-ro realtà agricole plo-roduttive, più consapevoli ora dei luoghi in cui rintracciare cibo sano, lo-cale e identitario. Tuttavia,11 se da un lato i ri-sultati raggiunti appaiono ottimali, dall’altro non sono assenti i limiti applicativi della ricerca. Tra questi è possibile citare certamente la riduzio-ne delle occasioni di incontro diretto, a cau-sa della pandemia da Covid-19, dunque il rallentamento della riproducibilità delle con-nessioni createsi e una predilezione a relazione di tipo virtuale a cui i canali attualmente speri-mentati si prestano tuttavia moltissimo. Infine, a Fig. 5 | Multidisciplinary meetings of the Cibo, Comunità e Salute channel among health professionals, experts,

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causa della stessa crisi sanitaria, un limite tran-sitorio è il focus serrato sul contenimento del Covid-19 da parte dei professionisti sanitari, i quali per ovvie ragioni hanno scelto di dedi-care minor tempo al progetto rispetto a quel-lo dichiarato in partenza.

Conclusione | Il contributo ha descritto un

pro-getto di progettazione territoriale che mira al dia-logo tra il settore agroalimentare e quello sani-tario, dimostrando come il design si presti effi-cacemente al supporto delle ‘wicked interac-tions’ (Granovetter, 1973), alla creazione di reti informali locali, contribuendo al capitale socia-le territoriasocia-le. Inoltre, esso ambisce a testimo-niare come il design possa essere una discipli-na estremamente idonea al coordidiscipli-namento di gruppi multidisciplinari di progetto e alla gestio-ne di progetti ‘community-centred’ (Manzini and Meroni, 2014) ovvero iniziative in cui le comu-nità locali (stakeholder e cittadini) partecipano attivamente al percorso progettuale, condu-cendo al raggiungimento di un risultato olistico. In molti casi tali progetti possono divenire dei modelli versatili replicabili in territori differenti.

Ad oggi, il progetto Cibo, Comunità, Salute ha infatti raggiunto un nuovo territorio e una specifica filiera. Si tratta della Valle di Susa (Pie-monte, Italy) nella quale è già stato condotto un workshop all’interno del Mulino Valsusa (in-titolato Per una Filiera del Grano Sostenibile – Da un Modello Lineare a un Approccio Siste-mico) all’interno del quale produttori di grano, panificatori, mulini, ristoratori, venditori al det-taglio, agronomi, nutrizionisti e oncologi – at-traverso la mediazione e la guida di un desi-gner sistemico – hanno lavorato assieme per il re-design sostenibile della filiera locale del gra-no, con un focus specifico sulla coltivazione e la valorizzazione dei grani antichi locali. Il coin-volgimento di un nuovo territorio dimostra co-me il progetto possa essere replicato in territori distinti e su specifiche filiere, sebbene con de-terminate modifiche sulla base delle peculia-rità delle nuove aree geografiche e delle rela-zioni presenti tra gli attori locali coinvolgibili.

Per concludere, il progetto non solo ha in-nescato comportamenti virtuosi su piani diffe-renti, oscillando dalla sfera produttiva a quella di consumo, ma ha anche promosso una mag-giore conoscenza del ruolo del designer, in par-ticolar modo del designer sistemico, in altri am-biti disciplinari e sul territorio, conducendo a una richiesta consapevole e sempre più frequente del suo intervento nella progettazione di scenari futuri sostenibili, in grado di non danneggiare le Comunità e i territori che le supportano.

The theme of virtuous agri-food systems as a necessary form of sustenance for the present and future well-being of every individual on the Planet has become a priority today, being an essential element of a broader concept of health (Capra and Luisi, 2014; Berrino, 2015; Shiva, Patwardhan and Shiva, 2018). Today’s high-impact food production and consumption pat-terns, linked to the complex and predominant dynamics of globalisation, are gradually fuelling climate change and the loss of biodiversity and

cultural identity, triggering a change that is prob-ably irreversible. This is why adequate, healthy nutrition, as the foundation of a social, envi-ronmental and economic balance, is consid-ered transversally in the guidelines suggested by the 2030 Sustainable Development Goals presented by the United Nations (2015).

Throughout its evolution, design has also tackled the great themes of food and health in-dependently, investigating their connections, albeit with tools that have not always been ad-equate, to understand the real complexity of two systems which are strongly interrelated. On one hand, it has focused on the study of healthcare products and environments (Ulrich et alii, 2008), with a view to improving function-ality and efficiency, while on the other, it has focused on the re-design of linear agri-food chains, with a view to reducing their social-en-vironmental impact and promoting territorial de-velopment (Bistagnino, 2011). However, in re-cent years, design has embraced the responsi-bilities of its role, and not only in terms of prod-uct and process design. Systemic design and design by territories have lent themselves to linking up and mediating between professionals working in the food and healthcare sectors. These are figures who rarely communicate with one another and, consequently, fail to achieve durable results in terms of responsible change and community wellbeing.

The aim of this article is to investigate how we can achieve a better state of community health in an equitable manner thanks to the ap-plication of a multidisciplinary territorial project, promoting sustainable agricultural practices, converting cities and communities and dissemi-nating more responsible production models; the Cibo, Comunità e Salute project, developed in partnership between the Department of Ar-chitecture and Design of Politecnico di Torino and the CioCheVale Association, will be used as an example for this purpose.

High-impact agri-food systems and conse-quences for the health of the public and ter-ritories | Current production and consumption models are among the elements most respon-sible for disrupting the health of entire commu-nities and territories (Robin, 2012). The massive use of chemically derived substances (pesti-cides, fertilisers, antibiotics, hormones, addi-tives, etc.) in large industrial single-crop farm-ing, intensive livestock farming and food pro-cessing systems is closely linked to the onset of various non-communicable disease (NCDs), including neurodegenerative and cardiovascu-lar disease, cancer, diabetes and obesity (Tra-sande, 2019). It is clear that, in this scenario, unhealthy food production with a high impact also for agri-environmental systems emerges on one hand, while on the other, there is an in-creasingly unwitting consumption of highly pro-cessed and increasingly low-cost food. The 2030 Sustainable Development Goals have al-ready highlighted the urgent need to address this major multi-sectoral challenge. Specific ref-erence is made to Goals 2 – Zero Hunger, 3 – Good Health and Well-Being, 11 – Sustainable Cities and Communities and 12 – Responsible Consumption and Production.

Food, health and environmental sustainabil-ity issues have been addressed separately and independently within these Goals, despite be-ing a systemic challenge that requires a trans-disciplinary approach and an increasingly strong interaction between those involved. These goals and their specific indicators are closely inter-linked (Fig. 1) and require joint action for the sustainable conversion of a high-impact pre-sent and the construction of a viable and wel-coming future for the generations to come. At the same time, relations between professionals in the agri-food sector and those working in the health sector seem to be difficult and rarely addressed within territories and communities. This leads to the sectorial treatment of com-plex issues such as the protection of public health and territories, the management of mal-nutrition due to overeating, undereating and a lack of food awareness, as well as the preven-tion of non-communicable disease, which are constantly on the rise (GBD 2017 Diet Collabo-rators, 2019).

These topics have rarely been dealt with within the field of design, which now lends it-self with increasing adequacy to the manage-ment of complex global challenges (Irwin, 2015), not only due to its problem-solving ca-pacity, but also and above all because of its role as a catalyst and mediator between the various stakeholders of a territory, and its abil-ity to influence everyday behaviour, with the design of products, services and strategies that are conducive to the adoption of more virtuous daily habits (Wendel, 2013). This is a role that makes the designer an activator of new networks and strategies, capable of achieving specific goals in terms of

territori-Fig. 6 | Picchioverde, magazine of culture and promo-tion of the territory (pianalto, chierese, collina torinese e basso Monferrato) and the first article in the Cibo, Co-munità e Salute section (credits: Savina A., 2020).

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ating relationships between territorial produc-tion realities, triggering a virtuous and sustain-able link between tradition and innovation (Rus-so and Tamborrini, 2018).

Cibo, Comunità, Salute Project: structure, goals and methodology | The Cibo, Comu-nità, Salute project has been developed thanks to the partnership between the Department of Architecture and Design of Politecnico di Tori-no and the Association of Social and Environ-mental Promotion CioCheVale. The project in-volves 40 municipalities located in the hills around Turin (Fig. 2), many of which are char-acterised by the production of typical Pied-montese speciality foods. Food has always been a key element in the human psycho-physical balance (Berrino, 2015), as well as being an element that nourishes our commu-nities and territories from a cultural, relational and economic point of view. This is why the project aims to create a territorial network that brings together food producers, cooks, chefs and restaurateurs, GPs, health professionals and obviously members of the public around the theme of food, thanks to a systemic ap-proach, exploring its potential to create health and relationships.

The project followed a specific methodolo-gy which involved an initial phase of desk

re-search to examine scientific literature on De-sign for Food (Fassio and Tecco, 2018) and Design for Health (Jones, 2013). Moreover, the WDO1 (World Design Organization) lens was

used to geographically map the way design culture interacts with current food, health and sustainable development issues. Several mem-bers from different geographical areas of the world (Africa, Australia, Asia and North Ameri-ca) were interviewed. These included Srini Srini-vasan, Mugendi K. M’Rithaa and Brandon Gien2. This analysis was subsequently backed

up by a compendium and categorisation of several national and international case studies, which were used to define strengths and criti-cal points to work on. In particular, the direct study of some cases such as the Canadian project Nourish – The Future of food in Health-care (Hsu and Lapalme, 2019) made it possi-ble to link this phase of theoretical research to an initial phase of field research. This phase consisted of a series of multidisciplinary work-shops that allowed a first discussion between the project’s stakeholders and a qualitative analysis of their current relationships.

Five Project Guidelines which are essential for the development of the Cibo, Comunità, Sa-lute project were drawn up as a result of these two phases. Their aim is to restore value to healthy and local food, reconnect the stakeholders in al regeneration and the development of

hu-man capital.

We have to remember that nourishing the latter requires not only the design of the built en-vironment, but also and above all a constant engagement process that leads to a construc-tive interaction between all local stakeholders (Parente and Sedini, 2018). Specifically, the food sector is one of those that lends itself best to this kind of territorial planning, considering that the identity of a place involves its culture, the quality of its products, the activities that develop around its resources, its production and supply chains, traditions and rituals (Fa-gnoni, 2018). The Social Food Club project pro-moted by the Design Department of Politecni-co di Milano, which has developed a food-cen-tred entrepreneurial path that has supported the weakest local communities thanks to the involvement of and interaction between Uni-versities, associations, private institutions and citizens, is proof (Maffei et alii, 2016).

There are also numerous design projects in which, in terms of circular economy, the focus is on typical agri-food products and the reval-uation of waste from their production, to initi-ate territorial innovations aimed at enhancing cultural heritage and local traditions (Catania, 2017). In this way, by acting with communities and territories, design becomes a tool for

cre-Fig. 7 | Structure of the Cibo, Comunità e Salute section within the ChieriWebTv channel.

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Fig. 8 | Local actors involved in the Cibo, Comunità e Salute project.

Fig. 9 | Qualitative analysis of the new relationships generated between local stakehold-ers through the Cibo, Comunità e Salute project.

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the agri-food and health supply chain, generate greater food awareness in the public and stake-holders, create relationships and mutual re-sponsibility and, last but not least, generate a positive long-term impact on the territory. These guidelines formed the basis for the de-sign of the territorial network, supported by the study of a virtual platform, i.e. a series of con-necting and dissemination channels which work together with existing local organisations. This virtual platform is based on the design of three fundamental channels (Fig. 3): 1) a multi-disciplinary feature of a local webtv named af-ter the project it is based on (i.e. Cibo, Comu-nità, Salute) and presented as the top pro-gramme of ChieriWebTv3; 2) a feature, of the

same name, of Picchioverde4, a magazine on

local culture and promotion of the territory, available online and at all newsstands in the area involved in the project; 3) a mobile app (still in the planning stages) capable of uniting the contents of the first two channels and per-petuating the relationships created between the stakeholders involved, offering a set of ad-ditional services.

Specifically, the project has several aims: 1) to lead to a participatory reflection on the inter-related issues of food consumption and pro-duction, health and prevention, generating a tangible interaction between professionals who

generally have no communication with each other; 2) to generate greater food awareness, through direct relationships, events, experi-ences; 3) to encourage conscious, healthy, sus-tainable and local food consumption, reducing dependence on highly processed or intensively produced food from large agri-industrial compa-nies (Petrini, 2016); 4) to re-humanise the pro-cess of food production and sale at local level, mapping its connections with the health sector; 5) to generate a positive long-term impact at social, environmental and economic level.

These aims explain the need to design a virtuous territorial network that involves the stakeholders usually present within the agri-food and health systems. This network, how-ever, now involves new figures, i.e. the sys-temic designer as mediator and relationship planner, and local associations, which become strategic elements of connection with the terri-tory and its community.

Qualitative analysis of current relations be-tween project stakeholders | The territorial network, which the Cibo, Comunità, Salute project intends to build within the territories in-dicated, aims to create the basis for a solid re-lationship between food producers and pro-cessors, cooks, chefs, health specialists, local associations, designers and experts of various

kinds connected with the food and health sec-tors. To achieve this, a qualitative analysis of the current state of relations between the stake-holders involved within the territory selected was essential. For ease of use, these relation-ships have been categorised in: 1) critical and/or fragmentary relations, 2) good or growing rela-tions, 3) absent relations (Fig. 4).

With the aid of a questionnaire and several interviews with a panel of local professionals, as well as a workshop that brought them to-gether at the same table, it was possible to summarise their profile in five sections, i.e. in-terests, trends, needs, limits and desirable strategies. This analysis revealed a lack of col-laboration between health specialists and GPs, despite the fact that many felt that in-creased interaction would reduce misdiagno-sis and increase the search for effective treat-ments. Interaction with the sick is fragmented and almost absent in cases of healthy individ-uals, where health information for prevention and a correct lifestyle comes from municipal or government policies. The relationship be-tween doctors and food producers is com-pletely absent. Food producers base their ac-tions on compliance with national laws and control systems for microbiological risk man-agement and the use of chemical contami-nants (Robin, 2012). The same assessment can

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be carried out for chefs, cooks and processors. As far as the associations are concerned, people tend mostly to be members of trade platforms or other traditional forms of associa-tion. These are not heterogeneous multidisci-plinary organisations, whose members seem to be local food producers. Compared to the doctor-doctor interaction, the producer-pro-ducer interaction is quite deep-rooted, espe-cially if we consider to local cooperatives. How-ever, in this case too it would be desirable to have an interaction that, in a new perspective of circularity, could trigger production with zero impact, aimed at making the most of organic output and a greater generation of value. The relationship between local food producers and the public, on the other hand, varies depend-ing on the territories, their size and structure. In bigger urban areas, the power of the large-scale retail trade and the magnetic force of an international food supply predominate (Petrini, 2016); in small outlying areas characterised by proximity to the countryside, however, the rela-tionship between consumer and local produc-tion intensifies.

In this scenario, cooks and processors seem to be figures who act behind the scenes with-out cultivating any direct relationship with the public and doctors, except through the prepa-ration of their food. For obvious reasons, the relationship between cooks and food produc-ers is stronger, although often threatened by forms of sales and distribution of non-local and low-cost wholesale products. In this case too, the preference for forms of associationism in the sector has left less room for membership of multidisciplinary organisations. Sector-spe-cific associationism tangibly manifests the lack of connection and communication between the stakeholders analysed, who, at best, interact exclusively with professionals in their own disci-plinary field. The list of Associations, Organisa-tions, platforms and bodies that they can iden-tify with and join is now very long. However, if reference is made to the food-health combina-tion, the list is reduced to a limited number of predominantly food-related activities.

Consequently, members of the public or, at best, consumer groups continue to be respon-sible for pursuing choices and actions capable of triggering a turnaround. It is the systemic designer’s job to facilitate this dynamic, design-ing points of contact and interaction that can consolidate good relations, nourish those that are fragmented and unstable, and weave new and fruitful ones by planning a multisectoral platform where different professionals who share the same values, goals and code of ethics can make their skills or production available to the public and other professionals.

The channels used by the project | Linking up with the territory and the local community is a slow process that requires not only the right strategies but also enough time to gain the trust of the people and stakeholders involved. This is why the Cibo, Comunità, Salute project chooses to rely on existing organisations such as ChieriWebTv and Picchioverde, using their link with the territory, consolidating and renew-ing it. Obviously an alliance of this kind can

on-ly be successful if the territories concerned share the same intents and values, and if the reference users coincide. Moreover, the Covid-19 pandemic has caused a drastic change in daily habits, also affecting the sphere of food consumption. Forced social distancing has led to a reduced inclination to meet up with oth-ers, as a form of protection and prevention, even after the end of the quarantine period.

Hence the desire to design and mediate a weekly programme on a local webtv (Fig. 5) which, thanks to the systemic design approach, would create a discussion between the pro-ject’s stakeholders, exploiting the possibility of virtual meetings and bypassing the former ob-stacles posed by working hours and commit-ments that were different for every profession. The programme made these meetings acces-sible to everyone with no limits in terms of space and time, thanks to participation via the Zoom, Facebook and YouTube platforms, pro-gressively creating an online series of meet-ings, interviews and debates, always available for consultation.

All the contents of the Cibo, Comunità, Sa-lute programme broadcast on ChieriWebTv were then elaborated in graphic and textual form for publication in print, in the Picchioverde local culture and territorial promotion magazine (Fig. 6). This choice was made in order to offer those with no online access the opportunity to learn about the content of the meetings and to access the information disclosed. The feature offers a theme for each appointment, which is basically arranged into two sections (Fig. 7): 1) a theoretical section that includes an introduc-tion to the episode by the designer, planner and mediator, a presentation of the guests and, above all, a debate with a health profes-sional or an expert in the agri-food sector; 2) a practical section that envisages the develop-ment of a recipe tailored to the theoretical con-tents presented beforehand, the presentation of the local and seasonal produce used, cho-sen on the basis of their properties, and a dis-cussion with a cook and the local food produc-er from whom the produce was purchased. Both sections are followed by moments of in-teraction with the public who, using the previ-ously mentioned online platforms, can take the floor, stating their opinion, sharing information, asking questions and expressing any doubts they may have.

Results achieved: the new relationships be-tween stakeholders | In October 2020, follow-ing the launch of the Cibo, Comunità, Salute project on ChieriWebTv and Picchioverde chan-nels, it was possible to monitor the new rela-tionships triggered between stakeholders. The induced and mediated interaction between these stakeholders, who come from different sectors, facilitated the discussion, mitigated communication obstacles, mediated different backgrounds, and simplified the sharing of a common goal and vision. The level of satisfac-tion expressed by the professionals involved (Fig. 8) has given rise to new self-managed forms of territorial relations, outside of the pro-ject, which have consequently generated activ-ity within the local social fabric. Healthcare and

agri-food professionals have shown a greater predisposition towards new forms of collabo-ration and, more importantly, less distrust to-wards disciplinary areas other than those to which they belong and a willingness to over-come conceptual obstacles often typical of scenarios characterised by different languages and methodologies. At the same time, the members of the public involved in the project have shown increasing interest and participa-tion, and a willingness to change purchasing choices and high-impact eating habits.

These findings, gathered from new inter-views and direct discussions, have made it pos-sible to analysis the new relationships triggered among stakeholders in greater depth (Fig. 9). First of all, just five months after the launch of the project, we can say that relationships pre-viously described as critical and/or fragmentary have been strengthened, good relationships have been consolidated and relationships that were absent have been initiated. It is the latter, especially between doctors and producers, that require more care and nurturing over time. To simplify things, within this new process of qualitative analysis, relations between individu-al locindividu-al stakeholders have been marked by spe-cific, strongly interdependent activities, linked to the reference sectors of the stakeholders in question (planning, connection and mediation, food production and processing, aggregation, sharing, action, guidance and advice, purchase, reception and consumption, information and disclosure).

The relationship that has been strength-ened the most is, without a doubt, that between the public and virtuous local agri-food produc-ers. The project has promoted broader knowl-edge of the territory, making members of the public more interested in connecting with local farmers and making them more aware of where to find healthy, local and distinctive food. However, while the results achieved appear to be excellent, there are still some limits to the application of the research. These include a re-duction in opportunities for direct meetings, due to the Covid-19 pandemic, and the con-sequent slowdown in the reproducibility of the connections created, with people tending to prefer virtual relationships, to which the chan-nels currently being experimented lend them-selves very well. Lastly, the health crisis means that those working in the health sector are temporarily required to concentrate all their ef-forts on containing Covid-19 and therefore, for obvious reasons, have less time to devote to the project now than they did at the outset. Conclusion | The aim of this contribution is to describe a territorial design project that aims to promote communication between the agri-food and health sectors, showing how design lends itself effectively to the support of ‘wicked interactions’ (Granovetter, 1973) and to the cre-ation of informal local networks, contributing to the territorial social capital. It also aims to show how design can be very well suited to the co-ordination of multidisciplinary project teams and the management of ‘community-centred’ pro-jects (Manzini and Meroni, 2014), i.e. initiatives in which local communities (stakeholders and

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tion and guidance of a systemic designer) on the sustainable re-design of the local wheat chain, focusing specifically on the cultivation and enhancement of ancient local grains. The involvement of a new territory shows how the project can be replicated in distinct areas and specific supply chains, albeit with certain modi-fications based on the peculiarities of the new geographical areas and the relationships be-tween the local stakeholders involved.

In conclusion, the project has not only trig-gered virtuous behaviour on different levels, ranging from production to consumption, but has also promoted greater knowledge of the role of the designer, especially the systemic designer, in other disciplinary areas and on the the public) participate actively in the design

process, leading to the achievement of a holis-tic result. In many cases, these projects can become versatile models that can be replicat-ed in different territories.

To date, the Cibo, Comunità, Salute pro-ject has succeeded in relaching a new territory and a specific supply chain. The Susa Valley (Piedmont, Italy), where a workshop has already been conducted within the Mulino Valsusa. The title of the workshop is For a Sustainable Wheat Chain – From a Linear Model to a Sys-temic Approach and it has given wheat pro-ducers, bakers, mills, restaurateurs, retailers, agronomists, nutritionists and oncologists an opportunity to work together (with the

media-territory. This has led to a conscious and in-creasingly frequent demand for intervention in the design of sustainable future scenarios, with a view to preventing damage to the communi-ties and territories that support them.

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Acknowledgements

The contribution is the result of a shared reflection by the Authors. It summarises much of Alessandra Savina’s PhD research, for which Pier Paolo Peruccio is Tutor. Consequently, it is to be attributed to both authors in equal parts.

Notes

1) For more information visit the webpage: www. wdo.org [Accessed 04 November 2020].

2) Srini Srinivasan, Bertrand Derome, Pradyumna Vyas, respectively President, Managing Director and Board Member of World Design Organization. Mugendi K. M’Rithaa, ICSID/WDO Past President and Professor at Cape Peninsula University of Technology of Cape Town, Sudafrica. Brandon Gien, ICSID/WDO Past Pres-ident, Founder and CEO of Good Design –Australia.

3) For more information visit the webpage: www.cio chevale.it/chieriwebtv/ [Accessed 15 September 2020].

4) For more information visit the webpage: www.pic-chioverderivista.altervista.org/ [Accessed 15 September 2020].

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Figura

Fig. 3 | Actors, platforms and channels of the Cibo, Comunità e Salute project.
Fig. 6 | Picchioverde, magazine of culture and promo- promo-tion of the territory (pianalto, chierese, collina torinese e  basso Monferrato) and the first article in the Cibo,  Co-munità e Salute section (credits: Savina A., 2020).
Fig. 7 | Structure of the Cibo, Comunità e Salute section within the ChieriWebTv channel

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