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Da viaggiatore a emigrante. Il violoncello, l’apprendistato, le accademie, i concerti, il “Quartetto”. Da Lucca a Madrid, via Vienna e Parigi, la scelta europea di un figlio d’arte, musicista toscano

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Academic year: 2021

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Da Lucca a Madrid, via Parigi

Il breve soggiorno a Parigi segna un vero spartiacque nella vita e nella carriera di Luigi Boccherini, e non è azzardato affermare che le Sei Sonate di cembalo e violino obbligato Dedicate a Madama

Brillon de Jouy da Luigi Boccherini di Lucca Opera V (Venier, Parigi, 1769), nate proprio a Parigi,

possono essere assunte come simbolo evidente del grande cambiamento.

Giunto nella capitale francese nel tardo autunno 1767, Boccherini, all’età di 24 anni, aveva alle spalle una vita intensa, ricca di esperienze, di formazione, di viaggi, di esibizioni, di composizioni. Come tanti musicisti dell’epoca, e come la maggior parte dei musicisti lucchesi, era figlio d’arte, dato che suo padre Leopoldo, contrabbassista e violoncellista, si era impegnato con tutte le sue forze a trasmettere il mestiere a Luigi e agli altri figli, tutti avviati alla professione della musica o di arti sorelle (nel caso specifico la danza). Leopoldo però non aveva voluto limitarsi a questo, ed ecco allora la formazione musicale di Luigi presso il Seminario di S. Giovanni (contratto del novembre 1749) e, forse, anche presso il Seminario di S. Martino dove insegnava l’abate Domenico Francesco Vannucci, violoncellista. Durante questi primi anni di studio (gli elementi di base della musica, quello che oggi si direbbe solfeggio e canto corale, lo strumento, e un primo avviamento alle tecniche della composizione) si collocano le prime documentate esibizioni di Luigi: come voce bianca (soprano) nel secondo coro (che riuniva i migliori allievi dei seminari) per la Festa dell’esaltazione della Santa Croce (13 e 14 settembre), dal 1751; già come violoncellista in un non meglio precisato impiego al Teatro Pubblico nel 1752 e 1753.

Leopoldo non ritenne però che la formazione di Luigi potesse ritenersi conclusa e, seguendo una tradizione consolidata a Lucca, quella di proseguire gli studi ‘all’estero’, alla fine del 1753 affidò il figlio a un prestigioso maestro, Giovan Battista Costanzi, maestro di cappella in S. Pietro a Roma, nonché apprezzato violoncellista. Con Costanzi studiò violoncello e composizione, avviandosi verso due carriere, quella del virtuoso e quella del compositore.

Rientrato nella città natale all’inizio del 1756, Luigi avrà molte occasioni di dare prova delle sue abilità. La prima si colloca nell’ambito di un servizio musicale organizzato e ‘diretto’ da Giacomo Puccini senior, il maestro di cappella della Repubblica lucchese, nonché organista della cattedrale, nonché autorità suprema in campo musicale. Si trattava della festa di S. Domenico, celebrata il 4 agosto di ogni anno nel monastero delle domenicane. Nel suo Libro delle musiche annue ed

avventizie (contenente la registrazione di tutte le musiche da lui prodotte, comunemente citato come Diario), Giacomo registra come segue: «Violoncello Luigi Boccherini £ 4.8 per fare un Concerto di

Violoncello che lo fece il giorno [pomeriggio], dopo il Primo Salmo e suonò ancora per favorire me, a Messa e Vespro». Non è accertato cosa significhi precisamente il termine ‘concerto’ (potrebbe trattarsi anche di un movimento di sonata), ma è sicuro che si trattava di musica composta dal giovane Boccherini.

Continuano poi (dopo Roma) i viaggi, spesso in compagnia del padre e dei fratelli, che si traducono in esperienze formative di primissimo ordine. Degni di nota in particolare sono i tre viaggi a Vienna (e dintorni), collocati tra 1757 e 1764. Sono documentati impieghi temporanei (nell’orchestra del Kärtnertortheater) e qualche esibizione (al Burgtheater), ed è certo che le esperienze fatte a Vienna, la Vienna percorsa dalla musica di Cristoph Willibald Gluck, furono di fondamentale importanza. Degne di nota sono anche la partecipazione, insieme al padre Leopoldo, all’orchestra di Giovan Battista Sammartini a Pavia e Cremona nel luglio 1765, e le ‘accademie’ in cui si esibì lì e altrove. Molta della sua attività di questi anni però ci sfugge. In particolare vorremmo avere notizie più certe del cosiddetto e mitico ‘Quartetto toscano’, la prima formazione quartettistica della storia, che vedeva, accanto a Boccherini al violoncello, Pietro Nardini e Filippo Manfredi ai violini e Giuseppe Cambini alla viola. Disponiamo soltanto di due tarde testimonianze di Giuseppe Cambini:

Ohimè! coloro che considerano la musica strumentale nient’altro che un inutile rumore non hanno, com’è capitato a me, inteso eseguire i quartetti di Boccherini, di Haydn e di qualche altro celebre maestro da parte di Manfredi, Boccherini, Nardini e me, che ebbi l’ardire di fare la viola!

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Tre grandi maestri – Manfredi, il violinista che eccelleva in tutta Italia nell’ambito delle esecuzioni quartettistiche e orchestrali, Nardini, divenuto tanto celebre come virtuoso per la perfezione del suo suonare, e Boccherini, i cui meriti sono ben noti, mi fecero l’onore di accogliermi tra loro come violista. Studiavamo, nel modo che ho detto, dei quartetti di Haydn […] e di Boccherini, (quelli che aveva scritto appena allora e che si ascoltano sempre tanto volentieri).

Per questa formazione Luigi non era dunque solo il violoncellista, ma anche il compositore, che forniva musica da eseguire. Non posso fare a meno di riproporre l’ipotesi che occasioni di incontro tra i quattro siano state le partecipazioni alla musica per la Festa di S. Croce a Lucca.

In questi anni intensi si colloca probabilmente anche la composizione delle maggior parte delle sonate per violoncello solo dei concerti per violoncello e orchestra, musica certamente scritta per se stesso.

E ancora in quegli anni intensi, ricchi di viaggi, ma sempre ‘lucchesi’, si colloca una gran parte della produzione vocale boccheriniana, ovvero qualche sezione di messa, qualche salmo, due oratori, Gioas re di Giuda e Il Giuseppe riconosciuto. Esplicitamente lucchese è La confederazione

dei Sabini con Roma, una cantata (o ‘serenata politica’) per una giornata delle Tasche (le elezioni

dei governanti della Repubblica lucchese) del 1765. Come non ricordare che il concertatore e organizzatore della musica per le Tasche, nonché autore di un’altra cantata per la stessa occasione, era Giacomo Puccini senior? Come non ipotizzare che sia stato lui almeno a suggerire il coinvolgimento di questo giovane compositore, che evidentemente aveva già avuto modo di mettere in luce anche le sue qualità di compositore nella musica vocale?

Nel frattempo (27 aprile 1764) Boccherini aveva ottenuto il cosiddetto posto fisso, come violoncellista della Cappella di Palazzo diretta dal medesimo Giacomo Puccini senior. La domanda l’aveva fatta qualche anno prima (1761), forzando a suo vantaggio alcune affermazioni:

Luigi Boccherini [...] supplicando espuone: come doppo compito il suo studio in Roma e chiamato due volte a Vienna, passò in seguito presso tutte le altre Corti Elettorali dell’Impero, dove ha riportato tutto il compatimento nel suono di Violoncello; quale stromento, per non essere in questa città chi lo eserciti, conviene ad ogni funzione ricercare un forastiere: desiderando dunque stabilirsi una volta in Patria; e lusingandosi potere impiegare la sua benche tenue abilità in servizio del suo Veneratissimo Prencipe si rende animoso presentarsi […] sperando nella beneficenza del suo Prencipe e dell’ecc.mo Consiglio.

Le autorità avevano discusso più volte (1761, due volte nel 1762, 1764) sull’opportunità di creare una ‘piazza’, quella di un violoncellista, che fino ad allora non era prevista.

Luigi pensava a questo posto fisso nella sua piccola Lucca, mentre viaggiava in Italia e in Europa ed entrava in contatto con realtà musicali così diverse? Era Leopoldo che lo spingeva in questa direzione, considerando tutto quello che aveva fatto e imparato come una sorta di curriculum prestigioso da far valere in patria? È chiaro che a queste domande non possiamo dare risposte fondate, ma un fatto – o meglio: una coincidenza – è incontrovertibile: Luigi, dopo la morte di Leopoldo (30 agosto 1766), lascia Lucca definitivamente, diventando, da viaggiatore qual era, un emigrante.

Sappiamo che, insieme a Filippo Manfredi, definì il progetto, supportato da una serie di importanti lettere di presentazione, di una lunga tournée che doveva portarli, passando per Genova e altre città, a Parigi e a Londra. Una tournée come quella di tanti altri virtuosi, che a Parigi e Londra avevano le opportunità di esibirsi suonando proprie composizioni e, di conseguenza, suscitare l’interesse degli editori. L’arrivo a Parigi – tra l’altro – era stato preceduto (aprile 1767) dall’annuncio e poi dalla pubblicazione effettiva dei Quartetti op. 2, composti, secondo il cosiddetto catalogo autografo, nell’ormai lontano 1761. Manfredi e Boccherini si esibirono comunque al Concert Spirituel nel marzo 1768, con un esito, per Boccherini, non esaltante.

È a Parigi che, a seguito di questo scarso successo come virtuoso, decide definitivamente di dedicarsi alla composizione? Di fatto le Sonate op. 5 (composte nello stesso 1768, pubblicate l’anno successivo) sono le prime composizioni strumentali che non prevedono un suo coinvolgimento come esecutore. Con queste Sonate, che ebbero un successo straordinario, il compositore Boccherini si impose all’attenzione del mondo musicale europeo. Non siamo in grado di spiegare, documenti alla mano, perché Boccherini non proseguì la tournée come l’aveva programmata e

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perché si sia trasferito in Spagna, ma certamente possiamo escludere che Boccherini intendesse proseguire così la carriera del virtuoso.

Alla luce di queste considerazioni, credo che vada anche riconsiderata la decisione di Boccherini di abbandonare Lucca: non – come è stato ipotizzato e come io stessa ho sostenuto – perché le possibilità di carriera a Lucca gli erano precluse dal quasi coetaneo Antonio Puccini, figlio di Giacomo senior, e naturale successore alle cariche del padre, ma per la consapevole volontà di seguire la propria vocazione, ormai maturata, per la musica strumentale.

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