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Studio clinico-patologico integrato della Malattia Degenerativa Valvolare Aortica, attraverso i principali marcatori isto-plasmatici di rimodellamento, aterosclerosi e flogosi

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Università degli Studi di Pisa

Dipartimento di Morfologia Umana e Biologia Applicata

Dottorato di Ricerca in “Morfologia e funzione normale e

patologica di cellule e tessuti” (X2)

Titolo della tesi:

“Studio clinico-patologico integrato della Malattia Degenerativa

Valvolare Aortica, attraverso i principali marcatori isto-plasmatici di

rimodellamento, aterosclerosi e flogosi”

Candidato: Dott.ssa Annamaria Vianello

Relatori: Prof. Francesco Fornai

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Sommario

INTRODUZIONE ... 3

Scopo dello studio ... 6

ANATOMIA E FUNZIONE NORMALE DELLA VALVOLA AORTICA ... 8

ANATOMIA DELLA VALVOLA STENO-CALCIFICA ... 11

Calcificazione, infiammazione e neoangiogenesi ... 12

MATERIALI E METODI... 16

Popolazione studiata ... 16

Radiologia clinica ... 18

Ecocardiografia transtoracica ed ecocolorDoppler dei vasi epiaortici ... 18

Computo MSCT del Calcium Score valvolare aortico e coronarico ... 19

Biomarcatori plasmatici e tissutali ... 21

Analisi istologica ed immunoistochimica ... 21

MMPs e TIMPs tissutali e plasmatiche ... 23

Determinazioni plasmatiche di OPN, CRP e BNP ... 24

ANALISI STATISTICA ... 25

RISULTATI ... 26

1. Caratteristiche dei pazienti ... 26

2. Biomarcatori strumentali ... 28

3. Analisi macroscopica ... 30

4. Istologia nella malattia degenerative aortica ... 30

5. BNP e marcatori plasmatici di flogosi e rimodellamento ... 35

6.Cellule staminali ... 37

7. Eventi cardiaci avversi e mortalità a breve e lungo termine ... 39

DISCUSSIONE ... 41

Il concetto di spettro della malattia degenerativa valvolare aortica in letteratura ... 47

Punti di forza e limitazioni dello studio ... 48

Conclusioni e prospettive cliniche ... 49

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“E a ciascuno è data una manifestazione particolare

dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso

dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro

invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di

scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito

(..)Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo

Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come

vuole”.

(I LETTERA DI SAN PAOLO AI CORINZI, CAPITOLO 12:”DIVERSITA’ E UNITA’ DEI CARISMI”)

“Io qui direi che quello che intesi da persona ecclesiastica

costituita in eminentissimo grado, ciò è l'intenzione

delle Spirito Santo essere d'insegnarci come si vadia al

cielo, e non come vadia il cielo”.

(LETTERA DI G. GALILEI A MADAMA CRISTINA DI LORENA GRANDUCHESSA DI TOSCANA, 1615)

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INTRODUZIONE

La Malattia Degenerativa della Valvola Aortica (DAVD) si colloca al terzo posto tra le più comuni cause di morbilità cardiovascolare e la sua prevalenza aumenta con l’aumentare dell’età1,2. La Malattia Degenerativa della Valvola Aortica non è più considerata il risultato di un processo passivo di apposizione patologica di tessuto fibro-calcifico, ma viene ormai definita come un processo attivo di rimodellamento tissutale3,4, nel corso del quale intervengono, nello stesso tempo, processi di natura infiammatoria, aterosclerotica, osteogenetica, neoangiogenetica5,6. Tutti questi processi degenerativi vengono favoriti dai fattori di rischio cardiovascolare “classici” e dallo stress meccanico, cui viene continuamente sottoposta la valvola aortica, stress meccanico che, interagendo con l’endotelio, contribuisce ad innescare il processo di degenerazione7 e svolge un’azione paragonabile a quella esercitata dall’ipertensione arteriosa sull’albero arterioso. Inoltre, la displasia congenita (es. bicuspidia) o acquisita della stessa valvola concorre a peggiorare ed accelerare il decorso della malattia8. I clinici, tuttavia, continuano a basarsi fondamentalmente sul grado di calcificazione valvolare e sui parametri ecocardiografici quali la velocità di flusso trans-aortico, il gradiente medio e l’area valvolare per la loro stratificazione clinica dei pazienti da candidare all’intervento cardiochirurgico di sostituzione valvolare aortica9. Eppure, nella pratica clinica di routine, una considerevole quota di pazienti con stenosi valvolare aortica presenta una

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concomitante insufficienza della stessa valvola, che sottopone il ventricolo sinistro ad un aggravamento del suo rimodellamento, secondario non solo ad un sovraccarico di pressione, ma anche ad un sovraccarico volumetrico più o meno ingente. L’insufficienza aortica, nell’ambito della malattia degenerativa aortica, viene prevalentemente considerata una “comorbidità” al pari dell’aterosclerosi coronarica, della fibrillazione atriale, dell’insufficienza mitralica, della bronco-pneumopatia cronico-ostruttiva, della compromissione della funzione renale od epatica10. Ancora manca un inquadramento nosografico della Steno-insufficienza aortica come categoria a se stante nel contesto dello spettro della malattia degenerativa valvolare aortica. Noi, nel nostro studio, abbiamo voluto invece confrontare la steno-insufficienza aortica con la stenosi aortica pura, per mezzo di un approccio multidisciplinare e di una diagnostica radiologica, istologica e plasmatica fondata sull’integrazione di più biomarcatori.

Numerose citochine, la proteina correlata al recettore per le lipoproteine a bassa densità (Lrp5), l’osteopontina (OPN) e specifiche metalloproteinasi (MMPs) con i loro inibitori tissutali endogeni (TIMPs) sono state riconosciute essere delle proteine “signaling” cruciali nei processi di differenziazione osteoblastica e nella progressione del processo aterosclerotico propri della malattia degenerativa valvolare aortica11-13. In particolare TIMP1 sta diventando un marcatore precoce di incipiente scompenso cardiaco14, accanto

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all’oramai noto BNP15. L’ecocardiografia rimane l’indiscusso gold standard nella diagnosi, nel follow up pre e post-chirurgico e nella stratificazione del rischio dei pazienti con stenosi valvolare aortica16. Tuttavia, la valutazione del calcium score valvolare aortico rilevato con metodica TAC multistrato si sta affacciando e sempre più imponendo nei protocolli di valutazione clinica dei pazienti con valvolupatia aortica degenerativa. Il grado di calcificazione indicato dal calcium score è risultato essere fortemente predittivo della severità della malattia e della sua prognosi17. Sul fronte della prevenzione farmacologica, l’associazione fisiopatologica esistente tra l’ipercolesterolemia e l’accumulo di lipidi sulle cuspidi aortiche, e tra quest’ultimo e l’innesco dei processi molecolari di degenerazione valvolare ha fatto scaturire l’ipotesi che una terapia con statine potesse in qualche modo prevenire o almeno rallentare la malattia valvolare stessa. I trial clinici eseguiti fino ad ora non hanno completamente smentito questa ipotesi, ma non l’hanno nemmeno confermata18,19. Possiamo supporre che, nell’ambito dello spettro di malattia, non tutti i soggetti siano in grado di trarre ugual vantaggio dalla terapia ipocolesterolemizzante, per diverse cause genetiche, farmacogenetiche e fisiopatologiche ancora da chiarire.

Scopo dello studio

Quanto detto fino ad ora è risultato essere fondamento e presupposto per il nostro disegno di studio, volto alla definizione dello spettro della malattia

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valvolare aortica, con particolare interesse verso la ricerca delle analogie e delle differenze tra le caratteristiche fisiopatologiche e cliniche proprie della stenosi pura da una parte e della steno-insufficienza valvolare aortica dall’altra. Abbiamo inoltre seguito i pazienti per 3 anni dopo l’intervento di sostituzione valvolare aortica, per registrare e confrontare l’incidenza degli avventi avversi cardiovascolari maggiori, la mortalità precoce e tardiva.

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ANATOMIA E FUNZIONE NORMALE DELLA VALVOLA AORTICA

Nei primi stadi ontogenetici il tubo cardiaco è costituito da uno strato esterno miocardico e uno interno endocardico, separati da una matrice extracellulare chiamata “jelly cardiaco”. Il cuscino cardiaco, struttura dalla quale prenderà origine la valvola aortica, si forma per espansione del jelly cardiaco e per successiva cellularizzazione dello stesso. Le cellule che migrano nella matrice extracellulare derivano da una popolazione di cellule endoteliali “competenti” facenti parte del foglietto endocardico a seguito di un processo di delaminazione e differenziamento che fa loro acquisire un fenotipo mesenchimale 20 . Il processo di transizione endotelio-mesenchimale (epithelial to mesenchymal transition , EMT) sembra verificarsi anche nella valvola matura danneggiata ad opera di un gruppo di cellule epiteliali competenti21. La valvola aortica matura è costituita da tre sottili lembi o cuspidi dall’aspetto di mezza luna, le “semilunari”. Al contrario della valvola mitrale, a livello della valvola aortica non si trova un vero anello fibroso, ma una struttura complessa costituita dalla radice aortica, caratterizzata dai seni coronarici, dalla porzione miocardica del ventricolo sinistro e dai trigoni fibrosi posti tra i lembi. Le cuspidi sono comprese nei tre seni di Valsalva nella radice aortica e si incontrano lungo la loro linea di inserzione in tre punti denominati commissure. Le linee di inserzione delle cuspidi e le loro commissure hanno l’aspetto d’una corona a tre

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punte (Fig.1). Poiché le arterie coronarie originano da due dei tre seni di Valsalva, le cuspidi prendono il nome dei rispettivi seni: cuspide coronarica sinistra, cuspide coronarica destra e cuspide non coronarica. Dal punto di vista istologico (Fig.2), la valvola aortica è strutturata in tre strati o foglietti: lo strato ventricolare, (composto da fibre ricche di elastina, allineate in direzione radiale, perpendicolari al margine dei lembi valvolari), quello fibroso sul lato aortico (costituito principalmente da fibroblasti e fibre collagene sistemate circolarmente, parallele ai margini valvolari) ed infine la spongiosa (strato di connettivo lasso, posto tra lo strato fibroso e quello ventricolare, formato da fibroblasti, cellule mesenchimali e una matrice ricca di mucopolisaccaridi). Questi tre strati lavorano in concerto fornendo resistenza alla tensione e flessibilità al movimento, per decadi di ripetitivo moto d’apertura e chiusura22 .

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Fig.1: Illustrazione della struttura della valvola aortica e

della sua localizzazione tra ventricolo sinistro e aorta.

Fig.2: Immagine istologica di un lembo di valvola

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ANATOMIA DELLA VALVOLA STENO-CALCIFICA

Lo strato di cellule endoteliali delle valvole aortiche calcifiche appare danneggiato specialmente a livello delle lesioni preminenti che frequentemente si sviluppano fino alla spongiosa sul versante aortico della valvola,nell’area di flessione, vicino alla connessione con la radice del bulbo aortico, dove il flusso sanguigno diventa turbolento e s’infrange perpendicolarmente sull’endotelio. Sul versante ventricolare, invece, il flusso è di tipo laminare. Attraverso l’endotelio danneggiato, si infiltrano cellule infiammatorie e lipoproteine plasmatiche, che determinano focali accumuli lipidici, visibili in piccole aree della regione sub endoteliale, con dislocamento della lamina elastica ed estensione nell’adiacente fibrosa 23.

Le LDL ossidate sono state ritrovate nelle lesioni calcifiche precoci24 e sembrano stimolare il processo aterosclerotico sulla valvola attraverso una miriade di meccanismi, come l’amplificazione dell’infiammazione, l’apoptosi e l’espressione di proteasi di matrice25. Côté e colleghi hanno inoltre dimostrato una associazione tra LDL ossidate plasmatiche ed il grado di rimodellamento fibro-calcifico della valvola aortica26.

A livello ultrastrutturale, la componente minerale delle valvole aortiche calcifiche è intimamente connessa con il colesterolo che sembra giocare un ruolo importante nella precipitazione e formazione dei cristalli di calcio27.

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Infatti, nella sclerosi aortica, aree microscopiche di calcificazione si ritrovano nelle zone di accumulo delle lipoproteine e di infiltrazione di cellule infiammatorie4.

Calcificazione, infiammazione e neoangiogenesi

Le stigmate anatomopatologiche del processo degenerativo sono: la calcificazione, l’infiammazione e la neoangiogenesi. La calcificazione è un processo attivo e non un accumulo passivo di minerali nel tessuto. I noduli calcificati contengono sia calcio che fosfato sotto forma di idrossiapatite, la stessa forma minerale presente nelle placche dei vasi arteriosi e nell’osso. In questo processo attivo, cellulo-mediato, partecipano diversi regolatori di calcificazione e ossificazione quali l’osteopontina, l’osteonectina, l’osteocalcina, la tenascina C e le proteine morfogenetiche dell’osso (BMP). Oltre alla calcificazione, nelle valvole aortiche stenotiche, è presente anche metaplasia ossea di origine osteoblastica con presenza di osso lamellare maturo ed elementi ematopoietici, controbilanciata da un meccanismo di riassorbimento osseo mediato da cellule simil-osteoclastiche. Il processo di calcificazione deve essere concepito come il risultato di un più ampio meccanismo di rimodellamento tissutale nel quale sono coinvolte diverse proteine responsabili della degradazione della matrice extracellulare e della deposizione di nuove fibre. L’equilibrio tra le metalloproteasi (MMPs) ed i loro inibitori endogeni (TIMPs) sembra giocare il ruolo cardine nel mantenimento

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della struttura e della funzionalità della valvola normale. La calcificazione valvolare è ben valutabile mediante uno scoring sia ecocardiografico che MSCT28,29.

L’infiammazione è un processo fondamentale nel determinismo e nella progressione della malattia degenerativa valvolare aortica. La flogosi interviene in maniera sistemica, associata soprattutto ai fattori di rischio cardiovascolari classici, ed in situ, come reazione alla disfunzione endoteliale e allo shear stress sui lembi valvolari. Le cellule infiammatorie sono principalmente: i linfociti T, presenti nel tessuto calcificato anche nelle fasi precoci della malattia e le citochine infiammatorie. Il transforming growth factor 1 (TGF-1), un membro della stessa superfamiglia che include le proteine morfogeniche dell’osso (BMP), contribuisce al processo di calcificazione grazie alle sue proprietà “osso-inducenti” 30. Se da una parte lo stato clinico di infiammazione sistemica è ben valutabile anche mediante i già validati marcatori plasmatici di flogosi quali la PCR, la VES, la formula leucocitaria, l’infiammazione in situ invece è di difficile valutazione in vivo; recentemente Dweck e colleghi hanno proposto la valutazione PET31 .

Diversamente dalle valvole aortiche strutturalmente sane, sufficientemente sottili da permettere la completa nutrizione per diffusione, l’ispessimento dei lembi che si verifica nella patologia stenotica è accompagnato dalla formazione di neovasi nel tessuto. La neoangiogenesi partecipa alla progressione della

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malattia degenerativa della valvola aortica, agevolando l’ingresso di cellule infiammatorie e lipidi plasmatici nei foglietti valvolari. Inoltre, la neoangiogenesi può facilitare il processo di ossificazione endocondrale cellulo-mediato32 . Nel tessuto valvolare però, a differenza che nelle placche

aterosclerotiche, l’infiammazione e la neoangiogenesi non evolvono in trombosi o emorragia, probabilmente a causa dell’assenza di vasa vasorum e della prevalenza di tessuto fibroso. Quantitativamente, differenti gradi di infiammazione cronica e neovascolarizzazione coesistono all’interno del tessuto valvolare danneggiato, suggerendo un processo dinamico e complesso di rimodellamento tissutale (Fig.3).

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Fig.3: Immagine macroscopica, tratta dai nostri campioni, e rispettivo quadro

istologico di un lembo valvolare non calcifico (a,c) e di un lembo valvolare calcifico (b,d). I.O. 40x.

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MATERIALI E METODI Popolazione studiata

La popolazione di studio era rappresentata da 112 pazienti, reclutati in maniera consecutiva presso l’Unità di Cardiochirurgia dell’Heart Hospital di Massa, Fondazione Toscana Gabriele Monasterio. Di questi pazienti, 87 erano affetti da malattia degenerativa della valvola aortica e 25, scelti come controlli, presentavano un’insufficienza aortica conseguente a dilatazione anulo-aortica di natura distrofica (AR). I pazienti con malattia degenerativa valvolare aortica sono stati poi suddivisi in tre gruppi di studio: 19 pazienti con stenosi aortica pura e 68 pazienti con steno-insufficienza aortica, dei quali 39 con insufficienza lieve (l-SIA) e 29 con insufficienza da moderata a severa (s-SIA) (Fig.4).

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Ciascun paziente è stato sottoposto ad una visita clinica completa, comprensiva di anamnesi ed di esame obiettivo, ad un elettrocardiogramma a 12 derivazioni, ad un esame eco-color-Doppler-2D dei vasi epiaortici, ad un ecocardiogramma-2D completo e ad un esame TAC multistrato con computo del calcium score valvolare aortico e coronarico. Subito prima dell’intervento cardiochirurgico, sono stati inoltre prelevati dei campioni di sangue venoso periferico, a digiuno, per il dosaggio delle metalloproteinasi (MMPs) e dei loro inibitori (TIMPs), dell’osteopontina (OPN), del peptide natriuretico cerebrale (BNP), della proteina C reattiva, dei principali indici di funzionalità epatica e renale e dei parametri della coagulazione. Hanno rappresentato criteri di esclusione dallo studio: l’evidenza di patologia neoplastica, infiammatoria acuta o cronica, di severa compromissione della funzionalità epatica e/o renale o di alterazioni del sistema coagulativo. Abbiamo incluso nello studio anche i pazienti affetti da bicuspidia aortica; le percentuali di soggetti affetti da bicuspidia nei tre gruppi sono state le seguenti: 10% nella stenosi aortica pura, 2.5% nella steno-insufficienza l-SIA e 3.4% nella steno-insufficienza s-SIA. Tutti i pazienti reclutati per lo studio sono andati incontro ad intervento toracotomico di sostituzione valvolare aortico con bioprotesi. Le cuspidi valvolari aortiche prelevate durante l’intervento hanno subito un trattamento di conservazione in azoto liquido o in formalina, secondo gli scopi e i protocolli descritti più avanti. Dopo l’intervento cardiochirurgico, tutti i pazienti sono

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stati contattati per telefono, con scadenza periodica, per poter aggiornare il registro degli eventi cardiovascolari avversi e della mortalità. Il periodo di follow up si è protratto per circa 3 anni. Tutti i soggetti hanno firmato il consenso informato a partecipare allo studio. Il Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera di Massa ha approvato il protocollo di ricerca; abbiamo condotto il nostro studio in accordo con i principi sanciti dalla Dichiarazione di Helsinki.

Radiologia clinica

Ecocardiografia transtoracica ed ecocolorDoppler dei vasi epiaortici

Ogni soggetto è stato sottoposto ad un esame ecocardiografico bidimensionale completo; l’esame è stato eseguito da due sonografi esperti con uno strumento Vivid 7 SystemGE e con una sonda da 4-MHz, secondo i criteri di riferimento della Società Americana di Ecocardiografia16 (Fig.5). A tutti i pazienti è stato effettuato un esame ecocolorDoppler carotideo bilaterale, eseguito con una sonda da 12-MHz.

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Fig.5

Computo MSCT del Calcium Score valvolare aortico e coronarico

Le scansioni TAC sono state eseguite al 70% dell’intervallo R-R con uno scanner programmato per 64 sezioni (Toshiba Medical Systems, Tokyo), nel corso di un singolo atto inspiratorio (Fig.6). Un radiologo esperto ha esaminato tutte le scansioni TAC per il computo della calcificazione aortica e coronarica. Sono state classificate come calcificazioni tutte quelle lesioni che presentavano una densità maggiore di 130 unità Hounsfeld in più di 2 pixel adiacenti, nell’ambito di una regione anatomica selezionata dall’operatore, per ogni scansione. L’Agatston score è ricavato moltiplicando l’area di ciascuna lesione

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per un coefficiente del segnale, dipendente dal picco di attenuazione nell’ambito della regione in esame33. L’area di ogni regione calcifica è calcolata moltiplicando il numero di pixel>130 Hounsfield per l’area pixel in millimetri quadri, mediante l’utilizzo di un’interpolazione isotropica. I calcium score volumetrici sono calcolati per mezzo del prodotto dei voxel con attenuazione maggiore di 130 per il volume voxel.

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Biomarcatori plasmatici e tissutali Analisi istologica ed immunoistochimica

I campioni valvolari sono stati fissati in formalina al 10% per 24 ore e decalcificati in acido formico nell’arco di una notte. Sono state quindi ottenute delle sezioni di tessuto incluso in paraffina, dello spessore di 5 micron. I campioni così ottenuti hanno subito una colorazione con ematossilina ed eosina. Le principali lesioni tissutali sono inserite in un preciso sistema di stadiazione (Tab.1). L’espressione tissutale di OPN, MMP-2, MMP-9 a TIMP1 è definita con metodo semiquantitativo. Sono stati impiegati i seguenti anticorpi per lo studio dell’espressione tissutale dei marcatori infiammatori e per identificare i diversi tipi cellulari: OPN (MPIII10, diluizione 1:200, Hybridoma Bank, Ohio, USA), MMP-2 (diluizione 1:50, Chemicon International, Germany), MMP-9 (diluizione 1:150, Chemicon International, Germany), TIMP-1 (diluizione 1:20, Novocastra Laboratories, Newcastle upon Tyne, UK), CD3 (T-linfociti, diluizione 1:1000, Neomarkers, LabVision, Suffolk, UK), CD20 (B-linfociti, diluizione 1:200, DAKO, Glostrup, Denmark), CD68 (monociti/macrofagi, diluizione 1:1000, DAKO), vimentina (fibroblasti, diluizione 1:200, DAKO), α-actina (cellule muscolari lisce, diluizione 1:300, Neomarkers, LabVision, Suffolk, UK). Sistema di rilevamento: IHC Select Immunoperoxidase Secondary Detection System (Chemicon International, Temecula, CA) con un substrato enzimatico standard

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(3’,3’-diamonobenzidine, DAB) ed un prodotto di reazione marrone scuro. L’espressione di OPN, MMP-2, MMP-9 e TIMP-1 è stata descritta con scala semiquantitativa.

Tab.1 Scoring system delle maggiori componenti della lesione

0 1 2 3

Flogosi Assenza Minimi infiltrati Infiltrati presenti in

aggregati Estesa flogosi

Neoangiogenesi Assenza Isolati neovasi Minimi aggragati Abbondante neovascolarizzazione

Componente

lipidica Assenza Piccoli depositi

Depositi di media grandezza con aghi

di colesterolo

Grandi strutture ateromasiche

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MMPs e TIMPs tissutali e plasmatiche

Abbiamo utilizzato campioni plasmatici eparinizzati per la misurazione dell’attività enzimatica di MMP2 ed MMP9 sulle cuspidi valvolari, velocemente inserite in un tampone freddo (30 mM di istidina, 250 mM di sucrosio, 2 mM EDTA, pH 7.2) e conservate in azoto liquido. I campioni valvolari e plasmatici sono stati normalizzati ad una concentrazione finale di 400 g/ml in una soluzione tampone (0.25 M Tris-HCl, 4% sucrose w/v, 10% SDS w/v and 0.1% bromofenolo blu w/v, pH 6.8). Quindi abbiamo caricato i campioni su gel elettroforetici (SDS-PAGE) contenenti 1 mg/ml di gelatina (MMP-2/MMP-9) o di collagene denaturato tipo III (MMP-1) o caseina (MMP-7) in condizioni non riducenti34. Alla fine della corsa elettroforetica, i

gel sono stati incubati per 18-20 ore a 37 gradi centigradi. Per mettere in evidenza le zone di lisi enzimatica, i gel sono stati trattati con blu di Coomassie R-250 per 30 minuti, e sciacquati per 1 ora, cambiando la soluzione dopo 30 minuti. Infine, abbiamo letto gli zimogrammi (Fig.7) con metodica densitometrica, mediante un BioRad GS 710 (BIORAD, Hercules, CA, USA) ed abbiamo espresso i dati come aree di densità ottica (OD*mm2), normalizzate per1 mg/ml di proteine. Abbiamo dosato TIMP1 e TIMP2 nel tessuto e nel plasma per mezzo di kit ELISA, disponibili in commercio (Biotrak; Amersham Pharmacia Biotech, Buckinghamshire).

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Fig.7. Zimografia per MMP9 dopo colorazione con Coomassie. Per ogni

campioni è possibile individuare l’attività gelatinasica B, e più in basso (a 72 KD) l’attività delle gelatinasi A. Nella parte alta di ciascuna lane sono ben evidenti aggregati di proteine plasmatiche.

Determinazioni plasmatiche di OPN, CRP e BNP

Abbiamo dosato l’osteopontina tramite l’utilizzo del kit ELISA disponibile in commercio: Human Osteopontin Assay Kit (IBL, Minneapolis, USA). La proteina C reattiva per mezzo di un kit (Beckman) per analisi torbidimetriche (System Synchron CX, Beckman Coulter, Fullerton, CA, USA) ed il BNP mediante un sistema immunometrico (Triage BNP Test, Biosite Inc., San Diego, CA, USA).

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ANALISI STATISTICA

I risultati sono espresso come valori medi ± la deviazione standard. I confronti tra gruppi sono stati eseguiti con metodica ANOVA. Sono stati impiegati i test post-ANOVA, quando necessario (Student-Keuls test). I test non-parametrici (Kruskal-Wallis e post-hoc Bonferroni-Dunn) sono stati applicati per analizzare quei dati che non presentavano una distribuzione normale, dopo conferma con il test di Kolmogorov-Smirnov. Le variabili non continue sono state presentate sottoforma di percentuale e sono state confrontate per mezzo del test del chi quadro. Il minimo livello di significatività è stato fissato a p< 0.05. Le correlazioni sono state determinate mediante il modello della regressione semplice. Tutti i calcoli statistici sono stati effettuati con StatView 5.0.1.0.

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RISULTATI

1. Caratteristiche dei pazienti

Ricordiamo che i nostri pazienti con malattia degenerativa valvolare aortica sono distribuiti in tre gruppi: stenosi aortica pura (n°19), steno-insufficienza con insufficienza lieve (l-SIA: n°39) e steno-insufficienza con insufficienza da moderata a severa (s-SIA: n°19). I fattori di rischio cardiovascolare sono prevalentemente rappresentati nella stenosi pura e nella l-SIA, con una maggior incidenza di diabete e sindrome metabolica nella stenosi pura e di fumo ed ipercolesterolemia nella l-SIA. L’ipertensione, invece, è ugualmente presente in tutti e tre i gruppi. La comorbidità cardiovascolare colpisce prevalentemente i pazienti con stenosi pura e l-ASI (Tab.2).

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Tab.2. Fattori di rischio e comorbidità cardiovascolare. SA (n°19) l-SIA (n°39) s-SIA (n°29) AR (n°25) Età media (y) 71.1+7.5 § 74.9+5.6 § 70.3+10.4 § 65.4+14.0 Genere F/M (%) 42.2/57.8 46.2/53.8 38/62 48/52 Fumo (%) 36.8 49.2 25*§ 44 Ipertensione (%) 81 § 57 76 § 48 Diabete (%) 47.3 § 39.0 § 28*§ 12 HbA1 (%) 5.7+ 0.6 6.9+ 1.0*§ 6.9+ 1.7§ 5.5+0.2 Colesterolo tot (mg/dl) 181.3+ 51.9 209.4+59.9 184.5+ 46.8 203.4+48.9 LDL (mg/dl) 111.4 + 39.3 151.2 +37.3*§ 124.7+ 31.9 126.1+40.3 § HDL (mg/dl) 50.7+18.5 52.4+16.8 47.0+ 17.4 50.2+14.5 Sindrome metabolica (%) 42.1§ 25*§ 12*§ 4 Bicuspidia (%) 10 2.5* 3.4* 0 Insufficienza mitralica (%) 89.4 86.2 84.6 88 Calcificazione mitralica 31.5 58.9 *§ 55*§ 28 Fibrillazione atriale (%) 5.2 5.1 7 8 Stenosi carotidea (%) 36.8 §+ 35.2 §+ 16.5§ 8 Malattia coronarica (%) 63.1 §+ 59.3 §+ 40 24 Stenosi carotidea e malattia coronarica (%) 21 +§ 20.5+§ 3.4 4 EUROSCORE II (%) 3.1+1.7 4.2+3.4 3.4+3.3

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2. Biomarcatori strumentali

Nella malattia degenerative aortica, vale a dire in tutti e tre i gruppi di studio, il calcium score è risultato più alto che nelle insufficienze valvolari anulo-ectasiche di controllo. Il calcium score valvolare aortico non mostra differenze significative nei tre gruppi; quello coronarico, invece, presenta una netta tendenza alla riduzione nei pazienti con s-SIA, ma senza raggiungere la significatività statistica. I pazienti con steno-insufficienza presentano una ridotta frazione di eiezione ventricolare, un aumento del diametro telediastolico ventricolare, della massa ventricolare sinistra indicizzata e della pressione polmonare sistolica di picco, nel confronto con le stenosi pure. Per la precisione, la massa ventricolare sinistra indicizzata e la pressione polmonare sistolica di picco sono più alte nella s-SIA rispetto alla l-SIA. Al contrario, il gradiente transvalvolare medio, il gradiente transvalvolare massimo e la velocità massima non differiscono nei tre gruppi. Il sottogruppo di pazienti con basso gradiente (<40 mmHg) e funzione ventricolare conservata (>50 mmHg) è presente: in 8 (42.1%) stenosi pure, in 6 (15.3%) l-SIA, in 3 (10.3%) s-SIA. Infine, il sottogruppo di pazienti con basso gradiente (<40 mmHg) e ridotta frazione di eiezione (<50 mmHg) è presente: in 1(5.2%) stenosi pura, in 3(7.5%) l-SIA e in 3 (10.3%) s-SIA.

(29)

Tab 3. Parametri ecocardiografici e TAC a 64 strati (MSCT). I dati sono

espressi come media + deviazione standard; *p<0.05 versus SA; §p<0.05 versus AR. SA l-SIA (n°39) s-SIA (n°29) AR (n°25) Diametro telediastolico del ventricolo sx (mm) 48.3+4.6 53.0+5.9 * 56.5+6.9 * 58.5+10.9 Spessore parietale in telediastole (mm) 11.9+2.3 12.5+2.3 12.9+3.3 10.7+1.9 Spessore settale in telediastole (mm) 15.1+2.5 14.5+2.2 15.6+2.9 12.2+2.3 Massa ventricolare indicizzata (g/m2) 133.4+22.3 161.7+35.0 * 170.5+48.6 *§ 149.8+69.6 Frazione di eiezione (%) 62.2+7.5 54.7+10.6 * 54.5+10.6 * 56+7.8 Pressione polmonare (mmHg) 29.5+9.4 34.7+9.2 * 43.4+12.7 *§ 35.4+14.2 Gradiente medio (mmHg) 48.3+19.3 § 52.5+19.1 § 54.6+19.4 § 14.8+8.7 Gradiente medio<40mmHg + EF%>50(n,%) 8 (42.1%) 6 (15.3%) 3 (10.3%) Gradiente medio <40mmHg + EF%<50(n,%) 1 (5.2%) 3 (7.5%) 3 (10.3%) Area valvolare (cmq) 0.9+0.4 1.0+0.3 0.7+0,3 Calcium score valvolare MSCT(Agatston) 3.507.3+2442.6 4.270.7+2213.5 3.568.5+1823.4 1247.8+2708.6 Calcium score coronarico MSCT (Agatston) 713.8+1122.2 § 1236.2+1674.1 § 366.5+581.6 177.6+163.2 Calcium score mitralico MSCT (Agatston) 3.976.5+5199.4 1217.6+1220.8 875.4+878.3 1249.5+1767.1

(30)

3. Analisi macroscopica

Macroscopicamente, i lembi delle valvole insufficienti (gruppo controllo) si mostravano sottili, semitrasparenti e flessibili, in contrapposizione a quelli delle valvole stenotiche estremamente ispessiti e induriti per la presenza di evidenti noduli di calcificazione che si estendevano irregolarmente a partire dal versante aortico (Fig.8 a,b).

4. Istologia nella malattia degenerative aortica

Le cuspidi valvolari presentano una più massiva calcificazione nelle stenosi pure, rispetto alle l-SIA e nelle l-SIA rispetto alle s-SIA. Le cuspidi appartenenti ai pazienti con dilatazione anulo-aortica si presentano completamente fibrose, ma la fibrosi è di tipo costitutivo, non patologico. I controlli infatti mostrano una integrità strutturale dei tre foglietti tissutali e sono completamente assenti sia la flogosi, che la neoangiogenesi, che la calcificazione. Viceversa, nella malattia degenerativa della valvola aortica, infiammazione ed aterosclerosi sono pressochè costantemente presenti. Nell’ambito dello spettro di malattia, infiammazione, neoangiogenesi ed infiammazione mostrano gradi crescenti di espressione nel passare dai gruppi con steno-insufficienza al gruppo con stenosi pura. Nelle stenosi pure si è verificata una vera e propria sostituzione calcifica del tessuto valvolare, in aggiunta ad una diffusa calcificazione della componente lipidica e ad una

(31)

metaplasia osteo-cartilaginea, frequentemente riscontrata (37.5%). “Aghi” di colesterolo, aggregati lipidici e cellule schiumose, talora organizzati in strutture molto simili agli ateromi, sono stati ritrovati in tutti e tre i gruppi di studio. L’osteopontina viene maggiormente espressa dalle cellule simil-miofibroblastiche, nei pressi delle zone calcifiche. La MMP-2 viene espressa da cellule miofibroblastiche (vimentina+, α-actina+) vicino ai noduli calcifici; La MMP-9 viene espressa dai macrofagi e dalle cellule multinucleate (CD68+, fenotipico simil osteoclastico) vicino alle aree di calcificazione e di metaplasia ossea; TIMP-1 viene espresso dai miofibroblasti del tessuto connettivo (Fig.9). I marcatori tissutali di remodellamento mostrano un profilo profibrotico in tutto lo spettro della malattia degenerativa aortica (maggiori livelli di TIMP1 e TIMP2, valori più bassi di MMP2 e MMP1) (Tab 4)., più evidente nella steno-insufficienza valvolare (Fig.10).

(32)

Figure 8. Caratteristiche istologiche. (a) Nei controlli sono preservate la

fibrosa, la spongiosa e la ventricularis (40X). (b) Infiltrati lipidici e cellule schiumose vicino all’area calcifica (*) (200X). (c) Una lesione degenerativa nella SA, con metaplasia ossea (frecce), neoangiogenesi (n) e densi infiltrati infiammatori (200X).

c b

(33)

a b

*

*

*

*

c d

*

e f f

Fig 9. Immunoistochimica nella DAVD. (*) Noduli calcifici. (a,e and b,f)

OPN in cellule con lunghe estroflessioni citoplasmatiche ed in cellule con fenotipo simil fibroblastico (100X, 400X). (c) MMP-2 nei miofibroblasti (200X). (d) TIMP-1 nei miofibroblasti (400X). (g,h) MMP-9 in grandi cellule multinucleate (frecce) (100X, 200X).

(34)

Tab 4. Biomarcatori tissutali di rimodellamento, disfunzione ventricolare e

flogosi. I dati sono espressi come media + deviazione standard; *p<0.05 versus SA; §p<0.05 versus AR.

Fig. 10 SA (n°19) l-SIA (n°39) s-ASI (n°29) AR (n°25) Fibrosis% 39.8+31.3 § 65.0+22.8 *§ 74.0+20.2 *§ 94.5+12.8 Calcium% 60.2+31.3 § 35.0+22.8 §* 26.0+20.2 §* 5.5+12.8 Tissue TIMP1 (ng/ml/mg/ml prot) 42.6+14.1 51.7+12.7 *§ 58.7+17.9 *§ 31.9+8.3 Tissue MMP9/TIMP1 0.004+0.003 0.002+0.001* 0.002+0.001* 0.003+0.002

(35)

5. BNP e marcatori plasmatici di flogosi e rimodellamento

I pazienti con steno-insufficienza valvolare aortica hanno presentato valori più elevati di BNP e TIMP1 (Fig.11 e 12) rispetto ai pazienti con stenosi pura. Il profilo plasmatico delle metalloproteinasi e dei loro inibitori tissutali presentava un bilanciamento in senso profibrotico nei pazienti con steno-insufficienza (livelli più bassi di MMPs e valori più alti di TIMPs) (Fig.13), se confrontato con quello dei pazienti con stenosi pura.La proteina C reattivanon ha mostrato differenze di concentrazione significative nel plasma dei pazienti appartenenti ai tre gruppi di studio (Tab 5) .

Tab. 5. Biomarcatori plasmatici di rimodellamento, disfunzione

ventricolare sinistra e flogosi. SA (n°19) l-SIA (n°39) s-ASI (n°29) AR (n°25) Plasma MMP9/TIMP1 1.6+0.9§ 0.9+0.6 * 0.7+0.6 * 1.2+0.9 Plasma MMP9 (media ODmm2/mg prot) 2.6+1.5§ 1.6+0.7 1.4+0.8 1.8+0.9 Plasma TIMP1 (ng/ml) 82.3+22.1 § 113.1+46.1 *§ 122.0+46.1 *§ 13.8+41.1 Plasma OPN (ng/ml) 24,8+13,2 § 24,9+20,9 § 24,1+16,7 § 48,2+66,9 BNP (pg/ml) 111.4+70.5 § 252.5+195.5 * 311.0+248.2 * 173.7+148.6 CRP (mg/dl) 0.85+1.02 0.60+0.74 0.62+0.92 0.78+1.68

(36)

Fig.11. BNP plasmatico

(37)

Fig. 13. Il grafico evidenzia un bilanciamento pro-fibrotico nel plasma dei

marcatori di rimodellamento.

6.Cellule staminali

Nel tessuto sclerotico di alcune valvole stenotiche sono state osservate cellule dalla morfologia “atipica”: rotondeggianti, con un nucleo grande e un citoplasma eosinofilo. Queste cellule erano localizzate nelle vicinanze di neovasi e, nella maggior parte dei casi, tendevano a distribuirsi nel tessuto formando aggregati (Fig.14). Queste cellule risultavano positive per c-Kit (Fig.14b), recettore presente sulla superficie delle cellule staminali ematopoietiche, ma espresso anche da melanociti, cellule interstiziali di Cajal

(38)

nel tratto digestivo e mast cellule. La colorazione con blu di toluidina (Fig.14e) escludeva la loro natura mastocitica, e l’evidente negatività per CD34 (Fig.14d) allontanava dall’ipotesi di progenitori endoteliali. Gli aggregati cellulari c-Kit positivi esprimevano, invece, OPN e MMP-9 (Fig.14c,a), per cui l’ipotesi più accreditata potrebbe essere quella di progenitori mesenchimali tissutali in fase di differenziamento verso un fenotipo osteoblastico.

(39)

Fig.14: cellule atipiche organizzate in aggregati erano positive per MMP-9,

C-Kit e OPN (a,b,c) e negative per CD34 e per la colorazione con blu di toluidina (d,e). IHC/DAB; blu di toluidina; I.O. 400x.

7. Eventi cardiaci avversi e mortalità a breve e lungo termine

Dopo un periodo medio di follow up di 28.2+18.2 mesi, i nostri pazienti con stenosi pura hanno presentato un tasso di mortalità precoce dello 0% e di mortalità a tre anni pari al 5.7% ; quelli con l-SIA una mortalità precoce dell’8.1% ed una mortalità a tre anni del 21.6%; i pazienti con s-SIA una

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mortalità precoce del 4% ed una mortalità a tre anni del 16%. Gli eventi cardiovascolari avversi si sono presentati in percentuale del 21% nelle stenosi pure, del 36.1% nelle l-SIA e del 34.5% nelle s-SIA (Fig.15).

0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 40%

MACE

mortalità

precoce

(entro 30

gg)

mortalità

a tre anni

SA

l-SIA

s-SIA

Fig.15. Eventi avversi cardiovascolari, mortalità precoce e tardiva nei tre

(41)

DISCUSSIONE

Allo stato attuale delle conoscenze, il nostro sembra essere il primo studio a descrivere, mediante un approccio clinico che si avvale dell’ausilio di diversi biomarcatori, un vero e proprio spettro clinico-patologico nell’ambito della Malattia Degenerativa della Valvola Aortica, spettro che si estende dalla stenosi aortica pura fino alla steno-insufficienza valvolare con insufficienza di grado severo. Fino ad ora, la steno-insufficienza aortica è stata sempre considerata una “condizione di comorbidità”10; si noti, invece, come nel nostro lavoro abbiamo scelto di considerare il consistente gruppo di steno-insufficienze come un entità nosologica di per se stessa. Di conseguenza, lo spettro clinico-patologico della malattia risulta costituito da tre categorie di soggetti, distribuiti su una gaussiana:

 soggetti con stenosi valvolare aortica pura,

 soggetti con stenosi aortica associata a lieve rigurgito,

 soggetti con stenosi valvolare associata a rigurgito di entità da moderata a severa.

Pertanto, ad un estremo dello spettro abbiamo descritto la stenosi aortica pura, nella quale i fattori di rischio cardiovascolare “classici” sono effettivamente meglio e più rappresentati, in particolare il diabete e la sindrome metabolica. Al contrario, i tre gruppi non differiscono in maniera significativa in quanto ad età e la patologia ipertensiva è presente in modo paragonabile nei tre gruppi. I

(42)

pazienti con stenosi pura o con lieve insufficienza non solo presentano maggior incidenza di fattori di rischio cardiovascolari, ma sono anche, di fatto, maggiormente colpiti da comorbidità cardiovascolare. All’estremo opposto del nostro spettro clinico-patologico ci siamo trovati a descrivere quei pazienti che si presentavano con stenosi valvolare aortica associata a rigurgito valvolare di entità da moderata a severa. Questi ultimi soggetti sono caratterizzati da un bilanciamento in senso pro-fibrotico del sistema delle metalloproteasi e dei loro inibitori, sia sul versante plasmatico che su quello tissutale. Tale profilo delle proteasi di rimodellamento tissutale potrebbe riflettere un fenomeno fisiopatologico di abnorme deposizione di “fibrosi sostitutiva” 35,36, fenomeno particolarmente attivo a livello valvolare e miocardico, nel caso specifico dei nostri pazienti. Al contrario, i soggetti di controllo, con insufficienza aortica secondaria ad ectasia dell’anulus valvolare, mostrano un profilo “anti-fibrotico” delle metalloproteasi della matrice, come già precedentemente descritto da Truter e colleghi37. In più, i parametri ecocardiografici indicativi di disfunzione ventricolare sinistra, l’incremento della massa miocardica indicizzata e l’incremento della pressione polmonare sistolica di picco, ci suggeriscono chiaramente l’incipienza di una condizione di scompenso cardiaco in questi pazienti con insufficienza aortica associata. Anche l’anamnesi e l’esame clinico confermano l’appartenenza di questi soggetti a classi NYHA superiori a riprova del loro quadro clinico di pre-scompenso.

(43)

Infine, anche i livelli plasmatici del BNP, sono nettamente maggiori nei soggetti con steno-insufficienza, rispetto ai soggetti con stenosi aortica pura. Perfino i valori più elevati degli inibitori tissutali delle metalloproteasi, TIMP1, nei soggetti con steno-insufficienza aortica potrebbero essere indicativi di uno stadio clinico di pre-scompenso cardiaco, come ci indicano anche precedenti pubblicazioni scientifiche38. Il profilo plasmatico “pro-fibrotico” delle metalloproteinasi e dei loro inibitori tissutali endogeni potrebbe indicare, come già detto, l’accumulo di fibrosi sostitutiva, o meglio, l’irreversibile deposizione di tessuto fibrotico nel contesto del miocardio, reso ipertrofico dal sovraccarico combinato di pressione e di volume. Per confermare queste ipotesi, sono sicuramente necessari ulteriori studi focalizzati a chiarire le reali corrispondenze tra il grado effettivo di fibrosi valutata mediante biopsie endomiocardiche e/o risonanza magnetica cardiaca39 ed i livelli plasmatici degli indici di rimodellamento tissutale. I nostri pazienti sono stati seguiti per circa tre anni dopo l’intervento cardiochirurgico di sostituzione valvolare aortica con bioprotesi, tutte ugualmente sottoposte a subire il processo degenerativo che si verifica sulle stesse protesi biologiche con il passare del tempo40 .

Ebbene, i pazienti con steno-insufficienza hanno presentato più alte percentuali di eventi avversi cardiovascolari e di mortalità entro i primi 30 giorni dall’intervento e nell’arco dei tre anni di follow up. Considerati nel loro

(44)

insieme, i nostri risultati sembrano smascherare, nei pazienti con steno-insufficienza, un processo continuamente attivo di rimodellamento cardiovascolare e miocardico particolarmente sfavorevole, con un conseguente peggior outcome clinico nei pazienti con steno-insufficienza aortica, nonostante il fatto che il calcium score, l’area valvolare, la velocità aortica ed il gradiente aortico non differiscano significativamente tra stenosi pura e steno-insufficienza. Catovic e colleghi, invece, sembrano non aver rilevato differenze significative negli outcome maggiori tra stenosi pura e steno-insufficienza41. Ma va sottolineato che i succitati autori hanno suddiviso i pazienti in due soli gruppi: nel primo gruppo hanno fatto rientrare non solo i pazienti con stenosi pura, ma anche quelli con insufficienza valvolare aortica lieve e nel secondo gruppo hanno riunito i pazienti con insufficienza aortica moderata e severa. In realtà, in una fase preliminare di analisi statistica dei dati, anche noi avevamo suddiviso i pazienti in questo modo, ma i risultati non si sono rilevati significativi e sono apparsi “sfocati” in seguito all’inclusione dei pazienti con lieve, ma significativa insufficienza, nel primo gruppo. Solo in una seconda, definitiva, fase ci siamo resi conto del fatto che il gruppo con associata insufficienza lieve era, di fatto, il più consistente, rappresentava la porzione centrale della nostra gaussiana relativa allo spettro di malattia e pertanto avrebbe sicuramente dovuto essere inserita tra le steno-insufficienze, costituendo un gruppo a sé. Così facendo, inoltre, siamo riusciti a mettere in

(45)

luce quelle caratteristiche clinico-patologiche esclusivamente peculiari delle stenosi aortiche pure.

In conclusione, un interessante quesito scaturisce dai nostri dati: perché il rimodellamento della valvola aortica e del miocardio imbocca direzioni così differenti seppur nell’ambito del medesimo spettro di malattia? Ulteriori modelli di studio, di tipo genetico e biomeccanico, dovranno essere progettati con il fine di capire il perché di queste dissimiglianze pato-biologiche e di testare sempre più nuovi e personalizzati interventi sia medici che chirurgici. Riteniamo molto interessante il rinvenimento, in alcuni dei nostri campioni, di claster di cellule staminali, potenzialmente in grado di effettuare la già menzionata transizione epitelio-mesenchimale. L’isolamento e l’utilizzo di tali citotipi potrebbe portare ad importanti sbocchi terapeutici nel campo della terapia cellulare.

Sul fronte farmacologico, il nostro studio, essendo di natura sostanzialmente osservazionale, non ci ha permesso di valutare gli effetti clinico-patologici di differenti protocolli farmacologici; ACE inibitori, statine ed inibitori dell’angiotensina II rientravano nei protocolli di tutti i pazienti con una distribuzione abbastanza uniforme tra i tre gruppi di studio (Tab.6).

(46)

Tab.6. I dati sono espressi come media + deviazione standard; *p<0.05 versus

AS; §p<0.05 versus AR; + p<0.05 versus s-ASI.

Potremmo supporre che farmaci più strettamente “anti-rimodellamento fibrotico” quali ACE inibitori ed inibitori dell’angiotensina II possano risultare maggiormente efficaci nei pazienti con steno-insufficienza e pertanto siano destinati a trovare indicazione nei primi stadi di malattia in questi soggetti; mentre le statine potrebbero trovare maggior indicazione nelle stenosi pure. Anche il momento in cui effettuare l’intervento cardiochirurgico potrebbe essere diverso.

Il rimodellamento avverso valvolare, ma soprattutto miocardico, potrebbe rappresentare di per sé una indicazione all’intervento di sostituzione valvolare nei pazienti con steno-insufficienza, anche se il gradiente transvalvolare ed il calcium score lascerebbero di fatto spazio ad un ulteriore tempo di follow up medico prima della cardiochirurgia. Noi speriamo proprio che vengano

SA (n°19) l-SIA (n°39) s-SIA (n°29) ACE inibitori (% di pts) 11.5 20.8* 16.7 ARBs (% di pts) 16.6+ 8.3*+ 27.2* Statine (% di pts) 32.5+ 15.8 23.6 ACE inhibitori+Statin2 (% di pts) 11.5 20.9*+ 9.8 ARBs+Statins (% di pts) 6.2 10.6* 8.4

(47)

pianificati ulteriori studi a conferma o smentita di queste ipotesi.

Il concetto di spettro della malattia degenerativa valvolare aortica in letteratura

Freeman e Otto per primi introdussero il concetto di spettro in senso “longitudinale” e parlarono appunto di “spettro della malattia valvolare aortica”, riferendosi ad un “continuum di malattia” che si estende dalla condizione di lieve ispessimento fibro-calcifico della valvola aortica fino allo stadio finale di vera e propria sostituzione calcifica severa42. Comunque, la stessa Otto aveva già sottolineato la necessità di integrare tutti i fattori ventricolari, valvolari e vascolari nella valutazione globale della malattia nei singoli pazienti10. Secondo Hermann e colleghi, invece, i pazienti con basso gradiente e bassa frazione di eiezione ventricolare sinistra sembrano presentare una peggiore prognosi associata ad un rimodellamento patologico più avanzato e ad una maggior quota di sostituzione fibrotica, documentabile sia con esame istologico che con risonanza magnetica cardiaca43. A ben guardare, anche i nostri dati hanno evidenziato una più alta quota proprio di pazienti con basso gradiente transvalvolare e ridotta frazione di eiezione tra le stenosi con associata insufficienza di grado severo. Possiamo quindi leggere, in questi risultati, una sovrapposizione tra lo spettro clinico descritto da Hermann e confermato ripetutamente da Pibarot44 e quello descritto nel nostro studio. Alla luce di tutte le considerazioni fatte fino ad ora e di tutti gli studi

(48)

menzionati, noi riteniamo di poter suggerire di considerare la steno-insufficienza valvolare aortica come una vera e propria entità nosografica nel contesto della malattia degenerativa valvolare aortica. Tale condizione clinica è caratterizzata e determinata da una complesso di fattori genetici, emodinamici, displastici e degenerativi, tutti in grado, sinergicamente, di determinare in essa una peggior prognosi in confronto con la stenosi valvolare aortica pura.

Punti di forza e limitazioni dello studio

Abbiamo ritenuto giusto non mostrare alcuna inferenza sulla mortalità nei diversi gruppi di pazienti, dato il relativamente esiguo numero di soggetti, limitandoci pertanto a rilevare la percentuale reale di mortalità a breve e lungo termine. Riteniamo comunque rilevante il fatto che ci sia una concordanza tra la maggior incidenza di eventi cardiovascolari avversi e la mortalità a breve e lungo termine nei due gruppi con associata insufficienza valvolare, rispetto al gruppo con stenosi aortica pura. Un altro punto di forza del nostro studio è stato quello di scegliere di considerare la stenosi pura a sé e di suddividere i soggetti con steno-insufficienza in due gruppi con due diversi ed ingravescenti gradi di insufficienza valvolare. Il gruppo con severa insufficienza ha dimostrato così di allontanarsi parecchio dal modello “simil-aterosclerotico” più caratteristico, invece, della stenosi pura. Anche se l’approccio multimarker ha sicuramente conferito particolare forza al nostro studio, questo modello “integrato” necessita di essere testato in ben più ampli studi prospettici.

(49)

Conclusioni e prospettive cliniche

Nel nostro studio, i pazienti con steno-insufficienza valvolare aortica hanno mostrato un peggior profilo clinico-patologico “multimarker” in confronto alle stenosi pure. Sulla base di questi dati, anche se ottenuti da un campione relativamente limitato di soggetti, noi ci sentiamo di incoraggiare l’utilizzo clinico non solo del BNP, ma anche del TIMP1 come marcatori “surrogati” di scompenso cardiaco incipiente, preclinico, in particolar modo nei pazienti con steno-insufficienza aortica. L’approccio multibiomarker e lo spettro clinico di malattia degenerativa valvolare aortica potrebbero rappresentare un modello di pratica clinica lungo tutto il decorso della malattia. Potrebbero altresì essere di ausilio ai clinici nelle fasi pre-chirurgiche di stratificazione del rischio, così come durante il follow up post-chirurgico, proprio quando le valvole biologiche sono sottoposte a processi di usura e di degenerazione al pari delle valvole native40. Ne potrebbero inoltre derivare un inquadramento clinico più personalizzato ed una pianificazione più accurata delle diverse misure farmacologiche potenzialmente in grado di ritardare la progressione della malattia e di prevenire gli eventi avversi cardiovascolari.

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Figura

Tab  3.  Parametri  ecocardiografici  e  TAC  a  64  strati  (MSCT).  I  dati  sono  espressi  come  media  +  deviazione  standard;  *p&lt;0.05  versus  SA;  §p&lt;0.05  versus AR
Figure  8.  Caratteristiche  istologiche.  (a)  Nei  controlli  sono  preservate  la  fibrosa,  la  spongiosa  e  la  ventricularis  (40X)
Fig  9.  Immunoistochimica  nella  DAVD.  (*)  Noduli  calcifici.  (a,e  and  b,f)  OPN  in  cellule  con  lunghe  estroflessioni  citoplasmatiche  ed  in  cellule  con  fenotipo  simil  fibroblastico  (100X,  400X)
Fig. 10  SA  (n°19)  l-SIA  (n°39)  s-ASI  (n°29)  AR  (n°25) Fibrosis% 39.8+31.3 § 65.0+22.8 *§ 74.0+20.2 *§  94.5+12.8 Calcium% 60.2+31.3 § 35.0+22.8 §* 26.0+20.2 §* 5.5+12.8 Tissue TIMP1 (ng/ml/mg/ml prot) 42.6+14.1 51.7+12.7 *§ 58.7+17.9 *§ 31.9+8.3 Ti
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