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2. Temi caratteristici dello gnosticismo

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Academic year: 2021

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Capitolo 2

TEMI CARATTERISTICI DELLO GNOSTICISMO

Nonostante i problemi esposti precedentemente, seguendo le analisi dei diversi autori già citati, in particolare Jonas, Rudolph, Filoramo, Grant, Couliano e Lupieri, abbiamo cercato di riassumere alcuni elementi caratterizzanti che trovano un largo accordo tra gli studiosi.

2.1 Teologia

Tra le caratteristiche comuni a tutti i sistemi gnostici, la principale consiste nella tesi dell'assoluta trascendenza di Dio e della sua estraneità al mondo. Questa concezione di Dio nascosto nel mistero era comune soprattutto all'ambiente del giudaismo ellenistico e del neoplatonismo, ma nei sistemi gnostici la transmondanità di Dio diventa ancor più radicale e si manifesta nella contrapposizione netta tra il regno della luce divino ed il regno delle tenebre mondano.

Il Dio trascendente è nascosto a tutte le creature e non può essere conosciuto da esse attraverso concetti naturali: la teologia che ne consegue è soprattutto una teologia negativa, nella quale si enuncia ciò che Dio non è piuttosto che ciò che è. Allora la penetrazione nel mistero di Dio richiede una rivelazione o illuminazione interiore che riceve solo colui che è eletto; questa è "una forma di conoscenza metarazionale, che è dono della divinità e ha in sè il potere di salvare chi la consegue. Grazie ad essa si entra anche in possesso della chiave del mistero cosmico, si risolve l'enigma dell'universo innestando l'axis mundi delle cosmogonie arcaiche nel più profondo del proprio essere [...] Come ricorda il Vangelo di verità1: «colui che

ha la gnosi è un essere che proviene dall'alto. Se è chiamato ode, risponde e si volge verso colui che lo chiama per risalire verso di lui. E conosce il modo in cui lo chiama... colui che possiederà in questo modo la gnosi conosce donde è venuto e donde va. Egli sa come uno che, ebbro, si è liberato dall'ebbrezza e che, ritornato su se stesso, ha ristabilito ciò che gli è proprio»"2.

2.2 Cosmologia

La speculazione gnostica si occupa ampiamente di illustrare, attraverso racconti mitici, la genesi del cosmo ad opera di potenze inferiori: la scelta del mito come modo di spiegazione alternativo a quello logico-discorsivo aveva del resto avuto anche illustri precedenti in Platone e Plutarco.3 Nei diversi sistemi gnostici, l'architettura cosmica delle potenze inferiori

e plasmatrici del cosmo può differire notevolmente da un sistema all'altro, ma il tratto caratteristico comune è la necessità di porre uno o più intermediari tra il Dio trascendente ed il mondo. Per molti sistemi, questo origina un dualismo radicale: il mondo è opera di potenze inferiori, talvolta con caratteri demoniaci, cui, da taluni, sono anche attribuiti i nomi divini dell'Antico Testamento. Lo stravolgimento in negativo delle tradizioni antiche in genere e, nel caso appena citato, della tradizione giudaica in particolare, è una caratteristica propria del carattere sovversivo dello gnosticismo; Grant lo mette in relazione con la

1 Il Vangelo di verità è uno dei testi della biblioteca di Nag Hammadi: è il terzo testo contenuto nel

Codice I (Codice Jung). Si tratta di un trattato omiletico senza titolo, chiamato così dalle prime

parole (Evangelium veritatis); cfr. K. RUDOLPH, op. cit., pag. 90.

2 G. FILORAMO, L’attesa…, cit., pagg. 64-65.

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delusione giudaica di fronte al continuo fallimento delle attese messianiche descritte precedentemente, e la conseguente ricerca di una spiegazione allegorica di tale fallimento4.

La concezione negativa del cosmo, da un punto di vista filosofico, contrasta fortemente con la visione classica greca e romana. Per il mondo classico, il cosmo è ordinato ed armonico: in esso si manifestano la bellezza, la sapienza e l'intelligibilità del suo artefice e l'uomo sapiente vive in armonia con le leggi del cosmo. Per lo gnostico invece, il mondo è il regno delle tenebre e del male ed in esso l'uomo si sente estraneo e prigioniero, non trovandovi che sofferenza. Gli scritti di Plotino testimoniano la sua reazione di indignazione verso l'arroganza di tali insegnamenti. "Essi, disprezzando il mondo creato e questa terra, dicono che c'è per loro una terra nuova nella quale essi se n'andranno di qui"5. Il filosofo

greco non accetta una dualità radicale tra Dio e questo mondo: "Anche questo mondo è per Lui ed a Lui guarda"6. "Chi biasima la natura del mondo non sa ciò che fa, né sin dove arriva

la sua audacia"7. Infine Plotino rileva la pericolosità dell'atteggiamento gnostico di rifiuto

radicale: "Non si può dunque diventar buoni disprezzando il mondo, gli dei che sono in esso e le altre cose belle. [...] Come può essere pietà il negare che la provvidenza penetri nel mondo e in ogni cosa?"8.

Anche Ireneo di Lione testimonia la negatività della posizione gnostica di disprezzo del mondo e la respinge con chiarezza: "Ora dire che quanto è stato concepito nella mente e delineato dal Padre dell'universo è, così come è stato creato, frutto della defezione e prodotto dell'ignoranza, è una grande bestemmia"9.

L'atteggiamento di radicale rifiuto del mondo si pone quindi su un piano di rottura con la tradizione classica e con la Chiesa, cercando un senso della vita secondo una prospettiva di angoscia ed estraniazione. Si può dire che questo sentirsi altro rispetto al mondo fisico con la paura di essere ridotti ad esso sia una posizione che anticipa la modernità; la natura e le sue leggi sono considerate non come riflesso della Provvidenza divina, ma come carcere dal quale liberarsi.

2.3 Antropologia

L'uomo è al centro degli interessi degli gnostici, tanto che secondo diversi studiosi la speculazione gnostica avrebbe anticipato la moderna psicologia del profondo10. Per lo

gnostico la rivelazione del Dio nascosto, la sua immagine è l'Uomo primordiale, e, una volta appreso che il Nome di Dio è Uomo, la ricerca astratta del Dio nascosto diventa ricerca del proprio Sè. Il percorso per arrivare ad un autentico "ritorno e sè" costituisce la via della propria salvezza.

4 Cfr. R. M. GRANT, op. cit., pag. 48.

5 PLOTINO, Enneadi, II, 9, 5, 25; traduzione con testo greco a fronte di G. Faggin, Rusconi, Milano 1992, pag. 295.

6 Ibid., II, 9, 9, 40; ivi, pag. 303.

7 Ibid., II, 9, 13, 1; ivi, pag. 311.

8 Ibid., II, 9, 16, 1-15; ivi, pagg. 317-319.

9 IRENEO, Adversus Haereses, II, 3, 2 in IRENEO DI LIONE, Contro le eresie e gli altri scritti, Introduzione e traduzione di E. Bellini, Jaca Book, Milano 1981, pag. 128.

10 Cfr. G. FILORAMO, Introduzione a L'attesa ..., cit., pag. X; "Gilles Quispel, studioso olandese

profondamente legato alla psicologia junghiana [...] contribuì a gettare un ponte tra antica e nuova gnosi: in quanto ricerca del Sé ontologico, in quanto tecnica conoscitiva che anticipa il moderno processo d'individuazione, l'antica gnosi, pur nella sua forma di religione universale, in un certo senso prefigurava e al tempo stesso valeva a chiarire la natura della terapeutica spirituale junghiana" (Ibid., pag. XI).

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I racconti mitici della creazione del primo uomo e della caduta originaria, ampiamente saccheggiati dalla Bibbia, ma spesso altrettanto ampiamente distorti, indicano la via della salvezza degli eletti. L'uomo è composto di carne, anima (o psiche) e spirito; ma l'origine delle sue parti è duplice: il corpo e l'anima sono prodotti dalle potenze cosmiche, che lo hanno animato con le loro forze, infondendo in esso, ciascuno per la sua parte, passioni ed appetiti; lo spirito (o pneuma) è invece una scintilla della sostanza divina che, a seguito di una caduta, si trova ora prigioniera della parte mondana. C'è una analogia tra la struttura del macrocosmo, costituito dal mondo racchiuso nelle sfere cosmiche governate ciascuna dalla propria potenza divino-demoniaca, e la struttura del microcosmo umano, in cui lo spirito è racchiuso dai rivestimenti mondani originati dalle rispettive potenze cosmiche. In tale situazione lo spirito si trova intorpidito, addormentato ed intossicato dal veleno del mondo, anela quindi una liberazione che sarà possibile attraverso il riconoscimento di un evento salvifico cha lo faccia rientrare in se stesso.

2.4 Escatologia

Dalla situazione tragica in cui si trova l'uomo caduto, scaturisce la necessità di una liberazione il cui mezzo è la gnosi. Poiché Dio non è conoscibile attraverso il mondo, la gnosi consiste in una rivelazione che si esplica parallelamente alla storia del mondo: la salvezza si attua attraverso la rivelazione agli eletti della loro appartenenza ad una vita extramondana. In una visione globale, le scintille divine cadute devono essere recuperate a Dio e devono compiere un processo di ascesi per liberarsi dei rivestimenti psichici mondani che le racchiudono.

La dottrina di salvezza dello gnostico comporta la liberazione dell'uomo interiore dai legami del mondo per tornare nel regno nativo della luce: i diversi sistemi gnostici offrono qui una varietà di processi salvifici, che però in ultima istanza non sono mai il Salvatore cristiano, che viene trasfigurato in vari modi: psicologizzato, spiritualizzato, mitizzato... "Proprio la predisposizione della sostanza individuale ad essere salvata, la sua connaturalità con la stessa sostanza del salvatore, costituiscono altrettanti fattori di differenziazione della soteriologia gnostica da quella cristiana. Il salvatore gnostico non viene a riconciliare l'uomo con Dio, ma a riunire lo gnostico con se stesso; non viene a perdonare un peccato che lo gnostico non può aver commesso, ma a reintegrare una situazione di ignoranza e deficienza, a ristabilire la pienezza delle origini. Il salvatore gnostico giunge per salvare se stesso"11.

2.5 Vita sociale

Nelle premesse dottrinali esposte sopra è implicita la necessità di una liberazione dai legami mondani; ne deriva innanzitutto un atteggiamento di disprezzo per il mondo e di distacco dagli altri. A ciò si aggiunge che l'illuminazione o rivelazione ricevuta dallo gnostico lo rende superiore sia nella sfera della conoscenza che nella sfera dell'azione, per cui sul piano pratico morale si può giungere a due conclusioni opposte: la prima, che sembrerebbe più logica, è quella di un ascetismo che eviti ogni contaminazione mondana; la seconda, che si fonda invece proprio sul privilegio di assoluta superiorità e libertà, è quella libertina.

Per lo gnostico infatti, la trasgressione di una legge che sanziona solo il corpo e la psiche, può addirittura essere fatta intenzionalmente come segno della propria superiorità e la legge stessa non è che una forma di tirannia cosmica dalla quale si anela la liberazione.

Sul piano morale, Plotino rinfaccia agli gnostici di non avere una teoria sulla virtù a causa del disprezzo del mondo. "Ne è prova il fatto che essi non hanno mai formulato una dottrina della virtù, ma l'hanno del tutto trascurata; non dicono né ciò che essa è, né quante sono le

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sue parti, ignorano quanto di bello hanno scritto su ciò gli antichi, non <dicono> come <la virtù> si acquisti e si possegga, né come si guarisca e purifichi l'anima. Non basta dire: «Guarda a Dio», se poi non si insegna come si debba guardare a Lui. [...] Soltanto la virtù progressiva interiore all'anima e accompagnata dalla prudenza ci rivela Dio: senza la virtù vera Dio non è che vuoto nome"12. Nella critica di Plotino è implicita l'accusa di

indifferentismo morale, cioè la noncuranza delle norme morali nella vita pratica, come conseguenza della mancanza di preoccupazioni teoretiche sulla virtù. D'altra parte, come dice giustamente Plotino, se non si accetta che ci sia un ordine nel mondo e nella natura umana, la cui conoscenza costituisca una guida per l'agire umano in osservanza di una legge divina, il riferimento ad un Dio trascendente rimane, all'atto pratico, del tutto sterile.

Ireneo, da parte sua, testimonia la presenza di comportamenti libertini tra gli gnostici e mette in evidenza la contraddizione cui vanno incontro col proporre di fatto una doppia morale, una libera per chi è spirituale ed un'altra vincolante per chi non lo è. "Vengono educati in maniera psichica gli uomini psichici, che sono confermati dalle opere e dalla nuda fede e non hanno la gnosi perfetta: dicono che costoro siamo noi della chiesa. Perciò affermano che per noi è necessaria la buona condotta di vita (altrimenti non è possibile essere salvati) mentre essi sostengono di essere assolutamente destinati alla salvezza non per le opere, ma perché sono spirituali per natura. Come infatti non è possibile per l'elemento terreno partecipare della salvezza, perché non è capace di accoglierla, così a sua volta l'elemento spirituale - cioè essi stessi, a quanto pretendono - non può accogliere corruzione, quali che siano le opere nelle quali si trova implicato. [...] Perciò i più perfetti fra loro senza timore commettono tutte le azioni proibite, riguardo alle quali le Scritture confermano che chi le compie non erediterà il regno dei cieli. [...] Alcuni, dediti a sazietà anche ai piaceri del corpo, dicono di ricambiare le cose carnali con cose carnali, e le spirituali con spirituali"13.

Bisogna riconoscere comunque che la posizione libertina, a detta anche dello stesso Ireneo, forse era più proclamata per gusto di provocazione che poi attuata veramente e d'altra parte, soprattutto nelle sette che aspiravano a non rimanere elitarie, ma a diventare numerose, prevaleva, in attuazione del disprezzo per il mondo, il consiglio verso il comportamento di tipo ascetico poiché questo favoriva anche una maggiore disciplina.

2.6 Altri elementi

Interessa qui sottolineare altri due aspetti che riteniamo importanti e che si riferiscono non tanto ai contenuti quanto ai metodi di esposizione utilizzati dagli gnostici. In primo luogo, l'uso delle categorie emotive, della poesia e dell'allegoria ed in particolare di un tipo di allegoria che Jonas chiama allegoria gnostica (o rovesciata); in secondo luogo, l'uso di un nuova valutazione dei vocaboli, per cui i termini classici vengono ad avere un significato diverso.

Come spiega Jonas, "l'allegoria gnostica [...] invece di adottare il sistema di valori del mito tradizionale, cerca di sperimentare una conoscenza più profonda rovesciando le parti trovate nell'originale di buono e cattivo, sublime e vile, benedetto e maledetto. Non tenta di dimostrare consenso, ma, sovvertendo in modo clamoroso, tenta di scuotere il significato degli elementi della tradizione più saldamente stabiliti e di preferenza maggiormente venerati. Non può passare inosservato il tono ribelle di questo tipo di allegoria, ed essa perciò esprime la posizione rivoluzionaria che lo gnosticismo occupa nella tarda cultura classica"14.

12 PLOTINO, Enneadi, II, 9, 15, 28-40; cit., ivi, pag. 317. 13 IRENEO, Adversus Haereses, I, 6, 2-3; cit., ivi, pagg. 61-62.

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Per spiegare quanto sopra, Jonas mostra come, in una prima allegoria, la figura del serpente tentatore di Eva assuma un ruolo positivo di incitamento alla vera conoscenza contro l'obbedienza ad un creatore dispotico, simbolo dell'oppressione cosmica.15 Un

secondo esempio è l'assunzione della figura di Caino a simbolo pneumatico di una sfida alla condanna del creatore.16

In un terzo esempio preso dalla mitologia greca, si mostra infine come l’allegoria gnostica esalti la figura di Prometeo ad eroe ribelle dell’oppressione di Zeus. "Così in modo paradossale la condizione di Zeus come principio più alto del cosmo è presa dalla tradizione, ma con valori rovesciati: poiché l'oppositore di Prometeo è il governatore cosmico, il commentatore prende le parti del ribelle e fa di quest'ultimo l'incarnazione di un principio superiore a tutto l'universo. […] Qui di nuovo l'allegoria urta deliberatamente la pietà di un'intera cultura religiosa radicata nell'ambiente ellenistico"17.

Riguardo invece al rovesciamento del significato dei vocaboli, Jonas fa l'esempio del termine "cosmo". Questo vocabolo indica il mondo ed in modo particolare l’ordine che vi regna. Gli gnostici, anziché negare al mondo l'attributo di ordine (cosa che in teoria un pessimismo cosmico avrebbe potuto fare), volsero l'attributo ad esprimere obbrobrio anziché lode18. Perciò nel linguaggio gnostico i termini "cosmo" e "cosmico" vengono ad avere un

significato detrattivo ed essendo spesso associati a termini come "tenebra", "morte", "ignoranza" e "male", vengono caricati di qualità negative.

15 "Per più di una ragione, tra le quali una di non poco conto è la menzione della conoscenza, il

racconto biblico [del peccato originale] esercitò grande attrazione sugli Gnostici. Essendo il serpente a persuadere Adamo ed Eva a mangiare del frutto della conoscenza e quindi a disubbidire al loro Creatore, esso venne a rappresentare in tutto un gruppo di sistemi il principio pneumatico che contrasta dall'aldilà i disegni del Demiurgo, e così tanto più in grado di diventare un simbolo dei poteri di redenzione, quanto il Dio biblico era stato degradato a simbolo di oppressione cosmica" (Ibid., pag. 108).

16 "L'elevazione di Caino a simbolo pneumatico e ad una posizione onorata nella linea che porta a

Cristo, Caino che è il prototipo del reietto, condannato da Dio ad essere fuggitivo e vagabondo sulla terra, è senza dubbio una sfida intenzionale a valutazioni inveterate. Questo optare per l'altra parte, per ciò che è tradizionalmente infame, è un metodo eretico, molto più serio di una presa di posizione puramente sentimentale per la parte più debole, senza considerare il puro indulgere alla libertà speculativa. È evidente che l'allegoria, mezzo di per sé rispettabile, è diventata in questo caso una bravata di non-conformismo. Forse si dovrebbe parlare qui non di allegoria, ma di una forma di polemica, cioè non di esegesi del testo originale, ma di una tendenziosa rielaborazione del testo. In realtà, gli Gnostici in tali casi non avevano la pretesa di chiarire il vero significato dell'originale, se con vero si vuol significare il senso inteso dall'autore, visto che questo autore, direttamente o indirettamente, era il loro grande avversario, l'ignorante dio-creatore. La loro inconfessata pretesa era piuttosto quella di ritenere che l'autore di scarsa vista avesse involontariamente immesso qualche cosa della verità nella sua visione partigiana della realtà, e che questa verità potesse essere portata in luce sovvertendo completamente il senso inteso dall'autore" (Ibid., pag. 110-111).

17 Ibid., pag. 112.

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