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De b r e c e n
rivista ufficiale del D ipartim ento di Italianistica d ell’U niversità di D ebrecen officiai journ al of thè Italian Studies D epartm ent of thè U niversity of D ebrecen
Direttori:
Làszló Pete, Paolo Orrù
C om itato redazionale / E ditorial Board:
B arbara B laskó, Zsigm ond Lakó, Imre M adaràsz, Istvàn Puskàs, O rsolya Szàraz
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Italianistica Debreceniensis is a peer-review ed journal. It appears yearly and publishes articles and reviews in Italian and English. A rticles subm itted for publication in thè journal should be sent by e-m ail attachm ent (as a Word document) to one of thè Editors: Paolo Orrù
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Indice
A rticoli - A rticles
T a n c r e d i A r t i c o : D anese C ataneo, «felicissim o spirito» nelle carte tassiane. 1,’ Am or di M arfisa e la G erusalem m e lib e ra ta ...8
A d e l e B a r d a z z i : «O ccasioni» e «m om ents of being»: il m odernism o
di M o n ta le ...21
J u l i a D a b a s i : Il legam e tra lo spazio e l ’individuo in P etrarca e L e o p a rd i 38
E l i s a D e l l a M e a : M arano: una fortezza contesa. La crisi dei rapporti politico diplom atici tra le principali potenze europee a seguito del colpo di m ano su M ara no del 1542 ... 46
M a r c o G ia n i: «Donna, che fosti tra le donne un Sole»: sui tentativi poetici giova nili di Paolo P aruta (m età X V I s e c .) ... 60
E l e o n o r a M a m u s a : The exaltation of Italian national identity in M atteo R en zi’s d isc o u rse ... 74
N o é m i Ó t o t t : «Siete voi qui, ser B runetto?». I volti di B runetto Latini: rappresen tazione e au to rap p resen tazio n e... 96
D ie g o S t e f a n e l l i : A ppunti sulla stilistica (italiana) di Làszló G à ld i...108
F r a n c o Z a n g r i l l i : M ax Gobbo e la riscrittura fantastica di un periodo
rinascim e n ta le ...122
R ecen sioni - B ook review s
D a g m a r R e i c h a r d t e C a r m e l a D ’A n g e l o , M oda made in Italy. Il linguaggio della moda e del costum e italiano, Firenze, Franco Cesati, 2016 (Luigi S a itta ) 132
F r a n c o Z a n g r i l l i , Il piacere di raccontare. P avese dentro il fantastico p o stm o der no, P alerm o, D ario Flaccovio Editore, 2017 (Biagio C o c o ) ...137
Marano: una fortezza contesa.
La crisi dei rapporti politico-diplomatici tra le
principali potenze europee a seguito del colpo
di mano su Marano del 15421
d i El is a De l l a Me a
A bstract: Venice’s reconquest of Marano in 1542 was a key moment in thè history of thè Republic. The fortress of Marano was in fact at thè top of its glory between thè XV and XVI century, when it was contested between Austria and Venice. When it fell in thè hands of Austria in 1513, Venice tried to reconquest it with every possible means. After years of unsuccessful attempts, thè feat was carried outby Beltrame Sacchia, an ambitious and adventurous merchant from Udine, who occupied thè fortress in 1542 in name of thè King of France. This article analyses thè repercussions of Marano’s reconquest on European politicai equilibrium. What happened on thè morning of January 2, 1542, as well as ma- king a turning point in thè boundary dynamics between Venice and thè Austrian, deeply damaged thè diplomatic relations between thè main powers of Europe: thè Venetian Re public, France, thè Empire and thè Ottomans.
1. In trod u zione
Dopo la guerra della Lega di C am brai, p er la S erenissim a si fece sentire con sem pre più insistenza il problem a del rinnovam ento com plessivo delle stru ttu re difensive dei suoi territori di T erraferm a, affrontato soprattutto in due p erio di principali: quello em ergenziale delle G uerre d ’Italia, di scarsa adeguatezza di fortezze, presidi e artiglierie/m u nizioni e di spauracchi per gli eserciti stranieri; e il m ezzo secolo 1540 circa-1593, caratterizzato d alla progressiva rifortificazio- ne della T erraferm a grazie a inv estim enti finanziari fluttuanti m a consistenti.2 Il quadro d ell’assetto difensivo che risultava d alla relazione dei Sindici Inquisitori del 1543 non era affatto entusiasm ante: nei presidi erano num erose le m ancanze,
1 II presente articolo è u n a rielaborazione di parte della tesi di Dottorato di R icerca in Storia: Culture e Strutture delle Aree di Frontiera (ciclo X XVII), dal titolo L a sicurezza incerta del confine orientale. Venezia, Friuli e Istria
dalle guerre d'Ita lia al progetto di Palm anova (c. 1494-1593), discussa il 26 m aggio 2016 presso l ’U niversità
degli Studi di Udine. Nelle note si useranno le seguenti abbreviazioni: ASV: A rchivio di Stato di Venezia; PSCC: Provveditori Sopraintendenti alla C am era dei Confini.
2 Cfr. M. E. M allett, J. R. Hale, The m ilitary Organization o f a Renaissance State. Venice c. 1400 to 1617, C am bridge, Cam bridge U niversity Press 1983; E. Concina, La m acchina territoriale. L a progettazione della difesa nel
El i s a De l l a Me a: Ma r a n o: u n af o r t e z z ac o n t e s a. Lac r i s id e ir a p p o r t ip o l i t i c o-d i p l o m a t i c it r al ep r i n c i p a l i.. 47
frequenti le indiscipline, e m al governate le vettovaglie e m unizioni, ed era ancora preoccupante l’inadeguatezza strutturale di m ura e piazzeforti rispetto alle nuove tecnologie m ilitari.
Se fra secondo e terzo decennio del ’500 le lotte p er l’egem onia in Italia con tinuarono ad essere com battute soprattutto nella pianura lom barda, costringendo V enezia a priv ilegiare la parte centrale e quella occidentale dello stato di T errafer m a p er gli in terventi sulle strutture difensive (Treviso, Padova, Verona, B rescia, C rem a e le fortificazioni di A solo, Legnago e Peschiera), attorno al 1525, invece, a due an ni d a ll’ascesa di A n d rea G ritti al dogado, vennero proposti ulteriori in ter venti, com presa la fortificazione di U dine e V enzone a sbarram ento delle vie che conducevano in G erm ania attraverso la C arn ia e il C anal del Ferro.
Q uando verso la fine del 1531 si profilò a ll’orizzonte il pericolo di uno scon tro con l’im pero ottom ano, la dim ensione del problem a del rinnovam ento com plessivo delle stru ttu re difensive dei territori dipendenti da V enezia si allargava ulteriorm ente a com prendere i d istretti nord-orientali della T erraferm a e l ’area adriatica. A questo scopo, nella prim avera del 1532, il duca d ’Urbino Francesco M aria della R overe raggiungeva V enezia, su lla spinta del clim a di em ergenza e probabilm ente con l ’appoggio della cerchia del G ritti, p er fronteggiare la questio ne delle nuove fortificazioni.
P er il F riuli il problem a nodale era costituito dal recupero e d alla fortificazione del centro portuale di M arano, allora in possesso degli arciducali: progetto che il duca d ’Urbino suggeriva di attuare con ogni m ezzo in quanto M arano valeva, come base p er le operazioni navali n e ll’alto A driatico, molto più di Trieste. Una volta provveduto a questo, «con quatro luochi, O soppo, U dine, Sacil et M arano si faceva una buona colleganza per la fortezza de V enezia»,3 costituendo così un ulteriore sistem a territoriale di fortificazioni, strettam ente correlato a quello già propriam ente veneto. Il duca ricordava che M arano era potenzialm ente uno dei «più im p o rtan ti luoghi, havendola vostra S erenità in suo potere, p er diffesa del F riuli et resto del Stato di vostra sublim ità et non havendolo delli più atti ad offen der questa città di V enezia».4 Perciò il duca incitava la R epubblica a «procurar in ogni m odo di riguadagnar M arano, il che reputava che potesse esser m en diffìcile a questi tem pi, che ad altri, ritrovandosi come si trovavano queste guerre in piedi, et il re dei R om ani nella necessità del denaro».5 Il consiglio, però, era di m uover si cautam ente nelle operazioni di recupero della fortezza, facendo credere agli arciducali di voler conquistare anche altri luoghi, per confonderli «acciò non si
3 E. Concina, L a m acchina territoriale, cit., p. 29. 4 Ivi, p. 33.
scoprisse l’im p o rtan tia di questo et il conto che se ne tiene, che causeria tanto più difficoltà a conseguirlo»6.
2. Im p ortan za strategica di M arano
V oluta dal p atriarca Popone nel X I secolo com e la più im portante difesa del p a triarcato dalla parte del m are, M arano, che allora era solo u na piccola v illa di A quileia, conobbe tra X V e X V I secolo (prim a d ell’ideazione della fortezza di P alm anova) il suo periodo di m aggior splendore. E levatasi al rango di com unità, venne dotata, come A quileia, di un podestà e nel Q uattrocento subì delle generali opere di fortificazione, attraverso l’erezione di terrapieni e la costruzione di m olini e saline.7 C ontesa da V enezia e dagli arciducali, la fortezza era u n ’im prescindibile difesa, posta tra l’Istria e la laguna veneziana, a g aranzia anche del traffico m er cantile in quel tratto di A driatico, a com inciare dal porto di L ignano, parte in te grante della piazzaforte m aranese. G irolam o di Porcia, infatti, descrisse M arano come «luogo fortissim o di m uraglia, terrapieni, fosse larghissim e dove entra la m arina, e si può girare in una galea; h a un porto bellissim o, e capace di più di 400 velie, detto L ignano».8 A nche d alla scrittu ra presentata a V enezia nel 1532 da G ia como L eonardi, segretario del duca d ’Urbino, em ergeva in m odo inequivocabile la vocazione di M arano a baluardo della difesa del L riuli e punto di collegam ento della D om inante con il resto dei suoi territori più orientali. Lorte della sua v an tagg io sa posizione, M arano «trovandosi in m an i a ltru i pregiudicava altam ente gli interessi della R epubblica, tanto dal lato strategico quanto da quello econom ico»9. In caso di guerra, poiché priva di una più facile com unicazione con il Lriuli (la cosiddetta “Strada di L evada” passante attraverso le paludi, che avrebbe dovuto garantire alla fortezza il rifornim ento delle derrate alim en tari e i traffici verso l’entroterra veneto, venne costruita solo tra il 1611 e il 1612), la fortezza «sareb be p otuta ven ire in grave distretta»10 nel m om ento in cui gli arciducali avessero ricevuto aiuti dalle navi spagnole attraccate a L ignano. In tem po di pace, invece, questo porto, non accessibile alle im barcazio ni venete, avrebbe consentito agli arciducali di trasportare in L riuli olio, sale e granaglie senza pagare i dazi d ’im portazione alla R epubblica.11
6 Ibid.
I Per un approfondim ento più puntuale della storia di M arano, cfr. R. Olivotto, M arano lagunare, volo attraverso i secoli fino al giorno d e ll’inaugurazione d e ll’A cquedotto, Cividale, Tipografìa Fulvio Giovanni, 1892.
8 G. (di) Porcia, D escrizione della Patria del Friuli, Udine, Tipografìa del patronato, 1897, pp. 75-76.
9 A. Puschi, A ttinenze tra Casa d ’A ustria e la Repubblica di Venezia dal 1529 al 1616, Trieste, Tipografìa del L loyd austro-ungarico, 1879, p. 7.
10 Ibid.
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Q uesta fortezza, affacciata su lla laguna, aveva u n ’invidiabile v alen za strategi ca, il cui possesso, v ista la situazione critica dei p rim i decenni del C inquecento, avrebbe garantito ai veneziani di « conservar lo stado de questa Patria». D a M a rano si potevano, infatti, controllare le foci del Tagliam ento e del fiume A usa e il traffico sulle strade retrostanti; senza questo baluardo, il controllo veneziano dei p orti im p eriali di Trieste e S. G iovanni di D uino sarebbe stato di gran lunga più difficoltoso. L a sua occupazione era determ inante quindi per la sicurezza stessa del governo lagunare e andava salvaguardata a qualsiasi costo. Sfortunatam ente per i veneziani, però, M arano, sotto il loro controllo sin dal 1420, finì in m ano ar ciducale nel 1513, nel periodo turbolento delle G uerre d ’Italia. D a quel m om ento fino al 1542, la R epubblica non lasciò intentato nessun m ezzo per riappropriarsi della fortezza: num erosi furono i tentativi (tutti do cum entati fra il 1515 e il 1529) m essi in atto p er scalzare gli arciducali, nella certezza da parte veneta che «tuti li M aranesi sono satii de stare soto il dom inio barbaricho».12
3. La presa di M arano del 1542 e il gioco delle d ip lom azie
3.1. La genesi d ell’impresa
Il m ercante udinese B eltram e S acchia fu la p ed in a u tilizzata da V enezia per por tare a com pim ento la presa della fortezza di M arano, dopo ann i di ten tativ i andati a vuoto. Che ci fosse la R epubblica dietro questa ben arch itettata im presa è ora un dato certo e incontrovertibile, suffragato da num erose prove e indizi, anche se a ll’epoca il governo lagunare si dim ostrò inizialm ente estraneo ai fatti, per m antenere rapporti di “buon vicin ato ” con l ’arciduca Ferdinando. La tram a che sta dietro alla presa di M arano è fittam ente in trecciata e vede com e prin cipali protagonisti la R epubblica e i francesi, nelle figure rispettivam ente degli aderenti al “partito fìlofrancese” da una parte e d ell’am basciatore francese a V enezia G uil laum e de Pellicier, vescovo di M ontpellier, d a ll’altra.
La genesi d ell’im presa è rintracciabile nella nom ina del S acchia a cavaliere nobile, concessagli dal re di F rancia F rancesco I nel m arzo del 1541.13 B eltram e (1507-1550) era figlio del m ercante udinese L orenzo Sacchia, uno degli uom ini d ’affari più facoltosi del capoluogo friulano, nonché uno dei rappresentanti poli
sublim ità, p er el condur de le m erchantie prohibite: et sim iliter perché de Istria se trazeno oglii de Pugia soto pretesto che siano istriani», Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, I, La P atria del Friuli (Luogotenenza di
Udine), a cura d ell’Istituto di storia econom ica d ell’U niversità di Trieste, M ilano, Giuffrè, 1976, p. 4.
12 ASV, Capi Consiglio dei Dieci, Lettere di rettori, b. 188, f. 18, 26 febbraio 1516. Sui vari tentativi di conquista veneta dopo il 1513, si rim anda a E. D ella M ea, Beltram e Sacchia e la riconquista di M arano (1542-1550), «“Ce Fastu?”, R ivista della Società Filologica Friulana», LX X X V III (2), 2012, pp. 213-239.
13 G. Cogo, Beltram e Sachia e la sottom issione di M arano al dom inio della R epubblica veneta (con nuovi docu
tici della clientela popolare e filosavorgnana udinese di inizio C inquecento.14 La carriera m ercantile di B eltram e fu in continua ascesa, favorita sia dai contatti del padre sia dalle sue capacità im prenditoriali: negli an n i riuscì a increm entare il giro d ’affari della fam iglia prim a im portando olio e granaglie d a ll’Istria e dalla C arniola, poi assum endo gli appalti dei dazi del vino e del sale n ella P atria e, infi ne, occupandosi del trasporto di ingenti quantità di grano a V enezia d a ll’U ngheria (1540-41). La sua sm isurata am bizione personale, unita al desiderio di con qu istar si un posto più elevato in società, per scrollarsi di dosso i lim iti im p ostigli dalla sua condizione di popolano udinese, lo spinsero ad assum ere atteggiam enti e stili di v ita ben al di sopra delle sue possibilità. Q uesto, gli perm ise anche di stringere u tili contatti con gli am bienti politici veneziani. D a qui probabilm ente ebbe origi ne l’idea di m ettersi al servizio del governo lagunare organizzando la riconquista della fortezza m aranese. L’ipotesi regge, dal m om ento che lo stesso S acchia dirà al bailo di C ostantinopoli che «la cosa di M aran l’ho fatta non per farli despiacer [a Venezia], anzi io me offersi p er in an ti di fa r p er voi quel che ho fatto p er il Re».15 Q uesto significa che il Sacchia aveva esposto la sua idea a V enezia ben prim a di ricorrere alla corte del re di F rancia e che, in ogni caso, V enezia non era del tutto estranea alla faccenda come poi volle far credere.
In un docum ento del 12 gennaio 1542, infatti, alcuni giorni dopo il colpo di m ano, il Senato ordinò al luogotenente di rintracciare il S acchia p er suggerirgli di «tenir questo loco nelle m an i sue ad in stan tia nostra, et volendo noi che questa pratica passi secretissim a, acciò che se habbi b ona causa de m an d ar uno ad esso B eltram e senza dar suspitione ad alcuno».16 L’intento era di farg li sapere che, se avesse tenuto M arano a nome e per conto di V enezia, l ’avrebbero nom inato conte concedendogli una provvigione di 1.000 ducati ann u i.17
In realtà però la collaborazione non andò in porto e il S acchia preferì recarsi in Francia, probabilm ente su consiglio d ell’am basciatore francese a V enezia G uil laum e de Pellicier, che nella città lagunare era m olto conosciuto e poteva contare su am icizie influenti. D al 1539 il diplom atico francese, infatti, si applicò con suc cesso a ll’attuazione dei piani politici del suo sovrano volti a ostacolare la politica di Carlo V in Italia, a staccare V enezia dalla Lega che aveva concluso con il papa e l’im peratore, a riconciliarla con la Sublim e P o rta ottom ana, alleata della Francia,
14 L. e G. A m aseo, D iarii udinesi d a ll’anno 1508 al 1541, Venezia, 1884, p. 26. Lorenzo Sacchia era considerato dai suoi contem poranei uno dei dieci uom ini più influenti di Udine («quando talhora si nom inavano otto, overo diece di questa città, il detto m esser Lorenzo era nom inato fra quelli»). Per ogni ulteriore approfondim ento sulle vicende fam iliari dei Sacchia padre e figlio mi perm etto di rim andare a D ella M ea, B eltram e Sacchia.
15 E. D ella M ea, Beltram e Sacchia e la riconquista di M arano (1542-1550), tesi di laurea specialistica in Storia e civiltà europee, U niversità degli Studi di U dine, F acoltà di Lettere e Filosofia (a.a. 2009-2010), p. 97.
16 Ivi, p. 95. 17 Ibid.
El i s a De l l a Me a: Ma r a n o: u n af o r t e z z ac o n t e s a. Lac r i s id e ir a p p o r t ip o l i t i c o-d i p l o m a t i c it r al ep r i n c i p a l i.. 51
e a spingerla a un irsi alla F rancia stessa. Il P ellicier a ta l fine si servì di un a rete spionistica, i cui agenti si reclutavano nella nobiltà veneziana e tra gli stessi alti fu nzionari delle m agistrature venete.18
3.2. L ’impresa, i suoi protagonisti e le prim e reazioni
Sulle gesta com piute dal S acchia in quel fatidico m attino del 2 gennaio 1542 m ol to è stato scritto, soprattutto nelle cronache del tem po.19 Ci lim iterem o a dire che fu lui stesso a scegliere i tem pi e i m odi d ell’azione, com piuta di sorpresa, con due barche cariche di grano, in cui egli, novello U lisse, aveva fatto nascondere una sessantina di uom ini arm ati. U na volta giunto in p rossim ità della fortezza, al Sacchia, «coperto d ’una peliza lunga con la spada sotto et un brochiero di ferro», venne chiesto
quello portava in esse barche, disse “Io ho un poco di formento. Io voleva an dar a Venetia con esso, ma m ’dato il vento contrario et per esser poco, voglio sbarcarlo qui per comodità et beneficio della terra” [...]. Smontato il Sacchia in terra visto il comodo, disse con horibil voce “Fuora formento”. Caziò mano alla spada, gettato la peliza, gittato le stuore in aqua, li soldati saltati fora, pigliar la porta ferendo et amazando quanti trovava per strada, dove li poveri maranesi fugiva a scondersi corno conigli, [...] onde in pocho d’hora presero la terra et il capitano Herman Gruennoffer nel palazo et lo posero in pregione, et serato la porta di terra et di m are cridando “Marcho, Marcho, Franza, Franza, Turcho, Turcho”.20
La presa di M arano ebbe u n ’im m ed iata ripercussione sui frag ili equilibri europei e, da piccola scaram uccia di confine, si trasform ò in un incidente diplom atico che rischiò seriam ente di com prom ettere i rapporti tra la R epubblica e gli arciducali. V enezia, nei giorni im m ediatam ente successivi al fatto, si m osse con cautela per preservare la sua “p resunta” n eutralità sulla faccenda («essendo la intention nostra de star neutrali et non ne im p ed ir circa le cose de M arano a favore né de l’u na né de l’altra parte»). P er questo, con u n a lettera del 23 gennaio, il C onsiglio dei D ieci ingiunse al capitano di C apodistria di fa r «intender alli prefati C am erlengo et ser Pietro M arcello [che erano andati in F riuli p er aiutare il Sacchia, assiem e ad
18 G. Gullino, M arco F oscari (1477-1551). L'attività p olitica e diplom atica tra Venezia, R om a e Firenze, M ilano, Franco Angeli, 2000, con relativa bibliografìa.
19 ASV, PSCC, b. 218, “Relatione dela presa di M arano 1542” di Durastante Leoncino da Ontognano; M. G uaz zo, H istorie di tutti i fatti deqni di m em oria nel m ondo successi del 1524 fino a Fanno 1549, V enezia 1569, pp. 288r-290r.
altri 25 uom ini] che im m ediate se levino da M arano con tu tti» e tornino a C apo d istria.21 N egli stessi giorni, il Senato scriveva al luogotenente C ontarm i com pli m entandosi per la sua decisione di contattare gli agenti di Ferdinando a G radisca, «dechiarandoli come ciò sia seguito senza colpa nostra», sottolineando ancora una volta com e questo fatto fosse stato causato da sudditi v eneti senza però «alcuna nostra saputa».22
L’atteggiam ento “troppo” neutrale di V enezia, però, non poteva non in so sp etti re i m in istri spagnoli della corte di Ferdinando. L’am basciatore veneto in Francia, infatti, riferiva che l’am basciatore cesareo «è pieno di m olto sospetto d ell’intelli- gentia che la celsitudine vostra habbia h av u ta in questo furto di M arano», nono stante i suoi ten tativ i di «levarglielo in tutto».23
Q uello che accadde la m attin a del 2 gennaio 1542, oltre a segnare un punto di svolta nelle dinam iche confinarie tra V enezia e gli arciducali, m ise fortem ente in crisi i rapporti diplom atici tra le principali potenze europee: la R epubblica di V enezia, la Francia, l ’Im pero e la Sublim e P orta ottom ana.
3.3. M arano e la Francia
La n otizia della “derobatione” di M arano arrivò alla corte di F rancia solo 20 gior ni dopo. La presa di posizione di Francesco I di fronte a quanto accaduto è netta e decisa: «ella non la volea [M arano], ponto». A ll’am basciatore veneto riferì che, v ista la «bona et ferm a intentione di m antenere l’am icitia et p aren tella con l’im peratore et con Fernando suo fratello, cioè re de R om ani», non voleva in nessun m odo accettare la fortezza.24
Secondo il sovrano, la fortezza era stata occupata da alcun i «francesi banditi», accusati di «crim in i pessim i», che avrebbero com piuto l’im p resa solo p er to rn are nelle sue grazie; non ottenendo «cotal gratia» Francesco era sicuro che avrebbero tentato di vendere M arano al m ig lio r offerente: F erdinando d ’A sburgo o, p eg gio, «al Turco, ricordandone lo attro v arsi fuora di B arb aro ssa con q u ella potente arm ata chel si attrova». I giorni seguenti furono m olto concitati alla corte di F rancia. L’am basciatore veneziano riferiv a al governo lagu nare com e m olti della corte sospettassero di un coinvolgim ento della S eren issim a n e ll’im presa («la sa- perà esser opinione in m olti di questa corte che in questa espeditione di M arano la S erenità v o stra gli habbia h av u ta mano»). Perfino il nunzio pontifìcio ebbe di che obiettare in m erito a ll’estraneità del sovrano francese, poiché «era publica
21ASV, Consiglio dei Dieci, Secreta, reg. V, 23 gennaio 1542. 22 ASV, D eliberazioni Senato, Secreta, reg. 61, 12 gennaio 1542. 23 ASV, A rchivi propri am basciatori, Francia, b. 1, 6 febbraio 1542. 24 Ivi, 22 gennaio 1542.
El i s a De l l a Me a: Ma r a n o: u n af o r t e z z ac o n t e s a. Lac r i s id e ir a p p o r t ip o l i t i c o-d i p l o m a t i c it r al ep r i n c i p a l i.. 53
voce p e r Italia che lei havesse ord in ata tale im p resa» .25 Francesco I difese v ig o rosam ente la sua posizione, anche nei m esi seguenti. In m arzo, alla p resen za dei capi del C onsiglio dei D ieci, il segretario d e ll’am basciatore francese G uillaum e P ellicier ribadì che «el re ch ristian issim o non voi M aran» .26 Lo stesso Pellicier, alcun i giorni dopo, conferm ò che il sovrano «non h a voluto quello loco»; M arano non era di nessun interesse p er F rancesco I in quanto era troppo lontano dai suoi p ossedim enti fran cesi.27
E im probabile che il re di F rancia non avesse saputo nu lla riguardo a ll’im presa di M arano, anche considerando il ruolo svolto dal suo am basciatore a V enezia nel reclutare il S acchia e nel sovvenzionare con uom ini e denaro il progetto di conquista. B eltram e, infatti, secondo quanto riferito da F rancesco I al consigliere d ell’im peratore G ranvelle, «dice ad ognuno pubblicam ente che tutto ciò chel ha fatto di esso M arano, lo ha fatto ad in stan tia di questa m aestà con intelligentia et ordine dello am basciatore suo, lam entandossi di non ne ricever anchora alcuna rem uneratione».28 M a il sovrano continuava ad insistere di non volere la fortezza per sé e di non aver m ai ordinato a costui di conquistarla. A n zi, l’anno seguente, alla presenza d ell’am basciatore veneto, m ostrò di non conoscerlo «né p er Sachia, né p er B eltram e» e alla replica «Q uello di M aran, Sire», si lasciò scappare in francese l’esclam azione «le fol colui, che voi d ir “m ato ” in ling ua italiana. Et soggionse ‘costui è cattivo hom o, voleva che io lo investisse di M arano, et li desse m andato che l’andasse al signor turco et levasse 10 galee da te n ir in quel porto, con le qual faceva chim ere contra V enetia’».29 L’atteggiam ento di Francesco I si spiega considerando la particolare congiuntura po litico-m ilitare che si era creata dopo l ’incidente diplom atico del luglio 1541 (l’assassinio di un agente del francese a M ilano), che aveva pericolosam ente incrinato i rapporti franco-im periali. Non era ancora u n a guerra dichiarata, m a i fatti di M arano potevano farla scoppiare. E, probabilm ente, questo non era il m om ento giusto.
D opo l’acquisto veneziano della fortezza nel 1543, però, sarà molto più chiaro perché il sovrano francese avesse scelto di negare il suo coinvolgim ento n e ll’im presa del Sacchia. D a un colloquio tra B ernardo N avagero, am basciatore veneto presso la corte di Carlo V, e il diplom atico francese, infatti, quest’ultim o rivelò che M arano era stato per F rancesco I uno strum ento utile p er “tastare il polso” di
25 Ivi, 24 gennaio 1542.
26 ASV, PSCC, b. 214, 10 m arzo 1542.
27 Ivi, 15 marzo 1542. L’anno seguente il Pellicier, orm ai destituito d all’incarico di am basciatore a V enezia dopo lo scandalo del com plotto spionistico, riconferm ò che i fatti di M arano erano accaduti all’insaputa del re di Francia. 28 ASV, A rchivi propri am basciatori, Francia, b. 1, 13 marzo 1542.
sua m aestà cesarea e saggiarne le reazioni in v ista di un futuro conflitto.30 F rance sco I, in realtà, voleva dare la fortezza alla S erenissim a («vi ho ditto sem pre che M aran lo tengo per la Signoria»), come ebbe m odo di assicurare m onsignor A r- m iraglio a ll’am basciatore veneziano, escludendo ferm am ente che questa potesse essere ceduta ai Turchi.
3.4. M arano e l ’Im pero O ttom ano
Il clim a di incertezza che si era creato attorno al possesso di M arano, secondo F rancesco I, avrebbe potuto determ inare il passaggio della fortezza «nelle m ani del Turco», e questo per le am bascerie europee, soprattutto p er quella arciducale, avrebbe potuto rappresentare un grave problem a.31 In U ngheria, infatti, d a ll’ago sto del 1541 l’esercito di Solim ano occupava Ofen (Buda) e m in acciav a gli al tri dom ini ereditari degli A sburgo, e nel M editerraneo i T urchi si accingevano a passare a ll’offensiva, dopo il fallim ento d ell’im presa ten tata in quell’ottobre da Carlo V ad A lgeri. L’am basciatore M arino G iustinian scriveva da V ienna che, se m alauguratam ente anche la G erm ania fosse passata ai Turchi, «gli stati di vostra S erenità sariano i p rim i assaliti [...] e giudicherei che a quella ru in a non v i fosse riparo». Lo stesso nunzio pontifìcio, a ll’indom an i del colpo di m ano del Sacchia, esprim eva la sua preoccupazione al riguardo, persuadendo l’am basciatore v en e ziano affinché riferisse al C onsiglio che «le excellentie vostre non ne debbano lasciare tratto per farsi capitare esso M arano nelle m ani, perché oltra che non può star nelle m ig lior m ani, essendo già stato suo et così vicino le el liberarebbeno dii pericolo di andare nelle m ano del Turco».32
M arano a ll’im provviso si tro vava catapultata al centro degli interessi politici delle m aggiori potenze d ell’epoca, punto focale a ll’interno del grande conflitto europeo che contrapponeva Carlo V e il fratello contro Francesco I alleato di So lim ano il M agnifico. In tutto questo, V enezia inizialm en te preferì m antenersi n eu trale e «lasciarli fare a loro, non volendo im pacciarsi più p er l’uno che p er l ’altro», preferendo aspettare il m om ento più opportuno p er esporsi in m aniera diretta. Com e poi fece l’anno seguente, quando, alla luce d ell’alleanza tra la F rancia e la Sublim e Porta, dichiarò che se non fosse prontam ente intervenuta, Pietro Strozzi, m inacciato da crescenti forze im periali, avrebbe ceduto M arano al sultano tu rco .33 N ella prim avera del 1542, a ll’am basciatore ottom ano Y unus Bey, che era ar rivato a V enezia p er assistere al giuram ento di pace che la R epubblica aveva con
30 ASV, A rchivi propri am basciatori, Germania, b. 1, 25 gennaio 1544. 31 ASV, A rchivi propri am basciatori, Francia, b. 1, 24 gennaio 1542.
32 Relazioni di am basciatori veneti al Senato, Germania (1506-1554), voi. II, a cura di L. Firpo, Torino, Bottega d ’Erasm o, 1970, p. 383, 25 gennaio 1542.
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eluso con l’im pero ottom ano nel 1540, era stato affidato da Solim ano un compito delicato: avrebbe dovuto sollecitare i V eneziani ad appoggiare la F rancia, assicu randosi che la R epubblica inviasse viveri alle trup pe francesi che si trovavano in p recaria situazione a M arano e non si m ostrasse ben d isposta verso Carlo V.34 Non stupisce la fredda reazione d ell’am basciatore turco («esso Y anusbey si era dipor tato molto freddam ente») di fronte alla decisione del Senato veneziano di «voler star neutrale». Q uesto costrinse Solim ano, alcun i m esi dopo, a richiam are il doge, affinchè rispettasse la prom essa di lasciare che gli uo m ini del sultano «vadino et tornino p er condur v ittu a lia alla fortezza nom inata M aran, che il prenom inato [il re di Francia] tolse a F erdinando». La condizione di pace tra la R epubblica e la P orta, secondo quanto afferm ava il sultano, era m essa a dura prova d alla deci sione del governo lagunare di im pedire agli ottom ani di sostenere tram ite l’invio di vettovaglie i soldati di stanza a M arano; l’atteggiam ento renitente del governo lagunare poteva rischiare di com prom ettere anche l ’alleanza della Serenissim a con la Francia, tanto caldeggiata da S olim ano.35
E probabile che il governo lagunare avesse deciso di bloccare questo traffico di viveri, proprio p er non alim en tare un clim a di paura e di sospetto dei m aranesi nei confronti degli ottom ani, che già aveva causato diso rd in i e risch iav a di com prom ettere il possesso francese della fortezza.
3.5. M arano tra l ’im peratore Carlo V e l’arciduca Ferdinando
La reazione arciducale alla “derobatione” di M arano fu sostanzialm ente condi zionata dal generale quadro politico, ed in particolare d alla guerra coi Turchi in U ngheria. Inizialm ente, come raccontò l’am basciatore M arino C avalli, «la presa di M arano dolse ed accese sì il re e tutte le persone di quella Corte, che ognuno era m alissim o disposto verso questo E ccellentissim o Stato».36 C om ’era norm ale, i sospetti di F erdinando su chi potesse aver ordito il com plotto si concentrarono su V enezia, dal m om ento che non era possibile negare che «la gente che avea tolto M arano non fusse delli subditi» della R epubblica. In ogni caso, continuava l’arciduca, «per onestà, p er legge, per capitolazione, quell’U lustrissim o dom inio è tenuto, ovvero a restituire e pagare li danni seguiti, ovvero aiu tar con tutte le forze la ricuperazione», se una di queste condizioni non venisse esaudita, concludeva, «sarà certissim o argom ento che M arano è stato tolto dalla S erenità vostra».37
34 Cfr. M. P. Pedani, In nom e del Gran Signore. Inviati ottom ani a Venezia dalla caduta di Costantinopoli alla
guerra di Candia, Venezia, D eputazione Editrice, 1994, p. 152.
35 ASV, PSCC, b. 214, 2 novem bre 1542.
36 Relazioni di am basciatori veneti al Senato, Germania (1506-1554) cit., p. 407. 37 Ibid.
V enezia m ise in cam po tu tta la sua abilità diplom atica per tentare di sm arcarsi dalle conseguenze provocate da questo episodio e m antenere, allo stesso tem po, in tatta la sua credibilità agli occhi di Ferdinando. In quei giorni concitati, molte m issive lasciarono V enezia, dirette soprattutto al luogotenente della Patria, in terpellato più volte dagli agenti regi, m andati da Nicolò D ella Torre p er chiedere ragione di un tale atto lesivo nei confronti della sovranità arciducale.
Estrem am ente duttile e conciliante è il tono adottato negli scritti destinati a ll’am basciatore del re Ferdinando, in cui il Senato sottolineava la sua estraneità ai fatti e il suo desiderio di ripristinare la «quiete et tran q u illità di tu tta la Chri- stinitade», così b ru talm ente com prom essa. Si trattav a di giorni molto delicati per V enezia, che risch iav a in ogni m om ento di v ed er fallire la fragile tregu a con gli im periali. Ferdinando, nonostante com inciasse a «m itigare l’am aritudine» p er lo scacco subito, rim aneva «saldo sul d im an d ar aiuti p er la ricuperazione». P er raf forzare la propria posizione, il Senato si dichiarò pronto a concedere il transito nel suo territorio alle truppe asburgiche che «andarano alla d itta im presa», auguran dosi che «M aran ritornerà in m ano del Serenissim o Re de R om ani», e p rom etten do di cooperare p er sopire i diso rd in i e per punire i facinorosi ancora in lib ertà.38 V enezia si m osse contem poraneam ente anche sul piano diplom atico, consi gliando al suo am basciatore C avalli di distogliere l’attenzione di Ferdinando da M arano. E ra necessario che il re dei R om ani focalizzasse tu tti i suoi sforzi nella difesa d ell’U ngheria, m inacciata dai Turchi, senza alcuna ulteriore distrazione, sia di uom ini che di m ezzi, che «se si guadagnava l’U ngheria, M arano cadeva da sé senza difficoltà alcuna».39 O ltre a questo, continuò il C avalli, «niun principe si è veduto da m olti an n i in qua che abbia voluto ten tar ad un tratto due im prese» e M arano «per esser terra, per il sito e per la disperazione di chi v ’era dentro» era molto ben difesa. F e scaltre argom entazioni portate d a ll’am basciatore veneto furono così efficaci da convincere F erdinando e, cosa ancor più im portante, a p ro teggere da occhi in d iscreti i reconditi progetti che V enezia nutriva sul baluardo m aranese.
V enezia, infatti, aveva già intavolato nel settem bre del 1542 delle trattative con F rancesco de P azzi,40 nom inato dallo Strozzi governatore generale di M arano il 3 ottobre 1543. D ella cosa vennero tem pestivam ente av v isati gli am basciatori veneti alla corte francese, con l’espressa raccom andazione di non farne parole con nessuno. Non era ancora arrivato però il m om ento della tanto attesa riacquisizione di M arano: p er vedere il leone di S. M arco sventolare di nuovo suoi torrioni della
38 ASV, Consiglio dei Dieci, Secreta, R. V, f. 59v.
33 Relazioni degli am basciatori veneti al Senato, Germania (1506-1554) cit., pp. 421-422. 40 ASV, Consiglio dei Dieci, Secreta, R. V, f. 78r, 27 settem bre 1542.
El i s a De l l a Me a: Ma r a n o: u n af o r t e z z ac o n t e s a. Lac r i s id e ir a p p o r t ip o l i t i c o-d i p l o m a t i c it r al ep r i n c i p a l i.. 57
fortezza m aranese b isognerà aspettare ancora un anno. Il 6 ottobre, in fatti, quando F rancesco I cedette definitivam ente M arano e le sue p ertin enze a Pietro Strozzi e ai suoi eredi, a titolo di «dom inio dretto et signoria»,41 la S erenissim a si decise ad avviare le negoziazioni, rafforzata nelle sue intenzioni d alla no tizia che lo stesso Strozzi, dopo nem m eno un mese, aveva in anim o di «prochurar che la terra di M arano et le sue iurisdition pervenissero sotto l’im perio di questo Illustrissim o dom inio». L’accordo finale fissò l’acquisizione della fortezza da parte v eneziana previo pagam ento di 32.500 ducati. Il 26 novem bre 1543 il Senato nom inò A les sandro B ondum ier P rovveditore di M arano.
La notizia della “com preda” di M arano giunse alla corte asburgica di B rux el les a dicem bre. L’am basciatore B ernardo N avagero, di fronte allo sdegno d ell’im peratore, tentò di giustificare l ’operato del governo lagunare facendo presente che la R epubblica, nonostante fosse stata «molte volte ten tata di rih av er M aran, se ben p er la p erdita di quel loco era stata molte volte in m olti travagli, et se ben quel loco è di quella im portantia che la prudenzia della m aestà vostra può considerar»,42 non aveva m ai accettato o sostenuto nessun progetto di riconquista. In questo caso, però, aveva accettato di trattare con lo Strozzi al solo fine di «schi v a r il m al nostro, quello della m aestà regia et di tu tta la ch ristian ità» 43. L a m ossa del diplom atico veneziano era m olto scaltra: puntando l’attenzione sul problem a d ell’espansionism o ottom ano, sperava di guadagnarsi l’approvazione di Carlo V. In realtà l’im peratore si m ostrava deluso p er non esser stato inform ato prim a di queste trattative, m a anzi averne avuto notizia solo a giochi fatti («io ad un tratto habbia inteso il trattam ento et la conclusione»), Carlo V si augurava, però, che «quella Signoria non vorrà te n ir quello che è d ’a ltri» 44, deliberando di restitu ire la fortezza al suo precedente possessore, il fratello F erdinando.
I diplom atici veneziani cercarono di conquistarsi la fiducia e l ’attenzione d ell’im peratore, affinché intercedesse in favore della R epubblica p er «acquietar l’anim o» del fratello.45 Il C onsiglio dei D ieci, infatti, aveva consigliato a ll’am ba sciatore N avagero di inform are i due sovrani che era ferm a intenzione della R e pubblica di conservare il possesso di M arano. D a qui i costanti abboccam enti del diplom atico con il principale consigliere d ell’im peratore, N icola P errenot di Gran- velie, «chiam ato da C esare suo prim o consigliera e g uardia del suo suggello».46 Il N avagero afferm ava che «le cose ed i negozi di grande im p o rtan za non si posso
41 ASV, PSCC, b. 214, f. 202r, 6 ottobre 1543.
42 ASV, Archivi propri degli am basciatori, Germania, b. 1, 23 dicem bre 1543. 43 Ivi.
44 Ivi.
45 Ivi, 13 marzo 1544.
no im petrare né condurre a buon fine, senza il p articolare favore del Granvela»; questo m inistro im periale godeva di m olta influenza presso Carlo V, tanto che qu est’ultim o «nelle udienze di persone pubbliche rade volte, anzi m ai, si risolve allora, m a rim ette a m onsignor di G ranvela ogni negozio e la risoluzion di esso».47 A d ifferenza dei m in istri arciducali al servizio di Ferdinando, il G ranvelle era ben disposto nei confronti della Serenissim a. A nche don Ferrante G onzaga, go vernatore generale del M ilanese e uomo di fiducia d ell’im peratore, si dim ostrava disponibile a perorare la causa di M arano presso Carlo V in favore di V enezia («prom ise di fare con C esare ogni gagliardo officio»).48
Il dilungarsi delle trattative e le sem pre m aggiori difficoltà accam pate d all’ar ciduca F erdinando ad accettare l’acquisto veneziano di M arano finirono per p re occupare il governo lagunare: Ferdinando, infatti, perm etteva ai suoi m in istri di com piere «ogni giorno m aggiori et più insopportabili ingiurie nei confronti della popolazione di M arano», alim entando u na sem pre più d iffusa in stab ilità lungo il confine orientale.49
Il nodo della questione riguardava il possesso dei territo ri esterni alla fortezza m aranese: F erdinando avrebbe anche accettato che la R epubblica m antenesse la fortezza di M arano,50 m a solo quella, senza alcun territorio al di fuori delle m ura. La risposta veneziana è un netto rifiuto, poiché
niuna città, luogo o castello non s’intende senza il suo territorio, poi che sendo le possessioni et l’entrate di quelli del loco di M arano sparse in tutto il territo rio, che l’haver vostra Serenità la Terra et parte del territorio, et il serenissimo re il resto, era un dar occasione alli sudditi dell’una et l’altra di star in continue risse, si come suole esser sempre nelli luoghi che hanno le giurisdittioni vicine et confuse, dal che ne potria succeder qualche m aggior scandalo.51
E probabile che in seguito, dal m om ento che nei docum enti successivi non viene più m enzionata la questione, il governo lagunare si fosse risolto ad accettare (con trovoglia) l’offerta di Ferdinando. N onostante il raggiungim ento di un accordo,
47 Ivi, pp. 499 e 504.
48 ASV, A rchivi propri degli am basciatori, Germania, b. 1, 15 marzo 1544. 49 Ivi, 3 giugno 1544.
50 G ià nel marzo del 1544, circolavano voci presso la corte di V ienna che Ferdinando non pretendesse più la restituzione di M arano, anzi che sarebbe stato disposto a «com poner la cosa in qualche som m a de dinari, o darli qualche altro loco in cambio». Se la R epubblica avesse sin da subito resa nota la sua intenzione di acquistare la fortezza, secondo l ’arciduca l ’avrebbe ottenuta facilm ente con la sua approvazione, nonostante i suoi m inistri af ferm assero che «lassarlo hora vada della dignità di sua m aestà» (alim entando ulteriorm ente l ’ostilità d ell’arciduca nei confronti di Venezia); Ivi, 27 m arzo 1544.
El i s a De l l a Me a: Ma r a n o: u n af o r t e z z ac o n t e s a. Lac r i s id e ir a p p o r t ip o l i t i c o-d i p l o m a t i c it r al ep r i n c i p a l i.. 59
però, anche se non del tutto favorevole alla R epubblica di V enezia, fra le due parti continuò a perm anere un clim a di ostilità latente. A ncora nel 1548, l ’am basciatore L orenzo C ontarm i constatava che lo sdegno di F erdinando per la vicenda di M a rano non si era placato (su M arano «m ai non ragiona che non si senta m u tar tutta, e non vuol sentire alcuna ragione in difesa»). Il risentim ento del re dei R om ani era del resto fom entato dai suoi cortigiani e m in istri. Il diplom atico veneziano era però convinto che Ferdinando non si sarebbe m ai m osso senza l’appoggio del fratello e che, d ’altra parte, i due A sburgo sarebbero stati trattenuti dai ben più u r genti problem i che dovevano affrontare in tu tta Europa. Perciò, concludeva, «alla cosa di M arano non vedo altro rim edio che lasciar correre il tem po», poiché solo il tem po poteva legittim are le usu rp azio n i.52
4. C onclusioni
La presa di M arano (1542) com piuta dal Sacchia, da piccola scaram uccia di con fine, finì p er tram u tarsi in un vero e proprio affaire diplom atico, catapultando la piccola fortezza al centro degli interessi politici delle m aggiori potenze d ell’epoca, punto focale a ll’interno del grande conflitto europeo che contrapponeva Carlo V e il fratello a F rancesco I, alleato di Solim ano il M agnifico. R ispetto a questa conte sa, V enezia m antenne un atteggiam ento neutrale, salvo poi portare a term in e una “negoziazione-lam po” con Pietro Strozzi nel 1543, perciò sottraendo la fortezza a ll’arciduca F erdinando d ’A sburgo: questo contribuì in m aniera determ inante ad inasprire e a rafforzare il clim a di o stilità latente che già caratterizzava i rapporti confinari veneto-arciducali. Dopo la crisi di M arano, lo stato delle difese della P a tria del F riuli continuò a suscitare u n a preoccupazione perenne presso gli organi del governo lagunare che, attraverso la progettazione di P alm anova sul finire del secolo (1593), tentarono di dare u na soluzione definitiva ai cronici problem i di politica confinaria con gli arciducali.
52 R elazioni degli am basciatori veneti al Senato, Germania (1506-1554) cit., pp. 800-802. Nel 1548 una lettera di un certo fra Iulio M orato di C apodistria avvertiva i Capi del Consiglio dei Dieci che alcuni di M arano m editavano di tradire i veneziani «dacuordo con quelli di M araneto, dove si aspetta vegni la sua volta di operare tal cosa et introdure dentro quelli di fuora», in questo affare erano coinvolti anche alcuni castellani tedeschi; in ASV, Capi