GIO RNALE LIGUSTICO
D O C U M E N T I R I G U A R D A N T I L A C O S T I T U Z I O N E
D I U N A L E G A C O N T R O IL T U R C O N E L 1481
N ella seconda metà del secolo X V , in quell’ epoca tanto
ricca di fecondi avvenim enti, mentre dall’ incomposto
e
torm entoso cozzo di elementi così diversi, dalla tragica
lotta che accentrava il p o tere , costituiva gli S ta ti, ristorava
le n azion alità, da quelle strane audacie dello spirito umano
che schiudevano all’ umanità nuovi interminati o rizzo n ti,
sorgeva Γ Europa m odern a, avviandosi con lenta eppure
maestosa corsa verso l’ incivilimento ; l’ Italia ch e, prima a
risorgere sul caduto edificio di Cesare , con nuovo organa
m ento p o litic o , con nuove art i , con nuova letteratura,
con nuova civiltà avea precorso alle altre nazioni neola
tine e pòrto fecondo esempio alle germ aniche, versava ora
nella condizione forse più miserevole : precoce decrepitezza
dopo precoce gioventù. La libertà comunale si dibatteva tra
i ceppi della sign oria, la quale andava man mano cedendo
il terreno alle dominazioni straniere : una politica di campa
nile impediva il concetto stesso dell’ unione della penisola in
un solo g o v e rn o , fosse pur la veneta oligarchia 0 la tiran
nide medicea: il Papato, fermo nella sua forse inconscia mis
sione di abbarrare il cammino alla unità nazionale, pronto
a chiamare in Italia aiuti d’ oltr’ Al pe; e lo straniero, cui
era titolo d’ imperio il ricordo dell’ antica soggezione pronto
ad accondiscendere : il tutto mal palliato da smagliante raffina
tezza che simulava civiltà. Da questo stato di cose dovea sor
gere per l’ Italia il secolo di Leone X , e servitù per trecento
anni. L a libertà fieramente qua e là dibattevasi, ύ leone incate
nato scuotea talvolta .la temuta criniera, la memoria delle gesta
GIORNALE LIGUSTICO
degli avi era incitamento a quei sacrifizi che avevano loro
acquistato prosperità e grandezza ; ina se lo scopo era grande,
inefficaci o insufficienti erano i m ezzi, e quelle città che
avevano coperto il mare colle loro vele per cagione di fra
terne r iv a liti, non sapevano che armare poche trirem i per
riacquistare i perduti posse.limenti, o , lanciandosi n ell’ aperto
Oceano , correre a strappare agli stranieri il frutto di una
scoperta italiana.
Tutta l’ ambizione e l’ abilità del magnifico L oren zo dei
Medici non gli valse che a stabilire una specie di equi
librio tra i vari Stati della penisola, mentre l’ assenza dello
straniero afforzato avrebbe reso men difficile l’ oppressione
de’ tiranelli indigeni ; e mentre la morte di M aom etto II,
ponendo in lotta i suoi figliuoli, dava campo di ricuperare
le colonie orientali. Genova tentennava nell’ armare poche
ga lee, fidando nel Papa e nel Re di Napoli. Senonchè questa
mancanza di forti risoluzioni è degna almeno di s c u sa , ove si
consideri come la perfida politica d’ allora tenesse ciascuno
stato in continua apprensione. Deboli e forti erano ridotti a
paventare non solo del vicino e dell’ alleato, ma ben anche
di que’ cittadini stessi, che quantunque in alto grado c for
niti di grandi ricchezze, per libidine di potenza agognavano
cose nuove; e si trovavano costretti a commettersi al più
potente per minor male, e a tenere sempre in pronto le armi
e le insidie a fine di potere le insidie e le armi respingere. La
Repubblica Genovese avea fiaccato le sue forze dapprima nelle
rivalità con Pisa e Venezia, dappoi nelle più disastrose Ione
intestine; e balzata dalle mani de’ Francesi a quelle d e' V i
sconti , logorava la sua attiviti e le sue ricch ezze, mentre
le invasioni dei Turchi le strappavano di mano i suoi pos
sedimenti del mar Nero e dell* Egeo. E veram ente impari
troppo era la lotta che aveasi a combattere : la potenza turca
era quasi al sommo della sua corsa vittoriosa.
GIORNALE LIGUSTICO
323
A M aometto II era finalmente riuscito di impadronirsi
di Costantinopoli, contro le cui mura era venuto ad in
frangersi il fiotto delle invasioni barbariche che
precipi
tando dagli altipiani dell’ Asia e dalle steppe della R u s s ia ,
cozzavano in quell’ antemurale prima di dilagarsi nella re
stante Europa : sulle sue porte O leg a capo degli Slavi avea
inchiodato con un pugnale le condizioni della r e s a , che
vennero sottoscritte da Leone V I , ma la sacra cinta non
era stata varcata che da’ G reci e L a tin i, e il sangue che ne
avea colorato le strade era sangue versato per mano di Latini
e di G reci. Segni manifesti di quelle successive irruzioni
erano e rimangono le già fiorenti, ora rovinate, città dell’ Asia
M inore e delle coste del Ponto : la prima mal difesa dal-
l’ Elbrouss, dal Kassbeck, il Calvario pagano, e dai loro
contrafforti C au casei, era stata corsa e ricorsa da schiatte
tra loro affini solamente nella barbarie, porgendo nuovo
esempio di quella legge storica e fisiologica ad un tem po ,
per cui la sovrapposizione quasi meccanica di elementi etno
grafici tanto diversi, riesce più sterile ancora che lo svolgi
mento puramente isolato e individuale.
L ’ ultima invasione tartarica capitanata da T im u r Lenk
aveva arrestato i progressi di Am urat ; ma i successori di
lui alla morte del terribile mogollo di Samarcanda a-
veano sempre progredito, finché Maometto II prese d’ assalto
la città di Costantino difesa da pochi G reci e Occidentali.
L ’ ambizione sua non si limitava al conquisto della sede mo
derna dei C e s a r i, ma si spingeva ad agognare
1
’ a n tica, di
venuta il centro del mondo Cristiano, minacciando sostituire
alla croce la luna falcata sul sommo di S. Pietro, sul cui
altare volea far pascere Γ avena al suo cavallo. Ma la spada
di C orvin o e di Scanderbeg dovea fermarne la corsa san
guinosa, e continuare la missione di quei valorosi che da
C arlo Martello a Sobieski impedirono che il Corano la
324
GIO R N ALE LIG USTICOpotesse sul V an gelo, e la schiatta araba allagasse l’ Europa.
Anche i Papi e i principi occidentali aveano tentato qualche
cosa ; ma era necessario che il tim ore di im m inente inva
sione accompagnasse le encicliche e i brevi che la C uria
non risparm iava, perchè le benedizioni e le prom esse di ri
compense future valessero a scuoterli e li richiamassero a pen
sare sulle necessità p resen ti, quando essi pur non coprivano
colle rimbombanti parole di apparecchi per le im prese d’ O -
riente mire men generose. I magnanimi disegni di Pio II non
aveano sortito buon effetto. E gli avea promosso una crociata
c h e , con più slancio di fede che preveggenza politica , dise
gnava di accompagnare e forse di capitanare, perocché non
avesse deputato alcun capitano di qualche grido a d irigerla;
m a , mentre in Ancona stava aspettando Γ armata de’ Vene-
zia n i, e precisamente nella notte successiva al giorn o del-
Γ arrivo (14 d’ A go sto 14 6 4 ), fu colto da m orte. Il succes
sore Paolo II poco fece e fu mal secondato ; di Sisto I V
dovremo ragionare.
I
Genovesi all’ udir la caduta di Costantinopoli e della
colonia di C a la ta , e le provvisioni per le quali il M ussul
mano disegnava intercettare i convogli di navi che veleggia
vano il Bosforo verso le colonie della Tauride, considerando
l’ assottigliato erario, le stremate forze m ilitari, la scom pi
gliata condizione 'politica della Repubblica e le urgenti neces
sità delle colonie, aveano proposta e pattuita la cessione di
esse al Banco di San G iorgio. Fosse necessità de’ tem pi, o
meno assennata amministrazione de’ Protettori del Banco, o
tutte e due queste cagioni in siem e, le colonie caddero in
mano al T u rco (14 7 5 ).
L a Repubblica era allora sotto il dominio di G aleazzo Maria
Visconti, duca di Milano. A ll’ infausta novella venne eletto N i
colò di Brignale legato al Duca per confortarlo ad arm are una
GIORNALE LIGUSTICO
325
flotta pel riacquisto del perduto, proponendo la spesa fosse ri
partita in modo , che metà gravasse sopra tutto lo Stato, e
all’ altra metà sopperissero 300 luoghi nuovamente fondati
in San G iorgio. Galeazzo mostrò accondiscendere, ma die’ se
greti ordini al Governatore di Genova, acciocché riunisse con
nuove opere militari il forte di Castelletto al Porto, rumando
o deformando gli interposti edifizi per aprirsi una via al mare,
disegnando così di volgere quei danari che Genova sacri
ficava alla prosperità avvenire, a ribadire più forte il giogo
che la opprimeva. Lo sdegno de’ Genovesi si accese, ma
non troppo validamente soccorreva il braccio al propo
sito ; e non fu il generoso tentativo di Gerolam o Gentile ,
ma
1
’ uccisione di Galeazzo che valse a francar Genova del-
1
’ onta e del danno di vergognosa dominazione. V ero è che
alla duchessa Bona, vedova di G aleazzo, aiutata da Prospero
Adorno venne fatto di rioccupar la città; ma lo stesso
Adorno chiamati in nome della libertà i cittadini all’ arm i,
rinchiuse i Lombardi nel Castelletto , e sostenne vittoriosa
mente gli assalti dell’ esercito inviato contro la città. Perduta
la quale, la Duchessa volle almeno soddisfare la propria
collera sull’ A d o rn o , ed eccitogli contro Battista Fregoso.
L ’ A dorno fu deposto, ed il Fregoso eletto doge nel 1480.
Q uesto parteggiare dividea la città in tante fazioni, nelle
quali ornai ciascuno non ambiva Γ utile co m u n e, non la
gloria della patria, ma all’ innalzarsi facea strumento lo strazio
della città. Le riviere erano sconvolte da signori sollevati
contro la m etropoli, dove si stava in continua trepidazione
delie ambiziose mire de’ Visconti e dei disegni della rivale
Venezia.
In quel mentre Maometto, mossosi all’ambiziosa impresa che
tanto cuocevagli, cominciò a spazzarsi la strada verso l’ Italia (23
maggio 1480) assediando R o d i, con apprestamenti pari al ci
mento: settantamila uomini da sbarco, navi d’ ogni ragione, e
326
GIORNALE LIGUSTICOgran numero di bombarde ; e vi durò due mesi e p iù , con varia
fortuna, finché venne fatto a’ cavalieri assediati di respingere un
assalto generale e mettere in rotta il n e m ico , che tralasciò
Γ impresa. Ma avendo il pascià Achm et raccolto alla V allona
un cento legni di varia forma e grandezza, d’ im provviso e
quasi inavvertito gettossi su Otranto (28 lu glio ), lo sprone
d’ Italia. G iovanni Albino lucano accagiona i V en ezian i di
aver confortato M aom etto a soggiogare la P u g lia , mostran
dogli la facilità dell’ impresa, e promettendo vettovaglie e m u
nizioni di guerra, allo scopo di rim overe Alfonso d’ A ra g o n a ,
duca di Calabria, coll’ esercito da Siena, temendo che questa
fosse per venire in potestà del Re ( 1 ) . Io non so quanto di
vero si contenga in questa accusa, non trovandone riscontro
che in altri scrittori della storia del Regno di N apoli (2 ) :
un fatto tuttavia rimane incontestabile, ed è 1’ assoluta asten
sione della Repubblica di Venezia dagli sforzi che vennero
fatti per isloggiare il T urco all’ Italia, m entre, in tutto il
corso della sua vita politica, non tralasciò quasi mai di cogliere
1’ occasione per deprimere la potenza turca.
( 1 ) J o h a n n is A l b i n i , D e Bello H etrusco, pag. 20, 21. F r a g li Scrittori
dell’ Istoria Generale del Regno d i N a p o li, vol. V ; N a p o l i , 1769.
(2) « I Ven eziani per divertirlo (Maometto II) da’ loro Stati, e p e r c h è m aggiorm ente non li angustiasse, g l ’ insinuarono che lasciata l’ im presa dell’ isola di Rodi . . . , ve rso la P u g lia nel R e g n o di N a p o li drizzasse la sua a r m a t a , p o ic h é invece di un’ isola avrebbe acquistato un floridis sim o e vastissimo regn o ». — P. G i a n n o n e , Istoria civile del Regno di N apoli, vo i. V II , lib. X X V I I .
Il P o r zio afferma intinti di tal pece i Fiorentini (Congiura dei B aroni, lib. I). Il Co stan zo accag iona L o r en z o de’ Medici. Il G ian n o n e s o g g iu n g e che essendo e Ven eziani e Fiorentini concordi n ell’ in im icizia c o n tro il R eg n o , poteano benissimo essersi trovati d’ accordo a nch e sul m o d o di nuocergli. Il R e u m o n t non crede che L o r en z o de’ Medici abbia in vitato Maom etto a venire in Italia, quantunque tra lui e il Su ltano v i sia stato, in occasioni antecedenti, scambio di relazioni. V ed . E dinburgh R eview , January 1877.
GIORNALE LIGUSTICO 3 2 7
N on venendo tatto ai T u rch i di impossessarsi della terra
per sorpresa, la cinsero d’assedio, e quindici giorni dopo (11
A gosto) la oppugnarono. Qual fosse il trattamento che il
vincitore fece subire alla città non è mestieri descrivere : le
storie dei tempi sono piene delie scelleraggini che i turchi,
aizzati da tutti i m otivi che possono spingere un uom o,
una schiatta contro altr’ uomo ed altra schiatta, commisero
nelle terre cadute nelle loro mani. Facendo anche ragione
delle esagerazioni e delle favole che Γ immaginazione atterrita
e la mancanza di critica nell’ accettare racconti da fonti
dubbie può avere accolte, tuttavia rimane tanto da colpire
ogni cuore più indurato. In fatti un brivido di terrore corse
l’ Italia: il Papa, scosso, lasciando gli intrighi si diè a tut-
t’ uomo a chieder so cco rsi, e dalla Cancelleria rom ana par
tirono a tutti i principi europei i brevi pontifìci con promesse
d’ ogni ragione ; per le Romagne era tutto un rumor d’ arme,
si levavano soldati, si afforzavano rocche e castella, mentre
i più paurosi suggerivano già al Pontefice di abbandonare la
dimora della eterna città per quella più sicura di Avignone.
Il re Ferdinando, come quegli che aveva il nemico in casa,
fu il primo a procacciar difese, richiamò il figlio Alfonso coi
tremila fanti e mille cavalli co’ quali campeggiava in Toscana,
e cercò di allestire una flotta armando navi in vari porti.
Le sollecitazioni del Papa accompagnate dalla voce popo
lare, che andava ripetendo orrori, sortivano il loro effetto ; e
gli oratori de’ vari principi insieme col C ollegio de’ cardi
nali venivano in tale concordia, convalidata con solenne stipu
lazione , per la quale :
i.° Si tassavano i vari potentati pei soccorsi da mandarsi al-
1
’ armata della lega e da inviarsi al Re d’ Ungheria;
2.0
A l Cristianissimo di Francia, che voleano annoverare
tra le più salde colonne di tal unione, si dava facoltà di
quotarsi in pecunia vel in classe per quanto gli paresse;
3.0 Si stabiliva di sollecitare Γ Imperatore e tutti e singoli
gli altri potentati di qualunque stato, grado e condizione ad
accedere alla lega ;
4.° Deliberavasi che la santissima unione e concordia per
la esterminazione dei nemici della Fede durasse un triennio,
dal giorno della stipulazione del presente contratto; che
ciascun potentato fosse tenuto a prestare i soccorsi co n ve
nuti ciascun anno, e, a domanda del P ap a, a depositarli in
determinato luogo ; e che tutti gli accedenti all’ unione do
vessero — gli ultramontani fra tre mesi, i citramontani fra un
mese — ratificare i patti convenuti, e il Re di Francia dichia
rare la parte colla quale intendeva concorrere all’opera com une;
5.0 Tuttii noltre dovessero adempiere alle dette convenzioni,
sotto pena di mille marchi d’ argento da devolversi metà al-
l’ impresa, metà agli altri potentati osservan ti, obbligando
ciascuno i suoi beni presenti e futuri.
Le proporzioni dei soccorsi erano le seguenti :
Il P a p a ... 25 triremi e $0000 fiorini d* oro al Re d’ U n gh eria. I l re Ferdinando 40 . . . « 100000 ducati. 1 G enovesi ( a ll’ anno) . . 5 » I F i o r e n t i n i ... 20000. I I Duca di Ferrara . . . 4 » 1 S a n c s i ... 4 » I L u c c h e s i ...1 »
I I Marchese di Mantova e del Monferrato 1 trireme. I Bolognesi ... . . 2 » (1 ).
Il
danaro che inviavasi al Re d’ Ungheria doveva aiutar que
sto principe ad operare un grande sforzo sui propri confini,
e con questa diversione, indebolire le forze di Maom etto
costrette a partirsi.
La Repubblica di Genova iacea però significare al Papa da
(1) Du m o x t, Corps Diplomatique, vol. V , par. II, pag. 76. T axes des princes chrétiens pour ce qu’ ils doivent fournir pour la guerre contre le T ou rc, et autres accords à ce sujet fa its par la médiation du Pape Sixte I V , l'an 14 S 1.
GIORNALE LIGUSTICO
Raffaele di Oddone, suo oratore a Rom a, com e si trovasse
nella impossibilità di adempiere agli obblighi onde era pia
ciuto ai costitutori della Lega gravarla : raccomandando tut
tavia che all’ armata della Lega si preponesse un capitano di
v a g lia , e , ove fosse possibile, genovese. Il desiderio veniva
esaudito; e la scelta cadeva su Paolo F re g o so , di recente
investito della dignità cardinalizia. N ello stesso tempo il Papa
chiedeva alla Repubblica pel cardinale Giambattista Savelli
suo le g a to , la facoltà di armare a proprie spese venti galee
nei domini di essa. A vuta risposta favorevole, si nominarono
venti patroni di esse galee, tra i quali — il cardinal de’ Sa
velli da una parte e il cardinal Paolo Fregoso dall’ altra —
si venne ai patti. I cardinali Savelli e Fregoso promettono
di dare il giorno 15 d’ aprile a ciascuno dei patroni un
corpo di galea, compreso uno schifo, e di provvederlo di
quanto è necessario ; dar loro ciascun m e se , per la durata
del loro stipendio, 580 ducati per ogni trirem e; il tempo
della condotta sia di sei mesi dal dì della rassegna. Se il Papa
o il Sacro C ollegio vorranno mantenerli per tempo più lu n go,
dovranno significarlo ai patroni un mese prima del termine
predetto. Ciascuna trireme sia montata da 156 remiganti e
63 soci, compresi gli uffiziali ed il patrono. D el bottino si
darà a ciascuno secondo il talento del Pontefice.
Q u ello poi che le strettezze economiche e i pericoli in cui
versava la Repubblica non permettevano di fare al Doge ed
agli Anzian i, per privato impulso tentavasi. E di vero un frate
Domenico di Ponsolo, de’ minori osservanti, proponeva di ar
mare alcune navi per la comune impresa, e chiedeva si elegges
sero ventidue persone per aiutarlo in tale bisogna; al che as
sentivano il Doge e il Consiglio a di 29 d’ aprile, e il 28 di
giugno davano al francescano facoltà coercetive contro coloro
che avendo promesso aiuti e contribuzioni non si mostravano
solleciti a prestarle.
3 30
GIORNALE LIGUSTICOL a morte di Maometto II, avvenuta il 3 di m aggio 148 1,
le querele insorte tra i suoi due figli Bajazette e Zizim e il
conseguente richiamo di Achm et da O tranto, tranquillando
le paure, davano speranza, specialmente ai G enovesi, di poter
fiaccare la potenza mussulmana, e , riacquistando i possedi
menti perduti, ristabilire sugli scali d’ Oriente il com m ercio
italiano. Se queste speranze fossero v i v e , bene il m ostra la
prontezza colla quale il D oge e Γ Uffizio di Rom ania m an
davano, ai 4 giugno , il segretario Bartolom eo Senarega al
Pontefice, per esortarlo a consentire che la flotta delle triremi
da lui assoldate, e che dirigevano allora le prore verso
R o m a , a vece di andarne a rinforzare Tarmata del duca di C a
labria che campeggiava O tranto — la qual città priva di risorse
non potea resistere a lungo — fosse provveduta di stipendio
per altri tre mesi e veleggiasse alla volta degli antichi posse
dimenti genovesi. Offrivano in compenso di aum entare il
numero delle navi a spese della Repubblica, e ponevano in
rilievo la gloria che ne verrebbe al Pontefice, il lustro e Γ utile
a Genova sua patria ; la quale per le angustie che la strin
gevano non poteva sobbarcarsi a tutte le spese, ma vi avrebbe
contribuito ove venisse a ricuperare alcuno de’ suoi luoghi
orientali. C he se al Papa spiacesse divertire in tal guisa dallo
scopo pel quale avea armato le navi, non essendo ancora
Otranto in potere di Ferdinando, piacessegli persuadere a
questo re di accondiscendere a tale richiesta, m ettendogli
innanzi il pericolo che i Veneziani, nemici del nome N apo
letano, facessero loro prò’ del mal partito cui erano ridotti i
Turchi e delle dubbiezze degli alleati per occupare essi m e
desimi le colonie orientali : il che dovea saper ostico al re,
" per la inimicizia onde li ricambiava. Eguali istruzioni avea il
Senarega per
1
’ A n e llo , regio oratore a R o m a , pel conte
G irolam o R ia rio , per varii cardinali e signori.
GIORNALE LIGUSTICO 3 3 I
gravità del negozio, quattro giorni appresso venia spedito il
dottore in legge Luca Grim aldo, oratore alla Santità del Papa
con analoghe ma più circostanziate istruzioni.
G li eventi parea volessero favorire i disegni de’ reggitori
della Repubblica. Giungeva il 12 giugno ai Protettori di S.
G iorgio un foglio da Mantova di Giovanni Francesco di
G a zzo ld o , il quale riferiva aver ricevuto da Andreolo G ua
sco ( 1 ) una lettera datata da Vilna, il 6 dicembre 1480 , dalla
quale rileva vasi come Mengli-Gherai, imperatore de’ Tartari,
offrisse al Banco di S. G iorgio le terre che già aveva posse
dute nella Crim ea, per essere queste affatto infruttuose, ed ag
giungeva che se il Banco opponesse un rifiuto, egli le avrebbe
offerte al Papa, ai V en ezian i, al Re d'U ngheria o al Duca di
Milano. Lo stesso Andreolo Guasco, venuto a Venezia per
commissione del Re di Polonia, scriveva a’ P ro tetto ri, assi
curandoli del buon volere degli abitanti di C a ffa , eh’ egli
mantenea sempre nella speranza di tornare sotto il patrocinio
cristiano. Jh con bello slancio di patria carità li esortava :
« O magnifici sig n o ri, si svegli la potenza de’ Genovesi, le
marinare milizie de’ Genovesi si sveglino , il nome glorio
sissimo e la fama un dì preclara rinnovinsi. N on vedemmo
forse a' dì nostri le navi genovesi penetrar nel Mar N ero a
dispetto di quel terribilissimo Ré dei turchi? Perchè noi po
tranno adesso, che n’ è spento il nome tremendo ?»
Il
Papa, tuttavia, come si pare da un suo Breve del 16 stesso
giugno e dalla relazione di due udienze ottenute dal Sena
rega, quantunque vedesse o fingesse veder di buon occhio
(1) C o s tu i, che fa testim one ocu lare d ella caduta di Caffa (He y d, Le colonie commerciali ecc., v o l. II, pag. 15 7), m antenne sem pre relazioni col l ’ im p erato re de’ T a r ta r i e co g li abitanti di C a ffa , e serbò ogn ora v iv o il fu o co di patria ca rità , com e si rile va dalle frequenti esortazioni con che ten tava persuadere ai G en ovesi
1
’ opportunità di vig o ro si propositi pel sospirato riacquisto della loro suprem azia sul M ar N ero.3 3 2 GIORNALE LIGUSTICO
Γ impresa progettata, affacciava qualche difficoltà, e dichiarava
voler attendere il cardinale Savelli deputato alla flotta, per
conferire con lui sulla destinazione di questa. Il conte R iario
poi, sim quo nihil fit, come appone il Senarega, dava buonis
sime parole; ma troppo son note le sue relazioni c o ’ V en e
ziani e i suoi ambiziosi intrighi, perchè si possa credere par
lasse in buona iede. Il giorno successivo il segretario genovese
scriveva: aver saputo dal Papa come questi non fosse in alcun
modo obbligato al re Ferdinando dopo la m orte di M ao
m etto, e com e le genti d’ arme pontificie andassero al confine
del R egno; indizio di complicazioni poco favorevoli ad una
impresa che richiedeva unione e sollecitudine. Le trirem i in
tanto facevansi attendere, e le notizie da O tranto non erano
delle migliori : i T u rch i avevano fatto una sortita, e non erano
stati ricacciati in città che dopo fiera strage nel cam po cri
stiano e dopo aver ferito lo stesso duca Alfonso.
Com inciando a serpeggiare la peste in città, il C on siglio
de’ cinque cardinali eletto dal Papa per consultare sulla ulte
riore destinazione dell’ armata, decise che questa dovesse ar
restarsi a C ivitavecch ia, dove anche il Papa e il Sacro C o lleg io
si sarebbero recati. Ma dopo cinque giorni il P ap a, m utato
avviso, spediva un corriere alla flotta allora giunta a C iv ita
v e cc h ia , ordinandole di risalire il T evere e venirne fino a
S. Paolo. Sisto v’ andò in persona, e, dopo le solennità reli
giose compiute nella Basilica Ostiense, tenne concistoro per
l ’ accoglienza dei due legati di Genova. S ’ aggiungeva alla
cerim onia, che Paolo Fregoso dovea essere ricevuto cardinale.
N on fu parco il Papa di esortazioni e di lodi : passò quindi
in rivista le navi allineate lungo il fiume, e le benedisse ( i ) .
La flotta parti di Roma il 4 lu glio: agli 11 era nelle acque
(1) V e d i la b ella descrizione fattane dal P . Gu g l i e l m o t t i, Storia della M arina Pon tificia, v o l. II, pag. 455 e seg g.
GIORNALE LIGUSTICO
333
di N ap oli, d’ onde facea via dirittamente per Otranto ,
ove si congiunse con altre galere armate dal Pontefice in
A n co n a, che già vi si trovavano. Ma non fu imitata dalle
caravelle mandate dal Re di P o rto g a llo , le q u ali, capitanate
da don G arzia, cui piaceano meglio i festeggiamenti di corte
che il calore della battaglia e le noie di un assedio, entra
rono nel T e v e re , donde a p en a, e per espressa sollecita
zione del Pontefice, si rim isero a mare, prendendo via per
N apoli. Il bel seno Partenopeo le accolse, finché le nuove
della resa d’O tranto e della morte del re Alfonso V le mos
sero a tornare là donde erano partite.
Luca G rim aldi, abboccatosi con papa Sisto, tentava indurlo
al desiderato consenso, ma questi stette fermo nel volere che
prima fosse espugnata O tranto; solamente, dopo molte solle
citazioni, condiscese a rimettersene a quanto avrebbe consen
tito il re Ferdinando. A l quale il Grimaldi scriveva, espo
nendo 1’ opportunità di un’ impresa che, disturbando il nemico
in casa s u a , gli torrebbe modo di pensare a mandar soccorsi
a’ rinchiusi in O tranto, a stremare i quali
1
’ esercito del Duca
di Calabria era sufficiente, e l’ armata del Papa quasi inutile.
T ra il tentennare del Papa e gli indugi derivanti dall’ at
tendere la risposta del re, in Genova non si stava colle mani
alla cintola. N el Gran Consiglio, tenuto il 3 giugno, si erano
delegati otto cittadini alle provvisioni sulle cose di Levante.
A ven do essi, in virtù di questa potestà, oiferto a’ Protettori
delle Com pere di S. G iorgio di assumere per conto del Banco
il governo dell’impresa, assegnando alle Com pere tutte le città,
terre e castella che fossero per riacquistarsi, fu fotta la pro
posta in numerosa adunanza di partecipi di esse Com pere. I
quali convennero nella sentenza di Giacom o Giustiniani, che
sostenne si concedesse amplissimum arbitrium et facultas ai
Protettori dell’ anno 1 4 8 1 , all’ Ufficio del 1444 ed agli otto
deputati di accettare la proposta, e di fare, ordinare e deli
*> A
GIORNALE LIGUSTICOberare quanto sarebbe stato necessario, sotto le quattro se
guenti condizioni :
1. L ’ arbitrio e la facoltà non dureranno che per tutto
il presente anno 1481.
2. Dopo il detto tempo ogni balia ed amministrazione
di tal natura sarà trasferita ai Protettori da designarsi per
l’ anno 1481 e pei seguenti.
3. Le spese e tutti gli altri provvedim enti si faranno in
modo che alle Com pere non possa incoglier danno.
4. L e spese non potranno convertirsi 0 divertirsi in
qualsivoglia altro uso.
Di poi avendo i tre magnifici Uffizi deliberato di arm are e
stipendiare alcune n avi, e di prendere altri p rovvedim en ti,
essendoché gli otto deputati venissero col nuovo incarico a re
vestire due personalità giuridiche, a nome cioè del C o m u n e e a
nome delle Com pere, questi richiesero in pubblico consiglio,
tenuto a’ 18 di giugno, di rivestire di tutta la potestà del
Com une il D o ge, gli Anziani e
1
’ Uffizio di M oneta. I quali,
per dare m aggior cauzione alle Com pere, ipotecarono solenne
mente, per le spese occorrenti, un nuovo diritto generale fino
all’ uno per cento sulla m ercatura, senza pregiudizio della fa
coltà già attribuita alle Com pere stesse di esigere il diritto
del 18 per cento.
Inoltre, a fine di profittare dell’ offerta che l’ Im peratore
dei Tartari avea fatta per mezzo di Andreolo G u a s c o , e
della buona disposizione d’ animo in che trovavansi gli abi
tanti di Caffa verso i Genovesi, i tre Uffici deputati alle prov
visioni orientali, a’ di 7 luglio elessero Bartolom eo di Cam -
pofregoso e Lodisio Fiesco oratori a M e n g li-G h era i, ca re o ,
commettendo loro quanto segue:
In tutti i loro diportamenti operassero com e m ercadanti ;
ed a Mancreman prendessero guide poche e sicure, fino alla
residenza dell’ Imperatore dei Tartari. Giunti alla presenza
gToRNALE LIGUSTICO
335
del quale lo presentassero de’ doni loro consegnati, lo infor-
masséro de’ provvedimenti p re si, delle galee già sp ed ite, di
quattro o cinque navi grosse da partire entro quindici giorni,
d altre navi e galee da allestirsi, e del procaccio di forze ter
restri; chiedessero consiglio sul da farsi, stringessero patti e
chiedessero giuramento. Inoltre procurassero venire a parla
mento col nobile Zaccaria di G uizolfi, per intenderne
1
’ av
viso ( i ) . L ’ un d’essi poi rimanesse presso il T artaro , l’ altro
si trasferisse al Re di Polonia, chiedendo salvocondotto per
ogni genovese e soldato, con facoltà di potere colà assoldare
m ilizie, comunicandogli i patti ottenuti dall’ imperatore.
Un preventivo delle spese veniva calcolato dai deputati
1’ 1 1 lu g lio ; e il 12 gli oratori promettevano con atto solenne
di fedelmente adempiere il loro mandato. Alcuni giorni dopo
partivano; e a’ 26 scriveano da Sert avalle di C om o come si
fossero avvisati di scegliere la via della Germania, più breve
di ogni altra.
A procacciarsi novelle da Venezia , sia sopra gli intendimenti
di quel G o v e rn o , sia intorno agli avvenimenti e all’ armata
che poneva in assetto, e sia circa gli accidenti della lotta ch’era
insorta tra Bajazette e Zizim, per la frequenza delle comuni
cazioni le quali solevano giungere prima a Venezia che in
altro luogo d’ Italia, spediva la Signoria in quella città Luca
Massola. Dovea costui, sotto colore di esercitarvi la mercatura,
comunicare tutti i particolari al padre suo dimorante in
Ge-(1) N eH ’ istruzione agli am basciatori si parla di questo Zaccaria de’ G ui zolfi com e di nostro cittadino et figiolo ; e ciò viene a conferm a dell’ in duzione che fecero i signori Ju rgew icz e Bruun intorno al vero nom e di un Z accaria G uigou rsis principe della penisola di T a m a n , nel m ar N e r o , interpretandolo per G uisolfi. V ed . Be l g r a d o , Rendiconto dei lavori fa tti
dalla Società L igure di Storia Patria negli anni 1865-66; n egli A tti della Società, v o l. IV , pag. C X X V I I.
GIORNALE LIGUSTICI)
n o v a , frammischiandoli colle notizie m ercantili, e n e' punti
più importanti ricorrendo alla cifra.
Giungeva intanto la risposta del R e - di Sicilia con lettera
del io luglio al G rim aldi, nella quale lodando ed approvando
gli intendimenti della Repubblica, non si apriva su quanto
d i era rich iesto , se cioè avrebbe concesso che Γ armata
0 y /
papale lasciasse le acque di O tranto prima che questa città
fosse espugnata. E in questo senso scriveagli di nu ovo il
Grimaldi in data del 15 lu glio , tanto più che essendo il Se
narega andato ad Imola presso il conte G iro la m o , non ne
aveva potuto ottenere che buone parole ed una lettera di esor
tazione al Papa perchè prendesse a cuore le domande dei
Genovesi. Re Ferdinando però inaspettatamente dichiarò di
assentire pienamente alla richiesta dei G enovesi (lettera del
21 luglio al G rim aldi), forse perchè vedeva essere il nem ico
allo strem o, ed ottenendo la capitolazione o F espugnazione
senza 1’ aiuto dell’ armata, sperava di escludere questa dal par
tecipare al bottino.
Ma il repentino consenso, che ammantava i segreti m otivi
del Re di N a p o li, venne a scoprire in parte Γ anim o del
P a p a , il quale non era si benevolo com e dava a divederlo.
Un Breve di lui assicurava aver egli scritto in conform ità
alla concessione al Cardinale Legato. Il Grim aldi ciò nulla-
meno non nutriva troppa fede nelle buone intenzioni del
Pontefice, perocché questi non lo avesse voluto ricevere, sin
golarmente dopo un colloquio co ll’oratore veneto, accam pando
1 soliti pretesti di infermità. I tim ori dell’ ambasciatore gen o
vese non erano infondati, chè un Breve del 16 agosto infor
mava il D oge e gli Anziani come per volontà del C o lle g io
de’ cardinali
1
’ armata non si sarebbe mossa da O tranto prima
dell’ espugnazione : provvedessero intanto i Genovesi ad arm ar
quelle navi che avevano intenzione di aggiungere alle altre
pel compim ento de’ loro disegni.
GIORNALE LIGUSTICO
33 7
Era forse l’avidità di bottino, che ispirava questo inconse
guente rifiuto del Papa? N on è verosim ile; chè al bottino in
seguito nè partecipò, nè chiese partecipare. Era dunque effetto
di qualche intesa cogli emuli secolari di Genova ? Quanto ab
biamo riferito, congiunto alle notizie di Venezia fornite dal
Massola, che cioè in quell’ arsenale si era interrotto a mezzo
1
’ armamento di una flotta, mentre era voce che a Costantino
poli e alla Vallona il T urco apparecchiasse una grande armata,
il cui -scopo non potea essere verosim ilmente che quello
di portare aiuto agli assediati di O tran to , induce piuttosto
a questa seconda supposizione. Egli è da credere innanzi tutto,
che la flotta incominciata ad allestire nell’ arsenale di Venezia
non fosse destinata ad arrestare gli ulteriori progressi delle
armi turche in Europa; e in secondo luogo è da sup porre,
che tra’ Veneziani ed il Papa esistessero certi accordi per
impedire la partenza delle navi genovesi (montate da Geno
vesi e da un Genovese capitanate) quantunque assoldate dal
Papa medesimo, e rendere vano il disegno di riacquisto delle
colonie. N è ci parrebbe scostarci dal vero , supponendo che
il conte Girolam o Riario ( i ) , accarezzato dal Papa e soddi
sfatto nelle mire più ambiziose, avesse parte in questi sotter
fugi politici; mercè i quali, sotto il manto dell’ amicizia e del
favore, si voleva impedire che lo stendardo di San G iorgio
sventolasse di nuovo su Metelino, su Pera, su Caffa e sugli
altri porti d’ Oriente.
L ’ arrivo del conte in Venezia (9 settembre), le grandi,
principesche feste che per la sua accoglienza vennero fatte
dal G overno di quella Repubblica, non fanno che dare maggior
^i) G io va n n i A lb ino d ic e d i lu i: hominum inquinatissimus. L o storico di L oren zo de’ M e d ic i, A lfred o di R eu m on t, fa di G irolam o il prototipo di C esare B o rg ia, e lo chiam a non indegno precursore di costui sì nella scaltrezza che nella crudeltà ed am bizione. V ed . E dinhirgh R eview , Ja-
33S
GIORNALE LIGUSTICOpeso a questo sospetto. Imperocché narra il M assola che
la Signoria gli andò incontro fino all’ isola di San C lem en te,
sul Bucentoro e con magnifici apparati, adeo quod si fuisset
Summus Pontifex magis non poterant facere. Si aggiunga che il
re Ferdinando ambiva Γ acquisto di C affi per conto suo ; e si
vedrà quale cattiva piega dovesse prendere il negozio, che era
costato tanti sforzi e spese non indifferenti, m assim e avuto
riguardo alla condizione punto prospera della Repubblica di
Genova. N on è quindi a maravigliare se i G enovesi avevano
ordinato, fino dal luglio, ai patroni delle quattro navi da man
dare in O rien te, di non accostarsi ad O tran to , ma di con
dursi dirittamente a Scio. Q ui giu n ti, dovevano prender lingua
sugli eventi, e star pronti ad operare pel riacquisto delle terre
dell’ Arcipelago; ovvero, se uno dei figli di M aom etto avesse
conseguito e il trono e la pace, trattare con lui all’ am iche
vole.
Intanto la città di Otranto resisteva agli sforzi de’ confederati
cristiani. Il pascià Achm et appena impadronitosi della città avea
dato opera a renderla forte, abbandonando la vecchia parte della
terra, circondando l’altra di doppio fosso tram ezzato da m uro,
e radendo la campagna all’intorno perchè il nemico non si atte
stasse in qualche edifizio e non trovasse riparo negli alberi
al trarre delle artiglierie. Alfonso di C alabria, procacciato
un esercito ed armata una flotta, trovandosi tuttavia con forze
impari all’ impresa, la rimandò al prossimo anno, contentan
dosi di impedire le correrie che i Turchi facevano per le cir
costanti campagne. Le avvisaglie che succedettero non furono
fortunate pei Napoletani ; ma dopo una fazione navale dove
questi riuscirono vittoriosi incuoratosi Alfonso, nom inato che
ebbe Antonello San Severino, principe di Salerno e alm irante
del regno, capo della flotta, che compone\’,asi, al riferir del-
l’ Albino, di 40 triremi e 24 navi oltre le onerarie, ordinogli
di gettar le ancore nelle acque di O tranto : egli stesso p o i ,
GIORNALE LIGUSTICO
339
uscito co ll’ esercito dai quartieri d’ in vern o, com inciò Γ as
sedio. I Turchi, i quali, per l’avvenuto richiamo di A chm et,
erano comandati da Ariadeno bali di N egroponte, resistettero
del loro m eglio; e ben riparati dalle difese che in allora po-
teano parere maravigliose al T riu lzi, protraevano l’ oppugna
zione e la resa con tanto m aggiore animo, in quanto correa
voce fondata che alla Vallona si raccoglieva una potente
flotta destinata a soccorrerli. M a, venuta a mancare questa
speranza, ed essendo alle strette di vitto vaglie, scesero a
patti. Si rese la p iazza, salvo l’ onore delle armi ; le per
sone con quanto d’ a rm i, di masserizie e di metallo coniato
potesse ciascuno portare indosso, dovessero essere trasportate
libere nell’ Epiro. Una parte di esse vennero però assoldate
dal Duca. Otranto rimase rovinata, e il viaggiatore che oggi
visita la città dolente, incespica ne’ projetti di pietra, sbale
strativi dalle bombarde tu rch e, che ornano l’ entrata delle
case e delle ville o servono di piuoli sulle piazze ( i ) .
N ella divisione del bottino, il Duca di Calabria avea favo
rito unicamente 1’ esercito e la flotta napoletana, lasciando
affatto in disparte l’ armata del Papa, e defraudando così i pa
troni di quelle navi della parte loro dovuta come partecipi
ne’ travagli dell’ assedio. Questo fatto nocque ai disegni di
Ferdinando, il quale aveva in mente di cogliere l’ occa
sione favorevole per operare uno sbarco sulle rive Adriatiche
dei possedimenti turchi; giacché il malumore dei capitani
della flotta papale gli incagliò il progetto. Si fatti malumori
scoppiarono nel convegno di Civitavecchia. Q uivi sorgea
sull’ ancore il Fregoso colla flotta; qui vennero il Papa e un
ambasciatore straordinario del Re di Napoli; e il 3 ottobre
fu raunato concistoro. L ’ambasciatore espose a Sisto IV com e,
per ritrarre qualche frutto dalla vittoria ottenuta, fosse
340 GIORNALE LIGUSTICO
sario di afferrare Γ occasione e andare a trovare il nem ico
in casa sua, mostrando la facilità dell’ impresa per la stra
ordinaria forza navale che poteva allora accozzarsi m ercè
le flotte del R e g n o , del Papa, dei Re di P ortogallo e di
Spagna, e per la discordia de* figli di M aom etto, e ram m en
tando eziandio che la Lega stretta fra i potentati europei
dovea durare tre anni giusta il convenuto. A ggiu n se che
il Fregoso avendo mancato al proprio dovere, lasciando
O tranto senza licenza del R e, non potrebbe altrimenti rim e
diare al fatto che coll’ aiutare il Re stesso ora n e’ suoi pro
getti. A ll’ udire tali cose, il Papa diessi a confortare il Fregoso
all’ ubbidienza; ma questi, accampando la tarda e cattiva
stagione, la pestilenza, la mancanza di danaro, oscitava,
senza voler opporre un riciso rifiuto. Giuliano S tella , uno
de’ patroni, scorgendo che al legato rincrescea espor le cose
come stavano, pigliò a parlare in vece di lu i, e col vig o io so
accento di chi è uso dall’ infanzia ad intendersela col m a re ,
espose la parte precipua avuta nella resa di O tran to dalla
flotta e da’ balestrieri su questa imbarcati, mostrò l’ aperta in
giustizia colla quale si era loro negato d’ aver parte nel bot
tin o, e toccò altresì dell’ inumano rifiuto di un prestito chiesto
altra volta per provvedere a stringenti necessità di vettovaglie.
Questo il trattamento sofferto da Alfonso di Calabria. Q uanto
all’ impresa progettata, l’ oratore ripete le difficoltà enunciate
dal Fregoso, aggiungendone altre prodotte dallo scontento di
tutti; insinuò ancora che di fronte a queste difficoltà era inve
rosimile che il Re si proponesse davvero uno sbarco sulle
coste dell’ A lbania; badasse dunque il Papa quali strom enti
sarebbe per fornire alle segrete mire di un ambizioso. Sorse
a rimbeccarlo l’ ambasciatore, rotto com ’ era ai destreggia-
menti della politica; ma nè le sue parole, nè le esortazioni
del Pontefice valsero a far cambiare d’ opinione il L egato ed
i patroni, e la Lega fu di fatto sciolta. Prima della partenza
GIORNALE LIGUSTICO
34I
delle galee, Sisto creò di sua mano due cavalieri dell’ aurata
milizia a sproni d’ oro ; gli eletti furono Maurizio Cattaneo e
Giuliano Stella, cosa strana dopo la costui condotta nel
convegno di Civitavecchia, ma che potrebbe essere ben più
significativa di quel che a tutta prima non paia.
Ed ecco che un’ impresa voluta da re Ferdinando, voluta
dai Genovesi, non osteggiata, almeno apertamente, dal P a p a ,
andò in fumo per
1
’ avidità del Duca di Calabria, per le in
vidie e i sospetti che tenevano in sospeso gli animi di tu tti,
quantunque combattessero l’ uno a fianco dell’ altro : avidità,
invidie, sospetti, che mandarono a vuoto più d’ un’ opera col
lettiva.
N on ci resta che a vedere quale fortuna sortisse
1
’ amba
sceria mandata a Mengli Gherai.
Bartolomeo da Campofregoso e Lodisio F iesco, passando
per Vienna e Pest, giunsero in Mancreman, il 22 di settembre
1481 , dove si proponevano di ottener lettere di passo per
attraversare la Tartaria e condursi a quell’ Imperatore. Ma il
Signore del lu o g o , dubitando della loro qualità di m ercanti,
volle sapere il vero motivo del loro viaggio ; e l ’ oratore di
M en gli-G herai, che trovavasi presso il Re di P o lo n ia , con
sigliò i legati genovesi di recarsi prima alla corte di Casim iro.
Rifiutandosi i nostri, perchè le istruzioni imponevano loro di
recarsi prima all’ Im peratore, egli insistette nel volere che
seguissero il suo consiglio ; in ultimo si deliberò di inviare
Lodisio Fiesco a Vilna, lungi 60 miglia da Mancreman, mentre
Bartolomeo da Campofregoso ne avrebbe aspettato il ritorno.
N el frattempo però questi inviava secretamente un famiglio al-
l’ Imperatore, significandogli il suo arrivo e l’ impedimento in
contrato, e procacciavasi informazioni intorno allo stato di
Caffa e^de’ suoi cittadini; ed eragli argomento di buone speranze
l’ apprendere come ivi non fossero che 300 o 400 turchi e
più di 6 0 7 mila cristiani, bene disposti verso gli antichi reg
342
GIORNALE LIGUSTICOgitori. Una energica condotta da parte de’ G e n o v esi, coadiu
vati dal Re di Polonia, dall’ Imperatore dei T a r ta r i, da Zac
caria de’ Ghizolfi, dagli Arm eni e dai G reci di Caffa, avrebbe
torse ridotto la città ed il mare adiacente in potestà della
Repubblica. Lodisio era ricevuto cortesemente da C asim iro ;
e Γ Imperatore scriveva al Cam pofregose, invitando ambi i
legati a trasferirsi prontamente alla sua corte sotto le spoglie
di semplici famigli del suo oratore presso il Re di Polonia.
A questo punto s’ interompono le relazioni degli oratori g e
novesi; però da una minuta di lettera del 20 agosto 1483 dei
Protettori a M engli-Gherai, si rileva come questi avesse accolto
favorevolmente i Genovesi e dato loro buone speranze e pro
messe di aiuti : tutte cose pressoché inutili, dopo Γ esito in
felice sortito dai disegni di Genova sull’armata del Papa. Perciò
i Protettori si scusavano del loro silenzio, accampando che
era stato loro riferito avere M engli-Gherai stretta pace ed
amicizia col T u rco . Udito però da un V incenzo di D om enico
ciò non essere vero, confortavano l’ Imperatore ad accingersi
all’ impresa, assicurandogli la loro assistenza. E così tutti i bal
danzosi propositi di ristorare la propria dominazione in O rien te,
si riducevano ora a preparsi un amico, pel caso in cui riu
scisse a scacciare i Turchi dalla Tauride. Ma anche queste
speranze svanirono, e della potenza italiana in L evan te non
rimase che la memoria.
GIORNALE LIGUSTICO
343
I.
Lettera della Signoria di Genova a papa Sisto I V , circa g li accordi presi col Legato Apostolico.
1481, 22 G ennaio.
Archivio di Stato in Genova. Codice Litterarum anni 1481. X . 132.
R everendissim is in C h risto patribus ac excellentissim is dom inis co len - dissim is, dom inis de Sacro C o lle g io Sancte R om ane E cclesie reverendissi m orum dom inorum cardinalium .
R everendissim i patres et excellentissim i dom ini c o llen d issim i, p ost h u m ilem com m endationem . Recepim us reverendissim arum paternitatum ve strarum litteras datas die V II m ensis presentis, per quas significaverunt nobis quas provisiones adversus com m unem hostem turchum instruendas statuerint ; ad quod hortantur nos ut rei huic pro parte nostra contribuere velim u s ; pro quo taxaverunt nos in arm am ento quinque trirem ium . P ro banda sunt sem per sapientissim i sum m i pontificis et tam sacri Senatus consilia digna m agnis patribus et causa im m inenti, qua n ulla pene m aior offerri christianis omnibus posset. Fuim us cum reverendissim o dom ino apostolice sedis le g a to , qui apud nos e s t , super his et alijs que sua re verendissim a paternitas in hanc causam pro parte sanctissim i dom ini nostri nobis exposuit: ex quo reverendissim e paternitates vestre et ex nostro oratore, qui R om e est, quid fieri a nobis possit in telligen t: pro quo possum us esse breviores. Parati in om nia reverendissim is paternitatibus ac dom inationibus vestris sem per grata. Data Janue die X X I I Januarii M C C C C L X X X I .
Baptista etc. C o n siliu m etc. II.
1481, 23 G ennaio.
Archivio di Stato. Cod. Diversorum C ancellarne an. 1481. X . 1056.
P roposta fatta al C on siglio , di provvedere ven ti galee al Papa per la guerra contro il T u rco . Il C o n s ig lio , accedendo alla sentenza di P ao lo D ’ O ria, rim ette la pratica al D o g e e a ll’ U ffizio di B alia.
III. 1481, 24 G ennaio.
A rch . di Stato. Cod. Litterarum anni 1481. X . 132.
L a Sign oria significa al re Ferdinando di Sicilia non potergli inviare le trirem i richieste, avendone bisogno per difendere il m are L igu stico dai pirati.
344
GIORNALE LIGUSTICOI V . 14 8 1, 24 G en n aio.
Arch. di S tato. C od. L itter. anni 1481. X . i} 2 .
L a Sign oria in vita F rancesco M a rch ese, suo oratore in M ila n o , ad usare ogni diligenza per sapere ciò che si dee fare circa il T u r c o .
V . 1481, 25 G en n aio.
A r d i, di Stato. Cod. L itter. anni 1481. X . 132.
D esiderando il Pontefice che la R epubblica arm i a proprie spese cinque galee per co n co rrere a lla im presa contro il T u rc o , la S ig n o ria co m m ette a R affaello di O done, suo oratore a R o m a , di rappresentare a S u a S an tità com e per le ingenti spese n elle quali si trova im pegnata e pei disastri subiti non si tro vi in condizione di soddisfare a lla rich iesta. F a c c ia in seguito conoscere al Papa com e sia di som m a im portanza c h e la flotta venga com andata da un abile capitano, e preferibilm ente da un g e n o v ese .
V I. 1481, 12 Febbraio.
Arch. cit. Codicc D ivers. C anccll. an. 1481. X . 1056.
L ’ U fficio di Balia partecipa al C o n s ig lio la p roposta del L e g a to pon tificio di p rovved ere al Papa venti galee per la gu erra co n tro i T u r c h i , oltre cinque altre che la Repubblica arm erebbe per proprio co n to . S o g giu nge aver risposto di non poter aderire a ll’ invito per m a n co di m e zzi.
V II. 1481, 13 Febbraio.
A rch. di Stato. Cod. L itter. an. 1481. X . 152.
A l C on te G irolam o R iario . — L a S ig n o ria lo prega di m o stra rle si favorevole nella esecuzione delle con venzioni con cluse in R o m a d a ll’ a m basciatore gen ovese.
V i l i . 14 8 1, 2$ Febbraio.
A rch. di Stato. Cod. Litter. an. 1481. X . 132.
A R affaele di O done in R om a. — L a S ign o ria si ra lleg ra d e lla ele zio n e del cardinale P a o lo F reg o so alla legazione un iversale d e ll’ a rm a ta p o n ti fic ia , « de che qui se fa solem nità grande ». N e rin grazi il P a p a , e lo
GIORNALE LIGUSTICO
345
IX . 1481, 27 Febbraio.
Arch. di Stato. Cod. Litterar. a. 1481. X . 132.
L ettera circolare della Signoria agli uffiziali delle due R iv iere, per n otifi care loro l’ arm am ento contro de’ T u rc h i, invasori d’Italia, fatto dal P a p a ;
l ’ elezione pur da quest’ ultim o fatta del C ardinale di S. A n astasia (il F regoso) a com andante generale, e di venti cittadini genove'si a patroni d ella flotta. Bandiscano però ai popoli da essi retti niuno essere tenuto per obbligo preciso, ymo omnes liberos esse.... Satis est excitare pro salute anime et cor
poris utilitate. Hec classis expedietur per totum mensem martii proxim e f u turum.
X . 1481, 9 M arzo.
Arch. di Stato. Cod. L itter. a. 1481. X . 132.
A l re Ferdinando. — L a Signoria lo avvisa avere spedito al soccorso di lui la nave di A m brogio C ap ello. U n ’ altra nave destinata a llo stesso scopo patì naufragio in riviera. V o g lia il Re lasciare che dopo tre m esi prosegua il suo corso per negozi m ercantili.
X I. 1481, 13 M arzo.
A rd i, di Stato. Cod. Litterarum anni 1481. X . 132.
A l Papa. — D uole alla Signoria non poter arm are a proprie spese altre cinque galere, sì com e S. S. ne la richiede anche per un B reve testé ri cevuto. Im pediscono un tale effetto le strettezze d e ll’ erario ed i nuovi torbidi ai quali sem bra disposto O bbietto F iesch i in una co l proprio fratello.
X II.
Minuta di convenzione tra i Legati pontificii e alcuni patroni d i galere de stinate a ll’ armata che si allestisce contro i Turchi.
1481, 24 M arzo.
Arch. di Stato. Materie Politiche, mazzo X IV .
In nom ine D om ini amen. C u m hoc sit verum quod Sanctissim us in C h risto pater dominus Sixtus divina providentia papa quartus, et seu sa crum collegium reverendissim orum dom inorum Sancte R om ane E cclesie cardinalium , m isserint ad civitatem Janue reverendissim um in C h risto
pa-3 4 6
GIORNALE LIGUSTICOtreni dom inum Joannem Baptistam tituli sancti V iti in m a c e llo d yaco - num prefate R om ane E cclesie cardinalem de S a b e llis , sed is a p o sto lic e legatum , ad arm andum instruendum que certu m num erum trire m iu m o m nibus sum ptibus suis, ad occurendum infideli hosti turch o ; ip seq u e san ctis sim us dom inus noster e llegisset patronos ipsarum trirem iu m in frascrip to s cives ianueiises, vid elicet :
E gidiu m de C arm an d ino M auricium C atan eu m G en tilem de C a m illa Edoardum G rillu m Johannem de C an ob io Julianum S tellam
Johannem de A u ria de O n elia, nom ine et vic e C e v e fratris sui p ro quo de rato prom issit sub etc.
Baptistam de R apallo M elchionem T esta m Johannem C ald eram G eofredum L o m ellin u m G asparem de D avan ia Baldassarem L om ellinu m Johannem A m b rosiu m de F lisco Baldassarem de B lasia
G asparem Judicem de V in tim ilio .
E cce quod prefatus reverendissim us in C h risto pater d om inus Joh an n es Baptista legatus supradictus, ac insuper reverendissim u s' in C h ris to pater dom inus Paulu s de C am p ofregoso tituli S . A nastasie p resb iter card in alis ianuensis classis m aritim e apostolice sedis le g a tu s , agen tes n o m in e et vice prefati sanctissim i dom ini nostri Pape sacrique c o lle g ii et seu apo stolice cam ere, pro quibus suis propriis et privatis nom inibus p ro m isseru n t sibi etc. ex una parte, et prefati patroni ac quilibet eorum p ro se et unus pro alio et om nes pro uno ex altera parte, p erveneru nt et p e rv e n isse sib i mutuo ac vicissim confessi fuerunt ad infrascripta pacta co n ve n tio n e m et transactionem solem nibus stipulationibus hinc inde in terven ien tib u s v a lla ta et vallatas, renuntiando exceptioni decretorum pactorum ac co n ve n cio n is non sic aut aliter g esto ru m , doli m ali m etus in pactum co n d itio n i sine causa v e l ex iniuxta causa et om ni a lii jurium et legum a u x ilio ; v id e lic e t quod ex causa decretorum pactorum et conventionis prefati re veren d issim i in C h risto patres legati suprascripti, ac quilibet eorum tam co n iu n ctim quam divisim prout m elius expedit, nom inibus quibus supra, p rom isseru n t
GIORNALE LIGUSTICO
347
ac convenerunt prefatis patronis et cuilibet eorum ibidem presentibus ac stipulantibus, ac ad cautella'm m ih i notario et cancellario infrascripto sti pulanti ac recipien ti nom ine et vice om nium quorum interest in tererit et seu interesse quom odolibet p o terit in futurum , infra diem quintam deci m am m ensis aprilis proxim e futuri dare et assignari et seu dari ac assi g n a ri facere in civitate Janue aut Saone in m ari dictis patronis et cuilibet eorum unum corpus trirem is perfectum ac bene conditionatum cum om nibus apparatibus et arm am entis a c c e s s o riis , com prehenso schiffo ad n avigatio n em tam pro respectu quam pro necessitate, et dictos apparatos ac arm am enta m anutenere et de n ovo providere toto tem pore stipendii sui secundum consuetudinem arm andarum trirem ium .
Item prom iserunt ac convenerunt ut supra dare et so lvere dictis patronis et cuilibet eorum , et seu dari ac solvi facere singulo m ense durante eorum stipendio pro singula trirem e ducatos quingentos octuaginta largos boni auri et iusti ponderis, et ultra panaticam necessariam pro toto tem pore stipendii s u i, et sepum consuetum pro dicto tem pore.
Item prom iserunt ac convenerunt ut supra quod tem pus conductionis ipsarum trirem ium censeatur et in telligatu r durare et pro firm o ex nunc haberi usque ad m enses sex p roxim os, incipiendos a die qua patroni mon- stram fecerint ut infra dicetur ; h oc pacto et conditione adiecta, quod casu quo sanctissim us dom inus noster vel vacante sede, quod absit, ipsum sa crum co lleg iu m v e l cam era a p o sto lic a , vo lu erit dictas trirem es pro u lte rio ri tem pore conducere, eo casu teneatur significare patronis per unum m ensem ante finitum tem pus predictum ; et sic successive pro eo tem pore quo co n tigerit suam sanctitatem vel sedem aut agentes pro eis retinere huiusm odi classem , ita quod dicti patroni cerciorati per unum m ensem ante ut supra dictum est, teneantur et obligati sint servire sub dicto stipendio et m odis quibus su p ra; et si id dictis patronis significatum non fu isset, liceat eis abire et redire dom um ; et servire in telligantur sub dicto sti pendio usque quo dom um fuerint reversi. Ita tam en quod in tem pore reversion is non possint divertere ad alia n egotia.
Item prom isserunt et convenerunt ut supra ex nunc dare et solvere dictis patronis et cuilibet eorum ducatos quingentos, com pensandos in stipendio m ensium triu m prim orum supra scriptorum , et ex inde infra decem dies alio s ducatos octingentos com pensandos ut supra ; et reliquum usque ad integrum stipendium dictorum trium m ensium infra duos dies facta m on stra : in quo reliquatu possint prefati reverendissim i d o m in i-leg ati dare dictis patronis et cuilibet eorum tantum boni frum enti m ercantilis quan tum capiat sum m am ducatorum d u cen to ru m , si illud dederint infra dies
348
GIORNALE LIGUSTICOvig iliti ab hodie num erandos, et pro precio currenti tem pore quo dabitu r ipsum frumentum ; alioquin teneantur dare totum dictum reliq u atu m dicti stipendii dictorum prim orum trium m ensium in ducatis ut su p ra. H o c etiam declarato quod prefati reverendissim i dom ini leg ati p o ssin t stipen dium predictum ipsorum m ensium trium dare dim idiam p artem in p e cunia num erata argentea precio in Janua currenti. Q u a m o n stra facta in m a r i, ut supra dictum est, dicti patroni in telligantur servire dicto sti pendio ; hoc declarato quod si offerentibus ipsis patronis se v e lle facere m o n stra m , et prefati reverendissim i dom ini legati seu a lte r eo ru m re cusaret se ve lle facere post dies duos a die requisitionis p er ip so s pa tronos facte, in telligantur incipere servire stipendio su o ; et tam en facere postea quandocum que fuerint requisiti m ostram teneantur. Q u e m on stra tam en non in telligatu r valere aut locum habere nisi fecerin t eam cum tribus quartis partibus hom inum quos habere debent: qui sint et esse de beant rem iges centum quinquagintasex pro singula trirem e et so cii se- xagintatres, com putatis om nibus officialibus et ipso patrono. N e c tam en intelligantur servire, nisi pro eo num ero de quo m onstram fecisse vid e buntur ultra supradictas tres quartas partes hom inum . E t si fu erit aliqu is patronus qui m onstram non fecerit, saltem cum tribus quartis partibu s, ut supra dictum e s t , non in telligatu r posse servire in aliq u am p o ... m onstram ut supra . . . . , nisi posteaquam adim pleverit n u m eru m suum saltem pro tribus quartis partibus ut supra; et h oc casu etiam p o sse con dem nari in eo quod videretur discrecioni ipsorum dom in oru m re v e re n dissim orum dom inorum legatorum .
Item prom isserunt ac convenerunt ut supra fieri facere d ictos p atron o s et quem libet eorum per excelsum com m une Janue im m unes et franch os a cabellis m arinariorum durante dicto stipendio, et a cabella cen sariaru m pro presenti contractu et dependentibus ab e o , et dicta o cca sio n e con servare eos indemnes. E t versa vice dicti patroni et quilibet eo ru m pro se et unus pro alio et om nes pro uno prom isserunt ac co n ven eru n t dictas trirem es arm atas habere ut supra dictum est per totum m en sem aprilis proxim e futurum , et cum illis bene et fideliter servire toto p o sse et bona fide toto tem pore stipendii predicti. E t cum in prom issionibus et o b liga- cionibus factis v e l faciendis per reverendissim um dom inum ca rd in alem Januensem classis legatum et contractis seu contrahendis inter ipsu m r e verendissim um dom inum legatum de Sabellis et reveren d issim u m ipsum dom inum classis legatum expresse cautum sit quod prefatus re ve re n dissim us dom inus Januensis non ibit cum dicta classe contra ch ristian os civitates oppida seu villas Christianorum turcho non subiectorum directe